[Nonviolenza] Telegrammi. 2091



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2091 del 30 agosto 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese

2. "Per Franco Basaglia". Un incontro a Viterbo

3. Peppe Sini: Franco Basaglia, una teoria-prassi di liberazione integrale (2000)

4. Il sottosegretario Gozi all'Adnkronos: "Senza migranti il welfare in Europa non regge"

5. Lola Landau

6. Elisabeth Langgaesser

7. Else Lasker Schueler

8. Maria Leitner

9. Ilse Losa

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. REPETITA IUVANT. RICONOSCERE A TUTTI GLI ESSERI UMANI IL DIRITTO DI GIUNGERE IN MODO LEGALE E SICURO NEL NOSTRO PAESE

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

E' l'unico modo per fermare la strage.

E' l'avvio della politica necessaria per la salvezza dell'umanita': una politica di pace e di solidarieta', di responsabilita' e di condivisione, di verita' e di giustizia, una politica nonviolenta.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. INCONTRI. "PER FRANCO BASAGLIA". UN INCONTRO A VITERBO

 

Si e' svolto sabato 29 agosto 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria di Franco Basaglia, di cui ricorreva l'anniversario della scomparsa.

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Franco Basaglia (Venezia, 11 marzo 1924 - 29 agosto 1980) e' la figura di maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea; ha promosso la restituzione di diritti e il riconoscimento di dignita' umana ai sofferenti psichici precedentemente condannati alla segregazione e a trattamenti disumani e disumanizzanti; e' stata una delle piu' grandi figure della teoria e della pratica della solidarieta' e della liberazione nel XX secolo. Opere di Franco Basaglia: vi e' una pregevole edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i principali volumi da lui curati (e scritti spesso in collaborazione con la moglie Franca Ongaro Basaglia, e con altri collaboratori) sono fondamentali Che cos'e' la psichiatria, L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia), Morire di classe, Crimini di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da Einaudi; insieme a Paolo Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento, editori vari, Firenze 1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria democratica); una raccolta di sue Conferenze brasiliane e' stata pubblicata dal Centro di documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione ampliata e' stata edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; una recente raccolta di scritti e' L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005. Tra le opere su Franco Basaglia: assai utile il volume di Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori, Milano 2001, con ampia bibliografia; cfr. anche Nico Pitrelli, L'uomo che restitui' la parola ai matti, Editori Riuniti, Roma 2004. Un fascicolo monografico a lui dedicato e' Franco Basaglia: una teoria e una pratica per la trasformazione, "Sapere" n. 851 dell'ottobre-dicembre 1982. Si veda inoltre la collana dei "Fogli di informazione" editi dal Centro di documentazione di Pistoia. A Basaglia si ispira tutta la psichiatria democratica italiana e riferimenti a lui sono praticamente in tutte le opere che trattano delle vicende e della riflessione della psichiatria italiana contemporanea.

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Anche nel ricordo e alla scuola di Franco Basaglia proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso il loro dolore per il massacro dei migranti nel Mediterraneo e la loro adesione all'appello promosso dall'associazione "Respirare" che qui di seguito si trascrive: "E' indicibile l'orrore per l'ecatombe che si sta consumando nel Mediterraneo (e non solo nel Mediterraneo) per responsabilita' dei governanti europei che impedendo alle innumerevoli vittime innocenti della fame e delle guerre di entrare nel continente in modo legale e sicuro le costringono in un estremo disperato tentativo di salvare le proprie vite a gettarsi tra gli artigli dei trafficanti schiavisti e assassini. E' possibile fermare la strage. E' necessario fermare la strage. E' doveroso fermare la strage. L'Italia puo' e deve far cessare la strage riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese. Ogni vittima ha il volto di Abele. Salvare le vite e' il primo dovere".

 

3. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: FRANCO BASAGLIA, UNA TEORIA-PRASSI DI LIBERAZIONE INTEGRALE (2000)

[Riproponiamo ancora una volta questa nota originariamente apparsa nel n. 3/2000, p. 238, dei "Quaderni della Fondazione Ernesto Che Guevara", a corredo della ripubblicazione in quella sede, alle pp. 236-237, di un articolo del 1967 di Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia su "Il corpo morto di Guevara"]

 

L'opera politica, teorica, terapeutica ed antistituzionale di Franco Basaglia costituisce forse il contributo maggiore della cultura italiana al pensiero ed alle pratiche di liberazione nel Novecento.

Lo scriviamo sapendo quanto ai piu' potra' sembrare sorprendente questo convincimento; ma Basaglia non e' stato solo un grande psichiatra che lotto' per abolire la pratica di segregare ed eliminare gli oppressi ed i sofferenti, non solo un grande intellettuale che esercito' una critica serrata delle istituzioni e delle ideologie, ma anche un pensatore imprescindibile per una fondazione materialistica dell'antropologia; per un'analisi critica della societa' a partire dalle specole piu' formidabili: appunto, la condizione fatta all'essere umano denegato nella sua medesima umanita'; per uno smascheramento del ruolo degli intellettuali come tecnici pratici addetti all'oppressione; per una pratica critica ed alternativa condivisa e liberante.

In Basaglia si compie quel fondamentale programma marxiano dell'analisi concreta dell'alienazione, e si svolge in una pratica terapeutica e politica in senso forte che e' pratica di demistificazione e di liberazione, che e' critica delle istituzioni e lotta antistituzionale per restituire solidarieta' ed umanita' agli oppressi ed ai sofferenti, che e' strumento ermeneutico e dispiegarsi operativo di restituzione e riconquista di dignita', atto politico di lotta contro gli ordinamenti dello sfruttamento e della repressione smascherati nella loro dimensione pervasivamente totalitaria e disumanante.

Franca Ongaro Basaglia, che ne e' stata la compagna e la principale collaboratrice, ha proseguito e sviluppato l'opera basagliana anche dopo la scomparsa di Franco, apportando ulteriori fondamentali contributi teorici, svolgendo ed arricchendo altresì il portato grande dell'esperienza delle lotte e del pensiero delle donne.

Aggiungiamo una menoma informazione bibliografica che valga come invito ad una lettura diretta delle opere di questi due valorosi maestri di verita' e compagni di lotte.

Franco Basaglia, nato a Venezia nel 1924 e deceduto nel 1980, e' la figura di maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea: vi e' una pregevole edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i principali volumi da lui curati (e scritti spesso in collaborazione con la moglie Franca Ongaro Basaglia, e con altri collaboratori) sono fondamentali Che cos'e' la psichiatria, L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia), Morire di classe, Crimini di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da Einaudi. Insieme a Paolo Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento, editori vari, Firenze 1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria democratica). Una raccolta di sue Conferenze brasiliane e' stata pubblicata dal Centro di documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione ampliata e' stata edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000 (il volume e' di grande interesse perche' in queste conversazioni Basaglia evidenzia fortemente il nesso tra la sua pratica terapeutica antistituzionale e le lotte antimperialiste - sviluppando anche le intuizioni fanoniane -). Su Basaglia cfr. il bel fascicolo monografico Franco Basaglia: una teoria e una pratica per la trasformazione, "Sapere" n. 851 dell'ottobre-dicembre 1982. Si veda inoltre l'eccellente collana dei "Fogli di informazione" editi dal Centro di documentazione di Pistoia.

Franca Ongaro Basaglia insieme al marito Franco Basaglia e' stata, ed e' tuttora, tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica. E' stata anche parlamentare della sinistra indipendente ed e' tra le voci critiche piu' lucide: tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto e curato La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata e Che cos'e' la psichiatria ed a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia.

 

4. DOCUMENTAZIONE. IL SOTTOSEGRETARIO GOZI ALL'ADNKRONOS: "SENZA MIGRANTI IL WELFARE IN EUROPA NON REGGE"

[Da sito dell'agenzia Adnkronos (www.adnkronos.it) riprendiamo il seguente intervento del 29 agosto 2015]

 

Senza l'apporto dei migranti il sistema del welfare in Europa e' destinato a non reggere. E' il segnale d'allarme acceso dal sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi che, in una dichiarazione all'Adnkronos, spiega perche' l'Europa nei prossimi decenni non potra' fare a meno degli immigrati. "Quando cito i dati dell'Onu e della commissione Ue - dice Gozi - secondo cui entro il 2050 in tutta Europa (che sara' di almeno 34-35 Paesi) servono in totale 40 milioni di immigrati, non dico che li desidero, ne' che la cosa sia auspicabile, ne' che sia eticamente un bene o un male".

"Piu' semplicemente - precisa il sottosegretario - leggo la realta'. Io non 'voglio' come ha scritto qualche giornale, 40 milioni di immigrati. Non voglio proprio niente. Mi limito a constatare e possibilmente anticipare, come deve fare la politica, gli sviluppi della realta'. In Europa, visto che le donne hanno in media 1,5 figli a testa, la popolazione sta diminuendo e allo stesso tempo invecchiando. Di per se' non e' un male, perche' si tratta di un'evoluzione figlia del benessere economico".

"Aumentano la salute e la durata della vita, quindi - osserva Gozi - la popolazione invecchia. Il problema, nel tempo, sorge quando di fronte a, poniamo, 10 milioni di pensionati, ci troviamo con 5 milioni di lavoratori attivi. E' chiaro che con questi numeri i costi del welfare, a cui peraltro gia' oggi contribuiscono molte donne immigrate, non reggono".

"Ci troveremmo con costi in aumento costante - sottolinea ancora il sottosegretario alle Politiche Europee - per pensioni e assistenza sanitaria, a cui dovremmo aggiungere i costi degli ammortizzatori sociali, e una platea di contribuzione sempre piu' piccola. I migranti sono importanti per equilibrare questa tendenza negativa".

"Negativa per noi, vorrei sottolineare, e per questo dobbiamo lavorare su nuove politiche familiari nazionali e locali, politiche per la crescita e lo sviluppo che riducano la disoccupazione a un tasso minimo fisiologico e su una nuova politica europea dell'immigrazione. Certo, anche le ondate migratorie vanno governate con politiche adeguate".

"Pero' dire che dobbiamo chiudere le frontiere, aiutarli tutti a casa loro, cioe' tenerli tutti lontani dai nostri confini, o affondare i barconi di chi scappa dai terroristi e dalle guerre sono totali scemenze che solleticano gli istinti peggiori del pubblico ma non risolvono uno solo dei nostri problemi. Se vogliamo ragionare laicamente dovremmo partire dai dati reali".

I dati, ricorda Gozi, "ci dicono che la popolazione europea non crescera' nei prossimi decenni e contemporaneamente invecchiera' parecchio. Vuol dire avere una popolazione dove gli ultrasessantacinquenni saranno una fetta sempre piu' rappresentata, insieme agli ottuagenari".

"Vuol dire, e ci auguriamo tutti che sia cosi' per noi stessi e i nostri genitori, avere persone che percepiscono una pensione per molti decenni, che saranno sottoposti a cure per diversi lustri, mentre non lavoreranno piu'. Prendere atto che senza migranti questo mondo non puo' stare in piedi e' un gesto di onesta' intellettuale, che certo non pretendo da Salvini, visto che la realta' lo disturba parecchio".

"Solo che io trovo normale che ci dividano le scelte politiche su come governare questi fenomeni, ma trovo un po' meno normale far finta che queste tendenze e questi dati non esistano. La Lega - conclude Gozi - non contesta nemmeno la politica, contesta la demografia. Certo, strillare slogan contro la demografia dice moltissimo sugli urlatori".

 

5. PROFILI. LOLA LANDAU

[Dal sito "Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco" (www.exilderfrauen.it) riprendiamo la seguente notizia biobibliografica curata da Stefania De Lucia]

 

Leonore Landau nasce a Berlino il 3 dicembre 1892, in una famiglia ebrea dell'alta borghesia. Il padre, un rinomato ginecologo berlinese e la madre, una donna colta e dai raffinati gusti musicali e artistici, educano la figlia con ideali liberali. Leonore, che mostra sin da piccola attitudini alla scrittura, completa gli studi specializzandosi nell'insegnamento della lingua inglese.

Ancora giovanissima sposa in prime nozze il filosofo socialista e docente privato Siegfried Marck e con lui si trasferisce a Breslau, dove pubblica i primi volumi di poesie, scrive racconti brevi e collabora con alcuni quotidiani. Schimmernde Gelaende, una raccolta di poesie apparsa nel 1916, e' uno dei suoi piu' grandi successi letterari di quegli anni.

Allo scoppio della prima guerra mondiale la scrittrice mostra interesse per tematiche connesse al pacifismo e al femminismo. Nell'ambito degli incontri a cui partecipa incontra, sempre a Breslau, il poeta e pacifista Armin Theophil Wegner, che sposera' dopo aver lasciato il precedente marito, nel 1921. La coppia, insieme ai due figli avuti dal primo matrimonio, si trasferisce a Neuglobsow. Li', nel 1923, nasce anche Sybille.

L'unione tra Leonore e Armin si mostra felice non solo dal punto di vista affettivo. La coppia inizia infatti una proficua collaborazione letteraria. Tra le opere scritte in collaborazione e pubblicate in quegli anni ricordiamo la commedia Wazif und Akif e il radiodramma Treibeis, del 1931.

Con l'avvento al potere del nazionalsocialismo la vita per la famiglia si fa difficile a causa delle manifestazioni di intolleranza religiosa degli stessi abitanti del piccolo paese, gia' soggiogati dai nuovi miti della razza. Nel 1933 Armin Wegner viene imprigionato e deportato nel campo di concentramento di Oranienburg per aver osato scrivere una lettera a Hitler nella quale si opponeva alla persecuzione degli ebrei. I suoi libri vengono proibiti e pubblicamente bruciati. La situazione per Leonore e i suoi figli si aggrava ulteriormente e la scrittrice decide di portarli in salvo in Inghilterra. Negli stessi anni comincia ad imparare l'ebraico e nel 1936, quando Wegner e' stato gia' scarcerato, decide di emigrare in Palestina insieme ai figli ma senza il marito che intanto decide di trasferirsi in Italia, dapprima a Roma, in seguito a Positano.

La coppia inizia quindi un processo di irreversibile separazione. Nel 1937 la Landau si reca a Positano per convincere il marito a raggiungere la famiglia in Palestina, ma Wegner, che intanto in Italia aveva gia' conosciuto Irene Kowaliska, un'artista polacca, rifiuta di seguirla.

In Palestina Lola deve accettare diversi lavori per portare avanti la famiglia, lavora infatti come badante, aiuto-cuoca, lavandaia, guida turistica e anche come insegnante. Collabora attivamente alla causa sionista e, a partire dal 1948, riprende a scrivere racconti, poesie, storie per ragazzi, drammi e saggi pubblicati in antologie, quotidiani e riviste.

Uno dei suoi piu' grandi successi letterari resta la sua autobiografia Vor dem Vergessen - meine drei Leben, pubblicata nel 1987.

La scrittrice muore a Gerusalemme il 3 febbraio 1990.

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Opere: Schimmernde Gelaende, poesie, 1916; Das Lied der Mutter, poesie, 1919; Abgrund. Zwei Erzaehlungen von Liebe und Tod, racconti, 1926; Die Wette mit dem Tod, sacra rappresentazione, 1930; Kind im Schatten, tragedia, 1931; Das haessliche Maedchen, racconto, 1957; Das Maedchen, das immer nein sagt, racconto per ragazzi, 1959; Noch liebt mich die Erde, poesie, 1969; Hoerst du mich, kleine Schwester?, racconto, 1971; Pessach Hebroni, romanzo autobiografico in lingua ebraica, 1972; Variationen der liebe, racconto, 1973; Die zaertliche Buche. Erlebtes und Ertraeumtes - Gedichte und Prosa, poesie e prosa, 1980; Vor dem Vergessen - meine drei Leben, autobiografia, 1987; Positano oder der Weg ins dritte Leben. Zwei autobiographische Anekdoten, autobiografia, 1995.

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Opere pubblicate con Armin T. Wegner: Wasif und Akif oder die Frau mit den zwei Ehemaennern, commedia, 1926; Treibeis, radiodramma, 1931; "Welt vorbei". Abschied von den sieben Waeldern. Lola Landau - Armin T. Wegner. Die KZ-Briefe 1933/1934, lettere, 2000.

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Critica: Fluegge, Thomas, Vor dem Vergessen. Die drei Leben der Lola Landau, in "Taz", 4.12.1987; Hamann, Birgitta, Lola Landau: Leben und Werk; ein Beispiel deutsch-juedischer Literatur des 20. Jahrhunderts in Deutschland und Palaestina/Israel, Berlin, 2000; Mueller, J., Kreisen um das eigene Ich, in "Frankfurter Rundschau", 23.5.1987.

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Sitografia: www.muvit.it; http://literaturport.de; www.armin-t-wegner.de; www.exil-archiv.de; www.literaturkritik.de

 

6. PROFILI. ELISABETH LANGGAESSNER

[Dal sito "Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco" (www.exilderfrauen.it) riprendiamo la seguente notizia biobibliografica curata da Stefania De Lucia]

 

Elisabeth Langgaesser nasce il 25 febbraio 1899 in una famiglia benestante. Il padre, architetto, originariamente di fede ebraica, si converte quando incontra la moglie, Eugenie Dienst, fervente cattolica. La famiglia Langgaesser vive ad Alzey, citta' natale dell'autrice, fino al 1909, quando, dopo la morte del marito, Eugenie e i bambini si trasferiscono a Darmstadt. Li' Elisabeth compie gli studi liceali e riceve una formazione da insegnante, grazie alla quale, nel 1922, ottiene un posto di maestra di scuola elementare.

Gia' durante gli studi, Elisabeth si dedica alla sua passione per la poesia e gia' nel 1924, con il titolo Der Wendekreis des Lammes. Ein Hymnus der Einloesung, viene pubblicata la sua prima raccolta di liriche.

Negli anni immediatamente successivi, la pubblicazione dei suoi versi sulle pagine della "Frankfurter Zeitung" la rende sempre piu' amata e nota al grande pubblico tedesco, inoltre, alla sua attivita' poetica si aggiunge quella di curatrice di pagine culturali e di critiche teatrali per il quotidiano "Rhein-Mainischen Volkszeitung".

Nel 1928, rimasta incinta del giurista ebreo e socialista Hermann Heller, Elisabeth Langgaesser lascia l'insegnamento e l'anno successivo da' alla luce la figlia, Cordelia. La maternita', che la scrittrice affronta da sola, senza ufficializzare in alcun modo il legame con il padre della piccola, la costringe ben presto a trasferirsi a Berlino, dove riprende ad insegnare e, a partire dal 1930, anche a scrivere. In quegli anni parte della sua produzione viene accolta nelle pagine della rivista letteraria "Die Kolonne".

Nel 1933 comincia a scrivere i radiodrammi, che tra il 1934 e il 1936, verranno messi in onda sulle frequenze dell'emittente radiofonica berlinese Funk-Stunde Berlin. Durante quell'esperienza, Elisabeth conosce il filosofo Wilhelm Hoffmann, che sposa il 26 luglio 1935. Dalla loro unione nascono tre figlie femmine.

La sua attivita' di scrittura, intanto, e' rimasta intensa e produttiva: nel 1931 viene dato alle stampe Proserpina, il racconto della stessa infanzia della scrittrice riscritto attraverso il mito, ripubblicato l'anno successivo con il titolo di Proserpina. Welt eines Kindes. Sempre nel 1932 vengono pubblicati Grenze. Besetztes Gebiet. Ballade eines Landes e Tryptichon des Teufels. Nel 1935 esce la raccolta Tierkreisgedichte e, nel 1936, il romanzo Der Gang durch das Ried. Nel 1938, poco prima dell'annesione dell'Austria alla Germania, nonostante alla scrittrice fosse stato imposto il divieto di stampa dei suoi lavori, un editore di Salisburgo pubblica Rettung am Rhein. Salvata dal matrimonio, celebrato pochi mesi prima dell'entrata in vigore delle leggi di Norimberga, Elisabeth non e' costretta a fuggire in esilio come molte sue colleghe. Piu' sfortunata e' la sorte di Cordelia che, in quanto figlia di padre ebreo, e' costretta a portare la stella di David e viene ben presto allontanata da casa (per un racconto piu' accurato degli eventi occorsi alla ragazza si rimanda alla scheda di Cordelia Edvardson).

A partire dal 1942 la scrittrice viene impiegata in una fabbrica di munizioni e nello stesso anno manifesta i primi segni di una sclerosi multipla. L'anno successivo le sue condizioni di salute peggiorano, anche a causa della grande preoccupazione per le condizioni di Cordelia, che era stata trasferita dal campo di Theresienstadt a quelllo di Auschwitz.

Al termine del conflitto, rassicurata dalla notizia che la figlia fosse ancora in vita, Elisabeth completa il suo romanzo piu' celebre, Das unausloeschliche Siegel al quale aveva lavorato segretamente negli anni di guerra. Nel 1948 la scrittrice si trasferisce a Rheinzabern, dove da' alle stampe la raccolta di storie brevi Der Torso. A partire dal marzo 1950 insegna presso la "Akademie der Wissenschaften und der Literatur" di Mainz, ma nel giugno dello stesso anno un aggravarsi della sua malattia la costringe a letto. Il romanzo Maerkische Argonautenfahrt, al quale stava lavorando, rimane incompiuto e in questa forma viene pubblicato, postumo, nel 1951.

Come gia' accennato, sebbene Langgaesser non si sia mai allontanata dalla Germania per via dei privilegi acquisiti dal matrimonio, la sua situazione e' da considerarsi paragonabile a quella delle sue colleghe che dovettero lasciare il suolo patrio. La scrittrice stessa stentava a riconoscersi in quella schiera di autori rimasti in Germania e per i quali si parlava di "Innere Migration" (migrazione interna), un'etichettatura che ha sempre condannato apertamente.

Nello stesso anno della morte, avvenuta il 25 luglio 1950 a Karlsruhe, dopo cinque anni di acute sofferenze per la malattia, Elisabeth Langgaesser viene insignita del premio Buechner. Nella sua citta' natale, Alzey, nel 1988 viene istituito, alla sua memoria, un premio letterario che, con cadenza triennale, premia autori e autrici la cui opera si distingua per la maestria dell'uso della lingua tedesca.

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Opere: Der Wendekreis des Lammes, poesie, 1924; Proserpina, racconto, 1931; Grenze. Besetztes Gebiet. Ballade eines Landes, cronaca, 1932; Frauen als Wegbereiter: Amalie Dietrich, radiodramma, 1933; Der Sturz durch die Zeitalter, radiodramma, 1933; Flandrischer Herbst, radiodramma, 1933; Sterne ueber den Palatin, radiodramma, 1933; Ahnung und Gegenwart, radiodramma, 1933; Die Tierkreisgedichte, poesie, 1935; Der Gang durch das Ried, romanzo, 1936; Rettung am Rhein. Drei Schicksalslaeufe, racconti, 1938; Das unausloeschliche Siegel, romanzo, 1946; Der Laubmann und die Rose, poesie, 1947; Der Torso, racconti brevi, 1947; Die getreue Antigone, racconto breve, 1947; Das Labyrinth, racconti brevi, 1949; Maerkische Argonautenfahrt, frammento di romanzo, 1950.

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Traduzioni in italiano: Gli argonauti del Brandeburgo, Torino, 1963.

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Critica: Dolan, Joseph P., The "Tierkreisgedichte" of Elisabeth Langgaesser in Historical Context, in "Seminar, A journal of Germanic Studies", 14, n. 3, 1978; Evers, Susanne, Allegorie und Apologie. Die spaete Lyrik Elisabeth Langgaessers, Frankfurt am Main u.a., 1994; Gelbin, Cathy S., An indelible seal: race, hybridity and identity in Elisabeth Langgaesser's writings, Essen, 2001; Kirsch, Hans-Christian, Elisabeth Langgaesser. Literatur und Landschaft, Ingelheim, 2004; Kloiber, Harald, Der Krieg als Thema in der Sammlung Der Torso von Elisabeth Langgaesser, in "Amsterdamer Beitraege zur neure Germanistik" (Kriegserlebnis und Kriegsdeutung in deutschen Medien der Nachkriegszeit), 1945-1961, Internationale Konferenz vom 1-4.9.1999 in Berlin), Amsterdam-Atlanta, 2001; Kreuder, Ernst, Elisabeth Langgaesser, in "Books Abroad", 25, 1, 1951, pp.4-6; Hilzinger, Sonja, Elisabeth Langgaesser. Eine Biographie, Berlin, 2009; Mueller, Karlheinz - Solms, Wilhelm, Ueber Elisabeth Langgaesser. Beitraege aus Anl. e. Ausst., Marburg, 1986; Muelverstedt, Carolin, "Denn das Thema der Dichtung ist immer der Mensch". Entindividualisierung und Typologisierung im Romanwerk Elisabeth Langgaessers, Wuerzburg, 2000; Sazner, Joanne, Women without a Past? German Autobiographical Writings and Fascism, Amsterdam-New York, 2007; Stephan, Inge, The Bad Mothers: Medea-Myths and National Discourse in Texts from Elisabeth Langgaesser and Christa Wolf, in B. Kosta - H. Kraft, Writing against Boundaries. Nationality, Ethnicity and Gender in the German-speaking Context, Postdam, 2001, pp. 131-140; Wall, Renate, Lexikon deutschsprachiger Schriftstellerinnen im Exil 1933-1945, Giessen, 2004.

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Sitografia: www.gg-online.de/html/elisabeth_langgaesser.htm; www.phil-fak.uni-duesseldorf.de/germ2/verboten/ver/langgaesser.html; www.dialoginternational.com/dialog_international/2009/05/review-elisabeth-langgässer-s-das-unauslöschliche-siegel.html

 

7. PROFILI. ELSE LASKER SCHUELER

[Dal sito "Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco" (www.exilderfrauen.it) riprendiamo la seguente notizia biobibliografica curata da Stefania De Lucia]

 

Nasce nel 1869, ultima di sei fratelli, da una facoltosa famiglia di ebrei tedeschi a Elberfeld in Vestfalia, dove trascorre un'infanzia e una giovinezza che saranno spesso rimpiante e poeticamente trasfigurate nei suoi scritti. La famiglia appartiene alla borghesia ebraica assimilata e come tale segue con molta moderazione le tradizioni religiose ebraiche. Il padre, Aaron Schueler, e' un banchiere ed e' probabilmente dai suoi racconti che Else viene a conoscenza del fenomeno storico dell'antisemitismo. A partire dal 1880 frequenta per breve tempo il liceo di Elberfeld, che poi abbandona per proseguire gli studi privatamente. Nel 1882 muore Paul, il fratello prediletto di Else. Nel 1890 un'altra grave perdita segna la vita della futura scrittrice, quella dell'amata madre. Si sposa, quattro anni dopo, con il medico Berthold Lasker e si trasferisce con lui a Berlino dove prende lezioni di pittura e apre un proprio atelier. Nel 1897 muore il padre.

A Berlino Else frequenta il Cafe' des Westens e partecipa alle iniziative culturali dell'avanguardia artistico-letteraria. Particolare influenza su di lei ha Peter Hille, rappresentante della boheme letteraria della citta'. Nel 1899 escono sulla rivista "Die Gesellschaft" quattro sue poesie. Nello stesso anno nasce il figlio Paul, il cui padre e' rimasto sconosciuto. Dopo essersi dedicata per vari anni anche alla pittura (acquarelli, disegni, collages), Else Lasker Schueler la abbandona per la poesia. Nel 1902 esce la sua prima raccolta di liriche col titolo Styx che nel mondo culturale ottiene grande risonanza. Dopo il divorzio da Berthold Lasker e la separazione dal suo mentore Peter Hille, sposa nel 1903 Herwarth Walden (alias Georg Levin. Lo pseudonimo di "Herwarth Walden" risale a un'idea della stessa Lasker Schueler), musicista e fondatore nel 1910 della rivista espressionista "Der Sturm", che diventa l'organo piu' importante di divulgazione delle idee sull'arte sia di Walden che di Else, la quale vi pubblichera' piu' di settanta contributi. Grazie alla rivista la scrittrice fara' la conoscenza di alcuni giovani poeti espressionisti come Jakob van Hoddis e Georg Heym. Intanto la sua fama letteraria si diffonde e nel 1905 esce la raccolta Der siebente Tag. Nota soprattutto come poetessa, Else Lasker-Schueler scrive anche prosa (Das Peter Hille Buch, esce nel 1906 ed e' dedicato a Hille, morto nel 1904) e opere teatrali (Die Wupper, del 1909, e' il suo primo dramma). Nel 1907 esce la raccolta di prose e poesie intitolata Die Naechte der Tino von Bagdad, in cui Else Lasker-Schueler crea un mondo fiabesco orientale al cui centro pone la figura di "Tino, Prinzessin von Bagdad" alla quale conferisce anche tratti propri. Lo stesso accadra' con la figura androgina del "Prinz von Theben" che prendera' successivamente il posto di "Tino von Bagdad". Il volume di poesie Meine Wunder, del 1911, consolida la fama della scrittrice, senza pero' apportarle vantaggi economici perche' il grande pubblico continua ad ignorarla. Riprende a disegnare e da ora in poi non abbandonera' piu' questa attivita', che piuttosto considera inseparabile dalla scrittura. Il primo testo che combina immagine e scrittura sono i Briefe nach Norwegen. Usciti in parte su "Der Sturm", appaiono raccolti in volume nel 1912 col titolo Mein Herz. Ein Liebesroman mit Bildern und wirklich lebenden Menschen. Vive nella boheme berlinese, frequenta Gottfried Benn, al quale dedichera' un ciclo di diciassette poesie, e Franz Marc. Oltre che con "Der Sturm", collabora con le altre principali riviste di quegli anni, sulle cui pagine si raccoglievano le maggiori novita' letterarie, come "Die Aktion", "Die Weissen Blaetter", "Die Fackel". Nel 1912, anno in cui perde l'amata sorella Anna, divorzia da Walden e conduce un'esistenza sempre piu' isolata e randagia, assillata da preoccupazioni economiche e dalla malattia del figlio che morira' ventottenne di tubercolosi (1927). Nel 1913 escono le Hebraeische Balladen, liriche nelle quali la poetessa riscrive le leggende sacre del popolo ebraico.

Nel 1914 pubblica Der Prinz von Theben. Fa la conoscenza di Martin Buber e di Georg Trakl, che morira' in quello stesso anno. Nel 1916 muore al fronte l'amico Franz Marc, fondatore del famoso gruppo espressionista Der blaue Reiter, al quale Lasker-Schueler dedica lettere che pubblica prima su "Die Aktion" (1913), poi, nel 1916, su "Neue Jugend" col titolo Der Malik (in volume solo nel 1919). Nel 1917 escono a Lipsia Die gesammelten Gedichte.

Tra il 1917 e il 1919 trascorre vari periodi in Svizzera per la salute del figlio. Nell'autunno del 1919 escono i primi quattro volumi dell'edizione completa delle opere presso Paul Cassirer, a Berlino. Nel 1923 pubblica il volume Theben. Gedichte und Lithographien. Rompe con l'editore Cassier e, contro l'intero mondo editoriale, pubblica il pamphlet Ich raeume auf! Meine Anklage gegen meine Verleger. Die Wupper va in scena a Berlino nel 1927, per la seconda volta. Muore il figlio. Alcune gallerie di Berlino, tra cui la Galleria Nazionale, espongono i suoi lavori, mentre l'ostilita' dei nazionalsocialisti nei suoi confronti e nei confronti della sua arte comincia a farsi sentire. Nel 1932 esce Konzert presso Rowohlt, l'ultimo lavoro che Lasker-Schueler pubblica prima di andare in esilio e dopo che per sette anni e' rimasta senza un editore. Nello stesso anno esce anche Arthur Aronymus. Die Geschichte meines Vaters, sia in versione in prosa, sia in versione teatrale. Riceve il premio Kleist, con grande scandalo della stampa nazionalsocialista che sempre di piu' la perseguita.

Nel 1933 e' costretta a fuggire a Zurigo, dove vive in condizioni di estrema precarieta', sia economiche che di salute e subisce, per di piu', il divieto di pubblicazione. Ciononostante riesce a vendere disegni e a pubblicare su riviste. Alcune sue poesie sono accolte dalla rivista "Die Sammlung", ogni tanto la scrittrice riesce anche a leggere dalle sue opere. Viaggia e soggiorna ad Ascona, poi di nuovo a Zurigo, infine, grazie all'intervento di due amici greci, in Palestina (1934 e 1937). Nonostante la solidarieta' degli scrittori svizzeri e di quelli tedeschi esuli non ottiene il rinnovo del permesso di soggiorno dalle autorita' svizzere. Dopo che nel 1938 subisce la revoca della cittadinanza tedesca, torna per la terza volta in Palestina nel 1939. Lo scoppio della guerra e il rifiuto del visto d'ingresso in Svizzera le impediscono di fare ritorno in Europa. Ha contatti con intellettuali e scrittori ebrei-tedeschi, legge dalle sue opere, nel 1943 pubblica la sua ultima raccolta di poesie dal titolo Mein blaues Klavier. Ammalatasi gravemente, concludera' la sua vita a Gerusalemme, dove muore il 22 gennaio 1945.

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Opere: Styx, poesie, 1902; Der siebente Tag, poesie, 1905; Das Peter Hille Buch, prose, 1906; Die Naechte der Tino von Bagdad, racconti e poesie, 1907; Die Wupper, dramma, 1909; Meine Wunder, poesie, 1911; Mein Herz. Ein Liebesroman mit Bildern und wirklich lebenden Menschen, romanzo epistolare, 1912; Hebraeische Balladen, poesie, 1913; Der Malik, romanzo epistolare, 1913-1916; Der Prinz von Theben. Ein Geschichtenbuch, racconti, 1914; Gesammelte Gedichte, poesie, 1917; Theben. Gedichte und Lithographien, poesie, 1923; Ich raeume auf! Meine Anklage gegen meine Verleger, pamphlet, 1923; Konzert, prose e poesie, 1932; Das Hebraeerland, racconto, 1937; Arthur Aronymus. Die Geschichte meines Vaters, racconto e dramma, 1932; Mein blaues Klavier, poesie, 1943; Ichundich, dramma, postumo, 1961 e 1970;

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Traduzioni italiane: Ballate ebraiche e altre poesie, Firenze, 1985, (II ed., ivi, 1995); Il mio cuore e altri scritti, Firenze, 1990; Tu, giocoliere falso. Poesie, Verona, 1990; Lettere al Cavaliere azzurro. Franz Marc, Else Lasker-Schueler, Torino 1991 (e sgg.); La gatta rossa, Palermo, 1993; La terra degli ebrei, Firenze, 1993; Caro Cavaliere Azzurro (Lettere a Franz Marc), Pistoia, 1995; Arthur Aronymus. La storia di mio padre, Venezia, 1996; Poesie, Acquaviva, 2004; Il mio pianoforte azzurro, San Cesario di Lecce, 2007.

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Critica: Baioni, Giuliano, (a cura di), Else Lasker-Schuler, Milano, 1963; Bansch, Dieter, Else Lasker-Schueler. Zur Kritik eines etablierten Bildes, Stuttgart, 1971; Baumer, Franz, Else Lasker-Schueler. Colloquium, Berlin,1998; Bischoff, Doerte, Ausgesetzte Schoepfung. Figuren der Souveraenitaet und Ethik der Differenz in der Prosa Else Lasker-Schuelers, Tuebingen, 2002; Bauschinger, Sigrid, Else Lasker-Schueler. Biographie, Goettingen, 2004; Bluhm, Lothar, Meier, Andreas (Hg.), Else Lasker-Schuler. Jahrbuch zur Klassischen Moderne, Trier, 2000; Buhler-Dietrich, Annette, Auf dem Weg zum Theater. Else Lasker-Schuler, Marieluise Fleisser, Nelly Sachs, Gerlind Reinshagen, Elfriede Jelinek, Wuerzburg, 2003; Di Rosa, Valentina, Finzioni orientali. Identita' e diaspora nella scrittura di Else Lasker Schueler, Napoli, 2002 (versione tedesca: "Begraben sind die Bibeljahre laengst». Diaspora und Identitaetssuche im poetischen Entwurf Else Lasker-Schuelers, Paderborn, 2006); Ein Else-Lasker-Schueler-Almanach, hrsg. V. der Else Lasker-Schueler-Gesellschaft, Wuppertal, 1, 1993; Gigliotti, Margherita, "Il potere di prendere in mano il proprio cuore". Corpo e immaginazione in Else Lasker-Schueler, Bologna, 1997, recensione di Fichera in "Cultura Tedesca", 10, 1998, pp. 208-10; Grossmann, Uta, Fremdheit im Leben und in der Prosa Else Lasker-Schuelers, Oldenburg, 2001; Hallensleben, Markus, Else Lasker-Schueler. Avantgardismus und Kunstinszenierung, Tuebingen, 2000; Hedgepeth, Sonja M., Ueberall blicke ich nach einem heimatlichen Boden aus. Exil im Werk Else Lasker-Schuelers, New York, Frankfurt am Main (u.a.), 1994; Hermann, Iris, Raum - Koerper - Schrift. Mythopoetische Verfahrensweisen in der Prosa Else Lasker-Schuelers, Paderborn, 1997; Jelinek, Elfriede, Liebeserklaerung an Else Lasker-Schueler, in "Zweiseelenstadt. Ein Else-Lasker-Schueler-Almanach", 6, 2004, oppure all'indirizzo: http://www.exil-archiv.de/grafik/biografien/lasker-schueler/Elfriede_Jelinek.pdf ; Kanz, Christine, Else Lasker-Schueler, in Psychoanalyse in der literarischen Moderne. Schriftstellerinnen und das Wissen um das Unbewusste, Marburg, 2011, pp. 203-206; Kluesener, Erika, Else Lasker-Schueler: Mit Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Reinbek, 2005; Lermen, Birgit, Motte', Magda (Hg.), Gedichte von Else Lasker-Schueler. Interpretationen, Stuttgart, 2010; Schlendtstedt, Silvia, Prinz Jussuf: Ein wilder Jude. Soziale Phantastik bei Else Lasker-Schueler, Potsdam, 2010; Schuerer, Ernst, Hedgepeth, Sonja (Hg.), Else Lasker-Schueler. Ansichten und Perspektiven, Tuebingen, 1999; Verrienti, Virginia, Poesia della nostalgia. Else Lasker-Schueler tra Zurigo e Gerusalemme, Artemide, 2005; Vitale, Claudia, Assonanze e dissonanze nell'opera poetica di Else Lasker-Schueler, in Id., Assonanze e dissonanze. Saggi di letteratura tedesca, Perugia, 2006, pp. 11-43; Weissenberger, Klaus, Zwischen Stein und Stern. Mystische Formgebung in der Dichtung von Else Lasker-Schuler, Nelly Sachs und Paul Celan, Bern-Muenchen, 1976.

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Sitografia: www.else-lasker-schueler-gesellschaft.de; www.exilzentrum.de; www.exilarchiv.de; http://els-bib.southalabama.edu; www.ub.fu-berlin.de/service_neu/internetquellen/fachinformation/germanistik/autoren/autorl/lasker.html

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Filmografia: Ich raeume auf, regia di Georg Brintrup, 1979.

 

8. PROFILI. MARIA LEITNER

[Dal sito "Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco" (www.exilderfrauen.it) riprendiamo la seguente notizia biobibliografica curata da Stefania De Lucia]

 

Maria Leitner nasce il 19 gennaio 1892 nella Croazia del nord, nella cittadella di Varazdin, poco distante da Zagabria, in una famiglia ebrea di lingua tedesca. Cresce tuttavia in Ungheria, in particolare a Budapest, dove compie anche gli studi liceali. Le informazioni sulla sua vita sono alquanto frammentarie e incerte. Secondo le voci piu' accreditate trascorre gli anni dal 1910 al 1913, dopo aver conseguito la maturita' liceale, in Svizzera, per studiare li' storia dell'arte e sanscrito. Di ritorno a Budapest, nel 1913, prende a collaborare come giornalista alle pagine di "Az Est", un popolare giornale scandalistico. In seguito allo scoppio del primo conflitto mondiale, Leitner lavora per diverse testate giornalistiche ungheresi come corrispondente di guerra da Stoccolma.

Nel frattempo, anche sulla spinta dell'influsso che ebbero su di lei i fratelli Janos e Miksa, Maria aderisce ai nascenti movimenti di protesta antimilitarista, legati ai moti di ispirazione socialista sorti all'indomani della caduta dell'impero austro-ungarico. Il 1919 costituisce infatti un momento storico particolare per la politica ungherese, e' l'anno in cui i socialisti, rappresentati da Bela Kun, riescono ad assumere il potere e salire al governo, che devono tuttavia lasciare solo 133 giorni dopo, a causa di polemiche interne al partito e dell'opposizione degli alleati. Nell'agosto del 1919, al culmine della crisi politica, Budapest viene attraversata da truppe rumene che, in un vero e proprio pogrom, uccidono piu' di 5.000 comunisti e simpatizzanti del nuovo regime. Maria Leitner e i fratelli si danno alla fuga, rifugiandosi a Vienna. Li', nell'estate del 1920, con l'incarico di delegata del governo ungherese, Leitner partecipa al II Congresso internazionale dei Giovani Comunisti e li' conosce Willi Muenzenberg. Grazie a lui ottiene un posto di lavoro come traduttrice dall'inglese presso una casa editrice comunista di Berlino, dove la scrittrice si trasferisce in compagnia dei fratelli. La sua attivita' di traduttrice, iniziata con la prima pubblicazione del 1923, e' lunga e prolifica.

Nel 1925, per conto della casa editrice Ullstein, Leitner parte per l'America. Durante il viaggio attraversa il paese in lungo e in largo, visitando stati e citta' degli Stati Uniti, del Venezuela e anche un paio di isole caraibiche. Di questi viaggi sono rimasti oggi dei resoconti narrativi di grande intensita'. Nella forma del reportage Leitner scopre infatti la sua maggiore vocazione alla scrittura. Il suo sguardo, di taglio senz'altro giornalistico, si mostra sempre volto all'indagine delle condizioni di vita e lavoro della gente del luogo. A questo proposito, per meglio osservare e raccontare esperienze di vita americane, svolge numerosi mestieri che le permettono di osservare diverse tipologie di lavoro e modalita' di tutela del lavoratore.

Di ritorno a Berlino, nel 1929, Maria pubblica la sua prima novella, con il titolo di Sandkorn im Sturm. Il testo, che rielabora gli eventi della storia a lei contemporanea, viene pubblicato su un giornale di ampia diffusione, dal titolo "Welt am Abend". Nell'anno seguente, lo stesso in cui appare il suo primo romanzo, Hotel Amerika, la scrittrice s'iscrive all'Unione degli scrittori proletari e rivoluzionari. Colleghi illustri ne facevano gia' parte, tra essi ricorderemo solo Anna Seghers, Bertolt Brecht ed Erich Weinert. Probabilmente per l'eccessiva esposizione alle polemiche politiche, per la sua fede ebraica, nonche' per l'attenzione che la sua prosa dedicava ai problemi delle classi sociali piu' svantaggiate, alla condizione femminile e a quella dei lavoratori - problemi ai quali, a partire dal 1932 Leitner aveva dedicato numerosi reportage viaggiando per la Germania fin dal 1933, il romanzo venne inserito nella lista dei libri proibiti dal regime. Nello stesso anno la scrittrice, dopo aver trascorso alcuni anni sotto falso nome in Germania, decide di fuggire, passando prima per Praga per giungere, dopo varie peregrinazioni, a Parigi, dove restera' fino all'aprile 1940, mantenendosi con diversi lavori. Aiutata da un passaporto falso, riesce di tanto in tanto a far ritorno in Germania e a continuare la sua attivita' di osservatrice del mondo sociale e politico: i suoi resoconti sulle mutate condizioni di vita nella Germania nazionalsocialista appaiono su numerosi giornali dell'esilio francesi, russi e americani. E' inoltre di questi anni anche la composizione del suo romanzo Elisabeth ein Hitlermaedchen.

Nel 1940, con l'arrivo delle truppe tedesche a Parigi e per i motivi gia' elencati, la scrittrice e' deportata nel campo d'internamento di Gurs, dal quale riesce a fuggire dopo due mesi di prigionia, per riparare prima a Tolosa e poi a Marsiglia.

Avendo compreso che le sue condizioni di vita sono sempre piu' precarie, Leitner scrive e invia numerosi appelli. Nonostante raccolga manifestazioni di sostegno da parte di alcuni colleghi, come ad esempio Anna Seghers, non riceve nessun aiuto concreto. Un appello scritto il 4 marzo 1941 resta l'ultima testimonianza della sua presenza a Parigi. Da quella data, infatti, della scrittrice non si hanno piu' tracce. Le voci sulla sua possibile fine sono discordanti, in alcune fonti si legge che alla fine di quell'anno abbia lasciato la Francia, e altrove che sia invece morta, in solitudine, di stenti.

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Opere: Hotel Amerika, romanzo, 1930; Eine Frau reist durch die Welt, reportage di viaggio, 1932; Wehr Dich, Akato, ein Urwald-Roman, romanzo, 1932; Elisabeth, ein Hitlermaedchen. Roman der deutschen Jugend, romanzo a puntate, 1937; Maedchen mit drei Namen. Ein kleiner Berliner Roman, romanzo, 1932; "Elisabeth, ein Hitlermaedchen", einschliesslich "Sandkorn im Sturm". Reportagen und Berichte von 1925-1933 und 1936-1939, romanzo novella e reportage, 1985; Reportagen aus America, eine Frauenreise durch die Welt der Arbeit in den 1920er Jahren, reportage rivisti da Gabriele Habinger, 1999.

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Critica: Dimitrova-Moeck, Svoboda, Women travel abroad 1925-1932. Maria Leitner, Erika Mann, Marieluise Fleisser, and Elly Beinhorn. Womens's travel writing from the Weimar Republic, Berlin, 2009; Poore, Carol, The Bonds of Labor. German Journeys to the Working World 1890-1990, Detroit, 2000, pp. 139-150; Siegel, Eva-Maria, Jugend, Frauen, Drittes Reich. Autorinnen im Exil 1933-1945, Paffenweiler, 1993; Ead., Weibliche Jugend im Nationalsozialismus : massenpsychologische Aspekte in Exilromanen von Hermynia Zur Muehlen, Irmgard Keun und Maria Leitner, in "Galerie" 10, 1992, 378-383; Schwarz, Helga W., Maria Leitner - eine Verschollene des Exils?, in C.-D. Krohn - T. Koebner - W. Koepke (Hg), Exilforschung. Ein internationales Jahrbuch, Bd. 5, Fluchtpunkte des Exils und andere Themen, Muenchen, 1987, pp. 123-134; Schmidt-Ott, Anja, Young love - Negotiations of the Self and Society in Selected German Novels of the 1930s (Hans Fallada, Aloys Schenzinger, Maria Leitner, Irmgard Keun, Marie Luise Kaschnitz, Anna Gmeyner and Odon von Horvath), Frankfurt am Main u.a., 2002; Ead., "Ich muss mich schwaecher zeigen, als ich bin, damit er sich stark fuehlen und mich lieben kann". Geschlechterbilder in Exilromanen von Odon von Horvath, Maria Leitner, Anna Gmeyner und Irmgard Keun, in G. Stern - J. Schoell, Gender-Exil-Schreiben, Wuerzburg, 2002, pp. 109-128; Stern, Guy, Literarische Kultur im Exil: gesammelte Beitraege zur Exilforschung, Dresden, 1998; Weidermann, Volker, Das Buch der verbrannten Buecher, Koeln, 2008.

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Sitografia: www.phil-fak.uni-duesseldorf.de/germ2/verboten/erm/leitner.html; www.sbg.ac.at/exil/article_5374.html; http://entertainment.timesonline.co.uk/tol/arts_and_entertainment/books/article6087207.ece

 

9. PROFILI. ILSE LOSA

[Dal sito "Esilio, espatrio, migrazione al femminile nel Novecento tedesco" (www.exilderfrauen.it) riprendiamo la seguente notizia biobibliografica curata da Stefania De Lucia]

 

Ilse Lieblich nasce il 20 marzo 1913 a Buer, una piccola cittadina poco distante da Hannover, dove trascorre i suoi primi anni con i nonni, per poi trasferirsi a Melle, in compagnia dei genitori. Frequenta dapprima il liceo di Osnabrueck e Hildesheim dove si trasferisce con la famiglia nel 1928. In seguito alla morte del padre lascia gli studi liceali per iscriversi all'Istituto commerciale di Hannover. Anche questi studi rimasero incompiuti e nel 1930 Ilse e' a Londra, dove rimane un anno lavorando come ragazza alla pari. Tornata in Germania lavora per un altro anno come infermiera volontaria in un ospedale. Hitler intanto sale al potere. Ilse deve lasciare la sua occupazione e, nel 1934, viene arrestata a causa di una lettera in cui esprimeva opinioni contrarie alla politica del nuovo governo. Dopo ore di fermo la scrittrice viene rilasciata a condizione che si ripresenti al comando dopo qualche giorno. Ilse utilizza il tempo che le viene concesso per fuggire in Portogallo e stabilirsi nella citta' di Porto. Il suo matrimonio con l'architetto Armenio Losa, celebrato nel 1935, favorira' l'acquisizione della cittadinanza portoghese.

In Portogallo Ilse riprende a scrivere, questa volta in lingua portoghese, con grandissimo successo. Con il suo stile semplice e chiaro conquista subito la simpatia del pubblico. Scrive soprattutto storie e pieces teatrali per l'infanzia e tre romanzi che trattano il tema delle persecuzioni durante il nazionalsocialismo e dell'esilio.

La sua ricezione in Germania comincia solo negli anni '60 e ancora oggi poche sono le traduzioni delle sue opere in tedesco. Grande risonanza nell'ambito della ricezione della sua esperienza di donna e scrittrice in esilio durante il nazionalsocialismo ha la traduzione del romanzo semiautobiografico O mundo em que vivi (1949).

Negli anni '50, sempre nella citta' di Porto, lavora come maestra d'asilo e due anni piu' tardi riceve un posto di insegnante di letteratura per l'infanzia presso una scuola di formazione per insegnanti. Lavora inoltre come lettrice per una casa editrice portoghese e in seguito, dal 1960 al 1968, per la casa editrice Fischer come esperta di letteratura portoghese. Traduce in portoghese alcuni dei lavori di Thomas Mannn, Anna Seghers, Bertolt Brecht e Hilde Domin.

La scrittrice, che grazie ai suoi libri per l'infanzia e' stata insignita di due importanti riconoscimenti sia in Portogallo che in Germania, e' scomparsa il 6 gennaio 2006 a Porto.

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Opere: O mundo em que vivi, romanzo, 1943 (trad. ted. Die Welt in der ich lebte: Die Geschichte der Rose Frankfurter); Faisca conta a sua historia, racconto per bambini, 1949; Historias Quase Esquecidas, romanzo, 1950; Grades brancas, romanzo, 1951; Rio sem ponte, romanzo, 1952; A flor azul, racconto per bambini, 1955; Ida e volta - A' procura de Babbitt, cronaca, 1958; Um fildalgo de pernas curtas, racconto per bambini, 1961; Sob ceus estranhos, romanzo, 1962 (trad. ted. Unter fremden Himmeln); Encontros no outono. Contos, racconti, 1964; Um artista chamado duque, racconto per bambini, 1965; Das versunkene Schiff. Erzaehlungen, racconti, 1967 (trad. port. O barco afundado); Na Quinta das Cerejeiras, racconto per bambini, 1984; Estas Searas. Contos e Crónicas, racconti e cronache, 1984; A visita ao padrinho, racconto per bambini, 1989; Caminhos sem destino, racconti, 1991 (trad. ted. Tagtraeume und Erzaehlungen der Nacht).

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Critica: Nunes, Adriana, Ilse Losa, Schriftstellerin zwischen zwei Welten, Berlin, 1999; Wall, Renate, Lexikon deutschsprachiger Schriftstellerinnen im Exil 1933-1945, Giessen, 2004.

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Sitografia: www.mulheres-ps20.ipp.pt/Ilse%20Losa%20.htm#Biografia; www.novacultura.de/0601ilselosa.html; www.literaturatlas.de/~la17/index3.htm

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Cinzia Bearzot (a cura di), Pericle e la Grecia classica, Rcs, Milano 2015, pp. 168, euro 1 (in supplemento al "Corriere della Sera").

- Henry James [attribuiti a], La lacrima nel sigillo e altri racconti, Mondadori, Milano 2005, pp. XLII + 390, euro 9,40.

- Angelo Ou, Alla scoperta dei caratteri cinesi. Storia e significato dei caratteri della scrittura cinese, Milano Finanza, Milano 2015, pp. 224, euro 9,90.

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Riletture

- Albert Camus, L'uomo in rivolta, Bompiani, Milano 1957, 1976, pp. 344.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2091 del 30 agosto 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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