[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 26



 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 26 del 18 luglio 2015

 

In questo numero:

1. Peppe Sini: La bambina dell'insulina

2. Una proposta di azione contro il razzismo

3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

4. Domenico Scarpa (a cura di): Una breve notizia delle edizioni italiane delle opere di Primo Levi (parte seconda e conclusiva)

5. In memoria di Jane Austen, Fernanda Pivano, Nelson Mandela, Adelaide Tambo

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA BAMBINA DELL'INSULINA

 

Sono i governi europei i mandanti dell'omicidio della bambina siriana morta perche' gli scafisti avevano gettato in mare l'insulina indispensabile a salvarle la vita.

Sono i governi europei che impediscono ai profughi di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro, e cosi' li gettano tra le grinfie dei trafficanti mafiosi e assassini.

Sono i governi europei: che violando le loro stesse leggi fondamentali (che riconoscono il diritto d'asilo e il dovere di salvare le vite) sono i primi responsabili della strage nel Mediterraneo ed i primi favoreggiatori delle mafie schiaviste.

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Basterebbe che l'Italia rispettasse l'articolo 10 della sua Costituzione e rendesse effettivo il diritto d'asilo e nessuna persona piu' morirebbe nel Mediterraneo.

Cittadino italiano sono, non voglio essere complice di questo orrore; al Governo e al Parlamento del mio paese chiedo che tornino alla legalita' che salva le vite, chiedo che tornino al rispetto della vita umana, chiedo che cessi l'infamia dell'effettualmente vigente regime razzista e schiavista, chiedo che almeno questo paese torni alla legalita' costituzionale, alla democrazia, all'umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Sia riconosciuto il diritto di tutti gli esseri umani a salvare la propria vita, sia riconosciuto il diritto di tutti gli esseri umani a giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

2. INIZIATIVE. UNA PROPOSTA DI AZIONE CONTRO IL RAZZISMO

 

E' necessario e urgente un impegno contro il razzismo in Italia. Ed invero vi sono gia' molte iniziative in corso. Quella che vorremmo proporre potrebbe essere agevole da condurre e produrre qualche risultato.

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Un ragionamento

Due sono gli obiettivi: il primo: ottenere, se possibile, risultati limitati ma concreti che vadano nella direzione del riconoscimento dei diritti fondamentali per il maggior numero possibile di esseri umani almeno nel nostro paese; il secondo: contrastare con le nostre voci e la nostra azione il discorso e la prassi dominanti, che sono il discorso e la prassi dei dominatori razzisti e schiavisti, dei signori della guerra e della barbarie.

L'idea e' di provare ad attivare alcune risorse istituzionali per contrastare il razzismo istituzionale.

La proposta e' di premere sui Comuni e sul Parlamento con una progressione degli obiettivi.

Alcuni provvedimenti - quelli che proponiamo ai Comuni - sono agevolmente ottenibili se si creano localmente dei gruppi (persone, associazioni, rappresentanze istituzionali...) capaci di premere nonviolentemente in modo adeguato e con la necessaria empatia e perseveranza; e sono agevolmente ottenibili perche' molti Comuni d'Italia li hanno gia' deliberati e realizzati, e quindi nulla osta in via di principio al fatto che altri Comuni li adottino a loro volta.

Le cose che chiediamo al Parlamento sono meno facilmente ottenibili, ma la nostra voce puo' comunque contribuire se non altro a suscitare una riflessione, a promuovere la coscientizzazione, a spostare i rapporti di forza, ad opporsi a ulteriori violenze smascherando la disumanita' delle scelte razziste e indicando cio' che invece sarebbe bene fare.

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Un metodo

Noi suggeriremmo a chi ci legge e condivide questa proposta di cominciare scrivendo di persona agli amministratori comunali ed ai parlamentari; poi proponendo ad altre persone di fare altrettanto; poi se possibile coinvolgendo anche associazioni e media ed attraverso essi sensibilizzando e coinvolgendo altre persone ancora; poi chiedendo incontri con i rappresentanti istituzionali; e perseverando.

Non vediamo bene un'iniziativa piramidale con un "coordinamento nazionale" e le modalita' burocratiche che ne conseguono. Preferiremmo un'iniziativa policentrica, in cui ogni persona possa agire da se', e meglio ancora con le persone con cui sente un'affinita', e meglio ancora se si riesce ad organizzare un coordinamento locale, ma tra pari e senza deleghe ed in cui le decisioni si prendono con la tecnica nonviolenta del metodo del consenso.

Una sola condizione poniamo come preliminare e ineludibile: la scelta della nonviolenza.

Proponiamo di cominciare e vedere cosa viene fuori. Comunque non sara' tempo sprecato.

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Ed ecco le proposte:

1. Quattro richieste ai Comuni:

1.1. affinche' il sindaco - qualora non lo abbia gia' fatto - informi, inviando loro una lettera, tutte le persone straniere diciottenni residenti o domiciliate nel territorio del Comune che siano nate in Italia ed in Italia legalmente residenti senza interruzioni fino al compimento del diciottesimo anno di eta', che la vigente legislazione prevede che nel lasso di tempo tra il compimento del diciottesimo ed il compimento del diciannovesimo anno di eta' hanno la possibilita' di ottenere la cittadinanza italiana facendone richiesta davanti all'Ufficiale di Stato Civile del Comune di residenza con una procedura alquanto piu' semplice, rapida e meno dispendiosa di quella ordinaria per tutte le altre persone aventi diritto;

1.2. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - attribuisca la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunita' locale ha una relazione significativa e quindi impegnativa (ovvero a) tutte le bambine e tutti i bambini nate e nati nel territorio comunale da genitori non cittadini italiani; b) tutte le bambine e tutti i bambini non cittadine e cittadini italiani che vivono nel territorio comunale; c) tutte le bambine e tutti i bambini i cui genitori non cittadini italiani vivono nel territorio comunale ed intendono ricongiungere le famiglie affinche' alle bambine ed ai bambini sia riconosciuto il diritto all'affetto ed alla protezione della propria famiglia, ed affinche' i genitori possano adeguatamente adempiere ai doveri del mantenimento e dell'educazione delle figlie e dei figli);

1.3. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la "Consulta comunale delle persone straniere residenti nel Comune";

1.4. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la presenza in Consiglio Comunale dei "consiglieri comunali stranieri aggiunti".

2. Quattro richieste al Parlamento:

2.1. affinche' legiferi il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti;

2.2. affinche' legiferi l'abolizione dei Cie e di tutte le forme di detenzione di persone che non hanno commesso reati;

2.3. affinche' legiferi l'abolizione di tutte le ulteriori misure palesemente razziste ed incostituzionali purtroppo tuttora presenti nell'ordinamento;

2.4. affinche' legiferi il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani di giungere in modo legale e sicuro in Italia.

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Naturalmente

Sono naturalmente disponibili alcuni modelli di lettera (e molti materiali di riferimento) per ognuno di questi punti, che chi vuole prender parte all'iniziativa puo' riprodurre e adattare.

 

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

4. LIBRI. DOMENICO SCARPA (A CURA DI): UNA BREVE NOTIZIA DELLE EDIZIONI ITALIANE DELLE OPERE DI PRIMO LEVI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

[Dal sito del Centro Internazionale di Studi Primo Levi (www.primolevi.it) riprendiamo la seguente notizia delle edizioni italiane delle opere di Primo Levi, curata da Domenico Scarpa.

Domenico Scarpa (1965) e' consulente letterario-editoriale del Centro studi Primo Levi di Torino. Ha pubblicato Italo Calvino (Bruno Mondadori, 1999), Storie avventurose di libri necessari (Gaffi, 2010), Natalia Ginzburg. Pour un portrait de la tribu (Cahiers de l'Hotel de Galliffet, 2010), Uno. Doppio ritratto di Franco Lucentini (:duepunti, 2011) e, con Ann Goldstein, In un'altra lingua (Lezioni Primo Levi - Einaudi, 2015). Ha curato il terzo volume della Grande Opera Atlante della letteratura italiana. Dal Romanticismo a oggi, edito da Einaudi (2012).

Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Anna Bravo, Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976. Cfr. anche il sito del Centro Internazionale di Studi Primo Levi (www.primolevi.it)]

 

La chiave a stella

Tino Faussone, torinese, fa di mestiere il montatore: "E' sui trentacinque anni, alto, secco, quasi calvo, abbronzato, sempre ben rasato. Ha una faccia seria, poco mobile e poco espressiva. Non e' un gran raccontatore: e' anzi piuttosto monotono, e tende alla diminuzione e all'ellissi come se temesse di apparire esagerato, ma spesso si lascia trascinare, ed allora esagera senza rendersene conto". Siamo in Russia, in un innominato stabilimento (e' la Fiat di Togliattigrad) dove Levi, personaggio scrivente e ascoltante, si trova in missione di lavoro, incontrando ogni sera Faussone alla mensa e assorbendo con avidita' le sue storie, con avidita' e con lo scopo dichiarato di farne un libro. La chiave a stella nasce cosi', sotto i nostri occhi, come il libro dell'ascolto, del filtro auditivo e stilistico attraverso il quale passa e prende forma compiuta la voce dell'esperienza vissuta, della passione e della curiosita' per le vite degli altri, per l'altrui passato e per l'altrui mestiere, per i costumi, le bizzarrie, le lotte e le sconfitte altrui. Non per nulla il titolo di questo libro rimanda all'utensile indispensabile di ogni montatore, inseparabile prolungamento della mano, e nello stesso tempo allude alla stella a sei punte che simboleggia l'identita' ebraica di Primo Levi: una chiave per leggere e interpretare il mondo, un utensile della mente.

La chiave a stella usci' da Einaudi nell'autunno 1978, collana "Supercoralli Nuova serie". L'anno successivo vinse due premi, il Bergamo e lo Strega. La presentazione del libro e' affidata al testo della quarta di copertina, anonimo ma scritto da Italo Calvino.

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"Un gran numero d'italiani in questi anni passa periodi piu' o meno lunghi in paesi lontani ed esotici per lavori tecnici condotti da nostre imprese. Un tipo d'esperienza nuovo che entra nella nostra narrativa.

La chiave a stella racconta le avventure d'un montatore di gru, strutture metalliche, ponti sospesi, impianti petroliferi: un tecnico di grande perizia, tanto da essere chiamato a realizzare progetti difficilissimi in tutti i continenti, un operaio superspecializzato che passa la sua vita tra contratti e trasferte internazionali come un grande direttore d'orchestra e II cui lavoro si svolge tra fiumi indiani in piena, ghiacci dell'Alaska, foreste africane, tundre russe. Personaggio che solo Primo Levi poteva rappresentare fino in fondo nei suoi due aspetti principali: quello dell'appassionata competenza professionale per cui ogni avventura e' anche la storia d'una 'performance' tecnica, una battaglia (vinta o persa) con i materiali e con le condizioni d'ambiente; e quello della vita picaresca del giramondo, del piglio divertito e ironico nell'affrontare ogni avventura cosmopolita gia' pregustando il piacere di raccontarla ai compaesani, di trasformarla in dialetto e in gergo.

Perche' e' sempre la sua voce che sentiamo in queste pagine; la voce del montatore Faussone, un piemontese il cui dialetto e' fiorito da un repertorio inesauribile d'invenzioni gergali, di metafore professionali, che Primo Levi registra e trascrive italianizzandole quel tanto che basta. Una doppia passione per il lavoro esatto e il linguaggio colorito anima il libro: per cui la tecnologia piu' ardita e la disinvoltura a muoversi nel mondo ci arrivano attraverso la voce scanzonata e riduttiva di questo personaggio dalle radici locali ben tenaci, che non si tira mai indietro di fronte al nuovo e all'insolito ma filtra ogni esperienza al lume del suo buon senso popolare e tradizionale (dietro di lui c'e' una Torino vecchiotta e cerimoniosa di cui Levi ci da' uno scorcio con la visita alle zie; ma anche una dinastia d'operai-artigiani scesi dalla campagna in citta' seguendo le ondate della nostra rivoluzione Industriale). Eppure questo Faussone chiacchierone e ingegnoso e' pure un uomo che persegue un ideale con un rigore ossessivo, uno stilista d'una morale netta e metallica, un abitante dell'aria, su per i tralicci che va facendo crescere e controllando con la sua 'chiave a stella'; sempre pronto a godere i piaceri del mondo di quaggiu' ma solo dopo essersi assicurato che i cavi reggano la tensione dei carichi.

Primo Levi che con Il sistema periodico ci aveva gia' dato un libro esemplare, oltre che raro nella nostra letteratura, sulla formazione morale d'un uomo della nostra epoca, ora propone in questo nuovo libro un'immagine (felicemente 'inattuale' rispetto agli umori dei tempi) di quella quasi ignota civilta' della competenza che pure esiste in Italia, ed in cui rivive l'antica nobilta' dell'artigiano che fa le cose con le proprie mani. E l''allegro' del suo raccontare e' quello che conosciamo fin dalle peregrinazioni della Tregua, picaresche anche quelle, se pur su uno scenario tragicamente devastato.

Nel libro entra di persona anche lui, il chimico Primo Levi, a dialogare col concittadino Faussone incontrato in contrade remote, e a confrontare quelle del montatore di gru con le esperienze sue, delle sue due professioni: di 'montatore di molecole' e di 'montatore di racconti'".

[Risvolto della prima edizione Einaudi 1978, collana "Supercoralli Nuova serie", anonimo ma scritto da Italo Calvino]

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Lilit

"Questi racconti, scritti dal 1975 al 1981, hanno argomenti e toni diversi. Ho cercato di raggrupparli, e forzando talvolta sui termini ne ho ricavato un primo gruppo che riprende i temi di Se questo e' un uomo e La tregua, un secondo che prosegue le Storie naturali e Vizio di forma, e un terzo i cui personaggi hanno in certa misura carne ed ossa. Spero che ogni racconto adempia decorosamente al suo ufficio, che e' solo quello di condensare in poche cartelle, e trasmettere al lettore, un ricordo puntuale, uno stato d'animo, o anche solo una trovata. Ce ne sono di allegri e di tristi, perche' i nostri giorni sono allegri e tristi. Non ci sono, che io sappia, ne' messaggi ne' profezie fondamentali; se il lettore ce li trova, e' bonta' sua.

Primo Levi"

[Quarta di copertina dell'edizione Einaudi 1981, collana "Nuovi Coralli", firmata da Primo Levi]

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La ricerca delle radici

"Nel 1981, su suggerimento di Giulio Bollati, Primo Levi costruisce un'antologia degli autori che piu' hanno contato nella sua formazione, motivando le sue scelte attraverso una serie di brevi 'cappelli', che possono essere considerati a loro volta una dichiarazione di poetica. La ricerca delle radici conferma il carattere onnivoro, enciclopedico e curioso di Levi, che incrocia interessi scientifici (Darwin, Bragg, Gatterman, Thorne) con quelli umanistici (Omero, Conrad, Saint-Exupery, Babel') offrendoci un autentico autoritratto intellettuale perche' - come ha scritto Geno Pampaloni - 'Primo Levi ci da' molto di piu' di quanto sembra offrirci'".

[Brano dalla quarta di copertina dell'edizione Einaudi 1997, collana "Tascabili Einaudi", a cura di Marco Belpoliti]

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"Quanto delle nostre radici viene dai libri che abbiamo letti? Tutto, molto, poco o niente: a seconda dell'ambiente in cui siamo nati, della temperatura del nostro sangue, del labirinto che la sorte ci ha assegnato. Non c'e' regola; i Giornali di Bordo di Cristoforo Colombo sono una lettura piena di midollo, ma non contengono traccia di un apporto, di un input letterario: ci senti l'uomo di ventura, il mercante e il politico, non altro. All'estremo opposto, Anatole France e' tuttora maestro di vita e un amabile compagno di strada, eppure i suoi molti libri sembrano scaturire da altri libri a loro volta libreschi.

Poiche' dispongo di input ibridi, ho accettato volentieri e con curiosita' la proposta di comporre anch'io un''antologia personale', non nel senso borgesiano di auto-antologia, ma in quello di una raccolta, retrospettiva e in buona fede, che metta in luce le eventuali tracce di quanto e' stato letto su quanto e' stato scritto. L'ho accettata come un esperimento incruento, come ci si sottopone a una batteria di test; perche' placet experiri e per vedere l'effetto che fa.

[...] Sia per i singoli testi ed autori, sia per i brani entro l'opera di ogni autore, la scelta e' stata sincera e quasi automatica. Ho abitudine di collocare i libri preferiti, indipendentemente dal loro tema e dalla loro eta', tutti sullo stesso scaffale, e tutti sono abbondantemente sottolineati nei punti che amo rileggere: cosi' non ho avuto da lavorare molto. Adesso, a compilazione ultimata, mi accorgo di una regolarita' che non era nei programmi, anche perche' non avevo un programma. Tutti o quasi i brani che ho scelto contengono o sottintendono una tensione. Tutti o quasi risentono delle opposizioni fondamentali inscritte 'd'ufficio' nel destino di ogni uomo cosciente: errore/verita', riso/pianto, senno/follia, speranza/disperazione, vittoria/sconfitta.

Primo Levi"

[Brano dall'Introduzione di Primo Levi alla prima edizione Einaudi 1981, collana "Gli struzzi"]

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Se non ora, quando?

La trama di Se non ora, quando? prende spunto da una storia vera: una banda di ebrei russi e polacchi combatte la sua guerra partigiana contro gli invasori nazisti, percorrendo l'Europa in lungo e in largo. Il libro esce nel 1982 da Einaudi nella principale collana di narrativa, i "Supercoralli", ed e' il primo romanzo a pieno titolo di primo Levi. Questa lunga epopea - le vicende narrate si estendono dal luglio 1943 all'agosto 1945 - smentisce il cliche' dell'ebreo remissivo, che si lascia condurre allo sterminio senza ribellarsi; per di piu', il raccontarla ripaga Levi dell'essere stato, nel 1943, un partigiano inesperto, ben presto catturato dalla milizia fascista.

Il titolo del romanzo e' tratto dal Pirke' Avoth (Le Massime dei Padri, sec. II d.C., raccolta compresa nel Talmud): "Se non sono io per me, chi sara' per me? E quand'anche io pensi a me, che cosa sono io? E se non ora, quando?". Ma il nucleo del libro non va cercato in questa duplice rivalsa, o nell'invito a uscire da ogni ghetto. Al centro di questo romanzo c'e' il gusto per l'avventura. Levi segue i suoi partigiani in battaglia e nelle loro interminabili peripezie geografiche (la cartina che precede il libro ricorda da vicino quella della Tregua). Fa esistere la loro clamorosa energia, e ne gioisce. Architetta e intreccia amori e tradimenti, esaltazioni e delusioni, ragionamenti capziosi e impazienze semplificatrici. Registra con eguale vibrazione di voce le tenerezze e la brutalita', la poesia del combattimento come la prosa del compromesso necessario.

Se non ora, quando? e' il libro piu' lungo di Levi, e il solo che l'autore etichetti apertamente come "romanzo": un azzardo per una persona che, nel suo scrivere, ha sempre oscillato tra la testimonianza, l'autobiografia e il saggio, salvo le sue digressioni nella fantascienza. E' forse per questa ragione che Levi mette le sue pagine al riparo di una biblioteca di letture, con le quali si e' documentato sulla guerra e la lotta partigiana, sulle tradizioni ebraiche e sul mondo Yiddish, che e' assai remoto dalla sensibilita' di un ebreo italiano. Questa volonta' di fare il romanzo "a tutto tondo" pesa a volte sulla narrazione. L'aspetto piu' felice del libro e' la costellazione di donne che lo abitano e lo fanno lievitare di passioni violente o pudiche, improvvise o contorte. E' in Se non ora, quando? che Levi fa piu' scopertamente i conti con la corporeita' e la sensualita', e li fa affidando di volta in volta lo sguardo narrante a tre personaggi maschili nei quali si identifica: l'orologiaio Mendel, che e' il suo piu' attendibile alter ego, il "consolatore" lucido, empatico, mite, deciso; il cupo e riottoso Leonid, anima irraggiungibile mossa da un tormentato istinto di perdizione, la cui morte in guerriglia equivale a un suicidio; infine il comandante Gedale, immagine idealizzata di una gioia di vivere praticata secondo impulso e ragione, eroe che vive d'intelligenza, prontezza, duttilita' e arbitrio, uomo dell'azione capricciosa come Levi ha certo sognato di essere. Non e' un caso che la prima parte del libro sia la cronaca del convergere di Mendel e Leonid da una parte, e di Gedale dall'altra, nel villaggio di Turov. Poi Leonid scomparira', mentre Gedale e Mendel procederanno insieme.

Se non ora, quando? vinse nel 1982 i premi Viareggio e Campiello.

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Ad ora incerta

Ad ora incerta raccoglie sessantatre' poesie e dieci traduzioni. Le poesie coprono un arco di quarant'anni, dal 1943 (Crescenzago) al 1984, quando Levi usava pubblicarle sulle pagine culturali del quotidiano torinese "La Stampa". Ritroviamo nel volume le poesie scritte a caldo dopo Auschwitz, riarse da quell'esperienza, e poi, piu' avanti nel tempo, i testi ispirati a una vena didascalico-morale rara nel Novecento italiano. La poesia di Levi ragiona, descrive (animali, soprattutto), gioca con le parole, si lancia verso geografie lontane e verso storie sprofondate nel mito. Gli esercizi di traduzione riguardano un anonimo scozzese del Seicento, Rudyard Kipling e soprattutto - otto testi su dieci - Heinrich Heine: versioni, come dice lo stesso autore, "piu' musicali che filologiche, e piuttosto divertimenti che opere professionali".

Ad ora incerta vinse nel 1985 il Premio Abetone della Provincia di Pistoia e il Premio nazionale Giosue' Carducci di Pietrasanta. Per sottile ironia, il penultimo testo della raccolta, Pio, consiste in un rovesciamento parodico della celebre Il bove di Carducci. Qui di seguito diamo la premessa scritta da Levi per il suo libro e un brano critico del poeta Giovanni Raboni.

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"In tutte le civilta', anche in quelle ancora senza scrittura, molti, illustri e oscuri, provano il bisogno di esprimersi in versi, e vi soggiacciono: secernono quindi materia poetica, indirizzata a se stessi, al loro prossimo o all'universo, robusta o esangue, eterna o effimera. La poesia e' nata certamente prima della prosa. Chi non ha mai scritto versi?

Uomo sono. Anch'io, ad intervalli irregolari, 'ad ora incerta', ho ceduto alla spinta: a quanto pare, e' inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti, la poesia mi e' sembrata piu' idonea della prosa per trasmettere un'idea o un'immagine. Non so dire perche', e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica, leggo poca poesia altrui, non credo alla sacerta' dell'arte, e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l'eventuale lettore che in rari istanti (in media, non piu' di una volta all'anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma, che la mia meta' razionale continua a considerare innaturale.

Primo Levi"

[Introduzione di Primo Levi alla prima edizione Garzanti 1984, collana "Poesia"]

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"[...] a me sembra che la scrittura poetica di Levi abbia, sin dall'inizio [...], lo stesso solenne acume morale, la stessa forza di memoria, ammonimento e pieta', che rendono cosi' sostanziosa, cosi' giusta, cosi' naturalmente memorabile la sua prosa. [...] In Levi lo scatto, l'impulso iniziale di ogni singola poesia [...] nasce dalla ragione, dalla lettura morale della realta', da quella capacita' di capire la propria sofferenza e di vivere la propria indignazione come patrimonio comune a tutti gli uomini, che formano la peculiarita' e oserei dire l'insostituibilita' della sua prosa".

[Giovanni Raboni, Primo Levi un poeta vero ad ora incerta, "La Stampa", 17 novembre 1984, poi nell'antologia critica che chiude l'edizione economica di Ad ora incerta, Garzanti, Milano 1990]

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Primo Levi - Tullio Regge, Dialogo

Il Dialogo tra Primo Levi e il fisico torinese Tullio Regge usci' per la prima volta nel dicembre 1984 presso le Edizioni di Comunita', casa editrice fondata negli anni Quaranta dall'industriale Adriano Olivetti.

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"Pur abitando nella stessa citta', Primo Levi e Tullio Regge non avevano mai avuto l'occasione di parlarsi. Per suggerimento di Regge, l'incontro avviene nel giugno 1984: davanti a un registratore, la conversazione fiorisce spontaneamente, e tocca con grande liberta' gli argomenti piu' vari: gli anni della formazione e i rapporti con la scuola, le letture, le esperienze professionali, le responsabilita' della scienza, il futuro dell'uomo, la nascita dell'universo, le piu' recenti ipotesi della fisica contemporanea (dalle particelle elementari alla cosmologia) e i vari momenti di quel 'romanzo' scientifico che e' stata l'enunciazione della teoria della relativita' e il dibattito che essa ha provocato.

Se Levi parla dell'incidenza che hanno avuto le scienze sulla sua attivita' di scrittore, Regge ricorda le grandi personalita' che ha conosciuto durante il suo lungo soggiorno a Princeton, come Goedel, Heisenberg, Oppenheimer, Dyson, mentre sullo sfondo resta sempre la figura di Einstein. Il dialogo procede pieno di sorprese, di ipotesi mirabolanti, di curiosita', di humor, e offre non pochi elementi ad un autoritratto involontario dei due autori.

'Un paio d'ore di lettura in tutto, questo volumetto, ma di quelle che vengono dal cielo - ha scritto Massimo Piattelli Palmarini quando il libro usci' -. Una di quelle letture che riconciliano con l'esistenza e che le danno, per un momento, un senso...'".

[Brano dalla quarta di copertina dell'edizione Einaudi 1994, collana "Gli struzzi"]

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L'altrui mestiere

"Questo volume raccoglie una cinquantina di saggi che Primo Levi ha pubblicato su quotidiani e periodici dal 1964 al 1984. Lo sfondo e' quello dei libri piu' noti di Levi, la sua esperienza professionale di chimico, e l'altra del campo di concentramento nazista. Ma e' uno sfondo lontano e sfumato, su cui si stagliano temi diversi. Prevalgono, per scelta precisa e dichiarata fin dal titolo, gli studi e le divagazioni del dilettante curioso e libertino, le 'invasioni di campo', i bracconaggi su riserve di caccia altrui: in specie, sullo sterminato territorio delle scienze naturali, della zoologia, dell'astronomia, scienze che Levi non ha mai studiato sistematicamente, e che appunto per questo esercitano su di lui il fascino degli amori non soddisfatti.

Ma in altri saggi si ritrovano prese di posizione su problemi attuali, divertite riletture di classici antichi e moderni, ricordi di giovinezza nostalgici o ironici, osservazioni sui legami trasversali che collegano il mondo della natura con quello della cultura e sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria.

Si tratta insomma di una piccola summa delle esperienze e dei pensieri extravaganti di uno degli scrittori italiani meno conformisti, ed insieme, forse al di la' delle intenzioni dell'autore, di una sommaria ma veridica autobiografia.

Si trova qui, per cosi' dire allo stato puro, la scrittura che rende inconfondibile la pagina di Levi: nitida, scarna e precisa, di radici culturali vigorose, ma accessibile a qualsiasi lettore di volonta' buona".

[Quarta di copertina della prima edizione Einaudi 1985, collana "Gli struzzi"]

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"Tra gli oggetti dell'attenzione enciclopedica di Levi, i piu' rappresentati nel volume sono le parole e gli animali. (Qualche volta si direbbe che egli tenda a fondere le due passioni in una glottologia zoologica o in una etologia del linguaggio)".

[da Italo Calvino, I due mestieri, "la Repubblica", 6 marzo 1985]

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Racconti e saggi

Racconti e saggi riunisce quindici racconti e venti saggi ed e' l'ultimo libro che Primo Levi abbia pubblicato in vita: esce nell'autunno 1986, pochi mesi dopo I sommersi e i salvati, che era apparso nella primavera dello stesso anno. Il volume fa parte di una collana denominata "Terza pagina", dedicata a raccolte di articoli dei collaboratori piu' autorevoli del quotidiano torinese "La Stampa". Su questo giornale, Levi scrisse per la prima volta nel 1959 (Monumento ad Auschwitz, 18 luglio), per poi intraprendere una collaborazione piu' regolare a partire dal 1968 (La luna e l'uomo, 27 dicembre).

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"Mi auguro che il lettore avra' indulgenza per l'estrema dispersione di temi, toni e tagli che trovera' in questa raccolta. Mi giustifico: i 'pezzi' si situano in un arco di tempo che sfiora il quarto di secolo, quello della mia quasi assoluta fedelta' alla "Stampa": e in venticinque anni cambiano molte cose, dentro e intorno a noi. Inoltre, essi risentono di un mio intrinseco libertinaggio, in parte voluto, in parte dovuto all'itinerario che il destino mi ha riservato; ho bevuto a varie fonti e ho respirato arie diverse, alcune salubri, altre piuttosto inquinate. Non me ne pento ne' me ne lagno: 'il mondo e' bello perche' e' vario', cita con la sua tipica mancanza di originalita' il protagonista di uno dei miei libri.

Prego il lettore di non andare in cerca di messaggi. E' un termine che detesto perche' mi mette in crisi, perche' mi pone indosso panni che non sono miei, che anzi appartengono ad un tipo umano di cui diffido: il profeta, il vate, il veggente. Tale non sono; sono un uomo normale di buona memoria che e' incappato in un vortice, che ne e' uscito piu' per fortuna che per virtu', e che da allora conserva una certa curiosita' per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.

Primo Levi

Ottobre 1986"

[Introduzione di Primo Levi alla prima edizione "La Stampa", 1986]

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I sommersi e i salvati

Con I sommersi e i salvati Primo Levi porta a compimento, quarant'anni dopo Se questo e' un uomo, la testimonianza e le riflessioni che animarono quel suo primo libro. Il volume, la cui stesura ha richiesto dieci anni, esce da Einaudi nella primavera del 1986; verra' rapidamente tradotto in tutto il mondo e riconosciuto come un'altissima opera sulla natura del male e sulla natura dell'uomo. Nelle sue pagine convergono le molte inquietudini che impegnarono la mente di Levi nell'ultimo periodo della sua vita: lo sbiadirsi della memoria di Auschwitz, che pare coincidere con la cancellazione della propria identita'; la mancanza di cognizioni e di memoria storica nei giovani studenti incontrati nelle scuole, i quali accolgono la sua testimonianza con scetticismo semplificatore, come una vicenda appartenente a tempi remoti; l'avvento degli storici negazionisti e revisionisti, che mettono in dubbio l'esistenza o le specificita' dello sterminio ebraico e dei Lager; infine, l'insofferenza per la retorica che irrigidisce nei rispettivi ruoli le figure delle vittime e dei carnefici.

I sommersi e i salvati e' diviso in otto capitoli, piu' una Prefazione e una Conclusione. Il primo capitolo e' dedicato alla Memoria dell'offesa, e alle sue distorsioni e lacune. Ma il fulcro del libro e' costituito dai capitoli II e III, intitolati rispettivamente La zona grigia e La vergogna. Argomenta Levi che lo spazio tra la categoria delle vittime e degli aguzzini non e' vuoto, bensi' "costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualita' ad un tempo) che e' indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana". E' un tema ingrato, questo delle forme di collusione o di acquiescenza tra vittime e oppressori: i Kapos, i Prominenten, e tutte le altre grottesche figure del privilegio nel Lager e nei ghetti ebraici, ma anche i rari gesti di spaventata pieta' da parte della popolazione civile tedesca. Levi indaga e descrive lasciando in sospeso il giudizio, ma scavando col suo bisturi verbale dentro la carne viva dei fatti. La sua indagine porta alla luce un sentimento paradossale: la "vergogna del sopravvivente", il senso di colpa del "salvato", il quale e' portato a credere di essere rimasto vivo al posto di un altro, piu' debole, piu' sfortunato e piu' onesto di lui, al quale egli ha dunque sottratto qualcosa.

I sommersi e i salvati e' tramato di questi concetti spinosi e cupi, ai quali si puo' aggiungere la nozione di "violenza inutile" cui e' dedicato il quinto capitolo. E' un libro stilisticamente compatto come una sfera e perfettamente controllato nel tono, eppure e' visibilmente perturbato dalla situazione psicologica e cognitiva alla quale deve la sua forma: e' il libro di un antropologo che include se stesso nel campo dell'indagine; e' il libro di una persona che vorrebbe dialogare con gli indifferenti, i tiepidi, gli ex carnefici, ma ne prova insieme timore e ribrezzo (si veda il capitolo conclusivo, Lettere di tedeschi); e' il libro di una persona che si sforza di ragionare, per comprenderli, con la mente dei propri aguzzini, e questo mostruoso gioco di ruolo gli procura una sofferenza insopportabile. I sommersi e i salvati deve la sua grandezza a questo, all'essere un esercizio disumano di obiettivita', un viaggio tra i morti che si trasforma in un viaggio nella propria morte.

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"'E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire'. In otto, densi capitoli Primo Levi torna sull'esperienza dei Lager nazisti per leggerla non come un fatto conchiuso, un evento imprevedibile e circoscritto, insomma un incidente della Storia, ma come una vicenda esemplare attraverso cui e' possibile capire fin dove puo' giungere l'uomo nel ruolo del carnefice e in quello della vittima.

Le domande cui Levi risponde con l'equilibrio e la lucida fermezza che siamo soliti riconoscere ai classici, investono frontalmente il nostro oggi e si propongono alle nuove generazioni, per le quali la parabola nazista si va facendo sempre piu' lontana e piu' sfumata. Quali sono le strutture gerarchiche di un sistema autoritario, e quali le tecniche per annientare la personalita' di un individuo? Quali rapporti si creano tra oppressori e oppressi? Chi sono gli esseri che abitano la 'zona grigia' della collaborazione? Come si costruisce un mostro? Era possibile capire dall'interno la logica della macchina dello sterminio? Era possibile ribellarsi ad essa? E ancora: come funziona la memoria di un'esperienza estrema? Che cosa sapevano, o volevano sapere, i tedeschi?

Levi non si limita a chiarire gli aspetti del fenomeno Lager che fino ad oggi restavano oscuri. Il suo e' anche un libro 'militante' che si batte contro ogni falsificazione e negazione della realta', contro l'inquinamento del senso etico e l'assuefazione a quella degradazione dell'umano che riempie le cronache di questi decenni. I sommersi e i salvati rappresenta un contributo importante alla fondazione di una nuova, vigile coscienza critica".

[Quarta di copertina della prima edizione Einaudi 1986, collana "Gli struzzi"]

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Opere, a cura di Marco Belpoliti

Nel 1997, il decennale della morte di Primo Levi rappresento' il culmine di un periodo d'interesse crescente intorno alla sua figura. Il risultato piu' notevole dell'annata fu questa edizione delle sue opere: due volumi a cura di Marco Belpoliti, impeccabili e riccamente annotati, che contano oltre 3.200 pagine complessive. Gli apparati comprendono un saggio introduttivo firmato da Daniele Del Giudice, una Cronologia curata da Ernesto Ferrero e una Bibliografia degli scritti e delle interviste di Levi, allestita dal curatore. I libri di Levi sono disposti in ordine cronologico con l'unica eccezione de I sommersi e i salvati, opera testamentaria collocata giustamente in ultima posizione. In appendice a ciascun volume si leggono le pagine sparse relative al periodo corrispondente (1946-1980 e 1981-1987): sono 480, tutte gia' edite; nel secondo volume trova posto, stampata in corpo minore, anche l'antologia personale La ricerca delle radici. Ricchissime le notizie sui testi, che ricostruiscono la storia di ciascuna opera di Levi e ne chiariscono il contesto, gli interlocutori, i nessi con gli altri suoi libri. Appassionante la cronistoria della redazione di Se questo e' un uomo: Belpoliti prende in esame anche le varianti tra l'edizione De Silva 1947 e quella Einaudi 1958. Quanto al testo di Del Giudice, la qualifica di "introduzione" gli calza perfettamente: e' uno scritto di servizio, al servizio di un lettore cui vada comunicata l'essenza di Levi. Questa impostazione risulta evidente fin dal principio: "Il campo di annientamento e l'operativita' sulla materia sono due dei caratteri distintivi, forse i due, per i quali questo nostro secolo ormai al passaggio sara' tramandato ai successivi. Di tali elementi Levi ebbe, per destino di biografia, esperienza piena e pieno possesso conoscitivo". Si tratta di una premessa generale che va subito al cuore della questione, rendendo indispensabili questi due volumi per chiunque voglia accostarsi in maniera non frettolosa all'opera di Primo Levi.

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Conversazioni e interviste 1963-1987, a cura di Marco Belpoliti

"La vita, i libri, il lavoro, il lager, l'ebraismo, Israele: Primo Levi si racconta in una serie di interviste e conversazioni con giornalisti, critici, ricercatori, rilasciate dal 1963 - l'anno della Tregua - al 1987.

Sono risposte che costituiscono un significativo commento dell'autore alla propria opera, che non e' soltanto quella di un testimone dall'altissima coscienza morale e civile, ma anche quella di un grande scrittore. Levi non si sottrae alle domande: spiega, precisa, discute, prolungando nelle interviste l'arte del racconto e della memoria e affrontando le questioni politiche e morali del nostro secolo con dolorosa lucidita' e forte tensione civile.

Marco Belpoliti ha ordinato e annotato le conversazioni piu' significative in cui l'uomo, il testimone, il chimico e lo scrittore si saldano mirabilmente componendo una preziosa autobiografia".

[Quarta di copertina della prima edizione Einaudi 1997, collana "Gli struzzi"]

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L'edizione inglese di questo volume e' stata curata da Marco Belpoliti e da Robert S.C. Gordon. E' uscita con il titolo The Voice of Memory. Primo Levi Interviews 1961-1987 (Polity, London 2001; edizione statunitense: The New Press, New York 2001). La scelta dei testi e la loro disposizione all'interno del volume e' diversa rispetto all'edizione italiana. Inoltre, The Voice of Memory recupera un testo di Levi che risulta a tutt'oggi la prima intervista da lui rilasciata: l'intervento a una tavola rotonda su La questione ebraica, promossa nel giugno 1961 dal mensile "Storia Illustrata".

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L'ultimo Natale di guerra, a cura di Marco Belpoliti

"I racconti scritti da Primo Levi nell'ultimo decennio della sua vita formano un libro in fieri interrotto dalla morte dello scrittore. Marco Belpoliti ne ripercorre le ragioni, consegnando ai lettori un'opera che conferma la grandezza di Levi nell'arte del racconto. Ai testi autobiografici che rievocano l'infanzia ma anche il Lager (tema mai abbandonato da Levi) si affiancano racconti di atmosfera onirico-kafkiana, racconti fantastici, racconti di animali costruiti come apologhi morali. Un doppio passo che attraversa sia i piu' inquietanti lati oscuri dell'animo umano, sia i meccanismi combinatori della natura osservati con distanziata, spesso divertita ironia".

[Risvolto della prima edizione Einaudi 2000, collana "Supercoralli"]

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L'asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987, a cura di Marco Belpoliti

"Dal 1955 al 1987, anno della sua scomparsa, Primo Levi pubblico' su giornali e riviste una serie di articoli di varia natura e occasione, che sono stati raccolti per la prima volta integralmente nell'edizione delle Opere (Einaudi, 1997). Questo volume ne ripropone un'ampia scelta, che rende ragione dei molti "mestieri" leviani: quello di testimone, di scrittore, di chimico.

La prima parte riunisce i testi dell'esperienza del Lager. Scritti vari: prefazioni, tra cui quella celebre scritta per l'autobiografia di Rudolf Hoess, l'indignata condanna del negazionismo e l'emblematico Deportati. Anniversario (1955) dove Levi lamenta la caduta di interesse sull'argomento dei campi di sterminio, mettendo in guardia contro la perdita della memoria collettiva.

Nei saggi della seconda parte si va dall'autobiografia letteraria (Lo scrittore non scrittore, Itinerario d'uno scrittore ebreo), alle recensioni, alla storia degli Ebrei italiani ed europei, fino ad approdare a scritti di esemplare rigore scientifico (L'asimmetria e la vita) e morale (L'intolleranza razziale).

Nella vastita' degli argomenti, nella coerenza delle riflessioni, nella chiarezza dello stile, queste pagine ci riconsegnano il Primo Levi appassionato e antiretorico che abbiamo da tempo imparato a riconoscere come un classico delle nostre lettere".

[Risvolto della prima edizione Einaudi 2002, collana "Gli struzzi"]

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Se questo e' un uomo - Edizione commentata a cura di Alberto Cavaglion

A venticinque anni dalla sua scomparsa, Primo Levi e' tradotto in almeno 41 lingue in tutto il mondo, ed e' considerato uno scrittore a pieno titolo, oltre che un testimone cardinale della Shoah. Il suo libro di esordio, Se questo e' un uomo, pubblicato nel 1947 e poi, con aggiunte, nel 1958, e' considerato ovunque un classico della letteratura testimoniale nonche' della letteratura senza aggettivi. Se ne aspettava percio' una edizione commentata, che dalle sue pagine facesse emergere la ricchezza di rimandi letterari, filosofici, antropologici, religiosi, figurativi che esse contengono, e che possono sfuggire anche al lettore piu' attento. Il compito e' stato affidato a uno studioso, Alberto Cavaglion, che non solo ha avuto la fortuna di frequentare Primo Levi in gioventu', ma che nel corso di oltre vent'anni di studio ha meditato, si puo' dire, ogni parola di Primo Levi: e, con quelle parole, le loro radici profonde e le loro piu' lontane implicazioni.

Promossa dal Centro internazionale di studi Primo Levi, pubblicata dall'editore Einaudi di Torino, l'edizione commentata di Se questo e' un uomo a cura di Cavaglion segna una data nel campo degli studi su Levi e - piu' in generale - degli studi sulla letteratura contemporanea, non solo italiana. Un classico viene offerto a una lettura piena, a una piena attenzione. Cavaglion ci offre le parole di Primo Levi accompagnandole con le loro fonti letterarie, filosofiche, religiose, figurative, e con il modo di stare al mondo - di testimoniarlo, di descriverlo, di capirlo - che attraverso quelle parole ha trovato espressione. Il suo commento e' stato costruito in stretta collaborazione con il Centro studi Primo Levi, che ha allestito gli apparati e gli indici del volume affidandoli a Daniela Muraca. L'apparato comprende un indice dei nomi e dei luoghi, un indice delle fonti, un indice delle altre opere di Primo Levi menzionate nel commento.

Se nella poesia da lui collocata in epigrafe a Se questo e' un uomo Levi scrisse il verso "Vi comando queste parole", Alberto Cavaglion lo potrebbe parafrasare, con umilta' ma anche con orgoglio, cosi': "Vi restituisco queste parole".

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"Il mio commento all'opera e' stato concepito come un umile lavoro di servizio, volto soprattutto a scavare, da una parte, dentro la ricca miniera letteraria dalla quale provengono molte parole, molte espressioni di Se questo e' un uomo: una miniera in cui il minerale-Dante sta accanto alla gemma-Baudelaire, per fare un solo esempio della diversita' fra i materiali. Per un altro verso, questo commento esplora le relazioni che intercorrono fra le strutture linguistico-grammaticali (per esempio, i frequentissimi ossimori e, soprattutto, le ripetute congetture, i molti periodi ipotetici) e una visione del mondo che si presenta 'nemica di ogni infinito', affascinata ma al tempo stesso sospettosa sia di fronte all'estremo dei demoni e dei degeneri, sia di fronte all'altro estremo dei martiri e dei santi".

Dalla Presentazione di Alberto Cavaglion.

 

5. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI JANE AUSTEN, FERNANDA PIVANO, NELSON MANDELA, ADELAIDE TAMBO

 

Ricorre oggi, 18 luglio, l'anniversario della scomparsa di Jane Austen (16 dicembre 1775 - 18 luglio 1817), l'anniversario della nascita di Fernanda Pivano (18 luglio 1917 - 18 agosto 2009), l'anniversario della nascita di Nelson Mandela (18 luglio 1918 - 5 dicembre 2013), l'anniversario della nascita di Adelaide Tambo (18 luglio 1929 - 31 gennaio 2007). Tutte persone che hanno dato un luminoso contributo alla difesa ed alla promozione della dignita' umana, alla liberazione dell'umanita', al bene comune, alla bellezza del mondo.

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Nel ricordo di Jane Austen, Fernanda Pivano, Nelson Mandela, Adelaide Tambo, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 26 del 18 luglio 2015

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, centropaceviterbo at outlook.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/