[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 327



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 327 del 12 luglio 2015

 

In questo numero:

1. Una proposta di azione contro il razzismo

2. Peppe Sini: Un fatto personale, anche

3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

4. In memoria di Erasmo da Rotterdam, di Henry David Thoreau, di Guenther Anders, di Nicola Chiaromonte

 

1. INIZIATIVE. UNA PROPOSTA DI AZIONE CONTRO IL RAZZISMO

 

E' necessario e urgente un impegno contro il razzismo in Italia. Ed invero vi sono gia' molte iniziative in corso. Quella che vorremmo proporre potrebbe essere agevole da condurre e produrre qualche risultato.

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Un ragionamento

Due sono gli obiettivi: il primo: ottenere, se possibile, risultati limitati ma concreti che vadano nella direzione del riconoscimento dei diritti fondamentali per il maggior numero possibile di esseri umani almeno nel nostro paese; il secondo: contrastare con le nostre voci e la nostra azione il discorso e la prassi dominanti, che sono il discorso e la prassi dei dominatori razzisti e schiavisti, dei signori della guerra e della barbarie.

L'idea e' di provare ad attivare alcune risorse istituzionali per contrastare il razzismo istituzionale.

La proposta e' di premere sui Comuni e sul Parlamento con una progressione degli obiettivi.

Alcuni provvedimenti - quelli che proponiamo ai Comuni - sono agevolmente ottenibili se si creano localmente dei gruppi (persone, associazioni, rappresentanze istituzionali...) capaci di premere nonviolentemente in modo adeguato e con la necessaria empatia e perseveranza; e sono agevolmente ottenibili perche' molti Comuni d'Italia li hanno gia' deliberati e realizzati, e quindi nulla osta in via di principio al fatto che altri Comuni li adottino a loro volta.

Le cose che chiediamo al Parlamento sono meno facilmente ottenibili, ma la nostra voce puo' comunque contribuire se non altro a suscitare una riflessione, a promuovere la coscientizzazione, a spostare i rapporti di forza, ad opporsi a ulteriori violenze smascherando la disumanita' delle scelte razziste e indicando cio' che invece sarebbe bene fare.

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Un metodo

Noi suggeriremmo a chi ci legge e condivide questa proposta di cominciare scrivendo di persona agli amministratori comunali ed ai parlamentari; poi proponendo ad altre persone di fare altrettanto; poi se possibile coinvolgendo anche associazioni e media ed attraverso essi sensibilizzando e coinvolgendo altre persone ancora; poi chiedendo incontri con i rappresentanti istituzionali; e perseverando.

Non vediamo bene un'iniziativa piramidale con un "coordinamento nazionale" e le modalita' burocratiche che ne conseguono. Preferiremmo un'iniziativa policentrica, in cui ogni persona possa agire da se', e meglio ancora con le persone con cui sente un'affinita', e meglio ancora se si riesce ad organizzare un coordinamento locale, ma tra pari e senza deleghe ed in cui le decisioni si prendono con la tecnica nonviolenta del metodo del consenso.

Una sola condizione poniamo come preliminare e ineludibile: la scelta della nonviolenza.

Proponiamo di cominciare e vedere cosa viene fuori. Comunque non sara' tempo sprecato.

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Ed ecco le proposte:

1. Quattro richieste ai Comuni:

1.1. affinche' il sindaco - qualora non lo abbia gia' fatto - informi, inviando loro una lettera, tutte le persone straniere diciottenni residenti o domiciliate nel territorio del Comune che siano nate in Italia ed in Italia legalmente residenti senza interruzioni fino al compimento del diciottesimo anno di eta', che la vigente legislazione prevede che nel lasso di tempo tra il compimento del diciottesimo ed il compimento del diciannovesimo anno di eta' hanno la possibilita' di ottenere la cittadinanza italiana facendone richiesta davanti all'Ufficiale di Stato Civile del Comune di residenza con una procedura alquanto piu' semplice, rapida e meno dispendiosa di quella ordinaria per tutte le altre persone aventi diritto;

1.2. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - attribuisca la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunita' locale ha una relazione significativa e quindi impegnativa (ovvero a) tutte le bambine e tutti i bambini nate e nati nel territorio comunale da genitori non cittadini italiani; b) tutte le bambine e tutti i bambini non cittadine e cittadini italiani che vivono nel territorio comunale; c) tutte le bambine e tutti i bambini i cui genitori non cittadini italiani vivono nel territorio comunale ed intendono ricongiungere le famiglie affinche' alle bambine ed ai bambini sia riconosciuto il diritto all'affetto ed alla protezione della propria famiglia, ed affinche' i genitori possano adeguatamente adempiere ai doveri del mantenimento e dell'educazione delle figlie e dei figli);

1.3. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la "Consulta comunale delle persone straniere residenti nel Comune";

1.4. affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la presenza in Consiglio Comunale dei "consiglieri comunali stranieri aggiunti".

2. Quattro richieste al Parlamento:

2.1. affinche' legiferi il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti;

2.2. affinche' legiferi l'abolizione dei Cie e di tutte le forme di detenzione di persone che non hanno commesso reati;

2.3. affinche' legiferi l'abolizione di tutte le ulteriori misure palesemente razziste ed incostituzionali purtroppo tuttora presenti nell'ordinamento;

2.4. affinche' legiferi il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani di giungere in modo legale e sicuro in Italia.

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Naturalmente

Sono naturalmente disponibili alcuni modelli di lettera (e molti materiali di riferimento) per ognuno di questi punti, che chi vuole prender parte all'iniziativa puo' riprodurre e adattare.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: UN FATTO PERSONALE, ANCHE

 

Circa trent'anni fa coordinai per l'Italia una campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Ed una delle cose che costantemente ricordavo a tutti gli interlocutori era che l'apartheid non era un residuo archeologico di un medioevo ormai definitivamente superato, ma un modello di organizzazione sociale, economica e politica che i poteri dominanti avrebbero cercato di imporre su scala planetaria. E la lotta del movimento antiapartheid in Sudafrica era decisiva per l'umanita' intera. E quindi a chi chiedeva perche' dovevamo essere solidali con quella lotta all'altro capo del mondo rispondevo semplicemente che non eravamo noi che aiutavamo Mandela: erano Mandela e i suoi compagni e le sue compagne che lottavano anche per la nostra liberta', che lottavano per tutta l'umanita'.

Poi Mandela vinse, e con lui vinse l'umanita' intera. E tutti se ne accorsero e ne gioirono. Tutti dopo la sua vittoria gli hanno reso omaggio e lo hanno riconosciuto come simbolo della lotta per la dignita' umana, come la piu' grande guida politica dell'umanita' nella seconda meta' del XX secolo.

In Sudafrica il regime dell'apartheid fu abbattuto dalla lotta di un intero popolo guidato con saggezza, con lungimiranza, con empatia, con la forza dell'esempio, da persone come Nelson Mandela, i suoi compagni, le sue compagne.

Una persona, un voto. Il potere al popolo. Vi e' una sola umanita'.

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Quando mori' Primo Levi, che a quella campagna di solidarieta' con Nelson Mandela aveva dato la sua adesione - ed il suo nome era il primo che facevamo negli incontri e nelle manifestazioni in cui illustravamo l'iniziativa: poiche' al mondo non c'era persona piu' autorevole di Primo Levi, la cui parola era da tutti riconosciuta veritiera, e quando parlava era la voce dell'umanita' intera che parlava - organizzai a Viterbo un convegno di studi in sua memoria. Tra le relatrici ed i relatori di quell'incontro vi erano personalita' illustri dell'antifascismo, sopravvissuti della deportazione, testimoni luminosi dell'umana dignita'; vorrei ricordarli una per una, uno per uno, quelle maestre e quei maestri che hanno illuminato la mia vita e sono ormai in gran parte defunti, ma qui diro' solo della relazione di Ernesto Balducci che disse parole che fecero piangere di commozione l'intero uditorio e ancora una volta ci invitava alla lotta, come ci invitava ancora alla lotta Primo Levi nell'ultima opera sua, I sommersi e i salvati, nelle cui conclusioni e' una frase che non ho piu' dimenticato: "E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo".

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Ormai sono un vecchio, un vecchio compagno, fedele all'insegnamento dei miei antichi maestri, e alla loro memoria che ancora rischiara i miei giorni.

E poiche' quegli antichi maestri ora non sono piu' vivi, credo di dover continuare anch'io la loro lotta, la lotta per la buona causa, la lotta per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano, la lotta per la liberazione dell'umanita' da tutte le menzogne, da tutte le oppressioni, da tutte le violenze.

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E in primo luogo qui ed ora devo lottare contro l'oppressione razzista e schiavista nel paese in cui vivo, contro la politica guerriera e violatrice dei diritti umani dello stato in cui vivo.

In primo luogo devo denunciare e contrastare il razzismo istituzionale, criminale e criminogeno, che in flagrante violazione della Costituzione della Repubblica (cosi' come della Dichiarazione universale dei diritti umani) opprime le persone migranti, favoreggia la violenza mafiosa e schiavista che le sfrutta brutalmente, consente che esse siano sistematicamente vessate e fin uccise, e' corresponsabile della strage in corso nel Mediterraneo negando agli innocenti in fuga dalla fame e dall'orrore di giungere in Italia in modo legale e sicuro. Devo denunciare la scellerata infamia dell'immane sperpero di risorse pubbliche a fini di morte: giacche' lo stato italiano ogni giorno dissipa 72 milioni di euro (ogni giorno, 72 milioni di euro al giorno) per le spese militari ed armiere, ovvero per strutture e strumenti il cui scopo fondamentale e' la guerra, che sempre e solo consiste nell'uccidere gli esseri umani.

E devo denunciare e contrastare l'ideologia razzista che viene diffusa da propagandisti che trovano complicita' scandalose in pressoche' tutti i mass-media.

Non mi illudo di poter fare molto, ma quello che posso devo pur farlo. E quello che posso e' invitare le persone che come me pensano che ogni essere umano e' diverso dall'altro e proprio per questo tutte le persone sono eguali in dignita' e diritti, tutte hanno diritto alla vita, al rispetto, alla solidarieta', tutte fanno parte dell'unica umanita' vivente - e vissuta, e ventura - in quest'unico mondo anch'esso vivente, casa comune dell'umanita' intera; invitarle ad agire insieme - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per contrastare il razzismo e la guerra, per salvare le vite, per difendere la legalita' costituzionale, per difendere la democrazia, per difendere la nostra comune umanita'.

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Le quattro proposte che il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo propone a chi concorda con noi di inviare ai Comuni costituiscono azioni positive, buone pratiche, che ogni Comune d'Italia puo' agevolmente adottare giacche' centinaia e centinaia di Comuni d'Italia lo hanno gia' fatto.

Le quattro richieste che proponiamo di inviare ai parlamentari (ed ogni persona o associazione scelga a quali) serviranno se non altro a coscientizzare i legislatori ed a contrastare la propaganda razzista e schiavista cui essi rischiano di esser subalterni ovvero rassegnati o peggio complici - e subalterne al razzismo, ed esplicitamente complici, le maggioranza parlamentari susseguitesi nelle ultime legislature lo sono state indubitabilmente, altrimente non sarebbero ancora vigenti misure ignobili e sciagurate come ad esempio la detenzione di innocenti in campi di concentramento, o la scelta abominevole di costringere le vittime innocenti in fuga dall'inferno a mettersi nelle grinfie dei poteri criminali per poter giungere nel nostro paese - costrette: poiche' lo stato italiano (violando de facto il diritto d'asilo affermato de jure nell'articolo 10 della Costituzione) nega loro il diritto di giungere qui in modo legale e sicuro.

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Di questo orrore non posso, non voglio essere complice. E come me credo la maggioranza della popolazione italiana. Facciamo valere la legalita' costituzionale, facciamo valere il principio democratico, facciamo valere la coscienza e la ragione che sono in ogni essere umano.

Cessi la violenza razzista e schiavista, guerriera e stragista.

Otteniamo dai Comuni provvedimenti che immediatamente promuovano la democrazia e difendano i diritti umani delle persone innocenti ed inermi oggi vilmente e brutalmente sfruttate e perseguitate nel nostro paese.

Otteniamo dal Parlamento l'abolizione delle mostruose, illegali misure razziste scandalosamente, illecitamente imposte e mantenute da chi ha governato e governa il nostro paese.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

L'indifferenza e' complicita' coi carnefici.

Il primo dovere e' salvare le vite.

 

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

4. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI ERASMO DA ROTTERDAM, DI HENRY DAVID THOREAU, DI GUENTHER ANDERS, DI NICOLA CHIAROMONTE

 

Ricorre oggi, 12 luglio, l'anniversario della morte di Erasmo da Rotterdam (Rotterdam, 27 ottobre 1466 o 1469 - Basilea, 12 luglio 1536), l'anniversario della nascita di Henry David Thoreau (Concord, 12 luglio 1817 - 6 maggio 1862), l'anniversario della nascita di Guenther Anders (Breslavia, 12 luglio 1902 - Vienna, 17 dicembre 1992) e l'anniversario della nascita di Nicola Chiaromonte (Rapolla, 12 luglio 1905 - Roma, 18 giugno 1972), quattro dei piu' grandi maestri della nonviolenza in cammino.

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Nacque Erasmo tra il 1466 e il 1469 da genitori non uniti in matrimonio, fanciullo frequenta a Deventer una scuola dei Fratelli della Vita Comune; nel 1479 la peste uccide la madre, poi il padre; spinto dai tutori Erasmo entra nel convento di Steyn, presso Gouda, e abbraccia la vita religiosa. Negli anni di Steyn studia alacremente e si segnala come latinista. Nel 1492 e' ordinato prete. Nel 1492 lascia Steyn per entrare al servizio di Enrico di Berghes, vescovo di Cambrai. Nel 1495 ottiene di andare a studiar teologia a Parigi, l'anno dopo lascia il collegio Montaigu e si guadagna da vivere facendo il precettore. La sua sara' una vita di andirivieni per l'Europa, con prevalente residenza nell'area tra Lovanio, Basilea e Friburgo, ma con fondamentali protratti soggiorni in Inghilterra, ed un operoso viaggio in Italia. Nel 1499 compie il suo primo soggiorno in Inghilterra, e vi conosce Thomas More e John Colet. Nel 1500 a Parigi pubblica la prima edizione degli Adagia; nel 1501 pubblica il De Officiis di Cicerone ed inizia cosi' la sua fondamentale attivita' di editore di classici; nello stesso anno studia il greco. Nel 1502 muore Enrico di Berghes, Erasmo va a Lovanio. Nel 1503 pubblica l'Enchiridion militis christiani, nel 1504 il Panegyricus ad Philippum Austriae ducem (uno dei primi importanti testi pacifisti di Erasmo); nel 1505 edita le Annotazioni sul Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, compie il suo secondo soggiorno in Inghilterra. Dal 1505 al 1509 e' in Italia: a Venezia presso Aldo Manuzio svolge un'attivita' editoriale cospicua. Lasciando l'Italia medita l'Elogio della follia, che pubblichera' nel 1511 dedicandola a Thomas More. Dal 1509 al 1514 e' perlopiu' in Inghilterra. Nel 1513 muore Giulio II, e viene pubblicato il libello Julius exclusus e coelis, violento attacco alla figura del papa-guerriero: un testo attribuito ad Erasmo, sebbene egli sempre abbia negato di esserne autore. Nel 1514 e' a Basilea ed inizia il sodalizio editoriale con lo stampatore ed amico Johann Froben. E presso Froben nel 1515 pubblica tra l'altro un'edizione di Seneca. Nel 1516 pubblica la prima edizione critica del Nuovo Testamento. Inizia anche a pubblicare raccolte del suo epistolario. Nel 1516 gli viene attribuita la carica onoraria di consigliere di Carlo d'Asburgo (il futuro imperatore Carlo V, che gia' nel corso dell'anno diverra' re di Spagna), e pubblica l'Institutio principis christiani. Sempre quest'anno pubblica la sua edizione dell'Opera omnia di Girolamo, e un'edizione della Grammatica institutio di Teodoro di Gaza. Pubblicazione dell'Utopia di Thomas More. Nel 1517 (che e' anche l'anno delle novantacinque Tesi di Lutero) pubblica la Querela Pacis, Carlo si trasferisce in Spagna ma Erasmo non lo segue. Dal 1517 al 1522 sara' prevalentemente a Lovanio. Nel 1518 pubblica tra l'altro l'Encomium matrimonii. Nel 1519 pubblica la seconda edizione del Nuovo Testamento, un'edizione di Cipriano, ed esce un'edizione delle Familiarum colloquiorum formules, che diverranno i Colloquia; Carlo viene eletto imperatore. Muore John Colet. Nel 1520 pubblica gli Antibarbari. E' l'anno della bolla papale Exurge Domine, che Lutero da' pubblicamente alle fiamme. Nel 1521 pubblica il De contemptu mundi. Nel 1522 si trasferisce da Lovanio a Basilea; viene pubblicata da Froben la prima edizione autorizzata dei Colloquia, la terza edizione del Nuovo Testamento, vari altri lavori (tra cui l'edizione di Arnobio). Nel 1523 alle edizioni e commenti di testi neotestamentari e patristici (Ilario) aggiunge anche le Tuscolane di Cicerone (e nel 1525 l'Historia Naturalis di Plinio il Vecchio). Declina l'invito di Francesco I a trasferirsi in Francia. Nel 1524 esce il Libero arbitrio cui Lutero replichera' col Servo arbitrio, al quale Erasmo rispondera' con l'Hyperaspistes nel '26. Sempre nel '26 pubblica l'Institutio matrimonii christiani e l'edizione di Ireneo. Nel 1527 la quarta edizione del Nuovo Testamento e l'edizione delle opere di Ambrogio. E' l'anno del sacco di Roma. Nel 1528 pubblica il Ciceronianus. Nel 1529 pubblica il De pueris statim ac liberaliter instituendis, e l'Opera omnia di Agostino. Dal 1529 al 1533 e' prevalentemente a Friburgo. Nel '30 cura l'edizione di Giovanni Crisostomo e pubblica la sua Consultatio de bello turcis inferendo. Nel '31 edizione di Aristotele, Livio, Gregorio Nazianzeno, e Paraphrasis in Elegantias L. Vallae. Nel '32 edizioni di Demostene e Terenzio. Nel '33 pubblica la De sarcienda Ecclesiae concordia. Nel 1534 la Preparazione alla morte. Nel 1535 a Basilea, quinta edizione del Nuovo Testamento. Decapitazione di Thomas More, imprigionato l'anno prima. Erasmo rifiuta l'offerta del cappello cardinalizio. Nel 1536 cura l'edizione di Origene. Muore a Basilea tra l'11 e il 12 luglio. Una bibliografia orientativa: I. Le opere di Erasmo. L'opera omnia di Erasmo si legge ancora nell'edizione di Leida (Lugduni Batavorum) del 1703-1706 a cura di Jean Leclerc (Joannes Clericus), ristampata nel 1961 a Hildsheim. Dal 1969 e' in corso ad Amsterdam l'edizione critica, di cui sono gia' usciti vari volumi. Il monumentale e fondamentale epistolario di Erasmo e' stato edito da P. S. Allen e collaboratori e prosecutori ad Oxford tra il 1906 e il 1958. II. Alcune opere di Erasmo disponibili in italiano. Per la Querela Pacis segnaliamo le edizioni curate da Luigi Firpo (Erasmo, Il lamento della pace, Utet, Torino 1967; poi Tea, Milano); da Franco Gaeta (Erasmo, Contro la guerra, Japadre, L'Aquila 1968, che reca anche il Dulce bellum inexpertis); da Eugenio Garin (nella sezione di testi erasmiani inclusa nella sua monografia Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988, di cui diremo piu' avanti). Ovviamente quasi non c'e' casa editrice, grande o piccola, che non abbia pubblicato l'Elogio della follia, sovente arricchito da perspicue introduzioni e prefazioni di preclari studiosi. Dall'edizione a cura di Benedetto Croce per Laterza (Elogio della pazzia e Dialoghi, Laterza, Bari 1914), a quella a cura di Tommaso Fiore per Einaudi (Elogio della pazzia, Einaudi, Torino 1943), a quella a cura di Eugenio Garin (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, Serra e Riva, Milano 1984, poi Mondadori, Milano 1992) ad innumerevoli altre: tra le recenti segnaliamo quella di Luca D'Ascia con un saggio di Bainton, per Rizzoli. Dei Colloquia dopo la traduzione parziale di Gian Piero Brega (Erasmo, I colloqui, Feltrinelli, Milano 1959, poi in edizione rivista 1967; e adesso Garzanti, Milano 2000) finalmente e' stata pubblicata una traduzione integrale con testo a fronte: Erasmo da Rotterdam, Colloquia, Einaudi, Torino 2002 (progetto editoriale e introduzione di Adriano Prosperi, traduzione, cura e apparati di Cecilia Asso). Degli Adagia segnaliamo la pregevole edizione di un piccolo ma prezioso saggio di essi a cura di Silvana Seidel Menchi: Erasmo, Adagia. Sei saggi politici in forma di proverbi, Einaudi, Torino 1980. Una segnalazione particolare vogliamo fare anche per L'Institutio principis christiani, nella traduzione italiana a cura di Margherita Isnardi Parente: Erasmo da Rotterdam, L'educazione del principe cristiano, Morano, Napoli 1977. Va letto anche almeno il Libero arbitrio nell'utile edizione a cura di Roberto Jouvenal: Erasmo, Il libero arbitrio (testo integrale); Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), Claudiana, Torino 1969, seconda edizione del 1973. Una nuova edizione del solo testo erasmiano (ma con una prefazione di Sergio Quinzio) e' nella traduzione di Italo Pin: Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1989. Ovviamente vari altri testi di Erasmo sono disponibili in traduzione italiana. E' opportuno avvertire che sovente gli apparati critici e informativi che accompagnano le traduzioni italiane dei testi erasmiani sono assai approssimativi. III. Alcune opere su Erasmo. Chiunque si accosti alla letteratura critica novecentesca su Erasmo non puo' non notare la presenza tra i suoi studiosi di un elevato numero di persone che hanno dato  buona prova di se' nell'opporsi al fascismo: scorrendo i nomi dei traduttori, dei curatori, degli autori di studi e ricerche erasmiane trovi alcune delle figure piu' nitide ed alte dell'antifascismo e della Resistenza. Pensiamo che non avvenga per caso. Ed anche se in questa nota non citiamo che pochi autori di contributi maggiori, vorremmo qui idealmente ricordarli tutti, con ammirazione ed affetto. Tra le principali monografie disponibili in italiano che ricostruiscono vita, personalita', riflessione ed opera di Erasmo segnaliamo particolarmente le seguenti: Johan Huizinga, Erasmo, Einaudi, Torino 1941 (piu' volte ristampata); Roland H. Bainton, Erasmo della Cristianita', Sansoni, Firenze 1970; Pierre Mesnard, Erasmo, Accademia Sansoni, Milano 1971; Cornelis Augustijn, Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera, Morcelliana, Brescia 1989; Leon E. Halkin, Erasmo, Laterza, Roma-Bari 1989. Fondamentale e' anche Hugh R. Trevor-Roper, Protestantesimo e trasformazione sociale, Laterza, Bari 1969 e piu' volte ristampato; il primo saggio del volume e' specifico su Erasmo, ma - scrive l'autore nella prefazione all'edizione italiana, e dice bene - "la figura e le idee di Erasmo dominano il libro. Se questi saggi, come spero, hanno una loro unita', mi sembra che il filo conduttore sia appunto la sconfitta delle prospettive aperte da Erasmo". Su Erasmo e la pace cfr. Eugenio Garin, Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1988 (che reca anche i seguenti testi erasmiani: il Dulce bellum inexpertis, dagli Adagia; la Querela Pacis; e tre testi dai Colloquia: la Confessio militis, Militis et Cartusiani, il Charon). Per una puntuale collocazione di Erasmo nella tradizione (ed alle radici) del pensiero pacifista moderno si veda anche l'eccellente antologia a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983. Per la bibliografia cfr. (in francese) gli ottimi lavori specifici di Jean-Claude Margolin. Su Erasmo e l'erasmismo fondamentali sono gli studi di Augustin Renaudet, Marcel Bataillon, e per l'Italia Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino 1987. Su Erasmo e l'Italia cfr. anche i classici studi (che non ci risulta siano stati tradotti in italiano) di P. De Nolhac, Erasme en Italie. Etude sur un episode de la Renaissance, Paris 1888; ed Augustin Renaudet, Erasme et l'Italie, Geneve 1954, nuova ed. 1998. Vari studiosi italiani nel corso degli ultimi decenni hanno dedicato ad Erasmo studi talvolta perspicui, rinunciamo a darne qui un elenco rinviando alle bibliografie contenute nei volumi sopra segnalati. Degli autori gia' citati vorremmo ricordare altri libri a nostro parere utili a lumeggiare le premesse, il contesto o l'eredita' erasmiana: di Johan Huzinga cfr. anche L'autunno del Medioevo (Sansoni) e La civilta' olandese del Seicento (Einaudi); di Pierre Mesnard si veda anche almeno l'eccellente Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll., Laterza, Bari 1963-1964; di Eugenio Garin e di Ernesto Balducci si dovrebbero ricordare qui innumerevoli opere, basti aver reso omaggio ai loro nomi di maestri. (Una minima nota di aggiornamento bibliografico del 2005: La notizia biobibliografica su Erasmo che precede integrava l'introduzione di Peppe Sini a una traduzione italiana della Querela Pacis pubblicata dalla casa editrice Multimage a Firenze nel 2002. Ovviamente la bibliografia dovrebbe essere aggiornata; tra vari altri utili volumi apparsi negli ultimi anni in Italia ricordiamo almeno: Erasmo da Rotterdam, Pace e guerra, Salerno Editrice, Roma 2004, a cura di  Italo Francesco Baldo - quattro classici testi erasmiani: la Oratio de pace, la Querela  Pacis, il De bello Turcis inferendo, la Precatio pro pace Ecclesiae -; Erasmo da Rotterdam, Per una libera educazione, Rizzoli, Milano 2004, a cura di Luca D'Ascia; Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace, Rizzoli, Milano 2005, a cura di Federico Cinti, e con un saggio di Jean-Claude Margolin).

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Henry David Thoreau e' nato a Concord il 12 luglio 1817 ed a Concord e' deceduto il 6 maggio 1862, grande pensatore libertario americano, obiettore di coscienza alla guerra, antirazzista ed antischiavista, precursore dei movimenti ecologisti e nonviolenti, fu autore di opere fondamentali come Walden ovvero la vita nei boschi e La disobbedienza civile. Tra le opere di Henry David Thoreau: Walden and other writings, Bantam Books, New York 1962, 1981; tra le traduzioni italiane: Walden ovvero la vita nei boschi, Rizzoli, Milano 1964; Walden ovvero la vita nei boschi e il saggio La disobbedienza civile, Neri Pozza, 1958, Mondadori, Milano 1970, 1977; La disobbedienza civile. Vita senza principi, Demetra, Bussolengo (Vr) 1995; La disobbedienza civile. Apologia per John Brown, Rcs, Milano 2010. Con la figura, l'opera e la riflessione di Thoreau si sono confrontati e su di lui e su di esse hanno scritto impegnative considerazioni pressoche' tutti gli studiosi del pensiero libertario e della nonviolenza (oltre agli storici della letteratura e della cultura nordamericana, di cui e' un classico).

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Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern, "anders" significa "altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non comparire col suo vero cognome) e' nato a Breslavia il 12 luglio 1902, figlio dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in filosofia nel 1925. Costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabili' a Vienna. E' scomparso a Vienna il 17 dicembre 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, e' uno dei maggiori filosofi contemporanei; e' stato il pensatore che con piu' rigore e concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell'umanita' nell'epoca delle armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana; insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e ad altre e altri, certo), e' tra gli ineludibili punti di riferimento del nostro riflettere e del nostro agire. Tra le opere di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961; La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude Eatherly e di Guenther Anders, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (col titolo: Il pilota di Hiroshima ovvero: la coscienza al bando); L'uomo e' antiquato, vol. I (sottotitolo: Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale), Il Saggiatore, Milano 1963, poi Bollati Boringhieri, Torino 2003; L'uomo e' antiquato, vol. II (sottotitolo: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale), Bollati Boringhieri, Torino 1992, 2003; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra, Milano 1990; Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991; Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995; Stato di necessita' e legittima difesa, Edizioni Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1997. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo, Ferrara 1989; Uomo senza mondo, Spazio Libri, Ferrara 1991; Patologia della liberta', Palomar, Bari 1993; Amare, ieri, Bollati Boringhieri, Torino 2004; L'odio e' antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Discesa all'Ade, Bollati Boringhieri, Torino 2008. In rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunita'", "Linea d'ombra", "Micromega". Opere su Guenther Anders: cfr. ora la bella monografia di Pier Paolo Portinaro, Il principio disperazione. Tre studi su Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; singoli saggi su Anders hanno scritto, tra altri, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Umberto Galimberti; tra gli intellettuali italiani che sono stati in corrispondenza con lui ricordiamo Cesare Cases e Renato Solmi.

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Nicola Chiaromonte, nato nel 1905, scomparso nel 1972, scrittore e saggista. Antifascista, nel '34 e' esule a Parigi, nel '36 combatte in Spagna, dopo l'esilio francese ed americano torna in Italia nel 1953 e fonda con Silone la rivista "Tempo presente"; scrive anche sul "Mondo" e sull'"Espresso". Opere di Nicola Chiaromonte: La sua produzione resto' sparsa su riviste, in vita pubblico' due soli volumi: La situazione drammatica (1959), Credere e non credere (1971); dopo la morte sono stati pubblicati negli anni '70 altri volumi: Scritti sul teatro; Scritti politici e civili; Silenzio e parole (scritti filosofici e letterari). Negli ultimi anni altri volumi sono apparsi, in particolare segnaliamo Il tarlo della coscienza, Il Mulino, Bologna 1992; Credere e non credere, Il Mulino, Bologna 1993; Lettere agli amici di Bari, Schena, 1995; Che cosa rimane. Taccuini (1955-1971), Il Mulino, Bologna 1995; Le verita' inutili, L'Ancora del Mediterraneo, Napoli 2001. Opere su Nicola Chiaromonte: Gino Bianco, Nicola Chiaromonte e il tempo della malafede, Lacaita, Manduria-Roma-Bari 1999.

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Nel ricordo di Erasmo da Rotterdam, di Henry David Thoreau, di Guenther Anders, di Nicola Chiaromonte, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 327 del 12 luglio 2015

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