[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 719
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- Date: Wed, 24 Jun 2015 07:24:44 +0200 (CEST)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Numero 719 del 24 giugno 2015
In questo numero:
1. In memoria di Bianca Guidetti Serra, nel primo anniversario della scomparsa
2. Lettera enciclica "Laudato si'" di papa Francesco sulla cura della casa comune. Capitolo secondo: Il vangelo della creazione
1. MAESTRE. IN MEMORIA DI BIANCA GUIDETTI SERRA, NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA
Ricorre oggi, 24 giugno, l'anniversario della scomparsa di Bianca Guidetti Serra.
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Bianca Guidetti Serra, impegnata nella Resistenza, avvocato, parlamentare. E' stata una delle figure piu' autorevoli della vita democratica italiana. Nata a Torino il 19 agosto 1919, e' deceduta a Torino il 24 giugno 2014. Dal sito della casa editrice Einaudi riprendiamo il seguente breve profilo: "Bianca Guidetti Serra ha svolto l'attivita' di avvocato penalista dal 1947 al 2001 (oltre all'impegno, a fianco del sindacato, in molteplici cause di lavoro, come nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei piu' deboli, minori e carcerati). E' stata parlamentare nella decima legislatura (1987-91) e per vari anni consigliere comunale a Torino". Opere di Bianca Guidetti Serra: Felicita' nell'adozione, Ferro, Milano 1968; (con Francesco Santanera), Il paese dei Celestini, Einaudi, Torino 1973; Compagne, Einaudi, Torino 1977; Le schedature Fiat, Rosenberg & Sellier, Torino 1984; Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea d'ombra, Milano 1994; Bianca la rossa, Einaudi, Torino 2009.
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Nel ricordo di Bianca Guidetti Serra proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione da tutte le oppressioni.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. TESTI. LETTERA ENCICLICA "LAUDATO SI'" DI PAPA FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE. CAPITOLO SECONDO: IL VANGELO DELLA CREAZIONE
[Dal sito http://w2.vatican.va riprendiamo il capitolo secondo (nn. 62-100) della versione italiana della lettera enciclica del 24 maggio 2015 "Laudato si'" di papa Bergoglio]
62. Perche' inserire in questo documento, rivolto a tutti le persone di buona volonta', un capitolo riferito alle convinzioni di fede? Sono consapevole che, nel campo della politica e del pensiero, alcuni rifiutano con forza l'idea di un Creatore, o la ritengono irrilevante, al punto da relegare all'ambito dell'irrazionale la ricchezza che le religioni possono offrire per un'ecologia integrale e per il pieno sviluppo del genere umano. Altre volte si suppone che esse costituiscano una sottocultura che dev'essere semplicemente tollerata. Tuttavia, la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realta', possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe.
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I. La luce che la fede offre
63. Se teniamo conto della complessita' della crisi ecologica e delle sue molteplici cause, dovremmo riconoscere che le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realta'. E' necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all'arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualita'. Se si vuole veramente costruire un'ecologia che ci permetta di riparare tutto cio' che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza puo' essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio. Inoltre la Chiesa Cattolica e' aperta al dialogo con il pensiero filosofico, e cio' le permette di produrre varie sintesi tra fede e ragione. Per quanto riguarda le questioni sociali, questo lo si puo' constatare nello sviluppo della dottrina sociale della Chiesa, chiamata ad arricchirsi sempre di piu' a partire dalle nuove sfide.
64. D'altra parte, anche se questa Enciclica si apre a un dialogo con tutti per cercare insieme cammini di liberazione, voglio mostrare fin dall'inizio come le convinzioni di fede offrano ai cristiani, e in parte anche ad altri credenti, motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle piu' fragili. Se il solo fatto di essere umani muove le persone a prendersi cura dell'ambiente del quale sono parte, "i cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all'interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede" (36). Pertanto, e' un bene per l'umanita' e per il mondo che noi credenti riconosciamo meglio gli impegni ecologici che scaturiscono dalle nostre convinzioni.
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II. La sapienza dei racconti biblici
65. Senza riproporre qui l'intera teologia della Creazione, ci chiediamo che cosa ci dicono i grandi racconti biblici sul rapporto dell'essere umano con il mondo. Nel primo racconto dell'opera creatrice nel libro della Genesi, il piano di Dio include la creazione dell'umanita'. Dopo la creazione dell'uomo e della donna, si dice che "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,31). La Bibbia insegna che ogni essere umano e' creato per amore, fatto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26). Questa affermazione ci mostra l'immensa dignita' di ogni persona umana, che "non e' soltanto qualche cosa, ma qualcuno. E' capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone" (37). San Giovanni Paolo II ha ricordato come l'amore del tutto speciale che il Creatore ha per ogni essere umano "gli conferisce una dignita' infinita" (38). Coloro che s'impegnano nella difesa della dignita' delle persone possono trovare nella fede cristiana le ragioni piu' profonde per tale impegno. Che meravigliosa certezza e' sapere che la vita di ogni persona non si perde in un disperante caos, in un mondo governato dalla pura casualita' o da cicli che si ripetono senza senso! Il Creatore puo' dire a ciascuno di noi: "Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto" (Ger 1,5). Siamo stati concepiti nel cuore di Dio e quindi "ciascuno di noi e' il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi e' voluto, ciascuno e' amato, ciascuno e' necessario" (39).
66. I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull'esistenza umana e la sua realta' storica. Questi racconti suggeriscono che l'esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura e' il peccato. L'armonia tra il Creatore, l'umanita' e tutto il creato e' stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr Gen 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si e' trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19). Per questo e' significativo che l'armonia che san Francesco d'Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. San Bonaventura disse che attraverso la riconciliazione universale con tutte le creature in qualche modo Francesco era riportato allo stato di innocenza originaria (40). Lungi da quel modello, oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell'abbandono dei piu' fragili, negli attacchi contro la natura.
67. Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci e' stata data. Cio' consente di rispondere a un'accusa lanciata contro il pensiero ebraico-cristiano: e' stato detto che, a partire dal racconto della Genesi che invita a soggiogare la terra (cfr Gen 1,28), verrebbe favorito lo sfruttamento selvaggio della natura presentando un'immagine dell'essere umano come dominatore e distruttore. Questa non e' una corretta interpretazione della Bibbia come la intende la Chiesa. Anche se e' vero che qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature. E' importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a "coltivare e custodire" il giardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre "coltivare" significa arare o lavorare un terreno, "custodire" vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Cio' implica una relazione di reciprocita' responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunita' puo' prendere dalla bonta' della terra cio' di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuita' della sua fertilita' per le generazioni future. In definitiva, "del Signore e' la terra" (Sal 24,1), a Lui appartiene "la terra e quanto essa contiene" (Dt 10,14). Percio' Dio nega ogni pretesa di proprieta' assoluta: "Le terre non si potranno vendere per sempre, perche' la terra e' mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti" (Lv 25,23).
68. Questa responsabilita' di fronte ad una terra che e' di Dio, implica che l'essere umano, dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo, perche' "al suo comando sono stati creati. Li ha resi stabili nei secoli per sempre; ha fissato un decreto che non passera'" (Sal 148,5b-6). Ne consegue il fatto che la legislazione biblica si soffermi a proporre all'essere umano diverse norme, non solo in relazione agli altri esseri umani, ma anche in relazione agli altri esseri viventi: "Se vedi l'asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti [...]. Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d'uccelli con uccellini o uova e la madre che sta covando gli uccellini o le uova, non prenderai la madre che e' con i figli" (Dt 22,4.6). In questa linea, il riposo del settimo giorno non e' proposto solo per l'essere umano, ma anche "perche' possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino" (Es 23,12). Cosi' ci rendiamo conto che la Bibbia non da' adito ad un antropocentrismo dispotico che non si interessi delle altre creature.
69. Mentre possiamo fare un uso responsabile delle cose, siamo chiamati a riconoscere che gli altri esseri viventi hanno un valore proprio di fronte a Dio e "con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria" (41), perche' il Signore gioisce nelle sue opere (cfr Sal 104,31). Proprio per la sua dignita' unica e per essere dotato di intelligenza, l'essere umano e' chiamato a rispettare il creato con le sue leggi interne, poiche' "il Signore ha fondato la terra con sapienza" (Pr 3,19). Oggi la Chiesa non dice in maniera semplicistica che le altre creature sono completamente subordinate al bene dell'essere umano, come se non avessero un valore in se stesse e noi potessimo disporne a piacimento. Cosi' i Vescovi della Germania hanno spiegato che per le altre creature "si potrebbe parlare della priorita' dell'essere rispetto all'essere utili" (42). Il Catechismo pone in discussione in modo molto diretto e insistito quello che sarebbe un antropocentrismo deviato: "Ogni creatura ha la sua propria bonta' e la sua propria perfezione [...] Le varie creature, volute nel loro proprio essere, riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell'infinita sapienza e bonta' di Dio. Per questo l'uomo deve rispettare la bonta' propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose" (43).
70. Nel racconto di Caino e Abele, vediamo che la gelosia ha spinto Caino a compiere l'estrema ingiustizia contro suo fratello. Cio' a sua volta ha causato una rottura della relazione tra Caino e Dio e tra Caino e la terra, dalla quale fu esiliato. Questo passaggio e' sintetizzato nel drammatico colloquio tra Dio e Caino. Dio chiede: "Dov'e' Abele, tuo fratello?". Caino dice di non saperlo e Dio insiste: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano da [questo] suolo" (Gen 4,9-11). Trascurare l'impegno di coltivare e mantenere una relazione corretta con il prossimo, verso il quale ho il dovere della cura e della custodia, distrugge la mia relazione interiore con me stesso, con gli altri, con Dio e con la terra. Quando tutte queste relazioni sono trascurate, quando la giustizia non abita piu' sulla terra, la Bibbia ci dice che tutta la vita e' in pericolo. Questo e' cio' che ci insegna il racconto di Noe', quando Dio minaccia di spazzare via l'umanita' per la sua persistente incapacita' di vivere all'altezza delle esigenze della giustizia e della pace: "E' venuta per me la fine di ogni uomo, perche' la terra, per causa loro, e' piena di violenza" (Gen 6,13). In questi racconti cosi' antichi, ricchi di profondo simbolismo, era gia' contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto e' in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura e' inseparabile dalla fraternita', dalla giustizia e dalla fedelta' nei confronti degli altri.
71. Anche se "la malvagita' degli uomini era grande sulla terra" (Gen 6,5) e Dio "si penti' di aver fatto l'uomo sulla terra" (Gen 6,6), tuttavia, attraverso Noe', che si conservava ancora integro e giusto, Dio ha deciso di aprire una via di salvezza. In tal modo ha dato all'umanita' la possibilita' di un nuovo inizio. Basta un uomo buono perche' ci sia speranza! La tradizione biblica stabilisce chiaramente che questa riabilitazione comporta la riscoperta e il rispetto dei ritmi inscritti nella natura dalla mano del Creatore. Cio' si vede, per esempio, nella legge dello Shabbat. Il settimo giorno, Dio si riposo' da tutte le sue opere. Dio ordino' a Israele che ogni settimo giorno doveva essere celebrato come giorno di riposo, uno Shabbat (cfr Gen 2,2-3; Es 16,23; 20,10). D'altra parte, fu stabilito anche un anno sabbatico per Israele e la sua terra, ogni sette anni (cfr Lv 25,1-4), durante il quale si concedeva un completo riposo alla terra, non si seminava e si raccoglieva soltanto l'indispensabile per sopravvivere e offrire ospitalita' (cfr Lv 25,4-6). Infine, trascorse sette settimane di anni, cioe' quarantanove anni, si celebrava il giubileo, anno del perdono universale e della "liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti" (Lv 25,10). Lo sviluppo di questa legislazione ha cercato di assicurare l'equilibrio e l'equita' nelle relazioni dell'essere umano con gli altri e con la terra dove viveva e lavorava. Ma, allo stesso tempo, era un riconoscimento del fatto che il dono della terra con i suoi frutti appartiene a tutto il popolo. Quelli che coltivavano e custodivano il territorio dovevano condividerne i frutti, in particolare con i poveri, le vedove, gli orfani e gli stranieri: "Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, ne' raccoglierete cio' che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero" (Lv 19,9-10).
72. I Salmi invitano con frequenza l'essere umano a lodare Dio creatore, Colui che "ha disteso la terra sulle acque, perche' il suo amore e' per sempre" (Sal 136,6). Ma invitano anche le altre creature alla lode: "Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque al di sopra dei cieli. Lodino il nome del Signore, perche' al suo comando sono stati creati" (Sal 148,3-5). Esistiamo non solo per la potenza di Dio, ma davanti a Lui e con Lui. Percio' noi lo adoriamo.
73. Gli scritti dei profeti invitano a ritrovare la forza nei momenti difficili contemplando il Dio potente che ha creato l'universo. La potenza infinita di Dio non ci porta a sfuggire alla sua tenerezza paterna, perche' in Lui affetto e forza si coniugano. In realta', ogni sana spiritualita' implica allo stesso tempo accogliere l'amore divino e adorare con fiducia il Signore per la sua infinita potenza. Nella Bibbia, il Dio che libera e salva e' lo stesso che ha creato l'universo, e questi due modi di agire divini sono intimamente e indissolubilmente legati: "Ah, Signore Dio, con la tua grande potenza e la tua forza hai fatto il cielo e la terra; nulla ti e' impossibile [...]. Tu hai fatto uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli" (Ger 32,17.21). "Dio eterno e' il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica ne' si stanca, la sua intelligenza e' inscrutabile. Egli da' forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato" (Is 40,28b-29).
74. L'esperienza della schiavitu' in Babilonia genero' una crisi spirituale che ha portato ad un approfondimento della fede in Dio, esplicitando la sua onnipotenza creatrice, per esortare il popolo a ritrovare la speranza in mezzo alla sua infelice situazione. Secoli dopo, in un altro momento di prova e di persecuzione, quando l'Impero Romano cerco' di imporre un dominio assoluto, i fedeli tornarono a trovare conforto e speranza aumentando la loro fiducia in Dio onnipotente, e cantavano: "Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente; giuste e vere le tue vie!" (Ap 15,3). Se Dio ha potuto creare l'universo dal nulla, puo' anche intervenire in questo mondo e vincere ogni forma di male. Dunque, l'ingiustizia non e' invincibile.
75. Non possiamo sostenere una spiritualita' che dimentichi Dio onnipotente e creatore. In questo modo, finiremmo per adorare altre potenze del mondo, o ci collocheremmo al posto del Signore, fino a pretendere di calpestare la realta' creata da Lui senza conoscere limite. Il modo migliore per collocare l'essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un dominatore assoluto della terra, e' ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo, perche' altrimenti l'essere umano tendera' sempre a voler imporre alla realta' le proprie leggi e i propri interessi.
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III. Il mistero dell'universo
76. Per la tradizione giudeo-cristiana, dire "creazione" e' piu' che dire natura, perche' ha a che vedere con un progetto dell'amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato. La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione puo' essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realta' illuminata dall'amore che ci convoca ad una comunione universale.
77. "Dalla parola del Signore furono fatti i cieli" (Sal 33,6). Cosi' ci viene indicato che il mondo proviene da una decisione, non dal caos o dalla casualita', e questo lo innalza ancora di piu'. Vi e' una scelta libera espressa nella parola creatrice. L'universo non e' sorto come risultato di un'onnipotenza arbitraria, di una dimostrazione di forza o di un desiderio di autoaffermazione. La creazione appartiene all'ordine dell'amore. L'amore di Dio e' la ragione fondamentale di tutto il creato: "Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata" (Sap 11,24). Cosi', ogni creatura e' oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo. Perfino l'effimera vita dell'essere piu' insignificante e' oggetto del suo amore, e in quei pochi secondi di esistenza, Egli lo circonda con il suo affetto. Diceva san Basilio Magno che il Creatore e' anche "la bonta' senza calcolo" (44), e Dante Alighieri parlava de "l'amor che move il sole e l'altre stelle" (45). Percio', dalle opere create si ascende "fino alla sua amorosa misericordia" (46).
78. Allo stesso tempo, il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura. Senza smettere di ammirarla per il suo splendore e la sua immensita', non le ha più attribuito un carattere divino. In questo modo viene sottolineato ulteriormente il nostro impegno nei suoi confronti. Un ritorno alla natura non puo' essere a scapito della liberta' e della responsabilita' dell'essere umano, che e' parte del mondo con il compito di coltivare le proprie capacita' per proteggerlo e svilupparne le potenzialita'. Se riconosciamo il valore e la fragilita' della natura, e allo stesso tempo le capacita' che il Creatore ci ha dato, questo ci permette oggi di porre fine al mito moderno del progresso materiale illimitato. Un mondo fragile, con un essere umano al quale Dio ne affida la cura, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo orientare, coltivare e limitare il nostro potere.
79. In questo universo, composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione. Questo ci porta anche a pensare l'insieme come aperto alla trascendenza di Dio, all'interno della quale si sviluppa. La fede ci permette di interpretare il significato e la bellezza misteriosa di cio' che accade. La liberta' umana puo' offrire il suo intelligente contributo verso un'evoluzione positiva, ma puo' anche aggiungere nuovi mali, nuove cause di sofferenza e momenti di vero arretramento. Questo da' luogo all'appassionante e drammatica storia umana, capace di trasformarsi in un fiorire di liberazione, crescita, salvezza e amore, oppure in un percorso di decadenza e di distruzione reciproca. Pertanto, l'azione della Chiesa non solo cerca di ricordare il dovere di prendersi cura della natura, ma al tempo stesso "deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso" (47).
80. Ciononostante, Dio, che vuole agire con noi e contare sulla nostra collaborazione, e' anche in grado di trarre qualcosa di buono dai mali che noi compiamo, perche' "lo Spirito Santo possiede un'inventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere a sciogliere i nodi delle vicende umane anche piu' complesse e impenetrabili" (48). In qualche modo, Egli ha voluto limitare se stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realta' dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore (49). Egli e' presente nel piu' intimo di ogni cosa senza condizionare l'autonomia della sua creatura, e anche questo da' luogo alla legittima autonomia delle realta' terrene (50). Questa presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, "e' la continuazione dell'azione creatrice" (51). Lo Spirito di Dio ha riempito l'universo con le potenzialita' che permettono che dal grembo stesso delle cose possa sempre germogliare qualcosa di nuovo: "La natura non e' altro che la ragione di una certa arte, in specie dell'arte divina, inscritta nelle cose, per cui le cose stesse si muovono verso un determinato fine. Come se il maestro costruttore di navi potesse concedere al legno di muoversi da se' per prendere la forma della nave" (52).
81. L'essere umano, benche' supponga anche processi evolutivi, comporta una novita' non pienamente spiegabile dall'evoluzione di altri sistemi aperti. Ognuno di noi dispone in se' di un'identita' personale in grado di entrare in dialogo con gli altri e con Dio stesso. La capacita' di riflessione, il ragionamento, la creativita', l'interpretazione, l'elaborazione artistica ed altre capacita' originali mostrano una singolarita' che trascende l'ambito fisico e biologico. La novita' qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all'interno dell'universo materiale presuppone un'azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu a un altro tu. A partire dai testi biblici, consideriamo la persona come soggetto, che non puo' mai essere ridotto alla categoria di oggetto.
82. Sarebbe pero' anche sbagliato pensare che gli altri esseri viventi debbano essere considerati come meri oggetti sottoposti all'arbitrario dominio dell'essere umano. Quando si propone una visione della natura unicamente come oggetto di profitto e di interesse, cio' comporta anche gravi conseguenze per la societa'. La visione che rinforza l'arbitrio del piu' forte ha favorito immense disuguaglianze, ingiustizie e violenze per la maggior parte dell'umanita', perche' le risorse diventano proprieta' del primo arrivato o di quello che ha piu' potere: il vincitore prende tutto. L'ideale di armonia, di giustizia, di fraternita' e di pace che Gesu' propone e' agli antipodi di tale modello, e cosi' Egli lo esprimeva riferendosi ai poteri del suo tempo: "I governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sara' cosi'; ma chi vuole diventare grande tra voi, sara' vostro servitore" (Mt 20,25-26).
83. Il traguardo del cammino dell'universo e' nella pienezza di Dio, che e' stata gia' raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale (53). In tal modo aggiungiamo un ulteriore argomento per rifiutare qualsiasi dominio dispotico e irresponsabile dell'essere umano sulle altre creature. Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che e' Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L'essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, e' chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore.
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IV. Il messaggio di ogni creatura nell'armonia di tutto il creato
84. Insistere nel dire che l'essere umano e' immagine di Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una funzione e nessuna e' superflua. Tutto l'universo materiale e' un linguaggio dell'amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto e' carezza di Dio. La storia della propria amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico che diventa un segno molto personale, e ognuno di noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo gli fa tanto bene. Chi e' cresciuto tra i monti, o chi da bambino sedeva accanto al ruscello per bere, o chi giocava in una piazza del suo quartiere, quando ritorna in quei luoghi si sente chiamato a recuperare la propria identita'.
85. Dio ha scritto un libro stupendo, "le cui lettere sono la moltitudine di creature presenti nell'universo" (54). I Vescovi del Canada hanno espresso bene che nessuna creatura resta fuori da questa manifestazione di Dio: "Dai piu' ampi panorami alla piu' esili forme di vita, la natura e' una continua sorgente di meraviglia e di reverenza. Essa e', inoltre, una rivelazione continua del divino" (55). I Vescovi del Giappone, da parte loro, hanno detto qualcosa di molto suggestivo: "Percepire ogni creatura che canta l'inno della sua esistenza e' vivere con gioia nell'amore di Dio e nella speranza" (56). Questa contemplazione del creato ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perche' "per il credente contemplare il creato e' anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa" (57). Possiamo dire che "accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture c'e', quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte" (58). Prestando attenzione a questa manifestazione, l'essere umano impara a riconoscere se stesso in relazione alle altre creature: "Io mi esprimo esprimendo il mondo; io esploro la mia sacralita' decifrando quella del mondo" (59).
86. L'insieme dell'universo, con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio. San Tommaso d'Aquino ha sottolineato sapientemente che la molteplicita' e la varieta' provengono "dall'intenzione del primo agente", il Quale ha voluto che "cio' che manca a ciascuna cosa per rappresentare la bonta' divina sia supplito dalle altre cose" (60), perche' la sua bonta' "non puo' essere adeguatamente rappresentata da una sola creatura" (61). Per questo, abbiamo bisogno di cogliere la varieta' delle cose nelle loro molteplici relazioni (62). Dunque, si capisce meglio l'importanza e il significato di qualsiasi creatura, se la si contempla nell'insieme del piano di Dio. Questo insegna il Catechismo: "L'interdipendenza delle creature e' voluta da Dio. Il sole e la luna, il cedro e il piccolo fiore, l'aquila e il passero: le innumerevoli diversita' e disuguaglianze stanno a significare che nessuna creatura basta a se stessa, che esse esistono solo in dipendenza le une dalle altre, per completarsi vicendevolmente, al servizio le une delle altre" (63).
87. Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto cio' che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico di san Francesco d'Assisi:
"Laudato sie, mi' Signore,
cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual e' iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu e' bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ai formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale e' multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello e' bello et iocundo et robustoso et forte" (64).
88. I Vescovi del Brasile hanno messo in rilievo che tutta la natura, oltre a manifestare Dio, e' luogo della sua presenza. In ogni creatura abita il suo Spirito vivificante che ci chiama a una relazione con Lui (65). La scoperta di questa presenza stimola in noi lo sviluppo delle "virtu' ecologiche" (66). Ma quando diciamo questo, non dimentichiamo che esiste anche una distanza infinita, che le cose di questo mondo non possiedono la pienezza di Dio. Diversamente nemmeno faremmo un bene alle creature, perche' non riconosceremmo il loro posto proprio e autentico, e finiremmo per esigere indebitamente da esse cio' che nella loro piccolezza non ci possono dare.
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V. Una comunione universale
89. Le creature di questo mondo non possono essere considerate un bene senza proprietario: "Sono tue, Signore, amante della vita" (Sap 11,26). Questo induce alla convinzione che, essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell'universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile. Voglio ricordare che "Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo e' come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l'estinzione di una specie come fosse una mutilazione" (67).
90. Questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all'essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilita'. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilita'. Queste concezioni finirebbero per creare nuovi squilibri nel tentativo di fuggire dalla realta' che ci interpella (68). Si avverte a volte l'ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignita' tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perche' continuiamo a tollerare che alcuni si considerino piu' degni di altri. Non ci accorgiamo piu' che alcuni si trascinano in una miseria degradante, senza reali possibilita' di miglioramento, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di cio' che possiedono, ostentano con vanita' una pretesa superiorita' e lasciano dietro di se' un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza distruggere il pianeta. Continuiamo nei fatti ad ammettere che alcuni si sentano piu' umani di altri, come se fossero nati con maggiori diritti.
91. Non puo' essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c'e' tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. E' evidente l'incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o e' determinato a distruggere un altro essere umano che non gli e' gradito. Cio' mette a rischio il senso della lotta per l'ambiente. Non e' un caso che, nel cantico in cui loda Dio per le creature, san Francesco aggiunga: "Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore". Tutto e' collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l'ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della societa'.
92. D'altra parte, quando il cuore e' veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno e' escluso da tale fraternita'. Di conseguenza, e' vero anche che l'indifferenza o la crudelta' verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore e' uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone. Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura "e' contrario alla dignita' umana" (69). Non possiamo considerarci persone che amano veramente se escludiamo dai nostri interessi una parte della realta': "Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo" (70). Tutto e' in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall'amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra.
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VI. La destinazione comune dei beni
93. Oggi, credenti e non credenti sono d'accordo sul fatto che la terra e' essenzialmente una eredita' comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti. Per i credenti questo diventa una questione di fedelta' al Creatore, perche' Dio ha creato il mondo per tutti. Di conseguenza, ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei piu' svantaggiati. Il principio della subordinazione della proprieta' privata alla destinazione universale dei beni e, percio', il diritto universale al loro uso, e' una "regola d'oro" del comportamento sociale, e il "primo principio di tutto l'ordinamento etico-sociale" (71). La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprieta' privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprieta' privata. San Giovanni Paolo II ha ricordato con molta enfasi questa dottrina, dicendo che "Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perche' essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere ne' privilegiare nessuno" (72). Sono parole pregnanti e forti. Ha rimarcato che "non sarebbe veramente degno dell'uomo un tipo di sviluppo che non rispettasse e non promuovesse i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli" (73). Con grande chiarezza ha spiegato che "la Chiesa difende si' il legittimo diritto alla proprieta' privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprieta' privata grava sempre un'ipoteca sociale, perche' i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato" (74). Pertanto afferma che "non e' secondo il disegno di Dio gestire questo dono in modo tale che i suoi benefici siano a vantaggio soltanto di alcuni pochi" (75). Questo mette seriamente in discussione le abitudini ingiuste di una parte dell'umanita' (76).
94. Il ricco e il povero hanno uguale dignita', perche' "il Signore ha creato l'uno e l'altro" (Pr 22,2), "egli ha creato il piccolo e il grande" (Sap 6,7), e "fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni" (Mt 5,45). Questo ha conseguenze pratiche, come quelle enunciate dai Vescovi del Paraguay: "Ogni contadino ha diritto naturale a possedere un appezzamento ragionevole di terra, dove possa stabilire la sua casa, lavorare per il sostentamento della sua famiglia e avere sicurezza per la propria esistenza. Tale diritto dev'essere garantito perche' il suo esercizio non sia illusorio ma reale. Il che significa che, oltre al titolo di proprieta', il contadino deve contare su mezzi di formazione tecnica, prestiti, assicurazioni e accesso al mercato" (77).
95. L'ambiente e' un bene collettivo, patrimonio di tutta l'umanita' e responsabilita' di tutti. Chi ne possiede una parte e' solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l'esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento "non uccidere" quando "un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni cio' di cui hanno bisogno per sopravvivere" (78).
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VII. Lo sguardo di Gesu'
96. Gesu' fa propria la fede biblica nel Dio creatore e mette in risalto un dato fondamentale: Dio e' Padre (cfr Mt 11,25). Nei dialoghi con i suoi discepoli, Gesu' li invitava a riconoscere la relazione paterna che Dio ha con tutte le creature, e ricordava loro con una commovente tenerezza come ciascuna di esse e' importante ai suoi occhi: "Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi e' dimenticato davanti a Dio" (Lc 12,6). "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, ne' raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre" (Mt 6,26).
97. Il Signore poteva invitare gli altri ad essere attenti alla bellezza che c'e' nel mondo, perche' Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava un'attenzione piena di affetto e di stupore. Quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino: "Alzate i vostri occhi e guardate i campi, che gia' biondeggiano per la mietitura" (Gv 4,35). "Il regno dei cieli e' simile a un granello di senape, che un uomo prese e semino' nel suo campo. Esso e' il piu' piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, e' piu' grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero" (Mt 13,31-32).
98. Gesu' viveva una piena armonia con la creazione, e gli altri ne rimanevano stupiti: "Chi e' mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?" (Mt 8,27). Non appariva come un asceta separato dal mondo o nemico delle cose piacevoli della vita. Riferendosi a se stesso affermava: "E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: 'Ecco, e' un mangione e un beone'" (Mt 11,19). Era distante dalle filosofie che disprezzavano il corpo, la materia e le realta' di questo mondo. Tuttavia, questi dualismi malsani hanno avuto un notevole influsso su alcuni pensatori cristiani nel corso della storia e hanno deformato il Vangelo. Gesu' lavorava con le sue mani, prendendo contatto quotidiano con la materia creata da Dio per darle forma con la sua abilita' di artigiano. E' degno di nota il fatto che la maggior parte della sua vita e' stata dedicata a questo impegno, in un'esistenza semplice che non suscitava alcuna ammirazione: "Non e' costui il falegname, il figlio di Maria?" (Mc 6,3). Cosi' ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione. San Giovanni Paolo II insegnava che "sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocifisso per noi, l'uomo collabora in qualche modo col Figlio di Dio alla redenzione dell'umanita'" (79).
99. Secondo la comprensione cristiana della realta', il destino dell'intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo, che e' presente fin dall'origine: "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Col 1,16) (80). Il prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) mostra l'attivita' creatrice di Cristo come Parola divina (Logos). Ma questo prologo sorprende per la sua affermazione che questa Parola "si fece carne" (Gv 1,14). Una Persona della Trinita' si e' inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce. Dall'inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dall'incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell'insieme della realta' naturale, senza per questo ledere la sua autonomia.
100. Il Nuovo Testamento non solo ci parla del Gesu' terreno e della sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo. Lo mostra anche risorto e glorioso, presente in tutto il creato con la sua signoria universale: "E' piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli" (Col 1,19-20). Questo ci proietta alla fine dei tempi, quando il Figlio consegnera' al Padre tutte le cose, cosi' che "Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15,28). In tal modo, le creature di questo mondo non ci si presentano piu' come una realta' meramente naturale, perche' il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplo' ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa.
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Note
36. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, 15: AAS 82 (1990), 156.
37. Catechismo della Chiesa Cattolica, 357.
38. Cfr Angelus ad Osnabrueck (Germania) con le persone disabili, 16 novembre 1980: Insegnamenti 3/2 (1980), 1232.
39. Benedetto XVI, Omelia per il solenne inizio del ministero petrino (24 aprile 2005): AAS 97 (2005), 711.
40. Cfr Legenda Maior, VIII, 1: FF 1134.
41. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2416.
42. Conferenza Episcopale Tedesca, Zukunft der Schoepfung - Zukunft der Menschheit. Erklaerung der Deutschen Bischofskonferenz zu Fragen der Umwelt und der Energieversorgung (1980), II, 2.
43. Catechismo della Chiesa Cattolica, 339.
44. Hom. in Hexaemeron, 1, 2, 10: PG 29, 9.
45. Divina Commedia. Paradiso, Canto XXXIII, 145.
46. Benedetto XVI, Catechesi (9 novembre 2005), 3: Insegnamenti 1 (2005), 768.
47. Id., Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 51: AAS 101 (2009), 687.
48. Giovanni Paolo II, Catechesi (24 aprile 1991), 6: Insegnamenti 14/1 (1991), 856.
49. Il Catechismo insegna che Dio ha voluto creare un mondo in cammino sino alla sua perfezione ultima, e che cio' implica la presenza dell'imperfezione e del male fisico: cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 310.
50. Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, 36.
51. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae I, q. 104, art. 1, ad 4.
52. Id., In octo libros Physicorum Aristotelis expositio, lib. II, lectio 14.
53. In questa prospettiva si pone il contributo del P. Teilhard de Chardin; cfr Paolo VI, Discorso in uno stabilimento chimico-farmaceutico (24 febbraio 1966): Insegnamenti 4 (1966), 992-993; Giovanni Paolo II, Lettera al reverendo P. George V. Coyne (1 giugno 1988): Insegnamenti 11/2 (1988), 1715; Benedetto XVI, Omelia nella celebrazione dei Vespri ad Aosta (24 luglio 2009): Insegnamenti 5/2 (2009), 60.
54. Giovanni Paolo II, Catechesi (30 gennaio 2002), 6: Insegnamenti 25/1 (2002), 140.
55. Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada. Commissione Affari Sociali, Lettera pastorale "You Love All That Exists... All Things Are Yours, God, Lover of Life" (4 ottobre 2003), 1.
56. Conferenza dei Vescovi Cattolici del Giappone, Reverence for Life. A Message for the Twenty-First Century (primo gennaio 2001), 89.
57. Giovanni Paolo II, Catechesi (26 gennaio 2000), 5: Insegnamenti 23/1 (2000), 123.
58. Id., Catechesi (2 agosto 2000), 3: Insegnamenti 23/2 (2000), 112.
59. Paul Ricoeur, Philosophie de la volonte'. 2. Finitude et Culpabilite', Paris 2009, 216 (trad. it.: Finitudine e colpa, Bologna, 1970, 258).
60. Summa Theologiae I, q. 47, art. 1.
61. Ibid.
62. Cfr ibid., art. 2, ad. 1; art. 3.
63. Catechismo della Chiesa Cattolica, 340.
64. Cantico delle creature: FF 263.
65. Cfr Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, A Igreja e a questao ecologica, 1992, 53-54.
66. Ibid., 61.
67. Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 215: AAS 105 (2013), 1109.
68. Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 14: AAS 101 (2009), 650.
69. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2418.
70. Conferenza dell'Episcopato Dominicano, Lettera pastorale Sobre la relacion del hombre con la naturaleza (15 marzo 1987).
71. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens (14 settembre 1981), 19: AAS 73 (1981), 626.
72. Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 31: AAS 83 (1991), 831.
73. Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 33: AAS 80 (1988), 557.
74. Discorso agli indigeni e ai campesinos del Messico, Cuilapan (29 gennaio 1979), 6: AAS 71 (1979), 209.
75. Omelia nella Messa celebrata per gli agricoltori a Recife, Brasile (7 luglio 1980), 4: AAS 72 (1980), 926.
76. Cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, 8: AAS 82 (1990), 152.
77. Conferenza Episcopale Paraguayana, Lettera pastorale El campesino paraguayo y la tierra (12 giugno 1983), 2, 4, d.
78. Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda, Statement on Environmental Issues, Wellington (1 settembre 2006).
79. Lett. enc. Laborem exercens (14 settembre 1981), 27: AAS 73 (1981), 645.
80. Per tale motivo san Giustino pote' parlare di "semi del Verbo" nel mondo: cfr II Apologia 8, 1-2; 13, 3-6: PG 6, 457-458; 467.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Numero 719 del 24 giugno 2015
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