[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 718
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- Date: Tue, 23 Jun 2015 12:35:18 +0200 (CEST)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Numero 718 del 23 giugno 2015
In questo numero:
1. Se non altro
2. Lettera enciclica "Laudato si'" di papa Francesco sulla cura della casa comune. Capitolo primo: Quello che sta accadendo alla nostra casa
1. EDITORIALE. SE NON ALTRO
Se non altro, almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo: che ogni essere umano ha diritto di vivere.
Il resto ne consegue.
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Perche' se ogni essere umano ha diritto di vivere e' dovere degli altri esseri umani non attentare alla sua vita, ed anzi soccorrerlo nell'ora del bisogno e del pericolo.
Chi e' costretto ad abbandonare la sua casa e la sua terra, i suoi parenti ed i suoi amici, per sfuggire alla fame e alla guerra, alle persecuzioni e alle devastazioni, ha diritto ad essere soccorso, accolto, assistito.
Riconosca lo stato italiano questa evidente verita': che vi e' una sola umanita' in un unico pianeta casa comune dell'umanita' intera.
Riconosca quindi lo stato italiano il diritto di ogni essere umano a muoversi liberamente nell'unica patria comune dell'umanita'.
Riconosca dunque lo stato italiano a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese, nel nostro continente, per salvare e migliorare la propria vita.
E riconoscendo questo, riconosca altresi' lo stato italiano l'estrema urgenza di abolire le guerre e di riconoscere i diritti umani di tutti gli esseri umani, ed a tal fine adegui la sua condotta: siano abrogate le scellerate misure razziste che favoreggiano i poteri criminali e lo sfruttamento schiavista; siano proibiti la produzione e il commercio delle armi assassine; cessi l'infame sperpero di 72 milioni di euro al giorno del pubblico erario per le spese militari; sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese.
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Se non altro, almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo: che ogni essere umano ha diritto di vivere.
Il resto ne consegue.
2. TESTI. LETTERA ENCICLICA "LAUDATO SI'" DI PAPA FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE. CAPITOLO PRIMO: QUELLO CHE STA ACCADENDO ALLA NOSTRA CASA
[Dal sito http://w2.vatican.va riprendiamo il capitolo primo (nn. 17-61) della versione italiana della lettera enciclica del 24 maggio 2015 "Laudato si'" di papa Bergoglio]
17. Le riflessioni teologiche o filosofiche sulla situazione dell'umanita' e del mondo possono suonare come un messaggio ripetitivo e vuoto, se non si presentano nuovamente a partire da un confronto con il contesto attuale, in cio' che ha di inedito per la storia dell'umanita'. Per questo, prima di riconoscere come la fede apporta nuove motivazioni ed esigenze di fronte al mondo del quale facciamo parte, propongo di soffermarci brevemente a considerare quello che sta accadendo alla nostra casa comune.
18. La continua accelerazione dei cambiamenti dell'umanita' e del pianeta si unisce oggi all'intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo alcuni chiamano "rapidacion" (rapidizzazione). Benche' il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocita' che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell'evoluzione biologica. A cio' si aggiunge il problema che gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento e' qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualita' della vita di gran parte dell'umanita'.
19. Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacita' umane, una parte della societa' sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza. Si avverte una crescente sensibilita' riguardo all'ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per cio' che sta accadendo al nostro pianeta. Facciamo un percorso, che sara' certamente incompleto, attraverso quelle questioni che oggi ci provocano inquietudine e che ormai non possiamo piu' nascondere sotto il tappeto. L'obiettivo non e' di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosita', ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e cosi' riconoscere qual e' il contributo che ciascuno puo' portare.
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I. Inquinamento e cambiamenti climatici
Inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto
20. Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei piu' poveri, e provocano milioni di morti premature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantita' di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o per riscaldarsi. A questo si aggiunge l'inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell'industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all'acidificazione del suolo e dell'acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l'unica soluzione dei problemi, di fatto non e' in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri.
21. C'e' da considerare anche l'inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l'anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre piu' in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d'altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle citta' e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe, che si verifica anche quando il livello di presenza di un elemento tossico in un luogo e' basso. Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone.
22. Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali e' esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantita' di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacita' di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si e' ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l'uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l'efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi.
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Il clima come bene comune
23. Il clima e' un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, e' un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale riscaldamento e' stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre e' difficile non metterlo in relazione con l'aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare. L'umanita' e' chiamata a prendere coscienza della necessita' di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano. E' vero che ci sono altri fattori (quali il vulcanismo, le variazioni dell'orbita e dell'asse terrestre, il ciclo solare), ma numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni e' dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell'attivita' umana. La loro concentrazione nell'atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Cio' viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull'uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l'aumento della pratica del cambiamento d'uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalita' agricola.
24. A sua volta, il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio. Crea un circolo vizioso che aggrava ancora di piu' la situazione e che incidera' sulla disponibilita' di risorse essenziali come l'acqua potabile, l'energia e la produzione agricola delle zone piu' calde, e provochera' l'estinzione di parte della biodiversita' del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci polari e di quelli d'alta quota minaccia la fuoriuscita ad alto rischio di gas metano, e la decomposizione della materia organica congelata potrebbe accentuare ancora di piu' l'emissione di anidride carbonica. A sua volta, la perdita di foreste tropicali peggiora le cose, giacche' esse aiutano a mitigare il cambiamento climatico. L'inquinamento prodotto dall'anidride carbonica aumenta l'acidita' degli oceani e compromette la catena alimentare marina. Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi. L'innalzamento del livello del mare, ad esempio, puo' creare situazioni di estrema gravita' se si tiene conto che un quarto della popolazione mondiale vive in riva al mare o molto vicino ad esso, e la maggior parte delle megalopoli sono situate in zone costiere.
25. I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l'umanita'. Gli impatti piu' pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell'ecosistema,come l'agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilita' economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela. Per esempio, i cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei piu' poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli. E' tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c'e' una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle e' un segno della perdita di quel senso di responsabilita' per i nostri simili su cui si fonda ogni societa' civile.
26. Molti di coloro che detengono piu' risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Percio' e' diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinche' nei prossimi anni l'emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c'e' un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C'e' ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione. Tuttavia, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi, benche' siano lontani dal raggiungere una proporzione importante. Ci sono stati anche alcuni investimenti in modalita' di produzione e di trasporto che consumano meno energia e richiedono minore quantita' di materie prime, come pure in modalita' di costruzione o ristrutturazione di edifici che ne migliorino l'efficienza energetica. Ma queste buone pratiche sono lontane dal diventare generali.
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II. La questione dell'acqua
27. Altri indicatori della situazione attuale sono legati all'esaurimento delle risorse naturali. Conosciamo bene l'impossibilita' di sostenere l'attuale livello di consumo dei Paesi piu' sviluppati e dei settori piu' ricchi delle societa', dove l'abitudine di sprecare e buttare via raggiunge livelli inauditi. Gia' si sono superati certi limiti massimi di sfruttamento del pianeta, senza che sia stato risolto il problema della poverta'.
28. L'acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perche' e' indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. Le fonti di acqua dolce riforniscono i settori sanitari, agropastorali e industriali. La disponibilita' di acqua e' rimasta relativamente costante per lungo tempo, ma ora in molti luoghi la domanda supera l'offerta sostenibile, con gravi conseguenze a breve e lungo termine. Grandi citta', dipendenti da importanti riserve idriche, soffrono periodi di carenza della risorsa, che nei momenti critici non viene amministrata sempre con una adeguata gestione e con imparzialita'. La poverta' di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all'acqua potabile sicura, o subiscono siccita' che rendono difficile la produzione di cibo. In alcuni Paesi ci sono regioni con abbondanza di acqua, mentre altre patiscono una grave carenza.
29. Un problema particolarmente serio e' quello della qualita' dell'acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno. Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all'acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche. La dissenteria e il colera, dovuti a servizi igienici e riserve di acqua inadeguati, sono un fattore significativo di sofferenza e di mortalita' infantile. Le falde acquifere in molti luoghi sono minacciate dall'inquinamento che producono alcune attivita' estrattive, agricole e industriali, soprattutto in Paesi dove mancano una regolamentazione e dei controlli sufficienti. Non pensiamo solamente ai rifiuti delle fabbriche. I detergenti e i prodotti chimici che la popolazione utilizza in molti luoghi del mondo continuano a riversarsi in fiumi, laghi e mari.
30. Mentre la qualita' dell'acqua disponibile peggiore costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realta', l'accesso all'acqua potabile e sicura e' un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perche' determina la sopravvivenza delle persone, e per questo e' condizione per l'esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all'acqua potabile, perche' cio' significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignita'. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni piu' povere. Pero' si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Cio' evidenzia che il problema dell'acqua e' in parte una questione educativa e culturale, perche' non vi e' consapevolezza della gravita' di tali comportamenti in un contesto di grande inequita'.
31. Una maggiore scarsita' di acqua provochera' l'aumento del costo degli alimenti e di vari prodotti che dipendono dal suo uso. Alcuni studi hanno segnalato il rischio di subire un'acuta scarsita' di acqua entro pochi decenni se non si agisce con urgenza. Gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone, e d'altra parte e' prevedibile che il controllo dell'acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo (23).
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III. Perdita di biodiversita'
32. Anche le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l'economia e l'attivita' commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato. La perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie che potrebbero costituire nel futuro risorse estremamente importanti, non solo per l'alimentazione, ma anche per la cura di malattie e per molteplici servizi. Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per rispondere in futuro a qualche necessita' umana o per risolvere qualche problema ambientale.
33. Ma non basta pensare alle diverse specie solo come eventuali "risorse" sfruttabili, dimenticando che hanno un valore in se' stesse. Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo piu' conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche attivita' umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza ne' potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto.
34. Probabilmente ci turba venire a conoscenza dell'estinzione di un mammifero o di un volatile, per la loro maggiore visibilita'. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l'innumerevole varieta' di microorganismi. Alcune specie poco numerose, che di solito passano inosservate, giocano un ruolo critico fondamentale per stabilizzare l'equilibrio di un luogo. E' vero che l'essere umano deve intervenire quando un geosistema entra in uno stadio critico, ma oggi il livello di intervento umano in una realta' cosi' complessa come la natura, e' tale che i costanti disastri causati dall'essere umano provocano un suo nuovo intervento, in modo che l'attivita' umana diventa onnipresente, con tutti i rischi che questo comporta. Si viene a creare un circolo vizioso in cui l'intervento dell'essere umano per risolvere una difficolta' molte volte aggrava ulteriormente la situazione. Per esempio, molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia, sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovra' essere compensata con un altro intervento tecnologico che probabilmente portera' nuovi effetti nocivi. Sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di risolvere i problemi creati dall'essere umano. Ma osservando il mondo notiamo che questo livello di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realta' fa si' che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre piu' limitata e grigia, mentre contemporaneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare senza limiti. In questo modo, sembra che ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un'altra creata da noi.
35. Quando si analizza l'impatto ambientale di qualche iniziativa economica, si e' soliti considerare gli effetti sul suolo, sull'acqua e sull'aria, ma non sempre si include uno studio attento dell'impatto sulla biodiversita', come se la perdita di alcune specie o di gruppi animali o vegetali fosse qualcosa di poco rilevante. Le strade, le nuove colture, le recinzioni, i bacini idrici e altre costruzioni, vanno prendendo possesso degli habitat e a volte li frammentano in modo tale che le popolazioni animali non possono piu' migrare ne' spostarsi liberamente, cosicche' alcune specie vanno a rischio di estinzione. Esistono alternative che almeno mitigano l'impatto di queste opere, come la creazione di corridoi biologici, ma in pochi Paesi si riscontra tale cura e tale attenzione. Quando si sfruttano commercialmente alcune specie, non sempre si studia la loro modalita' di crescita, per evitare la loro eccessiva diminuzione con il conseguente squilibrio dell'ecosistema.
36. La cura degli ecosistemi richiede uno sguardo che vada al di la' dell'immediato, perche' quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione. Ma il costo dei danni provocati dall'incuria egoistica e' di gran lunga piu' elevato del beneficio economico che si puo' ottenere. Nel caso della perdita o del serio danneggiamento di alcune specie, stiamo parlando di valori che eccedono qualunque calcolo. Per questo, possiamo essere testimoni muti di gravissime inequita' quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell'umanita', presente e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale.
37. Alcuni Paesi hanno fatto progressi nella conservazione efficace di determinati luoghi e zone - sulla terra e negli oceani - dove si proibisce ogni intervento umano che possa modificarne la fisionomia o alterarne la costituzione originale. Nella cura della biodiversita', gli specialisti insistono sulla necessita' di porre una speciale attenzione alle zone piu' ricche di varieta' di specie, di specie endemiche, poco frequenti o con minor grado di protezione efficace. Ci sono luoghi che richiedono una cura particolare a motivo della loro enorme importanza per l'ecosistema mondiale, o che costituiscono significative riserve di acqua e cosi' assicurano altre forme di vita.
38. Ricordiamo, per esempio, quei polmoni del pianeta colmi di biodiversita' che sono l'Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai. E' ben nota l'importanza di questi luoghi per l'insieme del pianeta e per il futuro dell'umanita'. Gli ecosistemi delle foreste tropicali hanno una biodiversita' di grande complessita', quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti. Tuttavia, un delicato equilibrio si impone quando si parla di questi luoghi, perche' non si possono nemmeno ignorare gli enormi interessi economici internazionali che, con il pretesto di prendersene cura, possono mettere in pericolo le sovranita' nazionali. Di fatto esistono "proposte di internazionalizzazione dell'Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali" (24). E' lodevole l'impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della societa' civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi meccanismi di pressione, affinche' ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l'ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi ad ambigui interessi locali o internazionali.
39. Neppure la sostituzione della flora selvatica con aree piantate a bosco, che generalmente sono monocolture, e' solitamente oggetto di un'adeguata analisi. In realta' essa puo' colpire gravemente una biodiversita' che non e' albergata dalle nuove specie che si piantano. Anche le zone umide, che vengono trasformate in terreno agricolo, perdono l'enorme biodiversita' che ospitavano. In alcune zone costiere e' preoccupante la scomparsa degli ecosistemi costituiti da mangrovie.
40. Gli oceani non solo contengono la maggior parte dell'acqua del pianeta, ma anche la maggior parte della vasta varieta' di esseri viventi, molti dei quali ancora a noi sconosciuti e minacciati da diverse cause. D'altra parte, la vita nei fiumi, nei laghi, nei mari e negli oceani, che nutre gran parte della popolazione mondiale, si vede colpita dal prelievo incontrollato delle risorse ittiche, che provoca diminuzioni drastiche di alcune specie. Ancora si continua a sviluppare modalita' selettive di pesca che scartano gran parte delle specie raccolte. Sono particolarmente minacciati organismi marini che non teniamo in considerazione, come certe forme di plancton che costituiscono una componente molto importante nella catena alimentare marina, e dalle quali dipendono, in definitiva, specie che si utilizzano per l'alimentazione umana.
41. Addentrandoci nei mari tropicali e subtropicali, incontriamo le barriere coralline, che corrispondono alle grandi foreste della terraferma, perche' ospitano approssimativamente un milione di specie, compresi pesci, granchi, molluschi, spugne, alghe. Molte delle barriere coralline del mondo oggi sono sterili o sono in continuo declino: "Chi ha trasformato il meraviglioso mondo marino in cimiteri subacquei spogliati di vita e di colore?" (25). Questo fenomeno e' dovuto in gran parte all'inquinamento che giunge al mare come risultato della deforestazione, delle monoculture agricole, dei rifiuti industriali e di metodi distruttivi di pesca, specialmente quelli che utilizzano il cianuro e la dinamite. E' aggravato dall'aumento della temperatura degli oceani. Tutto questo ci aiuta a capire come qualunque azione sulla natura puo' avere conseguenze che non avvertiamo a prima vista, e che certe forme di sfruttamento delle risorse si ottengono a costo di un degrado che alla fine giunge fino in fondo agli oceani.
42. E' necessario investire molto di piu' nella ricerca, per comprendere meglio il comportamento degli ecosistemi e analizzare adeguatamente le diverse variabili di impatto di qualsiasi modifica importante dell'ambiente. Poiche' tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev'essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ogni territorio ha una responsabilita' nella cura di questa famiglia, per cui dovrebbe fare un accurato inventario delle specie che ospita, in vista di sviluppare programmi e strategie di protezione, curando con particolare attenzione le specie in via di estinzione.
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IV. Deterioramento della qualita' della vita umana e degradazione sociale
43. Se teniamo conto del fatto che anche l'essere umano e' una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignita', non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell'attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone.
44. Oggi riscontriamo, per esempio, la smisurata e disordinata crescita di molte citta' che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l'inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l'inquinamento visivo e acustico. Molte citta' sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre piu' sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura.
45. In alcuni luoghi, rurali e urbani, la privatizzazione degli spazi ha reso difficile l'accesso dei cittadini a zone di particolare bellezza; altrove si sono creati quartieri residenziali "ecologici" solo a disposizione di pochi, dove si fa in modo di evitare che altri entrino a disturbare una tranquillita' artificiale. Spesso si trova una citta' bella e piena di spazi verdi ben curati in alcune aree "sicure", ma non altrettanto in zone meno visibili, dove vivono gli scartati della societa'.
46. Tra le componenti sociali del cambiamento globale si includono gli effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche, l'esclusione sociale, la disuguaglianza nella disponibilita' e nel consumo dell'energia e di altri servizi, la frammentazione sociale, l'aumento della violenza e il sorgere di nuove forme di aggressivita' sociale, il narcotraffico e il consumo crescente di droghe fra i piu' giovani, la perdita di identita'. Sono segni, tra gli altri, che mostrano come la crescita degli ultimi due secoli non ha significato in tutti i suoi aspetti un vero progresso integrale e un miglioramento della qualita' della vita. Alcuni di questi segni sono allo stesso tempo sintomi di un vero degrado sociale, di una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale.
47. A questo si aggiungono le dinamiche dei media e del mondo digitale, che, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacita' di vivere con sapienza, di pensare in profondita', di amare con generosita'. I grandi sapienti del passato, in questo contesto, correrebbero il rischio di vedere soffocata la loro sapienza in mezzo al rumore dispersivo dell'informazione. Questo ci richiede uno sforzo affinche' tali mezzi si traducano in un nuovo sviluppo culturale dell'umanita' e non in un deterioramento della sua ricchezza piu' profonda. La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell'incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale. Nello stesso tempo, le relazioni reali con gli altri, con tutte le sfide che implicano, tendono ad essere sostituite da un tipo di comunicazione mediata da internet. Cio' permette di selezionare o eliminare le relazioni secondo il nostro arbitrio, e cosi' si genera spesso un nuovo tipo di emozioni artificiali, che hanno a che vedere piu' con dispositivi e schermi che con le persone e la natura. I mezzi attuali permettono che comunichiamo tra noi e che condividiamo conoscenze e affetti. Tuttavia, a volte anche ci impediscono di prendere contatto diretto con l'angoscia, con il tremore, con la gioia dell'altro e con la complessita' della sua esperienza personale. Per questo non dovrebbe stupire il fatto che, insieme all'opprimente offerta di questi prodotti, vada crescendo una profonda e malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento.
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V. Inequita' planetaria
48. L'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell'ambiente e quello della societa' colpiscono in modo speciale i piu' deboli del pianeta: "Tanto l'esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti piu' gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente piu' povera" (26). Per esempio, l'esaurimento delle riserve ittiche penalizza specialmente coloro che vivono della pesca artigianale e non hanno come sostituirla, l'inquinamento dell'acqua colpisce in particolare i piu' poveri che non hanno la possibilita' di comprare acqua imbottigliata, e l'innalzamento del livello del mare colpisce principalmente le popolazioni costiere impoverite che non hanno dove trasferirsi. L'impatto degli squilibri attuali si manifesta anche nella morte prematura di molti poveri, nei conflitti generati dalla mancanza di risorse e in tanti altri problemi che non trovano spazio sufficiente nelle agende del mondo (27).
49. Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo piu' sembra che i loro problemi si pongano come un'appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell'attuazione concreta, rimangono frequentemente all'ultimo posto. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodita' di uno sviluppo e di una qualita' di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre citta', aiuta a cauterizzare la coscienza e ad ignorare parte della realta' in analisi parziali. Cio' a volte convive con un discorso "verde". Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.
50. Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalita'. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di "salute riproduttiva". Pero', "se e' vero che l'ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell'ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica e' pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale" (28). Incolpare l'incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, e' un modo per non affrontare i problemi. Si pretende cosi' di legittimare l'attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perche' il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e "il cibo che si butta via e' come se lo si rubasse dalla mensa del povero" (29). Ad ogni modo, e' certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perche' l'aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse, per le combinazioni di problemi legati all'inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse, alla qualita' della vita.
51. L'inequita' non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e obbliga a pensare ad un'etica delle relazioni internazionali. C'e' infatti un vero "debito ecologico", soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all'uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi. Le esportazioni di alcune materie prime per soddisfare i mercati nel Nord industrializzato hanno prodotto danni locali, come l'inquinamento da mercurio nelle miniere d'oro o da diossido di zolfo in quelle di rame. In modo particolare c'e' da calcolare l'uso dello spazio ambientale di tutto il pianeta per depositare rifiuti gassosi che sono andati accumulandosi durante due secoli e hanno generato una situazione che ora colpisce tutti i Paesi del mondo. Il riscaldamento causato dall'enorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi piu' poveri della terra, specialmente in Africa, dove l'aumento della temperatura unito alla siccita' ha effetti disastrosi sul rendimento delle coltivazioni. A questo si uniscono i danni causati dall'esportazione verso i Paesi in via di sviluppo di rifiuti solidi e liquidi tossici e dall'attivita' inquinante di imprese che fanno nei Paesi meno sviluppati cio' che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale: "Constatiamo che spesso le imprese che operano cosi' sono multinazionali, che fanno qui quello che non e' loro permesso nei Paesi sviluppati o del cosiddetto primo mondo. Generalmente, quando cessano le loro attivita' e si ritirano, lasciano grandi danni umani e ambientali, come la disoccupazione, villaggi senza vita, esaurimento di alcune riserve naturali, deforestazione, impoverimento dell'agricoltura e dell'allevamento locale, crateri, colline devastate, fiumi inquinati e qualche opera sociale che non si puo' piu' sostenere" (30).
52. Il debito estero dei Paesi poveri si e' trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico. In diversi modi, i popoli in via di sviluppo, dove si trovano le riserve piu' importanti della biosfera, continuano ad alimentare lo sviluppo dei Paesi piu' ricchi a prezzo del loro presente e del loro futuro. La terra dei poveri del Sud e' ricca e poco inquinata, ma l'accesso alla proprieta' dei beni e delle risorse per soddisfare le proprie necessita' vitali e' loro vietato da un sistema di rapporti commerciali e di proprieta' strutturalmente perverso. E' necessario che i Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere questo debito limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai Paesi piu' bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile. Le regioni e i Paesi piu' poveri hanno meno possibilita' di adottare nuovi modelli di riduzione dell'impatto ambientale, perche' non hanno la preparazione per sviluppare i processi necessari e non possono coprirne i costi. Percio', bisogna conservare chiara la coscienza che nel cambiamento climatico ci sono responsabilita' diversificate e, come hanno detto i Vescovi degli Stati Uniti, e' opportuno puntare "specialmente sulle necessita' dei poveri, deboli e vulnerabili, in un dibattito spesso dominato dagli interessi piu' potenti" (31). Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per cio' stesso non c'e' nemmeno spazio per la globalizzazione dell'indifferenza.
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VI. La debolezza delle reazioni
53. Queste situazioni provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un'altra rotta. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perche' il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza. Il problema e' che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c'e' bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessita' delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future. Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la liberta' e la giustizia.
54. Degna di nota e' la debolezza della reazione politica internazionale. La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull'ambiente. Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l'interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l'informazione per non vedere colpiti i suoi progetti. In questa linea il Documento di Aparecida chiede che "negli interventi sulle risorse naturali non prevalgano gli interessi di gruppi economici che distruggono irrazionalmente le fonti di vita" (32). L'alleanza tra economia e tecnologia finisce per lasciare fuori tutto cio' che non fa parte dei loro interessi immediati. Cosi' ci si potrebbe aspettare solamente alcuni proclami superficiali, azioni filantropiche isolate, e anche sforzi per mostrare sensibilita' verso l'ambiente, mentre in realta' qualunque tentativo delle organizzazioni sociali di modificare le cose sara' visto come un disturbo provocato da sognatori romantici o come un ostacolo da eludere.
55. A poco a poco alcuni Paesi possono mostrare progressi importanti, lo sviluppo di controlli piu' efficienti e una lotta piu' sincera contro la corruzione. E' cresciuta la sensibilita' ecologica delle popolazioni, anche se non basta per modificare le abitudini nocive di consumo, che non sembrano recedere, bensi' estendersi e svilupparsi. E' quello che succede, per fare solo un semplice esempio, con il crescente aumento dell'uso e dell'intensita' dei condizionatori d'aria: i mercati, cercando un profitto immediato, stimolano ancora di piu' la domanda. Se qualcuno osservasse dall'esterno la societa' planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida.
56. Nel frattempo i poteri economici continuano a giustificare l'attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignita' umana e sull'ambiente. Cosi' si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi. Molti diranno che non sono consapevoli di compiere azioni immorali, perche' la distrazione costante ci toglie il coraggio di accorgerci della realta' di un mondo limitato e finito. Per questo oggi "qualunque cosa che sia fragile, come l'ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta" (33).
57. E' prevedibile che, di fronte all'esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni. La guerra causa sempre gravi danni all'ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche. Infatti "nonostante che accordi internazionali proibiscano la guerra chimica, batteriologica e biologica, sta di fatto che nei laboratori continua la ricerca per lo sviluppo di nuove armi offensive, capaci di alterare gli equilibri naturali" (34). Si richiede dalla politica una maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti. Ma il potere collegato con la finanza e' quello che piu' resiste a tale sforzo, e i disegni politici spesso non hanno ampiezza di vedute. Perche' si vuole mantenere oggi un potere che sara' ricordato per la sua incapacita' di intervenire quando era urgente e necessario farlo?
58. In alcuni Paesi ci sono esempi positivi di risultati nel migliorare l'ambiente, come il risanamento di alcuni fiumi che sono stati inquinati per tanti decenni, il recupero di boschi autoctoni, o l'abbellimento di paesaggi con opere di risanamento ambientale, o progetti edilizi di grande valore estetico, progressi nella produzione di energia non inquinante, nel miglioramento dei trasporti pubblici. Queste azioni non risolvono i problemi globali, ma confermano che l'essere umano e' ancora capace di intervenire positivamente. Essendo stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosita', solidarieta' e cura.
59. Nello stesso tempo, cresce un'ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilita'. Come spesso accade in epoche di profonde crisi, che richiedono decisioni coraggiose, siamo tentati di pensare che quanto sta succedendo non e' certo. Se guardiamo in modo superficiale, al di la' di alcuni segni visibili di inquinamento e di degrado, sembra che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali. Questo comportamento evasivo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo. E' il modo in cui l'essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse.
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VII. Diversita' di opinioni
60. Infine, riconosciamo che si sono sviluppate diverse visioni e linee di pensiero in merito alla situazione e alle possibili soluzioni. Da un estremo, alcuni sostengono ad ogni costo il mito del progresso e affermano che i problemi ecologici si risolveranno semplicemente con nuove applicazioni tecniche, senza considerazioni etiche ne' cambiamenti di fondo. Dall'altro estremo, altri ritengono che la specie umana, con qualunque suo intervento, puo' essere solo una minaccia e compromettere l'ecosistema mondiale, per cui conviene ridurre la sua presenza sul pianeta e impedirle ogni tipo di intervento. Fra questi estremi, la riflessione dovrebbe identificare possibili scenari futuri, perche' non c'e' un'unica via di soluzione. Questo lascerebbe spazio a una varieta' di apporti che potrebbero entrare in dialogo in vista di risposte integrali.
61. Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversita' di opinione. Basta pero' guardare la realta' con sincerita' per vedere che c'e' un grande deterioramento della nostra casa comune. La speranza ci invita a riconoscere che c'e' sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi. Tuttavia, sembra di riscontrare sintomi di un punto di rottura, a causa della grande velocita' dei cambiamenti e del degrado, che si manifestano tanto in catastrofi naturali regionali quanto in crisi sociali o anche finanziarie, dato che i problemi del mondo non si possono analizzare ne' spiegare in modo isolato. Ci sono regioni che sono gia' particolarmente a rischio e, al di la' di qualunque previsione catastrofica, e' certo che l'attuale sistema mondiale e' insostenibile da diversi punti di vista, perche' abbiamo smesso di pensare ai fini dell'agire umano: "Se lo sguardo percorre le regioni del nostro pianeta, ci si accorge subito che l'umanita' ha deluso l'attesa divina" (35).
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Note
23. Cfr Saluto al personale della Fao (20 novembre 2014): AAS 106 (2014), 985.
24. V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 86.
25. Conferenza dei Vescovi Cattolici delle Filippine, Lettera pastorale What is Happening to our Beautiful Land? (29 gennaio 1988).
26. Conferenza Episcopale Boliviana, Lettera pastorale sull'ambiente e lo sviluppo umano in Bolivia El universo, don de Dios para la vida (2012), 17.
27. Cfr Conferenza Episcopale Tedesca. Commissione per gli Affari Sociali, Der Klimawandel: Brennpunkt globaler, intergenerationeller und oekologischer Gerechtigkeit (settembre 2006), 28-30.
28. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 483.
29. Catechesi (5 giugno 2013): Insegnamenti 1/1 (2013), 280.
30. Vescovi della Regione Patagonia-Comahue (Argentina), Mensaje de Navidad (dicembre 2009), 2.
31. Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, Global Climate Change: A Plea for Dialogue, Prudence and the Common Good (15 giugno 2001).
32. V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 471.
33. Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 56: AAS 105 (2013), 1043.
34. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, 12: AAS 82 (1990), 154.
35. Id., Catechesi (17 gennaio 2001), 3: Insegnamenti 24/1 (2001), 178.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Numero 718 del 23 giugno 2015
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