[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 315



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 315 del 7 dicembre 2014

 

In questo numero:

1. Una giornata di impegno e di memoria oggi a Cinisi

2. Anche a Viterbo commemorata Felicia Bartolotta Impastato nel decimo anniversario della scomparsa

3. Anna Puglisi: Felicia Bartolotta Impastato

 

1. INIZIATIVE. UNA GIORNATA DI IMPEGNO E DI MEMORIA OGGI A CINISI

 

Nel decimo anniversario della scomparsa di Felicia Bartolotta Impastato oggi a Cinisi (Pa) si svolge una giornata di impegno e di memoria promossa dall'associazione "Casa memoria Felicia e Peppino Impastato".

Per informazioni: info at casamemoria.it

 

2. INIZIATIVE. ANCHE A VITERBO COMMEMORATA FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

Presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo si e' svolta questa mattina, domenica 7 dicembre 2014, una commemorazione di Felicia Bartolotta Impastato, deceduta dieci anni fa, madre di Peppino Impastato, sostenitrice e continuatrice della sua lotta contro la mafia.

Nel corso della commemorazione sono state lette alcune pagine dal libro-intervista "La mafia in casa mia" e dal volume "Cara Felicia".

Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha evidenziato la straordinaria importanza dell'esperienza e della riflessione di Peppino Impastato, di Felicia Bartolotta Impastato, del "Centro Impastato" di Palermo, dell'associazione "Casa memoria Felicia e Peppino Impastato" di Cinisi, dell'annuale "Forum antimafia"; l'immenso valore dell'impegno culturale, sociale, morale e politico delle compagne e dei compagni di Peppino e Felicia che ne recano la memoria e ne proseguono la lotta, una memoria e una lotta condivise da tutte le persone che anche nell'Alto Lazio come ovunque sono impegnate contro i poteri criminali, contro il regime della corruzione, contro il sistema dello sfruttamento; in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, per la liberazione dell'umanita' da ogni menzogna, da ogni oppressione, da ogni violenza.

Le persone partecipanti all'incontro viterbese hanno inviato un messaggio di solidarieta' e di gratitudine all'associazione "Casa memoria Felicia e Peppino Impastato" che oggi a Cinisi realizza una "Giornata di impegno e di memoria".

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Per saperne di piu'

Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato che lo ha sostenuto nella sua lotta, lotta che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio; e' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Tra le opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; Cfr. anche il profilo scritto da Anna Puglisi per l'Enciclopedia delle donne e ripubblicato anche in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311 (e qui di seguito nuovamente riprodotto).

Si vedano anche almeno i libri dedicati a Giuseppe Impastato, nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile"; fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Tra le raccolte di scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2002, 2008. Tra le opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994; AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo); Umberto Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2008; Giovanni Impastato e Franco Vassia, Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, Stampa Alternativa, Viterbo 2009.

Come e' noto sono fondamentali le opere di Anna Puglisi e di Umberto Santino, del "Centro Impastato" di Palermo.

Anna Puglisi, prestigiosa studiosa e militante antimafia, e' impegnata nell'esperienza del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di cui e' una delle fondatrici. Dal sito dell'Enciclopedia delle donne riprendiamo inoltre la seguente breve scheda "Docente universitaria in pensione, cofondatrice del Centro siciliano di documentazione, successivamente dedicato a Giuseppe Impastato, e socia fondatrice dell'Associazione delle donne siciliane per la lotta contro la mafia. Vive a Palermo". Tra le opere di Anna Puglisi: con Umberto Santino (a cura di), La mafia in casa mia, intervista a Felicia Bartolotta Impastato, La Luna, Palermo 1986; con Antonia Cascio (a cura di), Con e contro. Le donne nell'organizzazione mafiosa e nella lotta antimafia, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 1988; Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990; Donne, mafia e antimafia, Centro Impastato, Palermo 1998, Di Girolamo, Trapani 2005; con Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; Storie di donne. Antonietta Renda, Giovanna Terranova, Camilla Giaccone raccontano la loro vita, Di Girolamo, Trapani 2007. Scritti su Anna Puglisi: cfr. la voce redatta da Simona Mafai per l'"Enciclopedia delle donne", riportata in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311.

Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010.

Naturalmente sono fondamentali anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"; per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it

Ugualmente fondamentale l'attivita' dell'"Associazione casa memoria Felicia e Peppino Impastato"; per contatti: corso Umberto I 220, 90045 Cinisi (Pa), e-mail: info at casamemoria.it, sito: www.peppinoimpastato.com

 

3. PROFILI. ANNA PUGLISI: FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO

[Riproponiamo il seguente profilo ripreso dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Felicia Bartolotta Impastato (Cinisi (Palermo) 1916-2004).

Felicia Bartolotta nasce in una famiglia di piccola borghesia con qualche appezzamento di terreno di proprieta', coltivato ad agrumi e ulivi. Il padre era impiegato al Municipio, la madre casalinga, come sara' anche Felicia.

Si sposa, nel 1947, con Luigi Impastato, di una famiglia di piccoli allevatori legati alla mafia del paese: "Io allora non ne capivo niente di mafia, altrimenti non avrei fatto questo passo" (cosi' racconta nella sua storia di vita pubblicata nel volume La mafia in casa mia, da cui sono tratte anche le citazioni successive). In effetti Felicia sceglie di sposarsi con Luigi per amore, dopo avere preso una decisione non usuale a quei tempi nelle famiglie come la sua. Era stata fidanzata con un uomo scelto dal padre, mentre lei avrebbe voluto un giovane di un altro paese che le piaceva di piu', ma non era benvoluto dalla sua famiglia. Ma poco prima del matrimonio, quando gia' era tutto pronto, disse al padre che non voleva piu' sposarsi e che non dovevano permettersi di prenderla con la forza (cioe', come si usava, non dovevano rapirla per la tradizionale fuitina).

Il 5 gennaio 1948 nasce Giuseppe; nel 1949 nasce Giovanni che morira' nel 1952; nel 1953 nasce il terzo figlio, anche lui Giovanni.

Luigi Impastato, durante il periodo fascista, aveva fatto tre anni di confino a Ustica, assieme ad altri mafiosi della zona, e durante la guerra aveva fatto il contrabbando di generi alimentari. Dopo non ebbe piu' problemi con la giustizia.

Uno dei suoi fratelli, soprannominato "Sputafuoco", era impiegato come gabelloto (affittuario) in un feudo. Il cognato di Luigi, Cesare Manzella, marito della sorella, era il capomafia del paese. Manzella muore nel 1963, ucciso assieme al suo campiere (guardia campestre) dall'esplosione di un'auto imbottita di tritolo, durante la guerra di mafia che vide contrapposte la cosca dei Greco, con cui era alleato, e quella dei La Barbera. La morte dello zio colpisce profondamente Peppino, che aveva quindici anni e da tempo aveva cominciato a riflettere su quanto gli dicevano il padre e lo zio. Felicia ricorda che le diceva: "Veramente delinquenti sono allora".

L'affiatamento con il marito dura molto poco. Lei stessa afferma: "Appena mi sono sposata ci fu l'inferno. Attaccava lite per tutto e non si doveva mai sapere quello che faceva, dove andava. Io gli dicevo: 'Stai attento, perche' gente dentro [casa] non ne voglio. Se mi porti qualcuno dentro, che so, un mafioso, un latitante, io me ne vado da mia madre'". Felicia non sopporta l'amicizia del marito con Gaetano Badalamenti, diventato capomafia di Cinisi dopo la morte di Manzella, e litiga con Luigi quando vuole portarla con se' in visita in casa dell'amico. Il contrasto con il marito si acuira' quando Peppino iniziera' la sua attivita' politica.

Per quindici anni, dall'inizio dell'attivita' di Peppino fino alla morte di Luigi, avvenuta otto mesi prima dell'assassinio del figlio, la vita di Felicia e' una continua lotta, che pero' non riesce a piegarla. In quegli anni non ha piu' soltanto il problema delle amicizie del marito. Ora c'e' da difendere il figlio che denuncia potenti locali e mafiosi e rompe con il padre, impegnandosi nell'attivita' politica in formazioni della sinistra assieme a un gruppo di giovani che saranno con lui fino all'ultimo giorno.

Felicia difende il figlio contro il marito che lo ha cacciato di casa, ma cerca anche di difendere Peppino da se stesso. Quando viene a sapere che Peppino ha scritto sul foglio ciclostilato "L'idea socialista" un articolo sulla mafia va in giro per il paese per raccogliere le copie e distruggerle. E quando l'attivita' politica di Peppino entra nel vivo, non ha il coraggio di andare ad ascoltare i suoi comizi, ma intuendo di cosa avrebbe parlato chiede ai suoi compagni di convincerlo a non parlare di mafia. E a lui: "Lasciali andare, questi disgraziati".

Morto il marito (in un incidente che puo' essere stato un omicidio camuffato), la cui presenza era in qualche modo una protezione per il figlio, Felicia intuisce che per Peppino sono aumentati i pericoli: "Guardavo mio figlio e dicevo: 'Figlio, chi sa come ti finisce'. Lo andai a trovare che era a letto, gli dissi: 'Giuseppe, figlio, io mi spavento'. E come apro quella stanza, che' ci si corica mia sorella la', io vedo mio figlio, quella visione mi e' rimasta in mente".

La mattina del 9 maggio 1978 viene trovato il corpo sbriciolato di Peppino. Felicia dopo alcuni giorni di smarrimento decide di costituirsi parte civile (allora era possibile chiederlo anche durante la fase istruttoria). Una decisione che nelle sue intenzioni doveva servire anche per proteggere Giovanni, il figlio che le era rimasto e che, al contrario, in questi anni si e' impegnato assieme alla moglie (anche lei Felicia), per avere giustizia per la morte di Peppino. Felicia ricorda: "Gli dissi: 'Tu non devi parlare. Fai parlare me, perche' io sono anziana, la madre, insomma non mi possono fare come possono fare a te'". Per questa decisione ha dovuto fare ancora una volta una scelta radicale, rompere con i parenti del marito che le consigliavano di non rivolgersi alla giustizia, di non mettersi con i compagni di Peppino, con i soci del Centro siciliano di documentazione di Palermo, successivamente intitolato a Peppino, di non parlare con i giornalisti.

Al contrario, da allora Felicia ha aperto la sua casa a tutti coloro che volevano conoscere Peppino. Diceva: "Mi piace parlarci, perche' la cosa di mio figlio si allarga, capiscono che cosa significa la mafia. E ne vengono, e con tanto piacere per quelli che vengono! Loro si immaginano: 'Questa e' siciliana e tiene la bocca chiusa'. Invece no. Io devo difendere mio figlio, politicamente, lo devo difendere. Mio figlio non era un terrorista. Lottava per cose giuste e precise". Un figlio che: "... glielo diceva in faccia a suo padre: 'Mi fanno schifo, ribrezzo, non li sopporto... Fanno abusi, si approfittano di tutti, al Municipio comandano loro'... Si fece ammazzare per non sopportare tutto questo".

Le delusioni, quando sembrava che non si potesse ottenere nulla, e gli acciacchi di un'eta' che andava avanzando non l'hanno mai piegata. Al processo contro Badalamenti, venuto dopo 22 anni, con l'inchiesta chiusa e riaperta piu' volte grazie anche all'impegno di alcuni compagni di Peppino e del Centro a lui intitolato, con il dito puntato contro l'imputato e con voce ferma lo ha accusato di essere il mandante dell'assassinio.

Badalamenti e' stato condannato, come pure e' stato condannato il suo vice.

Entrambi sono morti, e Felicia, che aveva sempre detto di non volere vendetta ma giustizia, a chi le chiedeva se aveva perdonato rispondeva che delitti cosi' efferati non possono perdonarsi e che Badalamenti non doveva ritornare a Cinisi neppure da morto. E il giorno in cui i rappresentati della Commissione parlamentare antimafia le hanno consegnato la Relazione, in cui si dice a chiare lettere che carabinieri e magistrati avevano depistato le indagini, esprime la sua soddisfazione: "Avete risuscitato mio figlio".

Felicia ha accolto sempre con il suo sorriso tutti, in quella casa che soltanto negli ultimi tempi, dopo un film che ha fatto conoscere Peppino al grande pubblico, si riempiva, quasi ogni giorno, di tanti, giovani e meno giovani che desideravano incontrarla. Rendendola felice e facendole dimenticare i tanti anni in cui a trovarla andavamo in pochi e a starle vicino eravamo pochissimi. E ai giovani diceva: "Tenete alta la testa e la schiena dritta".

Bibliografia: Felicia Bartolotta Impastato (a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino). La mafia in casa mia, Palermo, La Luna 2003; Commissione parlamentare antimafia, Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Roma, Editori Riuniti 2006; Anna Puglisi - Umberto Santino, Cara Felicia, Palermo, Centro Impastato 2005.

 

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Numero 315 del 7 dicembre 2014

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