[Nonviolenza] Telegrammi. 1784



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1784 del 12 ottobre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "Diritti umani e difesa della biosfera". Un incontro di riflessione a Viterbo

2. Il 19 ottobre 2014 la marcia della pace Perugia-Assisi

3. La nonviolenza e' una scelta (2002)

4. Necessita' della nonviolenza (2002)

5. Ancora un piccolo discorso sull'uccidere (2002)

6. Dal punto di vista dell'umanita' (2002)

7. Impegno per la pace, scelta nonviolenta (2002)

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "DIRITTI UMANI E DIFESA DELLA BIOSFERA". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di sabato 11 ottobre 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione su "Diritti umani e difesa della biosfera".

All'incontro ha preso parte Marco Ambrosini.

*

Marco Ambrosini, con una pluriennale pratica di formatore alla nonviolenza e di impegno in difesa dei diritti umani e della biosfera, operatore culturale, videomaker, cooperante agricolo, e' impegnato nell'esperienza del movimento degli ecovillaggi ed e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo; fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; tra il 2010 e il 2012 insieme a Paolo Arena e Marco Graziotti e' stato uno degli animatori dell'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese (inchiesta che e' restata un esempio unico di ricerca sociologica in questo ambito e costituisce tuttora uno strumento di riflessione cui far riferimento). E' stato tra i principali promotori ed animatori dell'attivita' di accostamento alla nonviolenza svoltasi con cadenza settimanale per alcuni anni a Viterbo e a Blera (Vt) ed ha preso parte come formatore al ciclo di incontri di accostamento alla nonviolenza a Soriano nel Cimino (Vt). Cura il blog "Note minime - Gruppo di informazione nonviolenta" (per contatti: e-mail: noteminime at tiscali.it, sito: noteminime.wordpress.com).

 

2. INIZIATIVE. IL 19 OTTOBRE 2014 LA MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI

 

Si svolge domenica 19 ottobre la marcia della pace Perugia-Assisi.

E' la piu' importante mobilitazione pacifista in Italia.

Occorre promuovere la piu' ampia partecipazione.

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Contro tutte le guerre e le uccisioni.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. REPETITA IUVANT. LA NONVIOLENZA E' UNA SCELTA (2002)

 

La nonviolenza e' molte cose, ma innanzitutto e' una scelta, un decidersi: e' la scelta di cominciare noi a prendere sul serio cio' che pensiamo.

Per questo essa e' in primo luogo un atto morale.

Poi la nonviolenza e' anche molte altre cose, e chi redige questo notiziario - i lettori abituali lo sanno - ne propone una nozione di teoria-prassi complessa e pluridimensionale, contestuale, sperimentale, critica, aperta; articolata in piu' insiemi nessuno dei quali la esaurisce: un insieme di valori logico-assiologici; un insieme di modalita' relazionali e di tecniche deliberative ed operative; un insieme di strategie di lotta contro la violenza sia dispiegata che cristallizzata; un insieme di pratiche e proposte sociali e politiche; un insieme di strumenti e processi euristici, ermeneutici e maieutici; un insieme di esperienze storiche, di riflessioni teoriche, di ricerche dialogiche.

La nonviolenza non e' un'ideologia in piu', o peggio un'ideologia di ricambio. La nonviolenza e' una decisione: di contrastare il male senza riprodurlo; di riconoscere e onorare e difendere l'umanita' in te e in tutti.

 

4. REPETITA IUVANT. NECESSITA' DELLA NONVIOLENZA (2002)

 

Opporsi alla guerra senza fare la scelta della nonviolenza e' opporsi alla guerra a meta', e quindi a meta' esserne complici. E dunque un'opposizione alla guerra che non faccia la scelta meditata ed impegnativa della nonviolenza non e' un'opposizione vera, ma una finzione, una macabra ipocrisia.

Ma l'opposizione nonviolenta alla guerra per essere tale deve essere attiva, poiche' la nonviolenza e' lotta contro la violenza, o non e'. E deve essere intransigente, poiche' non si puo' transigere sul principio che tutti gli esseri umani in quanto tali hanno il diritto di vivere, ed essendo la guerra nella sua sostanza null'altro che omicidio di massa, ne consegue che vi e' una incompatibilita' assoluta tra il fondamentale dei diritti umani, il diritto a vivere, e la guerra.

Ne consegue altresi' che se occorre un ripudio integrale della guerra per affermare il fondamentale dei diritti propri di ogni essere umano, occorre altresi' un ripudio integrale degli strumenti atti alla guerra: le armi e gli eserciti.

E dunque l'opposizione alla guerra deve essere altresi' opposizione alle armi e agli eserciti tutti.

E poiche' vi e' un legame evidente tra armi e fame, tra ingiustizie strutturali e regimi e poteri che si reggono e dominano con la violenza, ne consegue anche che la scelta della nonviolenza e' necessaria non solo per opporsi alla guerra ma per costruire relazioni tra gli esseri umani fondate su un'economia di giustizia, la difesa della biosfera, la concreta affermazione dei diritti umani per tutti.

E poiche' una civile convivenza e' possibile solo in un orizzonte inclusivo dell'umanita' intera, la democrazia si invera nell'incontro e nella condivisione, e il riconoscimento di umanita' ha come sua condizione la reciprocita', ne discende che la scelta della nonviolenza e' necessaria anche nella lotta per la democrazia e l'uguaglianza di diritti.

E detto tutto cio' una duplice domanda: una opposizione democratica che non fa propria la nonviolenza e' una vera opposizione? E' veramente democratica? E un movimento che si dichiara contro la guerra e pacifista, e che non fa propria la nonviolenza, puo' veramente contrastare la guerra? E puo' veramente contribuire a costruire la pace? Ci sia lecito dubitarne.

 

5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN PICCOLO DISCORSO SULL'UCCIDERE (2002)

 

1. Un istante prima qui c'era una persona umana. Un istante dopo qui c'e' una cosa inerte. Tra istante e istante c'e' stata un'uccisione. Dove avviene l'uccisione esseri umani si trasformano in cosa, cio' che era umanita' diventa niente. L'uccidere e' la negazione dell'umanita'.

2. L'atto di uccidere implica il fatto dell'essere ucciso; perche' avvenga l'azione di uccidere deve avvenire che qualcuno resti ucciso. Solo se trovi ammissibile di essere ucciso puoi dire di trovare ammissibile uccidere. Ma tu vuoi vivere, e cosi' tutti. E poiche' tu non ammetti di essere ucciso tu, e rivendichi come diritto il tuo vivere, cosi' devi riconoscere anche agli altri di non ammettere di essere uccisi loro, e di rivendicare la loro vita come diritto. Poiche' vivere e' quel diritto senza del quale nessun altro diritto si da'. Se tutti, ciascuno per se', rivendichiamo il diritto a non essere uccisi, ne consegue di necessita' affermare il dovere di tutti di non uccidere. Perche' si dia il non essere uccisi come diritto e come certezza, occorre la decisione comune di non uccidere. "Tu non uccidere" e' il pensiero che l'umanita' cosciente afferma da quando esiste un pensiero umano, da quando esiste una umana coscienza.

3. Uccidere nega alla radice l'esistenza della societa': affinche' si dia associazione tra esseri umani essa deve basarsi sul presupposto che l'un l'altro non ci si togliera' la vita. L'uccidere e' il contrario della convivenza.

4. Uccidere distrugge qualunque ordinamento giuridico: poiche' il presupposto dell'ordinamento giuridico e' un accordo finalizzato al bene comune dei contraenti. Un ordinamento giuridico che uccide nega se' stesso.

5. Se vi e' universale consenso che uccidere e' il peggiore dei crimini, esso e' crimine sia quando a commetterlo e' un singolo, sia quando a commetterlo e' un gruppo, sia quando a commetterlo e' un'istituzione.

6. La guerra consiste nella commissione di omicidi di massa. Essa e' quindi la peggiore espressione del peggiore dei crimini. Essa e' inammissibile sempre.

7. Vi e' una considerazione ulteriore: essendo gli armamenti disponibili nel mondo di quantita' e qualita' tali che essi sono sufficienti a distruggere piu' volte la civilta' umana, la guerra, qualunque guerra, mette in pericolo qui e adesso l'umanita' intera. Per dirlo con le parole di don Milani: "E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?".

8. Opporsi alla guerra e' allora il primo e piu' grande impegno dell'umanita'. Ma opporsi alla guerra e' possibile solo se si ripudia in modo assoluto l'uccidere, e contro l'uccidere si lotta nel modo piu' limpido ed intransigente.

9. La nonviolenza e' la decisione morale, l'azione pratica e la cognizione teoretica che afferma e realizza il dovere e il diritto di ogni essere umano in quanto tale di opporsi alla guerra, alla violenza, alla menzogna, a tutte le forme di denegazione dell'umanita'. Solo la nonviolenza si oppone alla guerra. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

6. REPETITA IUVANT. DAL PUNTO DI VISTA DELL'UMANITA' (2002)

 

Se una cosa ho imparato e' che nel prendere decisioni occorre porsi dal punto di vista dell'umanita'. E giudicare valida e degna di essere compiuta solo quell'azione che ogni essere umano possa a sua volta compiere. E fare agli altri solo quel che ammetteresti che chiunque altro possa fare a te.

E poiche' sento che preferisco per me la vita alla morte, analogamente ad ogni altro essere umano devo riconoscere il diritto a vivere, e quindi devo ritenere che a nessuno debba essere dato il potere di uccidere, poiche' non ammetterei che altri abbia il potere di uccidere me, e  cosi' penso che abbia diritto di pensare chiunque.

E poiche' la mia persona consiste in cosi' larga misura del contributo che gli altri mi recano (le cose che so, le tecniche e i manufatti che uso, l'ambiente in cui vivo cosi' come la presenza antropica lo ha fortemente modificato) io sento di essere fatto dei doni dall'umanita' arrecatimi. Come potrei non sentirmi solidale con l'umanita' intera?

Cosicche' a chiunque mi chiedesse di accettare che esseri umani altri esseri umani uccidano, a chiunque mi chiedesse di ammettere che persone vengano addestrare a divenire omicide, a chiunque mi chiedesse di consentire che si costruiscano cose chiamate armi il cui fine e uso e' togliere la vita a degli esseri umani, una e la stessa e' la mia risposta: no.

Ma questa domanda non mi viene posta in forma di parole, essa resta implicita ed il mio silenzio a questa domanda non pronunciata ma concretamente agita dai poteri assassini e' gia' un avallo e una complicita'. Cosicche' anche la mia risposta deve essere un fare oltre che un dire, e questo fare e' la nonviolenza, l'opposizione concreta, materiale, effettuale, alla violenza, alle sue strutture, alle sue ideologie; l'opposizione a tutte le uccisioni, l'opposizone a tutte le guerre, l'opposizione a tutti gli eserciti e i gruppi armati come che si chiamino, l'opposizione a tutte le armi.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita': la mia umanita', l'umanita' di tutti, l'umanita' intera.

La nonviolenza e' una scelta di lotta: di lotta integrale e intransigente contro la violenza, di lotta per l'umanita'.

 

7. REPETITA IUVANT. IMPEGNO PER LA PACE, SCELTA NONVIOLENTA (2002)

 

L'impegno per la pace, mai così necessario come oggi, corre il rischio di essere travolto da due convergenti forze e distruttive.

Da un lato dalla ferocia dei ricchi, dei potenti, che pur di non cedere un briciolo del loro potere, del loro goder dello spreco, del loro nutrirsi della morte altrui (l'analisi finissima di Elias Canetti), sono disposti a distruggere il mondo. Che non conoscono alcuna legge, e solo obbediscono al loro sentirsi al di sopra di tutto e di tutti, all'istinto rapace.

E dall'altro dalla nostra ambiguità: quando imitiamo i potenti, quando accettiamo e riproduciamo la loro logica, e pensiamo di poterli contrastare e sconfiggere con i loro metodi e i loro strumenti, e cosi' facendo diventiamo come loro.

E c'è un modo solo per uscire dall'ambiguità: la scelta di un impegno per la pace e i diritti umani che rinunci ad ogni furbizia (le tattiche, le dilazioni, il programma minimo e massimo, i due tempi, e cosi' via), che ripudi ogni menzogna (e la propaganda, l'esagerazione, il fraintendimento, la manipolazione, l'idiozia della cosiddetta "interferenza culturale" mediatica che in realta' e' subalternita' agli organi della narcosi e del consumismo, gastronomici e cannibaleschi), che contrasti ogni sopruso (ed anche e soprattutto quelli commessi "in nome di" questo e quello da chi si pretende agli altri superiore e gia' con questo denega la dignita' umana nell'altro e quindi in tutti e quindi infine anche in se'): occorre la scelta della nonviolenza, la lotta senza requie e senza ombre contro la violenza, e innanzitutto contro quella che e' in noi.

Poiche' la violenza e' sempre "l'arma dei ricchi" (Jean Marie Muller), la risorsa degli oppressori, lo strumento dell'ingiustizia.

E per lottare contro la violenza bisogna integralmente ripudiarla, scegliendo la nonviolenza che e' la lotta piu' nitida ed intransigente contro la violenza.

La nonviolenza e' lotta: chi la confonde con la rassegnazione, chi la confonde col masochismo, chi la confonde con la vilta', della nonviolenza non ha capito nulla o finge di non aver capito nulla, e col suo nome designa un fantoccio da lui medesimo inventato per meglio calunniare. Gli oppressori lo sanno: gli amici della nonviolenza sono i loro avversari piu' formidabili. Era forse rassegnato e vile Gandhi, o Martin Luther King, o Oscar Romero, o Marianela Garcia, o Chico Mendes? O piuttosto non lottarono con tutte le loro forze?

Ancora vi e' un trucco retorico, che vuole la nonviolenza inane, ninnolo per perdigiorno, che non scalfisce le ingiustizie grandi, un inutile futile gioco per anime belle. Erano forse futili e inutili le lotte di Gandhi, o Martin Luther King, o Oscar Romero, o Marianela Garcia, o Chico Mendes? E se cosi' fosse stato, perche' i loro avversari li uccisero? Gli oppressori lo sanno: gli amici della nonviolenza sono i loro avversari piu' formidabili. Quelli che non si arrendono mai finche' hanno respiro in corpo. Resistenti fino alla fine.

Gandhi lo diceva chiaro e tondo: alla violenza occorre resistere; contro l'ingiustizia occorre lottare; all'oppressione occorre ribellarsi. Resistere, lottare, ribellarsi, nel modo piu' forte e profondo: la nonviolenza e' questo, o non e' nulla. Contro la rassegnazione, contro il masochismo, contro la vilta', nel modo piu' limpido e combattivo: la nonviolenza e' questo, o non e' nulla.

La nonviolenza e' l'insurrezione morale dell'umanita' oppressa per sconfiggere l'ingiustizia, recare aiuto a chi soffre, e salvare la terra dalla catastrofe ecologica. La nonviolenza e' la rivoluzione necessaria per affermare un'umanita' di liberi ed eguali. La nonviolenza e' lotta: per i diritti umani di tutti gli esseri umani. La nonviolenza e' la misericordia che abbatte le muraglie e spezza le catene.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

Nadine Gordimer, Il mondo tardoborghese, Feltrinelli, Milano 1989, pp. 120.

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Strumenti

- Walter Maraschini e Mauro Palma (a cura di), Enciclopedia della matematica, Garzanti, Milano 2013, Garzanti-Rcs, Milano 2014, 2 voll. per complessive pp. XX + 1516, euro 12,90 + 12,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1784 del 12 ottobre 2014

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