[Nonviolenza] Telegrammi. 1783



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1783 dell'11 ottobre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Contro tutte le uccisioni. Un incontro di studio e di impegno a Viterbo

2. Il 19 ottobre 2014 la marcia della pace Perugia-Assisi

3. Il dialogo come accostamento all'altro e riconoscimento di umanita' (2003)

4. Sette tesi sulla nonviolenza in quanto politica (2006)

5. Sebastiano Malcontenti: Chiacchiere dal barbiere (2012)

6. Severino Vardacampi: La solita concione (2012)

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. CONTRO TUTTE LE UCCISIONI. UN INCONTRO DI STUDIO E DI IMPEGNO A VITERBO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di venerdi' 10 ottobre 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio e di impegno "Contro tutte le uccisioni" nella ricorrenza della Giornata mondiale contro la pena di morte.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati testi classici del pensiero e dell'azione in difesa dei diritti umani.

L'incontro e' stato concluso dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha sottolineato come il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite; e quindi tutte le guerre, tutte le dittature, tutte le forme di oppressione che negano il fondamentale diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', ipso facto costituiscono crimini contro l'umanita'. Solo la nonviolenza, che contro tutte le violenze si batte, che tutte le vite rispetta, che ad ogni persona oppressa reca aiuto, puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Al termine dell'incontro e' stato formulato un appello a partecipare alla marcia della pace Perugia-Assisi che si svolgera' il 19 ottobre.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. INIZIATIVE. IL 19 OTTOBRE 2014 LA MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI

 

Si svolge domenica 19 ottobre la marcia della pace Perugia-Assisi.

E' la piu' importante mobilitazione pacifista in Italia.

Occorre promuovere la piu' ampia partecipazione.

*

Contro tutte le guerre e le uccisioni.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. REPETITA IUVANT. IL DIALOGO COME ACCOSTAMENTO ALL'ALTRO E RICONOSCIMENTO DI UMANITA' (2003)

[Questo articolo sul dialogo interreligioso e' stato scritto su invito degli amici dell'Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) ed e' apparso sul n. 6 del giugno 2003 del mensile "Amici dei lebbrosi"]

 

1. Scegliamo la via difficile

Riflettere sul dialogo interculturale e specificamente su quello interreligioso (dialogo ma anche conflitto, incontro ma anche scontro, prossimita' ma anche alterita', comunione ma anche distanziamento, movimento di accostamento reciproco che non cancella le differenze ed anzi proprio sul riconoscimento di esse fonda la propria possibilita' di adeguazione) significa a un tempo interrogarsi sui propri convincimenti e porsi all'ascolto dell'altro, e non su questioni marginali, ma su cio' che piu' intimamente ci tocca: le convinzioni piu' profonde, le parole forti attraverso cui pensiamo e comunichiamo quel che sentiamo essenziale e costitutivo, le chiamate radicali, cio' per cui ne va della salvezza, ne va della verita', ne va del senso della propria vita e della riconoscibilita' del mondo.

Le differenze e le contraddizioni che si incontrano in questo ambito sono grandi, i conflitti non attenuabili e difficoltosamente mediabili; i tentativi eclettici o sincretici tanto piu' inammissibili quanto piu' si vuole rispettare l'altro e se stessi; le risposte scarse e incerte, le paure abissali, ineludibili le aporie.

Ma il dialogo e' la scelta necessaria: la sola alternativa umana al subire e all'infliggere la morte.

*

2. Dal punto di vista della nonviolenza

Ma tutte le grandi tradizioni culturali, tutte le rilevanti esperienze religiose, tutte le forti proposte di pensiero e pratiche di convivenza hanno un tratto comune, alludono ad una medesima esigenza, significano una stessa realta': il consistere e l'esistere dell'umanita'; l'incontro di esseri umani; il senso e la speranza della vita umana, come condizione personale e come esperienza condivisa, comune appartenenza, orizzonte comune.

Ha scritto Mohandas Gandhi: "tutte le fedi costituiscono una rivelazione della Verita', ma tutte sono imperfette ed esposte all'errore" (Mohandas K. Gandhi, La forza della verita', vol. I, Sonda, Torino-Milano 1991, p. 480).

E' della nostra medesima umanita' che tutte le culture e le grandi tradizioni di pensiero religiose, filosofiche, ideologiche e linguistiche parlano, e questo dialogo essa medesima umanita' costituisce nella sua preziosa tessitura, e in verita' ed errore, in ricerca e apertura, nella persuasione e nel dubbio, in intimita' e condivisione, in latenza e compresenza.

Ed e' nel volto dell'altro, e nella nostra responsabilita' verso l'altro, che si fonda una morale all'altezza delle ultimative interrogazioni dell'epoca nostra: pensatrici e pensatori come Simone Weil, Hannah Arendt, Hans Jonas ed Emmanuel Levinas, come Franco Basaglia, e come Raimon Panikkar, Luce Irigaray e Vandana Shiva, ci hanno donato a tal fine straordinari strumenti conoscitivi, occasioni di riconoscimento: pensieri che sono ponti.

Per definire la sua proposta di liberazione e degnificazione umana Gandhi conio' il termine satyagraha, "forza della verita'"; Martin Luther King uso' la perfettamente equivalente espressione "forza dell'amore": e' di questo che stiamo parlando, su questo si fonda il dialogo, cosi' l'umanita' si oppone al nulla che la minaccia.

*

3. Una riflessione di Severino Vardacampi

Alcuni mesi fa per iniziativa dei promotori dell'appello al dialogo cristiano-islamico (cfr. i materiali relativi nel sito della rivista "Il dialogo": www.ildialogo.org) si e' svolta una giornata di riflessione comune che ha coinvolto anche persone appartenenti ad altre tradizioni di pensiero, religiose e non; in occasione di essa il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo proponeva una riflessione - anzi cinque - a firma di Severino Vardacampi che ci pare utile qui riproporre:

"I. Noi non credenti interpellati da Mose'

Le religioni ci convocano al sentimento della comune umanita', cosi' come anche le altre grandi tradizioni che, con una certa approssimazione, vengono

definite "laiche", e tra esse quella visione del mondo che viene chiamata "materialistica" ed alla quale persuaso da Lucrezio, Diderot e Leopardi io che qui parlo mi sento di dare il mio consentimento.

Anche chi come me non ha sentito o colto la chiamata ad una fede religiosa, e tra le sue molte e varie convinzioni ovvero credenze non ha quella in un Dio personale, sempre si e' sentito interrogato, convocato, coinvolto particolarmente dalla fede e dalla proposta di Mose', che incessantemente torna a dirmi e chiedermi qualcosa che sento ineffabile e necessario, qualcosa di ineludibile - che afferisce all'esistenza, che afferisce al linguaggio, che afferisce a ogni fibra dell'essere mio e del mondo -. Ed interrogato, convocato, coinvolto mi sento dunque anche da tutte le tre grandi religioni del Libro, come da altre.

L'ebraismo, il cristianesimo, l'islam, sono tradizioni che mi riguardano; ed ogni religione, in quanto asserzione ed evocazione e speranza di una "religio", di un legame tra gli esseri umani e tra essi ed il mondo, mi riguarda. Ci riguarda oserei dire tutte e tutti.

E cosi' in questa giornata del dialogo cristiano-islamico, intesa come convivio delle culture, convivenza dell'umanita' nelle sue diverse articolazioni culturali e nella sua sostanziale unita', sento di essere anch'io convocato all'incontro, al dialogo, che e' logos condiviso, e che e' sempre dialogo tra diversi ed affini che si riconoscono tali e riconoscendosi diversi si riconoscono anche un'umanita' comune: uguaglianza e diversita' in un sinolo che di ambedue gli elementi ha bisogno per essere autentico e non alienato, e non oppressivo, fraterno e sororale.

Ed insieme questo dialogo e' ascolto, ascolto dell'altro, e se e' ascolto sincero dell'altro esso e' quell'ascolto dell'altro che e' anche nel suo stesso darsi ascolto un farsi risposta, responsabilita': come ci hanno insegnato tra altre maestre e maestri grandi Simone Weil, Hannah Arendt, Emmanuel Levinas e Hans Jonas.

II. Noi figli delle figlie degli uomini (ovvero figli di Virginia Woolf)

Ed in questo dialogo, in questo incontro, in questo convivio, forte e alto c'e' il sentire la nostra comune umanita' di nati di donna.

E il nostro ascolto del discorso prezioso delle donne che a me maschio insegnano cose nuove e grandi, ed insieme "antiche come le montagne", e mi e ci convocano all'impegno di liberazione del nostro agire ma anche del nostro sentire e pensare (anche il sentire e pensare la metafisica, anche il sentire e pensare l'ontologia) dalle oppressive e violente e alienanti strutture concrete (storiche e politiche, sociali e culturali, ideologiche e mentali) dell'oppressione di genere; e dal cupo e feroce disconoscimento e denegazione della differenza sessuale, differenza sessuale che e' consustanziale al nostro essere esseri umani, e la cui rimozione e pretesa cancellazione ci dimidia e disquatra tutte e tutti, e' negazione di umanita' e brutale incrudire sull'altro e sull'altra ed infine ed insieme su se medesimi.

Nel convivio delle differenze la cultura delle donne, il pensiero della differenza sessuale, recano bella e splendente una ricchezza preziosa per tutte e per tutti.

Che questa giornata sia anche la giornata di questo incontro e di questa agnizione. Sia anche giornata di impegno a contrastare le strutture dell'oppressione patriarcale e maschilista che maculano e distorcono ancora fino al crimine e alla follia tante esperienze che pure alle tradizioni piu' alte dell'umanita' in cammino dichiarano di rifarsi in fedelta' e adempimento.

Questo impegno contro l'oppressione patriarcale e maschilista che in quanto maschio io stesso sento di recare entro me e di dover entro me stesso combattere, credo vada elaborato ed espresso ed agito nell'ordine sociale e fin in quello giuridico, ma anche e innanzitutto nell'ordine simbolico e del linguaggio, e non vi e' dubbio che nel nesso linguaggio-cultura, e linguaggio-scritture (ed esegesi) per quanto decisivamente afferisce alle religioni, si appalesi come per molti versi effettualmente il linguaggio sia quella "casa dell'essere" di cui diceva un pensatore che fu forse uno dei nascosti e grandi teologi laici del Novecento, e scrisse cose di gran lunga piu' elevate della sua rovinosa empirica condotta quando - per dirla con fratel Jacopone da Todi - giunse al paragone.

III. "E' meglio essere in due che uno solo" (Qohelet, 4, 9)

Qui di Giobbe e di Qohelet e del Cantico dei Cantici avrei voluto dire, ma bastera' questo: e' meglio essere in due che uno solo.

L'essere insieme, il convivere, e' la nostra scelta, il compito nostro, la via  e l'oasi.

IV. Sul digiuno come esistenza e come figura, come resistenza e come ripetizione

Disvela il digiuno il nostro consistere di esistenti, connotati dall'ex-sistere, l'essere-fuori, l'essere-esposti; ed il nostro consistere quindi di carenza e di scarsita', di assenza in presenza, di bisogno di cura.

Il digiuno e' testimonianza: interrogazione radicale e volto nudo, domanda d'aiuto che aiuta ad aiutare.

Ma dunque anche rivolgimento amoroso e suscitamente ed offerta del gesto soccorrevole (ugualmente soccorrevoli il chiedere e il dare, l'uno all'altro in circolo rinviando, insieme costruendo linguaggio e figura ed incontro e riconoscimento di umanita').

Figura altresi' del dono e del gratuito. Gesto che allude a un'umanita' fraterna e sororale, liberante e liberata: quella "internazionale futura umanita'" gia' compresente ogni volta che tu, proprio tu, compi l'azione giusta, fai la cosa buona.

Apertura e ricerca, condivisione.

E accostamento all'insegnamento che reca la nozione di processo chenotico, e apprensione meravigliata e meravigliosa di quanto narrato da quei concetti densissimi di shekhina' e di tzintzum.

Ma anche, e ancora: resistenza all'inumano, e dell'umano ripetizione: nuova richiesta, nuova esperienza, nuova restituzione, e speranza - e speranza contro speranza - ancora.

V. Shalom - Salaam

Che la pace sia su tutti: da tutte e tutti, a tutte e tutti e per tutte e tutti; quel tutti che, diceva Capitini, e' il plurale di tu.

Che la pace venga come benedizione ed opera, riposo ed agire, contemplazione e cammino, frutto e sogno, che adempie, convoca, e' via che apre vie alla nostra comune ricerca di senso e di felicita' condivisa.

La pace e' l'incontro.

L'incontro e' festa.

La festa e' riconoscimento di umanita'.

Ha scritto Umberto Saba, il poeta dal nome di nutrice e dalla poesia buona e fragrante come pane: "Esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa".

In queste ore venendo dal digiuno, in queste ore muovendo verso la condivisione del pane frutto della benignita' della natura e del lavoro umano, a tutte e tutti giunga, sorelle e fratelli, un saluto di pace".

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4. Esseri umani

In uno dei suoi libri piu' belli (ma nessun libro potra' restituirci altro che una lontana eco della sua prorompente, luminosa, convocante, fabrile e quasi febbrile umanita') Ernesto Balducci cosi' concludeva il suo percepire, meditare e argomentare sui compiti dell'ora, sui compiti nostri: "Se invece noi decidiamo, spogliandoci di ogni costume di violenza, anche di quello divenuto struttura della mente, di morire al nostro passato e di andarci incontro l'un l'altro con le mani colme delle diverse eredita', per stringere tra noi un patto che bandisca ogni arma e stabilisca i modi della comunione creaturale, allora capiremo il senso del frammento che ora ci chiude nei suoi confini. E' questa la mia professione di fede, sotto le forme della speranza. Chi ancora si professa ateo, o marxista, o laico e ha bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo" (Ernesto Balducci, L'uomo planetario, Camunia, Brescia 1985, pp. 202-203).

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5. Alcune proposte per l'approfondimento

Indicare una bibliografia essenziale su temi cosi' vasti e densi e' impresa improba; proponiamo un percorso in appena quattro-cinque testi, ma e' ovvio che le alternative sarebbero infinite: sull'educazione interculturale cfr. ad esempio Francesco Susi (a cura di), Come si e' stretto il mondo, Armando, Roma 1999; una lettura comunque indispensabile e' a nostro avviso Virginia Woolf, Le tre ghinee (varie edizioni); un libro molto utile e molto bello e' quello di Fatema Mernissi, Islam e democrazia, Giunti, Firenze 2002; a nostro parere e' sempre di grande valore e pressoche' ineludibile - quale che sia il punto di vista del lettore - la riflessione di Ludwig Feuerbach, di cui si legga almeno L'essenza del cristianesimo e L'essenza della religione (disponibili in varie edizioni); di Martin Buber occorrerebbe leggere molte cose, una monografia pregevole sulla sua riflessione e la sua opera e' quella di Clara Levi Coen, Martin Buber, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; non si puo' non ricordare Guido Calogero, Filosofia del dialogo, Comunita', Milano, 1962, 1977; un autore di cui consiglieremmo la lettura di tutte le opere e' Primo Levi, Opere, 2 voll., Einaudi, Torino 1997.

 

4. REPETITA IUVANT. SETTE TESI SULLA NONVIOLENZA IN QUANTO POLITICA (2006)

 

1. La nonviolenza e' innanzitutto una politica: e' lotta e proposta politica.

Non staremmo a parlare del messaggio di Gandhi se Gandhi non avesse condotto grandi lotte politiche e non avesse formulato una grande proposta politica.

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2. Essendo una politica, lotta e proposta politica, la nonviolenza e' concreta.

Ovvero contrasta la violenza nelle condizioni concrete in cui esercita il conflitto contro di essa. Una nonviolenza ideale, astratta, non si da'.

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3. O la nonviolenza e' una politica, lotta e proposta politica, o non e' nulla.

Chi la confonde con una sorta di psicoterapia casalinga, o una mistica laica, o un modesto galateo, o la ragionevole condotta di quell'idealtipico "buon padre di famiglia" di cui si legge sui contratti, ebbene, non sa quel che si dice.

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4. O la nonviolenza, lotta e proposta politica, e' opposizione alla violenza, opposizione la piu' nitida e la piu' intransigente, la piu' concreta e la piu' limpida, o essa alla violenza e' subalterna. Ed allora e' peggio che nulla, e' complicita'.

E poiche' tertium non datur, o la nonviolenza e' la piu' forte e la piu' decisa lotta e proposta politica contro la violenza, o e' violenza e menzogna e vilta' insieme, ovvero: non e' affatto nonviolenza.

Non esiste una nonviolenza reticente e astensionista, temperata e accomodante, facilona e compagnona, sussiegosa e perbenista, in frac o all'amatriciana. La nonviolenza e' scelta di lotta ed ascesi, e' conflitto ed incontro nel conflitto, e nel conflitto riconoscimento di umanita', e solo nel conflitto negoziato, e solo sconfitta la violenza e' riconciliazione tra le parti.

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5. Chiamiamo nonviolenza un insieme di esperienze storiche e di riflessioni legate alla prassi. Del movimento delle classi oppresse e dei popoli oppressi, del movimento delle donne, dei movimenti di resistenza ai totalitarismi, dei movimenti di liberazione dell'umanita', dei movimenti di conservazione della natura; esperienze che con minore o maggiore consapevolezza hanno agito il conflitto politico con fini politici e con mezzi politici per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera, contro sfruttamento, inquinamento, guerra. Esperienze e riflessioni che hanno assunto come decisivo il principio della dignita' umana di tutti gli esseri umani e si sono adoperate ad inverarlo nella realta'.

Nonviolenza non e' per noi un canone di autori, una dogmatica, un ricettario; ma un insieme di esperienze e riflessioni che ti convocano a una critica e a una scelta, a una responsabilita' e ad un cammino. La nonviolenza e' in cammino.

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6. Quali elementi caratterizzano la politica della nonviolenza?

L'opposizione alla violenza.

L'opposizione concreta alla violenza.

L'opposizione costruttiva alla violenza.

Ovvero: la scelta giuriscostituente, tale per cui la massima dell'azione nonviolenta, di ogni azione nonviolenta - che e' sempre insieme lotta e proposta politica -, sempre sia fondativa di istituti che consentono e promuovono la convivenza, la convivenza civile, la convivenza civile di tutte e tutti.

Ovvero: la coerenza tra mezzi e fini, la scelta della verita', il riconoscimento di umanita', la non distruttivita', la coscienza della comune costitutiva fragilita' e fallibilita', l'etica del limite e della cura, il principio responsabilita'.

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7. "L'opposizione integrale alla guerra" scrive Capitini essere la prima "direttrice d'azione" del movimento nonviolento per la pace.

Pertanto la nonviolenza in quanto politica e' innanzitutto opposizione alla guerra, alle sue logiche, ai suoi strumenti ed ai suoi apparati. Questo e' il compito dell'ora.

 

5. REPETITA IUVANT. SEBASTIANO MALCONTENTI: CHIACCHIERE DAL BARBIERE (2012)

 

1. Per la lotta che abbiamo da condurre - dicevo ieri a Cencio mentre a rasoiate s'esercitava sul pomo mio d'Adamo -  inadeguate mi sembrano le posizioni che restano subalterne al discorso della crescita e della velocita'.

Possiamo vincere - e convincere, e convivere, e garantire vivibile un mondo a coloro che verranno - solo se siamo disposti ad enunciare con chiarezza (ed a concretamente dimostrare, prefigurandola col nostro odierno agire) che la societa' per cui lottiamo si fonda sull'opposizione alla velocita' ed alla crescita, ovvero al consumismo che tutto divora ed allo schiavistico ed onnidistruttivo ordine economico internazionale della cosiddetta globalizzazione, ovvero al presente modello di sviluppo che sta portando il mondo - umano e naturale - alla catastrofe.

Possiamo vincere solo con un progetto politico della sobrieta' e della condivisione, del limite e del prendersi cura, dell'essere-per-l'altro, nell'orizzonte della nascita e della pluralita'. Il progetto politico della radicale ed irriducibile eguaglianza di diritti e pienezza di dignita' di ogni essere umano, e dell'amore per la vita ed il mondo.

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2. Per la lotta che abbiamo da condurre - dicevo ieri a Cencio e le sue forbici volavano ad un soffio dal mio volto - inadeguate mi sembrano tutte le posizioni dei machiavellici stenterelli tutti.

Chi pensa di opporsi alla violenza dei potenti usando i metodi violenti dei potenti, alla violenza dei potenti ha gia' ceduto.

Chi presume opporsi alla societa' dello spettacolo cogli strumenti e le metodiche della societa' dello spettacolo, ha gia' ceduto all'ordine vampiro ed assassino.

Ma ha gia' ceduto anche chi si e' adattato a starsene atterrito o indifferente a contemplare goccia a goccia - o in tempesta e assalto - l'altrui massacro, e lenta inesorabile comune la catastrofe.

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3. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

La nonviolenza che e' attiva opposizione alla violenza, o non e' nulla.

Che e' la lotta coerente e intransigente della classe degli sfruttati contro lo sfruttamento.

Che e' la lotta coerente e intransigente della classe dei depredati contro la rapina.

Che e' la lotta coerente e intransigente della classe degli oppressi contro l'oppressione.

Che e' la lotta coerente e intransigente della classe degli ingannati contro la frode e la menzogna.

Che e' la lotta coerente e intransigente dell'umanita' in difesa del bene comune e della casa di tutti.

La nonviolenza che e' altro discorso sul tempo e sullo spazio, sui diritti e sui doveri, sulla morte e sulla vita, sul nulla e sull'incontro; che ha al suo cuore la salvaguardia e la dignita' del vivente, la costruzione di relazioni solidali, la responsabilita' per gli altri e per il mondo.

La nonviolenza che e' scelta personale e movimento collettivo, proposta etica e sociale; che e' economia e politica: economia politica, politica economica, chiusura del cerchio economia-ecologia. Che e' la prassi storico-concreta del principio responsabilita': il socialismo libertario, per dirla in antiche parole.

*

4. Ovunque l'umanita' oppressa si ribella all'oppressione, noi siamo in quella lotta. Ma quella lotta e' la nostra lotta solo se vuol essere la lotta contro tutte le oppressioni, solo se prefigura nel suo concreto farsi l'internazionale futura umanita'.

Occorre scegliere la lentezza e la fine dell'universal mercificazione. Solo nella lentezza e' il deliberare in comune, il prendersi cura, il comprendere e il convivere, l'ascolto responsivo del volto dell'altro, la risposta necessaria all'appello non uccidere. Solo ove non si e' merce si e' esistenza senziente e pensante, autonoma e solidale, dignita' irriducibile e condivisa, regno dei fini. Repubblica che comincia. Sinolo di liberazione ed eguaglianza, eguaglianza di diritti e condivisione di doveri, fraternita' e sorellanza riconoscenti e riconosciute.

*

5. Son cose umane, sempre imperfette.

Vale la pena battersi per esse.

Barba e capelli, son cinquanta lire. Piu' dieci lire pel calendarietto.

 

6. REPETITA IUVANT. SEVERINO VARDACAMPI: LA SOLITA CONCIONE (2012)

 

Fermare la guerra, fermare le stragi.

L'unica via e' il disarmo.

E fermare il razzismo, far cessare le persecuzioni.

L'unica via e' l'accoglienza e la condivisione, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, la difesa nitida e intransigente di tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E fermare la devastazione della biosfera e con essa la distruzione della civilta' umana.

L'unica via e' la nonviolenza.

*

Uscire dalla subalternita' occorre.

Uscire dalle ambiguita'.

Rompere le complicita'.

L'alternativa e' la nonviolenza.

*

Chiamiamo nonviolenza la societa' solidale, la societa' socialista, fondata sul principio: da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni. E chiamiamo nonviolenza quella lotta che e' gia' quella societa' in figura e in cammino.

Principio speranza, utopia concreta.

Principio disperazione, rinuncia alle illusioni, opposizione ad ogni menzogna, ad ogni ingiustizia, ad ogni produzione di dolore e di umiliazione, ad ogni concrezione di male e di morte.

Volto dell'altro. Principio responsabilita'.

Umanita' plurale, etica del dono reciproco e dell'accudimento comune, primato della nascita contro la morte, coscienza dell'intersoggettivita', scelta dell'empatia.

La nonviolenza: femminista, ecologista.

La nonviolenza: socialista, libertaria.

Aperta, in cammino.

*

Naturalmente vi sono altri linguaggi per dirlo.

Ogni tradizione di pensiero, di pratiche, di comunicazione impegnata nella difesa della dignita' della persona, nel rispetto della vita altrui, nel riconoscimento della responsabilita' che tutti e tutto collega e sostiene, e' gia' la nonviolenza.

Naturalmente gli stessi sono i compiti: alla menzogna e alla violenza opporsi.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza e' la cura per il mondo.

La nonviolenza e' l'amore per la vita.

La nonviolenza e' il riconoscimento dell'umanita'.

Dirlo e' nulla, farla occorre.

Ma farla implica dirla, dirla implica pensarla, pensarla implica esserla in verita' e in errore, in finitudine ed infinita', nella coscienza della coesistenza, nella ricerca e nella compassione. Timore e tremore, gia' e non ancora. Dialettica, dialogo. Teoria-prassi.

*

Opponiti tu alla guerra, agli eserciti e alle armi.

Opponiti tu ai poteri che sfruttano, opprimono, denegano dignita' e diritti.

Opponiti tu al saccheggio, all'inquinamento, alla desertificazione della vivente natura.

Sceglila tu la nonviolenza.

Solo catene da perdere, e un mondo da guadagnare.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Mario Cingoli (a cura di), Marx, Rcs, Milano 2014, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

*

Riletture

- AA. VV., Marx vivo, Mondadori, Milano 1969, 1977, 2 voll. di pp. 432 + 416.

- Pierre Ansart, Marx e l'anarchismo, Il Mulino, Bologna 1972, pp. 612.

- Etienne Balibar, La filosofia di Marx, Manifestolibri, Roma 1994, pp. 136.

- Giuseppe Bedeschi, Introduzione a Marx, Laterza, Roma-Bari 1981, pp. IV + 316.

- Ernst Bloch, Karl Marx, Il Mulino, Bologna 1972, 1977, pp. 224.

- Jean-Yves Calvez, Il pensiero di Carlo Marx, nuova edizione riveduta, Borla, Roma s.d., pp. 704.

- Guido Carandini, Lavoro e capitale nella teoria di Marx, Marsilio, Padova 1971, Mondadori, Milano 1977, pp. II + 286.

- Umberto Cerroni, Marx e il diritto moderno, Editori Riuniti, Roma 1962, 1974, pp. 304.

- Mario Dal Pra, La dialettica in Marx, Laterza, Roma-Bari 1977, pp. XXII + 330.

- Enrique Dussel, Un Marx sconosciuto, Manifestolibri, Roma 1999, pp. 232.

- Iring Fetscher, Marx e il marxismo, Sansoni, Firenze 1969, 1973, pp. 384.

- Erich Fromm, Marx e Freud, Il Saggiatore, Milano 1968, Garzanti, Milano 1974, 1976, pp. 224.

- Francois Furet, Marx e la rivoluzione francese, Rcs Rizzoli Libri, Milano 1989, pp. 384.

- Riccardo Guastini, Marx. Dalla filosofia del diritto alla scienza della societa', Il Mulino, Bologna 1974, pp. 550.

- Sidney Hook, Da Hegel a Marx, Sansoni, Firenze 1972, pp. 326.

- Antonio Labriola, La concezione materialistica della storia, Laterza, Roma-Bari 1965, 1976, pp. LXVIII + 380.

- Antonio Labriola, Saggi sul materialismo storico, Editori Riuniti, Roma 1964, 1977, pp. 528.

- Henri Lefebvre, La sociologia di Marx, Il Saggiatore, Milano 1968, 1969, pp. 216.

- Kark Korsch, Karl Marx, Laterza, Roma-Bari 1969, 1974, pp. XL + 368.

- Kurt Lenk, Marx e la sociologia della conoscenza, Il Mulino, Bologna 1975, pp. 410.

- Rodolfo Mondolfo, Umanismo di Marx, Einaudi, Torino 1968, 1975, pp. XLVIII + 422.

- Cesare Pianciola, Il pensiero di Karl Marx, Loescher, Torino 1971, 1976, pp. LIV + 342.

- Pietro Rossi, Marxismo, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. XII + 148.

- Alfredo Sabetti, Sulla fondazione del materialismo storico, La Nuova Italia, Firenze 1962, 1977, pp. VIII + 432.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1783 dell'11 ottobre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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