[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 635



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Numero 635 del 7 agosto 2014

 

In questo numero:

1. Una lettera alla Ministra dell'Istruzione

2. In memoria delle vittime di Hiroshima e Nagasaki

3. I compiti dell'umanita' nell'eta' atomica

4. "No al nucleare, civile e militare"

5. Dopo Hiroshima: una minima bibliografia essenziale

6. L'umanita' dopo Hiroshima

7. Dopo Hiroshima l'umanita'

8. Hiroshima. Non dimenticare

9. Si e' svolta il 6 agosto a Viterbo una commemorazione delle vittime di Hiroshima

10. Una commemorazione delle vittime di Nagasaki

11. Hiroshima

12. Maschilismo, razzismo, militarismo, guerra. Le radici della bomba di Hiroshima

13. Nell'anniversario della strage di Hiroshima

14. Un incontro a Viterbo in memoria delle vittime della bomba di Hiroshima

15. Nagasaki

16. In memoria delle vittime del bombardamento atomico di Nagasaki. Un incontro a Viterbo

17. Quando ripenso ad Auschwitz, ad Hiroshima e Nagasaki

 

1. INIZIATIVE. UNA LETTERA ALLA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE

 

Alla Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca

Oggetto: richiesta di un impegno del Governo per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza

Gentile Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca

le segnaliamo che numerosi senatori hanno recentemente presentato ben tre proposte di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.

E precisamente il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014.

Firmatari delle tre proposte le senatrici ed i senatori Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe; ed altre senatrici ed altri senatori ancora hanno espresso il loro sostegno.

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Le ricordiamo altresi' che un disegno di legge analogo fu gia' presentato nel 2001, sottoscritto e sostenuto da senatori di tutti gli schieramenti politici (i primi firmatari e sostenitori erano i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan; ed espressero interessamento e sostegno anche i deputati Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante, ed i parlamentari europei Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella), ma allora non giunse ad essere calendarizzato nella competente Commissione parlamentare e resto' pertanto, purtroppo, lettera morta.

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Le comunichiamo inoltre che la Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, ha trasmesso alla competente Commissione di quel ramo del Parlamento, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la nostra proposta per una legge che disponga la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.

La informiamo anche che e' prossima la presentazione di altri disegni di legge anche alla Camera dei Deputati da parte di piu' parlamentari di varie forze politiche.

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Richiamiamo la sua attenzione sul fatto che la nonviolenza come campo di ricerche e di esperienze che ha ormai in Italia e nel mondo una consistente tradizione storica, scientifica ed accademica mette a disposizione risorse di fondamentale importanza particolarmente utili per gli operatori pubblici che per compiti di istituto debbono affrontare situazioni altamente critiche e che sono specificamente preposti alla tutela dell'ordine pubblico e alla difesa dei diritti umani.

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Pertanto con la presente sollecitiamo che il suo Ministero, e quindi il Governo, si adoperi a promuovere, in via legislativa o regolamentare, la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse messe a disposizione dalla nonviolenza.

Distinti saluti,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

Viterbo, 7 agosto 2014

 

2. EDITORIALE. IN MEMORIA DELLE VITTIME DI HIROSHIMA E NAGASAKI

 

Ripubblichiamo di seguito alcuni testi che sono apparsi tra il 2002 e il 2013 sul nostro notiziario in occasione dell'anniversario delle stragi atomiche di Hiroshima e di Nagasaki.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. I COMPITI DELL'UMANITA' NELL'ETA' ATOMICA

 

Quando ci viene posta la domanda se il pericolo atomico esista ancora, la nostra risposta e': esso non abbandonera' mai piu' l'umanita'. Occorre sapere che da quell'agosto 1945 fino alla fine della civilta' umana questa minaccia sempre incombera' su tutti noi esseri umani presenti e venturi, e sempre e sempre dovremo lottare contro di essa.

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Lo colse e lo seppe dire in modo ineguagliabile Guenther Anders, il grandissimo filosofo che dedico' l'intera sua vita a lottare contro gli orrori di Auschwitz e di Hiroshima affinche' non potessero ripetersi mai piu'.

Ha scritto, tra altri indimenticabili testi, una breve riflessione dal titolo Tesi sull'eta' atomica, la cui lettura a noi pare imprescindibile (per i lettori italiani la traduzione perfetta di Renato Solmi e' disponibile nella rete telematica).

Scrive Anders:

"Hiroshima come stato del mondo. Il 6 agosto 1945, giorno di Hiroshima, e' cominciata un nuova era: l'era in cui possiamo trasformare in qualunque momento ogni luogo, anzi la terra intera, in un'altra Hiroshima. Da quel giorno siamo onnipotenti modo negativo; ma potendo essere distrutti ad ogni momento, cio' significa anche che da quel giorno siamo totalmente impotenti. Indipendentemente dalla sua lunghezza e dalla sua durata, quest'epoca e' l'ultima: poiche' la sua differenza specifica, la possibilita' dell'autodistruzione del genere umano, non puo' aver fine - che con la fine stessa.

Eta' finale e fine dei tempi. La nostra vita si definisce quindi come "dilazione"; siamo quelli-che-esistono-ancora. Questo fatto ha trasformato il problema morale fondamentale: alla domanda 'Come dobbiamo vivere?' si e' sostituita quella: "Vivremo ancora?' Alla domanda del "come" c'e' - per noi che viviamo in questa proroga - una sola risposta: "Dobbiamo fare in modo che l'eta' finale, che potrebbe rovesciarsi ad ogni momento in fine dei tempi, non abbia mai fine; o che questo rovesciamento non abbia mai luogo". Poiche' crediamo alla possibilita' di una "fine dei tempi", possiamo dirci apocalittici; ma poiche' lottiamo contro l'apocalissi da noi stessi creata, siamo (e' un tipo che non c'e' mai stato finora) "nemici dell'apocalissi".

Non armi atomiche nella situazione politica, ma azioni politiche nella situazione atomica. La tesi apparentemente plausibile che nell'attuale situazione politica ci sarebbero (fra l'altro) anche "armi atomiche", e' un inganno. Poiche' la situazione attuale e' determinata esclusivamente dall'esistenza di "armi atomiche", e' vero il contrario: che le cosiddette azioni politiche hanno luogo entro la situazione atomica.

Non arma ma nemico. Cio' contro cui lottiamo, non e' questo o quell'avversario che potrebbe essere attaccato o liquidato con mezzi atomici, ma la situazione atomica in se'. Poiche' questo nemico e' nemico di tutti gli uomini, quelli che si sono considerati finora come nemici dovrebbero allearsi contro la minaccia comune. Organizzazioni e manifestazioni pacifiche da cui sono esclusi proprio quelli con cui si tratta di creare la pace, si risolvono in ipocrisia, presunzione compiaciuta e spreco di tempo".

Cosi' l'incipit di questo fondamentale saggio, ma tutto il testo e' da leggere e meditare.

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Ma anche un altro grande uomo di pace, Ernesto Balducci, seppe cogliere ed enunciare le novita' tremende e ineludibili dell'eta' atomica: in un discorso che tenne nel 1981, e che poi riprese come introduzione in quel magnifico suo manuale scolastico che e' La pace. Realismo di un'utopia, Balducci ci parlava delle "tre verita' di Hiroshima", e scriveva:

"Le condizioni di fatto sono radicalmente mutate. L'umanita' e' entrata in un tempo nuovo nel momento stesso in cui si e' trovata di fronte al dilemma: o mutare il modo di pensare o morire. Essa vive ormai sulla soglia di una mutazione, nel senso forte che ha il termine in antropologia.

Non serve obiettare, contro il dilemma, che la mutazione non e' avvenuta e noi siamo vivi! Non e' forse vero che l'abisso si e' spaventosamente allargato dinanzi a noi? D'altronde le mutazioni non avvengono con ritmi serrati e uniformi. In ogni caso si puo' gia' dire, con fondatezza, che si sono andate generalizzando alcune certezze in cui e' facile scoprire il riflesso del messaggio di Hiroshima e dunque un qualche inizio della mutazione.

La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione più recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.

La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.

La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l'"accadimento" funesto generava l'"avvenimento" fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento.

Queste tre verita' non trovano il loro giusto contesto nella cultura e nella pratica politica ancora dominanti. Il pacifismo che esse prefigurano e' anch'esso di tipo nuovo, non in continuita' con quello tradizionale".

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E con chiarezza cristallina nella sua lettera ai giudici del 1965, il priore di Barbiana, don Lorenzo Milani, seppe descrivere la situazione presente: "A piu' riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che e' in gioco la sopravvivenza della specie umana. (Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica e per la pace). E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?".

La riflessione morale odierna non puo' piu' eludere i temi che la tecnologia atomica, le armi di sterminio di massa, la contaminazione dell'ambiente pongono alla coscienza umana; si veda ad esempio il fondamentale libro di Hans Jonas, Il principio responsabilita'.

Le armi atomiche, come tutte le armi di distruzione di massa, sono nemiche dell'umanita'. Tutte le armi, in quanto intese a ferire ed uccidere esseri umani, sono nemiche dell'umanita'.

Cosicche' un impegno a tutti e' richiesto oggi, se l'umanita' intera, oltre che l'umanita' che e' in noi stessi individualmente considerati, ci sta a cuore: opporci alle armi: al loro uso, al loro commercio, alla loro produzione.

Se la memoria non mi inganna fu Einstein a dire una volta che non sapeva con quali armi sarebbe stata combattuta la terza guerra mondiale, ma quanto alla quarta era certo che sarebbe stata combattuta con le clave. Se vogliamo impedire stragi immani e un regresso alla preistoria tra dolori indicibili per la superstite umanita', dobbiamo impedire le guerre, e per impedirle dobbiamo impegnarci tutti per il disarmo.

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Ma opporsi alle guerre, agire il disarmo, richiede un impegno ulteriore, anzi due:

a) un impegno di costruzione della pace e di gestione esclusivamente civile dei conflitti, che e' possibile ad una sola condizione: la scelta della nonviolenza;

b) un impegno a pensare e inverare modelli di difesa - dei territori, delle societa' e dei diritti - che siano alternativi a quelli militari e che siano non meno ma piu' efficaci: questi modelli esistono gia', sono quell'insieme di esperienze storiche e di proposte operative che chiamiamo difesa popolare nonviolenta, verso cui occorre orientare al piu' presto la politica della difesa del nostro e di ogni paese.

Poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe. Gandhi lo colse molto prima di Hiroshima; dopo Hiroshima ogni coscienza illuminata lo sa.

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Alcune letture particolarmente utili sono le seguenti:

- Guenther Anders, Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, Einaudi, Torino 1961 (con in appendice le Tesi sull'eta' atomica);

- Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima, ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, Linea d'Ombra, Milano 1992;

- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994;

- Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983;

- Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna 1979, 1984; Il terzo assente, Sonda, Torino-Millano 1989;

- Adriano Buzzati-Traverso, Morte nucleare in Italia, Laterza, Roma-Bari 1982;

- Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981, Bompiani, Milano 1988; La coscienza delle parole, Adelphi, Milano 1984;

- Documenti del processo di don Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1969 (raccolta di materiali più volte ristampata dallo stesso e da altri editori);

- Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984;

- Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1990, 1993;

- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, Torino 1958, 1982;

- Domenico Gallo, Dal dovere di obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1985;

- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996;

- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, in "La nonviolenza e' in cammino", n. 390 del 20 ottobre 2002;

- Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995;

- Arundhati Roy, Guerra e' pace, Guanda, Parma 2002;

- Bertrand Russell, L'autobiografia, 3 voll., Longanesi, Milano 1969, 1971;

- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997;

- Edward P. Thompson, Opzione zero, Einaudi, Torino 1983;

- Simone Weil, L'Iliade poema della forza, in Eadem, La Grecia e le intuizioni precristiane, Rusconi, Milano 1974;

- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987.

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Alcuni film particolarmente interessanti sono i seguenti:

- Stanley Kubrick, Il dottor Stranamore, 1963;

- Akira Kurosawa, Sogni, 1990; Rapsodia d'agosto, 1991;

- Alain Resnais, Hiroshima mon amour, 1959.

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Alcuni riferimenti particolarmente utili sono i seguenti:

- Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it

- IPPNW, sito: www.ippnw.org

- Movimento Nonviolento, sito: www.nonviolenti.org

- Peacelink, sito: www.peacelink.it

 

4. "NO AL NUCLEARE, CIVILE E MILITARE"

 

Ero giovane, ero un militante rivoluzionario, ero povero. Quell'inverno faceva cosi' freddo che quando non c'erano riunioni o iniziative andavo a leggere alla sala d'aspetto della stazione ferroviaria, per riscaldarmi. Li' lessi Opera aperta di Eco (o era Apocalittici e integrati? non ricordo bene), e quel saggio in cui polemizzava con Anders sulla televisione, leggendo il quale mi convinceva sempre piu' che proprio Anders avesse ragione. Passarono forse anni. Trovai L'uomo e' antiquato su una bancarella.

Lo lessi d'un fiato. Mi persuase per sempre. Poi cercai tutte le altre opere, me ne sfamai con fauci di lupo, ma questa e' un'altra storia.

Guenther Anders e' il filosofo che piu' di ogni altro ha saputo cogliere quelle che Balducci ha chiamato "le verita' di Hiroshima", che piu' di ogni altro ci ha detto la verita' sull'ora presente, e quale fosse - quale sia - la lotta da condurre.

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Se la memoria non m'inganna l'incipit di Hiroshima mon amour di Resnais e' folgorante, come anche quel suo documentario Nuit et bruillard di qualche anno prima: il ricordo di Auschwitz e quello di Hiroshima credo siano gli eventi che piu' hanno segnato le mie scelte di vita, e credo di molte e molti altri: il lager (e il gulag), la guerra sterminatrice, il totalitarismo che in vita e in morte riduce le donne e gli uomini in niente, in scoria, in tormento infinito e infinito silenzio. Anni dopo dedicai anch'io un brano (quella cosa che viene sbranata) della mia vita a cercare di dare una mano alla lotta di Nelson Mandela (e di Benny Nato, questo indimenticabile generoso amico, sublime un eroe della mitezza che resiste): mi parve che in quella resistenza, la lotta di un popolo per abbattere l'apartheid, si stava lottando contro Auschwitz e contro Hiroshima; sentii che in Sud Africa si stava combattendo per salvare l'umanita' intera dal trionfo hitleriano. Il giorno che Mandela usci' dal carcere mi parve si aprisse una speranza grande, che la successiva straordinaria vicenda della Commissione per la verita' e la riconciliazione ha confermato. Ma non c'era da farsi illusioni, la lotta sarebbe continuata ancora a lungo. Piu' che mai oggi, che sembra che Hitler sia ancora una volta riemerso dall'inferno, "a luta continua".

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Ero a Pian dei Cangani, campagna di Montalto di Castro, nel 1977 a quella prima manifestazione contro la decisione di costruire li' una centrale nucleare. C'ero ancora anche dieci anni dopo - nel frattempo: Cernobyl - all'ultima davanti ai cancelli: quando la carica di ragazzini in divisa mi stropiccio' - diciamo cosi' - non poco (e mi fece - diciamo cosi' - per un attimo temere che mi rompessero la testa per sempre). Ma l'avemmo vinta noi, vincemmo il referendum, il nucleare almeno qui si fermo'.

Nel mezzo: l'esperienza del movimento contro gli euromissili, Comiso; e la nascita della nuova ecologia (e il rapido declino di gran parte delle sue rappresentanze politiche e istituzionali in carrierismo e clientele, arraffamento e complicita').

Poi il crollo dei regimi totalitari all'est, che cosi' fervidamente noi comunisti di sinistra dell'ovest senza esitazioni solidali coi dissidenti avevamo desiderato; e l'immediato riciclaggio dei settori peggiori delle nomenklature nelle mafie restate al potere; e il trionfo del capitalismo piu' rapace e assassino su scala planetaria.

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Talora mi capita di incontrare i vecchi compagni di allora, quelli ancora vivi e che non hanno ceduto (ogni anno qualcuno ci lascia: Dario Paccino or non e' guari). Non c'e' bisogno tra noi di molte parole. Basta un sorriso.

Non ci hanno piegati. Non ci piegheranno oggi. Il dottor Stranamore non ha ancora vinto.

Mi chiedono talvolta amici piu' giovani (che temo ci percepiscano come animali antidiluviani inaspriti contro tutto e tutti - e non capiscono perche' disprezziamo chi per far carriera fa morire la gente, chi pontifica a mane e a sera riscuote l'obolo della complicita' col male, chi indossa il candido vello e sotto reca irsuto l'abito del vorace, e ci ripugnano anche le condotte di tanti che pure si dicono per la pace e albergano palese la foia del dominio, che sempre e' assassina), perche' abbiamo tenuto duro, per quale motivo non abbiamo mai voluto "fare il compromesso". Per questo, rispondo: perche' non abbiamo saputo, o potuto, o voluto dimenticare Auschwitz; non abbiamo voluto, o potuto, o saputo dimenticare Hiroshima.

Come potremmo?

E a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi, a tutti i campi di concentramento, a tutte le torture, a tutte le uccisioni: siamo restati per sempre nemici.

Non e' per candore che abbiamo scelto la nonviolenza, ma per una interiore, imperiosa, rigorosa necessita' di non tradire le vittime, di non tradire l'umanita'.

Poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

5. DOPO HIROSHIMA: UNA MINIMA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 

- Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl', Edizioni e/o, Roma 2002, 2004.

- Guenther Anders, Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961.

- Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, Linea d'ombra, Milano 1992.

- Murray Bookchin, L'ecologia della liberta', Edizioni Antistato, Milano 1984, Eleuthera, Milano 1986, 1988.

- Adriano Buzzati-Traverso, Morte nucleare in Italia, Laterza, Roma-Bari 1982.

- Barry Commoner, Far pace col pianeta, Garzanti, Milano 1990.

- Friedrich Duerrenmatt, I fisici, Einaudi, Torino 1972, 1975.

- Franco Fornari, Psicanalisi della situazione atomica, Rizzoli, Milano 1970.

- Heinrich Jaenecke, L'apocalisse atomica, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991.

- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, Torino 1958, 1982.

- Robert Jungk, La grande macchina, Einaudi, Torino 1968.

- Robert Jungk, L'uomo del millennio, Einaudi, Torino 1975.

- Robert Jungk, Lo stato atomico, Einaudi, Torino 1978, 1980.

- Robert Jungk, L'onda pacifista, Garzanti, Milano 1984.

- Dario Paccino, L'imbroglio ecologico, Einaudi, Torino 1972.

- Dario Paccino, La trappola della scienza, La Salamandra, Milano 1979.

- Arundhati Roy, Guerra e' pace, Guanda, Parma 2002.

- Bertrand Russell, Autobiografia, 3 voll., Longanesi, Milano 1969-1971.

- Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002.

- Naomi Shohno, L'eredita' di Hiroshima, Cittadella Editrice, Assisi 1988.

- Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici, Garzanti, Milano 1984, 1992.

 

6. L'UMANITA' DOPO HIROSHIMA

 

Ora sappiamo che ci basta il cuore

di fare cenere del mondo intero.

 

Ora sappiamo che l'intelligenza

sa esser piu' feroce di ogni bruto.

 

Ora sappiamo di avere lo strumento

che eradica ogni seme e tutti i sogni

che dell'intera umanita' sa fare

un unico falo', un silenzio immenso,

l'ultima notte senza piu' respiro:

 

ed e' questo strumento l'obbedienza.

 

7. DOPO HIROSHIMA L'UMANITA'

 

Elenco adesso i compiti dell'ora:

sii vigile, abbiamo un solo mondo.

 

Sii vigile, da quell'azione astieniti

che toglie altrui la luce e la parola.

 

Sii vigile, alla guerra sempre opponiti

opponiti agli eserciti e alle armi.

 

Sii vigile, la dignita' difendi

di ogni essere umano, una e' la carne.

 

Sii vigile. E misericordioso.

 

Dopo Hiroshima ogni persona deve

sapersi responsabile di tutto.

 

8. HIROSHIMA. NON DIMENTICARE

 

Il 6 agosto l'anniversario della bomba di Hiroshima ricorda all'intera umanita' il dovere primario e assoluto di abolire la guerra.

La guerra che sempre consiste di stragi di esseri umani. La guerra che sempre e' nemica dell'umanita'.

La civilta' umana potra' proseguire e svilupparsi solo se l'umanita' riuscira' ad abolire la guerra, gli eserciti, le armi.

*

Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.

Questo deve essere il primo impegno di ogni ordinamento democratico.

Questo deve essere il primo impegno di ogni cultura e di ogni societa' orientate al bene comune.

Questo deve essere il primo impegno di ogni persona decente.

Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

9. SI E' SVOLTA IL 6 AGOSTO A VITERBO UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DI HIROSHIMA

 

Si e' svolta lunedi' 6 agosto 2012 a Viterbo una commemorazione delle vittime di Hiroshima.

L'iniziativa e' stata promossa dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".

Nel corso dell'incontro sono state lette alcune testimonianze di superstiti e alcune riflessioni di illustri pensatori ed operatori di pace - da Albert Einstein a Bertrand Russell, da Mohandas Gandhi a Guenther Anders, da Primo Levi a Ernesto Balducci, da Danilo Dolci ad Hans Jonas, da Laura Conti a Ingeborg Bachmann, da Hildegard Goss-Mayr a Wangari Maathai, da Rosemary Lynch a Susan George, da Svetlana Aleksievic a Vandana Shiva.

Concludendo l'iniziativa il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha riaffermato che l'unico modo rispettoso e adeguato per ricordare le vittime delle guerre e' opporsi alle guerre: solo abolendo le guerre, gli eserciti e le armi, l'umanita' potra' progredire verso giustizia, liberta' e solidarieta'; solo scegliendo la nonviolenza - la lotta nonviolenta contro tutte le violenze, la solidarieta' nonviolenta che tutte le persone raggiunge e soccorre, la responsabilita' nonviolenta per la biosfera casa comune dell'umanita' intera - si rispetta e si promuove la vita e la dignita' umana, si difendono e si inverano i diritti umani di tutti gli esseri umani.

 

10. UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DI NAGASAKI

 

Nell'anniversario del bombardamento atomico su Nagasaki del 9 agosto 1945 (la seconda immane strage tre giorni dopo la prima bomba atomica su Hiroshima) si e' svolta giovedi' 9 agosto 2012 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" una commemorazione delle vittime.

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Nel corso dell'incontro e' stato letto il luminoso appello per la pace sottoscritto da Albert Einstein e Bertrand Russell, e sono state lette alcune lettere del drammatico carteggio tra Claude Eatherly e Guenther Anders (Claude Eatherly fu membro dell'equipaggio' che sgancio' la prima bomba atomica su Hiroshima: successivamente resosi conto delle conseguenze ne fu profondamente sconvolto e si impegno' a testimoniare contro quell'abominevole crimine; Guenther Anders e' stato il filosofo che ha riflettuto nel modo piu' radicale - andando cioe' alla radice dell'orrore - sull'"eta' atomica" inaugurata dai massacri di Hiroshima e Nagasaki, ed e' stato uno dei massimi animatori del movimento contro la guerra e contro il nucleare.

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Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha concluso l'incontro con la riflessione che l'unico modo dignitoso e adeguato di ricordare ed onorare le vittime della guerra e' adoperarsi per abolire la guerra. La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste nell'uccisione di esseri umani.

Occorre abolire la guerra prima che la guerra distrugga la civilta' umana: e per abolire la guerra occorre il disarmo e la smilitarizzazione; occorre la scelta di rispettare e salvare tutte le vite, occorre scegliere la giustizia sociale e la solidarieta' concreta; occorre scegliere l'impegno nitido e intransigente in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, e l'impegno nitido e intransigente in difesa della biosfera, casa comune dell'umanita' intera.

Questo impegno di pace e giustizia, di solidarieta' che salva le vite, ha un nome preciso: nonviolenza.

Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare l'umanita' della catastrofe.

E qui ed ora, nel nostro paese, la scelta della pace e della nonviolenza significa innanzitutto:

1. l'impegno affinche' l'Italia cessi immediatamente di partecipare alla guerra afgana, una guerra terrorista e stragista cui l'Italia assurdamente e scelleratamente partecipa in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale;

2. l'impegno affinche' l'Italia cessi immediatamente di sperperare ingentissime quantita' del pubblico denaro per l'acquisto di armi assassine, come i famigerati cacciabombardieri F-35 addirittura predisposti per recare anche armamento atomico;

3. l'impegno affinche' l'Italia abroghi immediatamente tutte le scellerate misure razziste imposte da governi golpisti negli ultimi decenni, e cessi quindi l'infame, hitleriana persecuzione dei migranti;

4. l'impegno affinche' l'Italia adotti una politica di pace con mezzi di pace, di disarmo e smilitarizzazione, di aiuto umanitario, di accoglienza ed assistenza delle persone bisognose di soccorso; di difesa popolare nonviolenta, di riconversione a produzioni civili dell'industria bellica, di proibizione della produzione, del commercio, del possesso e dell'uso delle armi; di cooperazione internazionale fondata sul riconoscimento e il rispetto di tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Ogni vita umana e' un valore infinito: guerre, omicidi, persecuzioni sono crimini contro l'intera umanita'.

Nel ricordo delle vittime di Nagasaki, nel ricordo di tutte le vittime di tutte le guerre, occorre abolire per sempre la guerra.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

11. HIROSHIMA

 

Ricorre il 6 agosto l'anniversario della bomba di Hiroshima.

Il doloroso ricordo di quelle vittime innocenti, la memoria di quell'orrore estremo, illumini l'umanita' e la persuada alla scelta della pace che salva le vite, alla scelta della convivenza, della solidarieta', della comune responsabilita' per il mondo vivente tutto.

Cessi l'umanita' di fare la guerra.

Cessino le uccisioni.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

12. MASCHILISMO, RAZZISMO, MILITARISMO, GUERRA. LE RADICI DELLA BOMBA DI HIROSHIMA

 

Il 6 agosto 1945 segna un punto di svolta per l'umanita'. Gandhi lo colse subito, lo colsero Bertrand Russell ed Albert Einstein, lo colse Guenther Anders, lo ha colto negli anni l'umanita' intera: la guerra e' nemica dell'umanita', la guerra puo' distruggere l'intera umanita'.

Occorre cessare di fare la guerra.

Ocorre smettere di uccidere.

Occorre abolire eserciti ed armi.

Occorre fare la scelta della nonviolenza.

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Il maschilismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il maschilismo.

Il razzismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il razzismo.

Il militarismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il militarismo.

Occorre abolire la guerra e le uccisioni.

Occorre abolire gli eserciti e le armi.

Occorre la nonviolenza.

 

13. NELL'ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI HIROSHIMA

 

Dinanzi a quell'orrore assoluto, come dinanzi all'orrore assoluto di Auschwitz, la prima e piu' intima mozione e' il disperato silenzio.

Una simile desolazione sembra estinguere ogni ulteriore voce umana, ogni ulteriore umano pensiero.

Ma proprio su questo contano gli assassini: sul silenzio dei superstiti.

Ed invece i superstiti devono parlare anche a nome degli estinti, devono resuscitare i loro volti e le loro voci, farsene tramite; devono elaborare il lutto, restituire alle vittime almeno l'ascolto che non ebbero, prolungarne la vita nella memoria, impedirne l'annichilimento.

E la voce di tutte le vittime questo grida: mai piu'.

Mai piu' massacri.

Mai piu' guerre.

Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima questo sa l'umanita': che ci salveremo tutti o nessuno. Che o l'umanita' abolira' la guerra o la guerra abolira' l'umanita'.

Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima un'alternativa resta all'universale desolazione, una sola: la nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

14. UN INCONTRO A VITERBO IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLA BOMBA DI HIROSHIMA

 

Si e' svolto la mattina di martedi' 6 agosto 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria delle vittime della bomba atomica sganciata sulla citta' di Hiroshima il 6 agosto 1945.

Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha rievocato le principali riflessioni con cui l'umanita' ha cercato di rispondere alla sfida radicale dell'eta' atomica, ovvero al fatto epocale che l'umanita' ha sviluppato e messo in opera tecnologie in grado di portare alla sua estinzione: da queste riflessioni una risposta emerge, quella che Mohandas Gandhi diede subito all'indomani dell'orrore di Hiroshima, ovvero che l'umanita' deve scegliere la nonviolenza, unica risorsa che possa garantire un futuro alla civilta' umana, all'esistenza stessa del genere umano.

Questo implica il ripudio definitivo della guerra e delle uccisioni, degli eserciti e delle armi, e la costruzione di una societa' dell'universale solidarieta', solidarieta' inclusiva di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente; questo implica l'esercizio personale e collettivo del "principio responsabilita'"; questo implica scelte di pace e di giustizia, di solidarieta' e di convivenza, di rispetto e di cura per la biosfera; questo implica comprensione, empatia, condivisione. Questo significa lotta contro tutte le violenze. E' la nonviolenza in cammino, e' la nonviolenza in quanto decisione esistenziale, coscienza condivisa, progetto sociale, azione politica, cammino comune.

Da Guenther Anders a Hannah Arendt, da Bertrand Russell ad Albert Einstein, da Ivan Illich a Vandana Shiva, da Emmanuel Levinas a Ernesto Balducci, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, da Maria Montessori a Elinor Ostrom, da Herbert Marcuse ad Agnes Heller, da Rachel Carson a Maria G. Di Rienzo, da Hans Jonas a Enrique Dussel, da Ernst Bloch a Juergen Moltmann, da Gustavo Gutierrez a Luce Irigaray, da Martin Buber ad Andre' Chouraqui, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Albert Luthuli a Thich Nhat Hanh, da Martin Luther King a Nelson Mandela, da Margarete Buber Neumann a Christa Wolf, da Linus Pauling a Rigoberta Menchu', da Albert Schweitzer ad Aung San Suu Kyi, da Ingeborg Bachmann ad Adrienne Rich, da Rene' Cassin a Stephane Hessel, da Laura Conti a Hildegard Goss-Mayr, da Primo Levi ad Anna Bravo, da Norberto Bobbio a Rita Levi Montalcini, da Wangari Maathai a Zygmunt Bauman, da Maria Zambrano a Luce Fabbri, da Assia Djebar a Fatema Mernissi, da Germaine Tillion a Shirin Ebadi, da Martha C. Nussbaum a Silvia Vegetti Finzi, a innumerevoli altre pensatrici ed altri pensatori ed operatrici ed operatori di pace postisi all'ascolto e serbando la memoria delle vittime di Hiroshima, e di tutte le vittime di guerre, massacri e genocidi, questo messaggio e questo appello giunge chiaro e netto, nitido e forte: e' necessaria la scelta della nonviolenza.

Nel ricordo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki, nel ricordo delle vittime della Shoah, nel ricordo delle vittime di tutte le guerre e di tutte le persecuzioni, sia questo il nostro impegno diuturno: opposizione integrale alla guerra, agli eserciti, alle armi; opposizione integrale a tutte le uccisioni ed a tutte le persecuzioni; difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e difesa dell'unica biosfera casa comune dell'intera umanita'.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

15. NAGASAKI

 

Il 9 agosto del 1945 la bomba atomica su Nagasaki.

Nel ricordo delle vittime cessi ogni guerra.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

16. IN MEMORIA DELLE VITTIME DEL BOMBARDAMENTO ATOMICO DI NAGASAKI. UN INCONTRO A VITERBO

 

Si e' svolto la mattina di venerdi' 9 agosto 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria delle vittime della bomba atomica sganciata sulla citta' di Nagasaki il 9 agosto 1945.

Nel nome e nel ricordo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki cessino le guerre.

Nel nome e nel ricordo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki si attui il disarmo e la smilitarizzazione.

Si cessi di uccidere.

Vi e' una sola umanita'. Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto di non essere ucciso.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

17. QUANDO RIPENSO AD AUSCHWITZ, AD HIROSHIMA E NAGASAKI

 

Quando ripenso ad Auschwitz, ad Hiroshima e Nagasaki, ed invecchiando ci penso sempre di piu', mi chiedo come sia possibile che dopo di allora l'umanita' non abbia deciso una volta per tutte di far cessare tutte le uccisioni e le persecuzioni.

Come sia possibile che dopo di allora l'umanita' non abbia deciso una volta per tutte di abolire le guerre, gli eserciti e le armi.

Come sia possibile che dopo di allora si sia continuato a massacrarci, e si sia giunti al punto in cui siamo: che stiamo palesemente, alacremente distruggendo non solo la civilta' umana, il genere umano, ma la stessa biosfera.

Tanta storia, tanta intelligenza, per arrivare a questo orrore?

No. Non posso accettarlo.

Occorre dedicare tutte le nostre forze ad abolire le guerre, gli eserciti e le armi.

Occorre dedicare tutte le nostre forze a far cessare tutte le uccisioni e le persecuzioni.

Occorre dedicare tutte le nostre forze ad agire per la salvezza della civilta' umana, del genere umano, della stessa biosfera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

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Quando ripenso ad Auschwitz, ad Hiroshima e Nagasaki, ed invecchiando ci penso sempre di piu', mi confermo nella persuasione del dovere di dedicare tutte le nostre forze al compito fondamentale dell'ora presente dell'umanita'.

La scelta della nonviolenza e' il compito fondamentale dell'ora presente dell'umanita'.

La scelta della nonviolenza, che sola puo' salvare l'umanita'.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 635 del 7 agosto 2014

 

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