[Nonviolenza] Telegrammi. 1689



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1689 del 5 luglio 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Giselle Dian legge Theodor W. Adorno che legge Samuel Beckett. Un incontro di studio

2. Un incontro di riflessione a Viterbo

3. Una bozza di lettera al governo

4. Una bozza di lettera ai parlamentari

5. Una bozza di lettera ai Comuni

6. Francesco Gesualdi: Convertire la produzione al sostenibile e al locale

7. Alcune pubblicazioni di Francuccio Gesualdi e del "Centro nuovo modello di sviluppo"

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. GISELLE DIAN LEGGE THEODOR W. ADORNO CHE LEGGE SAMUEL BECKETT. UN INCONTRO DI STUDIO

 

Si e' svolto la mattina di venerdi' 4 luglio 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio su "Come Adorno legge Finale di partita di Beckett", con la partecipazione di Giselle Dian.

Nel corso dell'incontro e' stato letto e commentato un celebre saggio dell'illustre autore della scuola di Francoforte sulla grande opera teatrale del geniale drammaturgo premio Nobel per la letteratura.

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Theodor W. Adorno, nato l'11 settembre 1903 a Francoforte sul Meno, costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, acutissimo osservatore della societa' contemporanea, filosofo e musicologo, e' deceduto il 6 agosto 1969. E' una delle figure di massimo spicco della "scuola di Francoforte". Opere di Theodor W. Adorno: nella sua vastissima produzione segnaliamo almeno, per un primo approccio, Dialettica dell'illuminismo (con Max Horkheimer), Minima moralia, Dialettica negativa, tutti presso Einaudi, Torino. Opere su Theodor W. Adorno: si veda almeno, per un primo orientamento, Tito Perlini, Che cosa ha veramente detto Adorno, Ubaldini, Roma 1971; Marzio Vacatello, Th. W. Adorno. Il rinvio della prassi, La Nuova Italia, Firenze 1972; Sergio Moravia, Adorno e la teoria critica della societa', Sansoni, Firenze 1974; Enzo Rutigliano, Teoria o critica. Saggio sul marxismo di Adorno, Dedalo, Bari 1977; Carlo Pettazzi, Th. W. Adorno: linee di origine e di sviluppo del pensiero (1903-1949), La Nuova Italia, Firenze 1979; Martin Jay, Theodor W. Adorno, Il Mulino, Bologna 1987; Massimo Nardi, Pensare nella verita'. L'itinerario della ragione dialettica in Th. W. Adorno, Studium, Roma 1993; Fredric Jameson, Tardo marxismo, Manifestolibri, Roma 1994; Elena Tavani, L'apparenza da salvare. Saggio su Th. W. Adorno, Guerini e associati, Milano 1994; Angelo Cicatello, Dialettica negativa e logica della parvenza. Saggio su Th. W. Adorno, Il melangolo, Genova 2001; Stefan Mueller-Doohm, Theodor W. Adorno. Biografia di un intellettuale, Carocci, Roma 2003; Lucio Cortella, Una dialettica nella finitezza. Adorno e il programma di una dialettica negativa, Meltemi, Roma 2006; Stefano Petrucciani, Introduzione a Adorno, Laterza, Roma-Bari 2007; Pastore Luigi, Gebur Thomas (a cura di), Theodor W. Adorno. Il maestro ritrovato, Manifestolibri, Roma 2008; di particolare importanza sono gli scritti dedicati ad Adorno in Renato Solmi, Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007.

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Samuel Beckett, scrittore e drammaturgo nato vicino Dublino nel 1906, defunto a Parigi nel 1989. Premio Nobel per la letteratura nel 1969. Fu impegnato con la Resistenza francese contro il nazismo. Il suo teatro cosi' spoglio (ed enigmatico, per cosi' dire, per sottrazione) ci ha insegnato ad opporci alla guerra, alla devastazione ambientale, all'ingiustizia e alla menzogna, con assai maggior forza di persuasione che tante analisi sociologiche e storiche, tanti morali e politici proclami. Opere di Samuel Beckett: fondamentali Aspettando Godot, Finale di partita, L'ultimo nastro di Krapp, Giorni felici, in Teatro, Einaudi, Torino, poi Mondadori, Milano. Tra le opere su Samuel Beckett: per una prima introduzione segnaliamo Giovanni Cattanei, Samuel Beckett, La Nuova Italia, Firenze; Richard N. Coe, Che cosa ha veramente detto Beckett, Ubadini, Roma; A. Alvarez, Beckett, Mondadori, Milano.

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Giselle Dian, disegnatrice, pittrice, grafica, studiosa di fenomeni artistici e comunicazione multimediale, collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta"; nel 2010 ha realizzato un ampio studio su Keith Haring dal titolo "Keith Haring: segno artistico, gesto esistenziale, impegno civile", per il quale ha anche effettuato una serie di interviste a varie personalita' di vari campi del sapere (critici d'arte, filologi, filosofi, psicologi, sociologi, storici, operatori sociali, studiosi dei nuovi linguaggi artistici e dei media...). Ha pubblicato saggi, interviste e recensioni sul quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino"; ha tenuto conferenze presso biblioteche pubbliche, mostre in spazi di impegno sociale e culturale, e sta realizzando un progetto artistico sui temi della memoria storica e della dignita' umana.

 

2. INCONTRI. UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di venerdi' 4 luglio 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione.

L'analisi si e' particolarmente concentrata sull'opposizione alla guerra e al razzismo e sull'impegno in difesa della biosfera e del diritto alla salute.

 

3. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AL GOVERNO

 

Al/alla Ministro/a ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale, ovvero collegiale nell'ambito del Consiglio dei Ministri di cui fa parte, per la promozione e l'adozione di un atto normativo che disponga la formazione di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'addestramento all'uso delle risorse teoriche e pratiche della nonviolenza

Gentile ministro/a ...,

le scrivo per formularle la richiesta di un atto legislativo ovvero regolamentare che disponga la formazione di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'addestramento all'uso delle risorse teoriche e pratiche della nonviolenza.

Non vi e' bisogno di sottolineare la grande utilita' di tale formazione e addestramento, dovendo le forze dell'ordine intervenire anche in situazioni assai critiche, in cui le risorse della nonviolenza possono essere di insostituibile utilita'.

Distinti saluti,

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

4. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AI PARLAMENTARI

 

Al/alla senatore/senatrice/onorevole ...

Oggetto: proposta di presentazione di un disegno di legge affinche' tutti gli appartenenti alle forze di polizia statali e locali siano formati alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza

Gentile parlamentare,

le scrivo per formularle una proposta: di voler presentare un disegno di legge affinche' tutti gli appartenenti alle forze di polizia siano formati alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.

Lei gia' sapra' che un analogo disegno di legge fu gia' presentato nel 2001, dopo la tragedia di Genova, sottoscritto da parlamentari di tutti gli schieramenti politici, ma allora non fu poi "calendarizzato" nei lavori parlamentari e quindi non giunse a buon fine.

Non vi e' bisogno di sottolineare la grande utilita' di tale formazione e addestramento, dovendo le forze dell'ordine intervenire anche in situazioni assai critiche, in cui le risorse della nonviolenza possono essere di insostituibile utilita'.

Distinti saluti,

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

5. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AI COMUNI

 

Al Sindaco del Comune di ...

e per opportuna conoscenza:

a tutti gli assessori della Giunta Comunale

a tutti i consiglieri del Consiglio Comunale

alla Segretaria generale del Comune

Oggetto: Proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.

Gentile sindaco,

forse sapra' gia' che in varie realta' territoriali, da Milano a Palermo, da diversi anni si svolgono attivita' di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per gli operatori dei vari Corpi di Polizia.

La nonviolenza appronta infatti strumenti di grande utilita', anche dal punto di vista comunicativo e relazionale, per gli operatori pubblici che nello svolgimento delle loro delicate funzioni possono trovarsi a dover fronteggiare situazioni complesse e critiche.

Con la presente lettera si avanza la proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.

Distinti saluti

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

6. TESTI. FRANCESCO GESUALDI: CONVERTIRE LA PRODUZIONE AL SOSTENIBILE E AL LOCALE

[Ringraziamo di cuore Francuccio Gesualdi (per contatti: tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord at cnms.it, sito: www.cnms.it, blog: http://blog.francescogesualdi.eu/) per averci consentito di ripubblicare il seguente estratto dal suo libro Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia edizioni, Milano 2012.

Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nell'esperienza della scuola di Barbiana, e' animatore dell'esperienza del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito in misura decisiva a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, della solidarieta' dei consumatori del Nord del mondo con i lavoratori del Sud contro la violenza sfruttatrice delle multinazionali, dell'impegno contro la trappola del debito che dopo averli rapinati affama e strozza i popoli, dell'azione per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita']

 

Le imprese non diventeranno mai sostenibili finche' non cambieranno filosofia. Non dei soldi devono preoccuparsi, ma delle risorse, quelle concrete: minerali, acqua, energia, rifiuti. Oggi il loro obiettivo e' spendere meno soldi possibile. Domani dovranno chiedersi come fare per ottenere prodotti col minor impiego di risorse e la minor produzione di rifiuti possibile.

I loro bilanci non dovranno essere solo economici, ma soprattutto idrici, energetici, ambientali. Piu' che di ragionieri dovranno dotarsi di esperti che sappiano calcolare i consumi di risorse, le emissioni di veleni, non solo durante la fase produttiva di loro diretta pertinenza, ma durante l'intero arco di vita del prodotto, da quando era ancora sotto forma di minerali nelle viscere della terra, fino a quando diventa rifiuto. Life cycle assesment e' il termine usato dagli inglesi per indicare lo studio di impatto ambientale dell'intero ciclo, dalla culla alla tomba, con l'obiettivo di individuare i punti di criticita' e ricercare le alternative meno dispendiose e meno impattanti in termini di consumi energetici, di consumi di acqua, di produzione di anidride carbonica e di qualsiasi altro rifiuto emesso. L'ufficio per l'eco-efficienza dovra' essere il comparto piu' sviluppato di ogni singola azienda, sapendo che le strategie della sostenibilita' produttiva passano per quattro vie.

La prima, il risparmio, la capacita' di ridurre al minimo la quantita' di energia e di materiale impiegato, grazie all'innovazione tecnologica e metodiche di recupero.

La seconda, la rinnovabilita', la capacita' di ottenere energia e materie prime da fonti rinnovabili. Alcuni esempi in ambito elettrico sono il solare e il vento che non richiedono mega-centrali ma apparecchiature diffuse presso famiglie e aziende. Nell'ambito delle materie prime un esempio e' rappresentato dal mater-bi una bioplastica a base di mais.

La terza, il recupero, la capacita' di sfruttare al meglio ogni unita' di energia, di acqua, di materiale, attraverso operazioni di sinergia e riciclo.

Ecco le tre gambe di quella comunemente chiamata green economy che molti cominciano a vedere di buon occhio. Le forze sociali per il suo effetto benefico su occupazione e preservazione di materie prime. Le imprese per lo stimolo che puo' dare alla crescita. In fondo ogni novita' tecnologica si traduce in una nuova ondata di consumi e investimenti per i processi di sostituzione che provoca. Basti pensare all'informatica che ha scalzato la vecchia macchina da scrivere, la vecchia macchina industriale a programmazione meccanica, per imporre ovunque il computer. Quanto all'aspetto occupazionale, benche' ancora allo stato embrionale, in Europa, il settore del riciclo impiega 512.000 persone (1). Proviamo a immaginare quante potrebbe impiegarne se fosse sviluppato in tutta la sua potenzialita'.

Se la green economy sta lentamente avanzando, la via che proprio non trova consenso, anzi e' osteggiata, e' la quarta, quella che propugna il ritorno al locale. Ovviamente i principali oppositori sono le multinazionali notoriamente affette da claustrofobia. Per le dimensioni che hanno, non sopportano gli spazi ridotti, hanno bisogno di mercati oltre i confini del mondo. E siccome hanno un grande potere, sono riuscite ad imporre un nuovo ordine economico mondiale che persegue ufficialmente l'espansione del commercio internazionale.

Una guerra in piena regola contro le economie locali perche' la penetrazione incontrastata delle multinazionali provoca ovunque la morte delle piccole imprese e la distruzione di posti di lavoro. La grande distribuzione dai marchi globali porta in ogni territorio gli stessi prodotti, ottenuti nei luoghi del mondo dove si puo' spuntare il prezzo più basso, non importa quanto lontani essi siano. Il supermercato si fa mondiale: i fiori dal Kenya, i fagiolini dal Burkina Faso, le magliette dal Bangladesh, le ciabatte dall'Indonesia.

E con le distanze si moltiplicano le tonnellate di cherosene e le tonnellate di CO2. Ad ogni chilo di pere fatto arrivare dall'Argentina via aerea, corrisponde un consumo di 2,6 litri di cherosene e una produzione di 6,5 kg di anidride carbonica. Un vero assurdo non solo da un punto di vista ambientale ma anche energetico: si bruciano 53 calorie fossili per disporre di una caloria vegetale. Per non parlare dei trasporti interni: e' stato calcolato che in Inghilterra i camion dei supermercati percorrono complessivamente 408 milioni di miglia, il corrispettivo di 854 viaggi andata e ritorno sulla luna. Ogni anno 600.000 tonnellate di anidride carbonica immessa in atmosfera.

Continuano a dirci che i mercati debbono espandersi nell'interesse dei poveri. Ma noi non ci crediamo piu'. Da cinque secoli il Sud del mondo e' catapultato nel commercio internazionale, da cinque secoli si impoverisce. Il cosiddetto "sviluppo trainato dalle esportazioni" ha calato la maschera: tutt'al piu' funziona per una minoranza, non certo per la massa. In Cina lo sviluppo economico sta procurando guadagni da capogiro alla nuova classe imprenditoriale, una fetta di popolazione che non va oltre i duecento milioni, l'altro miliardo continua a vivere di stenti.

La storia dimostra che quando si crea separazione fra chi produce e chi consuma, inevitabilmente si crea impoverimento. Il sistema non ha interesse a dare un salario dignitoso, ne' a garantire un posto di lavoro stabile a chi e' concepito solo come un paio di braccia che deve produrre per un consumatore lontano. Poiche' non e' il destinatario di cio' che produce, l'interesse dell'impresa e' di dargli un salario piu' basso possibile, un costo da comprimere al massimo. Poco male se non consumera', questa funzione sara' svolta da altri. In Europa i lavoratori hanno cominciato a guadagnare di piu' quando i padroni hanno capito che l'economia aveva bisogno di loro anche come consumatori. Per questo la lotta alla poverta' si conduce riunificando la funzione della produzione e del consumo nelle stesse persone.

Dobbiamo uscire dall'economia coloniale, dobbiamo fare in modo che ogni parte del mondo produca in via prioritaria per la propria gente. Non ha senso che in Europa si consumino scarpe manufatte in Cina, che quando arrivano in vetrina incorporano piu' di ventimila chilometri considerati gli spostamenti dei singoli componenti. Non serve agli europei, non serve ai cinesi, non serve all'umanita'. Serve solo alle imprese che in nome di un credo tutto loro sacrificano diritti, sicurezze e dignita' sull'altare della concorrenza.

Allo stesso modo non ha senso che le migliori terre del Sud siano utilizzate per produrre caffe', banane, fagiolini per l'esportazione. I loro campi non devono piu' produrre soia per le nostre vacche o mais per il nostro carburante. I loro mari non devono piu' essere svuotati per il nostro palato. Il loro lavoro non deve piu' essere sfruttato per il nostro consumismo. Le loro terre, i loro mari, il loro lavoro devono servire per loro. E noi abbiamo l'obbligo di aiutarli a compiere questa trasformazione con due strumenti: gli accordi commerciali e la cooperazione. I primi per dare stabilita' a prezzi e produzione. La seconda per sostenere la conversione delle attivita' produttive.

In fondo si tratta di applicare, a livello di sistema, gran parte di cio' che il commercio equo e solidale sta gia' realizzando su piccola scala. 800.000 piccoli produttori godono di prezzi che sono notevolmente al di sopra dei prezzi in vigore nelle filiere commerciali ufficiali, mentre migliaia di comunita' locali ricevono somme da destinare al proprio sviluppo sociale. Alla lunga, si puo' mettere in moto uno sviluppo economico di tipo locale che si autoalimenta.

Oggi tutto e' impostato per potenziare il commercio internazionale, invece dovremmo avvicinare il consumo alla produzione perche' far viaggiare le merci e' uno spreco. Filiera corta, cosi' gli esperti sintetizzano il concetto, che poi significa trionfo del locale sul globale. Il che non vuol dire autarchia, ma adozione di meccanismi che stimolano produttori e consumatori a considerare il locale come prima opzione.

Il modo migliore per indurre la gente a comprare prodotti locali e' di renderli piu' convenienti. Per renderli vantaggiosi rispetto ai prodotti globali, la soluzione puo' essere una tassa sui carburanti in modo da fare aumentare il costo dei trasporti e quindi dei prodotti che viaggiano di piu'. Un'ipotesi puo' essere l'istituzione di un dazio di ingresso proporzionale alla distanza dei paesi di origine. Un'iniziativa assunta con gradualita' per dare la possibilita' ai produttori del Sud di non subire contraccolpi improvvisi. Ogni provvedimento dovrebbe essere accompagnato da misure di cooperazione per compensare le perdite commerciali e avviare progetti produttivi alternativi, orientati ai bisogni locali. Finche' non passeremo dal mercato alla solidarieta', che poi e' solo restituzione del maltolto, sprofonderemo sempre di piu' nelle sabbie mobili della crisi sociale e ambientale.

E' importante privilegiare l'economia locale non solo per risparmiare sui carburanti, ma anche per risanare l'ambiente. Oggi ci disinteressiamo dell'ambiente perche' non abbiamo piu' legami col nostro territorio. Un tempo, quando il pane era fatto col grano del luogo, quando i pesci erano pescati nel fiume che attraversa la citta', quando ci si scaldava con la legna dei boschi circostanti, ci prendevamo cura dei suoli, delle acque, dei boschi perche' sapevamo che la nostra vita dipendeva dalla loro integrita'. Ma oggi che i supermercati sono pieni di ogni ben di Dio e che basta avere soldi per comprare tutto cio' che vogliamo, non ci preoccupiamo se i fiumi sono delle fogne, se i terreni si impoveriscono o se scarseggia l'acqua per irrigare. Ci culliamo nella convinzione che l'onnipotente dio denaro non ci fara' mancare mai niente e scrolliamo le spalle. Ma siamo stupidi perche' al supermercato non si compra ne' la salute, ne' la prevenzione di allagamenti e frane, ne' l'energia, ne' i posti di lavoro. Tutto cio' si ottiene con una buona gestione del territorio e con la decisione di recuperare il controllo dell'economia a partire dalle risorse locali.

Al centro dell'economia locale c'e' una comunita' che torna ad avere un rapporto intimo col proprio territorio, che lo protegge, lo governa con responsabilita'. Una comunita' che va alla scoperta di ogni risorsa offerta dalla natura per utilizzare al meglio ogni fonte di ricchezza e lavoro. Una comunita' che stimola l'imprenditoria locale per il consumo locale, che promuove il ripopolamento dei luoghi abbandonati, che decentra i servizi per non obbligare la gente a muoversi, che pianifica i trasporti pubblici in modo da ridurre l'uso dei mezzi privati. Piccolo e diffuso contro grande e concentrato, questa e' la direzione di marcia.

Nell'economia locale ogni corso d'acqua e' studiato per capire se puo' fornire energia elettrica. Ogni collina e' analizzata per valutare se puo' accogliere generatori a vento. Ogni rifiuto e' selezionato per evitare la presenza di discariche disgustose. L'asfalto e la cementificazione sono ridotti al minimo per rispettare i terreni agricoli. I fiumi sono protetti per mantenerli ricchi di vita. I terreni sono coltivati nella maniera piu' naturale possibile per non rovinarli. Ogni bosco e' ripulito per evitare incendi e raccogliere meglio i suoi frutti. Ogni zona rurale e' dotata dei servizi pubblici essenziali per trattenere la gente. I vecchi saperi sono ben custoditi e riadattati ai tempi moderni. Le coltivazioni tradizionali e i prodotti tipici sono ben sviluppati. Ogni possibile attivita' artigianale e manifatturiera e' sviluppata, in accordo con le comunita' vicine, in base alle specificita' del proprio territorio e delle proprie tradizioni.

Oltre che per l'ambiente, il ritorno al locale e' fondamentale anche per l'occupazione. Finche' prevale la logica globale, le imprese avranno interesse a starsene sempre con la valigia in mano pronte a trasferire la produzione dove il lavoro costa meno. E' il ricatto continuo che subiscono i lavoratori ogni volta che cercano di alzare la testa, non solo in Europa o in America, ma anche in Asia. La Corea del Sud, che fino agli anni Ottanta produceva scarpe per tutto il mondo, oggi non ha quasi piu' voce in capitolo perche' la produzione e' fuggita in Cina, Vietnam, Cambogia. La stessa Indonesia, che ha conosciuto l'industrializzazione in tempi recenti, sta gia' perdendo fabbriche calzaturiere semplicemente perche' i lavoratori hanno ottenuto piccoli aumenti salariali.

L'unico modo per fermare le imprese, per obbligarle a mettere radici dove si trovano, e' creare un contesto fiscale e doganale che scoraggi l'uscita dalle mura locali. Se sapessero che la loro produzione e' per il mercato regionale, tutt'al piu' nazionale, smetterebbero di scorrazzare da una parte all'altra del globo.

Si gridi pure allo scandalo, si dica che in questo modo si limitera' l'espansione delle imprese. L'importante e' consentire alla gente di vivere dignitosamente, non di soddisfare le mire espansionistiche degli investitori. Una tassa sulla grandezza, ecco quello che ci vorrebbe.

E come bisognera' impedire che la produzione fugga, allo stesso modo bisognera' impedire che i piccoli produttori locali vengano spazzati via dall'invasione delle imprese globali. I pastori sardi sono sul lastrico per la concorrenza del latte tedesco, come l'industria del mobile del nord-est e' in crisi per l'arrivo di Ikea. Bisognera' ben trovare delle delle vie fiscali e legislative per porre fine a questo assedio. E se i sostenitori del capitalismo selvaggio si stracceranno di nuovo le vesti gridando che questo e' bieco protezionismo, pazienza. Ormai la storiella della deregolamentazione come sinonimo di liberta' non la beve piu' nessuno. In un mondo di disuguali l'assenza di regole non e' liberta' per ognuno di fare cio' che vuole, ma solo liberta' per il piu' forte di spadroneggiare indisturbato. Per questo la deregolamentazione e' fortemente voluta dalle multinazionali. Ma noi che crediamo nell'economia sociale, di regole ne vogliamo eccome. In tutti gli ambiti: dalla proprieta' aziendale alle dimensioni d'impresa, dai rapporti di lavoro all'approvvigionamento di materie prime, dal rapporto con i fornitori agli sbocchi di mercato. Con un solo obiettivo: favorire le persone nel rispetto dell'ambiente.

L'esigenza di recuperare il locale e' sentita in tutta Europa, e in attesa che le istituzioni si sveglino stanno nascendo iniziative dal basso. Lo testimonia il diffondersi dei gruppi di acquisto solidale, la creazione di filiere corte e solidali come quella del pane, la riscoperta di materiali abbandonati come la canapa, la rinascita di piccole imprese calzaturiere e di abbigliamento per il mercato nazionale, addirittura regionale. Altrove lo testimonia anche la nascita di monete locali, particolarmente in Germania. La partenza fu a Brema, citta' del Nord con oltre 600.000 abitanti. A fine anni Novanta, molte industrie cominciarono a chiudere, si spostavano nell'Europa dell'Est. La disoccupazione avanzava, migliaia di famiglie scivolavano verso la poverta', i partiti non sapevano a che santo votarsi. Scontri, proteste, incontri, ovunque si discuteva come rilanciare i posti di lavoro e Manfred Steinbach, ricercatore dell'Istituto di ecologia sociale, venne fuori con la moneta locale. Sosteneva che mettendo in circolazione un mezzo di pagamento accettato solo localmente si sarebbe dato impulso alle imprese del territorio. L'idea convinse, venne istituita un'associazione per la gestione della nuova moneta, avrebbe funzionato secondo il modello ideato da Gesell, si sarebbe chiamata roland in onore di un personaggio storico della citta'. Era il settembre 2001 quando le prime banconote cominciarono a circolare per la provincia.

Da Nord a Sud, l'idea rimbalzo' in altre regioni e oltre al roland venne creato il chiemgauer, l'elbataler, lo sterntaler, il berliner e altre monete ancora. Ma per quanto elogiate, le monete locali rimangono a livello di curiosita'. Per ottenere un salto di qualita' ci vorrebbero dei Comuni, delle Provincie o delle Regioni, che al pari di Michael Unterguggenberger, sindaco austriaco degli anni Trenta, avessero il coraggio di emettere le proprie banconote e le usassero per effettuare parte dei pagamenti a dipendenti, fornitori, cittadini. Se si diffondesse la doppia circolazione monetaria a livello di massa, in una tasca gli euro per la spesa al supermercato, nell'altra la moneta locale per gli acquisti presso i produttori di zona, il beneficio per l'economia locale sarebbe assicurato. Sistema complicato? Inizialmente forse si', poi subentrerebbe l'abitudine e nessuno ci farebbe piu' caso.

Moneta locale e non solo. In Italia abbiamo un territorio rurale molto vasto scarsamente abitato perche' privo di strade, collegamenti, servizi di base; se vogliamo favorire il ritorno alle campagne dobbiamo garantire servizi diffusi. Negli anni Cinquanta i contadini abbandonavano le campagne non solo perche' lavoravano di piu' e guadagnavano di meno rispetto all'edilizia o all'industria, ma anche perche' non ne potevano piu' di vivere isolati, senza istruzione, senza sanita', senza acqua, senza luce.

Ecco l'importanza di una politica dei servizi pubblici orientata a garantire in ogni borgo, in ogni frazione, ovunque viva una piccola comunita', la scuola, l'ufficio postale, l'ambulatorio medico e di pronto soccorso, la biblioteca, il servizio di veterinaria. Quando capiremo che i servizi vanno avvicinati ai cittadini e non il contrario?

Un'altra politica dei servizi, ma anche un'altra politica del credito che privilegi le piccole imprese orientate al locale. Banche che raccolgano risparmio locale per rimetterlo al servizio del territorio, questo e' quello che serve. E nell'attesa di nuove regole che cambino l'assetto dell'intero sistema bancario, le iniziative dal basso assumono un'importanza vitale. Dobbiamo adottare un atteggiamento critico non solo nell'ambito del consumo, ma anche del risparmio, privilegiando le piccole banche locali o creandone addirittura di nuove. In passato lo abbiamo gia' fatto con Banca Etica, di livello nazionale, ma anche con le piccole Mag di dimensione provinciale, al massimo regionale. Ed e' di buon auspicio che dopo anni che non se ne creavano piu', nel 2012 a Firenze se ne e' costituita una nuova.

Per la stessa ragione e' importante che si moltiplichino i gruppi di acquisto solidale e i mercatini locali per sostenere l'assetto locale esistente e stimolare nuovi soggetti a potenziarlo.

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Note

1 Eaa, Earnings, jobs and innovation: the role of recycling in a green economy, 2011.

 

7. MATERIALI. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI FRANCUCCIO GESUALDI E DEL "CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO"

 

- Franco Gesualdi, Signorno', Guaraldi, Rimini-Firenze 1972.

- Franco Gesualdi, Economia: conoscere per scegliere, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982.

- Franco Gesualdi e Pierangelo Tambellini del Centro nuovo modello di sviluppo (Vecchiano - Pi), Energia nucleare. Cos'e' e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento, Perugia 1987.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, Bologna 1990, 1994.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Boycott! Scelte di consumo scelte di giustizia. Manuale del consumatore etico, Macro/edizioni, San Martino di Sarsina (Fo) 1992.

- Francuccio Gesualdi, Jose' Luis Corzo Toral, Don Milani nella scrittura collettiva, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1992.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Sulla pelle dei bambini, Emi, Bologna 1994, 1995.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti. Guida alla comprensione e al superamento dei meccanismi che impoveriscono il Sud del mondo, Emi, Bologna 1993, 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al consumo critico. Informazioni sul comportamento delle imprese per un consumo consapevole, Emi, Bologna 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Sud-Nord. Nuove alleanze per la dignita' del lavoro, Emi, Bologna 1996, 1997.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Geografia del supermercato mondiale. Produzione e condizioni di lavoro nel mondo delle multinazionali, Emi, Bologna 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai figli del pianeta. Scelte per un futuro vivibile, Emi, Bologna 1998.

- Francesco Gesualdi del Centro nuovo modello di sviluppo, Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 1999.

- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Paola Costanzo, Te', infusi e tisane dal mondo, Sonda, Torino-Milano 2001.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio responsabile. Informazioni sui comportamenti delle banche per scelte consapevoli, Emi, Bologna 2002.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al telefono critico. Il mondo della telefonia messo a nudo, Terre di mezzo, Milano 2002.

- Willy Mutunga, Francesco Gesualdi, Stephen Ouma, Consumatori del nord lavoratori del sud. Il successo di una campagna della societa' civile contro la Del Monte in Kenya, Emi, Bologna 2003.

- Francesco Gesualdi, Acquisti trasparenti, Emi, Bologna 2005.

- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Tutti i tipi di te', Sonda, Torino-Milano 2005.

- Francesco Gesualdi, John Pilger, Comprare con giustizia, Emi, Bologna 2005.

- Francesco Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo, Sobrieta'. Dallo spreco di pochi ai diritti per tutti, Feltrinelli, Milano 2005.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai giovani figli del pianeta. Scegliamo insieme un futuro per tutti, Emi, Bologna 2005.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al vestire critico, Emi, Bologna 2006.

- Francesco Gesualdi, Acqua con giustizia e sobrieta', Emi, Bologna 2007.

- Francesco Gesualdi, Il mercante d'acqua, Feltrinelli Milano 2007.

- Francesco Gesualdi, Lorenzo Guadagnucci, Dalla parte sbagliata del mondo. Da Barbiana al consumo critico: storia e opinioni di un militante, Terre di mezzo, Milano 2008.

- Francesco Gesualdi, Vito Sammarco, Consumattori. Per un nuovo stile di vita, La Scuola, Brescia 2009.

- Francesco Gesualdi, L'altra via. Dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazieta', Terre di Mezzo, Milano 2009.

- Francesco Gesualdi, Dario Bossi, Il prezzo del ferro. Come si arricchisce la piu' grande multinazionale del ferro e come resistono le vittime a livello mondiale, Emi, Bologna 2010.

- Francesco Gesualdi, Cercatori del regno. Cammino missionario verso la Pasqua 2011. Una Quaresima per crescere nella spiritualita' dei nuovi stili di vita, Emi, Bologna 2011.

- Francesco Gesualdi, I fuorilega del nordest, Dissensi, 2011.

- Centro nuovo modello di sviluppo, I mercanti della notizia. Guida al controllo dell'informazione in Italia, Emi, Bologna 2011.

- Francesco Gesualdi, Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi, oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia, Milano 2012.

- Francesco Gesualdi, Le catene del debito. E come possiamo spezzarle, Feltrinelli, Milano 2013.

- Francesco Gesualdi, L'economia del bene comune, Feltrinelli, Milano 2013.

- Francesco Gesualdi, Cambiare il sistema. La storia e il pensiero del padre del consumo critico, fondatore del "Centro nuovo modello di sviluppo", Altreconomia, Milano 2014.

*

Ovviamente cfr. inoltre anche almeno:

- Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967.

- AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, Emi, Bologna 2001.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1689 del 5 luglio 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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