[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 587



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Numero 587 del 15 giugno 2014

 

In questo numero:

1. Il primo dovere

2. "Operazione Colomba": Dal 22 giugno al primo luglio la marcia internazionale per la pace in Albania

3. "Operazione Colomba": Appello per la marcia internazionale per la pace in Albania

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Osvaldo Caffianchi (2010)

 

1. EDITORIALE. IL PRIMO DOVERE

 

Il primo dovere e' non uccidere.

E quindi far cessare le stragi.

Opporsi a tutte le guerre.

Opporsi a tutte le uccisioni.

Opporsi a tutte le vendette.

Opporsi a tutte le sopraffazioni.

Opporsi a tutte le ideologie e le prassi che negano il valore assoluto di ogni singola esistenza umana.

Opporsi a tutti i poteri che considerano le persone come mezzi e non come fini.

Opporsi a tutte le violenze.

Opporsi a tutte le menzogne (essendo la menzogna una violenza a cio' che vi e' di piu' proprio delle persone: la capacita' di capire, la coscienza, l'intelligenza).

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Chiamiamo nonviolenza l'esplicitazione e l'affermazione concreta e coerente di tutte le implicazioni di questo primo dovere: non uccidere.

Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento del dovere di salvare le vite.

Chiamiamo nonviolenza la consapevolezza della pluralita' e del limite, e l'impegno ad agire nei confronti degli altri cosi' come vorremmo che gli altri agissero nei nostri confronti.

Chiamiamo nonviolenza la persuasione che occorre rispettare la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e di tutto il mondo vivente.

 

2. INIZIATIVE. "OPERAZIONE COLOMBA": DAL 22 GIUGNO AL PRIMO LUGLIO LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Quando? Il periodo di realizzazione della marcia e' dal 22 giugno al primo luglio 2014.

Dove? In Albania, da Bajrami Curri a Tirana.

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Un popolo si muove contro le vendette di sangue

Abbiamo pensato di organizzare una marcia per la pace che percorra l'Albania toccando le localita' piu' significative al fine di sensibilizzare e coinvolgere la societa' civile presente in tutto il territorio nazionale e contare anche sulla partecipazione di realta' (singoli, associazioni...) internazionali.

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Iniziative di sensibilizzazione in Albania

Nel marzo 2013 i volontari di Operazione Colomba hanno promosso una campagna di raccolta di firme contro il perpetrarsi delle vendette di sangue, rivolta a tutti i cittadini, denominata "5.000 firma per Jeten", conclusasi nel settembre 2013, nel corso della quale sono state raccolte e consegnate alle principali autorita' albanesi quasi 6.000 firme affinche' fossero prese misure efficaci per contrastare il fenomeno della gjakmarrja.

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Chi e' Operazione Colomba

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Fanno parte del progetto tutti coloro che vogliono sperimentare in maniera diretta che la nonviolenza e' la via per ottenere una pace giusta e duratura. I componenti sono volontari che danno una disponibilita' piu' o meno lunga, scegliendo di condividere la vita con le vittime su diversi fronti del conflitto, in maniera disinteressata. Attualmente e' presente e opera in Israele/Palestina, Colombia e Albania, e si sta cercando di aprire una presenza stabile anche in Libano. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari, con una presenza anche a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue". I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari del servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, anche attraverso sostegni nell'assistenza medica e scolastica, con l'obiettivo di giungere a percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie in primis, ma anche con l'intento di portare all'attenzione dell'opinione pubblica albanese (e non) questo fenomeno drammatico, al fine di contribuire ad avviare percorsi virtuosi tra le genti e con le associazioni, in vista di una riconciliazione a livello nazionale.

 

3. APPELLI. "OPERAZIONE COLOMBA": APPELLO PER LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Cambiare? Si puo'. Un popolo si muove per la pace, contro le vendette di sangue.

Marcia internazionale per la pace in Albania, 22 giugno - primo luglio 2014, Bajram Curri - Tirana

La gjakmarrja (vendetta di sangue) e' un fenomeno estremamente lesivo dei diritti fondamentali degli esseri umani, a partire dal piu' importante, quello alla vita. Tale pratica mina, inoltre, l'unita', la stabilita' e il futuro di tutta l'Albania.

Il suo superamento puo' avvenire solo attraverso la promozione di una cultura di pace e nonviolenza che favorisca sia percorsi di riconciliazione tra le famiglie in vendetta, sia percorsi di riconciliazione collettiva: i cittadini albanesi non dovranno mai piu' sentire la necessita' di farsi giustizia da soli, perche' lo Stato sara' presente e in grado di tutelare i loro diritti.

Per fare questo e' indispensabile la mobilitazione della societa' civile nazionale (in primo luogo) ed internazionale, pertanto chiediamo alle Istituzioni albanesi, sottoscrivendo questo appello, di impegnarsi: a dotare il Paese di un sistema giuridico/istituzionale adeguato a sostenere un processo di superamento del fenomeno; ad applicare immediatamente la legge 9389 del 4/5/2005 per la creazione e il funzionamento del Consiglio di coordinamento per la lotta contro le "vendette di sangue", previsto dalla stessa; a rendere certa la pena per quanti si macchieranno di crimini legati alle "vendette di sangue"; a promuovere una cultura di pace e rispetto dei diritti umani, prima di tutto il diritto alla vita.

Come attori della societa' civile (singoli o associati) nazionale ed internazionale, sottoscrivendo questo appello, ci impegniamo: a non usare la violenza in caso di conflitto e a rispettare sempre la vita umana; a promuovere tra i nostri associati/amici/parenti la prassi della risoluzione nonviolenta dei conflitti e della riconciliazione; a ricordare le vittime di ogni violenza, delle gjakmarrje e hakmarrje; a diffondere la storia e le esperienze delle persone che al posto della vendetta hanno scelto di riconciliarsi perdonando; a sostenere la creazione in Albania di un movimento popolare che promuova la cultura della vita, del rispetto dell'altro e della riconciliazione (pajtimi) e che sensibilizzi le istituzioni locali affinche' garantiscano il rispetto e la promulgazione delle norme tese a contrastare il fenomeno delle "vendette di sangue".

Anche chi non puo' partecipare fisicamente alla marcia puo' sottoscrivere questo appello inviando una e-mail a: albania at operazionecolomba.it con scritto: "nome cognome aderisce all'appello per la vita contro le 'vendette di sangue' in Albania".

Per maggiori informazioni (modalita' di partecipazione, percorso, adesioni...): www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari e a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue".

I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari in servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, offrendo loro anche assistenza medica e scolastica, ma con l'obiettivo principale di promuovere percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie.

Operazione Colomba promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica (albanese e non) su questo drammatico fenomeno, affinche' si avviino anche processi virtuosi che portino a percorsi di riconciliazione nazionale.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO OSVALDO CAFFIANCHI (2010)

[Estratto dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta". Osvaldo Caffianchi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Come per chiunque: un po' per caso e un po' per scelta. Piu' precisamente, per quanto attiene alla scelta: per un'esigenza di rigore logico e morale, ovvero di rispetto per se stessi e per gli altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Osvaldo Caffianchi: Molte e tra loro molto diverse. Ma molto ha contato lo studio delle vite e delle opere di personalita' dalla nonviolenza distanti, e che pure mi hanno sempre piu' persuaso della necessita' della nonviolenza. Molto ha contribuito ad esempio lo studio di Frantz Fanon e di Che Guevara. Ma anche di Marcuse e di Sartre, di Kafka e di Beckett, di Ernesto De Martino e di Michel Foucault, della tragedia greca e di Gregory Bateson. Moltissimo le letture - e talora la frequentazione, e l'amicizia - di superstiti dei lager.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Osvaldo Caffianchi: Consiglierei innanzitutto di leggere i classici della letteratura mondiale, da Omero a Primo Levi.

Sconsiglierei invece di iniziare col leggere tanta manualistica o pubblicistica o memorialistica di militanti e testimoni spesso animati dalle migliori intenzioni ma sovente piu' confusi nel dire che nel fare; e sconsiglierei molte opere pubblicate da case editrici benemerite ma che non eseguono un sufficiente editing e quindi stampano opere gremite di spropositi che non fanno un buon servizio a nessuno.

Tra i testi specifici ripeto quanto gia' molti hanno detto: di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza; di Aldo Capitini gli Scritti sulla nonviolenza e gli Scritti filosofici e religiosi; di Giuliano Pontara, L'antibarbarie; di Vandana Shiva, Il bene comune della terra; di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta; di Ernesto Balducci il corso di filosofia: Storia del pensiero umano, e l'antologia del pensiero pacifista moderno e contemporaneo curata insieme a Lodovico Grassi: La pace. realismo di un'utopia. E ancora: di Adriana Cavarero e Franco Restaino, Le filosofie femministe. E per utili confronti il Dizionario di politica diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, il Dizionario di sociologia di Luciano Gallino, il Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, il Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano. Di Hannah Arendt e di Simone Weil tutto cio' che si legge e' buon nutrimento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Osvaldo Caffianchi: Quanto all'Italia: l'opposizione alla guerra; l'opposizione al colpo di stato razzista.

Nel mondo: ogni iniziativa per il disarmo; ogni iniziativa in difesa dei diritti umani, e innanzitutto per il diritto a non essere uccisi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Osvaldo Caffianchi: Ovunque una persona si trovi, cominci li'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Osvaldo Caffianchi: Suggerirei di contattare il Movimento Nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Osvaldo Caffianchi: Propongo una definizione "larga" e inclusiva: sono nonviolente tutte quelle pratiche (anche quelle pratiche teoriche) che contrastano la violenza e la menzogna, che propongono la misericordia e la solidarieta', che promuovono responsabilita' e umanita', e che lo fanno con premesse, metodologia e strumentazione coerenti sia col fine della promozione e della difesa della dignita' e dei diritti di tutte le persone, sia col fine del rispetto del vivente e della tutela della biosfera.

Secondo questa definizione "larga" sono nonviolente tutte le pratiche di riduzione della violenza, di riduzione della sofferenza e del danno, di lotta per i diritti d tutti, di opposizione alle ingiustizie e alle menzogne, purche' tali pratiche siano agite nel rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutte le parti coinvolte attivamente o passivamente in tali pratiche.

Ma di nonviolenza si puo' dare anche una definizione piu' ristretta e specifica: la nonviolenza e' la lotta contro la violenza, la lotta la piu' nitida ed intransigente; ovvero: la nonviolenza e' la difesa della dignita' e dei diritti di ogni essere vivente e del mondo comune; ovvero: la nonviolenza e' prassi di solidarieta' e di liberazione agendo secondo il principio responsabilita' (Arendt, Levinas, Jonas).

Poi mi piace citare il testo della "carta ideologico-programmatica" del Movimento Nonviolento, che - come e' noto - afferma: "Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli".

Ma naturalmente molte altre definizioni possono darsi; ed in coda a questa intervista ne ripropongo una gia' in altre interviste ripetuta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Osvaldo Caffianchi: Ripeto quello che e' stato gia' detto molte volte: il femminismo e' la maggiore esperienza storica della nonviolenza.

Cosi' come il maschilismo e il patriarcato sono le manifestazioni piu' arcaiche e longeve della violenza.

La liberazione dell'umanita' passa attraverso l'abbattimento del sistema di potere maschilista e patriarcale che nega l'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani e quindi pretende di disumanizzare meta' dell'umanita' e cosi' facendo peraltro effettualmente disumanizza l'altra meta' di cui vorrebbe essere l'ideologia trionfante ed e' in realta' l'alienazione piu' abissale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Osvaldo Caffianchi: Chiamiamo ecologia la relazione nonviolenta tra gli esseri umani e la natura tutta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' intrinsecamente e sostanzialmente lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani; quindi essa e' costitutivamente antirazzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimafia sono la stessa parola, lo stesso concetto, la stessa lotta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' oggi il fondamentale riferimento teorico-pratico e l'indispensabile "cassetta degli attrezzi" del movimento delle oppresse e degli oppressi. La nonviolenza eredita ed invera la correnta calda delle tradizioni socialiste e libertarie, ed intreccia queste esperienze e riflessioni con il femminismo e l'ecologia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Osvaldo Caffianchi: La liberazione dei popoli oppressi e' legata alla scelta della nonviolenza; la storia ha dimostrato che altre vie hanno esiti liberticidi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Osvaldo Caffianchi: Un pacifismo senza nonviolenza e' destinato alla declamazione inane e ipocrita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimilitarismo sono sinonimi sotto tutti i riguardi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Osvaldo Caffianchi: Il disarmo - in ogni ambito di relazioni - e' l'obiettivo primario della lotta nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza un prendersi cura delle altre persone essa non solo lotta per quei diritti, ma li invera nel suo stesso darsi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' terapeutica. E proprio nell'ambito dell'assistenza al sofferente psichico in Italia si e' data una delle esperienze fondamentali della nonviolenza in cammino: il movimento della psichiatria democratica e la lotta contro le istituzioni totali guidata da Franco Basaglia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza "forza della verita'" (che e' la traduzione del termine gandhiano "satyagraha"), essa richiede anche un particolare impegno conoscitivo, di studio, di informazione, di documentazione, di coscientizzazione, di messa a disposizione di tutti degli strumenti per sapere, per interpretare, per valutare. Una corretta informazione, interpretazione e valutazione dei fatti e del contesto e' "conditio sine qua non" dell'azione nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Osvaldo Caffianchi: Il "metodo del consenso" e' la principale tecnica deliberativa nonviolenta, la cui caratteristica fondamentale e' che si prendono solo le decisioni su cui si raggiunge l'unanimita' dopo aver permesso a tutti i partecipanti di esprimersi compiutamente e dopo aver discusso costruttivamente tutte le proposte. Vi sono varie modalita' attraverso cui utilizzare il metodo del consenso, modalita' che consentono di adottare questo metodo anche in situazioni complesse e con una partecipazione al processo decisionale molto numerosa.

E' un metodo che offre alcuni grandi vantaggi: il primo e' che tutte le persone partecipanti al processo deliberativo sono responsabilizzate, sanno che il loro parere conta e che il loro voto - il voto di ciascuna persona - e' decisivo, infatti ogni persona ha potere di veto su qualunque decisione. Disponendo di un cosi' grande potere ogni persona si sente responsabile di usarne saggiamente. Il secondo e' che ogni persona deve impegnarsi sia ad esprimersi, sia soprattutto ad ascoltare le proposte di tutte le altre persone che partecipano al processo decisionale. Il terzo e' che il metodo abitua a guardare all'essenziale e a raggiungere accordi non sulla base di rinunce ma sulla base dell'inclusione dei diversi punti di vista in sintesi piu' elaborate, piu' ricche, piu' profonde. Il quarto e' che la sperimentazione del metodo del consenso rivela quanto facile sia costruire il consenso se solo se ne ha la pazienza e la disposizione dialogica adeguata.

Nella mia personale esperienza tutte le volte che se ne e' fatto uso ha dato risultati molto positivi: non solo per la qualita' delle decisioni, ma soprattutto per il miglioramento della qualita' delle comunicazioni e delle relazioni tra i partecipanti durante il processo decisionale. Quando poi accade che non si riesca a prendere una decisione, cio' non va vissuto come scacco, ma come utile stimolo a riprendere la riflessione e la discussione da altri punti di vista e con un di piu' di creativita'.

Beninteso: il metodo del consenso non e' garanzia assoluta di ottimalita' delle singole concrete decisioni con esso prese; si puo' ottenere l'unanimita' su una proposta che poi all'atto pratico si rivela sbagliata. Ma e' certo che avendo ogni partecipante al processo decisionale il potere di bloccare ogni decisione, questa e' una garanzia maggiore che non quella offerta dal semplice procedere a maggioranza.

Peraltro una delle implicazioni del metodo del consenso e' che tutte le decisioni possano essere nuovamente poste in discussione, quindi tutte devono avere il carattere della reversibilita', ovvero della non distruttivita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Osvaldo Caffianchi: La prima e fondamentale tecnica operativa della nonviolenza e' l'esempio. La cosa giusta da fare, falla tu per primo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Come un'esperienza complessa della complessita'.

Come una ricerca interiore che si esprime attraverso il dialogo, e quel primo necessario passo del dialogo che e' la tua disposizione all'ascolto dell'altro.

Come una piena coscienza dell'intersoggettivita', ovvero dell'esistenza degli altri per i quali altri anche tu sei un altro, ed ai quali altri quindi devi riconoscere la stessa dignita' e gli stessi diritti il cui riconoscimento tu rivendichi da parte loro nei tuoi confronti in quanto tu medesimo altro per loro.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Osvaldo Caffianchi: Poiche' la nonviolenza e' - in sostanza - la lotta contro la violenza, essa si realizza nell'azione nonviolenta che si oppone alla violenza, ovvero che costruisce solidarieta'. L'elemento maggiormente caratterizzante - e il luogo critico e cruciale di manifestazione - della nonviolenza e' l'azione diretta nonviolenta.

L'azione diretta nonviolenta (che sia uno sciopero, uno sciopero alla rovescia, un sit-in, un digiuno, o una qualunque delle pressoche' innumerevoli forme in cui concretamente l'azione di lotta nonviolenta si da') richiede una rigorosa preparazione sotto molti profili. Essendo ad un tempo conflitto e comunicazione, affermando la coerenza tra i mezzi e i fini, cercando di promuovere costantemente la comprensione e il negoziato con le controparti, impegnandosi a non esercitare violenza contro l'integrita' fisica e morale di ogni essere vivente convolto, la nonviolenza e' esigente: coloro che la scelgono sanno che una campagna o un'azione diretta nonviolenta richiede un impegno scrupoloso, un grande esercizio di concentrazione, di responsabilita', di benevolenza. Per questo e' necessario non solo "discuterne" prima, durante e dopo l'azione; ma "addestrarsi" ad essa.

Mi e' capitato di organizzare e guidare azioni dirette nonviolente: non ho mai permesso che vi partecipassero persone che non si fossero prima preparate per quanto possibile; ed in particolare ho sempre posto come prerequisiti che tutti i partecipanti sapessero tutte le possibili conseguenze dell'azione su ogni piano; che tutti si vincolassero al rispetto assoluto delle regole di condotta nonviolente condivise; che tutti sapessero che la prima azione inappropriata di uno solo dei partecipanti all'azione diretta nonviolenta implicava la cessazione immediata e quindi la sconfitta dell'azione. Con questi criteri abbiamo condotto azioni dirette nonviolente con risultati positivi sia sul piano dell'esito del conflitto, sia sul piano della crescita morale dei partecipanti.

Vi sono molte modalita' di addestramento all'azione diretta nonviolenta, ed alcuni libri assai utili. Tra i piu' noti segnalo Le tecniche della nonviolenza, di Aldo Capitini; Politica dell'azione nonviolenta, di Gene Sharp; Addestramento alla nonviolenza, di Alberto L'Abate. Utilissimo anche Teoria e pratica della nonviolenza, la fondamentale antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara con un'introduzione e un indice che sono essi stessi strumenti di lavoro eccellenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Vorrei dire questo foglio, ma temo che non sia elegante.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Osvaldo Caffianchi: Qualche anno fa mi sembrava giunto il momento per un quotidiano che fosse voce della nonviolenza diffuso anche in edicola, che avrebbe potuto avere un ruolo coagulante e trainante, ma una serie di circostanze (alcune private, altre pubbliche: in primis la catastrofe del movimento pacifista italiano, e la prostituzione alla guerra di tanta parte del panorama politico e culturale di questo paese - prostituzione che tuttora perdura) indussero a rinunciare al progetto (che avrebbe richiesto nella fase di avvio uno sforzo considerevole). Nel frattempo vari quotidiani sono nati (e defunti), ma nessuno che abbia come sua proposta la nonviolenza: ed e' la voce che manca, e che sarebbe piu' necessaria, nel panorama giornalistico italiano (tutto il resto - tutto - e' omologato alla cultura dominante della violenza).

Tuttavia a mio avviso ci sarebbero ancora oggi - ovvero oggi di nuovo - le condizioni per organizzare una "filiera corta" multimediale di informazione nonviolenta quotidiana (un sito che sia anche giornale radio e telegiornale web, un notiziario quotidiano diffuso per posta elettronica in formato ultraleggero, un giornale in edicola e periodicamente in supplemento ad esso vari volumi - di classici della nonviolenza, ma anche di testimonianza, inchiesta, formazione, dibattito - e dvd parimenti in edicola oltre che diffusi per abbonamento e via web) e ci sarebbe altresi' lo spazio cosiddetto di mercato per un'impresa editoriale cosi' concepita e organizzata.

L'esperienza decennale del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" dimostra che vi sono le possibilita', gli spazi e le competenze per fare un lavoro di buona qualita' con risorse scarse e scelte di sobrieta' e di giustizia (e raggiungendo anche un bacino d'utenza di molto superiore a quello raggiunto da molti quotidiani cartacei che pure godono di molte agevolazioni).

Ebbene, con un uso ragionevole delle tecnologie disponibili, e promuovendo una forma di finanziamento basata sull'azionariato popolare, si potrebbe realizzare uno strumento d'informazione della nonviolenza organizzata di effettivo impatto e di cospicua qualita'. Con una redazione diffusa e fortemente partecipata, con molti corrispondenti, con editorialisti di eccellente livello, con una redazione centrale capace di un lavoro di verifica della veridicita', precisione e correttezza dei contenuti e di un editing adeguato dei testi e degli altri materiali multimediali. E con un'amministrazione intelligente non sarebbe difficile trovare il sostegno anche di qualche editore illuminato.

Forse varrebbe la pena di pensarci sopra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: Nulla e' fuori della politica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: La concreta esperienza umana si da' solo nel qui ed ora del ciclo dei giorni e delle notti, nella vita quotidiana. Non ve ne e' altra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: La difesa della biosfera, e quindi anche dei diritti delle generazioni future, comincia dalla cura del luogo in cui vivi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: Il primo ambito in cui si esercita e si sperimenta la scelta della nonviolenza e' quello delle relazioni con i prossimi piu' prossimi, con le persone con cui entriamo in diretto contatto, e particolarmente con le persone che hanno immediato bisogno del nostro aiuto. Se non ci si prende cura delle persone con cui si vive, tutto il resto sono chiacchiere di ciarlatani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Tra quelle recenti particolarmente significative l'esperienza della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" in Sudafrica; e quella del referendum brasiliano per l'abolizione del commercio delle armi: occorre riproporre queste iniziative anche in altri paesi, forti anche di quelle esperienze storiche.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Osvaldo Caffianchi: Senza internet questa intervista non ci sarebbe, ne' il notiziario telematico quotidiano su cui essa appare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Osvaldo Caffianchi: Come dicevo sopra, vorrei riproporre ancora una volta una definizione della nonviolenza gia' piu' volte apparsa su questo foglio e gia' citata in questa serie di interviste.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 587 del 15 giugno 2014

 

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