[Nonviolenza] Telegrammi. 1484



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1484 del 12 dicembre 2013

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Per il centenario della nascita di Raimondo Pesaresi

2. Un ricordo del 1994

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Onorato Delipomeni (2010)

4. La "Carta" del Movimento Nonviolento

5. Per saperne di piu'

 

1. MEMORIA. PEPPE SINI: PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI RAIMONDO PESARESI

 

Ricorreva quest'anno il centenario della nascita di Raimondo Pesaresi (16 marzo 1913 - 3 febbraio 1994), illustre studioso dei classici greci e latini, umanista ed educatore di incomparabile virtu'.

Molti ne hanno gia' ricordato l'opera di filologo, di docente, di promotore di cultura. E molti che furono suoi allievi avendolo professore o preside ne serbano viva memoria come luminoso esempio di dedizione agli studi e all'umanita', come formatore al dovere morale e civile, come guida delle coscienze all'amore del vero, alla scelta del bene, al sentire e all'agire secondo giustizia e secondo misericordia.

Ai tanti ricordi ed omaggi gia' resi da molti all'illustre maestro, vorrei aggiungere qui sommessamente anche l'attestazione della mia personale gratitudine per gli insegnamenti grandi da lui ricevuti.

Non ho dimenticato.

 

2. MEMORIA. UN RICORDO DEL 1994

[Il testo che segue apparve sul settimanale viterbese "Sotto Voce" nel fascicolo del 12 febbraio 1994, lo ripropongo senza modifiche. Raimondo Pesaresi era deceduto da pochi giorni. Era stato preside e simbolo del liceo di Viterbo negli anni della mia gioventu']

 

La scomparsa di Raimondo Pesaresi ci priva di uno dei nostri maestri.

Per noi giovani allievi che ogni mattina entrando a scuola leggevamo quella lapide che ricordava Mariano Buratti, torturato e assassinato dai nazifascisti, quella scuola, la scuola del preside Raimondo Pesaresi, era Mariano Buratti vivente: nel rigore morale, nella dignita' civile, nell'impegno scientifico ed educativo, nel vertiginoso, straziante grido di liberta' che dai precordi del mondo classico ai martiri della Resistenza si prolungava a chiamarci alla lotta. La civilta', o la barbarie.

Raimondo Pesaresi, il filologo, l'umanista, l'educatore Raimondo Pesaresi, era la nostra scuola.

Scuola di amore alla verita', di grata memoria ai buoni che furono, di responsabilita' che ciascheduno ha da recare integra, e di civile convivere e condursi.

L'amore per la verita': il rigore filologico, che scavava dentro le parole e i discorsi; la ricerca labirintica e ardua e sottile ed infine l'abbagliante scoperta dell'espressione esatta; l'intuizione, la penetrazione vivida e gioiosa del pensiero autentico e pur sempre friabile, della verita' interiore dell'uomo che il linguaggio deve rendere; lo sforzo di capire, di capire l'altro, il suo vissuto, il suo mondo: il nostro mondo, il nostro vissuto, l'altro che e' parte di noi. L'amore per la verita' che e' ad un tempo amore di liberta', di uguaglianza, di fraternita'.

E il dovere della memoria: porsi, disporsi all'ascolto degli antichi maestri e dei recenti; riflettere sui casi umani lungo le volute e le voragini della storia; incessantemente riproporsi i quesiti piu' nitidi e i piu' sibillini, condividere il pathos delle scelte e il tormento incandescente dei dubbi, la processione del pensare e dell'agire; incessantemente rispondere alla chiamata, alla voce che grida dal brulicante deserto del passato, dei passati: schierarsi. O con gli oppressi o con gli oppressori; o con chi anela liberta' o con chi la conculca; o con chi cerca luce o con chi impone le tenebre. Era una scuola esigente. Era una scuola che non tradiva le vittime. Era la scuola di Raimondo Pesaresi. E di Primo Levi, e di Giacomo Leopardi.

Insegnava la responsabilita' che non si fraziona, la liberta' comune che va edificata pietra su pietra: il tuo compito, il tuo dovere, che non puoi eludere o delegare ad altri. Il rifiuto e lo sprezzo del sotterfugio, delle meschinita'. Insegnava il cielo stellato e la legge morale.

Qui mi sovviene dei suoi maestri, quelli di cui ci parlava in un soffio, in un sorriso, e c'era dentro tutto il dolore del mondo, e la dignita' splendente dell'uomo: Gaetano De Sanctis che rifiuto' di giurar fedelta' al regime; Piero Treves che rivendico' la greca liberta' mentre in Italia imperava la tirannide; e Manara Valgimigli, e Concetto Marchesi, e ancora e ancora, lungo una tradizione di studi classici che era innanzitutto radicamento nei valori, fedelta' alla cultura, alla civilta', religione del buono e del vero. Legame, solidarieta'.

La serena cordialita', il tratto amabile, i modi squisiti di Raimondo Pesaresi: e quando entrava in classe a far lezione, e quando si consumava insieme il rito della consegna delle pagelle (gli stavamo a cuore, davvero, a quel preside: dovevamo essere degni del nome e dell'eredita' di Mariano Buratti), e quando ci capitava di incontrarlo fuori della scuola. E nei suoi lavori su Erodoto e Demostene, nella sua indefessa e prestigiosa attivita' scientifica oltre che pedagogica, nella pienezza e versatilita' della sua opera: psicagogica, come avrebbe detto Maria Rosaria - ed anche lei, docente ed amica amatissima, non e' piu'.

Negli anni del liceo scelsi la parte degli ultimi - che a quel luogo non erano ammessi: per Pesaresi sento ancora una devozione filiale che so mi accompagnera' per tutta la vita. Nell'ora delle scelte, che non termina mai, per me conto' la sua lezione di serena dirittura, di amore alla verita', di pietas per gli uomini che furono. E che sono, e che saranno.

La scuola intitolata al martire antifascista Mariano Buratti, la scuola di Raimondo Pesaresi, ci insegno' molte cose che abbiamo dimenticato, ma soprattutto questa, struggente, che rechiamo incisa nell'animo: che occorre resistere contro la barbarie; che nulla di umano ci e' alieno e quindi l'intera umanita' ci sta a cuore; che quand'anche fosse solo favola e sogno, la virtu' e' l'unico bene che abbiamo.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ONORATO DELIPOMENI (2010)

[Estratto dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 341. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Onorato Delipomeni e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Onorato Delipomeni: Non saprei dire un momento e un'occasione particolari, e' stato appunto un lungo, lento accostamento, un cammino, di approfondimento delle ragioni del mio medesimo ragionare e operare.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Onorato Delipomeni: Tra le persone che ho avuto la fortuna di conoscere e che non sono piu' viventi, i primi nomi che mi vengono adesso in mente sono quelli di Ernesto Balducci, Rosanna Benzi, Danilo Dolci, Franco Fortini, Vittorio Emanuele Giuntella, Primo Levi, Benny Nato, Sergio Piro, Sirio Politi, Tomaso Serra, Tullio Vinay... Devo poi ripetere i nomi che inevitabilmente direbbe chiunque in Italia alla nonviolenza si sia effettualmente accostato? E allora naturalmente anche Mohandas Gandhi e Martin Luther King, Aldo Capitini e Lorenzo Milani... Ma soprattutto decisivo per me e' stato il movimento delle donne, che e' la massima esperienza storica della nonviolenza in cammino: e tra le pensatrici che piu' mi hanno insegnato cose che non ho piu' dimenticato ci sono ovviamente Hannah Arendt, Ingeborg Bachmann, Simone de Beauvoir, Lidia Beccaria Rolfi, Laura Conti, Luce D'Eramo, Emily Dickinson, Luce Fabbri, Ada Gobetti, Etty Hillesum, Carla Lonzi, Rosa Luxemburg, Maria Montessori, Elsa Morante, Franca Ongaro Basaglia, Edith Stein, Simone Weil, Virginia Woolf, Maria Zambrano; tra le viventi un nome per tutti: Vandana Shiva. E ancora: l'opposizione ai regimi totalitari, la tradizione antifascista ed antistalinista, e negli anni '70 della mia gioventu' in particolare anche l'azione di Sinjavskij, di Solzenicyn, di Sacharov; e prima ancora la primavera di Praga, e poi Solidarnosc in Polonia; e la rilettura di Victor Serge, poi anche Grossman, e Salamov. E ancora: la denuncia del neocapitalismo consumistico e onnnidegradante, da Anders ai francofortesi, da Debord e i situazionisti a Murray Bookchin e Colin Ward. E anche: le lotte contro le istituzioni totali, e le riflessioni teoriche e pratiche che da esse scaturirono: da Franco Basaglia a Michel Foucault. E ancora, decisivamente: la riflessione sui campi di sterminio, sulla Shoah, sui gulag... E poi le esperienze e riflessioni di Milgram e di Bauman, di Zimbardo e di Sofsky... Ma tra i contributi teorici (e le testimonianze pratiche, naturalmente) mi pare indispensabile ricordare anche almeno Norberto Bobbio e Remo Cantoni, Sartre e Camus, Cornelius Castoriadis e Rudolf Bahro, Bertrand Russell e Ignazio Silone, Emmanuel Mounier e Ivan Illich, Nuto Revelli e Nelson Mandela, Martin Buber e Andre' Chouraqui, Ernst Bloch e Hans Jonas... e ancora tra i viventi un nome per tutti: Tzvetan Todorov.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Onorato Delipomeni: Dico i primi che mi vengono in mente: le Lettere dei condannati a morte della Resistenza, l'Iliade, Qohelet, naturalmente la Commedia dantesca, Riccardo III e Macbeth di Shakespeare, La vita e' sogno di Calderon, I miserabili di Hugo, tutto Leopardi, I promessi sposi e la Storia della colonna infame di Manzoni, le poesie di Emily Dickinson, Guerra e pace di Tolstoj, I demoni di Dostoevskij, tutti i racconti e i romanzi di Kafka, Le tre ghinee di Virginia Woolf, Arcipelago Gulag di Solzenicyn, I raccolti della Kolyma di Salamov, Nato di donna di Adrienne Rich, Il bene comune della Terra di Vandana Shiva, Teoria e pratica della nonviolenza di Gandhi, gli Scritti di Franco Basaglia, la Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, La fine del mondo di Ernesto de Martino, Memoria del male, tentazione del bene di Tzvetan Todorov, Se questo e' un uomo e I sommersi e i salvati di Primo Levi. Ma ogni libro decente e' una buona lettura, ogni buona lettura accosta alla rivendicazione della propria e comune umana dignita', ogni passo in questa direzione e' un passo verso la nonviolenza; viceversa, chi potendo disporne rinuncia alla lettura si e gia' arreso al disordine costituito, si e' gia' asservito alla societa' dello spettacolo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Onorato Delipomeni: Sono innumerevoli e tutte meritorie. In Italia decisivo sarebbe opporsi alla guerra ed al colpo di stato razzista. Sull'opposizione alla guerra e' necessario ricostruire un movimento di massa e una vera e propria insurrezione popolare nonviolenta per la legalita' costituzionale e il diritto a non essere uccisi, dopo che la quasi totalita' della sinistra italiana si prostitui' alla guerra nel 2006 e con essa tutto il pacifismo da parata, da cattedra e da organizzazione lautamente finanziata. Sull'opposizione al colpo di stato razzista: in primo luogo mi pare decisivo dirlo, che si e' trattato di un colpo di stato razzista e che quindi oggi viviamo sotto un regime hitleriano per quanto concerne la condizione fatta a migranti e viaggianti. Se non si coglie questa drammatica realta' si resta ciechi e quindi subalterni al teatrino dei privilegiati e alle loro macchine spettacolari che coprono la ferocia dell'oppressione con la banalita' del male.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Onorato Delipomeni: Innanzitutto nella coscientizzazione e nella lotta contro il maschilismo femminicida, contro il razzismo, contro la guerra, contro la devastazione della biosfera. Ma decisiva e fondativa e' la coscientizzazione e la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale: se non si fa questo non si puo' sconfiggere il fascismo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Onorato Delipomeni: Dico le prime esperienze che mi vengono in mente, tra molte altre: il Movimento Nonviolento, il Mir, Pax Christi, la Rete Lilliput, Amnesty International; le riviste "Azione nonviolenta", "Qualevita", "Mosaico di pace", "Quaderni Satyagraha"; il Centro studi "Sereno Regis" di Torino; la newsletter e il sito de "Il paese delle donne"; i siti della Libreria delle donne di Milano e dell'Universita' delle donne di Milano; il "Centro Impastato" di Palermo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Onorato Delipomeni: Trovo imbarazzante cercar di racchiudere in una formula sintetica un campo di questioni, di nessi, di pratiche, cosi' complesso come la nonviolenza. E trovo significativo che nelle numerose interviste gia' pubblicate emergano punti di vista non solo molto diversi ma fin opposti ovvero radicalmente contraddittori. Fatta questa premessa e rispondendo in poche parole direi che per me la nonviolenza e' la scelta meditata e appassionata della lotta contro la violenza e la menzogna, in difesa ed a promozione della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e a tutela della biosfera, con un approccio fallibilista e praticando la coerenza tra i mezzi e i fini. Aggiungerei anche che personalmente ne propongo una visione complessa e pluridimensionale, aperta a - e componibile con - varie tradizioni culturali; nella consapevolezza che ogni persona che ad essa si accosta lo fa apportandovi un contributo originale ed insostituibile. Ed aggiungerei infine anche che la nonviolenza e' la civilta' umana presa sul serio ed inverata nel proprio personale sentire e consistere, pensare ed agire; ed e' altresi' concreta personale e collettiva prassi responsabile, solidale e liberatrice, di riconoscimento e di cura, veritativa e degnificante; essa puo' essere agita da parte di chi vi si accosta in ogni ambito delle sue proprie scelte esistenziali, relazionali, ermeneutiche, deliberative, operative - morali e politiche, quindi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Onorato Delipomeni: Come e' stato gia' evidenziato da molte persone che avete intervistato si tratta di un nesso ineludibile e decisivo. Il femminismo (se si preferisce: i femminismi, il pensiero e l'azione delle donne per la liberazione dell'umanita' intera) e' la maggior esperienza storica della nonviolenza incammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Onorato Delipomeni: L'ecologia intesa come cosciente, adeguato e coerente impegno di difesa della biosfera e' tout court la nonviolenza nei rapporti tra esseri umani e mondo naturale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Onorato Delipomeni: E' in questo preciso ambito che la nonviolenza ha fatto alcune delle sue maggiori prove.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Onorato Delipomeni: Un rapporto fondamentale. Cosi' come la nonviolenza e' l'antibarbarie, ugualmente essa e' l'antimafia. Ma mi sembra che manchi ancora anche tra molte persone impegnate sia per e con la nonviolenza che contro la mafia una comprensione adeguata del nesso e che perdurino talune ingenuita' e non di rado anche dei gravi limiti e fraintendimenti. Eppure ad esempio l'esperienza di Danilo Dolci recava gia' contributi di pensiero ed azione illuminanti, ma quelli che a me sembrano essere tra i lasciti piu' fecondi dell'esperienza dolciana mi sembra che siano oggi i piu' sottovalutati e negletti nella generale rimozione della riflessione politica e dell'analisi sociologica delle esperienze di lotta di liberazione autenticamente dal basso, popolari e rivoluzionarie novecentesche. Attualmente l'esperienza di "Libera" e' per molti versi assai meritoria, soprattutto nelle importantissime realizzazioni pratiche cui ha offerto impulso, sostegno, riconoscimento, canali di comunicazione ed opportunita' di azione (pur recando anche taluni palesi limiti nella sua gestione verticistica e in taluni suoi rapporti non sempre pienamente autocoscienti, autonomi e adeguati col ceto politico, con le macchine amministrative e gli apparati ideologici del dominio). L'esperienza che ritengo di gran lunga piu' interessante e piu' apprezzabile in questo ambito di impegno e' quella del "Centro Impastato" di Palermo, e la riflessione a cui mi sento piu' vicino e' quella di Umberto Santino, consegnata a varie opere di fondamentale importanza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Onorato Delipomeni: La nonviolenza come proposta di azione collettiva intesa alla trasformazione delle strutture e dei rapporti sociali e politici al fine di affermare i diritti umani di tutti gli esseri umani (quindi non solo i diritti civili e politici, ma anche quelli sociali, nella prospettiva di un umanesimo integrale che riconosca piena umanita' e quindi piena dignita' a tutti gli esseri umani in una liberazione comune responsabile e condivisa) e' nata nelle e dalle lotte - e dalle esperienze e riflessioni a queste lotte connesse - del movimento operaio e contadino. E' evidente che questo rapporto e' decisivo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Onorato Delipomeni: Solo la scelta della nonviolenza puo' garantire esiti positivi alle esperienze riformatrici o rivoluzionarie ordinate agli ideali di liberta' condivisa, uguaglianza di diritti e fraternita'/sorellanza. Le lotte di liberazione che non hanno fatto la concreta scelta della nonviolenza non hanno dato gli esiti sperati dal punto di vista dell'umanita'. La cruciale cartina di tornasole e', ancora una volta, la condizione delle donne.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Onorato Delipomeni: Nell'epoca attuale un pacifismo che non fa la scelta della nonviolenza resta subalterno e inane.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Onorato Delipomeni: L'opposizione alla guerra, a gli eserciti, alle armi, all'uccidere, e' impegno fondamentale e costitutivo della nonviolenza. Non esiste nonviolenza senza integrale antimilitarismo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Onorato Delipomeni: L'impegno per il disarmo in tutti gli ambiti e' uno degli obiettivi fondamentali dell'azione nonviolenta. Nonviolenza e disarmo sono termini concettualmente equivalenti (come conferma la stessa scomposizione delle parole: non/violenza, dis/armo).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Onorato Delipomeni: Condizione necessaria perche' un'azione sia nonviolenta e' che essa abbia sempre un valore educativo; ovvero che essa non sia ordinata solo alla circostanza particolare ma che sia condotta secondo criteri ed attraverso modalita' universabilizzabili. Per dirla col Kant della seconda Critica: "Legge fondamentale della ragion pura pratica: Agisci in modo che la massima della tua volonta' possa valere sempre, al tempo stesso, come principio di una legislazione universale (Immanuel Kant, Critica della ragion pratica, parte I, libro I, capitolo I, paragrafo 7).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Onorato Delipomeni: Non per eludere la questione, ma per indicare alcuni riferimenti che diano ad essa una solida base conoscitiva, mi permetto di rinviare innanzitutto alla lettura del volume alle tecniche nonviolente dedicato da Gene Sharp nella sua monumentale opera in tre volumi Politica dell'azione nonviolenta; a cui aggiungerei la breve, limpida, aurea monografia capitiniana, intitolata appunto Le tecniche della nonviolenza; per un caso concreto rinvierei anche all'opuscolo pubblicato nel 1999 dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo sull'esperienza pratica dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui impedire i decolli dei bombardieri che partendo dall'Italia recavano strage in Jugoslavia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Onorato Delipomeni: Come presa di coscienza del valore proprio, di tutte e tutti gli umani e i viventi, del mondo; come presa in carico della dignita' e dei diritti dell'umanita' intera e della salvaguardia della biosfera.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Onorato Delipomeni: La nonviolenza e', decisivamente, coscienza del limite. Tra le implicazioni di cio', il principio di precauzione: "in dubio contra proiectum". Essa e' relativa ovvero relazionale, fallibilista, si preoccupa della reversibilita' degli esiti delle azioni, esercita eminentemente la virtu' classica della prudenza come responsabilita' rettamente intesa. Le sue riflessioni si nutrono del grande contributo teorico del pensiero dialogico ed ecofemminista e delle elaborazioni, tra molti altri, di Levinas e Jonas.

 

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

5. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1484 del 12 dicembre 2013

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