Nonviolenza. Femminile plurale. 451



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 451 del 5 agosto 2013

 

In questo numero:

1. Maschilismo, razzismo, militarismo, guerra. Le radici della bomba di Hiroshima

2. Un incontro a Viterbo in memoria di Angelica Balabanoff

3. Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

 

1. EDITORIALE. MASCHILISMO, RAZZISMO, MILITARISMO, GUERRA. LE RADICI DELLA BOMBA DI HIROSHIMA

 

Il 6 agosto 1945 segna un punto di svolta per l'umanita'. Gandhi lo colse subito, lo colsero Bertrand Russell ed Albert Einstein, lo colse Guenther Anders, lo ha colto negli anni l'umanita' intera: la guerra e' nemica dell'umanita', la guerra puo' distruggere l'intera umanita'.

Occorre cessare di fare la guerra.

Ocorre smettere di uccidere.

Occorre abolire eserciti ed armi.

Occorre fare la scelta della nonviolenza.

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Il maschilismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il maschilismo.

Il razzismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il razzismo.

Il militarismo e' alla radice della violenza che puo' portare all'annientamento dell'umanita'. Occorre abolire il militarismo.

Occorre abolire la guerra e le uccisioni.

Occorre abolire gli eserciti e le armi.

Occorre la nonviolenza.

 

2. INCONTRI. UN INCONTRO A VITERBO IN MEMORIA DI ANGELICA BALABANOFF

 

Si e' svolto la mattina di lunedi' 5 agosto 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria di Agelica Balabanoff, la grande dirigente socialista del movimento operaio, del movimento pacifista, dell'impegno antifascista ed antitotalitario, nata a Cernigov, nei pressi di Kiev, il 4 agosto 1877 e deceduta a Roma il 25 novembre 1965.

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Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ricordato come la figura e l'azione di Angelica Balabanoff siano state a lungo sottovalutate, e come invece essa sia una delle grandi figure delle lotte di liberazione del XX secolo, e come le sue esperienze e riflessioni approntino risorse indispensabili all'impegno intellettuale, morale e civile per la democrazia e i diritti umani di tutti gli esseri umani, per un agire fondato sul "principio responsabilita'", per l'azione che e' oggi da condurre per la salvezza dell'umanita' e del mondo vivente.

All'ascolto e alla scuola della testimonianza e dell'opera di Angelica Balabanoff, nel grato ricordo della sua luminosa figura, nel portarne avanti la lotta e il messaggio, la nonviolenza e' in cammino.

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Dal sito www.treccani.it riprendiamo il seguente profilo di Angelica Balabanoff, redatto da Francesco M. Biscione e pubblicato nel Dizionario biografico degli italiani, volume 34 (1988).

"Angelica Balabanoff (Anzelika Isaakovna Balabanova) nacque a Cernigov, nei pressi di Kiev, il 4 agosto 1877 da famiglia ebraica benestante (il padre, Isaak, era proprietario terriero e uomo d'affari), ultima di sedici figli.

Spirito indipendente e ribelle, donna di grande vivacita' intellettuale, studio' in una scuola di Charkov dove imparo' varie lingue europee e con la famiglia ebbe modo di fare frequenti viaggi attraverso l'Europa. Attorno al 1895 abbandono' la famiglia e la Russia per iscriversi all'Universite' nouvelle di Bruxelles dove studio' filosofia e segui' corsi di sociologia, economia, criminologia, ecc., e partecipo', anche in contatto con esuli politici russi, dell'ambiente radicale e socialista belga particolarmente vivace sul piano politico e culturale in quel periodo. Votata fin da giovanissima ad ideali umanitari ed egualitari, a Bruxelles abbraccio' il socialismo, aderi' al marxismo sulla scorta delle opere di Georgij Plechanov e si laureo' in filosofia e letteratura. In Germania alla fine del secolo, a Lipsia e poi a Berlino, studio' economia politica e strinse rapporti di amicizia con Rosa Luxemburg, August Bebel e Clara Zetkin. Finalmente a Roma (1900) pote' seguire uno degli ultimi corsi universitari di Antonio Labriola, che rese piu' profonda ed articolata la sua formazione marxista, ed entro' in contatto, per tramite di Leonida Bissolati, con il movimento socialista italiano al quale, con delle interruzioni, sarebbe restata legata per tutta la vita.

La Balabanoff non aveva vissuto questi anni di "apprendistato" socialista come un'emigrata, ma si era profondamente radicata nello spirito del socialismo europeo maturando un internazionalismo che si sarebbe dimostrato incancellabile. Persona di vasta cultura, di grande vitalita' e di profonda umanita', la sua formazione politica appare coerente con le idee e la tradizione secondinternazionalista, delle quali sarebbe stata a lungo un'interprete "di sinistra" ed alle quali sarebbe restata fedele anche quando, dalla guerra in poi, quella tradizione e quelle idee avrebbero subito un inarrestabile declino.

Militante dei Partito socialista italiano dal 1900, su posizioni "intransigenti" e particolarmente vicina a Giacinto Menotti Serrati, fu impegnata nell'attivita' organizzativa e di propaganda nella Svizzera italiana dai primi del secolo fino al 1910, a San Gallo e poi a Lugano, dove fu per vari anni membro dell'esecutivo del Partito socialista italiano in Svizzera, imprese l'edizione dei giornale "Su, compagne" (che sarebbe poi confluito in "La Difesa delle lavoratrici" diretto da Anna Kuliscioff) ed acquisi' larga fama come conferenziera. Fu attorno al 1904, in Svizzera, che conobbe Benito Mussolini, allora su posizioni anarco-socialiste, al quale sarebbe restata legata da un'amicizia durata un decennio.

Su Mussolini la Balabanoff torna ripetutamente nelle autobiografie ed in alcuni scritti sul "traditore". La sottolineatura dei tratti nevrotici del futuro capo del fascismo, tratti che trovano del resto significativi riscontri, e la funzione di guida che ella ebbe sia nel cercare di "spingerlo sulla strada del marxismo e, in generale, di un maggior approfondimento culturale del socialismo" (De Felice, p. 40), sia nella leadership politica che a lungo esercito' su di lui, tutto cio' lascia pensare che, oltre al ruolo di maestra, vada tenuto presente, per la comprensione del rapporto, un suo coinvolgimento di tipo "materno".

Durante la rivoluzione russa del 1905, fu protagonista di un'accesa campagna di solidarieta' e tenne conferenze e comizi in molte citta' italiane ed anche in seguito, in Svizzera come in Italia, mantenne stretti contatti con vari dirigenti socialdemocratici russi in esilio quali Plechanov, Lenin, Zinov'ev, Trockij ed altri. Contribui' all'organizzazione del V congresso del Partito operaio socialdemocratico russo (Londra, aprile 1907) e vi partecipo' come delegata evitando di prendere posizione per una delle due frazioni (bolscevichi e menscevichi) che, seppur riunificate nel partito, si fronteggiarono duramente.

Ormai italiana per adozione, pur conservando la cittadinanza russa, per molti anni funse da tramite - anche per la vasta conoscenza delle persone e delle situazioni, oltre che delle lingue - tra il Partito socialista italiano e il socialismo europeo, prima che questo venisse lacerato dalla guerra. Sul piano del socialismo internazionale era particolarmente vicina alle posizioni di Bebel e della Luxemburg e fu per varie sessioni membro del Bureau socialiste international, l'esecutivo della II Internazionale.

Delegata italiana al congresso di Basilea, l'ultimo dell'Internazionale socialista (novembre 1912), nel luglio dello stesso anno aveva partecipato al congresso straordinario del partito socialista che si svolse a Reggio Emilia, ed aveva avuto in quell'occasione una funzione di rilievo nel preparare la mozione, presentata da Mussolini e votata a larga maggioranza, che chiedeva l'espulsione dei dirigenti dell'ala riformista (Bissolati, Cabrini, Bonomi e Podrecca). Durante i lavori dello stesso congresso la Balabanoff venne eletta per la prima volta nel comitato esecutivo del partito e, allorche' Costantino Lazzari propose Mussolini quale direttore dell'"Avanti!", questi si riservo' di accettare a condizione che la Balabanoff figurasse quale segretaria di redazione (lo scopo della richiesta di Mussolini - ipotizza il De Felice, p. 139 - era di coinvolgere tutta la sinistra del partito nella gestione del quotidiano ed allontanare alcuni redattori riformisti). Pur con qualche riluttanza, la Balabanoff si trasferi' a Milano; la sua collaborazione con Mussolini all'"Avanti!" duro' comunque solo pochi mesi.

Fu presente alla riunione dell'Internazionale a Bruxelles (28-29 luglio 1914) - vi erano anche Victor Adler, la Luxemburg, Hugo Haase, Jean Jaures, Jules Guesde ed altri -, ma risulto' minoritaria la sua proposta di indire uno sciopero generale contro la guerra, che col suo profilarsi stava gia' erodendo le fondamenta del socialismo europeo (Jaures sarebbe stato assassinato di li' a qualche giorno).

Tornata a Milano la Balabanoff (che al congresso socialista di Ancona dell'aprile 1914 era stata confermata nella segreteria del partito) continuo' a sostenere quella che del resto era la linea del Partito socialista italiano, cioe' la politica della neutralita' e dell'opposizione all'intervento (scontrandosi anche con Plechanov, a Ginevra, che parteggiava apertamente per gli alleati). Allorche' avvenne il repentino passaggio di Mussolini su posizioni interventiste (ottobre 1914), la Balabanoff condivise senza riserve l'unanime decisione dell'esecutivo di espellerlo dall'organismo stesso e dalla direzione dell'"Avanti!" sostituendolo con Serrati.

Nel 1915 si trasferi' nuovamente in Svizzera, a Berna, per organizzare il movimento di opposizione alla guerra, con lo scopo altresi' di arginare il generale crollo del movimento socialista europeo e ricucire i frammenti sparsi dell'intemazionalismo. Su invito della Zetkin fu tra le organizzatrici di una conferenza femminile internazionale contro la guerra, che ebbe luogo a Berna nella primavera, alla quale parteciparono lavoratrici socialiste dei paesi belligeranti e neutrali (nella conferenza la Balabanoff ebbe anche un vivace diverbio con Lenin e le donne bolsceviche che sostenevano la necessita' di gettare subito le basi di una nuova internazionale). Ma, soprattutto, fu tra gli organizzatori e i protagonisti delle conferenze di Lugano (settembre 1914), di Zimmerwald (settembre 1915), nella quale venne rieletta nel Bureau socialiste international, e di Kienthal (aprile 1916), divenendo il piu' noto punto di riferimento europeo dell'opposizione socialista alla guerra.

L'evolversi della situazione bellica in Europa, col montare della protesta popolare contro la guerra e la dissoluzione della II Internazionale, spingeva nella direzione - auspicata dalla sinistra zimmerwaldiana e, in particolare, da Lenin e dai bolscevichi - della costruzione di un nuovo internazionalismo rivoluzionario. E' pertanto del tutto comprensibile che le posizioni della Balabanoff e di altri (Serrati in particolare), pur non essendo direttamente assimilabili alla sinistra, venissero sempre piu' ad avere con questa importanti e significative convergenze.

Allorche' si diffuse la notizia della rivoluzione russa di febbraio e della caduta dello zar, la Balabanoff fu con i marxisti russi di tendenza menscevica e socialrivoluzionaria (Martov, Aksel'rod, ecc.; non Lenin che con i bolscevichi li aveva preceduti di circa un mese) i quali attraversarono la Germania con un treno speciale autorizzato dal governo tedesco che a maggio giunse a Pietrogrado. Pur non condividendo molte delle posizioni di Lenin (ed anzi, non avendo allora per il personaggio un'alta considerazione), la Balabanoff era convinta della necessita' del compimento in senso socialista della rivoluzione, pena il suo soffocamento, ed era favorevole ad una pace separata russo-tedesca ed alla ripresa del movimento di Zimmerwald. Pertanto, nel luglio, quando si scateno' la campagna della stampa russa che accusava i bolscevichi, e piu' in generale gli internazionalisti, di essere agenti al servizio dei tedeschi (e in particolare a seguito dello "scandalo" Grinun che marginalmente la coinvolse), la Balabanoff si reco' a Stoccolma quale segretaria del Bureau socialiste international per organizzarvi il terzo convegno zimmerwaldiano che, per motivi di polizia e di politica internazionale, non pote' aver luogo prima di settembre (nel convegno le tesi internazionaliste e rivoluzionarie dei bolscevichi, caldeggiate da Karl Radek, prevalsero decisamente). In questa situazione politica, con il governo Kerenskij impegnato nella continuazione della guerra, la Balabanoff sciolse gli indugi e nell'estate - quasi contemporaneamente a Lev Trockij, anch'egli rivoluzionario senza partito, col quale in quel periodo aveva avuto frequenti contatti - aderi' al Partito comunista (bolscevico) russo.

Nel luglio 1917 le posizioni espresse dalla Balabanoff - che nel frattempo collaborava all'"Avanti!" inviandovi corrispondenze e manteneva l'incarico nella direzione del partito socialista - diedero luogo anche ad una polemica tra Filippo Turati (che non la stimava e non ne condivideva le posizioni) e Serrati, a proposito della sua rappresentativita' come dirigente socialista italiana.

Dopo la Rivoluzione d'ottobre, la Balabanoff, convinta che il movimento di Zimmerwald avesse esaurito la propria funzione, lo sciolse e lo spinse all'adesione all'internazionalismo sovietico. Per incarico di Lenin e del partito, rimase circa un anno in Svezia dove redasse un bollettino in varie lingue allo scopo di controbattere la campagna internazionale di stampa contro la rivoluzione bolscevica, curando altresi' parte dei rapporti economici e politici con l'estero per conto del governo sovietico.

Tornata in Russia nell'autunno 1918, dopo aver rivisto Lenin, riparti' per la Svizzera per raccogliere informazioni sul movimento rivoluzionario in Europa, venendo pero' espulsa dalle autorita' elvetiche nel novembre, insieme con gli addetti all'ambasciata sovietica. Di nuovo a Mosca, dove gia' si profilava l'ipotesi della fondazione della III Internazionale, nel febbraio 1919 fu inviata da Lenin a Kiev per ricoprire la carica di commissario agli Esteri della Repubblica dell'Ucraina (cio' le avrebbe permesso piu' facili contatti con l'Europa centrale), ma ben presto - dato che per Lenin la presenza della Balabanoff era indispensabile al fine di sottolineare la continuita' tra la nuova Internazionale e il movimento di Zimmerwald e, piu' in generale, con la sinistra socialista europea - le fu affidata la segreteria del comitato esecutivo dell'Internazionale comunista, incarico che la Balabanoff accetto' con qualche perplessita' dovuta sia ai metodi autoritari e senza scrupoli dei dirigenti bolscevichi nel condurre le battaglie politiche, sia alla presenza di Zinov'ev alla presidenza.

Impegnata strenuamente nella propaganda durante la guerra civile, entro' presto in urto con Zinov'ev e subi' una sostanziale emarginazione dai vertici dell'Internazionale, fino a dover rinunciare, nel 1921, ad ogni incarico ed a lasciare, alla fine di quell'anno e non senza un tentativo di dissuasione da parte di Lenin, la Russia. La Balabanoff, che a lungo non avrebbe rinnegato la validita' dell'esperimento rivoluzionario dei bolscevichi, fu forse la prima militante ad esprimere un dissenso profondo e radicale con gli esiti della rivoluzione.

Se coerente appare l'approdo della Balabanoff al bolscevismo dall'internazionalismo zimmerwaldiano, altrettanto meditato - anche attraverso un'esperienza personale lacerante - ne appare il distacco. Per quanto i motivi della rottura col bolscevismo (quali traspaiono dalle autobiografie) si presentino essenzialmente legati all'ambiente politico del Comintern, divenuto per lei insopportabile, emerge altresi' un atteggiamento critico verso le degenerazioni della burocrazia sovietica che per piu' versi anticipa il Leitmotiv della critica da sinistra allo stalinismo; ne' e' casuale, da questo punto di vista, la considerazione che la Balabanoff mostra per personalita' quali Aleksandra Kollontaj o Emma Goldmann, giungendo a sostenere che, proprio in quanto donne, costoro avanzassero le prime critiche allo statalismo socialista. Alla base del dissenso della Balabanoff, quale emerge dalle sue vivide pagine, c'e', in definitiva, quella situazione che di li' a qualche anno avrebbe spaccato il partito bolscevico e che sarebbe stato l'oggetto della battaglia politica e dell'analisi della societa' post-rivoluzionaria di Trockij.

Altro motivo di divergenza, legato questo alla politica internazionale, furono gli attacchi violenti e ingiustificati a Serrati ed il tentativo di spaccare il Partito socialista italiano. Piu' in generale, la Balabanoff contestava la pratica della scissione dei partiti socialisti - attuata spesso a suon di rubli e senza una reale conoscenza delle situazioni locali - che esponeva a gravi rischi i movimenti operai europei nell'affievolirne la capacita' di resistenza e nel dar vita a partiti comunisti meccanicamente controllati da Mosca.

Particolarmente interessante il giudizio su Lenin. La Balabanoff, con la quale Lenin non avrebbe mai rotto i rapporti personali neanche allorche' ella decise di abbandonare l'Unione Sovietica, sottolinea come i metodi talora brutali del leader bolscevico fossero all'origine di molte delle degenerazioni (oltre che del successo) del partito. Ma mostra anche come per Lenin l'uso spregiudicato del potere era uno strumento della rivoluzione (e non un fine come invece, secondo la Balabanoff, sarebbe stato per Stalin), e descrive altresi' il capo rivoluzionario presago e preoccupato dell'evolversi della situazione interna dal punto di vista delle degenerazioni del partito e dello stato.

Fu a Stoccolma, convalescente per deperimento, e poi a Vienna dove lavoro' come insegnante di lingue, aiuto' Antonio Gramsci ad ottenere il permesso di soggiorno nella capitale austriaca e ricevette, nell'agosto 1924, il decreto di espulsione dal partito bolscevico.

"Anzelika Balabanova, prima segretaria dell'esecutivo dell'Internazionale comunista, le cui obiezioni morali avevano spesso esasperato Lenin e Zinov'ev - racconta Victor Serge, rivoluzionario belga che aveva avuto un'analoga evoluzione politica -, era appena stata esclusa dalla Terza Internazionale. Abitava a volte a Vienna, a volte alla periferia, trasportando da una camera ammobiliata all'altra il suo materiale da perpetua studentessa povera, il fornello ad alcool per il te', la stufetta per la frittata, tre tazze per gli invitati; e il grande ritratto di Filippo Turati, il ritratto maschio e raggiante di Matteotti, dei pacchi dell'"Avanti!", la corrispondenza del partito massimalista italiano, dei quaderni di poesie. Piccola, bruna, sul principio della vecchiaia, Anzelika continuava una vita entusiasta di militante, in ritardo, per fiamma romantica, di tre buoni quarti di secolo".

Nel 1926 riprese l'attivita' militante. Trasferitasi a Parigi, assunse la segreteria del movimento fondato dal marxista francese Paul Louis, movimento che si proponeva la costruzione di una nuova internazionale dei partiti socialisti rivoluzionari che evitasse sia il riformismo sia il bolscevismo (l'"Internazionale Balabanoff" o "Internazionale due e tre quarti", come venne ironicamente definito).

Ristabiliti stretti contatti con i socialisti italiani (in tutti quegli anni di lontananza era restata membro del partito socialista), assunse la direzione dell'"Avanti!" dal 1926 al 1931. Nel partito italiano la sua politica fu orientata ad ostacolare quella di Pietro Nenni, favorevole all'unificazione con i riformisti del Partito socialista dei lavoratori italiani (si ebbe tra i due una vivace polemica sull'"Avanti!" nel gennaio 1928), ma, mentre il convegno di Grenoble (luglio 1928) la eleggeva segretaria del partito ponendo Nenni in minoranza, le posizioni espresse dal IV congresso dell'Internazionale comunista, con la teoria del socialfascismo, avrebbero spinto oggettivamente nella direzione della fusione tra Psi e Psli. Di qui la rottura (convegno di Grenoble del marzo 1930) dei massimalisti guidati dalla Balabanoff con i nenniani e la successiva unificazione di questi con il partito guidato da Giuseppe Saragat (Parigi, luglio 1930), unificazione che avrebbe eroso la base del Psi fino a rendere precaria ed irregolare l'uscita dell'"Avanti!".

In questo periodo la politica della Balabanoff e' improntata ad un atteggiamento nostalgico piu' che ad un'analisi critica della situazione. Sull'"Avanti!" massimalista (ormai contrapposto a quello unificazionista che, a Zurigo, era diretto da Nenni) la Balabanoff "ricorda in articoli intrisi di accorata nostalgia le grandi figure del mondo rivoluzionario da lei conosciute nel corso della sua errabonda esistenza. Bebel e Kautsky, Liebknecht e la venerata Rosa Luxemburg, Klara Zetkin e la Krupskaja, Lenin e Trotski e molti altri personaggi minori dell'olimpo rivoluzionario appaiono in questi scritti, vicini, visti nei loro aspetti ignoti, nei loro tratti profondamente umani, nella luce di un passato che si va spegnendo e il cui ricordo deve alimentare la fede nell'immancabile ripresa della rivoluzione liberatrice" (Arfe').

Diminuito lo spazio politico sia per motivi generali (l'avanzata dei fascismi) sia per la continua emorragia di militanti dal campo massimalista verso le aree comunista e riformista, la Balabanoff si trasferi' nel 1936 negli Stati Uniti d'America dove sarebbe restata per un decennio. In contatto con i gruppi antifascisti italiani, riprese la sua instancabile attivita' di propaganda socialista ed antimussoliniana. E' a questo periodo che probabilmente si puo' far risalire la sua riconsiderazione dell'esperienza comunista in Russia, riconsiderazione che l'avrebbe portata su posizioni socialdemocratiche ed anticomuniste. Ci sono infatti testimoniati da una lettera a Trockij, il cui contenuto e' stato reso noto dal Deutscher, lo sgomento e l'incredulita' per i processi di Mosca che in pochi anni liquidarono la vecchia guardia bolscevica.

Rientrata in Italia dopo la Liberazione, nuovamente nel partito socialista, aderi' nel congresso di Roma del gennaio 1947 alla scissione di palazzo Barberini, polemizzando fortemente con l'Urss ed il Partito comunista italiano. Sarebbe restata legata fino alla fine alla socialdemocrazia italiana.

La Balabanoff mori' a Roma il 25 novembre 1965.

Fonti e Bibliografia: Le fonti principali sono le stesse memorie della Balabanoff, edite in varie lingue ed edizioni: Erinnerungen und Erlebnisse, Berlin 1927; Memorie, Milano-Parigi 1931 (una prima stesura, dattiloscritta e inedita, dal titolo Le mie memorie, trovasi a Roma, Archivio centrale dello Stato, Mostra della rivoluzione fascista, fondo G. M. Serrati, b. 141, f. 31); My Life as a Rebel, New York 1938 e 1968 (trad. it. La mia vita di rivoluzionaria, Milano 1979); Il traditore (The Traitor). Benito Mussolini and His "Conquest" of Power, New York 1942-1943 (bilingue in otto dispense mensili; riedito come Il traditore, a cura di G. Galzerano, Roma 1973); Ricordi di una socialista, Roma 1946; Note autobiografiche, in I buoni artieri, a cura di A. Schiavi, I, Roma 1957, pp. 7-56; Lenin visto da vicino, Roma 1959; si veda altresi' il volume documentario, da lei curato, Die Zimmerwalder Bewegung 1914-1919. Die Internationale und der Weltkrieg, Leipzig 1928. La produzione memorialistica della Balabanoff ha rilevanza anche sul piano documentario e ad essa hanno fatto ampio ricorso molti storici tenendola come fonte largamente attendibile. Per le autobiografie, eccezion fatta per l'edizione italo-francese delle Memorie, scritte in realta' a Mosca nel 1921, le edizioni americana, tedesca ed italiana del 1946 narrano anche della rottura con la III Internazionale.

Per una bibliografia dei suoi scritti si veda The National Union Catalog. Pre-1956 Imprints, 31, Mansell 1969, pp. 563 s.

Per gli scritti italiani si veda: Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, I (Periodici), 1-2, Roma-Torino 1956, ad Indicem; II (Libri), 1-4, ibid. 1962-1968, ad nomen, ad Indicem; II, Supplemento 1953-1967, 1-3, Roma 1975-1980, ad nomen, ad Indicem.

Sul periodo italo-svizzero dai primi del Novecento allo scoppio della prima guerra mondiale, si veda: R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino 1965, ad Indicem; L. Cortesi, Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del P.S.I. 1892-1921, Bari 1969, ad Indicem; A. Rosada, G. M. Serrati nell'emigrazione (1899-1911), Roma 1972, pp. 82, 87, 91s., 95, 98, 105 s., 114; A. Tamborra, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Roma-Bari 1977, ad Indicem.

Per il periodo dalla mobilitazione contro la guerra fino alla rottura con la III Internazionale, si veda: I. Deutscher, Il profeta armato. Trotsky 1879-1921, Milano 1956, ad Indicem; V. Serge, Memorie di un rivoluzionario 1901-1941, Firenze 1956, ad Indicem; Storia dell'"Avanti!" 1896-1926, a cura di G. Arfe', Milano-Roma 1956, pp. 120, 123, 158; C. Landatier, European Socialism, I-II, Berkeley-Los Angeles 1959, ad Indicem; L. Ambrosoli, Ne' aderire ne' sabotare 1915-1918, Milano 1961, ad Indicem; Protocollo della conferenza italo-svizzera di Lugano (27 settembre 1914), a cura di A. Romano, in Rivista storica del socialismo, VI (1963), n. 18, pp. 81, 89, 105, 110, 112, 114; E. H. Carr, La rivoluzione bolscevica 1917-1923, Torino 1964, ad Indicem; Contributions a' l'histoire du Comintern, a cura di J. Freymond, Geneve 1965, ad Indicem (contiene anche il saggio della Balabanoff Lenine et la creation du Comintern); P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I, Torino 1967, ad Indicem; Die Zimmerwalder Bewegung. Protokolle und Correspondenz, a cura di H. Lademacher, I-II, The Hague-Paris 1967, ad Indicem (contiene anche un carteggio tra la Balabanoff e Robert Grimm); J. Humbert-Droz, Le origini dell'Internazionale comunista. Da Zimmerwald a Mosca, Parma 1968, pp. 103, 108, 110, 138, 147, 155 s., 164 s., 259, 268 s.; H. Konig, Lenin e il socialismo italiano 1915-1921, Firenze 1972, ad Indicem; Storia dell'Internazionale comunista attraverso i documenti ufficiali, a cura di J. Degras, I, Milano 1975, pp. 13, 18, 29, 119; L. Valiani, Il Partito socialista italiano nel periodo della neutralita' 1914-1915, Milano 1977, ad Indicem; E. Ragionieri, Il socialismo italiano e il movimento di Zimmerwald, in La Terza Internazionale e il Partito comunista italiano, Torino 1978, ad Indicem; A. Venturi, Rivoluzionari russi in Italia 1917-1921, Milano 1979, ad Indicem; L'Internazionale operaia e socialista tra le due guerre, a cura di E. Collotti, in Annali della Fondazione G. Feltrinelli, XXIII (1983-84), ad Indicem.

Per gli anni dal 1926 in poi, si veda: Storia dell'"Avanti!" 1926-1940, a cura di G. Arfe', Milano-Roma 1958, ad Indicem; I. Deutscher, Il profeta esiliato. Trotsky 1929-1940, Milano 1965, ad Indicem; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, II, Torino 1969, ad Indicem; P. Moretti, I due socialismi. La scissione di palazzo Barberini e la nascita della socialdemocrazia, Milano 1975, ad Indicem; S. Colarizi, L'antifascismo all'estero, in Storia dell'Italia contemporanea, V, Napoli 1979, p. 18; G. Galli, Storia del socialismo italiano, Bari-Roma 1980, ad Indicem; F. Pedone, Novant'anni di pensiero e azione socialista attraverso i congressi del PSI, I-III, [Venezia] 1983, ad Indicem (nel V vol.).

In generale sulla Balabanoff si vedano: B. Lazitch, Biographical Dictionary of the Comintern, Standford (California) 1973, ad vocem; F. Turati-A. Kuliscioff, Carteggio, II-IV, VI, Torino 1977, ad Indices.

Sulla Balabanoff e il movimento di liberazione della donna vedi: F. Pieroni Bortolotti, Femminismo e partiti politici in Italia 1919-1926, Roma 1978, ad Indicem; R. Stites, The Women's Liberation Movement in Russia, Princeton (New Jersey) 1978, ad Indicem".

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Le persone partecipanti all'incontro nel ricordo di Angelica Balabanoff hanno espresso pieno sostegno a varie iniziative di pace, di solidarieta' e per i diritti in cui il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e' particolarmente impegnato in questo periodo:

a) all'iniziativa contro i cacciabombardieri F-35;

b) all'iniziativa per la cessazione immediata della illegale ed insensata partecipazione italiana alla guerra in corso in Afghanistan;

c) all'appello allo sciopero delle donne contro il femminicidio, ed alla richiesta che siano immediatamente concretamente realizzate tutte le iniziative adeguate contro la violenza sulle donne previste dalla Convenzione di Istanbul recentemente ratificata all'unanimita' dal parlamento italiano;

d) alla richiesta di liberazione di Bradley Manning;

e) all'impegno affinche' siano abolite al piu' presto le infami misure razziste imposte da precedenti governi golpisti: ed in particolare affinche':

- sia rispettata la Costituzione della Repubblica Italiana che all'articolo 2 afferma che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e all'articolo 10 afferma che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica";

- cessi la persecuzione dei migranti;

- sia abolito il cosiddetto "reato di clandestinita'";

- siano aboliti i campi di concentramento;

- siano abolite le deportazioni;

- cessi la schiavitu';

- sia consentita la libera circolazione di tutti gli esseri umani sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera;

- sia legiferato subito che ogni persona ha diritto a votare nel luogo in cui vive, lavora, paga le tasse, contribuisce al bene comune;

- sia legiferato subito che ogni persona che e' nata in Italia deve avere i diritti di ogni persona che e' nata in Italia.

Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso altresi' pieno sostegno:

f) alle iniziative promosse dall'"Associazione italiana medici per l'ambiente" a Viterbo per l'acqua potabile bene comune e diritto umano e per la difesa della biosfera;

g) alle iniziative per il risanamento del lago di Vico;

h) alle iniziative per la riduzione e la riconversione del polo energetico Civitavecchia-Montalto e contro le centrali a combustibili fossili;

i) alle iniziative del movimento contro le centrali a biomasse e biogas.

Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso inoltre pieno sostegno:

l) all'iniziativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza;

m) alla preparazione della Giornata internazionale della nonviolenza del 2 ottobre;

n) alla preparazione dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" del 4 novembre.

E soprattutto le persone partecipanti all'incontro hanno espresso pieno sostegno all'iniziativa per l'allontanamento immediato dal governo del paese dei manutengoli di un criminale condannato in via definitiva, i luogotenenti della destra golpista e criminale berlusconiana.

Le persone partecipanti all'incontro hanno infine espresso profonda gratitudine e persuasa solidarieta' alla ministra Cecile Kyenge e pieno sostegno al suo impegno per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Ugualmente hanno espresso gratitudine e solidarieta' anche alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, e formulato l'auspicio che essa possa essere la prossima Presidente della Repubblica.

 

3. INIZIATIVE. SCIOPERIAMO. PER FERMARE LA CULTURA DELLA VIOLENZA

[Riproponiamo ancora una volta il seguente appello che abbiamo ricevuto alcune settimane fa da Barbara Romagnoli (per contatti: duepunti2 at yahoo.it) e dal centro interculturale "Trama di terre" (per contatti: info at tramaditerre.org). Per contattare le promotrici dell'appello e aderire ad esso: scioperodonne2013 at gmail.com]

 

Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

*

Alla presidente della Camera, Laura Boldrini

Alla ministra delle Pari Opportunita', Josefa Idem

Alla segretaria della Confederazione Generale del Lavoro, Susanna Camusso

A tutte le donne delle istituzioni, delle arti e dei mestieri

A tutte noi

*

Pensavamo che l'uccisione di Fabiana, bruciata viva dal fidanzato sedicenne, esprimesse un punto di non ritorno. Invece no. L'insulto che e' stato rivolto alla ministra Cecile Kyenge - da un'altra donna - dice molto piu' di quanto non vogliamo ammettere. E di fronte ad una violenza verbale simile, non ci sono scuse o giustificazioni che tengano. Noi non siamo mai state silenziose, abbiamo sempre denunciato questi fatti, le violenze fisiche e quelle verbali. Ma non basta.

Non basta piu' il lavoro dei centri antiviolenza, fondamentale e prezioso. E non bastano le promesse di leggi che neanche arrivano. La ratifica della convenzione di Istanbul? Un passo importante, ma bisogna aspettare e aspettare. E noi non vogliamo piu' limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta; a proclamarci indignate per una violenza che non accenna a smettere; a fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di piu'.

Chiediamo di poter vivere in una societa' che vuole realmente cambiare la cultura che alimenta questa mentalita' maschilista, patriarcale, trasversale, acclarata e spesso occulta, che noi riteniamo totalmente responsabile della mancanza di rispetto per le donne, e che non fa nulla per fermare questo inutile e doloroso femminicidio italiano.

Chiediamo che la parola femminicidio non venga piu' sottovalutata, svilita, criticata. Perche' racconta di un fenomeno che ancora in troppi negano, o che sia qualcosa che non li riguarda. O addirittura che molte delle donne uccise o violate, in fondo in fondo, qualche sbaglio lo avevano fatto. Quanta disumanita' nel non voler vedere il nostro immenso lavoro, quello pagato e quello non pagato, il lavoro di cura e riproduttivo, il genio, la creativita', il ruolo multiforme delle donne.

Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie.

Fermiamoci per 24 ore da tutto quello che normalmente facciamo. Proclamiamo uno sciopero generale delle donne che blocchi questo maledetto paese. Perche' sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'e' societa' che tenga. Perche' la rabbia e il dolore, lo sconforto e l'indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte.

Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita. Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto.

Unisciti a noi, firma e diffondi questo appello. Insieme, poi, decideremo una data.

scioperodonne2013 at gmail.com

*

Barbara Romagnoli (giornalista freelance)

Adriana Terzo (giornalista freelance)

Tiziana Dal Pra (presidente del centro interculturale Trama di Terre)

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

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Numero 451 del 5 agosto 2013

 

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