Telegrammi. 1236
- Subject: Telegrammi. 1236
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- Date: Sat, 6 Apr 2013 00:04:08 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1236 del 6 aprile 2013
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Giovanni Invernizzi
2. Mentre i prominenti
3. Eustachio Pantarei: Il signor presidente, le tre destre ed il centrosinistra dimezzato (con una quisquiliuccia in cauda)
4. A Viterbo un incontro di riflessione su "Diritti umani e pratiche di solidarieta'"
5. Alcuni testi del mese di giugno 2005 (parte prima)
6. Viterbesi
7. Perche' il 12 giugno andro' a votare
8. Clementina, dell'attenzione
9. Per una scelta libera, cosciente, responsabile, solidale
10. Clementina, della generosita'
11. Clementina, della semplicita'
12. Di cosa stiamo parlando?
13. Clementina, della sollecitudine
14. Clementina, della parola
15. Clementina, della volonta' buona
16. Clementina, della persuasione
17. Un appello nonviolento, una risposta corale
18. Dario
19. Si' al referendum, senza insulti e senza menzogne, all'ascolto delle opinioni altrui e con gli occhi aperti
20. Finalmente, e adesso
21. Tre paragrafi sul voto referendario
22. Un'edizione straordinaria
23. Una minima e parzialissima bibliografia ragionata
24. La "Carta" del Movimento Nonviolento
25. Per saperne di piu'
1. LUTTI. GIOVANNI INVERNIZZI
Perche' un'aria non avvelenata
potessimo respirare tutti
tutta la vita lotto' Giovanni
Invernizzi che ora ci ha lasciato.
2. EDITORIALE. MENTRE I PROMINENTI
Mentre i prominenti proseguono nel loro autoreferenziale teatro dell'assurdo e della crudelta', e madama l'opinione pubblica assiste tramortita e ipnotizzata, le loro concrete umane vittime continuano brutalmente a morire.
Societa' della rapina e dello spettacolo, e vite di scarto e massacri.
*
E ripetiamolo una volta ancora cio' che subito occorre fare:
1. che cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti;
2. che siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.
*
La sola politica decente e' quella che salva le vite.
La sola risorsa che l'umanita' ha a disposizione e' la scelta della nonviolenza.
3. RIFLESSIONE. EUSTACHIO PANTAREI: Il SIGNOR PRESIDENTE, LE TRE DESTRE ED IL CENTROSINISTRA DIMEZZATO (CON UNA QUISQUILIUCCIA IN CAUDA)
Il Signor Presidente e il suo cilindro
Dobbiamo proprio scrivere cio' che e' ovvio? L'operazione compiuta dal Signor Presidente, di cui si coglie agevolmente la furberia ovvero la malizia, e' semplicemente inammissibile, nel metodo, nel merito, negli esiti.
Innanzitutto perche' mantiene al governo quel governo Monti che e' stato peggio che sfiduciato dalle Camere: e' stato annichilito dal voto. E giustamente annichilito, giacche' la sua politica e' stata tutta a vantaggio del capitale finanziario e del regime della corruzione, tutta ai danni delle classi sociali sfruttate ed oppresse. Prorogare quel governo di vampiri equivale a violare nel modo piu' subdolo e piu' scellerato la volonta' popolare espressa dal voto, almeno in questo chiarissima. Per non dire della pubblica decenza.
Poi perche' attraverso il coniglio decemvirale cavato dal cilindro intende palesemente cercar di precostituire: a) un cosiddetto "programma di governo" che se sara' frutto di quei personaggi lottizzati col bilancino e - con una sola eccezione o due a far da paravento - tutti rappresentativi di logiche inaccettabili (e non pochi di pratiche innominabili), ebbene, sara' l'ennesima squallida scempiaggine, o peggio, molto peggio; b) un'ipotesi di alleanza secondo i desiderata berlusconiani, che sarebbe peggio, molto peggio del peggio.
Infine: perche' scardinando le normali procedure democratiche favoreggia il fascismo che gia' sta dilagando per conto suo - anche grazie a talune precedenti scelte dello stesso Signor Presidente che promosse ed avallo' infami misure razziste palesemente incostituzionali (a cominciare dai campi di concentramento per i migranti, che sono una trovata nazista della legge Turco-Napolitano), e che giammai si oppose alla guerra cui l'Italia criminalmente e sanguinariamente continua a partecipare in palese violazione dell'art. 11 della Costituzione.
Vivissime congratulazioni, Signor il Presidente.
*
Legittima una preoccupazione
Ora, so bene anch'io che vi e' il drammatico rischio che nuove elezioni politiche anticipate (scilicet: immediatamente successive all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica) possano dare la vittoria al golpe berlusconiano. E ne rabbrividisco: siamo appena scampati a questo esito in febbraio, e tentare di nuovo la sorte ben a ragione potrebbe sembrare un'audacia suicida.
Ma occorre che il parlamento eletto si assuma le sue responsabilita': e che si esprima su una proposta di governo formulata dalla coalizione che ha vinto le elezioni. Piaccia o non piaccia le elezioni di febbraio per fortuna sono state vinte dalla coalizione guidata da Bersani, e ad essa incombe l'onere di formulare una proposta di governo e andare alla verifica delle Camere.
E qualora l'esito sia che un governo democratico su posizioni democratiche non sia possibile poiche' le tre estreme destre golpiste (la berlusconiana, la montiana e la grillina) lo impediscono, ebbene, allora occorre tornare al voto, e che - per cosi' dire - anche l'elettorato si assuma le sue di responsabilita'.
*
Del resto
Del resto credo anche che non si possa escludere che nuove elezioni possano favorire la fine di equivoci scandalosi come quello in cui sono piombate tante persone che hanno votato per Grillo sperando che rappresentasse una posizione di alternativa democratica e che solo dopo si sono accorte di quello che era gia' del tutto evidente: che fin dal primo "Vaffa-Day" non si tratta piu' di un simpatico ancorche' rozzo e volgare comico che tra molti spropositi talora dice anche alcune cose ragionevoli, ma di un politicante totalitario alla guida di una setta irrazionalista e reazionaria, ennesima metamorfosi - come il berlusconismo, del resto - della destra eversiva italiana come l'abbiamo conosciuta nel Novecento.
E' ragionevole supporre che una parte forse anche consistente del suo elettorato di febbraio (e naturalmente finanche degli stessi suoi eletti in Parlamento per grazia ricevuta dal capo - tra i quali evidentemente non mancheranno anche alcune ingenuissime brave persone) totalitaria non sia, e presa coscienza dell'errore fatto non voglia ripeterlo. Quella parte di elettorato di persone decenti che si e' ingannata una volta ma ha avuto poi modo di avvedersene potrebbe allora votare forse anche per un'alternativa democratica, sempre che una coalizione o una lista per un'alternativa democratica si presenti.
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E forse
E forse nuove elezioni potrebbero essere l'occasione per fare finalmente quella lista della sinistra della nonviolenza, femminista ed ecologista, socialista e libertaria, alla quale potrebbe votare con piena convinzione anche chi - come l'estensore di queste righe - ormai da vent'anni e' costretto a votare (quando e' possibile, e non sempre lo e' stato) sempre e solo per evitare il peggio e turandosi il naso: come in queste ultime elezioni di febbraio, in cui e' stato necessario votare per l'unica forza almeno nominalmente - e quasi solo nominalmente - di sinistra (o meglio: non troppo supina alla destra) nella coalizione di Bersani per impedire il trionfo della destra estremista e golpista di Berlusconi.
Occorre lavorare alla lista della sinistra della nonviolenza: lo dicevamo gia' nel 2008: non esserci riusciti allora, ci ha portato anche a questo presente disastro frutto delle elezioni di febbraio in cui in mancanza di un'alternativa di sinistra adeguata (che certo non era il quadriciclo di partitini tartufeschi con appiccicato sopra il nome di un magistrato tanto ingenuo quanto fatuo) con somma facilita' hanno prevalso le destre estremiste e golpiste (poiche' in verita' cumulando i voti berlusconiani con quelli montiani e con quelli grillini e' proprio la destra estremista e golpista che ha prevalso - e solo il fatto che sono stati costretti a presentarsi divisi ed in antagonismo tra loro ha consentito fortunatamente la vittoria elettorale di stretta misura della coalizione non fascista di Bersani).
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Ergo la quisquiliuccia
Cosa consegue da questa rozza concione? Che occorre prepararsi a nuove elezioni. Che occorre costruire un fronte ampio per la democrazia - con un programma fondato sulla Costituzione repubblicana e sulla Dichiarazione universale dei diritti umani prese finalmente sul serio - in grado di sconfiggere il blocco berlusconano. Che occorre preparare la lista della sinistra della nonviolenza che di tale fronte ampio democratico sia nitido, trainante, decisivo elemento.
4. INCONTRI. A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SU "DIRITTI UMANI E PRATICHE DI SOLIDARIETA'"
Si e' svolto la mattina di venerdi' 5 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione su "Diritti umani e pratiche di solidarieta'".
L'incontro, come di consueto, ha considerato alcune situazioni concrete di disagio e sofferenza ed e' servito per verificare l'adeguatezza degli interventi di solidarieta' in corso e valutare eventuali ulteriori strategie e forme di aiuto.
5. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GIUGNO 2005 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di giugno 2005.
6. VITERBESI
Forse sara' perche' siamo viterbesi e ci manca il senso della "virilita' romana" (come spiegava Marcello Mastroianni in Una giornata particolare di Ettore Scola), ma mandare la gente a morire ci ripugna.
Come ci ripugna mandare la gente ad uccidere.
Come ci ripugna addestrare la gente ad ammazzare.
Ci manca il senso della virilita' romana, abbiamo solo il senso dell'umana pieta'.
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E dal governo, dal parlamento, dal capo dello stato che in violazione di quanto disposto dalla legge fondamentale della Repubblica Italiana continuano a mandare a morte i nostri figli in quella che fu la fertile mezzaluna ove la civilta' umana nacque e oggi sta morendo, non condoglianze che ci offendono piu' che sputi, non retorica sacrificale di chi sacrifica sempre gli altri, non promesse tanto solenni quanto fasulle, non offe macchiate del sangue dei morti, solo una cosa vogliamo: ripristino immediato della legalita' sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana, ripristino del rigoroso rispetto dell'articolo 11 della Costituzione che proibisce all'Italia di partecipare alla guerra in corso in Iraq, cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra.
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Ed al posto delle armi e degli armati cola' inviare ingenti aiuti umanitari a tutte le vittime; inviare cola' innumerevoli - innumerevoli, si' - operatori ed operatrici di pace organizzati in forme disarmate e nonviolente: autentici corpi civili di pace; esercitare una solidarieta' concreta e orientata alla vita di tutti, al disarmo di tutti, alla convivenza di tutti, in sincero e generoso aiuto ad una popolazione cinque volte martoriata: dalla dittatura fin genocidaria prima; dalle guerre durante, poi ed ancora; dal decennale embargo assassino delle vittime piu' innocenti; dall'occupazione militare straniera stragista e torturatrice, dai terroristi di tutte le bande.
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E adesso fate tacere le grancasse, e lasciateci piangere in silenzio i nostri morti.
7. PERCHE' IL 12 GIUGNO ANDRO' A VOTARE
Andro' a votare al referendum, e votero' per abrogare alcune norme contenute nella legge 40 del 2004.
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Non brevi alcune premesse
Premessa prima. Esprimo anch'io le mie personali opinioni, so che altre ed altri pensano diversamente, ogni opinione ascolto con rispetto, qui dico non piu' che la mia.
Su temi cosi' impegnativi non ci si puo' affidare a principi di autorita', ma con scienza e coscienza assumersi ciascuna e ciascuno la propria responsabilita'.
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Premessa seconda. Si vota per abrogare o mantenere alcune parti della legge 40 del 2004 che reca disposizioni in materia di procreazione medicalmente assistita.
Non si vota sulla scienza, sulla morale, sulla religione, sul diritto, sull'antropologia; non si vota ne' per imporre una visione del mondo, ne' per negarne altre; si vota per abrogare o meno alcune specifiche parti di una specifica legge.
Non si vota perche' vi siano o non vi siano regole, si vota per abolire o confermare alcune specifiche norme.
Inoltre: chi vota si' ai quesiti proposti non vota per costringere qualcuno a fare qualcosa, ma solo per abrogare alcune norme di legge che proibiscono a tutte e tutti di fare qualcosa.
Infine: anche astenersi dal voto e' un modo legittimo di esprimersi, sebbene l'efficacia giuridica di questa scelta sia assai piu' debole (nel senso che un prevalere del non voto rende nullo il referendum, ma non impedisce che la legge possa essere successivamente modificata in Parlamento) e la sua interpretazione assai piu' incerta rispetto ad un pronunciamento esplicito con un si' o con un no (poiche' la non partecipazione al voto nessun parere positivamente esprime).
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Premessa terza. Per decidere se abrogare o mantenere alcune parti di una legge non e' buon criterio fondarsi su argomenti estrinseci o accessori. Che Tizio voti in un modo, non implica che il nostro voto debba dipendere dalla simpatia o antipatia per quella persona o la sua parte; che taluni sostenitori di una o altra scelta di voto o non voto dicano colossali sciocchezze, non implica che chi per quella scelta si decide condivida per questo anche quelle sciocchezze.
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Premessa quarta. Personalmente ritengo legittimi tutti i pronunciamenti: il si', il no, la scheda bianca (l'astensione in senso stretto), la scheda nulla, la non partecipazione al voto.
Trovo invece insensato che alcuni pretendano di impedire ad altri di pronunciarsi e di impegnarsi per le loro idee: ad esempio trovo scandaloso e totalitario che qualcuno abbia espresso l'auspicio che si imponesse il mutismo al presidente della Conferenza episcopale (cattolica) italiana; quel diritto di esprimere le proprie opinioni e cercare di persuadere altri della loro bonta' deve valere per tutti, poi liberi tutti di concordare o dissentire.
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Premessa quinta, ed ultima. Nella riflessione in corso non mi sembra che vi sia una parte depositaria dei valori, e un'altra parte ai valori indifferente; come non mi sembra che vi sia una parte a favore della scienza e una parte che alla scienza si oppone; come non mi sembra che vi sia una parte impegnata per il diritto e una parte contraria ad ogni diritto; ed infine: non mi sembra che ci sia una parte "per la vita" e una parte "per la morte". Magari le cose fossero cosi' semplici.
Aggiungo che personalmente non credo nella pretesa "neutralita'" della scienza: e' per me ovvio che in merito all'agire degli scienziati e dei tecnici - Hiroshima docet - e' doveroso esprimere una valutazione morale, e che l'impresa scientifica e tecnologica deve essere regolata da norme deontologiche e giuridiche.
Inoltre, e' per me ovvio che sono inammissibili il delirio di onnipotenza, lo sfrenato consumismo, la violenza contro l'umanita' e la biosfera.
Ancora, e' per me ovvio che il senso del limite e' costitutivo dell'umana liberta', e il riconoscimento del limite e' tanta parte dello splendore della dignita' umana.
Infine, personalmente sono un sostenitore del fallibilismo nell'ambito della teoria della conoscenza, deducendone anche le logiche conseguenze nell'ambito della ragion pratica e quindi anche delle scelte politiche ed economiche.
C'e' bisogno di aggiungerlo? Penso che la scelta della nonviolenza, l'accostamento alla nonviolenza, la pratica della nonviolenza, si estrinsechi anche (non solo, ma anche, e per quanto mi concerne soprattutto) nella volonta' di adoperarsi per contrastare e quindi diminuire la violenza nel mondo, recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno.
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Breve un'opinione sulla legge
Detto tutto questo, le mie modeste, personali opinioni sulla legge e sul referendum, in breve, sono le seguenti.
Credo che la legge 40/2004 sia una legge per molti aspetti pessima; fosse stato ammesso il referendum per abrogarla in toto credo che avrei votato si'.
Non perche' in materia di tecnologie riproduttive non debbano esservi regole e limiti, ma proprio perche' vorrei regole sagge (ovvero misericordiose) e limiti efficaci (ovvero ragionevoli).
Avrei votato si' per abrogare l'intera legge sulla base di tre principi:
a) un principio di precauzione: mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge inadeguata e contraddittoria, succube di un'ideologia scientista e immorale, autoritaria e violenta, dagli esiti perversi. Vorrei che in materia di tecnologie riproduttive ci fosse piu' responsabilita', piu' cautela, piu' umanita'. Sono un assertore del principio "in dubio, contra projectum"; sono un assertore del "principio responsabilita'" su cui ha scritto pagine magnifiche Hans Jonas; nel corso di molti anni ho letto e meditato con profitto la straordinaria riflessione su questi temi da molti anni promossa dal pensiero femminista (ad esempio Adrienne Rich; ad esempio Franca Ongaro Basaglia; ad esempio Silvia Vegetti Finzi; ad esempio Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa nel loro libro del 1998, L'eclissi della madre, un libro che tutti gli elettori e le elettrici chiamati al referendum dovrebbero aver letto).
b) un principio di legalita': mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge che contraddice (e destruttura, aprendo varchi di anomia) norme e principi contenuti in leggi fondamentali del nostro ordinamento giuridico; mi sembra inoltre che essa contenga al suo interno contraddizioni cosi' flagranti da provocare situazioni di vero e proprio "doppio vincolo", irragionevoli, patogene, che mettono in conflitto legalita' positiva e diritti sostanziali. Mi sembra quindi una legge scientemente illegalitaria, un veroe proprio mostro giuridico.
c) un principio di dignita' personale: mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge patentemente e fin ferocemente ostile alle donne; sia una legge che alle donne (e sono le donne che fanno nascere gli esseri umani) nega radicalmente fondamentali diritti, tra cui quello alla salute; sia una legge che riproduce in forme fin parossistiche un'oppressione sessista che ne' il morale sentire di ogni persona ragionevole, ne' la Costituzione della Repubblica Italiana puo' ammettere. Non voglio essere complice di una legge secondo la quale gli inalienabili diritti umani di una donna, persona concretamente vivente, possono essere calpestati e annientati in nome dei diritti che vengono attribuiti a un embrione.
Questo in breve per quanto attiene alla legge nel suo complesso.
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Brevissima una dichiarazione di voto
Ma poiche' il referendum per abrogare tout court la legge 40/2004 non e' stato ammesso, restano i quattro quesiti attuali che si riferiscono solo a singole parti, peraltro le piu' controverse, di essa.
Essi sono relativi ad una molteplicita' di disposizioni che la legge 40 reca, su ciascuna delle quali ovviamente si puo' svolgere una riflessione specifica approdando a specifiche conclusioni. Ciascun quesito referendario meriterebbe un approfondimento, ma questo articolo e' gia' fin troppo lungo, e cosa io pensi della legge nel suo insieme e' gia' fin troppo chiaro.
Concludo quindi con le stesse parole con cui ho iniziato: andro' a votare al referendum, e votero' per abrogare alcune norme contenute nella legge 40 del 2004.
8. CLEMENTINA, DELL'ATTENZIONE
[Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e' stata rapita alcuni giorni fa]
Notizie terribili giungono dall'Afghanistan, e Clementina e' sempre prigioniera dei suoi sequestratori.
I mass-media italiani, quando non abbiano gia' ritenuto non piu' degna di attenzione la sua vita in pericolo, sembrano piu' interessati al sensazionalismo che alla concreta, tremenda realta'.
Purtroppo anche molte persone in altri momenti sollecite delle vite in pericolo sembrano ora non rendersi conto che anche la nostra attenzione o la nostra distrazione possono contribuire a salvare una vita, o a lasciare che i rapitori facciano cio' che vogliono nell'indifferenza generale.
Non passi giorno senza che la nostra voce si levi e chieda ancora e ancora che Clementina sia liberata, e che una piu' ampia, piu' forte, piu' profonda solidarieta' raggiunga il popolo afghano vittima di guerre, di mafie, di oppressioni e violenze inenarrabili.
9. PER UNA SCELTA LIBERA, COSCIENTE, RESPONSABILE, SOLIDALE
Il 12-13 giugno si svolgera' il referendum su alcune parti della legge 40 del 19 febbraio 2004, recante "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita". Si vota su quattro distinti quesiti referendari, ciascuno dei quali peraltro concerne piu' punti della legge. Ci e' sembrato opportuno proporre in questo fascicolo la documentazione minima indispensabile per un voto consapevole: il testo della legge ed il testo dei quesiti referendari. A questa documentazione aggiungiamo alcuni materiali estratti dal sito "Mammeonline", un sito espressione di una associazione di donne e madri che svolge da anni una qualificata attivita' di informazione, sensibilizzazione, riflessione, educazione, consulenza e solidarieta' sui temi della nascita e della genitorialita'.
10. CLEMENTINA, DELLA GENEROSITA'
Le donne di Kabul che scendono in piazza per aiutare Clementina, quella Clementina che era li' a Kabul per aiutare loro. Poiche' l'amore genera amore, la generosita' generosita', umanita' l'umanita'.
Le donne di Kabul, che sono la voce dell'umanita', e questa voce dice a tutte e tutti: liberatela.
11. CLEMENTINA, DELLA SEMPLICITA'
E' cosi' semplice: si salvi una vita, si liberi una persona. Chiunque ha potere di fare qualcosa a tal fine, fosse pure solo chiederlo, lo faccia.
Cosi' si salva il mondo, cosi' rinasce l'umanita'. Salvare le vite, liberare le persone. Esercitare la misericordia, recare aiuto, suscitare umanita'.
Questo faceva Clementina per tutti, questo dovremmo fare tutti anche per lei.
12. DI COSA STIAMO PARLANDO?
Gentile direttore,
permetta a un povero ignorante di esprimere qualche suo dubbio.
*
Di cosa non stiamo parlando
Lei ricorda quella cineseria in cui si spiega perche' ci sono cosi' tanti bravi pittori di draghi e cosi' pochi bravi pittori di cani: poiche' di draghi veri nessuno ne ha mai visti, mentre di cani ognuno ne vede ogni giorno e quindi chiunque puo' giudicare se il dipinto e' adeguato o meno all'oggetto, ed e' piu' facile svergognare chi - chiedo scusa del bisticcio - dipinge da cani.
Il 12 e 13 giugno si vota su quattro quesiti referendari relativi all'abrogazione di alcune norme contenute nella legge 40 del 2004. Nel dibattito pubblico di questi giorni (benedetto dibattito, in quanto aiuti a prender conoscenza e coscienza) si sente parlare di molte cose che ben poco c'entrano con quanto e' oggetto del referendum. Sarebbe invece bene uscire dal generico e dall'inessenziale: non si vota sul contrasto tra nomos e physis, ethos e kratos, psiche e soma, bios e techne. Si vota per abrogare o mantenere alcune precise norme di una determinata legge. Di questo dobbiamo parlare, che e' argomento gia' assai impegnativo.
Tutte le scelte di voto o non voto sono certo legittime, ma nessuna di esse e' priva di conseguenze. Anche scegliere l'irresponsabilita' implica assumersi una responsabilita'. E' il bello e il fardello della democrazia: "siete lo stesso coinvolti", come recita quella vecchia canzone.
Chiunque puo' leggersi la legge, chiunque puo' leggersi i quesiti referendari, chiunque puo' farsene un'idea. "Ciascuno umilmente s'informi" dice un bel verso di Danilo Dolci. Si puo' avere qualunque opinione, ma chi pur potendo non vuole informarsi sui termini esatti della questione, e preferisce tranciare giudizi generici e astratti estranei al merito della cosa, non fa una buona scelta.
Meno che mai e' un buon argomento quello secondo cui le persone dovrebbero eludere - anzi vanificare - la consultazione referendaria perche' l'oggetto di essa e' troppo difficile. Il buon Bertoldo di Augusta ci ricordava una volta che l'espressione "governare e' troppo difficile per le persone comuni" e' il motto delle dittature e delle guerre.
*
Di cosa stiamo parlando
C'e' una legge, la legge 40 del 2004, in vigore da oltre un anno. E tra pochi giorni si vota per modificarla o lasciarla com'e'.
Che quella legge sia quantomeno inadeguata e vada modificata lo dicono pressoche' tutti, anche molti di quelli che l'hanno fatta esistere col loro voto in Parlamento, anche molti di quelli che propongono di non votare al referendum. Ma e' ormai evidente, a distanza di oltre un anno dalla sua promulgazione, che se non ci sara' un pronunciamento popolare quella legge restera' cosi' com'e'.
I quattro quesiti referendari certo sono complessi, ma tutt'altro che incomprensibili. I temi cui si riferiscono non sono banali, ma non sono affatto misteriosi.
E non invertiamo i termini della questione: non sono i quesiti referendari che impongono qualcosa, e' la legge che ha gia' imposto qualcosa, e i quesiti referendari propongono solo di abrogare alcune di quelle imposizioni.
Decidersi puo' non essere facile. Ma non decidere e' anch'essa una decisione, significa confermare la legge cosi' com'e'.
*
Di cosa stiamo veramente parlando
In un luogo del Chisciotte Sancho esclama suppergiu': "Nel paesetto, c'e' piu' male di quel che s'e' detto". E cosi' ancora non tutto e' detto, e diciamolo dunque. La legge 40 e' una legge il cui segno fondamentale e' la riduzione della donna - di tutte le donne - a non persona, a mero strumento di riproduzione, a macchina e contenitore per produrre figli al maschio padrone; e' una legge che nega la maternita' come relazione, e' una legge che pretende di fare dell'umano generare e del corpo delle donne materia di diktat del potere politico (maschile) e di governo tecnocratico (maschile).
E se mi e' consentita una digressione: non e' casuale, io credo, che questa legge trovi un sostegno cosi' esplicito ed energico da parte della gerarchia di una veneranda istituzione storica che nei suoi ranghi ha statuito la discriminazione di sesso e il rapporto preferenziale con Domineddio per meta' del genere umano, all'altra meta' imponendo persino de jure esclusione e subordinazione (questo solo semplice fatto, il perdurare dell'apartheid inflitto a meta' del genere umano in cio' che in quella tradizione piu' conta, gia' destituisce di ogni autorita' morale la voce di quella gerarchia. Voce che, sia chiaro, e' altra cosa dal grido di liberta' e di amore che anche quella tradizione comunque reca, e che ancora ci commuove).
La legge 40 e' una legge essa si' frankensteiniana, che mette insieme i deliri e la ferocia di uno scientismo irrazionalista e disumanante e di una ideologia arcaica e brutale.
*
La saluto, gentile direttore, e mi consenta di congedarmi trascrivendo qui di seguito alcuni excerpta di recenti mie letture, ed autorizzandola ad ostendere questa mia, qualora lo ritenesse di qualche pubblico interesse. E mi creda suo devotissimo eccetera
"Oggi facciamo questa legge ancora:
da domani niente piume sul cappello
si scenda dal letto col piede sinistro
zitte le donne, zitte e col velo
il parlamento fa le ricette mediche
solo il governo puo' cuocere la pasta
la sola scienza e' quella grigioverde
e zitte le donne, zitte e in piccionaia
chi vuol votare sia marchiato reprobo
nessuno dia fastidio al conducente
si tiri dritto e poi chi crepa crepa
e zitte le donne, zitte e col velo"
(Enea Silvio Vastalande, Regi decreti e circolari ministeriali)
"Come possono gli uomini decidere di cio' che conoscono solo le donne?
Come possono i celibi dar saggi consigli in materia coniugale?
Cosa possono i vergini per obbligo sapere di quelle congiunzioni e generazioni?
E perche' ogni maschio pensa che tutte le donne gli siano inferiori?
Molti misteri cela la filosofia, e la religione non meno".
(Annibale Scarpante, Un commento al Tahafut al-falasifa)
"Eros che visita Psiche solo nelle tenebre e fin nei convegni d'amore le proibisce di guardarlo, e' nel linguaggio del mito tramandatoci da Apuleio la stessa cosa di quel Frank che in Blue Velvet di David Lynch sevizia Dorothy e nel brutale amplesso le grida di non guardarlo: e' il maschio che afferma un dominio che nega l'altrui umanita', che schiavizza ed accieca e reifica; e' l'uomo i cui passi inondano di paura una donna - ogni donna - sola per la strada, come nella folgorante pagina che apre quel libro di Robin Morgan".
(Atanasio Avelavalimmi, Il mito e il velo)
13. CLEMENTINA, DELLA SOLLECITUDINE
Sollecita del bene, della liberta', della dignita' altrui e di tutti e' stata sempre Clementina, giunta a Kabul per donare il suo aiuto a chi gia' tanto ha sofferto, a chi di aiuto ha cosi' bisogno; come potremmo non essere solleciti adesso verso di lei? Ogni giorno, ogni ora, dobbiamo, vogliamo tornare a chiedere che ci sia restituita sana e salva, restituita a tutti noi che ne ammiriamo la generosita', restituita alle donne di Kabul che con grande coraggio e sincera solidarieta' sono scese in piazza per lei, restituita all'umanita' intera. Liberatela, in nome dell'umanita'.
14. CLEMENTINA, DELLA PAROLA
La lettera della madre di Clementina Cantoni alle madri dei suoi rapitori, in questa drammatica distretta, e' come l'irrompere della luce nelle tenebre: parole da donna a donna che si oppongono alla violenza, alla guerra, ai delitti, alle armi.
Possa essere quella voce ascoltata, possa quell'appello da madre a madri rivolto illuminare anche tutti i figli, a tutti restituire umanita', tutti persuadere all'azione giusta, all'azione buona.
15. CLEMENTINA, DELLA VOLONTA' BUONA
Ripetutamente in queste settimane il capo dello stato italiano, interpretando i sentimenti dell'intero nostro popolo, ha chiesto a tutti coloro che hanno il potere di fare qualcosa per la liberazione di Clementina Cantoni di agire affinche' sia restituita sana e salva all'abbraccio dei suoi cari e di tutte le persone di volonta' buona che in Afghanistan, in Italia ed ovunque trepidano per lei.
Domenica e' risuonata autorevolissima anche la voce del pontefice cattolico Benedetto XVI, voce che si aggiunge a quella di autorevoli rappresentanti dell'islam e di altre tradizioni religiose; una voce di pace, di verita' e di amore: una richiesta, la richiesta che Clementina sia liberata, a cui nessuno puo' restar sordo.
Sono personalita' illustri che aggiungono il loro aiuto alla richiesta che prime le donne di Kabul hanno formulato, che aggiungono il loro sostegno alle parole dalla madre di Clementina rivolte alle madri dei rapitori affinche' si adoperino per persuaderli a desistere dal sequestro, a lasciarla libera.
*
Nulla si lasci intentato per salvare almeno questa vita.
Noi naturalmente ignoriamo quanto vi sia di veridico nelle notizie che i mass-media in questi giorni diffondono in merito a trattative in corso: ma certo trattative sono sempre possibili, e se esse possono salvare una vita vengano condotte col massimo impegno.
Nulla si lasci intentato per salvare almeno questa vita.
E se, come purtroppo e' avvenuto in altre dolorose vicende, vi e' ragione di temere che la pubblica indifferenza, la generale distrazione, possano favorire gli esiti piu' tragici, ebbene, alle persone che queste righe leggono ancora una volta questa preghiera rivolgiamo: facciamo ancor piu' sentire la nostra comune sollecitudine, la nostra corale attenzione, fervido il nostro desiderio e limpida la nostra preghiera che Clementina torni al piu' presto libera, sana e salva. Si veda, si senta, e giunga fino a Kabul, la voce e il volto del popolo italiano amante della pace e sollecito dell'umana dignita' di ogni essere umano, che chiede liberta' per Clementina, e liberta', giustizia e solidarieta' per tutti i popoli e tutte le persone.
Nulla si lasci intentato per salvare almeno questa vita.
16. CLEMENTINA, DELLA PERSUASIONE
Ogni vita umana ha un valore infinito. Ogni persona umana e' un valore infinito. Ogni gesto di aiuto anche a una sola persona aiuta l'umanita' intera, ogni azione buona per quanto piccina migliora il mondo di tutti.
Quanto aiuto ha recato Clementina. Quanto necessario e' che torni libera.
Ciascuna e ciascuno come puo' si adoperi.
17. UN APPELLO NONVIOLENTO, UNA RISPOSTA CORALE
Mao Valpiana, una delle piu' autorevoli personalita' della nonviolenza nel nostro paese, promuove - cominciandola lui stesso questo giovedi' 9 giugno - una iniziativa limpidamente nonviolenta: un digiuno, un digiuno che potrebbe diventare un digiuno a staffetta, un giorno a testa, di tutte le persone che vorranno partecipare, per esprimere la nostra angoscia per Clementina, la nostra solidarieta' con Clementina, la nostra richiesta che Clementina sia liberata al piu' presto, che tutte e tutti si faccia tutto il possibile affinche' ci sia restituita sana e salva.
Esprimiamo sincera gratitudine e profonda ammirazione per questa iniziativa, e persuaso sostegno; e proponiamo a tutte le lettrici e i lettori che vorranno aderire di darcene comunicazione, inviandoci sia notizia del loro giorno di digiuno e delle altre eventuali iniziative per la liberazione di Clementina, sia messaggi e testimonianze.
Ci sarebbe assai grato che giorno dopo giorno sempre piu' persone in tutta Italia si associassero all'iniziativa promossa da Mao Valpiana, che ovunque nel digiuno e dal digiuno si levasse corale una voce, si esercitasse una solidarieta', un'attenzione, una pressione nonviolenta, che possa giungere fino a Kabul, fino alla liberazione di Clementina.
18. DARIO
[Dario Paccino, intellettuale e militante del movimento operaio, nato ad Albenga nel 1918, ha preso parte alla Resistenza ed ha continuato per l'intera vita in uno strenuo impegno antifascista, di liberazione degli oppressi, di difesa della biosfera; studioso ed educatore, ha praticato un giornalismo e un saggismo di documentazione e di denuncia intervenendo efficacemente per smascherare le ideologie dominanti e la violenza del potere; generosamente costantemente presente nelle lotte sociali, nella riflessione teorica, nella solidarieta' concreta; e' deceduto il 4 giugno 2005. Tra le opere di Dario Paccino: Arrivano i nostri, Edizioni Avanti!, Milano 1956; Domani il diluvio, Calderini, Bologna 1970; L'imbroglio ecologico, Einaudi, Torino 1972; L'ombra di Confucio, Einaudi, Torino 1976; Il diario di un provocatore, I libri del no, Roma 1977; La teppa all'assalto del cielo, I libri del no, Roma 1978; La trappola della scienza, La Salamandra, Milano 1979; I colonnelli verdi e la fine della storia, Pellicani, Roma 1990; La guerra chiamata pace, Pellicani, Roma 1992; Gli invendibili, Datanews, Roma 1994; Manuale di autodifesa linguistica, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1996; (con Luigi Josi e Gian Marco Martignoni), Il libero schiavo di Maastricht, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1997; (a cura di), L'ultima volta, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1997; Euro kaputt, Odradek, Roma 2000; Il padrone. L'apocalisse, Notiziario Cdp, Pistoia 2003]
Sono molti anni che nelle ore in cui sei piu' solo e piu' stanco, e ti guardi indietro e attraverso, mi dico: devo scrivere quella lettera a Dario.
Dario e' Dario Paccino, e quella lettera non gliela scrivero' piu' perche' sabato e' morto.
Devo avere da qualche parte alcune sue lettere, lunghe, appassionate, tumultuose, colme di idee e di proposte; devo averle da qualche parte, ma forse le ho perse perche' come tutti quelli che hanno cambiato casa piu' volte ogni volta qualcuna delle mie cose piu' care andava smarrita tra quelle che lasciavo in custodia a qualche amico, o abbandonavo in qualche scantinato o soffitta, o in qualche sede di partito o di movimento, cose lasciate provvisoriamente che poi spariscono per sempre (di tutti i miei antichi averi solo i libri ho ancora con me, e un ritratto di Marx - quel ritratto di Marx rozzamente incorniciato che tutti coloro che sono stati militanti nella nuova sinistra a Viterbo o che hanno preso parte nell'alto Lazio alle grandi lotte contro le istituzioni totali, la penetrazione mafiosa, le servitu' energetiche e militari ricordano: perche' da piazza fontana grande, a via della quiete, fino alla sede della Lista alternativa, quel ritratto era li').
Avrei voluto scrivergli ancora a Dario per dirgli la mia gratitudine per le tante cose che mi ha insegnato, sia quando ero d'accordo, sia quando ero in dissenso (e non di rado lo ero: e su questioni non marginali).
Caro compagno Dario, non ho dimenticato, non ho ceduto. Grazie ancora di tutto.
19. SI' AL REFERENDUM, SENZA INSULTI E SENZA MENZOGNE, ALL'ASCOLTO DELLE OPINIONI ALTRUI E CON GLI OCCHI APERTI
Si' al referendum, perche' la legge 40 del 2004 ci sembra essere una legge sbagliata, contraddittoria, inadeguata, nociva. Essa si' frankensteiniana.
Modificarla ci sembra necessario.
Senza insulti: poiche' su argomenti cosi' seri ed impegnativi ciascuna persona ha diritto di esprimere le sue opinioni, i suoi dubbi, i suoi valori, le sue speranze, ed anche le sue esitazioni e i suoi timori; senza sopraffazioni, senza dileggi e senza offese da parte di chicchessia.
Senza menzogne: molti problemi sono aperti, non e' vero che tutto e' semplice ed ovvio, non e' vero che c'e' una risposta per tutto; sia gli anatemi totalitari sia gli atteggiamenti di sufficienza, banalizzanti, narcotici, sono tanto sciocchi quanto irresponsabili.
All'ascolto delle opinioni altrui: poiche' ogni ragionevole preoccupazione e' degna di essere ascoltata, ogni sincera sensibilita' e' degna di considerazione, ogni autentica emozione e franca riflessione va rispettata.
E con gli occhi aperti: si vota per modificare una legge su punti precisi.
Le chiacchiere generiche, le grossolane confusioni, le esagerazioni e i sofismi non giovano a nessuno.
Si' al referendum per modificare una brutta legge, nel rispetto dell'opinione di tutte e tutti.
20. FINALMENTE, E ADESSO
E' libera, finalmente.
E adesso si liberino tutte e tutti gli altri.
E si liberi l'umanita' dalla guerra e dalle uccisioni.
21. TRE PARAGRAFI SUL VOTO REFERENDARIO
1. De argumento argumentorum
Mentre si avvicina la data del referendum, la propaganda sia dello schieramento favorevole alla legge 40/2004 sia di quello che propone alcune modifiche ad essa si fa piu' aspra, schematica, grossolana, offensiva dell'altrui dignita' e intelligenza.
Succede quando si discute di questioni gravi e che emozionano profondamente, e soprattutto quando purtroppo non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi.
Comprendo le esigenze di semplificazione del discorso, ma trovo indecente che si banalizzino questioni ardue, si confondano argomenti eterogeni, e la polemica finanche ad personam prevalga sull'esame adeguato di cio' su cui si vota.
Personalmente votero', e votero' si' affinche' la legge sia modificata. Ma questo non significa che io non riconosca dignita' e valore ad altre scelte, e che non condivida le preoccupazioni espresse da chi fa una scelta di voto o non voto diversa ed anche opposta alla mia.
E tuttavia c'e' un argomento degli argomenti - per cosi' dire - che mi persuade dell'inadeguatezza della posizione del non voto: ovvero che non votare ha una conseguenza precisa: qualora questa posizione fosse abbracciata dalla meta' degli aventi diritto al voto essa avrebbe come risultato di confermare la legge, una legge che non solo tutti coloro che voteranno si' al referendum, ma anche quasi tutti coloro che propugnano il non voto, sostengono che meriti di essere modificata (ed alcuni - non pochi - addirittura abolita).
La scelta del non voto (diverso e' il caso del non voto come "non scelta", come disimpegno, che nulla esprime se non l'indifferenza o l'irresponsabilita') esprime hic et nunc un appoggio incondizionato e totale alla legge 40/2004 cosi' com'e'. Posizione naturalmente legittima, ma non la si gabelli per altro.
*
2. Intermezzo: da due lettere di Misone
Ha scritto in una lettera privata all'amico suo Geofilo il perplesso Misone:
"Il mio modesto parere e' che - mi perdoni l'ovvieta' - non siamo fatti solo di natura ma anche di cultura, grazie al cielo; e che si puo' essere rigorosi per se', non dispotici per altri; che le esagerazioni, le genericita' e le metafore non sono buoni strumenti di lavoro nell'esaminare questioni complesse, nei confronti delle quali vale sempre il saggio consiglio dell'Aquinate 'distingue frequenter'; infine che l'ascolto e la misericordia sono sempre una buona cosa.
La legge 40/2004 a me sembra ad un tempo delirante nella sua subalternita' alle pretese - scientiste e consumiste - di forzare limiti, e feroce nel suo autoritarismo (biecamente patriarcale, e non solo), nel negare dignita' ed imporre servitu', in materie su cui prudenza occorre e ancora prudenza e prudenza ancora. Per questo penso che sia legittimo e doveroso esprimere nitida una contrarieta' ad essa.
Lei sa quanto me che con la non partecipazione al voto qualora essa superi la meta' del corpo elettorale si favorisce il permanere della legge cosi' com'e'; ed io so quanto lei che votano si' anche personaggi che sostengono tesi inquietanti e scandalose: ma il nocciolo della questione e' che la legge e' vigente, e il referendum e' solo un tentativo, estremo, di ridiscuterla.
Cosi' come Helder Camara spiego' una volta (ed il buon padre Balducci amava ricordare questa opinione) che occorre anche saper ricostruire la genealogia della violenza per contrastarla non solo nei suoi ultimi esiti ma nelle sue concrete radici, mi sembra che il problema sia la legge, non il tentativo referendario di rimetterla in questione" (si potrebbe obiettare a quest'ultima opinione che il problema e' naturalmente a monte della legge, ed e' ben vero, ma il voto del 12-13 giugno e' sulla legge: per confermarla o per chiedere norme migliori, piu' sagge, piu' misericordiose, piu' caute).
Ed in un'altra lettera all'amico suo Teodoro ha scritto:
"Ritengo che la legge sia stata un regresso abissale rispetto alla riflessione e ai documenti anche di fonte istituzionale preesistenti (e che - ad eccezione di alcuni irresponsabili e mascalzoni - erano stati recepiti come codici di condotta e linee-guida pressoche' vincolanti dalla gran parte dei servizi, dai centri e dagli operatori: altro che 'prima c'era il far west'). Il dibattito odierno espresso in forma di articoli e interventi sui media e' cosa sovente ridicola e insignificante, e non di rado puerile e cialtrona, frivola e scandalosa, rispetto alla profondita' e densita' e complessita' e rigore (anche nei suoi luoghi piu' critici, anche nei suoi esiti aporetici, anche laddove si giunge - in timore e tremore - all'epoche'; e beninteso anche dove si perviene alla decisione condensata nella massima delle massime: "in dubio, contra projectum") del dibattito espressosi particolarmente negli anni novanta (ma gia' almeno nei due decenni precedenti - certo, con riferimento allo stato della ricerca di allora, ma i termini sia epistemologici che morali essenziali delle questioni erano gia' piu' o meno gli stessi) in libri cospicui ed incredibilmente dimenticati".
*
3. Se giovassero le cose ripetute
Detta nella sua forma piu' stringata l'opinione di chi scrive queste righe e' la seguente: la legge 40/2004 e' una legge ad un tempo nociva, crudele, cinica, confusa ed inetta; in oltre un anno il Parlamento non ha saputo o voluto apportare modifiche almeno sui punti piu' controversi, modifiche necessarie anche secondo il parere di alcuni dei piu' rappresentativi personaggi del governo e della maggioranza parlamentare che quella legge hanno votato; i quattro referendum consentono al popolo italiano di esprimere democraticamente una volonta' su alcuni punti qualificanti della legge 40, e di esercitare cosi' la sua sovranita' secondo una modalita' prevista dal nostro ordinamento giuridico; i quattro referendum propongono di abrogare alcune parti della legge, ed essendo meramente abrogativi non impongono nulla a nessuno.
E' poi evidente che in materia di biotecnologie la precauzione e' d'obbligo e dei vincoli sono necessari: ma i referendum del 12 e 13 giugno non sono affatto sull'accettazione incondizionata (che sarebbe folle, e criminale) delle biotecnologie, bensi' su argomenti circoscritti, quantunque complessi; argomenti sui quali si possono avere ed esprimere opinioni diverse. Ed e' bene che queste opinioni si esprimano in modo franco e leale.
22. UN'EDIZIONE STRAORDINARIA
Domenica 12 e lunedi' 13 giugno si svolgera' il referendum sulla legge 40/2004 recante norme sulla procreazione medicalmente assistita.
Resta, ancor oggi, l'amara sensazione che per molte e molti ancora sia poco chiaro su cosa precisamente si voti.
Mai come in questa circostanza e' apparso evidente quanto siano inadeguate a informare sia le modalita' centrate su messaggi brevi e accattivanti (i manifesti come li fanno oggi, solo immagini e slogan; i narcotici spot televisivi; le parole d'ordine caporalesche che possono convincere solo chi attende gli ordini in fureria); sia le forme piu' consumistiche e consunte del dibattito cosiddetto politico (il salotto televisivo a base di boutades e gag) o cosiddetto culturale (i baroni con la loro prosopopea perbenista nei cui stessi abiti e nel cui stesso bon ton tu leggi lo sfruttamento dei quattro quinti dell'umanita' e la devastazione della biosfera); sia infine le sempreverdi ma anche sempregrigie tecniche di cui era geniale maestro don Alceste Grandori (se posso cogliere quest'occasione per ricordarne con affetto la persona e ricordare cosi' anche i miei remoti anni ginnasiali).
Ma peggio che inadeguate sono state anche le talora pur benintenzionate iniziative dei mezzi d'informazione cosiddetti di massa: con poche lodevolissime eccezioni, la gran parte dell'attenzione dell'opinione pubblica e' stata dirottata su questioni inessenziali: le polemiche tra e nei partiti politici (posto che quelli che siedono in parlamento e che hanno accesso ai media siano piu' d'uno), il pettegolezzo su tizio e caio, stantie polemiche ottocentesche (per non dire da basso impero o da alto medioevo), il sensazionalismo su questioni che con l'oggetto del referendum c'entrano come i fatidici cavoli a merenda; e cosi' via, direbbe Kilgore Trout.
E nulla diciamo della cosiddetta "controinformazione" via internet: sovente sagra della banalita', ripetizione pedissequa del peggio, menzogna truce e stolta. Anche qui non sono mancate le eccezioni luminose e fin commoventi, ma il mainstream e' stato gastronomico, anzi: cannibalesco.
*
Con tutto cio' almeno queste ultime settimane sono state comunque per molte persone un'occasione di riflessione sincera, e come tutte le riflessioni autentiche altresi' lacerante, e per piu' versi aporetica, ma anche viva, preziosa, solidale.
E come sempre la forma migliore della comunicazione politica e' stata quella della relazione personale, dell'incontrarsi, del parlarsi guardandosi negli occhi e non verso una telecamera.
*
Questo foglio, come ha potuto e saputo, ha cercato di offrire alcuni materiali per la riflessione, voci diverse, plurali. E chi scrive queste righe, che alla confezione di questo foglio dedica qualche cura, ha ritenuto di dover esprimere esplicitamente anche il proprio punto di vista, tuttavia sempre anche invitando all'ascolto dei punti di vista altrui.
Giunti a due giorni dal voto ci e' parso potesse essere opportuno realizzare infine anche una edizione straordinaria del nostro foglio per proporre alcuni altri materiali ancora. Una riflessione di una acuta pensatrice femminista, un appello sottoscritto da molte e molti autorevoli scienziate e scienziati, una minima e parzialissima bibliografia ragionata per chi ancora volesse dedicare qualche ora a una riflessione non sopraffatta dalla propaganda.
Nel rispetto dell'opinione di tutti, nel rispetto della dignita' di ognuno.
23. UNA MINIMA E PARZIALISSIMA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
Un libro che ci sembra imprescindibile e' quello di Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa, L'eclissi della madre. Fecondazione artificiale, tecniche, fantasie e norme, Pratiche, Milano 1998.
Un agile ma puntuale testo introduttivo sui temi implicati e gli interrogativi posti dalla procreazione assistita dal punto di vista dell'etica pratica e' Maurizo Mori, La fecondazione artificiale, Laterza, Roma-Bari 1995.
Sulla vexata quaestio dello statuto dell'embrione un punto di riferimento e' il documento approvato all'unanimita' il 22 giugno 1996 dal Comitato Nazionale per la Bioetica, Identita' e statuto dell'embrione umano, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 1997 (l'opuscolo contiene anche alcuni documenti ulteriori).
Sul concetto di persona umana ci sembra una utile messa a punto il libro di Karol Wojtyla, Persona e atto, Rusconi, Milano 1999 (l'edizione originale e' del 1969).
Un libro a suo tempo sottovalutato (anche per circostanze contingenti) e che contiene alcune acute riflessioni su cui occorre ragionare ancora e' quello di Laura Conti, Il tormento e lo scudo, Mazzotta, Milano 1981.
Contiene alcuni utilissimi saggi il libro a cura di Stefano Rodota', Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993, 1997.
Di Hans Jonas sono fondamentali alcuni specifici saggi in Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; ma naturalmente cfr. anche Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1990, 1993.
Sulla critica della scienza a nostro avviso resta assai utile il testo di Giovanni Ciccotti, Marcello Cini, Michelangelo de Maria, Giovanni Jona-Lasinio, L'ape e l'architetto, Feltrinelli, Milano 1976, 1977.
Sull'eta' della tecnica utilissimo Umberto Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli, Milano 1999, 2002.
Infine quattro classici "di contesto" che e' indispensabile aver letto: Hannah Arendt; Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994; Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002 (ma gia' in precedente edizione col titolo Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990); Luce Irigaray, Speculum, Feltrinelli, Milano 1975, 1989; Virginia Woolf, Le tre ghinee, La tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1979, 1987.
E Foucault, e Rawls, e Diotima? E Levinas, e Rich e Butler? E Anders, e Maccacaro, e Franca Ongaro Basaglia? E Beauvoir, e Bateson, e Agamben? E Silvia Vegetti Finzi? Sara' per un'altra volta, o questa noticina diventa la biblioteca di Babele.
24. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
25. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1236 del 6 aprile 2013
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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