Archivi. 149
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- From: "nbawac at tin.it" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 26 Mar 2013 06:02:26 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 149 del 26 marzo 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di novembre 2008 (parte seconda)
2. Contro la schiavitu' una proposta ai sindaci (1998)
3. Alcune letture utili. Parole di donne sulla violenza manicomiale
4. La nonviolenza in sette semplici lezioni (e pure in lingua italiana)
5. Opporsi alla guerra, salvare le vite
6. La guerra afgana, un orrore che ci coinvolge
7. Obama e noi
8. nell'anniversario della notte dei cristalli
9. Opporsi alla guerra e al razzismo
10. Miriam Makeba
11. Lacrime per Miriam Makeba
12. Le stragi afgane, l'apartheid in Italia
13. Giorgio Luti
14. Scegliere la nonviolenza
15. Dopo una sentenza
16. L'Italia cessi di essere compartecipe e corresponsabile di questo immane crimine
17. Il grande imbroglio definitivamente smascherato
18. Una modesta opinione su un provocatore, con una coda
19. Una giornata a Bracciano
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2008 (PARTE SECONDA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2008.
2. CONTRO LA SCHIAVITU' UNA PROPOSTA AI SINDACI (1998)
[Riproponiamo ancora una volta la seguente proposta]
Lettera aperta ai Sindaci dei Comuni italiani con allegata bozza di deliberazione
La schiavitu' sessuale in Italia puo' essere sconfitta da un forte impegno degli enti locali che liberi le vittime e combatta il racket schiavista
Egregio Sindaco,
le scriviamo in merito alla strategia degli enti locali rispetto al fenomeno della prostituzione.
Come certamente sapra', il dato statistico e sociologico di gran lunga piu' rilevante e' il seguente: che la grandissima maggioranza delle persone che si prostituiscono lungo le strade e' costituita da giovani e giovanissime donne, perlopiu' immigrate, tenute in condizioni di schiavitu' da efferati poteri criminali; queste giovani donne sono vittima di schiavitu' e di inenarrabili violenze: il racket che le asservisce e sfrutta le sottopone a brutalita', le priva di documenti, le riduce all'illegalita' e le priva di speranza di trovare assistenza e liberazione.
Stando cosi' le cose, il primo compito delle istituzioni democratiche tutte e' di combattere la schiavitu', punire gli schiavisti, liberare le vittime.
Orbene, tale compito richiede un impegno prolungato, tenace e rigoroso. Finche' non si interviene su questo punto nevralgico, altri interventi rischiano di essere nella migliore delle ipotesi dei meri palliativi, nella peggiore degli atti demagogici che reduplicano la violenza sulle vittime di schiavitu'.
C'e' un intervento che puo' essere decisivo, e che a nostro giudizio costituisce il vero banco di prova per le amministrazioni comunali interessate dal fenomeno della prostituzione schiavista: attuare programmi di liberazione delle vittime, intervenendo affinche' cessino di subire violenza, ricevano aiuto e siano difese da parte dei pubblici poteri, siano sottratte al dominio dei poteri criminali.
Questo implica che gli enti locali intervengano non per scacciare le schiave da una ad altra strada, da un quartiere all'altro, dal centro alla periferia, da una ad altra citta', lasciando che restino schiave: no; questo implica che gli enti locali intervengano per liberare davvero le vittime di schiavitu': ed a tal fine occorre che ad esse sia riconosciuto, anche a titolo di risarcimento per le violenze da esse subite in Italia, il diritto di una permanenza legale nel nostro paese, difesa ed assistenza da parte delle istituzioni pubbliche, sostegno e rispetto, aiuto concreto e prolungato in termini di assistenza sociale ed economica, di alloggio sicuro, di tutela dalle violenze, di aiuto a trovare un lavoro legale e degno.
Pertanto con la presente lettera proponiamo a lei e alla sua amministrazione comunale un impegno in tal senso, con tre forme di intervento:
a) istituire "unita' di strada" che offrano assistenza, ascolto e possibilita' di una via d'uscita, di una alternativa degna e sicura, alle persone che si prostituiscono;
b) realizzare programmi di intervento che offrano difesa, diritti civili, assistenza sociale ed economica, alloggio ed aiuto alle persone da liberare dalla schiavitu';
c) chiedere al governo ed al Parlamento di procedere lungo la direzione indicata dalla Costituzione, dagli articoli 600-602 del Codice Penale (contro il delitto di riduzione in schiavitu'), e dall'articolo 16 della recente legge 40/98, assumendo impegni precisi (non solo normativi ma anche in termini di disponibilita' di spesa) per combattere la schiavitu' e liberare le vittime: decisivo e' che si garantisca alle persone che si riesce a liberare dalla schiavitu' una permanenza in Italia (se desiderata) in condizioni di legalita', sicurezza ed assistenza.
Ribadiamo ancora una volta che garantire diritti civili, sicurezza ed assistenza alle persone che in Italia hanno subito schiavitu', costituisce da parte delle istituzioni un dovere, anche come risarcimento per le violenze da queste persone subite nel nostro paese.
Confidiamo nella sua sensibilita' democratica e nel suo impegno per la promozione dei diritti umani e della legalita'; ritenendo che tutti i pubblici ufficiale devono essere uniti nella promozione del diritto e nella lotta contro il crimine; ritenendo che la schiavitu' in Italia, e particolarmente quella sessuale, possa essere sconfitta solo se vi sara' un impegno convinto e concreto delle istituzioni e dei cittadini di volonta' buona.
Si allega una bozza di proposta di deliberazione.
*
Allegato: bozza di proposta di deliberazione
Il Consiglio Comunale di...
rilevato che decine di migliaia di giovani donne sono vittima in Italia di schiavitu' sessuale, costrette a prostituirsi con la violenza da parte di racket criminali;
considerato che e' inammissibile che in Italia si tolleri che delle persone siano ridotte in schiavitu' (reato ovviamente previsto e punito dal Codice Penale); e' inammissibile che in Italia delle persone subiscano abominevoli violenze che configurano reati gravissimi;
considerato altresi' che e' dovere delle istituzioni democratiche applicare i principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana; e' dovere delle istituzioni democratiche promuovere la dignita' umana;
delibera
1. di promuovere un programma di politica sociale per la liberazione delle persone in condizioni di schiavitu' ed a tal fine di istituire presso il proprio assessorato ai servizi sociali uno specifico servizio;
2. di promuovere un intervento centrato sui seguenti punti:
a) intervento con unita' mobile di riduzione del danno: con autovettura attrezzata, vigile urbano, assistente sociale ed operatori, che rechino assistenza, ascolto ed ogni forma di aiuto possibile alle persone che si trovano lungo le strade in condizioni di schiavitu':
b) intervento di assistenza sociale e di orientamento ai servizi pubblici;
c) intervento di sostegno alla fuoriuscita dalla condizione di schiavitu', a tal fine mettendo a disposizione: casa-alloggio, difesa da ulteriori violenze (in collaborazione con le autorita' di Pubblica sicurezza), assistenza sociale, assistenza economica adeguatamente protratta, diritto allo studio e alla formazione professionale, corsie preferenziali di avviamento al lavoro;
d) il programma di intervento ovviamente deve prevedere che il Comune garantisca alla persona assistita la residenza legale in Italia e la certezza dei diritti che ad ogni persona devono essere assicurati (come peraltro gia' indica l'art. 16 della legge 40/98).
3. di promuovere la costituizione di strumenti informativi adeguati ed una adeguata formazione degli operatori, anche in collaborazione con il volontariato e la consulenza di operatori di comunita' e di movimenti per i diritti civili gia' attivi e qualificati;
4. di finanziare adeguatamente tale intervento e di richiedere altresi' l'intervento della Provincia e della Regione;
5. di chiedere a governo e Parlamento un impegno per la definizione di un coerente ed univoco quadro normativo di lotta contro la schiavitu' e per la liberazione delle vittime.
[Viterbo, 30 novembre 1998]
3. ALCUNE LETTURE UTILI. PAROLE DI DONNE SULLA VIOLENZA MANICOMIALE
- Franco Basaglia, Franca Basaglia Ongaro, La maggioranza deviante. L'ideologia del controllo sociale totale, Einaudi, Torino 1971, 1978.
- Franco Basaglia e Franca Basaglia Ongaro (a cura di), Crimini di pace. Ricerche sugli intellettuali e i tecnici come addetti all'oppressione, Einaudi, Torino 1975.
- Franco Basaglia e Franca Basaglia Ongaro (a cura di), Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Einaudi, Torino 1969, 1978.
- Laura Forti (a cura di), L'altra pazzia. Mappa antologica della psichiatria alternativa, Feltrinelli, Milano 1975, 1979.
- Maria Grazia Giannichedda e Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Psichiatria tossicodipendenze perizia. Ricerche su forme di tutela, diritti, modelli di servizio, Franco Angeli, Milano 1987.
- Maria Luisa Marsigli, La marchesa e i demoni. Diario da un manicomio, Feltrinelli, Milano 1973.
- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985.
- Franca Ongaro Basaglia, Manicomio perche'?, Emme Edizioni, Milano 1982.
- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia. Le parole della medicina, Einaudi, Torino 1982.
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982.
- Luigi Onnis e Giuditta Lo Russo (a cura di), La ragione degli altri. La psichiatria alternativa in Italia e nel mondo, Savelli, Roma 1979.
- Marina Valcarenghi, I manicomi criminali, Mazzotta, Milano 1975.
4. LA NONVIOLENZA IN SETTE SEMPLICI LEZIONI (E PURE IN LINGUA ITALIANA)
1. La nonviolenza come favola e come battaglia
Chi nulla sa di cosa la nonviolenza sia la scambia per una forma di pazienza, o peggio: di rassegnazione.
Sapesse invece quanto dolore e quanta furia ribolle in essa, ed essa li doma perche' vuol essere piu' forte di ogni altra forza.
Poiche' la nonviolenza questo e': lotta. La lotta interiore contro il male che e' in te, la lotta politica contro l'ingiustizia sociale.
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2. La nonviolenza come rivolta e come specchio
Non si arriva alla nonviolenza in naturalezza e letizia. Vi si arriva passando per lo strazio e per la rivolta.
Poiche' essa eminentemente e' scandalo e rivolta. E scandaglio nel profondo degli abissi. E nozione del male e della morte. E la scelta di sapere e di combattere.
E nella rivolta preservare la responsabilita' dell'io, scoprire la solidarieta' del noi, avere per il mondo quell'atto di rivolgimento amoroso che nel tu include tutti, che in tutti vede un tu, che sa la reciprocita' per cui ognuno e' anche un tu per l'altro io. "Il prossimo tuo come te stesso": e' la massima da non dimenticare.
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3. La nonviolenza come intreccio e come sentiero
Non e' autosufficiente la nonviolenza.
Non e' una teoria ma l'incrocio di molte tradizioni.
Non e' una pratica, ma una pluralita' di esse.
Non esiste di per se', e' solo un orientamento.
Non e' una cosa, sei tu che cammini con altre persone e che pensi: ecco, l'umanita' e' cammino.
E in questo cammino allevia l'altrui dolore, contrasta il male, condividi il pane, mantieni la meraviglia, sappi vedere il cielo stellato e le buche per terra, educati ed educa ad aver rispetto. Di essere vivo sii degno e di tutto cio' che incontri celebra la dignita'.
Da ogni persona - e da te stesso per primo - chiedi secondo le sue possibilita'; ad ogni persona - e a te stesso al pari degli altri - dona secondo i suoi bisogni.
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4. Ex pluribus
Tante persone alla nonviolenza si accostano, tante immagini diverse di essa tu vedi.
La nonviolenza e' nemica dell'omologazione.
La nonviolenza e' nemica dell'ottundimento.
La nonviolenza e' nemica delle tetragone certezze e degli indefettibili comandi.
La nonviolenza non e' mai ovvia, non e' mai facile.
Ogni persona deve inventarla per se'.
La nonviolenza non e' la salvezza: e' la via della lotta per la salvezza comune.
La nonviolenza non e' mai quel che se ne dice, ma sempre in nuove forme rinasce.
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5. La trama e l'ordito
La nonviolenza e' attenersi a criteri, che sempre vanno contestualizzati.
E questi criteri possono essere detti in molti modi. Ad esempio cosi'. Alla violenza, all'ingiustizia, alla menzogna, tu opponiti sempre. Abbi a cuore di salvare le vite. Non compiere il male e' gia' l'azione giusta.
O ad esempio cosi'. Coerenza tra i mezzi e i fini. La medesima cura per le ragioni e per gli esiti. Sapere che ogni gesto e' sempre anche un esempio. Preferire per se' stessi subire il male anziche' compierlo. A chiunque subisce ingiustizia recare soccorso.
O ad esempio cosi'. Cercare la verita'. Cercarla nella pieta'. Ove verita' non vi sia, recarla.
La nonviolenza e' attenzione al contesto, e in quel contesto recare una luce, una parola vera. Analisi concreta della situazione concreta. Misericordia che comprende e che lotta.
*
6. I compiti dell'ora
Ove e' oppressione, e tu combatti.
Ove e' rassegnazione, e tu suscita la lotta.
Ove e' narcosi, e tu risveglia.
Ove e' vilta', e tu scuoti.
Ove e' la rotta, e tu forma il caposaldo.
Ove sono rovine, e tu riedifica.
Ove e' devastazione, e tu ripristina possibilita' di vita.
E' una frusta morale la nonviolenza, e' la voce tormentosa e insopprimibile della coscienza della propria e dell'altrui dignita'.
*
7. Timore e tremore
Tutte le scelte sono tragiche.
Tutti i saperi sono imperfetti.
Ogni esistenza e' degna.
Ogni esperienza dolorosa.
Nulla e' fatale.
Generosa e tremenda e' la vita. Tremenda e generosa.
Alla voce che ti chiama rispondi.
5. OPPORSI ALLA GUERRA, SALVARE LE VITE
Cosa si attende ancora ad opporsi alla carneficina afgana?
Cosa si attende ancora a chiedere che l'Italia cessi di partecipare a questo immane crimine?
Cosa si attende ancora a chiedere che l'Italia torni al rispetto del diritto internazionale e della legalita' costituzionale?
Cosa si attende ancora a impegnarsi per la pace e i diritti umani in Afghanistan come in Italia?
6. LA GUERRA AFGANA, UN ORRORE CHE CI COINVOLGE
L'Italia sta partecipando alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
Sta partecipando in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.
Se il popolo italiano non si batte per il rspetto del diritto, per il rispetto della stessa legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, chi lo fara'?
Se il popolo italiano non si batte per la cessazione della guerra, a cominciare dalla cessazione della partecipazione italiana ad essa, come possiamo dire ad altri, ovunque nel mondo, di deporre le armi?
A tutte le guerre opporsi occorre.
Occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.
Occorre una cooperazione internazionale volta a salvare le vite, a promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Occorre la politica della nonviolenza.
7. OBAMA E NOI
Che alla Casa bianca da gennaio non ci sara' piu' Bush e' gia' una buona notizia.
Che per la prima volta ci sara' un afroamericano e' un'altra buona, anzi ottima notizia.
*
Che su cruciali questioni Barack Obama voglia e possa e sappia profondamente cambiare in meglio l'attualmente scellerata e catastrofica politica statunitense non solo e' speranza di tutte le persone ragionevoli, ma e' necessita' di cui l'umanita' intera e' consapevole.
Ma perche' questi radicali cambiamenti si producano occorrera' anche il nostro impegno. Il nostro impegno di lotta contro quanto vi e' di inaccettabile e fin mostruoso nella politica statunitense attuale, e non solo in quella statunitense. Il nostro impegno di solidarieta' con tutte le vittime di tutte le ingiustizie. Il nostro impegno di resistenza al male. Il nostro impegno di costruzione di giustizia e liberta'.
*
E non bastera' un cambiamento la'. Occorre anche un cambiamento qui. E ancora altrove.
E i cambiamenti necessari e urgenti per l'umanita' intera non verranno dall'alto, ma dal basso.
Lo sapevano gia' quei signori che si riunirono a Londra nel 1864 che la lotta per la liberazione delle classi sfruttate ed oppresse e dei popoli colonizzati e di tutto rapinati, la lotta per l'emancipazione dell'umanita', e' internazionale.
E questa lotta a guidarla devono essere le persone sfruttate ed oppresse, le persone vittime di violenza, le persone che devono liberare se stesse, e liberando se stesse contribuiscono alla liberazione di tutti.
E questa lotta anche del tuo aiuto ha bisogno.
*
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua opposizione alla guerra, al riarmo, al militarismo.
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua opposizione al razzismo.
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua opposizione al patriarcato.
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua lotta per la democrazia e il diritto contro tutti - tutti - i poteri criminali.
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Non altri, ma noi dobbiamo condurre qui e adesso una strenua lotta per la difesa della biosfera.
Non altri, ma noi dobbiamo costruire una societa' di persone libere ed eguali in diritti, fondata sulla cura reciproca e sulla responsabilita' comune: da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni.
*
La nonviolenza e' la via. La nonviolenza e' in cammino.
8. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NOTTE DEI CRISTALLI
[Riproponiamo questo vecchio testo del nostro buon amico Benito D'Ippolito]
Nella notte tra il nove ed il dieci novembre
dell'anno millenovecentotrentotto, nella Germania
che fu di Goethe e di Heine, di Hegel e di Beethoven
caduta in pugno alla ciurma hitleriana
fu scatenata la strage che reca
questo nome orribile di notte dei cristalli.
E tu che leggi queste spente righe
fermati a considerare
e accendi una lampada ancora
a fare luce, a far memoria delle vittime,
a tener sveglia l'umanita' sempre.
9. OPPORSI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO
Le stragi che in Afghanistan continuano.
Opporsi occorre alla guerra.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra che viola il diritto internazionale e la legalita' costituzionale.
I diritti umani si difendono con la pace e la solidarieta' che salva le vite, non con i massacri.
La pace si costuisce con il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.
*
L'eversione razzista del governo italiano e dei suoi prolungamenti negli enti locali.
Occorre opporsi al razzismo.
Si torni nel nostro paese alla legalita' costituzionale, al rispetto dei diritti umani.
Si torni alla democrazia e alla legalita' che accoglie, difende, assiste e salva ogni essere umano.
10. MIRIAM MAKEBA
Che la voce simbolo della lotta contro l'apartheid abbia pronunciato le sue ultime parole, abbia condotto la sua ultima battaglia, proprio qui in Italia contro la camorra e contro il razzismo, per un'umanita' di persone libere ed eguali, conferma con la forza dell'evidenza quali siano i compiti dell'ora qui e adesso, e quanto grande deve esser la nostra gratitudine alle sorelle e ai fratelli africani che la' come qui hanno lottato e stanno lottando per i diritti e la dignita' di tutte e tutti.
11. LACRIME PER MIRIAM MAKEBA
Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.
Contro il fascismo aveva combattuto
in Sud Africa, aveva combattuto
in America, aveva combattuto
ovunque nel mondo il fascismo assassino.
La nostra compagna Miriam Makeba
con la sua voce che resuscitava i morti.
Venne infine qui tra noi dove il fascismo
col nome di camorra col nome di governo
perseguita e assassina.
La nostra sorella Miriam Makeba
la nostra compagna Miriam Makeba.
Contro i poteri criminali tutti
lottava Miriam Makeba
per l'umanita' che e' una soltanto
lottava Miriam Makeba.
Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.
E la sua lotta tu portala avanti.
12. LE STRAGI AFGANE, L'APARTHEID IN ITALIA
Una e la stessa e' la lotta contro la guerra e contro il razzismo.
Opporsi occorre all'infinita carneficina afgana, alla guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e totalitaria cui anche l'Italia sciaguratamente scelleratamente partecipa in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale. Opporsi occorre a questo immane crimine: e la via e' nel ripudio della guerra, nella scelta della pace, nel disarmo e nella smilitarizzazione dei conflitti, nel salvare le umane vite anziche' sopprimerle.
*
Il regime della segregazione razzista ha raggiunto l'Italia: dagli enti locali al governo e' un'eruzione continua, un'orgia ribollente di razzismo istituzionale, di barbarie nazista. Con le ronde, la camorra e i sadici annidati fin nelle istituzioni ad agire come bande armate, seviziatrici, assassine. Opporsi occorre a questo quotidiano orrore, per ripristinare la legalita' costituzionale, la primazia della dignita' umana e dello stato di diritto, il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, come e' scritto in quel patto giurato sessant'anni fa dai paesi civili del mondo tutto che si chiama Dichiarazione universale dei diritti umani.
Una e la stessa e' la lotta contro la guerra e contro il razzismo.
13. GIORGIO LUTI
Giorgio Luti e' stato un maestro.
Tra i suoi libri quello che abbiamo piu' amato apparve nel 1987 nelle Edizioni cultura della pace di padre Balducci: L'utopia della pace nella Resistenza, una raccolta di lettere e testimonianze della Resistenza europea (in gran parte estratte dalle due classiche raccolte einaudiane delle lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana ed europea) aperte da un suo ampio saggio.
Nato nel 1926, aveva preso parte alla Resistenza Giorgio Luti, ed e' stato un illustre studioso della letteratura italiana e un docente universitario di chiara fama.
Qui gli rendiamo, addolorati e grati, un estremo saluto.
14. SCEGLIERE LA NONVIOLENZA
Molte cose sono controverse, ma alcune no.
Per esempio: che la guerra consiste nella massiva uccisione di esseri umani, e che essa e' quindi un immenso crimine.
Per esempio: che ogni essere umano e' portatore di diritti, e chi pretende negarli si fa nemico dell'umanita'.
Per esempio: che questa Terra e' l'unica casa comune che abbiamo, e chi la devasta alla vita di noi tutti attenta.
Per esempio: che tra l'uccidere, l'opprimere, il devastare, o invece il rispettare, l'aver cura, il recar soccorso, si deve scegliere cio' che umanita' invera e salva.
Molte cose sono controverse, ma alcune no.
15. DOPO UNA SENTENZA
La cosa piu' urgente: la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza.
16. L'ITALIA CESSI DI ESSERE COMPARTECIPE E CORRESPONSABILE DI QUESTO IMMANE CRIMINE
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan, ormai estesasi anche al Pakistan.
L'Italia cessi di essere compartecipe e corresponsabile di questo immane crimine.
Cessi la criminale partecipazione italiana a questa mostruosa guerra, partecipazione che viola il diritto internazionale e la legalita' costituzionale.
Torni l'Italia al diritto, alla civilta', all'umana solidarieta'.
Si adoperi l'Italia per la pace con mezzi di pace.
Aiuti umanitari a tutte le vittime, disarmo e smilitarizzazione dei conflitti, cooperazione internazionale contro il flagello della guerra, nitida opposizione a tutti i poteri assassini, solidarieta' concreta con tutti i popoli oppressi, anzioni positive e coerenti per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Vi e' una sola umanita'.
Occorre la scelta della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
17. IL GRANDE IMBROGLIO DEFINITIVAMENTE SMASCHERATO
[Riportiamo il seguente comunicato del comitato, dal titolo completo "Mega-aeroporto di Viterbo. Il grande imbroglio definitivamente smascherato. L'Enac e il Comune confessano: non e' possibile realizzare il mega-aeroporto a Viterbo, poiche' l'orientamento della pista non lo consente"]
Il 14 novembre 2008 la stampa riferisce che dopo anni di menzogne, mistificazioni, imbrogli, omissioni, deliri, illeciti e furfanterie di ogni genere, finalmente l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) rivela che l'orientamento della pista del sedime aeroportuale di Viterbo non consente la realizzazione di un mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma; ne consegue che la popolazione di Viterbo (come quella di Ciampino - cui si e' voluto far credere che i voli che attualmente avvelenano quella citta' sarebbero stati spostati a Viterbo) e' stata lungamente, protervamente ingannata, che la propaganda della lobby politico-affaristica del mega-aeroporto era menzognera e mistificante, che era falso che a Viterbo vi fossero le "condizioni tecniche" per realizzare in quattro e quattr'otto quell'opera dissennata e scellerata.
Citiamo testualmente dal quotidiano "Il messaggero" del 14 novembre 2008: "Aeroporto, la pista cosi' non va. Prima riunione della cabina di regia e prima tegola sullo scalo viterbese. C'e' da spostare una pista. Lo ha confermato ieri l'Enac nel corso dei lavori della cabina di regia, convocata dal ministro dei Trasporti Altero Matteoli. La pista del costruendo aeroporto cosi' non va, in quanto interferisce con il poligono militare di Monte Romano".
*
Il giorno dopo, il 15 novembre 2008, la stampa riferisce che l'assessore del Comune di Viterbo che e' stato punta di lancia della lobby aeroportuale confessa che sapeva gia' che vi era questo decisivo impedimento, e ciononostante la lobby di cui e' espressione per anni ha condotto una campagna propagandistica all'insegna del "tutto va bene, signora la marchesa" secondo la quale Viterbo aveva condizioni ottimali per la realizzazione della sciagurata opera.
Citiamo testualmente dal quotidiano "Il messaggero" del 15 novembre 2008: "Il problema e' venuto fuori ufficialmente soltanto durante la cabina di regia di ieri l'altro ed e' stato posto dai tecnici dell'Enac. 'La pista non e' buona? Noi lo sapevamo'. Aeroporto, clamorosa conferma dell'assessore Giovanni Bartoletti: 'E' tutto da rifare'". E piu' sotto: "E adesso si scopre che tutti sapevano, ma finora nessuno ha parlato".
*
In verita' era gia' ben noto che non solo la pista dell'attuale sedime aeroportuale non era affatto utilizzabile per un mega-aeroporto, ma anche che l'orientamento della stessa non consentiva la realizzazione dell'opera.
E ad esempio anche il nostro comitato lo aveva segnalato nella lettera aperta al Presidente della Repubblica del 4 agosto 2008, in cui elencando "dalla a alla z" tutti i principali palesi ed insormontabili impedimenti ad un'opera cosi' folle e criminale come il mega-aeroporto, al punto "n" avevamo ricordato, testualmente citando piu' fonti, anche "... l'impossibilita' oggettiva di allungare la pista di almeno altri due chilometri mantenendone l'orientamento e, tanto meno, di smantellare l'attuale per costruirne altra - come sostenuto da ambienti dell'assessorato al volo - disassata di 10 gradi verso nord o sud".
*
Con questa definitiva confessione da parte dell'Enac e dell'assessore del Comune di Viterbo, se fossimo in un stato di diritto la partita dovrebbe essere conclusa: quell'opera nociva e distruttiva, quel mega-aeroporto che devasterebbe l'area termale del Bulicame, quel mega-aeroporto che provocherebbe enormi danni a fondamentali beni ambientali, culturali, terapeutici, economici, scientifici, sociali, quel mega-aeroporto che danneggerebbe gravissimamente salute e sicurezza della popolazione viterbese, quel mega-aeroporto che costerebbe un immane sperpero di soldi pubblici, quel mega-aeroporto che viola leggi italiane ed europee ed e' in flagrante contraddizione col piano territoriale paesaggistico regionale e le relative norme di salvaguardia, ebbene, quel mega-aeroporto non puo' e quindi non deve essere realizzato ne' oggi ne' mai, e chi ha sostenuto il contrario ha mentito sapendo di mentire, ha ingannato sapendo di ingannare, ha imbrogliato sapendo di imbrogliare.
In uno stato di diritto, in un paese civile, in una democrazia in cui vigesse il principio di legalita' e fosse persuasione condivisa il dovere dell'onesta', ebbene, del mega-aeroporto a Viterbo non se ne parlerebbe piu', se non a perpetua vergogna della lobby che voleva imporre un gigantesco sperpero di soldi pubblici per provocare enormi danni al pubblico bene, per avvelenare la popolazione e distruggere il territorio e le sue risorse.
Ma purtroppo in questo reale nostro paese al peggio non c'e' mai fine, e quindi la lobby politico-affaristica del mega-aeroporto tentera' ancora, come gia' ha tentato, di persistere nel suo sciagurato tentativo, con ulteriori mistificazioni, con ulteriori garbugli, forte di tante, troppe complicita'.
E sara' quindi necessario per i viterbesi onesti e solleciti del pubblico bene continuare ad opporsi, con la forza della verita', con la forza della democrazia, con la forza della legalita'.
18. UNA MODESTA OPINIONE SU UN PROVOCATORE, CON UNA CODA
La colpa non e' soltanto dell'ex presidente della Repubblica Cossiga che gioca il suo osceno e irresponsabile gioco incurante delle tragedie cui possono dar adito le folli e scellerate sue parole; la colpa e' anche di questa ignobile societa' dello spettacolo che quei velenosi proclami e appelli al crimine amplifica e diffonde per tutte le vene del corpo sociale, e dell'ingenuita' o della brutalita' di tutti coloro che abboccano all'amo e corromper si lasciano dal male.
Se ci decidessimo tutti a stendere un pietoso velo di silenzio sulle truculenze verbali del presidente emerito faremmo del bene a noi stessi, al nostro paese ed anche a quel pover'uomo che fin dagli anni al Quirinale e' venuto sempre piu' perdendo ogni rispetto della dignita' umana e della verita', e finanche di se stesso e delle istituzioni che rappresentava, in un'orgia crescente di scherni e deliri, in un'identificazione con personaggi scespiriani tra folli e buffoni, tra criminali e dementi.
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Non ho bisogno che lo dica Cossiga per sapere dell'esistenza degli agenti provocatori, per sapere degli abusi e della violenza di sadici e nazisti purtroppo presenti anche negli apparati dello stato, per sapere quanti e quali orrori sono accaduti in questo paese per volonta' eversiva dei poteri dominanti.
Non ne ho bisogno perche' negli anni che Cossiga evoca c'ero anch'io, e non ho dimenticato.
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Ma so anche che questo non giustifica l'occultamento (la rimozione, in termini psicoanalitici) e quindi la riproduzione di altre criminali violenze e di altre scellerate idiozie che pure si sono date, e continuano. Perche' la forza dei provocatori e' appunti nel riuscire a indurre le loro vittime ad esser loro subalterne e speculari, ad entrare nella spirale della violenza, a lasciarsi soggiogare e plasmare dal potere che ti vuole togliere la tua dignita'. Ma tu non dimenticare mai cio' che ha scritto una volta Hannah Arendt: che si puo' sempre dire un si' o un no. E alla violenza dei provocatori tu sempre sappi dire no.
Fu riflettendo su tutto cio' che negli insanguinati anni Settanta il sottoscritto - che come molti altri capi' che occorreva decidersi a mettersi alla scuola del femminismo e farla finita con quanto di militarista, virilista, patriarcale e sacrificale vi era anche in rilevanti filoni della tradizione di lotta del movimento di liberazione dei popoli, delle classi e delle persone oppresse - venne persuadendosi che la nostra lotta richiedeva la scelta della nonviolenza. La scelta nitida e intransigente della nonviolenza. La scelta rivoluzionaria e liberatrice della nonviolenza, la scelta responsabile e umanizzante della nonviolenza. La nonviolenza, che e' la forma di lotta piu' forte e coerente ed efficace contro tutte le oppressioni, contro tutte le menzogne, contro tutte le violenze.
E con sempre maggiore chiarezza mi par di sapere ormai da molti anni che la sinistra politica - non gli apparati corrotti e totalitari e i ceti della rapina e del privilegio, ma il movimento reale delle oppresse e degli oppressi che lotta per realizzare giustizia e liberta' e riconoscere tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani e salvare la biosfera dalla catastrofe - resiste e rinasce se sceglie la nonviolenza, e se quella scelta non compie perde se stessa e viene schiacciata.
19. UNA GIORNATA A BRACCIANO
Sabato 15 novembre a Bracciano ho avuto la gioia di partecipare a una riunione della pattuglia "Pace nonviolenza solidarieta'" dell'Agesci del Lazio, che si dedica ad un impegno di formazione che dovrebbe essere condotto ovunque, ovunque.
Una lunga conversazione tra amici soprattutto su cosa sia la nonviolenza, attingendo alla storia e alla teoria, a molteplici esperienze e riflessioni e tradizioni, e ponendosi i problemi piu' tragici e piu' radicali, giacche' la nonviolenza e' lotta contro la violenza, quindi intervento in difesa dell'umanita' innanzitutto proprio laddove l'umanita' e' piu' crudelmente aggredita; una lunga conversazione tra amici su questioni enormi e complesse, ma anche un riflettere sincero e solidale sulla propria vita e i piaceri di essa (ad esempio le preferenze alimentari, quelle musicali), sul linguaggio che usiamo, su come si convive e si lavora - talora anche faticosamente - nelle esperienze associative, nei movimenti di impegno civile; un ragionare insieme tanto sulle relazioni interpersonali piu' ravvicinate quanto sui drammi del mondo che convocano la tua coscienza all'azione buona. Il tutto condito da un eccellente te' e dai dolciumi che rendono la vita meno amara.
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Con Daniele, con Ilaria, con Luigi ci conosciamo da un pezzo, ci vediamo di rado ma ogni incontro e' una festa. Con Flaminia e con Giorgio ci siamo conosciuti in questa occasione, ed e' stato come un ritrovarsi, un conoscersi da sempre.
Non faro' qui un riassunto di cio' di cui abbiamo lungamente ragionato dal primo pomeriggio fino a notte - le questioni ardue e decisive di cui la scelta della nonviolenza si occupa e consiste -, e me ne scuso.
Queste righe le scrivo solo per esprimere a queste eprsone amiche la mia gratitudine, l'affetto e la stima, l'apprezzamento grande per il loro lavoro di costruttrici e costruttori di pace. Persone belle, fortunate e fortunati quelle ragazze e quei ragazzi che lavorano con loro.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 149 del 26 marzo 2013
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