Archivi. 140



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 140 del 17 marzo 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di aprile 2006 (parte seconda)

2. Le elezioni di Baskerville

3. Contro tutti i terrorismi

4. Picciola un'orazione per Mario Tommasini

5. Minima una postilla

6. Non esiste piu'

7. Ci piacerebbe

8. Una Presidente della Repubblica partigiana, femminista, amica della nonviolenza

9. Il momento

10. Per Lidia Menapace al Quirinale

11. Uscire dalla subalternita'

12. Una comunicazione di servizio

13. Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica

14. Ancora un lutto

15. La nonviolenza e' la via

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2006 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2006.

 

2. LE ELEZIONI DI BASKERVILLE

 

Forse non sara' inopportuno che un vecchio barbogio scriva qui tre cosucce, e le scriva chiare e tonde.

*

Le elezioni politiche eleggono i membri del parlamento, non i capi di governo: la finzione della scelta diretta del premier da parte del corpo elettorale e' solo una scelleraggine golpista cui anche il cosiddetto centrosinistra si e' adeguato dal '96 in qua nella sua sostanziale crescente subalternita' a questo che e' un vecchio progetto sia del partito neofascista sia della P2.

Poiche' si eleggono i membri del parlamento il risultato della consultazione elettorale si esprime non in altro che in attribuzione di seggi alla Camera e al Senato.

Che la legge elettorale attualmente in vigore sia un'aberrazione e meriti di essere abrogata al piu' presto e' cosa di dominio pubblico, ma con essa si sono svolte le elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 ed e' invero bizzarro che proprio coloro che tale legge hanno spavaldamente imposto ora si lagnino dei risultati conseguenti alla sua applicazione.

E i risultati sono che al Senato sono stati eletti in maggioranza, sia pur di strettissima misura, i candidati presentatisi nelle liste della coalizione del cosiddetto centrosinistra; ugualmente alla Camera, ove il premio di maggioranza attribuito sulla base del collegio unico nazionale - e non su base regionale come per il Senato - enfatizza la differenza, hanno vinto, sia pure di poche decine di miglaiia di voti, i candidati delle liste della coalizione del cosiddetto centrosinistra. Tutto qui: la coalizione del cosiddetto centrosinistra ha vinto sia al Senato che alla Camera - sia pure di un soffio, ma ha vinto in entrambi i rami del Parlamento.

Che adesso, a bocce ferme e a risultati proclamati, chiunque abbia da eccepire sull'esito del voto possa adire tutte le forme di verifica e controllo previste dalla legge, e' cosa buona e giusta; ma fino a prova contraria i risultati sono validi e il Parlamento e' composto da quanti sulla base dei risultati accertati sono stati legittimamente eletti.

Quando poi il Presidente della Repubblica attribuira' l'incarico di formare il governo, e il governo si formera' e si presentera' alle Camere, ebbene, allora si vedra' se esso avra' la maggioranza dei voti dei membri del Parlamento.

E questo sul piano, come dire, aritmetico, e tecnico-giuridico.

*

Poi c'e' il piano politico.

Anche se il ceto politico e il sistema dei mass-media hanno fatto di tutto per nasconderlo (trovando anche una sconcertante complicita' in vasti settori dell'intellettualita' diffusa, quell'opinione pubblica composta da chi avendo accesso a consistenti livelli di benessere puo' permettersi di amabilmente conversare mentre sempre piu' esseri umani sono trascinati nella poverta', nell'umiliazione, nella sofferenza, nella paura, nella morte), il nocciolo di queste elezioni era la vittoria o la sconfitta del colpo di stato pianificato e in corso d'opera da parte del blocco berlusconiano (e intendiamo dire, gramscianamente, del blocco storico di cui e' stato espressione il governo Berlusconi).

Golpe bianco che aveva gia' raggiunto uno stadio assai avanzato con la recente legge che faceva a pezzi la Costituzione della Repubblica Italiana e che sara' oggetto tra alcune settimane di un referendum decisivo per la democrazia, la legalita' e la liberta' nel nostro paese, non meno delle elezioni appena concluse.

E se sul piano dell'attribuzione dei seggi il risultato del voto e' stato di una prevalenza di stretta misura del cosiddetto centrosinistra rispetto alla coalizione berlusconiana, sul piano politico il risultato e' invece di una evidenza palmare: il progetto golpista berlusconiano e' stato sconfitto.

Tutto qui.

Ed e' stato sconfitto nonostante l'astuta gestione della campagna elettorale da parte di Berlusconi e dei suoi infiniti complici (gerarchi del cosiddetto centrosinistra compresi), gestione che e' riuscita a distrarre l'attenzione da cio' che era in gioco spostandola altrove, su argomenti di gran lunga meno rilevanti come l'arte dell'ingiuria, o certe brillanti trovate come quella sull'Ici (che peraltro e' tassa ragionevolmente abolibile per la prima casa, e il cui mancato introito effettivamente surrogabile con diversa fonte).

Consapevole o meno che fosse la gran parte del corpo elettorale della posta realmente in gioco, il progetto berlusconiano e' stato sconfitto dal voto popolare. Amen.

*

Ma il fatto che il voto abbia sancito la secca sconfitta del golpe berlusconiano, non significa automaticamente che esso abbia espresso una netta vittoria del fronte democratico.

Anche perche' il fronte democratico e' stato appunto un fronte, inclusivo di soggetti assolutamente eterogenei, ed ha avuto come referente elettorale obbligato liste bloccate e dirigenze di partiti in gran parte peggio che discutibili.

E qui non diciamo delle liste inventate per sedurre la parte piu' beota dell'elettorato (esiste anche quella, anche quella vota avendone pieno diritto; cosi' come del resto esitono anche i mascalzoni e anch'essi votano avendone pieno diritto), ma delle liste maggiori.

Poiche' la coalizione cosiddetta di centrosinistra ha candidato in posizioni dominanti - imponendone quindi l'elezione - anche non pochi personaggi che non vorremmo certo incontrare in un vicolo di notte: bombardieri e squadristi, ladroni di lungo corso e pagliacci per tutte le stagioni, irresponsabili parassiti ed impenitenti totalitari, personaggi rotti ad ogni corruttela, manutengolii, vassalli ed eredi del sistema di potere che ha saccheggiato il nostro paese lungo mezzo secolo ed oltre, e - last but not least - le camarille che incessantemente con il berlusconismo hanno cercato il compromesso e trescato sottobanco.

Intendiamoci: sono state elette anche svariate brave persone, ed alcune bravissime; e comunque almeno alcuni dei partiti del centrosinistra non sono riducibili a fameliche clientele di dirigenze malversatrici (nella storia della sinistra italiana ci sono pur stati Anna Kuliscioff e Giacomo Matteotti, Piero Gobetti e Antonio Gramsci, i fratelli Rosselli e i fratelli Cervi, Placido Rizzotto e Pippo Fava, Laura Conti e Giulio A. Maccacaro, e Mario Tommasini che ci appena lasciato...); ed infine sia per necessita' obiettiva, sia per interesse materiale, sia per mera ragionevolezza, la maggioranza parlamentare dovra' pur esprimere un governo e svolgere un'attivita' legislativa che ripristini la legalita' e la democrazia abolendo almeno le leggi berlusconiane piu' spudoratamente criminali e criminogene.

Ma detto questo, c'e' ancora una terza cosuccia da dire. E diciamola dunque.

*

Ha chiarito una volta per sempre Norberto Bobbio che una democrazia si regge su due pilastri: il pilastro delle leggi e delle istituzioni, e il pilastro dei costumi e della cultura.

Per quanto attiene alle istituzioni e alle leggi, una volta salvata la Costituzione antifascista col prossimo voto referendario, una volta ristabilito il principio della separazione dei poteri, una volta riaffermato il principio di legalita', una volta abolite le leggi piu' scellerate imposte dal governo berlusconiano (ed anche alcune non meno scellerate frutto dei governi precedenti), si potra' tornare a ragionare. Con un po' di buona volonta', far piazza pulita almeno del peggio non sarebbe intrapresa particolarmente ardua.

Sul versante dei costumi e della cultura invece sara' un impegno lungo e faticoso; come ognuno intuisce, anni e anni di pervasivo rimbambimento, di spasmodica esibizione di immoralita' fino a farne paradigma di affermazione sociale, di promozione dell'ignoranza e della volgarita', di irrisione e fin negazione di ogni decenza e di ogni sentimento civile, di corruzione sfrenata e di abietta prostituzione di ogni bene e valore, ebbene, tutto cio' ha scavato in profondita', e un risanamento, una riforma intellettuale e morale non sara' un impegno lieve, ci vorra' uno sforzo tenace e protratto (e proprio perche' si trattera' di un lungo lavoro, prima si comincia a ripristinare il rispetto del vero e del giusto, l'amore del bene e del degno, la serieta' e la misericordia, e meglio e').

Un segnale che si potrebbe e dovrebbe dare subito sarebbe quello di stabilire subito la parita' di genere nelle cariche istituzionali e negli incarichi governativi: meta' donne e meta' uomini; sarebbe un buon inizio, e una riforma feconda e aggettante, di grande valore sia politico che culturale. Alcune intellettuali ed alcuni movimenti femlministi anno promosso un appello a tal fine: sarebbe interesse di tutte e di tutti che su esso convergesse il consenso persuaso dell'intera parte democratica del parlamento e del paese.

*

Ci attendono adesso due passaggi decisivi: le elezioni amministrative di maggio; il referendum costituzionale subito dopo.

Le elezioni amminsitrative, consultazioni nelle quali solitamente il cosiddetto centrosinistra ha risultati piu' favorevoli rispetto alle elezioni politiche poiche' la potenza propagandistica berlusconiana e' per ovvi motivi meno efficiente, possono notevolmente consolidare il risultato delle elezioni politiche (e favorire anche qualche processo disgregativo nella stessa coalizione berlusconiana e nella sua base di consenso elettorale). Occorre quindi che esse siano considerate non solo negli aspetti locali, ma anche nel loro valore politico nazionale complessivo: da questo punto di vista esse sono prolungamento e verifica delle elezioni politiche, ed e' essenziale che il fronte democratico sconfigga di nuovo il blocco berlusconiano ed anzi incrementi lo scarto. Pertanto almeno chi scrive quesate righe ritiene che in senso generale e globalmente occorre non solo votare per le coalizioni cosiddette di centrosinistra anche nelle elezioni amministrative ovunque possibile, ma anche sostenerle esplicitamente, se non altro per le stesse identiche ragioni per cui occorreva sostenere la coalizione cosiddetta di centrosinistra alle politiche del 9-10 aprile. Fatta salva, come e' ovvio, una verifica caso per caso, luogo per luogo.

Un'importanza particolare hanno le elezioni regionali siciliane: la vittoria di Rita Borsellino e della coalizione che si e' riconosciuta nella sua figura e quindi nel suo programma che ha al suo cuore la lotta contro la mafia, e' decisiva: decisiva a livello nazionale ed internazionale.

Cosicche' da tutta Italia, come molte e molti hanno proposto, tutte le persone di volonta' buona devono fare quanto in loro potere per sostenere la campagna elettorale di Rita Borsellino in Sicilia: innumerevoli sono le cose che si possono fare, a ciascuna e ciascuno di fare la propria parte.

E' inutile dire che se per sventura perdessimo il referendum sulla Costituzione e venisse confermata la legge di riforma costituzionale golpista, la stessa sconfitta berlusconiana alle politiche sarebbe effettualmente revocata in dubbio; l'assetto istituzionale democratico sarebbe squassato; si aprirebbe una fase politica confusa e convulsa i cui esiti potrebbero essere catastrofici. E' imperativo (nel senso dell'imperativo categorico kantiano) vincere il referendum, salvare la Costituzione repubblicana.

Quindi nessun dorma, nessuno si adagi sui discutibili allori della risicata vittoria del fronte antigolpista alle elezioni politiche, ma tutte e tutti ci si impegni per le amministrative e per il referendum. Ci attendono un paio di mesi di impegno intenso e concentrato, ed insieme occorre esercitare la massima vigilanza democratica rispetto a possibili tentativi di destabilizzazione eversiva da parte del blocco golpista.

*

Se tutto andasse nel migliore dei modi, se alla fine di giugno avessimo un presidente della Repubblica decente, un governo democratico, un parlamento rispettabile, una conferma della tenuta della democrazia nel voto amministrativo, e soprattutto la conferma della Costituzione antifascista come esito del referendum, allora, e  solo allora, si riaprira' la prospettiva di una nuova e piu' limpida dialettica politica, e si aprira' lo spazio per un'opera ad un tempo di chiarificazione e costruttiva nella direzione di una sinistra nuova, una nuova sinistra responsabile e solidale, antiautoritaria e antipatriarcale, libertaria e socializzatrice, dei diritti e dei doveri, fondata sull'assunzione persuasa della scelta pienamente consapevole della nonviolenza.

*

La scelta della nonviolenza: che non e' la pagliacciata o l'ideologia di ricambio di cui cianciano i mascalzoni che se ne riempiono la bocca per cercar di far dimenticare i loro sciagurati trascorsi sui quali hanno costruito le loro presenti carriere. La nonviolenza di cui parlano costoro e' il contrario della nonviolenza, e' vergogna ed infamia, e' ciancia e ipocrisia, e' menzogna e corruttela, e' crimine e stoltezza.

Ben altra cosa e' la scelta della nonviolenza.

E' la scelta del rigore morale e intellettuale, la scelta del riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, la scelta della lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le violenze e le menzogne, la scelta della solidarieta' con l'umanita' intera.

La nonviolenza e' hic et nunc non solo l'eredita' di Gandhi e di King, di Capitini e di Dolci, di Marianella Garcia e di Chico Mendes, di Etty Hillesum e di Simone Weil; e' anche lo sviluppo necessario del pensiero critico antitotalitario di Rosa Luxemburg e di Victor Serge, di Ernst Bloch e di Herbert Marcuse; e' l'ascolto del pensiero e delle prassi delle donne: la massima esperienza storica e teoretica nonviolenta; e' la ripresa della corrente calda della tradizione delle lotte del movimento operaio; la consapevolezza olistica della nuova ecologia; la decolonizzazione culturale e mentale che le lotte e le riflessioni degli infiniti sud del mondo da Mariategui a Mandela ci hanno insegnato; la costruzione di una societa' conviviale fondata sul riconoscimento delle differenze e sull'uguaglianza di diritti di tutte e tutti; l'inveramento delle tradizioni autenticamente liberali, libertarie e liberatrici, come di quelle socialiste e solidali; l'adeguamento della politica alle etiche fondate sulla relazione all'altro e sul principio responsabilita', l'apprendimento della lezione di Emmanuel Levinas e di Hans Jonas, di Hannah Arendt e di Guenther Anders, di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; la verace essenziale lezione delle grandi tradizioni religiose fondate sul principio dell'amore che da' vita; l'assunzione del portato delle grandi tradizioni giuridiche e dei grandi monumenti giuridici contemporanei; l'accoglimento e l'estrinsecazione di cio' che ci hanno insegnato Virginia Woolf e Simone de Beauvoir, di cio' di cui sono viventi esempi Vandana Shiva e Rigoberta Menchu'.

La nonviolenza e' in cammino.

 

3. CONTRO TUTTI I TERRORISMI

 

E' terroristica sia la strage compiuta dal singolo, sia quella compiuta dal gruppo criminale, sia quella compiuta dallo stato, sia quella compiuta dall'impresa economica o dalla formazione ideologica, sia quella compiuta dalle coalizioni ed istituzioni inter e sovrastatali.

Pensare di opporsi al terrorismo con altri atti di terrorismo il terrorismo reduplica, e moltiplica le vittime.

Delle diverse epifanie del terrorismo la guerra e' la piu' ampia e profonda, la guerra e' il terrorismo nella forma piu' massiva, piu' distruttiva.

Opporsi a tutte le guerre e' il primo passo per opporsi a tutti i terrorismi.

 

4. PICCIOLA UN'ORAZIONE PER MARIO TOMMASINI

 

"Comincio' a piovere. Accesi la mia candela"

(Jose' Maria Arguedas, El Sexto)

 

Compagni,

avendo tutta la sua vita dedicato all'impegno solidale per affermare la dignita' di ogni essere umano, contro ogni forma di oppressione, sempre accorrendo ovunque una persona soffrisse e vi fosse da lottare per la liberazione di tutti, ci ha ora lasciato Mario Tommasini.

E qui, compagni, di tutto cio' che ha fatto lo ringraziamo ancora.

Dell'esempio che ci ha donato, e che non muore, cerchiamo di essere degni, compagni.

 

5. MINIMA UNA POSTILLA

 

La cosiddetta sinistra radicale non e' meno, ma palesemente ancor piu' berlusconiana della cosiddetta "sinistra moderata" (che e' poi null'altro che un ossimoro).

Il punto e' che occorre una rottura epistemologica ed assiologica nella sinistra tutta, che la faccia finita con i residui sia di totalitarismo, sia di corruttela, sia di irresponsabilita' che ancora la asfissiano e inducono alle piu' sordide complicita' con l'oppressione, la menzogna, la violenza del sistema di potere e dell'ideologia dominanti; una rottura epistemologica ed assiologica che convochi a quella riforma morale e intellettuale che deve cominciare in te prima che negli altri, che torni alle ragioni forti della storia e della coscienza del movimento dei lavoratori, delle lotte di liberazione da ogni colonialismo, alle radici libertarie e solidali, egualitarie e cooperative delle lotte contro lo sfruttamento e l'alienazione, che assuma fino in fondo il portato dei femminismi - la maggiore esperienza di liberazione dell'eta' contemporanea.

Chiamiamo questa rottura epistemologica ed assiologica: la scelta della nonviolenza.

Non si puo' dare oggi una politica coerentemente orientata alla liberazione dell'umanita', scilicet: all'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, alla salvaguardia della natura e alla promozione della convivenza tra le persone, i popoli e le culture - e tra gli umani e il resto del mondo vivente -, se non si fa questa scelta, ad un tempo rottura e ricomposizione: rottura delle complicita' con le storiche concrezioni di male, ricomposizione di cio' che e' infinito valore ed incontro, e che l'oppressione, la menzogna, la violenza frantumano e alienano ed annichiliscono infine.

Una nuova sinistra e' possibile. E necessaria. La nonviolenza e' in cammino.

 

6. NON ESISTE PIU'

 

Non esiste piu' la politica estera, esiste solo la politica internazionale.

Una e' l'umanita', ciascuno e' responsabile di tutto.

 

7. CI PIACEREBBE

 

Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza.

Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza.

Un Presidente della Repubblica femminista.

Una Presidente della Repubblica.

Lidia Menapace.

 

8. UNA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PARTIGIANA, FEMMINISTA, AMICA DELLA NONVIOLENZA

 

Cosa potremmo desiderare di meglio di una Presidente della Repubblica partigiana, femminista, amica della nonviolenza?

Per la sua ntida e preziosa storia personale, e per le storie collettive di cui, intensamente partecipe, e' profondamente rappresentativa, Lidia Menapace, oggi senatrice, ci pare possa essere la migliore candidata possibile alla Presidenza della Repubblica Italiana.

 

9. IL MOMENTO

 

Il momento e' adesso.

Per proporre che alla Presidenza della Repubblica finalmente vada una donna, una donna della Resistenza, una donna della nonviolenza, una donna del femminismo; una donna della cultura e dell'impegno civile, una donna costruttrice di pace e di democrazia, di giustizia e di solidarieta', di legalita' e di misericordia, di riconoscimento di umanita', di affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Questa donna, lo abbiamo pensato in molte persone, e' Lidia Menapace.

Perche' questo miracolo sia possibile occorre che ogni persona che condivide questa proposta faccia la sua parte: che la diffonda, l'argomenti, la faccia conoscere fra tutte le cittadine e tutti i cittadini, e particolarmente la faccia conoscere alle persone che fanno parte del Parlamento della Repubblica Italiana e che nelle prossime settimane dovranno eleggere il nuovo capo dello Stato.

In un momento cosi' incerto e cosi' decisivo per l'Italia e per il mondo, impegnamoci affinche' alla Presidenza della Repubblica ci sia finalmente una donna, una donna della Resistenza, una donna della nonviolenza, una donna del femminismo: Lidia Menapace.

 

10. PER LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE

 

E' bastato che alcune persone cominciassero a ragionarci seriamente, al di fuori del palazzo e delle sue alchimie, perche' l'idea scaturisse fuori chiara ed esatta: al Quirinale ci vuole una persona come Lidia Menapace.

Ed e' bastato dirlo in giro perche' subito tante altre persone si associassero alla proposta.

Proposta che e' bene trovi attento ascolto da parte dei parlamentari, che del Presidente della Repubblica sono gli elettori.

*

Quali sono i compiti dell'ora?

Difendere la Costituzione, lo stato di diritto, la democrazia. E Lidia Menapace e' donna che viene dall'esperienza della Resistenza contro il nazifascismo.

Promuovere la pace e il disarmo, il dialogo e la cooperazione, affermare tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, costruire la convivenza - civile, saggia, solidale - tra le persone come tra i popoli come tra gli esseri umani e la natura. E Lidia Menapace e' una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino.

Non permettere piu' che meta' del genere umano opprima e deneghi l'altra meta' del genere umano. E Lidia Menapace e' una delle figure piu' belle del movimento e del pensiero delle donne.

*

Oggi e' il 25 aprile: oggi noi diciamo che in nome di tutto cio' che il 25 aprile rappresenta noi vogliamo Lidia Menapace Presidente della Repubblica.

A tutte le persone che ci leggono, e che condividono questa opinione, noi chiediamo di impegnarsi a sostenere e diffondere la proposta che Lidia Menapace divenga il prossimo capo dello Stato.

 

11. USCIRE DALLA SUBALTERNITA'

 

Non c'e' nessun motivo per cui la discussione sulla scelta del Presidente della Repubblica debba essere sequestrata nelle segrete stanche in cui oligarchiche leadership del ceto politico prendono decisioni - gravi, fondamentali decisioni che riguardano tutti -, sulla base di lotte intestine, equilibri interni o interessi particolari di ristrette camarille.

Proprio perche' il Presidente della Repubblica "e' il Capo dello Stato e rappresenta l'unita' nazionale" ed e' nel nostro ordinamento giuridico un organo istituzionale che ha le funzioni e i rilevantissimi poteri (come quello fondamentale di promulgare le leggi) conferitigli dagli articoli 87 e 88 della Costituzione della Repubblica Italiana (quella vera, non l'infame caricatura golpista che un colpo di mano criminale ed eversivo ha cercato di imporre qualche mese fa e su cui si terra' in giugno un importantissimo referendum in difesa della legalita'), la discussione sulla sua scelta deve coinvolgere l'intera popolazione. Certo, poi saranno i membri del Parlamento ad eleggerlo, ma sarebbe bene che l'elezione avvenisse dopo un dibattito non solo trasparente, ma realmente partecipato, e sulla base di criteri, valori e ragioni esplicitamente espressi, pubblicamente argomentati e discussi, democraticamente esaminati con la piu' ampia e consapevole partecipazione popolare possibile.

Per questo non e' affatto bizzarro o velleitario che persone sollecite del pubblico bene, associazioni e movimenti impegnati per la democrazia, la pace, la dignita' umana di tutti gli esseri umani, la salvaguardia e promozione di un saggia, civile, responsabile e solidale convivenza tra le persone, i popoli e le culture, e tra gli esseri umani e la natura, prendano la parola per avanzare una proposta.

E proporre la scelta come Presidente della Repubblica di una persona come Lidia Menapace e' il modo migliore per onorare la democrazia e le istituzioni dello stato di diritto, per promuovere giustizia e liberta', legalita' e solidarieta'.

Per inverare finalmente anche nella scelta del Capo delo Stato i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, quella Costituzione presidio delle nostre liberta', che Lidia Menapace ha personalmente contribuito a donarci con la sua partecipazione alla lotta contro la barbarie nazifascista, e con il suo limpido impegno civile lungo tutta la storia dell'Italia repubblicana.

 

12. UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

 

Ci stanno pervenendo centinaia e centinaia di messaggi di sostegno alla proposta di Lidia Menapace Presidente della Repubblica; persone provenienti dalle piu' diverse esperienze, tutte desiderose che Lidia Menapace diventi Capo dello Stato, garante della Costituzione, prima rappresentante del nostro paese, punto di riferimento per l'intero popolo italiano.

E' commovente questa corale mobilitazione, e certo e' frutto luminoso della storia di Lidia Menapace, della bellezza della sua persona: chiunque ha avuto modo di conoscerla ne ritiene vivissimo un ricordo.

E naturalmente e' anche frutto ulteriore della campagna - promossa da Marcella Bravetti e da tante altre - che mesi fa raccolse moltissime adesioni a sostegno della proposta che Lidia fosse nominata senatrice a vita: purtroppo il capo dello stato in carica perse quell'occasione di fare un dono prezioso al paese e preferi' altre scelte, ma certo quella raccolta di firme ha sedimentato una persuasione e una fiducia. E naturalmente il fatto che Lidia sia ora comunque senatrice, in quanto eletta con straordinario consenso alle recenti elezioni politiche, e' anch'esso un dato significativo che ha ulteriormente contribuito a far si' che tante persone trovino ora di una solare evidenza che Lidia sia la persona giusta per il Quirinale.

E' con gioia profonda che sentiamo manifestarsi e crescere questa convinzione di tante e tanti. E si parva licet componere magnis, un piccolo effetto collaterale di tutto cio' e' che essendo cosi' numerose le dichiarazioni di affetto, attenzione e sostegno a Lidia che ci stanno pervenendo, da oggi le presentiamo qui senza apporre le consuete notizie biobibliografiche sugli autori e le autrici di esse per dedicare tutto lo spazio alle parole delle eprsone amiche che si stanno impegnando per questa buona intrapresa; e rinunciamo altresi' a pubblicare ancora un elenco completo delle adesioni, che sarebbe ormai un repertorio onomastico elefantiaco. Si pensi che stiamo ancora pubblicando le adesioni pervenute nelle prime ore da quando la proposta di Lidia presidente ha iniziato a circolare, e che solo domani riusciremo a cominciare a pubblicare le adesioni pervenute ieri.

Naturalmente saremo grati a  tutte le persone e le associazioni che continueranno a  mandarci i loro interventi, e a darci notizia di altre iniziative e riscontri, sollecitando nel contempo ancora una volta tutte e tutti a prendere iniziative ovunque per far conoscere la proposta di Lidia Menapace Presidente della Repubblica, innazitutto scrivendo ad altre persone amiche, alle associazioni e alle istituzioni, a tutti i mezzi d'informazione, ai parlamentari che ben presto dovranno eleggere col loro voto il nuovo Presidente della Repubblica: la nuova Presidente della Repubblica.

Grazie, e avanti.

 

13. PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 

Lidia Menapace Presidente della Repubblica e' una scelta cosi' naturale, cosi' giusta, cosi' buona, che ogni persona che ci ragionasse sopra con limpido sguardo ed animo sincero e fosse sollecita del bene di tutti e dell'umana dignita', dello stato di diritto e della democrazia, della pace e della solidarieta', non puo' che riconoscerla come un dono prezioso a tutte e tutti fatto.

Parliamone nelle piazze, intoniamolo dai tetti, facciamolo sapere ad ogni persona che in questo nostro paese vive, ed anche e soprattutto a quei mille parlamentari che tra non molto dovranno col loro voto eleggere il capo dello Stato: fervidamente noi li preghiamo di scegliere Lidia Menapace.

 

14. ANCORA UN LUTTO

 

Giunge ora notizia dell'ennesima strage nell'Iraq martoriato dalla guerra e dal terrorismo (ma le due cose sono una sola e la stessa).

Ogni vittima ha il volto di Abele.

A tutte le uccisioni, a tutte le guerre, a tutti i terrorismi occorre opporsi. Sempre.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Nulla abbiamo ritenuto di cambiare di questo fascicolo monografico sulla proposta - sulla necessita', sull'urgente necessita' - di avere a capo dello Stato una persona che contro la guerra e contro il terrorismo si e' sempre, sempre, sempre battuta.

 

15. LA NONVIOLENZA E' LA VIA

 

Le armi servono per uccidere. Tutte le guerre consistono della commissione di omicidi di massa. Tutti i gruppi armati, dal commando terrorista all'esercito imperiale, sono al servizio della morte, sono nemici dell'umanita'.

Per fermare le stragi occorre il disarmo, occore la smilitarizzazione, occorre una politica di pace con mezzi di pace, una politica che salvi le vite, non che le sopprima.

Occorre la scelta della nonviolenza.

La nonviolenza e' la politica del XXI secolo.

La nonviolenza e' la via per la salvezza dell'umanita'.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 140 del 17 marzo 2013

 

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