Archivi. 139



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 139 del 16 marzo 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di aprile 2006 (parte prima)

2. Una dichiarazione di voto

3. Ardita un'opinione sulle tasse

4. Lorenzo Milani

5. Un voto contro

6. Una lettura laica dei cinque pilastri dell'islam

7. Un sospiro di sollievo

8. Alcune minime postille

9. Tre banali osservazioni

10. De cartusiani desperationibus

11. Leggere Fatema Mernissi

12. Su "L'harem e l'Occidente" di Fatema Mernissi

13. Ancora alcune letture di Fatema Mernissi

14. Puntuale come la morte

15. Le amministrative e il referendum

16. Una postilla

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2006 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2006.

 

2. UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Per favore, non stiamo a parlare delle scempiaggini e delle pagliacciate con cui il primo ministro tenta distrarre l'attenzione da cio' che conta e ridurre tutto a suburra.

Di cio' che conta occorre parlare per giudicare, per decidere, per esprimere un voto che salvi la cosa pubblica dalla catastrofe.

*

Decidere se siamo dalla parte della mafia o dalla parte di chi la combatte.

Decidere se siamo dalla parte degli sfruttatori o degli sfruttati.

Decidere se preferiamo la guerra di tutti contro tutti o lo stato di diritto.

Decidere se siamo dalla parte dei razzisti e dei golpisti al potere o della Costituzione repubblicana scaturita dalla lotta antifascista.

Decidere se della natura pensiamo che sia uno scrigno da forzare e saccheggiare o una casa comune e un sistema vivente di cui siamo noi stessi parte in cui vivere e convivere.

Decidere infine se deve proseguire il regime del patriarcato che nega piena dignita' umana a meta' del genere umano o se prendiamo sul serio quella dichiarazione secondo cui tutti gli esseri umani hanno uguale diritto alla vita, alla liberta', alla solidarieta'.

*

A chi mi chiede per chi voto alle prossime elezioni politiche, rispondo: per la coalizione di centrosinistra che si oppone alla coalizione berlusconiana; e per il solo, semplice fatto che si oppone alla coalizione berlusconiana.

Perche' solo con la sconfitta della coalizione berlusconiana si potra' difendere, salvare, promuovere la Costituzione repubblicana, la legalita', la democrazia nel nostro paese.

 

3. ARDITA UN'OPINIONE SULLE TASSE

 

Lessi nella Costituzione della Repubblica Italiana (per gli archeologi: all'articolo 53): "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita' contributiva. Il sistema tributario e' informato a criteri di progressivita'".

Mi e' sempre sembrata una buona idea.

*

Ci sono beni che devono essere comuni.

Ci sono servizi che devono essere pubblici.

Ci sono cose che devono essere fatte insieme.

Non e' sulla rapina e sul furto che si puo' fondare la convivenza. Non e' sul solipsismo che si basa una societa'.

Un ordinamento giuridico e' l'opposto dell'egoismo assassino.

Senza solidarieta' non si da' umanita'.

E' ancora il nostro quell'antico motto: da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni.

 

4. LORENZO MILANI

 

Lorenzo Milani e' uno dei grandi maestri dell'Italia civile.

Nei due testi poi raccolti ne L'obbedienza non e' piu' una virtu' don Milani compendia argomenti che avevano gia' avuto un lungo corso nella pubblicistica antimilitarista del movimento operaio.

Chiunque abbia anche solo sfogliato "L'Asino", la rivista socialista primonovecentesca di Podrecca e Galantara, o visto le vignette di Scalarini, o letto qualcosa della vasta pubblicistica marxista e anarchica otto-novecentesca, sa bene che pressoche' tutto quanto scrive don Milani gia' era stato detto e ripetuto li' infinite volte.

La novita', la rottura milaniana e' nel fatto che un prete cattolico riprenda, riscopra e ridica quelle cose, e che le dica da prete, da educatore, da testimone.

E le dica con un linguaggio anch'esso nuovo, fresco, illuminante nella sua semplicita', nel suo rigore, nella sua nettezza.

Le due lettere raccolte ne L'obbedienza non e' piu' una virtu' costituiscono il testo forse piu' influente nella riflessione sulla pace e sulla guerra in Italia nel secondo Novecento.

Insieme alla grande opera collettiva della scuola di Barbiana, la Lettera a una professoressa su cui si sono formati tanti educatori e militanti,

L'obbedienza non e' piu' una virtu' costituisce un lascito grande, e un incessante appello.

Certo, poi, di Lorenzo Milani occorre leggere anche almeno Esperienze pastorali (che fu il suo unico vero libro) e almeno le due piu' importanti raccolte delle lettere (quelle alla madre disponibili da tempo anche in una edizione condotta con criteri rigorosi); ma bastera' leggere la Lettera ai cappellani militari e la Lettera ai giudici per riceverne pieno il messaggio, folgorante la parola, viva la speranza.

Ancora ci interpella, ancora ci convoca all'azione Lorenzo Milani.

 

5. UN VOTO CONTRO

 

Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il presidente del consiglio usi un linguaggio da postribolo: certo, e' disgustoso, ed e' anche sintomatico di una weltanschauung. Ma non e' sull'incontinenza verbale che si esprime un voto.

Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il modello di societa' che essa propone sia una novita'. Poiche' e' il medesimo modello di societa' che ha trionfato in Italia da trent'anni a questa parte e di cui sono ugualmente seguaci e usufruttuari anche i settori del ceto politico e del potere economico che al blocco berlusconiano si oppongono e che si sono totalitariamente insignoriti della coalizione elettorale avversa.

Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. Perche' essa e' un'associazione a delinquere. Una cricca criminale. Un'organizzazione eversiva.

Perche' e' eversione aver fatto strame della Costituzione della Repubblica Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.

Perche' e' criminale commettere reati e - forti del potere politico, dell'infeudamento dell'organo esecutivo e di quello legislativo dello stato - imporre leggi anomiche e criminogene per restare impuniti.

Perche' personaggi e partiti politici che predicano e praticano il razzismo costituiscono associazioni a delinquere; perche' personaggi e gruppo di potere contigui alla mafia costituiscono associazioni a delinquere; perche' i gruppi nazifascisti costituiscono associazioni a  delinquere.

Ed e' scellerato ed infame che sia consentito alla criminalita' organizzata di impadronirsi dello stato. E' gia' accaduto in Italia. Abbiamo visto le atroci conseguenze. I fondatori della Repubblica Italiana - che avevano ancora negli occhi i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale - giurarono che non sarebbe accaduto mai piu', e questo scrissero nella Costituzione.

E cosi', almeno noi, lo abbiamo detto chiaro e  tondo quel che pensiamo.

*

Per votare contro la coalizione berlusconiana occorrera' votare per la coalizione cosiddetta di centrosinistra. Pazienza. E' necessario.

E' necessario votare la coalizione cosiddetta di centrosinistra perche' essa e' oggi il referente elettorale unico possibile dell'intero fronte non antidemocratico che si oppone alla barbarie; perche' sic stantibus rebus solo la vittoria della coalizione cosiddetta di centrosinistra ha come effetto la sconfitta del blocco eversivo e criminale berlusconiano.

Ma ci si risparmino le sciocchezze, come quella secondo cui la coalizione cosiddetta di centrosinistra sarebbe l'odierno Cln: suvvia, un po' di rispetto per la Resistenza; o come quella secondo cui la coalizione cosiddetta di centrosinistra sarebbe per la pace, infarcite come sono le sue liste di criminali di guerra corresponsabili delle stragi jugoslave del 1999; o come quella secondo cui sarebbe baluardo della Costituzione quando con le valige gia' in mano il precedente governo cosiddetto di centrosinistra per primo manomise la Costituzione con un colpo di mano tanto ridicolo quanto sciagurato; o come quella secondo cui essa sarebbe sollecita dei diritti umani quando nel 1998 il governo Prodi riapri' in Italia i campi di concentramento; o come quella secondo cui vi sarebbero in essa partiti aperti alla nonviolenza quando essi candidano squadristi, bombardieri, adoratori della violenza e totalitari non pentiti. E fermiamoci qui.

Ci si risparmino le sciocchezze. Non si pretenda di ingannarci.

Certo, poi ci fa anche piacere che in varie liste del cosiddetto centrosinistra vi siano anche persone che amiamo e stimiamo, e che speriamo vivamente possano essere elette in parlamento. Sono poche, ma ci sono.

*

Voteremo con piena convinzione, ma senza illusioni ne' deleghe, la coalizione cosiddetta di centrosinistra. Per sconfiggere la coalizione berlusconiana, e solo per questo. E' necessario.

E continueremo la nostra lotta per la liberazione delle persone, delle classi e dei popoli oppressi; per difendere e preservare la natura, la cui distruzione significa la morte di tutti; per la legalita' democratica e la civile convivenza contro ogni crimine e sopruso; per un'umanita' di persone libere, eguali in diritti, ciascuna diversa da ogni altra, ciascuna con ogni altra solidale, poiche' vi e' una sola umanita'.

Continueremo ad opporci alla violenza e alla menzogna. Continueremo lungo questa via che chiamiamo nonviolenza, degnificazione e salvezza dell'umanita'.

 

6. UNA LETTURA LAICA DEI CINQUE PILASTRI DELL'ISLAM

 

Quando ai miei studenti presento l'islam, prima di leggere nelle migliori versioni italiane disponibili e commentare col rigore filologico che occorre alcune sure del Corano, traduco e spiego loro il significato di alcuni termini decisivi, e in primo luogo questa bella parola "islam", che rettamente intesa significa l'abbandonarsi alla volonta' sommamente buona, la rinuncia alla propria prepotenza per abbracciare il bene comune, scegliere la giustizia, accostarsi alla nonviolenza, darsi alla misericordia; qualcosa che tiene della mitezza, della mansuetudine e della benevolenza, e che ha una fortissima consonanza col concetto gandhiano di satyagraha (l'afferrarsi a quella verita' - l'essere afferrati da quella verita' - che e' tale perche' e' la consistenza del sommamente buono: e relazione, e prassi, incontro e poiesi).

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Poi illustro quali siano i "cinque pilastri dell'islam", e come essi ci convochino tutti a una meditazione ulteriore, quali che siano i nostro convincimenti religiosi o filosofici, quale che sia il nostro orizzonte metafisico o esistenziale.

E propongo loro la seguente modesta interpretazione laica dei cinque pilastri dell'islam, che di seguito riassumo in poche parole.

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Il primo pilastro. La testimonianza di fede

Essa si compone di due elementi:

a) l'attestazione di fede che non vi e' altro Dio che Dio, vale a dire l'affermazione dell'unicita' del bene. Al d la' dei diversi punti di vista, dei singoli tragitti esistenziali, delle differenti culture, vi e' questo convivio, questo incontro, questa unica fonte; questa proclamazione umana dell'unicita' del bene e' cio' che Gandhi chiama satyagraha. Non puo' esservi un bene mio che sia anche un male tuo, il bene autentico o e' di tutti o non e'.

b) E l'aggiunta che la voce, la verita' di Dio, del sommo bene, viene attraverso l'azione umana dell'umano interprete, di chi parla dinanzi agli altri, di chi convoca al dialogo, al dire e all'ascoltare, di chi reca e convoca alla parola, e a quell'incontro verace che della parola fa uso per restituire umanita' condivisa, per chiamare alla risposta, alla responsabilita': la voce del profeta. Il bene non e' estraneo all'umano, il bene si esprime attraverso l'umano, e' la voce di un essere umano che reca la parola del bene, del sommo bene. Sono gli esseri umani che inverano il bene: e l'assolutamente altro si da' solo nella relazione. L'io incontra il bene nel vedere il tu, e nel rispondergli (Emmanuel Levinas e Hans Jonas hanno scritto su questi essenziali argomenti libri indimenticabili).

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Il secondo pilastro. La preghiera comune e quotidiana

Tre aspetti segnalo:

a) La preghiera comune: la condivisione, lo stare insieme anche nella verticalita'; l'azione collettiva, la dimensione comunitaria: "noi siamo gli altri", noi siamo con gli altri; e nella relazione, nello stare insieme, allora Dio, il sommo bene, e' con noi.

b) La preghiera quotidiana e reiterata: ogni giorno tu devi scegliere il bene; ogni giorno devi fare la cosa giusta, ogni giorno devi essere presente a te stesso, ogni giorno tu decidi del tuo contributo alla vita del mondo.

c) E ogni giorno, ed insieme agli altri, tu devi esser cosciente dei tuoi limiti e devi contrastare la tua hybris, la violenza che pure e' presente nel lago del tuo cuore; ogni giorno devi condurre la tua lotta contro te stesso, ogni giorno devi accorgerti dell'altro e degli altri, dar loro spazio, dar loro ascolto, dar loro aiuto.

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Il terzo pilastro. Il dono doveroso

Anche qui almeno due aspetti.

a) Quello originario: l'elemosina, la carita' (nel senso dell'espressione popolare "fare la carita'"), giacche' la carita' e' un fare che riconosce e socializza, che schiude e condivide, che istituisce la convivenza civile, sociale, umana.

L'elemosina, la redistribuzione delle ricchezze, il mettere in comune cio' che alla tua sopravvivenza avanza significa questa coscienza, questa persuasione: che vi e' un'unica terra, un'unica vita condivisa, che il mondo e' di tutti; e la consapevolezza che non e' vero che e' solo il lavoro che produce la ricchezza: e' la natura, il lavoro e' il lavoro sulla natura, con la natura e per la natura; ma la natura e' il giardino in cui siamo ad un tempo ospiti e parte, guardiani e frutto, respiro e parola condivisa.

b) E quello istituzionale, afferente alla societa' regolata da norme e istituti: il dovere di contribuire alla res publica, all'ordinamento giuridico che invera i diritti di tutti e massime di chi piu' ha bisogno di aiuto.

L'imposta: le tasse si devono pagare poiche' le risorse devono essere condivise e anche di cio' che lecitamente hai guadagnato tu devi farne parte all'umanita' incarnata nelle altre persone oltre che in te.

Poiche' unica e' la famiglia umana, e a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani devono essere riconosciuti. E cio' che per te e' di piu', che va oltre la soddisfazione degli autentici concreti bisogni individuali, tu devi restituirlo agli altri, e innanzitutto a chi ha di meno, perche' rapinato, perche' offeso, perche' abbandonato. Pagare la giusta imposta che giova a chi ne ha bisogno significa sentirsi e farsi responsabili, e' una delle forme in cui si risponde all'appello del volto muto dell'altro.

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Il quarto pilastro. Il digiuno

Il digiuno, poiche' la fame e' la nostra comune fondamentale esperienza, e quindi dobbiamo saperla affrontare e condividere. Condividi il pane: e' l'origine etimologica della bella parola "compagno, compagna". E condividi la mancanza di pane. Non solo: il digiuno e' anche il modo con cui ci richiamiamo a noi stessi, assumiamo responsabilita' del dolore del mondo, ci facciamo carico. Ed e' anche lo strumento ermeneutico attraverso cui ci facciamo prossimi agli esseri umani piu' deprivati, sfruttati, rapinati, impoveriti, umiliati e offesi.

L'esperienza del digiuno, che Gandhi considerava lo strumento estremo della lotta nonviolenta, quello ultimo da utilizzare nella progressione dei mezzi, quello invincibile nella sua forza disvelatrice.

L'esperienza del digiuno, che dovresti fare prima di ogni prova, come sapeva Danilo Dolci.

L'esperienza del digiuno, solo dopo la quale tu puoi attentarti a prendere la parola nella pubblica piazza, a farti colui che parla davanti alle altre persone, per le altre persone: questo rivela ad esempio quel luogo per molti altri aspetti ancora prezioso e sconvolgente che puoi leggere in Matteo, 4, 1-11.

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Il quinto pilastro. Il pellegrinaggio

La consapevolezza che siamo esseri umani in cammino, uomini e donne che non hanno un luogo in cui stare, ma un viaggio da compiere, che la via sei tu a farla, come in quei versi di don Antonio Machado. E che ognuno di noi tiene dell'Abramo e dell'Odisseo. E che in quanto viandanti dobbiamo essere aperti alla scoperta e all'incontro: e' meraviglioso questo andare. E che i viandanti camminano leggeri, hanno solo una bisaccia e un bastone, sanno che accumulare ricchezze significa accumulare ostacoli al cammino, zavorra che paralizza, e impedisce l'incontro.

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Jihad: una lettura e un'iniziativa nonviolenta contro tutte le uccisioni Questo all'incirca dico, e dico poi anche del significato autentico, originario, teologicamente fondato e fecondo, del concetto di Jihad: che occorre rispettare, difendere e salvare tutti, poiche' siamo una sola umanita', che occorre unire nel vero, nel buono, nel giusto, unire nella nonviolenza, poiche' la violenza e la menzogna fratturano, opprimono, decreano. E dico che nel campo semantico del termine arabo classico "jihad" decisivo e' innanzitutto il concetto di lotta interiore, il "grande jihad" che e' la lotta contro il male che e' in noi stessi, non fuori di noi; il fascismo contro cui dobbiamo combattere non altri ma noi stessi lo rechiamo, ed e' contro esso che va condotta la prima lotta, la lotta giusta, la lotta buona: per salvare le vite, per rendersi degni di essere esseri umani.

Quale oscenita' pensare che una religione che invita alla mansuetudine possa essere sfruttata per giustificare la violenza, l'oppressione, l'omicidio.

Quanto e' urgente che anche su questo versante si smascherino, si denuncino le ideologie della violenza che offendono la radice profonda e luminosa delle grandi tradizioni religiose.

Quanto e' necessario che anche nell'islam, come nel cristianesimo, come nell'ebraismo che e' padre ad entrambi, si contrasti infine inflessibilmente ogni violenza, ogni uccisione, che e' sempre blasfema, che e' sempre satanica, che e' sempre essa violenza nemica degli esseri umani, nemica del mondo che vive, nemica del sommo bene.

Quante volte le religioni sono state utilizzate per mobilitare al crimine, all'uccisione, alla strage: e' giunta l'ora per tutte e per tutti che anche nelle religioni si faccia chiarezza, e che di esse si affermi senza piu' equivoci ed ambiguita' quel nucleo essenziale che si compendia nel comune comandamento: non uccidere.

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All'ascolto del Corano

E solo allora leggo, mettendo a confronto alcune delle migliori e piu' note versioni italiane (quelle di Alessandro Bausani, Martino Mario Moreno, Federico Peirone, Hamza Roberto Piccardo) alcune sure del Corano, a cominciare dalla sura CXII che recita: "Nel nome di Dio, clemente e misericordioso! Di': 'Egli, Dio, e' uno, Dio, l'Eterno. Non genero' ne' fu generato e nessuno Gli e' pari'" (ho usato qui la bella traduzione di Bausani, ma i miei studenti avverto che il Corano per chi aderisce all'islam e' intraducibile - per le note ragioni che qui sarebbe troppo lungo esplicitare e discutere - e va letto nella lingua in cui e' scritto). E ne commentiamo la straordinaria ricchezza concettuale.

Muovendo da quel costantemente reiterato "In nome di Dio, clemente e misericordioso": la clemenza e la misericordia come attributi del sommo bene, suo nome e sua legge. La clemenza e la misericordia, che siano anche la tua scelta.

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Tu non uccidere, tu salva il mondo

A me, amico della nonviolenza, materialista della scuola di Lucrezio e Diderot, di Feuerbach e Marx, di Leopardi e Timpanaro, di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt, questo dicono queste antiche parole. E il mio cuore consente. In questo messaggio con altro linguaggio ritrovo cose che mi sono care, e che tutte le grandi tradizioni religiose e laiche che donne e uomini hanno pensato, detto e vissuto, recano in dono e in retaggio e in promessa ed impegno all'umanita' intera: tu non uccidere, tu reca soccorso, tu non gravare, tu degnifica l'umanita', tu salva il mondo. All'appello al vero e al bene sappi dire di si'. Fallo tu, sii tu quel bene che vorresti trovare nel mondo.

 

7. UN SOSPIRO DI SOLLIEVO

 

La sconfitta, sia pur di misura, della coalizione berlusconiana e' una vittoria della democrazia.

Occorre che la democrazia vinca anche nel prossimo referendum sulla Costituzione, per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana cosi' come la scrissero i fondatori del nostro ordinamento giuridico, e cancellare il golpe compiuto dal governo berlusconiano con uno dei suoi ultimi colpi di coda. E questo sara' ancora una volta compito dell'intero popolo italiano.

Ed occorrera' anche un'azione parlamentare di profonda bonifica del corpus legislativo, abolendo le leggi criminali imposte in questi ultimi anni dal governo della malavita: come - un esempio fra tutti - quella scelleratissima che da' a chiunque licenza di uccidere (la recente legge 59/2006 che modifica l'art. 52 del codice penale, una legge che costituisce una vera e propria istigazione all'omicidio).

*

La sconfitta della coalizione berlusconiana e' una vittoria della democrazia. Non e' ancora una vittoria della legalita', della pace, dei diritti umani: perche' sia anche tale occorrera' che il nuovo parlamento, e il governo che godra' della sua fiducia, compiano atti che al ripristino della legalita', alla scelta della pace, all'inveramento dei diritti umani di tutti gli esseri umani siano effettualmente ordinati: atti limpidi, coerenti e cogenti.

Crediamo che molto possa essere fatto, debba essere fatto.

*

Ma basti per oggi che sia stata sconfitta la coalizione berlusconiana.

Questo era il compito dell'ora.

E nulla vogliamo adesso dire della coalizione cosiddetta di centrosinistra, che e' stato necessario e giusto votare: cosa pensiamo delle sue leadership (entro cui pure non mancano brave e care persone), e delle ideologie e degli interessi di cui sono portatrici, ad un tempo parassitarie e vassalle, e' ben noto. E non sono certo cose belle da dire.

*

Ma certo ci colma di gioia anche il fatto che persone amiche che molto ammiriamo, e rappresentative di esperienze che molto ci stanno a cuore, siano state elette in parlamento, e valga un nome per tutti, quello di Lidia Menapace.

*

Si pone oggi, a noi sembra, l'esigenza, anzi l'urgenza, che le persone amiche della nonviolenza - ereditando, unificando e inverando la coscienza e le lotte, le aspirazioni e i programmi dei soggetti sociali e del blocco storico degli sfruttati e delle sfruttate, delle oppresse e degli oppressi - escano da ogni subalternita', si liberino da ogni sudditanza e marginalita', da ogni ambiguita' e confusione, da ogni irresponsabilita' ed effettuale complicita' con gli autori di condotte deliranti e delittuose, e comincino a porsi il problema di costruire un'alternativa politica fondata sui principi del riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani; sul ripudio nitido e intransigente della violenza e della menzogna; sul rispetto dell'altra persona, delle diverse culture e della natura; sulla scelta del disarmo integrale, del mutuo soccorso, della cooperazione fra tutte e tutti: collocandosi tutte e tutti in primo luogo alla scuola del pensiero e delle prassi delle donne.

Per porre qui e adesso l'obiettivo concreto e immediato dell'uscita dell'umanita' da questa preistoria. Prima che sia troppo tardi.

La nonviolenza e' in cammino.

 

8. ALCUNE MINIME POSTILLE

 

La prima: il terrorismo, nessuno lo ha saputo dimostrare meglio di Marx, e' sempre nemico dell'umanita' e quindi di chi lotta per la liberazione dell'umanita'.

La seconda: e' giunta l'ora di un cambio di strategia da parte della comunita' internazionale nei confronti dei paesi guidati da regimi dittatoriali e/o da gruppi criminali o che compiono atti criminali. Non sanzioni che reduplicano l'oppressione sui popoli, ma aiuti umanitari alla popolazione con una cooperazione dal basso che sia ad un tempo sostegno concreto alla sussistenza materiale ed effettuale promozione di democrazia autocentrata: un'idea regionevole sarebbe affidare la gestione degli aiuti internazionali a cooperative di donne.

La terza: la vittoria elettorale di un'organizzazione totalitaria e terrorista come Hamas in elezioni relativamente democratiche (ma anche in Italia e in Germania in elezioni relativamente democratiche poterono prevalere fascisti e nazisti) e' una tragedia che aggrava ma insieme segnala una tragedia preesistente; Hamas ha vinto le elezioni non tanto perche' sia un gruppo terrorista, ma per un insieme di altri fattori che tutti richiedono una presa d'atto e un'analisi, da cui far discendere scelte conseguenti: la corruzione nel gruppo dirigente dell'Anp; l'aver offerto Hamas servizi assistenziali a una popolazione terribilmente oppressa e denegata, l'essersi essa proposta come portatrice di valori - religiosi e nazionali - in cui molti hanno sentito di riconoscersi, l'essersi presentata agli occhi di molti - ed in particolare dei piu' diseredati - come credibilmente impegnata contro la corruzione della leadership laica palestinese e come intransigentemente avversa all'occupazione militare israeliana - ferocemente oppressiva e sovente assassina e fin stragista - di cui il popolo palestinese dei Territori e' vittima; ed e' tragico e paradossale, ma evidente e ineludibile, che nel voto ad Hamas - un'organizzazione totalitaria e terrorista - ha sciaguratamente trovato espressione anche la legittima rivendicazione della popolazione palestinese della propria dignita' di persone e di popolo. Ma se questo e' accaduto e' accaduto anche perche' la solidarieta' internazionale (le organizzazioni internazionali, gli stati, gli attori cosiddetti non governativi) non ha saputo sostenere con efficacia il processo di pace, non ha saputo farsi carico di promuovere i diritti e il benessere della popolazione palestinese, non ha saputo far nascere lo stato palestinese a fianco dello stato di Israele, facendosi concretamente garante della sicurezza dei due popoli e dei due stati. Che fare dunque? Occorrono azioni internazionali positive e costruttive che riconoscano dignita' e diritti alle persone e ai popoli, che offrano aiuti materiali a una societa' terribilmente oppressa, traumatizzata e disgregata, che propongano alle rappresentanze istituzionali vie politiche di riconoscimento e di dialogo, che promuovano nei fatti i diritti umani di tutti gli esseri umani ed in primo luogo quel diritto dei diritti che e' il diritto a non essere uccisi; che sconfiggano il terrorismo nell'unico modo in cui il terrorismo puo' essere sconfitto: con la pace, la democrazia, la cooperazione internazionale, la condivisione delle risorse, il riconoscimento delle ragioni di tutti gli interlocutori: interlocutori, appunto, a cui proporre un dialogo fondato sul rispetto del diritto internazionale, dei principi dello stato di diritto, dei diritti delle persone come base condivisa per un'azione comune in cui anche le conflittualita' possano esprimersi in forma politica e giammai omicida. Diciamolo ancora una volta: il totalitarismo e il terrorismo, e i soggetti politici organizzati che ne sono portatori, possono essere contrastati e sconfitti solo con piu' diritti, piu' democrazia, piu' legalita', piu' cooperazione, piu' conoscenza, piu' solidarieta' con le persone e i popoli oppressi.

La quarta: occorre infine e innanzitutto sostenere ad un tempo la popolazione israeliana e la popolazione palestinese nel diritto di ambedue a una vita finalmente libera da minacce e violenze, una vita finalmente serena nell'essere e nel sentirsi tutti riconosciuti; occorre sostenere in particolare le persone e i gruppi sia palestinesi che israeliani che si impegnano per la pace e il dialogo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani: ogni solidarieta' unilaterale che deneghi le ragioni altrui non solo non serve, ma aggrava una situazione gia' tragica.

Infine: non vi sara' speranza di pace in Medio Oriente, come ovunque nel mondo, se non a partire dalla fine del regime patriarcale, autoritario e guerriero: sostenere i movimenti delle donne e' il primo, il piu' ragionevole e piu' urgente passo che la cosiddetta comunita' internazionale degli stati e la cosiddetta societa' civile globale devono compiere.

La decisione dell'Unione Europea e' una decisione sciagurata. Oggi piu' che mai e' necessario sostenere il popolo palestinese, il popolo israeliano, i diritti, la pace, il dialogo.

 

9. TRE BANALI OSSERVAZIONI

 

La prima: quanto a fondo ha scavato l'eversione dall'alto berlusconiana.

Al punto che non solo quasi mezza Italia che vota le ha dato ancora un consenso e una delega, ma anche pressoche' tutte le leadership del ceto politico della coalizione non antidemocratica, avversaria del blocco berlusconiano, ne hanno accettato l'egemonia culturale e non hanno voluto (o potuto: molte sono le vie della complicita') condurre una campagna elettorale che fosse anche opera di verita', denunciando appunto il colpo di stato che il regime berlusconiano stava realizzando passo dopo passo, fino alla recente spallata per abbattere la Costituzione repubblicana.

Costituzione che possiamo ancora salvare - e che salvare assolutamente dobbiamo - vincendo il referendum che ci sara' tra poche settimane.

Nell'impegno per salvare democrazia e stato di diritto, legalita' costituzionale e diritti umani, aver vinto le elezioni politiche e' solo meta' dell'opera. Ora occorre difendere la Costituzione antifascista vincendo il referendum. E poi potremo almeno respirare.

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La seconda: la scomparsa nel nostro paese di una sinistra organizzata con dimensioni e coscienza di movimento di massa che dica la verita' sullo sfruttamento e l'alienazione, ovvero sulla struttura del modo di produzione capitalistico, ha fortemente contribuito negli ultimi due decenni al trionfo assoluto della destra piu' prevaricatrice, nemica dell'eguaglianza tra gli esseri umani, devastatrice della natura e delle culture, denegatrice dei piu' elementari diritti umani per i quattro quinti dell'umanita'.

Nella forma barbara e feroce del berlusconismo o nella forma superficialmente legalitaria e subdolamente paternalista della nuova Dc egemone nel cosiddetto centrosinistra del riformismo asservito al dominio del capitale finanziario transnazionale, sta di fatto che le oppresse e gli oppressi sono ogni giorno piu' oppresse e piu' oppressi (e ancora una volta e' la lingua che tutto sempre rivela: ogni volta che sento un politicante che ha costruito la sua privata individualistica arrampicata sociale usando a mo' di scala prima di distruggerle le organizzazioni del movimento operaio, parlare di "fasce sociali deboli", invece di dire - secondo verita' - classi sociali sfruttate e rapinate - e sfruttati e rapinati dall'ordine vigente sono altesi' interi popoli e continenti interi -, so che quel personaggio e' passato dalla parte degli oppressori).

Sia chiaro: non abbiamo avuto esitazioni a votare per il centrosinistra per contrastare il golpe berlusconiano. Ma senza illusioni di sorta.

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La terza: la coalizione berlusconiana e' stata - e sia pur di stretta misura - sconfitta elettoralmente; ma il berlusconismo come ideologia e come prassi e' tutt'altro che sconfitto politicamente e culturalmente.

L'impegno per la riforma intellettuale e morale (che e' base e motore di quella sociale e politica) deve dunque continuare con maggior limpidezza ed intensita'.

Oggi la lotta per la democrazia e la legalita', per lo stato di diritto e il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, per la pace e la solidarieta', per la promozione delle conoscenze e del dialogo, per impedire la devastazione della natura, per sconfiggere il patriarcato, il militarismo, l'autoritarismo, lo sfruttamento e il consumismo (prima che consumismo, sfruttamento, autoritarismo, militarismo e patriarcato distruggano il mondo), richiede non un di meno ma un di piu' di chiarezza e coerenza, di intransigenza e di apertura: richiede la scelta della nonviolenza.

 

10. DE CARTUSIANI DESPERATIONIBUS

 

Chiesero una volta al buon dottor *** in base a quali criteri venisse compilato il bollettino ufficiale del circolo scacchistico di Vienna. E cosi' dicono rispondesse quell'uomo probo e perennemente amareggiato.

"In primo luogo non pubblichiamo gli articoli che offendono la dignita' o l'intelligenza di chicchessia.

In secondo luogo gli articoli che, anche solo con l'empiamente descriverlo o l'irriflesso assumerne le posture o il gergo, propagano il male.

Item, gli articoli che mentono, sia pur solo per insipienza o frettolosita'.

Item, gli articoli che dicono cose palesemente non meditate, quantunque vere.

Item, gli articoli che ripetono la chiacchiera universale.

Item, gli articoli scritti in modo sciatto: maltrattare la lingua e' maltrattare il pensiero, e degradare la comunicazione, ovvero disprezzare e umiliare le persone.

Item, gli articoli dediti alla futilita', che e' sempre complice degli assassini.

Infine, gli articoli di propaganda, ovvero narcotici.

Gli scacchi sono un gioco, ma un gioco che si gioca seriamente. Una rivista che ne parlasse in modo superficiale non sarebbe una rassegna di scacchistica, sarebbe null'altro che un oltraggio.

Certo questo implica rinunciare anche a molte cose brillanti, ma non luminose".

 

11. LEGGERE FATEMA MERNISSI

 

Fatema Mernissi e' oggi una delle intellettuali piu' note e apprezzate. Ma come accade sovente e' piu' citata che letta.

Invece leggere Fatema Mernissi, e leggerla con attenzione, e' necessario.

Poiche' i suoi libri molto possono aiutare nella lotta per il riconoscimento della dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per un dialogo che l'intera umanita' faccia incontrare.

Di seguito presentiamo alcuni articoli, alcune interviste e alcune recensioni di libri di Fatema Mernissi: sono materiali molto eterogenei e ovviamente non tutti egualmente perspicui. Altri interventi - in particolare sul libro L'harem e l'Occidente - presenteremo in un prossimo fascicolo del nostro notiziario.

Confidiamo che queste proposte di approssimazione possano costituire un invito persuasivo all'incontro diretto con le opere di Fatema Mernissi, un incontro che vivamente raccomandiamo.

 

12. SU "L'HAREM E L'OCCIDENTE" DI FATEMA MERNISSI

 

Dei libri di Fatema Mernissi L'harem e l'Occidente e' forse quello che ha avuto piu' larga diffusione in questi ultimi anni nel nostro paese.

Una formula come quella della "taglia 42" e' quasi divenuta koine' e sigillo di una chiarificazione e di una consapevolezza condivisa: come il regime patriarcale eserciti la sua violenza in Occidente in forme diverse da quelle piu' flagranti dominanti nei paesi che impongono esplicite e fin totalitarie forme di segregazione di genere, ma anch'esse oppressive e fin distruttive - sebbene appunto in forme piu' subdole e non sempre immediatamente identificabili.

Ma tutte le tesi centrali del libro sono del resto di grande forza ermeneutica, disvelatrice. Come l'analisi della figura-chiave di Shahrazad; l'indagine delle radici ideologiche e psicologiche della cultura oppressiva maschilista che nei paesi islamici si e' espressa nella creazione dell'istituto carcerario dell'harem in cui segregare le donne; e l'interpretazione della rappresentazione occidentale dell'harem, interpretazione con cui Fatema Mernissi smaschera l'ideologia schiavistica di genere dell'immaginario sessuale maschile europeo; ed appunto la denuncia dell'oppressione misogina in Occidente nelle sue specifiche forme. Tutto cio' espresso ed illustrato con una scrittura scintillante, ad un tempo limpida e colta, ironica  ed incisiva, amabile e persuasiva.

Proponendo qui alcune letture del libro - altre ancora ne proporremo nel notiziario di domani - rinnoviamo l'invito all'incontro personale con l'opera - e con le altre dell'autrice.

 

13. ANCORA ALCUNE LETTURE DI FATEMA MERNISSI

 

Proponiamo ancora alcuni materiali di e su Fatema Mernissi, ad arricchimento di quelli pubblicati nel notiziario di ieri e ne "La domenica della nonviolenza" n. 69.

La riflessione e l'opera di Fatema Mernissi e' un utilissimo contributo alla nonviolenza in cammino, una testimonianza esemplare dell'impegno che le donne dei paesi di cultura musulmana esprimono per i diritti umani di tutti gli esseri umani, contro l'oppressione di genere e contro ogni oppressione, per la comprensione e il dialogo tra le culture; una testimonianza della vivacita', intensita', ampiezza e profondita' dell'azione morale e civile, intellettuale ed artistica, culturale e sociale espressa dalle donne dei paesi musulmani contro ogni violenza ovunque nel mondo.

 

14. PUNTUALE COME LA MORTE

 

Puntuale come la morte

la morte arriva

finche' tu non capisci che fermarla

non possono ne' fosforo ne' schioppi

ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie

ne' i carri da guerra dell'imperatore

ne' sparsi nel gorgo i brandelli

di carne che gia' furono persona.

 

Come la morte arriva la morte, puntuale

a questa stazione di pali obliqui e rotti

di fischi senza volti nella notte.

 

E tu non altrimenti puoi fermarla

che costruendo un ponte di parole,

che abbracciandolo il giovane assassino

prima che il vortice gli spezzi l'anima

che la disperazione lo divori.

 

Non con gli eserciti. Contro gli eserciti.

Non col fucile. Spezzando i fucili.

Non col ricatto delle sanzioni:

ma con il dono che salva le vite.

 

Non con la forza che trasforma in drago.

Non con i ceppi e col filo spinato.

 

Ma con la scelta dell'umanita'.

Ma con la forza della nonviolenza.

 

15 LE AMMINISTRATIVE E IL REFERENDUM

 

E' necessario e urgente confermare e consolidare la recente risicatissima vittoria del fronte democratico alle elezioni politiche con la vittoria - che sia larga ed inequivoca - del fronte democratico alle elezioni amministrative, e con la difesa della Costituzione antifascista al referendum che verra' subito dopo.

In particolare decisive saranno le elezioni regionali in Sicilia: in cui con la massima nettezza si scontrano il fronte antimafioso guidato da Rita Borsellino e il blocco che si oppone al fronte antimafioso.

La vittoria antimafiosa in Sicilia avrebbe un valore nazionale, e contribuirebbe in misura decisiva ad orientare tutta la politica italiana nella direzione della conferma del significato profondo della sconfitta della coalizione berlusconiana alle politiche: verso un impegno di legalita', di democrazia, di affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani; verso un impegno di lotta contro tutti i totalitarismi, tutti i terrorismi, tutte le complicita' col crimine.

Cosi' come la vittoriosa difesa della Costituzione antifascista nel referendum sarebbe la prova che ci darebbe la certezza che il progetto golpista e' stato finalmente ed almeno per ora sconfitto, e che si riaprono in Italia le condizioni per una dialettica della lotta politica all'interno di un quadro di valori legittimi e condivisi: quelli appunto della legalita' costituzionale, dello stato di diritto, della democrazia progressiva.

Ma ne' l'esito delle amministrative, ne' quello del referendum sono scontati. L'esiguita' della vittoria del fronte antigolpista alla elezioni politiche ci avverte di quanto grande sia il pericolo che in Sicilia possa vincere il blocco che si oppone al fronte antimafioso, di quanto grande sia il pericolo che al referendum possano vincere i golpisti che fino a ieri erano al governo.

E dunque stringere i denti occorre, e chiunque puo' dare una mano la dia affinche' le amministrative siano vinte dall'area democratica, affinche' in Sicilia vinca il fronte antimafia guidato da Rita Borsellino, affinche' al referendum sia salvata la Costituzione della Repubblica Italiana che un laido governo di golpisti - ormai fortunatamente abbattuto dal voto popolare - aveva cercato di cancellare per tutti ridurci a nuovo servaggio.

Allo studio e al lavoro.

 

16. UNA POSTILLA

 

Molte interpretazioni sono state date dalla vita e della morte di Primo Levi.

Spesso gli studenti delle scuole in cui insegno, o in cui vengo invitato a ragionare sull'opera e sul messaggio del grande testimone della dignita' umana, chiedono anche a me una parola sulla scomparsa di Primo Levi, e io certo riferisco loro quello che al riguardo ascoltai dalla viva voce di Ernesto Balducci e di Vittorio Emanuele Giuntella, o che lessi in altre autrici ed altri autori che stimo e che amo; e ripeto anche il saggio consiglio qui sopra espresso da Giulio Vittorangeli di restare in silenzio dinanzi all'enigma della morte, nel piu' grande rispetto; ed aggiungo infine la conseguenza che la morte di Primo Levi ha avuto per la mia vita: che come e' accaduto anche ad altre persone essa mi ha persuaso che quel dovere di testimoniare Primo Levi ce lo ha lasciato in eredita' a tutte e tutti; piu' non essendoci la viva sua voce, ora tocca a noi tutte e tutti farci portatori di cio' che da quella voce abbiamo appreso, a quella lezione restare fedeli, trasmetterla ad altre persone.

Il male non sconfisse Primo Levi, Primo Levi sconfisse il male, e restera' vittorioso esempio della grandezza dell'umanita' finche' ancora vi saranno persone che ne ricorderanno il messaggio, si metteranno alla sua scuola, ne proseguiranno la lotta.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 139 del 16 marzo 2013

 

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