Archivi. 118
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- Date: Sat, 23 Feb 2013 06:51:19 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 118 del 23 febbraio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di gennaio 2003 (parte prima)
2. La Resistenza fu soprattutto nonviolenta
3. Una sera di Chico Mendes
4. L'altro Giorgio Gaber
5. Una riflessione necessaria tra persone amiche della nonviolenza
6. Ad alcuni amici suoi di Catania
7. Cinque bazzecole da fare subito contro la guerra
8. In memoria di Etienne de la Boetie
9. Un commento tecnico, e non solo...
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2003 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2003.
2. LA RESISTENZA FU SOPRATTUTTO NONVIOLENTA
Della Resistenza al nazifascismo si ha perlopiu' una visione stereotipata, mediata da molta cattiva retorica, da rappresentazioni spettacolari, dal tentativo sempre crescente degli apparati e delle culture militari di appropriarsene.
Ma se andiamo a leggere le testimonianze dei resistenti, dalle lettere dei condannati a morte ai diari e alle memorie degli antifascisti e dei partigiani combattenti, la verita' ci si presenta chiara, nitida, luminosa: la Resistenza e' stata eminentemente un movimento di resistenza nonviolenta di massa.
Ed anche coloro che nella tragedia della seconda guerra mondiale e della feroce occupazione nazifascista si sentirono costretti ad imbracciare le armi per salvare l'umanita' dalla genocida barbarie nazifascista, sempre mirarono a salvare le vite, sempre mirarono a suscitare coscienza e partecipazione, sempre sentirono che cio' per cui lottavano era il diritto alla vita di ogni essere umano.
Ed anche sul piano strettamente statistico: la grandissima parte della Resistenza consistette nel salvare vite di perseguitati, nell'offrire scampo a chi rifiutava di servire il nazifascismo, nel costruire alternative di vita, nel sabotare la macchina bellica ed amministrativa nazifascista, nel rompere le complicita' e uscire dall'apatia. La Resistenza e' stata innanzitutto un grande evento morale: la sua decisiva efficacia anche ai fini della sconfitta militare del nazifascismo e' stata innanzitutto questa: la non sottomissione, la conquista di dignita', l'obiezione e la testimonianza. Anche l'attivita' operativa partigiana non consistette tanto negli scontri armati quanto nella formazione civile, nella presenza e nel radicamento sul territorio e nella comunita', nella costruzione all'interno della catastrofe bellica di una nuova umanita', di un convivere giuriscostituente: fu pratica di liberazione integrale, molto piu' che mero apparato militare; fu Resistenza morale, civile, politica, molto piu' che dispositivo bellico.
Appiattire la Resistenza sul suo solo aspetto militare e bellico - che pure vi fu, e non puo' essere sottovalutato - non rende giustizia ad essa: la Resistenza fu molto di piu': una delle prime e piu' grandi e luminose esperienze storiche vittoriose della nonviolenza in cammino.
3. UNA SERA DI CHICO MENDES
"Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la fede"
(2 Tm 4, 7)
La selva e nella selva l'altra selva
quella nei laghi neri del cuore
quella ove incontri lupe, leoni, lonze
e i killer prezzolati dai padroni.
La selva e nella selva vivi gli alberi
e sotto la corteccia il sangue loro
ed e' mestieri di cavarne stille,
fratelli alberi, abbiamo fame anche noi.
La selva e nella selva gli abitanti
della selva. Ed ecco stabiliamo
un patto nuovo tra noi della foresta,
fratelli umani che dopo noi vivrete.
La selva e noi, le donne antiche e gli uomini
antichi e gli uomini e le donne che eccoci.
Stringiamo un patto, sorelle piante, ci diciamo
parole di rispetto e di dolore, fratelli alberi
abbiamo fame anche noi, hanno fame anche altri, tutti
vogliamo vivere.
La selva e nella selva io Chico Mendes
e tre proiettili che passo dopo passo
di ramo in ramo di talento in talento
dal portafogli e dalla scrivania
fino alla tasca e alla cintura e alla fondina
e' tanto che mi cercano, e cercano me
Chico Mendes, il sindacalista
l'amico della foresta, l'amico della nonviolenza.
Ed e' gia' questo ventidue dicembre
del mille novecento ottantotto
questa e' la porta di casa mia, sono
le cinque e tre quarti. E mi sotterreranno
nel giorno di Natale antica festa.
Piangono nella selva lente lacrime
di caucciu' le piante, piange l'indio
piange Ilzamar, Sandino ed Elenira
piangono e piangono i compagni tutti,
il sindacato piange e piange il cielo
in questa sera senza luce e senza scampo.
Menre mi accascio guardo ancora il mondo
che possa vivere
ho fatto la mia parte.
4. L'ALTRO GIORGIO GABER
Ora che e' morto tutti diranno di essere stati d'accordo con lui. E non e' vero.
Ora che e' morto si divideranno le sue spoglie, le giocheranno ai dadi, poiche' cosi' usano da sempre.
Ma quel Giorgio Gaber che abbiamo amato non era dei loro, e non era un loro suddito, e non era un sottomesso, era - come avrebbero detto quegli antichi anarchici che mai cedettero ne' arretrarono di un passo dinanzi all'ingiustizia e alla menzogna - un refrattario.
Avverso a tutti i consigli di amministrazione e a tutti i comitati centrali, ai ministri e ai cattedratici, ai graduati e ai propagandisti, agli arrivisti e agli arrivati, e ai capiquesto e capiquello, a tutti i consoli di tutte le milizie, ai vanesi di tutte le bande e ai potenti di tutte le risme; nemico di ogni potere che fosse nemico all'umanita'.
Non stava sopra un albero, Giorgio Gaber, se non nel senso di Cosimo Piovasco di Rondo'. E quella chitarra, come dicono fosse scritto sulla chitarra di Woody Guthrie, combatteva il fascismo comunque si travestisse e ovunque si incistasse.
E questo e' il Gaber che amiamo.
5. UNA RIFLESSIONE NECESSARIA TRA PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA
L'islam e' una grande cultura, come il cristianesimo, come l'ebraismo. Le tre religioni del libro apportano all'umanita' tesori immensi di sapienza e di speranza.
Ed in quanto fenomeni storici, intrecciate ad umane vicende e tradotte in umane elaborazioni ideologiche, su cui si costruiscono anche relazioni di potere, regole di convivenza, proposte sociali e politiche, istituzioni e costumi, esse apportano anche immensi carichi di oppressione. Cosi' accade di tutte le tradizioni storiche intese non solo a fondare un'interpretazione della realta' e ad enunciare un messaggio di salvezza, ma anche a dedurne conseguente cogenti, norme coattive. E poiche' nulla di umano sfugge all'attrito storico dei contesti culturali, tutto richiede una costante pratica ermeneutica, esegetica, e a tutti incombe il dovere di smascherare, denunciare, contrastare le pratiche violente e le ideologie totalitarie ovunque esse si infiltrino, anche nelle religioni. La fede non e' rinuncia al pensiero, e la voce che viene chiamata Dio chiama alla liberta' e alla verita', non alla menzogna e all'oppressione.
Tutti siamo ammirati leggendo il Levitico e il Deuteronomio, ma non pensiamo certo di dover imporre a noi stessi o peggio all'umanita' intera l'adesione sine glossa a tutte quelle prescrizioni.
Ci sono pagine paoline che ci commuovono fino alle lacrime, e ci sono pagine di una misoginia intollerabile; sappiamo leggerle con spirito critico, sappiamo cogliere quel che vi e' di caduco e quel che ancora ci interpella.
Ci sembra quindi ragionevole auspicare un approfondimento dell'intellezione del messaggio delle grandi religioni tale per cui da esse non si traggano piu' conseguenze che offendono l'umana dignita'.
Ci sembra quindi ragionevole auspicare una "convivenza delle culture" fondata sul reciproco rispetto e sul comune agire per il bene dell'umanita' nel suo insieme ed in ogni singola concreta persona che essa umanita' incarna.
Tutte le tradizioni culturali hanno un valore non solo epistemologico ma anche operativo; ma all'esito operativo di tutte deve essere posto un limite invalicabile, e questo limite sono i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Che nessuno osi affermare che sia l'Onnipotente a volere la morte o la mutilazione o l'umiliazione o la sopraffazione comunque di un essere umano.
Che nessuno pretenda di poter opprimere altrui in nome dell'Altissimo. O della Storia, o della Classe o di ogni altra parola o concetto o struttura eidetica, ontica o ontologica con l'iniziale maiuscola.
*
E quindi affermiamo con chiarezza il nostro ripudio di tutte le pratiche che denegano l'umana dignita'.
Poi ammiriamo pure la Bibbia ebraica e le Bibbie cristiane, il Corano, ed i monumenti delle altre grandi tradizioni religiose. E rispettiamo le visioni del mondo e le pratiche cultuali e i tesori di pensiero e di pieta' che ne discendono. Ed auspichiamo l'incontro ed il riconoscimento reciproco di tutte le visioni del mondo rispettose dell'umana dignita'. E contro ogni forma di razzismo battiamoci.
Ma affermiamo con chiarezza l'inammissibilita' assoluta di ogni gesto e di ogni teoria che deneghi la piena dignita' umana di ogni e qualsiasi essere umano; affermiamo con chiarezza l'inammissibilita' assoluta di ogni violazione dei diritti umani; affermiamo l'inammissibilita' assoluta di ogni lesione ed umiliazione ad un qualunque essere umano inferta.
Chi pensa di poter, in nome di una tradizione qualsivoglia, uccidere, mutilare, torturare, umiliare, opprimere un qualunque essere umano, ebbene, deve trovare in noi degli avversari decisi.
E quindi proprio mentre affermiamo la nostra amicizia sincera con le persone di religione islamica, cristiana o ebraica o altra ancora o anche non religiose, a tutti diciamo che questa amicizia sincera non puo' divenire complicita' con pratiche di violenza.
Ad ogni forma di totalitarismo, ad ogni ideologia sacrificale, ad ogni teorizzazione e pratica della violenza e dell'oppressione opporci dobbiamo.
Dobbiamo opporci a Hitler come a Stalin, ad Auschwitz come a Hiroshima, a tutti i macellai che brandiscono la scure - che lo facciano in nome di Satana o di Dio, nulla cambia se non che nel secondo caso aggiungono blasfemia ad assassinio.
Dobbiamo opporci ai terroristi sia quando essi sono assassini in proprio, per conto di organizzazioni, o a capo di stati; e dobbiamo opporci anche a quei terroristi invisibili ma non meno effettuali - e il cui nome e' legione - che lungo le strade cercano schiave, o nelle cucine e nelle camere da letto.
*
E ancora una volta e' significativo che sia la voce delle donne a farci da guida in questa lotta necessaria. Ancora una volta e' significativo che siano voci di donne a denunciare il fascista che e' dentro di noi. Ancora una volta e' significativo che siano voci di donne a richiamarci a un impegno di pace che sia fondato sulla verita', sulla solidarieta', sulla dignita' umana di tutti e di ognuno, alla responsabilita' nel senso di Levinas e di Jonas, alla responsabilita' nel senso di Rosa Luxemburg e di Virginia Woolf, di Simone Weil e di Hannah Arendt, nel senso di Luce Fabbri.
Gli ipocriti, i tiepidi, i "relativisti culturali", anche se pretesamente "di sinistra", anche se fin esibizionisticamente impegnati "nel movimento" (qualunque cosa queste formule vogliano dire), sono complici dei razzisti e dei fascisti, di cui il maschilismo e' il prototipo e la piu' longeva e in quanto tale piu' brutale espressione.
La nonviolenza o e' lotta contro tutte le violenze e le menzogne, o non e' nulla.
6. AD ALCUNI AMICI SUOI DI CATANIA
Degli infiniti mondi questo era
dei ciarlatani il mondo.
E dei mafiosi.
E delle oppresse e degli oppressi in lotta
per il riscatto e per la dignita'.
Ti offrivano casse di vini pregiati e sorridendo
ti dicevano di smettere, ma chi te lo fa fare, pensa
alla salute.
Ministri e cavalieri, stallieri e magnati
ti guardavano come una sfinge, cosa poteva volere
quella faccia di greco antico
che certo amava la vita.
Amava la vita ed amava la Sicilia
che e' la vita quando la vita e' insieme felice e amara.
Amava la Sicilia che e' la Grecia
di Empedocle e il mondo quando tutto
era colmo di dei e di dee. Amava
la Sicilia che non si arrende, la Sicilia
dei contadini e degli zolfatari,
degli emigranti e delle magre donne
forti come la roccia.
Era uno come Diderot: fece piu' che delle opere
fece delle persone.
Trovo' compagni e suscito' la lotta, quando
tutti tacevano e lui levo' la voce, e cosi' quando
sarebbe stato facile cedere in una smorfia,
in un ammiccare ironico e lieve, e invece lui
levo' la voce.
Lo avevano avvisato, non dite di no. Avvisato
lo avevano, ma lui
niente
e con quel sorriso e con quel cercare grane
sempre d'attorno andando col fiuto e con la tigna.
Lo avevano avvisato ma lui niente
testa dura che voleva spianare le montagne.
Poiche' non lo fermarono i sorrisi
poiche' non lo fermavano gli avvisi
poiche' cresceva intorno a lui, tramite lui
quella cosa che si chiama Resistenza
e puoi dirla solamente in lieve soffio,
mandarono a fermarlo infine i killer.
Sono passati anni e a quella notte
tante altre fredde notti di dolore
si sono aggiunte tale che s'incrina
il mondo sotto il peso della mole.
Sono passati anni e Pippo Fava
e' ancora qui, compagni, e vive ancora
e vivra' ancora finche' tu non cedi.
7. CINQUE BAZZECOLE DA FARE SUBITO CONTRO LA GUERRA
I. Educarsi, addestrarsi, formarsi alla nonviolenza: potra' fermare la guerra solo un movimento che sia realmente per la pace e i diritti umani senza alcuna ambiguita'. La scelta della nonviolenza e' la discriminante fondamentale.
II. Preparare l'opposizione alla guerra attraverso l'azione diretta nonviolenta: per contrastare operativamente la macchina bellica; in nome della legalita' costituzionale italiana, della Carta dell'Onu, dei diritto a vivere di ogni essere umano, del dovere per ogni essere umano di impedire una guerra che puo' provocare la distruzione della civilta' umana.
III. Preparare l'opposizione alla guerra attraverso una campagna di disobbedienza ciivle di massa: per mettere quei poteri criminali, golpisti e stragisti, che volessero coinvolgere l'Italia nella guerra, in condizioni di non nuocere, interrompendo la catena di comando, le funzioni amministrative, negando il consenso ai poteri illegali e immorali che decidendo la partecipazione alla guerra avrebbero commesso il reato di alto tradimento nei confronti della Costituzione e si sarebbero cosi' collocati fuori e contro la legge, la democrazia, il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani.
IV. Preparare l'opposizione alla guerra attraverso lo sciopero generale: mirando a fermare il paese fino all'ottenimento delle dimissioni e della messa sotto processo dei criminali golpisti e stragisti.
V. Presentare subito denunce penali contro i criminali golpisti e stragisti, chiedendo l'intervento delle competenti magistrature e delle forze dell'ordine per arrestare, processare e punire coloro che in violazione della legalita' (e specificamente dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana) decidessero di promuovere una guerra immorale, illegale, criminale, stragista, antiumana.
La guerra consiste sempre nella commissione di omicidi di massa: la guerra e' sempre illegale e criminale; e chi la promuove, la esegue, la avalla, e' un assassino e un complice di assassini.
8. IN MEMORIA DI ETIENNE DE LA BOETIE
Non so se vi siano buone edizioni italiane di Etienne de la Boetie; quelle che del "Contr'uno" (ovvero "Discorso sulla servitu' volontaria") ho letto io, sono difformi l'una dall'altra, e consistentemente.
Ma e' anche da libri curati male e cuciti peggio, e finanche trasmessi e tradotti miserevolmente, che ho imparato un sacco di cose. E talora proprio dai luoghi piu' corrotti. Del resto e' cosi' anche nella vita.
E quel che ho imparato dallo Stefano amico del signor di Montaigne e' soprattutto questo, che e' poi la chiave di volta della proposta nonviolenta: che nessun potere oppressivo e' cosi' forte da poter dominare senza l'altrui consenso. E quindi non esistono poteri oppressivi invincibili. Si tratta di negare il consenso, di togliere il consenso. Nel momento in cui tu dici no, la Resistenza e' gia' cominciata.
9. UN COMMENTO TECNICO, E NON SOLO...
L'azione civile promossa nei confronti della benemerita associazione pacifista Peacelink da un autorevole rappresentante ambientalista, docente universitario e consulente della Nato, costituisce un vero e proprio caso di studio, che per piu' motivi merita quindi una approfondita considerazione anche da un punto di vista tecnico-giuridico.
Con le note seguenti vorremmo contribuire a fare chiarezza su alcuni aspetti della questione ed a proporre una possibile via di soluzione soddisfacente per entrambe le parti.
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1. Una premessa personale
Se intervengo personalmente su tale materia (a suo tempo ho gia' espresso a Peacelink la solidarieta' mia e della struttura e del notiziario che dirigo; ho anche dato in via privata attraverso una prolungata conversazione telefonica personale alcuni suggerimenti al segretario dell'associazione, che e' un amico carissimo; ed ho gia' ospitato sul notiziario che firmo come direttore responsabile ampi stralci dell'appello da Peacelink promosso) e' perche' per piu' versi sento che la vicenda non solo e' di grande interesse pubblico ma fortemente e direttamente interpella anche me, e mi permetto di dire perche', cosicche' chi leggera' quanto segue sappia da quale pulpito viene la predica.
a) Personalmente credo che la Nato sia una struttura che debba essere abolita, essendo la sua finalita' istituzionale la guerra, che dal mio punto di vista di amico della nonviolenza e' sempre un crimine, e il piu' grande dei crimini.
Inoltre credo sia evidente a tutti che la Nato (e con essa i governi dei paesi che ne fanno parte) nel 1999 si e' resa responsabile di crimini di guerra e crimini contro l'umanita' con la realizzazione della guerra dei Balcani, una guerra immorale e illegale sia ai sensi della Carta delle Nazioni Unite sia ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana.
Credo anche che sia a dir poco spiacevole che una autorevole personalita' dell'ambientalismo scientifico e della cultura universitaria abbia rapporti di collaborazione ovvero lavoro (che potrebbero definirsi tecnicamente come mercenari, nel senso di servizi per i quali e' da supporre venga percepita una mercede) con una struttura come la Nato che con la guerra citata ha provocato abominevoli stragi di esseri umani, tremende catastrofi ambientali, distruzioni che hanno devastato altresi' monumenti e istituti patrimonio della civilta' umana (come ad esempio quell'articolato complesso giuridico che sbrigativamente viene definito con la locuzione "diritto internazionale", e i diritti umani enunciati nella Dichiarazione universale del 1948).
b) Ma naturalmente credo anche che ogni persona abbia diritto al massimo rispetto della sua dignita' da parte di tutti, e che giammai siano ammissibile l'uso della menzogna e dell'offesa.
La menzogna e' sempre violazione della dignita' umana in quanto offende e umilia gli esseri umani in cio' che hanno di piu' proprio, cioe' la capacita' di capire.
Sono stato vittima anni fa di un caso analogo a quello occorso alla persona che ha promosso - a mio avviso impropriamente - l'azione giudiziaria contro Peacelink: anche a me e' capitato di veder inserito il mio nome (piu' precisamente, il nome della struttura che dirigo fin dalla sua fondazione) in un elenco di adesioni ad un appello ai cui promotori avevo espresso preventivamente, esplicitamente ed inequivocabilmente il mio diniego e il mio veto. Da quella condotta fui ovviamente molto amareggiato, ma naturalmente non pensai affatto di procedere per vie legali. Mi limitai a rendere pubblico che si trattava di una menzogna. Ma capisco che altri possa avere sentimenti e reazioni diverse.
c) Ancora: nel corso degli anni per la mia attivita' giornalistica (per la quale sono iscritto all'ordine dei giornalisti) e di pubblico amministratore impegnato contro i poteri criminali, la corruzione politica e l'economia illegale, ho subito piu' volte procedimenti penali ed azioni civili promossi da parte di corrotti e corruttori, di criminali e loro complici, ed ho quindi una certa esperienza in materia.
d) Aggiungo anche che da diversi anni mi occupo di promuovere e coordinare attivita' di informazione e consulenza su temi giuridici sia nelle lezioni che tengo a scuola, sia nelle e per le istituzioni, associazioni ed esperienze di volontariato che mi invitano a tal fine.
e) Inoltre: l'esito dell'azione civile promossa contro Peacelink ovviamente costituira' un precedente: ed e' indubbio che un positivo esito di questa vicenda (e per esito positivo intendo un esito che dia piena soddisfazione tanto all'attore quanto al convenuto - che nel linguaggio tecnico delle cause civili sono i termini che designano rispettivamente l'accusatore e l'accusato - e consenta quindi la composizione migliore e piu' ragionevole per tutte le parti in causa) sara' giovevole a tutti gli operatori dell'informazione ed agli amici della nonviolenza in quanto essa e' "forza della verita'"; cosi' come un esito negativo potrebbe avere conseguenze nocive per tutti gli operatori dell'informazione.
f) Infine, in questi giorni ho letto in relazione alla vicenda articoli, interventi e messaggi sciaguratamente non meditati e fin assolutamente menzogneri di vari soggetti che si sono pronunciati in merito senza avere chiara nozione dei termini esatti della questione di cui si tratta, e che con le loro grossolane imprecisioni, stolte esagerazioni e insolenti idiozie (alcuni titoli di giornali sono stati semplicemente l'orgia delle menzogne e del delirio) ottengono l'unico effetto di danneggiare ulteriormente Peacelink, di ingannare e corrompere tante persone generose, e di screditare irreversibilmente l'impegno per la pace.
Scrivo queste note anche per invitare tutti ad essere veritieri e responsabili in cio' che dicono e scrivono: purtroppo nell'area pacifista ci sono mass-media, associazioni e persone (tra cui nomi celebrati dai mass-media come portavoci di questo e di quello, i quali sono invece degli irresponsabili, indegni - come si direbbe dalle parti mie - "di un soldo di fiducia") che a fini propagandistici propalano menzogne colossali e che quindi col loro agire da compiuti ciarlatani ed egregi mascalzoni danneggiano enormemente la causa della pace e della dignita' umana.
g) Ed affinche' nulla resti non detto di quanto e' comunque utile si sappia, quand'anche sia palesemente ovvio, aggiungo che agli animatori di Peacelink mi lega un'antica fraterna amicizia; che all'attivita' informativa, documentaria e sensibilizzatrice di Peacelink cerco per quanto e' in mio potere di contribuire; che nutro affetto e stima grandi per questa esperienza (di cui, ovviamente, vedo anche limiti ed errori - poiche' son cose umane -, i quali sono tuttavia di gran lunga superati dallo straordinario valore dell'attivita' da Peacelink svolta nell'insieme: uno straordinario impegno per la pace, i diritti umani e la nonviolenza che credo sia indubitabilmente lodevole).
*
2. I termini della questione
a) Sul sito di un partito politico qualche anno fa viene pubblicato un appello ambientalista in calce al quale compaiono molte firme di personalita' di varia provenienza (alcune autorevoli, altre a dir poco discutibili); tra queste appare anche la firma di un'autorevole personalita' la quale successivamente dichiara di non aver aderito a quell'appello, appello che contiene espressioni ed opinioni che evidentemente non condivide.
Con tutto cio' Peacelink non ha nulla a che vedere: non e' in alcun modo implicata nell'appello; non ha alcun legame col sito in cui esso appare, non ha alcun organico legame col partito politico che di quel sito ha la titolarita'.
b) Successivamente quell'appello, in relazione al quale ed alle cui sottoscrizioni per quanto ci consti nessuna smentita era di dominio pubblico, viene inviato agli iscritti ad una mailing list che e' anche ospitata nel sito di Peacelink.
Le mailing list, come e' noto, sono l'equivalente telematico delle corrispondenze private tra piu' soggetti; l'ospitalita' di alcune di esse nel sito di Peacelink e' analoga a quanto avviene per altre mailing list presso altri siti.
Come e' ovvio quell'appello venne riprodotto senza modifiche, come e' buona norma quando nella rete telematica si ripropongono ai propri interlocutori testi altrui.
c) Dopo anni, ed in tempi recenti, l'autorevole rappresentante ambientalista, docente universitario e consulente della Nato promuove un'azione civile nei confronti di Peacelink chiedendo un cospicuo risarcimento, il cui importo sarebbe tale che metterebbe in gravissime difficolta' finanziarie Peacelink, che come e' noto e' un'associazione di volontariato che da molti anni svolge in ambito telematico un benemerito servizio di informazione e documentazione per la pace, i diritti umani e la nonviolenza.
d) Peacelink dimostra la sua completa buona fede e dichiara il suo rammarico e naturalmente offre la sua disponibilita' ad ospitare una rettifica che dia piena soddisfazione all'autorevole rappresentante ambientalista, docente universitario e consulente della Nato che ha promosso l'azione civile di risarcimento, ma a quanto pare e per quanto ne sappiamo a tutt'oggi non si e' ancora pervenuti ad una bonaria composizione stragiudiziale della vicenda.
e) Sotto il profilo squisitamente tecnico-giuridico l'attore (il soggetto che promuove l'azione civile) chiede il risarcimento della lesione subita in riferimento agli articoli 7 e 2043 del Codice Civile.
L'articolo 7 e' quello che stabilisce la tutela del diritto al nome; l'articolo 2043 e' quello che stabilisce il risarcimento per fatto illecito.
*
3. Entrando nel merito
a) Il fatto che in una mailing list sia stato riprodotto e trasmesso un testo apparso nel sito ufficiale di un importante partito politico nazionale rappresentato in parlamento, testo dal contenuto perfettamente lecito e condiviso da molte autorevoli personalita' (gli altri firmatari di esso), e' cosa del tutto abituale.
b) Inoltre una mailing list in se' non e' equiparabile tout court ad un mezzo di comunicazione di massa, ma piuttosto ad una forma di corrispondenza privata tra piu' soggetti (e' all'incirca l'equivalente di una normale lettera circolare).
c) Non vi e' quindi motivo di ritenere che quella riproduzione configuri l'equivalente di un'azione diffamatoria o intesa al danneggiamento altrui, ed e' evidentemente del tutto escluso che Peacelink avesse la benche' minima intenzione di diffamare o danneggiare chicchessia ospitando la riproduzione in una mailing list di un appello sul quale ovviamente si pu' dissentire ma che e' perfettamente lecito e che molti ritengono del tutto condivisibile e persino superficiale e banale (ed in alcune espressioni potrebbe essere considerato persino puerile).
d) La persona che si ritiene danneggiata dal fatto che la sua firma sia stata apposta arbitrariamente in calce a quell'appello avrebbe potuto (e a nostro avviso avrebbe fatto bene a farlo):
I. rivolgersi al sito in cui l'appello e' primieramente comparso e smentire la sua sottoscrizione dell'appello de quo;
II. chieder conto di chi avesse illecitamente dichiarato la sua pretesa e non avvenuta adesione, riservandosi ogni successiva azione legale nei confronti dell'autore materiale dell'arbitraria, fallace (e forse anche dolosa) inclusione del suo nome;
III. chiedere la pubblicazione in quella sede di una rettifica con evidenza pari al rilievo dato al suo nome presentato in calce a quell'appello come sottoscrittore di esso, e tale rettifica ottenere;
IV. inviare una smentita e una richiesta di rettifica agli altri siti ed agli altri mass-media in cui quell'appello recante la sua firma fosse stato successivamente riportato, ed anche tale rettifica ottenere.
E la questione si sarebbe potuta chiudere cosi'.
*
4. Un'analisi approfondita
Ma supponiamo pure, in via ipotetica e per mero amor di approfondimento, e non concedendolo tuttavia ne' in punto di diritto ne' in punto di fatto, che la comparsa di copia di quell'appello con quella firma (a quanto ne sappiamo non precedentemente smentita dall'autorevole rappresentante ambientalista, docente universitario e consulente della Nato) in una mailing list che trova ospitalita' su Peacelink possa essere equiparata alla pubblicazione su un mezzo d'informazione di massa; o che comunque si configuri qui un evento qualificabile in termini tali da legittimare una richiesta di risarcimento da parte dell'attore nei confronti di Peacelink.
Si pongono qui i seguenti quesiti, ai quali ci pare di poter dare le seguenti ragionevoli risposte.
a) Vi e' stato illecito da parte di Peacelink?
Pare evidente che nessun illecito possa imputarsi all'associazione Peacelink per il semplice fatto di aver ospitato nel suo sito una mailing list all'interno della quale e' stato fatto circolare un appello il cui testo non contiene nulla di illecito e di cui la stessa persona proponente l'azione civile contesta unicamente l'errore materiale dell'apposizione della sua firma - cosa rispetto a cui ne' Peacelink, ne' la mailing list in cui e' stato riprodotto il testo hanno avuto alcun ruolo ne' potevano supporre alcunche' ne' erano in grado di poter procedere ad una verifica firma per firma dei presunti sottoscrittori di quello come degli infiniti altri appelli che nelle miriadi di e-mail vengono riprodotti e fatti circolare.
b) Vi e' stata da parte di Peacelink lesione dell'onore della persona (ovvero diffamazione)?
Il fatto che il nome di un'autorevole personalita' sia comparso insieme a quello di altre autorevoli personalita' in calce ad un appello senza il suo consenso, per errore o per dolo che sia, puo' naturalmente essere percepito come lesione dell'onore da parte dell'interessato, e puo' costituire altresi' un effettivo danno per la di lui immagine e i di lui interessi; ma quanto a questo il soggetto nei cui confronti un'eventuale azione civile avrebbe dovuto essere indirizzata non e' certo Peacelink, bensi' chi quella firma ha arbitrariamente, erroneamente e/o dolosamente apposto a quell'appello; nei confronti di Peacelink l'attore avrebbe dovuto presentare una mera richiesta di rettifica che sarebbe stata naturalmente immediatamente effettuata.
c) Ma qualora lesione dell'onore e danneggiamento dell'attore da parte di Peacelink vi fossero stati (e la nostra tesi e' che cosi' non sia), vigono in questo caso in pro di Peacelink gli elementi che il noto pronunciamento della Corte di Cassazione (il cosiddetto "decalogo del giornalista") stabilisce efficienti al fine del riconoscimento delle previste esimenti?
Sicuramente si': poiche' qualora si potesse attribuire a Peacelink una qualche diretta responsabilita' giudiziariamente rilevante, cosa che riteniamo sia da escludere, si sarebbe altresi' in presenza degli elementi che configurerebbero comunque le esimenti previste dal pronunciamento della Corte di Cassazione noto come "decalogo del giornalista".
I. il primo criterio e' quello del pubblico interesse della notizia: vi era o no un pubblico interesse nella diffusione di un appello sottoscritto da autorevoli personalita' dell'ambientalismo scientifico? Certamente si', un appello pubblico sottoscritto da autorevoli rappresentanti dell'ambientalismo scientifico, pubblicato nel sito nazionale di un importante partito politico, e' una notizia di pubblico interesse.
II. il secondo criterio e' la verita' almeno putativa dei fatti: non vi e' dubbio che chi ha inserito in uno dei messaggi accolti nella mailing list ospitata da Peacelink quel testo lo riteneva a tutti gli effetti autentico in ogni sua parte; questo e' del tutto incontestabile.
III. il terzo criterio e' il considdetto "principio di continenza" da parte di chi riferisce una notizia, ovvero che non si diffondano espressioni o giudizi offensivi che ledano l'altrui onorabilita': non vi e' dubbio che da parte di chi ha riprodotto il testo dell'appello in un messaggio di una delle mailing list ospitate dal sito di Peacelink tale principio di continenza e' stato assolutamente rispettato, infatti si e' riprodotto quell'appello comprensivo delle firme dei sottoscrittori non per criticarlo o peggio per insultarne i sottoscrittori (reali o abusive che fossero quelle firme) ma per diffonderlo in quanto ritenuto degno di approvazione.
Peraltro lo stesso attore ha evidentemente escluso che si configurasse il reato di diffamazione da parte di Peacelink, non avendo presentato - per quanto ne sappiamo - una denuncia penale relativa, ma essendosi limitato a proporre un'azione civile a carattere risarcitorio.
d) Vi e' stata da parte di Peacelink la realizzazione di un'azione tesa a provocare un danno morale e materiale all'attore, o comunque la realizzazione di un'azione il cui esito sia tale da fondare la richiesta di un risarcimento ex. artt. 7 e 2043 del Codice Civile?
Su questo punto occorre essere analitici.
I. Il fatto che l'attore abbia subito un danno morale e/o materiale a seguito dell'arbitraria pubblicazione della sua firma in calce a quell'appello e' argomento che a fil di logica potrebbe motivare, piuttosto che un'azione legale nei confronti di Peacelink (che sarebbe anch'essa vittima di un errore o inganno da altri commesso), un'azione giudiziaria nei confronti sia di chi avrebbe arbitrariamente apposto in calce all'appello quella firma non concessa, sia del mezzo d'informazione che primo ha reso di pubblico dominio quell'appello recante quella firma non concessa, sia - con particolar riferimento al danno materiale - anche e decisivamente nei confronti di chi ha concretamente provocato esso danno materiale (quindi l'eventuale ente che avesse rescisso un contratto in essere con l'attore a seguito di quella pubblicazione).
II. Quanto al mero danno morale subito dall'attore anch'esso e' stato provocato dal soggetto che ha diffuso l'appello includendovi erroneamente o dolosamente quella firma non concessa, e dal sito che quel testo ha reso di pubblico dominio. Peacelink ha semplicemente ospitato una mailing list in uno dei messaggi circolanti nella quale e' stato riprodotto un appello diffuso nel e dal sito nazionale di un partito politico, sulla cui integrale veridicita' non potevano esservi ragionevoli dubbi, ed e' pertanto ancora una volta da considerare come una mera vittima in questa vicenda.
e) Non sarebbe necessario, ma si puo' inoltre aggiungere che e' del tutto evidente come non vi sia stata la benche' minima volonta' di offendere o di ledere chicchessia da parte di Peacelink.
f) Non sarebbe necessario, ma si potrebbe aggiungere anche che la completa buona fede di Peacelink e' stata ulteriormente dimostrata:
I. sia dalla disponibilita' ad una rettifica con pari ed anche maggiore evidenza;
II. sia dalla disponibilita' ad un componimento bonario della vicenda riconoscendo le ragioni di lagnanza dell'attore rispetto all'abusivo apparire della sua firma in calce a quel documento che lo stesso attore dichiara di non aver sottoscritto;
III. sia anche dal fatto stesso che ancora nell'appello diffuso in questi giorni l'associazione pacifista:
- si prende cura di ancora tutelare finanche la privacy dell'attore dell'azione civile, di cui non ha divulgato il nome;
- nei confronti di esso da' pienamente atto di quanto da esso attore dichiarato in ordine all'erroneita' della presenza della sua firma in calce all'appello all'origine della querelle;
- ed infine non si permette alcuna espressione men che riguardosa nei confronti della persona dell'attore, come del resto e' dovere di tutte le persone civili e ragionevoli (forse analogo riguardo non hanno avuto alcune persone e testate che venute a conoscenza della vicenda si sono successivamente espresse su di essa, ma di cio' non e' certo responsabile Peacelink).
*
5. Concludendo
Detto tutto questo vorremmo concludere come segue:
a) rinnoviamo la nostra solidarieta' a Peacelink, e nuovamente invitiamo i nostri interlocutori a fare altrettanto (per informazioni e contatti: www.peacelink.it);
b) all'autorevole rappresentante ambientalista, docente universitario e consulente della Nato esprimiamo la nostra comprensione e rispetto, e il dispiacere per essere stato il suo nome abusivamente inserito e divulgato in calce a quell'appello da lui non condiviso; ma insieme vogliamo esprimergli l'invito sincero a recedere dall'azione civile nei confronti di Peacelink, o comunque ad accedere ad una soluzione stragiudiziale che componga bonariamente la vertenza e liberi Peacelink dalla minaccia di un gravoso onere finanziario;
c) a tutti coloro che interverranno sulla questione rivolgiamo l'invito ad astenersi dalle menzogne, dalle offese e dalle esagerazioni, con le quali otterrebbero l'unico risultato di danneggiare Peacelink, l'impegno per la pace (che deve fondarsi sul rispetto assoluto della verita' e della dignita' umana) e se stessi;
d) infine agli amici di Peacelink vorremmo suggerire sia di valorizzare tutte le dichiarazioni di solidarieta', anche quelle che giustamente evidenziano aspetti della questione su cui non si puo' essere distratti o negligenti; sia di chiarire ai piu' ingenui o superficiali o roboanti sostenitori che la solidarieta' in tanto ha valore in quanto aiuta e non danneggia; sia di insistere nella ricerca di un accordo con la controparte tale che la vicenda si concluda nel modo migliore con soddisfazione di tutte le parti in causa e nella riaffermazione del pieno rispetto della dignita' umana di ogni persona.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 118 del 23 febbraio 2013
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