Archivi. 110



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 110 del 15 febbraio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di novembre 2002 (parte prima)

2. La Firenze di Giorgio La Pira

3. Ai promotori del presidio antifascista del 2 novembre a Roma

4. Ballata in memoria di Dorothy Day, approssimandosi il CV anniversario della nascita e il XXII anniversario della scomparsa

5. Ogni vittima ha il volto di Abele: oggi a Viterbo ed ovunque

6. Una commemorazione a Viterbo il 4 novembre contro tutte le guerre

7. Ancora per Dorothy Day nel CV anniversario della nascita, un falso sonetto caudato

8. Nell'anniversario della notte dei cristalli

9. Agli amici suoi di Toscana

10. Gli stupori di Rubizzo Barbacane: televisione

11. tra il settembre e il novembre del '38

12. Maschilismo

13. Disobbedienti

14. Sette commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa

15. Vincolo

16. Le rampogne di Brontolo: contro la tintura dei capelli

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2002 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2002.

 

2. LA FIRENZE DI GIORGIO LA PIRA

[Nell'anniversario della scomparsa di Giorgio La Pira (5 novembre 1977) il Centro di ricerca per la pace di Viterbo realizzera' una iniziativa di commemorazione del grande costruttore di pace e di nonviolenza; per tale iniziativa il nostro collaboratore Benito D'Ippolito ha composto il sonetto seguente, il cui interminabile titolo completo e': "sonetto in omaggio alla Firenze di La Pira scritto nell'occasione del XXV anniversario della scomparsa del sindaco costruttore di pace. Con un verso fuori rima che segnala il cuore e il fulcro di esso sonetto"...]

 

C'e' una Firenze di Giorgio La Pira

citta' benigna, forte costruttrice

di pace e di dialogo, che aspira

a unire in un concento d'ogni altrice

 

cultura tutte le voci, e la lira

appende ai salici quando non lice

cantare perche' gente illira o assira

e' vittima di guerra, ria matrice

 

di strazio e lutto all'umanita' intera.

Questa Firenze di La Pira e' un dono,

citta' ospitale per l'afflitto, e austera

 

nell'opposizion netta e intransigente

alla violenza, all'oppressione nera,

citta' di pace fiera ed accogliente.

 

3. AI PROMOTORI DEL PRESIDIO ANTIFASCISTA DEL 2 NOVEMBRE A ROMA

 

Carissime e carissimi,

impegnati in un'altra iniziativa non potremo essere fisicamente presenti con una nostra delegazione al presidio antifascista che si svolgera' oggi sabato 2 novembre sulla scalinata del Campidoglio.

Ma siamo con voi con tutto il cuore: il vostro sentire e' il nostro; il vostro impegno e' il nostro.

E se posso aggiungere una parola personale, io che a nome del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo vi scrivo queste righe: tra i maestri piu' grandi che ho avuto la fortuna di avere ci sono stati Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi, Tomaso Serra e Franco Fortini, che contro il fascismo di allora e di sempre per l'intera loro vita hanno lottato, recando testimonianza grande della dignita' umana; e quell'amico indimenticabile che e' stato Benny Nato, che lotto' per l'intera sua vita contro il regime razzista sudafricano fino alla sconfitta dell'apartheid.

Queste persone sono ormai defunte: ma come tutti coloro che le conobbero reco dentro di me come loro indissolvibile dono un raggio della loro luce, ed esso illumina la mia coscienza e mi convoca a continuarne la lotta, come e' dovere e diritto di ogni persona di volonta' buona.

E dunque sono con voi anche per questo, nel ricordo vivo di queste persone grandi e generose.

E nel ricordo di tutte le vittime del nazifascismo e del razzismo, e di tutte le eroiche persone che al nazifascismo e al razzismo si opposero.

Ed al fianco di tutti gli esseri umani ancora oppressi ed ancora in lotta affinche' a tutti gli esseri umani siano riconosciuti tutti i diritti umani.

Ed affinche' ai turpi lugubri epigoni dell'abominevole ordine hitleriano l'intera umanita' opponga limpida ed intransigente una infrangibile resistenza. Ora e sempre.

Dal profondo del cuore, un abbraccio...

 

4. BALLATA IN MEMORIA DI DOROTHY DAY, APPROSSIMANDOSI IL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA E IL XXII ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

Dorothy Day, persona amica

all'oppressione si ribello'

conobbe il carcere e la fatica

ma alla sua lotta non rinuncio'.

 

Dorothy Day, persona viva

con chi soffriva fu solidale

alla menzogna non fu mai corriva

e mai si arrese dinanzi al male.

 

Dorothy Day, nostra sorella

fu religiosa e fu libertaria

a questo mondo la cosa piu' bella

e' condivider la sorte dei paria.

 

Dorothy Day, nostra compagna

tanto era dolce quanto era forte

non ammetteva la fuga o la lagna

e combatteva il male e la morte.

 

Dorothy Day, acuta coscienza

tenace agire, sguardo profondo:

fu la sua scelta la nonviolenza

per rovesciare e per salvare il mondo.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE: OGGI A VITERBO ED OVUNQUE

 

Il 4 novembre, dalle ore 8 alle ore 8,30, in piazza del sacrario a Viterbo, il Centro di ricerca per la pace, in dolore e silenzio, commemora tutte le vittime di tutte le guerre, dichiara il diritto e il dovere di ogni essere umano come delle istituzioni di operare affinche' mai piu' si facciano guerre, denuncia l'oscenita' dei festeggiamenti della guerra e dei suoi apparati da parte dei poteri militari e politici che nuove guerre e nuove stragi preparano.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell)

"L'Italia ripudia la guerra" (art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana)

Il 4 novembre, anniversario della conclusione per l'Italia della "inutile strage" della prima guerra mondiale, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo commemorera' tutte le vittime di tutte le guerre a Viterbo, in piazza del sacrario, dalle ore 8 alle ore 8,30.

La cerimonia sara' austera, composta, meditativa, silenziosa: come e' giusto quando si rivolge il pensiero ad esseri umani defunti, e massime quando si rivolge il pensiero ad esseri umani assassinati.

Essa consistera' nella deposizione di un omaggio floreale e in una meditazione silenziosa.

Essa attestera' l'impegno morale e civile di opporsi a tutte le guerre, che - come disse con espressione indimenticabile Mohandas Gandhi - sono sempre omicidi di massa.

La cerimonia si svolgera' dalle ore 8 alle ore 8,30. Un orario scelto anche per demarcare la distanza temporale e morale dalla oscena festa di esaltazione della guerra e dei suoi apparati che alcune ore dopo, in guisa di effettuale profanazione del riposo delle vittime, si terra' da parte dei comandi militari e politici.

La cerimonia austera e silenziosa delle persone amanti della pace e addolorate per tutte le vittime delle guerre, contrapporra' visibilmente il silenzio del lutto e della fraternita' e sororita' umana, alla retorica e al frastuono degli osceni festeggiamenti "necrofili e insensati" (per usare le parole di Miguel de Unamuno) che poche ore dopo saranno esibiti da quegli stessi comandi politici e militari che la morte delle vittime di tutte le guerre festeggiano con l'esaltare la guerra ed i suoi esiti e i suoi apparati, e che prolungano il  crimine della guerra preparando, promuovendo, avallando ed eseguendo nuove guerre omicide e onnicide.

Il Centro di ricerca per la pace non partecipera' ai cinici ed offensivi festeggiamenti della morte e delle stragi organizzati dai comandi militari e politici, e denuncia con cio' come quelle lugubri e irresponsabili parate siano scherno malvagio e orribile umiliazione per le vittime della guerra, simbolico ucciderle ancora una volta.

Il Centro di ricerca per la pace chiama tutte le persone di volonta' buona ad essere costruttrici di pace, ed in particolare chiama tutti i cittadini italiani, e quindi anche tutte le istituzioni italiane, al rispetto piu' rigoroso della legalita' costituzionale, fondamento del nostro ordinamento giuridico e presidio delle nostre comuni liberta' e dei diritti di tutti quanti nel nostro territorio si trovino. E' la Costituzione della Repubblica Italiana che reca all'art. 11 il principio fondamentale, e il valore supremo, espresso con le lapidarie parole "L'Italia ripudia la guerra".

Ogni vittima ha il volto di Abele.

L'Italia ripudia la guerra.

Mai piu' si faccia guerra: solo questo impegno rende lecito accostarsi alle vittime delle guerre in dolore e in solidarieta'. Chi ancora la guerra permette, promuove e propugna, le vittime offende e schernisce, ed aggredisce e disonora l'umanita' intera.

 

6. UNA COMMEMORAZIONE A VITERBO IL 4 NOVEMBRE CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Questa mattina in piazza del sacrario a Viterbo si e' svolta la cerimonia di commemorazione delle vittime di tutte le guerre promossa dal Centro di ricerca per la pace con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele" e con l'impegno sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana: "L'Italia ripudia la guerra".

Nel silenzio e nel raccoglimento piu' profondi e' stato deposto un fiore dinanzi al sacello delle vittime della prima guerra mondiale, un altro fiore e' stato deposto dinanzi al monumento che ricorda le vittime della seconda guerra mondiale, ed un terzo dinanzi alla lapide che ricorda in particolare le vittime del nazifascismo.

La cerimonia ha avuto inizio alle ore 8 e si e' conclusa alle ore 8,30. La scelta dell'orario e' stata determinata dalla precisa e netta volonta' di distanziare temporalmente oltre che sul piano morale l'iniziativa di commemorazione delle vittime delle guerre promossa dalla struttura pacifista, rispetto alla "festa della guerra e degli apparati di morte" che alcune ore dopo sara' oscenamente inscenata dai comandi militari e dalle autorita' politiche.

Possa venire presto un tempo in cui non si permettera' piu' di insultare la memoria delle vittime della guerra; possa venire presto un tempo in cui sara' proibito di oscenamente festeggiare la guerra, l'uccidere, gli apparati di morte; possa venire un tempo in cui si adempia la speranza e la profezia del compianto padre Ernesto Balducci: che la guerra, uscita per sempre dalla sfera della razionalita', sia infine cancellata dalla storia umana.

Conclusasi l'iniziativa, il responsabile del Centro di ricerca per la pace ha diffuso la seguente dichiarazione:

1. La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa consiste nell'uccisione di esseri umani. Non solo: nell'epoca aperta dall'orrore di Hiroshima la guerra mette in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana. Cosicche' e' un indispensabile imperativo morale e civile, e un cruciale necessario progresso culturale e politico, il ripudio assoluto della guerra, la sua assoluta e definitiva esclusione dal novero dei mezzi a disposizione dell'umanita' per gestire e risolvere i conflitti.

2. Vanno smascherati e confutati gli speciosi sofismi di quanti la guerra propugnano:

- La guerra non e' efficiente nel contrastare il terrorismo: poiche' essa e' prosecuzione e seminagione di stragi, odio e terrore: essa e' il trionfo del terrorismo; e' terrorismo elevato all'ennesima potenza.

- La guerra non e' efficiente nel contrastare le dittature: poiche' essa le dittature provoca e moltiplica, e poiche' essa stessa riducendo gli esseri umani a nulla e' dittatura e nichilismo nella sua essenza e nel suo farsi.

- La guerra non e' di natura diversa dall'omicidio: solo che essa omicidi esegue su scala di massa. E' quindi ingigantimento dell'omicidio, omicidio in forma di strage. E poiche' giustamente consideriamo un progresso grande e un provvedimento necessario - fortunatamente in Italia gia' inserito nell'ordinamento - l'abolizione dai sistemi penali della cosiddetta "pena di morte" (scilicet: omicidio di eseri umani da parte di ordinamenti giuridici), a maggior ragione dobbiamo estendere tale giudizio e tale interdetto alla guerra, che appunto consiste nell'irrogazione della morte a tanti esseri umani oltretutto senza processo e nella gran parte di essi del tutto innocenti di qualsivoglia crimine. Se prendiamo sul serio la nostra stessa legislazione penale, a maggior ragione la guerra e' incompatibile col nostro stato di diritto, con la nostra democrazia, con la nostra civilta' giuridica, con la nostra civile convivenza.

3. Solo chi ripudia la guerra e' fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana e alla Carta delle Nazioni Unite, ovvero alle fondamentali fonti di diritto cui tutti dovremmo ispirarci nel nostro agire. Con riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 11 inequivocabilmente ed irrevocabilmente "ripudia la guerra", va sottolineato che siamo in presenza di un obbligo di legge per tutti cogente, non eludibile da parte di alcun cittadino italiano, non eludibile da parte di alcuna istituzione italiana che in tanto e' legittima in quanto fedele alla Costituzione.

4. Ma infine e decisivamente: la guerra consiste nell'uccidere, nega quindi il diritto alla vita. ma se si nega il diritto alla vita, cessa la base materiale di tutti i diritti umani e il primo e fondante di essi diritti; e cessa altresi' la possibilita' della convivenza, della societa', della civilta'; e cessa infine l'umanita' stessa come esistenza concreta degli individui che la compongono, come solidarieta' che tutti gli esseri umani tiene insieme, come impresa ed essenza comune - la cultura umana, la civilta' umana, la condizione umana, l'umana famiglia - di tutti gli esseri umani passati, presenti e futuri; e come sentimento, come concetto, come realta'.

5. Le vittime delle guerre passate devono essere un perenne monito affinche' non abbiano luogo nuove guerre che nuove vittime provocherebbero. Il rispetto alle vittime dovuto deve estrinsecarsi nell'impegno ad impedire che nuove vittime vi siano.

6. Solo chi si oppone a nuove guerre esprime sincero lutto e solidarieta' autentica per le vittime delle guerre passate. Chi invece nuove guerre propugna, prepara, decide, avalla, comanda ed esegue e' indegno di commemorare le vittime delle guerre passate, poiche' col suo agire nuovamente le uccide e le umilia.

7. Solo se si e' costruttori di pace si e' avversari della guerra. E solo se si e' avversari della guerra si raccoglie il muto messaggio delle vittime della guerra, l'appello che dal loro volto, dalla loro vicenda promana. E per essere costruttori di pace occorre fare la scelta teoretica e pratica, morale e civile, della nonviolenza. La nonviolenza e' la scelta dell'opposizione integrale, la piu' nitida e la piu' intransigente, alla violenza in tutte la sue forme: alle oppressioni, come alle dittature, come al terrorismo, come alle guerre. La nonviolenza, come ebbe a scrivere Aldo Capitini, e' il varco attuale della storia.

 

7. ANCORA PER DOROTHY DAY NEL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, UN FALSO SONETTO CAUDATO

 

"Sentir tudo de todas as maneiras" (Fernando Pessoa)

 

Si puo' essere anarchici e cattolici

la gioia condividere e il dolore

si puo' essere concreti e anche simbolici

si puo' esser tutto insieme, se ne hai il cuore.

 

Si puo' esser libertari ed apostolici

condividere le tenebre e le aurore

si puo' essere inurbati e ancor bucolici

si puo' esser tutti insieme, se hai l'amore.

 

Condividere la fame, e lo spauro,

nella notte greve e gelida il giaciglio,

la prigione condividere e l'oscuro

 

faticare per un sorso di vermiglio

poco vino e per un tozzo di pan duro:

esser fuoco che divampa, ed albo giglio

 

che non ve n'e' il simiglio:

compagna degli oppressi, seguace all'agnus dei

"di Dio il dono" Dorotea Day.

 

8. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NOTTE DEI CRISTALLI

 

Nella notte tra il nove ed il dieci novembre

dell'anno millenovecentotrentotto, nella Germania

che fu di Goethe e di Heine, di Hegel e di Beethoven

caduta in pugno alla ciurma hitleriana

fu scatenata la strage che reca

questo nome orribile di notte dei cristalli.

 

E tu che leggi queste spente righe

fermati a considerare

e accendi una lampada ancora

a fare luce, a far memoria delle vittime,

a tener sveglia l'umanita' sempre.

 

9. AGLI AMICI SUOI DI TOSCANA

 

Che nella giornata contro la guerra che si svolge in questo sabato 9 novembre nella bella citta' di Firenze ogni arma sia dismessa, nessuna mano sia levata, Caino non trovi seguaci.

Ed ai violenti e ai provocatori, che sicuramente ci saranno, ci sia concessa l'ingenuita' di ripetere le parole che quell'uomo "di prima del peccato originale" che fu Heinrich Boell rivolse loro il 10 ottobre del 1981 alla manifestazione di Bonn contro il riarmo atomico: "Questa e' una dimostrazione di pace, badate che si concluda pacificamente. Noi non abbiamo a disposizione servizi segreti, non abbiamo il potere dell'esecutivo; noi possiamo limitarci soltanto a pregare tutti voi. E se qualcuno, senza cattiva intenzione, dovesse avere in tasca - o nella borsa - una pietra, vi prego, lasciatela cadere: lasciatela al servizio di custodia del parco di Bonn. Pensate che Bonn e' una citta' pacifica, una popolazione pacifica; che anche qui nessuno vuole guerra, e che i vetri delle finestre e delle vetrine sono innocenti come la popolazione della citta'. Un'ultimissima parola a un gruppo di persone che potrebbero essere - non voglio dire probabilmente - anche qui fra noi, gli agenti provocatori... E' un gesto molto ingenuo pregare persone di questo tipo - faccio volentieri una brutta figura mostrando una simile forma di ingenuita' -; se foste davvero qui, noi tutti qui presenti e gli organizzatori ci dichiariamo pronti a ripagarvi del mancato guadagno, se venite da noi con discrezione".

Possa la ragione illuminare la coscienza di ognuno. Possa essere per tutti una giornata di pace.

 

10. GLI STUPORI DI RUBIZZO BARBACANE: TELEVISIONE

 

Non posso crederci: siamo nel ventunesimo secolo e c'e' ancora qualcuno che

guarda la televisione?

 

11. TRA IL SETTEMBRE E IL NOVEMBRE DEL '38

 

Tra il settembre e il novembre del '38 la barbarie

razzista fu eretta a legge in Italia

dall'infame regime fascista e con l'avallo

di scienziati, ma non sapienti,

che la parte di loro oltracotata

al servizio del male miseri misero.

 

Oggi che su quell'orrore si pretende

l'oblio, e che nuove leggi razziste

deturpano il nostro paese e la vita di tutti minacciano,

ricordati tu di quell'infamia, e ricorda

le vittime di allora e di oggi, e chi allora

disse di no, e oggi.

 

Tra esse vittime, tra essi resistenti,

anche la tua tenda decidi di piantare.

 

12. MASCHILISMO

 

E' l'ideologia della dittatura di meta' del genere umano sull'altra meta'.

Per durata storica, estensione numerica, profondita' psicotica ed esiti effettuali e' di gran lunga la piu' ampia e piu' grave di tutte le ideologie totalitarie. E ci sara' pure un motivo per cui e' ammesso parlarne cosi' poco. E adesso smetto di scrivere perche' sento che bussano alla porta, mi pare con gli scarponi.

 

13. DISOBBEDIENTI

 

C'e' un'ideologia dietro questa parola, ed essa si chiama: subalternita'.

Poiche' definire come centrale nella propria azione e persino nella propria autorappresentazione il mero disobbedire implica la delega ad altri di condurre il gioco, di ordinare la societa', di stabilire le regole, di decidere i fini.

E invece no: se dalla Resistenza una lezione ci e' venuta, se dal movimento delle donne una lezione ci e' venuta, se insomma dalle piu' grandi e decisive esperienza della nonviolenza in cammino una lezione ci e' venuta, essa e' la seguente: rompere la complicita', uscire dalla subalternita', assumere responsabilita', elaborare ed agire un programma costruttivo di trasformazione sociale e di gestione dei conflitti; non accettare piu' il discorso dominante e l'ordine oppressivo di cui costituisce il correlato ideologico e il repertorio simbolico; ed altro discorso, altra prassi, altro sguardo, altro cammino proporre.

Limitarsi al disobbedire, e peggio farne un totem novello, ci si  permetta di dirlo, e' cosa da fanciulli da romanzi per la piccola borghesia ottocentesca, ha sentore di paternali e sculaccioni.

Quel che occorre e' invece la nonviolenza delle e dei forti.

La nonviolenza delle e dei forti, la lotta piu' limpida e piu' intransigente contro tutte le violenze: era questo che intendeva Lorenzo Milani quando affermava che l'obbedienza non e' piu' una virtu'; chi invece elabora e promulga e propugna una ideologia della mera disobbedienza, ahime', si pone agli antipodi del messaggio di Barbiana, e di Rosa Luxemburg, e di Dietrich Bonhoeffer.

 

14. SETTE COMMENTI A VINOBA NEL XX ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

"Vinoba e' un fuoco che brucia e una lampada accesa"

(Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 212)

 

I. Disse Vinoba: "Quando parla un re si muovono gli eserciti. Quando parla un fakir si muove soltanto la sua barba" (in Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974, p. 267).

 

Felice colui la cui parola

solo muove una barba, felice

colui la cui parola e' solo balsamo

ed agli eserciti tutti si oppone.

*

II. Disse Vinoba: "In democrazia la pistola e' stata sostituita dal voto" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 163).

 

Lo sciopero e il voto, diceva il priore

di Barbiana; e per stringere ancora:

l'esempio, e null'altro.

*

III. Disse Vinoba: "si deve agire: 1) civilmente, cioe' entro i limiti che ci si e' posti; 2) in una forma ordinata, non ammettendo alcuna infrazione di disciplina da alcuna parte; 3) apertamente, cioe' senza nascondere nulla e senza alcuna simulazione o inganno; 4) con fermezza, presentando le proprie richieste minime in relazione alla questione controversa e non cedendo finche' non sono state soddisfatte. Qualunque punizione venga inferta per una tale infrazione all'ordinamento giuridico dovrebbe venire subita con animo lieto e senza alcun sentimento di odio. Una formazione di questo tipo dovrebbe entrare nel cuore della gente e a questo fine dovrebbe trovare un posto stabile nella pedagogia e nei codici etici della nazione" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 115; ed anche in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 218).

 

La scienza dell'attaccamento alla verita'

(ma anche: del contatto con l'essere,

dell'adesione al buono che e' vero, la forza

dell'amore) questo richiede, e non altro:

responsabilita'

il rispondere al volto muto e sofferente

dell'altro, il rispondere della sofferenza

altrui, che diviene la tua:

il sentire che tutti siamo uno

(che una e' la carne, diceva Danilo).

*

IV. Disse Vinoba: "Sto cercando di camminare sulle orme del Budda e di Cristo. Voglio soltanto che il fiume di compassione - oggi asciutto - torni a scorrere" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 222).

 

Lo appresi da Sancho, ed ero ancora giovane:

la misericordia e' quella giustizia

che invera la giustizia

ed oltre la giustizia apre una via

e lungo questa via si puo' salvare il mondo.

*

V. Disse Vinoba: "Che cosa e' il satyagraha? Senza rimanere scossi da piacere e dolore cerchiamo di portare alla luce cio' che vi e' di buono nell'avversario. Questo e' il senso di cercare il buono in ogni essere umano, questa e' la base del satyagraha. Tutti i programmi di dono sono basati su questa fede. L'intero programma del sarvodaya (elevazione di tutti) e' basato sul vedere il buono in ogni essere umano (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991, p. 36).

 

In ogni essere umano la favilla

ancora arde dell'umanita'

la nostra lotta e' questo riscattare

l'umanita' di tutti, ed in ognuno.

*

VI. Disse Vinoba: "Gandhiji ha spiegato la differenza tra 'resistenza passiva' e satyagraha nei termini seguenti: 1) l'amore non ha posto nella resistenza passiva. La malevolenza non ha posto nel satyagraha. 2) La resistenza passiva sovente precede la resistenza armata. Il satyagraha preclude la resistenza armata. 3) Non si puo' opporre resistenza passiva ai propri amici e parenti. Si puo' rivolgere il satyagraha anche verso chi si ama. 4) L'idea soggiacente alla resistenza passiva e' di preoccupare e mettere in imbarazzo l'avversario. Il satyagraha preclude idee di questo genere" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, cit., pp. 60-61)

 

La nonviolenza e' attiva

e' lotta e contemplazione a un tempo

e' riconoscimento e suscitamento del conflitto, e via

a piu' alte e fraterne e sororali

contraddizioni, a piu' profondi

sororali e fraterni incontri.

*

VII. Disse Vinoba: "Se verro' a sapere che un uomo ha dato cedendo alla minaccia o a qualche altra costrizione, gli rendero' subito cio' che e' suo" (in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, cit., p. 102).

 

Il dono vince la violenza

la generosita' sconfigge la paura.

Lo vedi da te, la nostra lotta

convincere vuole, che e' vincere insieme.

 

15. VINCOLO

 

E' obbligo e legame: senza obbligazione reciproca non c'e' legame autentico, ergo non c'e' societa'. Ma dove non c'e' legame, ergo societas, "esser soci", reciprocita', non puo' esservi neppure obbligo.

Cosicche' la norma occorre, per la convivenza civile; ma deve essere norma che promuove l'esistenza, i diritti e il riconoscimento di tutti: se esclude qualcuno, non e' piu' tale.

E dunque le leggi razziste, come quella attualmente in vigore in Italia che proditoriamente nega dignita' e diritti umani alle sorelle e ai fratelli immigrati, a rigor di termini non e' neppure legge, ma mera statuizione della violenza e ideologia della violenza, violenza essa stessa: e denuncia cosi' i suoi ideatori, promotori e sostenitori per fautori dell'anomia, ovvero della barbarie.

Ed assai bene ha fatto il Tribunale di Viterbo a rinviare quella legge alla Corte Costituzionale affinche' sia abrogata in quanto infrange il nostro ordinamento giuridico e viola i diritti umani che la nostra Costituzione afferma e difende.

 

16. LE RAMPOGNE DI BRONTOLO: CONTRO LA TINTURA DEI CAPELLI

 

"Ah, che tristezza esser quelli che siamo,

gli antichi archivisti fin dai tempi di Adamo"

(Ireneo Funes, Opera omnia, Suppl. I, 1890)

 

Lotto primo

Non facciamo credere ai piu' giovani che il mondo sia cominciato ieri.

Non facciamo credere loro che certe banalizzazioni e confusioni e irresponsabilita' e manicheismi d'accatto siano la scoperta delle scoperte; diciamoglielo che nei secoli scorsi tradizioni grandi hanno pensato e proposto idee e vie di liberta' e di dignita' ancora da percorrere.

Invitiamoli a studiare e discutere, invece che a ripetere slogan irosi o sbertuccianti e marciare a passi lunghi e ben distesi.

*

Lotto secondo

E non si ripeta l'errore di qualche decennio fa: diciamolo chiaro e forte e sempre che la violenza e' il nemico nostro e dell'umanita' intera.

E che si puo' essere contro la guerra solo se si e' costruttori di pace.

E che una e una soltanto e' la scelta oggi preliminarmente necessaria per la lotta che vuole affermare la dignita' umana di tutti gli esseri umani passati, presenti e venturi; una e una soltanto e' la scelta oggi preliminarmente necessaria per la lotta che vuole affermare la difesa dell'ambiente che e' casa comune di tutti; una e una soltanto e' la scelta oggi preliminarmente necessaria per uscire dal sistema dello sfruttamento, dell'inquinamento e della guerra che minaccia l'umanita' e il mondo.

Questa scelta ha un nome: nonviolenza.

Che si puo' dire altresi': nonmenzogna; o anche: principio responsabilita'.

Se non si fa la scelta della nonviolenza, allora non si fa la scelta della lotta piu' limpida ed intransigente contro tutte le violenze, e dunque si resta nella zona grigia, e dunque si resta effettuali complici dell'effettuale oppressione e dell'annichilimento che l'umanita' intera gia' strozza e minaccia.

*

Lotto ultimo e fine dell'incanto

E facciamola finita con la retorica giovanilista; che andava tanto di moda negli anni venti, quando si cantava giovinezza a squarciagola, e chi cosi' cantava poi le gole le squarciava davvero.

Capisco che ci sia chi preferisca non ricordare il suo proprio passato di qualche decennio o solo qualche anno fa, quando faceva l'elogio del manganello e della spranga o dell'assassinio (pensando nella sua criminale follia d'allora che aggiungendo l'aggettivo "politico" quell'omicidio cessava di essere tale), o deliberava la guerra, o organizzava i pestaggi in piazza o in birreria. E capisco che ci sia chi preferisca non volger lo sguardo alla propria passata ignavia, o alle carriere fatte, o alle prebende e ai privilegi ricevuti. Capisco, ho una certa eta', ne ho viste tante. Capisco ma non giustifico; non giustifico ma capisco. Ma sarebbe buona creanza non travestirsi da pischelli quando si e' anzicheno' attempati quanto noi, e di barbe e capelli meglio sarebbe non occultare con untuose passate di tintura lo sbiadire e incanutire - e come le foglie l'abbandonarci.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 110 del 15 febbraio 2013

 

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