Archivi. 83
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- Date: Sat, 19 Jan 2013 05:49:54 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 83 del 19 gennaio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di marzo 2008 (parte prima)
2. Da Gaza al Pakistan, la guerra
3. Un contributo all'assemblea del 2 marzo a Bologna
4. Una glossa
5. Una glossa
6. In guisa di postilla
7. Fermare la guerra
8. E poi
9. Dal punto di vista dell'umanita' intera
10. Il segreto del nostro orrore
11. Anna e Umberto
12. Non un voto ai partiti terroristi e stragisti corresponsabili della guerra in Afghanistan
13. E' cosi' facile?
14. E' cosi' difficile?
15. La Birmania, il Tibet, l'Afghanistan e noi
16. Quer pasticciaccio brutto der Ministro de' Trasporti
17. Votare occorre
18. Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida, votare occorre
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MARZO 2008 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di marzo 2008.
2. DA GAZA AL PAKISTAN, LA GUERRA
Da Gaza al Pakistan, la guerra che infuria.
E di questo si dovrebbe parlare nelle settimane che precedono le elezioni per il rinnovo del parlamento del nostro paese.
Di questo, e della catastrofe ambientale planetaria in corso.
E del femminicidio che anch'esso divampa.
*
Ma come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto la prosecuzione dell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista in Afghanistan?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto decisioni scelleratissime di devastazione irreversibile della biosfera?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto l'ideologia, le strutture e le prassi del patriarcato e del maschilismo?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto la feroce lotta di classe degli sfruttatori contro gli sfruttati?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto una politica razzista e mafiogena?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto la sistematica violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale?
Come potrebbero onestamente parlarne quelle forze politiche e quei mass-media che ancora in questi ultimi due anni hanno voluto e sostenuto la sistematica denegazione dei diritti umani della immensa maggioranza degli esseri umani?
*
Non vi e' chi non veda l'indispensabilita' e l'urgenza di costruire finalmente una presenza nelle istituzioni democratiche ecologista, femminista, nonviolenta; per realizzare un'azione politica e legislativa ecologista, femminista, nonviolenta; fatta da persone ecologiste, femministe, amiche della nonviolenza.
Non vi e' chi non veda come l'incontro di Bologna - quale che ne sia l'esito immediato - nel proporre alla riflessione questa necessita' ed urgenza, indichi ne' piu' ne' meno che il compito dell'ora per ogni persona di retto sentire, di tenace concetto, di volonta' buona.
La catastrofe e' in corso, ma anche la nonviolenza e' in cammino.
3. UN CONTRIBUTO ALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA
1. Le persone che si incontreranno il 2 marzo a Bologna certo proverranno da esperienze diverse e saranno portatrici di punti di vista diversi, e questa e' la seconda grande ricchezza di quell'appuntamento.
La prima e maggiore ricchezza sara' che queste persone saranno animate da una sincera volonta' di ascolto reciproco, di interlocuzione, senza pregiudizi e senza complessi, senza rassegnazioni e senza subalternita'. E questo e' il merito essenziale dell'appello di Michele Boato, Mara G. Di Rienzo e Mao Valpiana che quell'incontro convoca.
*
2. A quell'incontro vorremmo recare anche il contributo della nostra esperienza e riflessione. E questo contributo consiste nell'esporre succintamente ancora una volta la proposta della presentazione alle elezioni politiche di aprile di liste della sinistra della nonviolenza, femministe e ambientaliste, socialiste e libertarie, antirazziste e antimafia, antimilitariste e antiautoritarie, della solidarieta' e della responsabilita', del principio "Tu non uccidere" preso sul serio; la proposta che da mesi veniamo formulando come ineludibile compito dell'ora.
*
3. Vorremmo che non vi fossero equivoci sul senso e sul fine di questa proposta:
- non pensiamo che queste liste rappresenterebbero una sorta di arca di Noe', ma pensiamo che sarebbe opportuno poter votare alle elezioni politiche con scienza e coscienza.
- non pensiamo che queste liste potrebbero ottenere un significativo risultato in termini di seggi parlamentari, ma pensiamo che potrebbero persuadere a votare persone che altrimenti non avrebbero la possibilita' di votare.
- non pensiamo che queste liste sarebbero una panacea, ma almeno porrebbero all'attenzione dell'elettorato tutto le questioni per noi decisive dell'impegno contro la guerra e il razzismo, dell'impegno contro il patriarcato e il femminicidio, dell'impegno contro l'ecocidio, dell'impegno per la legalita costituzionale, per la democrazia, e contro l'autoritarismo, il regime della corruzione, i poteri criminali.
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4. Femminismo, ecologia, nonviolenza: per noi queste tre definizioni designano una stessa sostanza. E si estrinsecano nell'impegno per il riconoscimento, la difesa e la promozione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani. Nell'impegno per la difesa della biosfera. Nell'impegno contro ogni oppressione, contro ogni barbarie.
4. UNA GLOSSA
Oggi la nonviolenza in Italia vive molto piu' fuori dai movimenti nonviolenti organizzati che non dentro di essi.
Basti pensare a come centri e movimenti che si dicono nonviolenti non abbiamo promosso la benche' minima resistenza alla guerra e al razzismo che sono stati il cuore della politica internazionale e della politica interna del governo Prodi, in questo del tutto arreso e quindi pienamente complice nei confronti dell'eversione dall'alto berlusconiana, neofascista e leghista.
Se in Sudafrica e in India Gandhi avesse accettato il razzismo e l'imperialismo britannico con lo stesso aplomb con cui certi sedicenti gandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo nei confronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiarano nonviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politiche che da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosi fino a svolgere una propaganda infame a vantaggio del regime guerriero e razzista, ebbene, il satyagraha non sarebbe mai nato.
Se negli Stati Uniti d'America Martin Luther King avesse accettato il razzismo e la segregazione con lo stesso aplomb con cui certi sedicenti gandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo nei confronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiarano nonviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politiche che da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosi fino a svolgere un propaganda infame a vantaggio del regime guerriero e razzista, ebbene, la segegazione razziale sarebbe ancora in vigore negli Usa.
Se in Sicilia Danilo Dolci avesse accettato il sistema di potere mafioso con lo stesso aplomb con cui certi sedicenti gandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo nei confronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiarano nonviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politiche che da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosi fino a svolgere un propaganda infame a vantaggio del regime guerriero e razzista, ebbene, una delle maggiori esperienze nonviolente (in Italia e nel mondo) non si sarebbe mai data.
Ma perche' continuare?
La nonviolenza e' lotta contro tutte le violenze e le oppressioni. Se non e' lotta, non e' nulla.
La nonviolenza e' azione politica, proposta politica, movimento politico. Se non e' politica, non e' nulla.
Chiunque lo sa. Chiunque non voglia mentire a se stesso.
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Per questo vediamo oggi la nonviolenza vivere nelle lotte delle donne, nelle lotte antimafia ed antirazziste, nelle lotte delle classi e dei popoli oppressi che si levano contro l'oppressione per affermare l'internazionale futura umanita', nelle lotte per la difesa della biosfera che il modo di produzione dello sfruttamento onnicida sta distruggendo irreversibilmente, nelle lotte di chi afferma il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, nelle lotte che affermano il principio "Tu non uccidere", nelle lotte che coerentemente e concretamente salvano le vite e contrastano la violenza assassina.
Non la vediamo vivere in certi gruppi che si dichiarano nonviolenti e che invece si sono arresi al compromesso col regime della corruzione, che disertano la lotta per dedicarsi all'accademia, che della nonviolenza propongono una visione museale e narcotica, che dalla violenza dei potenti si sono lasciati insignorire.
*
Per questo troviamo oggi - non otto anni fa, non due anni fa, ma oggi si' - peggio che equivoca la proposta di una "Federazione Politica Nonviolenta" (che sperpero di maiuscole, ahinoi) che non passi attraverso un confronto delle posizioni e che non si qualifichi alla luce dei criteri affermati nella carta del Movimento Nonviolento e dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, che non sia intransigentemente contro la guerra, che non sia esplicitamente femminista ed ecologista.
5. UNA GLOSSA
Le ragionevoli proposte sopra formulate richiedono forse un chiarimento su un punto essenziale: quale soggetto politico possa realmente impegnarsi per esse.
Poiche' negi ultimi due anni ha governato in Italia una coalizione che comprendeva l'intera sinistra (ovvero ex-sinistra) dei partiti che attualmente svolgono attivita' politica nelle sedi istituzionali a livello nazionale. E questo governo e' stato catastrofico precisamente sulle questioni poste nel testo che precede (ma e' stato catastofico anche su molto altro, naturalmente).
Il nocciolo della questione hic et nunc non e' dunque di scrivere i menu per i ristoranti dell'avvenire, ma di costruire il soggetto politico che rechi la nonviolenza (la lotta nonviolenta, la scelta nonviolenta, il progetto nonviolento, le proposte nonviolente) nelle istituzioni democratiche per contrastare la barbarie, la guerra, il crimine.
E' tempo che le persone amiche della nonviolenza escano dalla subalternita'.
Non e' ammissibile continuare in atteggiamenti di delega, di rassegnazione, di sudditanza. La nonviolenza e' un messaggio che invita alla lotta.
Chi delega gli assassini e' complice degli assassini.
Chi lascia la gestione della cosa pubblica nelle mani dei corrotti anch'esso e' corrotto.
Chi pensa che la politica e la pubblica amministrazione sono cose che competono agli specialisti, consegna la pubblica amministrazione e la politica nelle mani dei funzionari della catastrofe.
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E' tempo che le persone amiche della nonviolenza, messesi alla scuola del femminismo, alla scuola dei movimenti antirazzisti e antimafia, alla scuola della nuova ecologia, assumano il compito che l'ora loro impone: di essere prosecutrici ed inveratrici della lotta che da due secoli e' del movimento operaio, delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, della lotta per la difesa della biosfera e la prosecuzione della civilta' umana, della lotta che tutti i codici giuridici e tutte le tradizioni di pensiero ci additano come degna e necessaria: per l'affermazione della convivenza, per il rispetto dell'umanita', per quella liberta' che tutte e tutti raggiunge e coincide con la giustizia, per quella giustizia il cui piu' profondo nome e' misericordia, per quella verita' che e' ad tempo solidale e responsabile, per quella cura che riconosce il diritto di esistere e di vivere una vita degna e per quanto possibile felice ad ogni esistenza cosciente, e che ha a cuore la natura intera, che e' l'unica casa comune che abbiamo.
E' tempo.
6. IN GUISA DI POSTILLA
Per taluni nonviolenza pare essere il nome che danno al loro effettuale sottrarsi alla lotta per sostituirla con il vacuo astratto proclamare, con la ricerca meramente erudita, con una visione del mondo museale e filologica che ne denuncia il privilegio di ceto. Per noi nonviolenza designa una scelta di lotta, di lotta politica. Di lotta politica che rompe antiche subalternita', innominabili rassegnazioni, infami sudditanze, ambiguita' che avviliscono. Di lotta politica che contrasta ogni oppressione ed ogni menzogna. Di lotta politica che nel suo stesso coerente e concreto farsi invera la dignita' umana, prefigura e costruisce la liberazione dell'umanita'.
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Noi ne proponiamo una nozione complessa e contestuale, aperta e sperimentale, fallibilista e pluridimensionale, caratterizzata tuttavia da questo elemento centrale, senza il quale tutto cade, svanisce nel nulla: l'elemento centrale della lotta contro la violenza. La nonviolenza e' lotta per la trasformazione dei rapporti sociali per inverare la piena dignita' ed i pieni diritti di ogni essere umano, o non e' nulla.
Quindi: la nonviolenza e' lotta politica, o non e' nulla.
Quindi: la nonviolenza e' progetto politico, proposta politica, movimento politico, azione politica, o non e' nulla.
Certo, una politica come quella proposta da Giacomo Leopardi nella Ginestra.
Certo, una politica come quella proposta da Virginia Woolf nelle Tre ghinee.
Certo, una politica come quella proposta da Albert Camus nella Peste.
Certo, una politica come quella proposta da Hannah Arendt in Vita activa.
Certo, una politica come quella proposta da Vandana Shiva in Il bene comune della terra.
*
Tolta la lotta la nonviolenza scompare.
Tolta la politica la nonviolenza scompare.
Essa diventa come quel socialismo della cattedra che veniva smascherato e irriso da quei due giovinotti nel 1848.
*
La nonviolenza e' oggi il nome che diamo alle pratiche e al metodo che contrastano la violenza onnicida nel modo piu' nitido e piu' intransigente.
7. FERMARE LA GUERRA
Fermare la guerra occorre.
Solo la nonviolenza puo' farlo.
8. E POI
E poi c'e' la guerra dei ricchi contro i poveri
che non finisce mai.
Ed ogni giorno uccide.
9. DAL PUNTO DI VISTA DELL'UMANITA' INTERA
Sta crescendo in tutta Italia la consapevolezza dei disastrosi effetti del dissennato incremento del trasporto aereo.
E sta sorgendo un movimento per la sua drastica e immediata riduzione. Un movimento non campanilista (o "nimby"), ma che si colloca dal punto di vista dell'umanita' intera, dal punto di vista della difesa della biosfera, dal punto di vista dei diritti delle generazioni future.
*
Questo movimento cresce perche' la situazione e' ogni giorno piu' drammatica, piu' insostenibile, piu' irreversibile. Perche' i danni per la salute delle persone, per l'ambiente, per la democrazia sono sempre piu' flagranti.
L'incremento del trasporto aereo e' punta di lancia di un modello di sviluppo (e di un'ideologia) dagli effetti distruttivi. Impegnarsi hic et nunc per la sua riduzione e' un diritto e un dovere di ogni persona di volonta' buona.
10. IL SEGRETO DEL NOSTRO ORRORE
La guerra in Afghanistan.
La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, la guerra a vantaggio dei fondamentalisti di tutte le ideologie e dei trafficanti di tutte le mafie, la guerra che sempre consiste dell'uccisione di esseri umani, la guerra che sempre e' nemica dell'umanita' intera. La guerra. La guerra in Afghanistan. Che dal cratere dell'Afghanistan per ogni dove si propaga.
*
E la partecipazione militare italiana ad essa, illegale e criminale, in flagrante violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.
L'innominabile segreto di tanto rombare di chiacchiere in questi giorni di comizi degli assassini dalle cui bocche propaganda e sangue tu vedi fuoriuscire in un sol getto.
La partecipazione militare italiana ad essa, che di quei massacri ci rende tutti complici.
*
Me ne ricordo quasi solo io.
E chi e' sotto le bombe.
E i familiari in lutto degli assassinati.
La guerra in Afghanistan.
11. ANNA E UMBERTO
E' impossibile misurare la grandezza del debito che l'intero movimento antimafia ha nei confronti di Anna Puglisi ed Umberto Santino, gli animatori da sempre del Centro Impastato, gli studiosi che hanno dato in assoluto il maggior contributo teorico e pratico alla lotta contro i poteri criminali, con le loro ricerche, le loro analisi, le loro opere scientifiche (ad un tempo storiche e progettuali, sociologiche e di umano profondo ascolto, documentarie ed ermeneutiche, mai riduzioniste ma sempre capaci di ricondurre ad un'intellezione ad un tempo complessa e unitaria cio' che appariva disperso ed opaco - e non vi e' dubbio che l'elaborazione e la verifica del "paradigma della complessita'" costituisca un contributo fondamentale sul piano degli studi come su quello operativo); con l'incessante promozione di iniziative con una generosissima disponibilita' all'impegno in prima persona; con l'immensa raccolta di documentazione e la capacita' di una lettura critica sempre acuta, mai superficiale o banalmente omologante, ma sempre disvelatrice di nessi decisivi; con il rigore morale e intellettuale, la lucidita' politica, la passione umana, la capacita' di ascolto e quella di parola. Enorme e' il loro contributo, ed enorme quindi il debito che il movimento antimafia ha verso di loro.
E dicendo che enorme e' il debito del movimento antimafia ne consegue che enorme e' il debito e quindi la gratitudine di ogni persona di volonta' buona e di retto sentire, di ogni persona amica dell'umanita'. Ed a maggior ragione di ogni persona amica della nonviolenza.
Che l'8 marzo 2008 la Repubblica italiana abbia attribuito ad Anna Puglisi un riconoscimento pubblico e solenne del valore del suo lavoro, e' cosa che non degnifica Anna la cui luminosita' era gia' nota a chiunque si fosse impegnato almeno una volta nella vita contro i poteri criminali, ma la Repubblica italiana - che finalmente ha saputo riconoscere la qualita' del suo operato di studiosa e di militante, di donna capace di porsi all'ascolto della voce delle donne (e in un ambito in cui il sentire e il pensare e il parlare delle donne e' vieppiu' decisivo), il contributo che la sua figura e la sua azione hanno recato alla vita civile, all'umanita' in cammino.
E ad Anna, e a Umberto che da sempre e' suo compagno d'impegno e di vita, in questa circostanza felice giunga modesta e sommessa anche la nostra voce a porgere, come prescrive l'etichetta, rallegramenti vivissimi - ovvero un abbraccio forte e gioioso, di gratitudine grande e di amicizia sincera.
E adesso al lavoro, che la lotta continua.
12. NON UN VOTO AI PARTITI TERRORISTI E STRAGISTI CORRESPONSABILI DELLA GUERRA IN AFGHANISTAN
Chi vota per gli assassini degli assassini si fa complice.
I partiti politici italiani le cui rappresentanze governative e parlamentari hanno ripetutamente votato per la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan, in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale, sono responsabili di crimini abominevoli contro l'umanita'.
Non un voto ai partiti terroristi e stragisti corresponsabili della guerra in Afghanistan.
Non un voto ai partiti imperialisti e razzisti corresponsabili della guerra in Afghanistan.
Non un voto ai partiti assassini e golpisti corresponsabili della guerra in Afghanistan.
Chi vota per gli assassini degli assassini si fa complice.
13. E' COSI' FACILE?
E' cosi' facile dire la nostra indignazione per la repressione in Tibet, come in Birmania, come nei territori occupati palestinesi, come in Cecenia, come in tanti altri luoghi ancora in cui ogni giorno, ogni giorno si consumano tragedie inenarrabili.
Ma essa nulla vale se non si traduce in solidarieta' concreta con le vittime, in lotta contro ogni oppressione, contro ogni violazione dei diritti umani di ogni essere umano.
Chiamiamo nonviolenza questa necessaria solidarieta' con l'umanita' intera, questa necessaria lotta contro ogni violenza.
14. E' COSI' DIFFICILE?
E le stragi in Afghanistan?
Esse non toccano il nostro cuore?
Quando gli assassini e i torturatori, gli occupanti e i complici dei signori della guerra e della droga, gli imperialisti e i razzisti, sono la coalizione militare terrorista e stragista internazionale di cui l'Italia fa parte, allora di colpo diventiamo ciechi e muti?
No.
Occorre denunciare i crimini di guerra e contro l'umanita' commessi con l'avallo e il sostegno del governo italiano, il terrorismo e le stragi di cui recano la corresponsabilita' i governanti e la quasi totalita' dei parlamentari italiani.
Ed occorre lottare perche' l'Italia torni al rispetto del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.
Occorre lottare perche' l'Italia cessi di partecipare alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
Occorre lottare perche' cessi la guerra, occorre lottare per salvare le vite umane che la guerra distrugge.
Ed occorre anche che coloro che la partecipazione militare italiana alla guerra hanno voluto, avallato e sostenuto - a partire dal Presidente della Repubblica e fino all'ultimo parlamentare italiano che col suo voto ha consentito questo crimine e questo orrore, ed e' quindi corresponsabile delle uccisioni di cui la guerra e' consistita e consiste - siano finalmente processati e condannati per le morti che la loro infame e scellerata condotta ha provocato e provoca.
15. LA BIRMANIA, IL TIBET, L'AFGHANISTAN E NOI
Una e' l'umanita'.
E tutti i diritti umani devono essere riconosciuti a tutti gli esseri umani.
Ovunque. Sempre.
Una politica che neghi questa semplice evidenza gia' non e' piu' una politica, ma un crimine.
Una politica che preveda o consenta la lesione fisica e l'uccisione gia' non e' piu' una politica, ma un crimine.
Una politica che ammetta ed usi la violenza fisica, il terrore, la guerra, gia' non e' piu' una politica, ma un crimine.
La scelta della nonviolenza e' la condizione necessaria per la politica del XXI secolo.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
16. QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DER MINISTRO DE' TRASPORTI
[Riportiamo il seguente comunicato del 16 marzo 2008 dal titolo completo "Quer pasticciaccio brutto der Ministro de' Trasporti. E perche' anche sotto il profilo amministrativo e procedurale quella sciagurata decisione di condannare Viterbo al devastate mega-aeroporto per voli low cost del turismo 'mordi e fuggi' per Roma deve essere annullata"]
1. Ancora un complotto degli "ambientalisti del no"?
Chi scrive queste righe, diciamolo subito, e' uno di quei famigerati "ambientalisti del no" - che mi par di capire sia la locuzione con cui la propaganda degli Attila in carriera chiama chi difende il diritto alla salute, alla sicurezza e ad un ambiente vivibile per l'umanita' presente e futura.
*
2. Le pentole e i coperchi
Ma non e' certo un parto degli "ambientalisti del no" un recente documento del Centro studi "Demetra" (una struttura di cui fanno parte prominenti personaggi della lobby aeronautica, e non solo) che denuncia e argomenta in punto di diritto che la decisione del Ministro dei Trasporti di indicare Viterbo come sede di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low-cost e' una decisione presa senza aver seguito le corrette procedure dall'ordinamento previste.
Quello del Centro studi "Demetra" e' un documento evidentemente interno a un conflitto intestino tra i sostenitori del dissennato incremento del trasporto aereo.
La nostra posizione, si sa, e' ben diversa: noi riteniamo necessario ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo, riduzione indispensabile ed urgente per difendere il diritto alla salute delle persone, gli ecosistemi locali, la biosfera, fondamentali diritti umani.
Ma il documento del Centro studi "Demetra" rivela come anche all'interno della lobby aeronautica vi sia piena contezza del fatto che la decisione di realizzare a Viterbo un devastante mega-aeroporto per voli low-cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma costituisca una scelta errata e censurabile, una scelta che noi definiamo senza perifrasi come un crimine e una follia.
Proviamo a riassumerne ed interpretarne alcuni punti cruciali.
a) Il devastante mega-aeroporto di Viterbo e' al servizio di Roma. Non di Viterbo, non dell'Alto Lazio, non dell'Italia centrale, quindi non della comunita' locale, non dell'economia locale, non della nostra gente e dei suoi giusti diritti e legittimi interessi: e' al servizio di Roma, punto. E' quindi quel che gia' sappiamo per pregresse penose esperienze: una ennesima servitu' che utilizza Viterbo come colonia e come discarica.
b) Il devastante mega-aeroporto di Viterbo non liberera' Ciampino (la cui popolazione subisce i terrificanti effetti di una situazione assai nociva che tutti riconoscono essere intollerabile): sicuramente non adesso, e verosimilmente neppure in futuro (se non in limitata parte, sicuramente non in toto), e questo nonostante le promesse da marinaio dei cialtroni che vorrebbero "ciampinizzare" Viterbo, raddoppiando cosi' il danno e la beffa.
c) La procedura decisionale che ha condannato Viterbo e' stata viziata da cosi' flagranti errori (a volerli definire solo errori) che essa deve essere semplicemente annullata.
d) L'istruttoria e' stata peggio che approssimativa, assai peggio che approssimativa. E non aggiungiamo altro, rinviando al testo integrale del documento.
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3. L'assalto alla diligenza, tanto paga Pantalone
Come si evince facilmente, la decisione di condannare Viterbo a un'opera sommamente nociva e distruttiva e' stata presa a vantaggio di una cordata politico-affaristica e a danno dei cittadini tutti.
Come si evince facilmente, la decisione di condannare Viterbo a una devastazione irreversibile e' stata presa violando scandalosamente le procedure previste dalla vigente normativa.
Come si evince facilmente, la decisione di condannare Viterbo a un disastro sanitario ed ambientale (che si aggiunge ad altri disastri che l'Alto Lazio ha subito e subisce, a cominciare dall'inquinamento provocato dal polo energetico Civitavecchia-Montalto fino ad arrivare alle discariche abusive) e' stata presa in modo irresponsabile e sciagurato da lobbies di affaristi e di amministratori che definiremo insipienti per usare un eufemismo, ma che riteniamo assai peggio che insipienti.
Come si evince facilmente, la decisione di condannare Viterbo a un'opera sciagurata e folle e' stata presa sulla base di interessi speculativi, di propaganda ingannevole, di aggiramento delle corrette procedure, di elusione di verifiche e vincoli.
Come si evince facilmente, non solo noi "ambientalisti del no", ma anche gran parte della stessa lobby aeronautica ritiene che la decisione di realizzare a Viterbo il devastante mega-aeroporto per voli low-cost del turismo "mordi fuggi" per Roma costituisce una decisione scellerata e inammissibile.
Perche' allora questo accade?
Per il motivo piu' antico del mondo: perche' un gruppo di potere politico-affaristico vuole arricchirsi a danno della collettivita', vuole arricchirsi saccheggiando il pubblico erario, vuole arricchirsi infischiandosene del fatto di provocare danni enormi ed irreversibili alla salute di tante persone, danni enormi ed irreversibili ai beni ambientali, culturali, economici e sociali di tutti, danni enormi ed irreversibili alla biosfera.
*
4. Ancora una predica di padre Mapple
Sara' allora opportuno una volta di piu' chiarire perche' realizzare a Viterbo il devastante mega-aeroporto per voli low-cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma sia un crimine e una follia:
- poiche' esso danneggerebbe gravemente la salute dei cittadini con l'inquinamento chimico, acustico, elettromagnetico;
- poiche' esso devasterebbe rilevantissimi beni ambientali, culturali, economici e sociali;
- poiche' esso non porterebbe affatto ne' lavoro (i pochi posti di lavoro sotto ricatto che procurerebbe avrebbero come contropartita la perdita dei molti posti di lavoro che sarebbero possibili con un modello di sviluppo che valorizzasse e non distruggesse i rilevanti beni ambientali e culturali che la devastante opera danneggia e distrugge) ne' sviluppo (ma il suo contrario: degrado ambientale, patologie, economia speculativa);
- poiche' esso si configura quindi come una ennesima servitu', causa di gravissimi danni certi e di non meno gravi rischi probabili per la salute, la sicurezza e i diritti di tante persone e dell'intera comunita' cittadina ed altolaziale;
- poiche' esso si configura come uno sperpero di ingenti risorse pubbliche violando la legge e a fini di danno alla popolazione; risorse pubbliche che dovrebbero essere utilizzate invece a beneficio della collettivita' e nel rispetto della legge.
A Viterbo e all'Alto Lazio non serve affatto un devastante mega-aeroporto che solo colossali danni provocherebbe.
A Viterbo e all'Alto Lazio occorre invece un modello di mobilita' sostenibile centrato sul trasporto pubblico a vantaggio della popolazione e delle attivita' locali, e particolarmente centrato sulle ferrovie che attualmente versano in uno stato terribilmente inadeguato (anche perche' si continuano a sperperare i soldi pubblici per opere pessime, invece di investirli per opere ad effettivo beneficio della popolazione).
A Viterbo e all'Alto Lazio occorre un modello di sviluppo che valorizzi e sostenga le cospicue risorse del territorio: i beni ambientali e culturali e le attivita' produttive connesse, l'agricoltura di qualita', il turismo di qualita', il termalismo, l'alta formazione.
Non solo: invece di perseguire operazioni speculative, nocive e distruttive come quella del devastante mega-aeroporto, occorrerebbe piuttosto che le strutture gia' utilizzate dall'aeronautica militare (in primo luogo gli edifici adibiti a caserma) venissero finalmente tolte tout court ai poteri militari e destinate ad uso civile e sociale (ad esempio i numerosissimi posti letto dell'accasermamento di migliaia di ragazzi di leva, cessata ormai da anni la leva militare obbligatoria, potrebbero e dovrebbero essere utilizzati per creare ospitalita' in forma di ostello per giovani e studenti).
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5. Una sommessa proposta: rispettare la legge
Ed infine: la proposta del devastante mega-aeroporto e' del tutto priva delle verifiche e quindi dei requisiti previsti dalla vigente normativa in materia di Via (Valutazione d'impatto ambientale), Vas (Valutazione ambientale strategica), Vis (Valutazione d'impatto sulla salute).
Sara' il caso di cominciare a rispettare la legge in questo paese?
Sara' il caso di cominciare a rispettare la salute, la sicurezza e i diritti dei cittadini in questo paese?
Sara' il caso di contrastare la speculazione, lo sperpero del pubblico denaro a fini di male, la devastazione del pubblico bene?
Sara' il caso di rispettare la dignita' umana, la democrazia, la civilta' giuridica?
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6. Non solum, sed etiam
Ma non solo per difendere Viterbo ci opponiamo al terzo polo aeroportuale laziale.
Nel Lazio vi e' gia' un eccesso di attivita' aeroportuale. Non solo non si deve realizzare il nuovo aeroporto, ne' a Viterbo ne' altrove, ma si deve subito drasticamente ridurre l'attivita' a Ciampino, senza altri ritardi, senza altre dilazioni, senza altri imbrogli a danno della salute, della sicurezza, dei diritti dei cittadini.
Ma non solo nel Lazio: ugualmente in Italia e a livello internazionale: occorre ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo, per le ragioni indicate dall'Onu, dagli illustri scienziati dell'Ipcc, dagli statisti piu' avvertiti: il trasporto aereo e' corresponsabile del surriscaldamento del clima. Il trasporto aereo provoca gravi danni agli ecosistemi locali e alla biosfera complessivamente considerata. Il trasporto aereo provoca danni alla salute umana. Il trasporto aereo deve essere drasticamente ridotto.
Naturalmente e' evidente che non basta ridurre il trasporto aereo per risolvere la crisi ambientale globale, che occorre intervenire anche su altri fattori; ma intanto si puo' e si deve cominciare evitando di realizzare nuove opere distruttive, evitando di incrementare attivita' nocive e devastanti.
Non c'e' bisogno di consultare l'oracolo di Delfi per capire che occorre impedire la realizzazione di un nuovo devastante mega-aeroporto nel Lazio; che occorre ridurre drasticamente i voli su Ciampino e non "ciampinizzare" altre citta'; che occorre difendere il diritto alla salute, alla sicurezza e a un ambiente vivibile; che occorre impedire che ingenti risorse finanziarie pubbliche siano sperperate per realizzare opere speculative, nocive e distruttive di pubblici beni; che occorre impegnarsi tutti - cittadini ed istituzioni - per ottenere il pieno rispetto delle leggi, della verita', della democrazia, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Non c'e' bisogno di consultare l'oracolo di Delfi: basta guardare con limpido sguardo nella propria coscienza di persone senzienti e pensanti, di persone sollecite del pubblico bene e della dignita' propria e di tutti. Chiunque e' in grado di farlo.
17. VOTARE OCCORRE
Alle elezioni politiche votare occorre.
Votare occorre. Contro la guerra e contro il razzismo.
Votare occorre. Contro i governanti fuorilegge responsabili della morte di tante persone innocenti in Afghanistan e nel Mediterraneo.
Votare occorre. Per contrastare il regime della corruzione e la nuova barbarica destra che ha ormai inglobato anche quell'ex-sinistra che ha governato negli ultimi due anni.
Votare occorre. Per quelle liste e quelle persone candidate - se ve ne sono - che abbiano dato prova di difendere la legalita' costituzionale, di opporsi alla guerra e al razzismo, di aver scelto le ragioni dell'ecologia, del femminismo, della nonviolenza, di essere hic et nunc parte della sinistra necessaria: quella che difende i diritti umani di tutti gli esseri umani, quella che si oppone ad ogni menzogna e ad ogni violenza.
Votare occorre. Per non lasciare l'amministrazione della cosa pubblica nelle sole mani dei cannibali.
Votare occorre. Se appena e' possibile. Se appena e' possibile.
18. CONTRO LA GUERRA, IL RAZZISMO, IL PATRIARCATO, LA DEVASTAZIONE DELLA BIOSFERA, LO SFRUTTAMENTO ONNICIDA, VOTARE OCCORRE
Votare occorre.
Sia alle elezioni politiche che alle elezioni amministrative.
Alle elezioni amministrative e' anche piu' facile: beninteso, dove vi siano liste decenti, con candidati che siano persone per cui si possa esprimere una preferenza senza vergognarsene.
Ma anche alle politiche votare occorre, anche se esse si svolgono ancora una volta con una legge scellerata (resa ancor piu' grottesca dal venir meno del confronto tra coalizioni, col risultato di rendere semplicemente delirante e ridicola l'indicazione - gia' di per se' palesemente contraria allo spirito e alla lettera della Costituzione della Repubbica Italiana, come tutti sanno - di candidati alla presidenza del consiglio dei ministri, anche da parte di liste di cui si ignora se otterranno anche un solo seggio in parlamento).
E votare occorre tenendo fermi due criteri: il primo: che non si puo' votare per chi ha gia' violato la legalita' costituzionale cui pure aveva giurato fedelta': perche' votare per un criminale e uno spergiuro significa farsene complici; il secondo: che non si puo' votare per chi ha fatto uccidere delle persone (con la persecuzione dei migranti, con la guerra in Afghanistan), perche' votare per un assassino vuol dire avallare il delitto, favorirne la reiterazione, diventare complici degli assassini dunque.
*
Mi rammarico assai di non essere riuscito a persuadere un sufficiente numero di persone della necessita' e dell'urgenza di presentare liste della sinistra della nonviolenza alle elezioni politiche.
So che questa era la circostanza in cui si doveva e si poteva farlo, e che una cosi' propizia occasione potrebbe non ripresentarsi piu' per molti, molti anni. Checche' ne dicano gli arresi (gli arresi prima ancora di lottare), vi erano ora pienamente le condizioni materiali per farlo.
Non mi rammarico di essermi battuto per questo, ma di non essere riuscito si'. So misurare tutte le conseguenze di questo fallimento; e so che molte brave persone, che chiacchierano tanto ma ascoltano poco ed agiscono ancor meno, non sospettano neppure quanto esse siano gravi. Sed de hoc satis.
Ora si tratta di prendere atto della situazione reale e fare cio' che in questa situazione reale e' possibile.
*
Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida, votare occorre, ed ogni voto e' utile. Oggi piu' che mai.
Proprio perche' per la nequizia del governo Prodi e l'ennesima soperchieria delle camarille di Veltroni e Bertinotti vi e' il rischio reale (anzi, l'elevatissima probabilita') di una devastante vittoria elettorale della destra eversiva berlusconiana, razzista, filomafiosa e neofascista, ogni voto che si oppone alla corruzione, al razzismo, al militarismo e alla guerra e' utile e benedetto. Ogni voto che si oppone alla devastazione ambientale e' utile e benedetto. Ogni voto che si oppone al femminicidio e' utile e benedetto.
Votare occorre: per le liste ovvero per le persone candidate in testa di lista che si oppongono alla guerra e al razzismo, allo sfruttamento e all'inquinamento onnidistruttivo, al patriarcato e al maschilismo, alla mafia e al regime della corruzione.
Votare occorre: per le liste ovvero per le persone candidate in testa di lista che sinceramente s'impegnano per il bene comune, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Votare occorre: per le liste ovvero per le persone in testa di lista che sono piu' affini alla scelta dell'ecologia, del femminismo, della giustizia sociale, della nonviolenza in cammino.
*
Non votare significa arrendersi.
Non votare significa accettare lo svuotamento degli istituti democratici, attraverso cui passa il golpe berlusconiano, a cui le scellerate scelte di Prodi, Veltroni e Bertinotti hanno dato e danno man forte.
Non votare significa lasciare che a decidere di cio' che e' di tutti siano le camarille che gia' cosi' pessima prova hanno dato di se', che gia' tanta rapina hanno realizzato e tanta devastazione provocato.
Non votare significa permettere che a fare le leggi siedano ancora una volta solo i peggiori.
Non votare significa che a decidere dell'uso delle pubbliche risorse (ingenti, ingentissime) siano ancora una volta solo coloro che gia' tanto male hanno compiuto.
*
Vi sono due sole motivazioni rispettabili per la scelta del non voto.
La motivazione anarchica: chi ritiene che lo stato sia un male in se', ben a ragione puo' non votare alle elezioni politiche.
E la motivazione di chi - anche senza aderire alla weltanschauung e/o al movimento anarchista e libertario - e' irriducibilmente contrario a un ordinamento giuridico che sente totalmente iniquo, avverso e oppressore: ad esempio, un repubblicano in un regime di monarchia sia pur costituzionale; un patriota in un paese dominato da un regime fantoccio e collaborazionista al soldo degli occupanti; un democratico in lotta contro un regime di usurpatori, etc. Ma e' oggi questa la situazione italiana? Non mi sembra.
E dunque chi non crede che la rivoluzione sia alle porte, chi non ha un fermo e limpido ideale anarchico ed una prassi conseguente (una delle prassi possibili - e' noto che nella tradizione libertaria varie scelte si sono pur date in diverse concrete situazioni e sulla base di diverse concrete valutazioni), chi non ha motivo di opporsi frontalmente all'ordinamento giuridico vigente, e insomma e infine chi in qualche modo e misura pur condivide e apprezza i benefici non piccoli dello stato di diritto, della repubblica costituzionale, della democrazia - e sia pur solo e parzialmente liberale, e da molti limiti e molte contraddizioni afflitta -, ebbene, quando non vota non esprime un'azione politica trasformatrice, una resistenza che vale, ma forse eminentemente una fuga dalla realta' e dalla responsabilita', una fuga che e' una delle forme della complicita', un atto di rassegnazione e finanche di vilta'.
A meno che.
*
A meno che a non votare sia costretto. Ovvero: a meno che il suo diritto di voto non gli sia stato effettualmente sottratto. E' accaduto in passato anche a chi scrive queste righe.
Io che scrivo queste righe sono di quelli che talvolta sono stati costretti a non votare: e ne provo una profonda amarezza e indignazione. Sono stato costretto a non votare quando la sinistra (la ex-sinistra) candidava corrotti e malfattori contro cui mi ero lungamente battuto e non v'era alcuna altra lista di sinistra votabile; sono stato costretto a non votare quando quel voto implicava la delega a poteri effettualmente criminali o al crimine esplicitamente arresi o del crimine consapevolmente complici. Allora e solo allora non ho votato. Ed e' accaduto invero piu' di una volta.
Ma se appena vi e' la possibilita' di votare, votare voglio: e' un diritto, ricevuto in dono dalle lotte di tante e tanti che per garantirmelo hanno affrontato sofferenze infinite e fin perso le loro medesime vite lottando contro ogni regime negatore dell'uguaglianza di diritti di ogni essere umano; votare e' un diritto grande, e non vi rinuncio. E' un pezzo della mia, della nostra liberta' di cittadini.
*
E venendo alla situazione presente, e di essa facendo un'analisi concreta.
Per mesi ho sostenuto la necessita' di presentare liste della sinistra della nonviolenza. E non sto a ripetere adesso le tante ragioni di questa proposta, di questa necessita', di questa urgenza. Queste liste non vi saranno. Ne prendo atto. Non ne resto pietrificato.
Si trattera' di costruirle per le prossime elezioni, se sara' ancora possibile. E sara' lavoro non lieve. Ma e' merito non piccolo dell'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana aver promosso la prospettiva che l'assemblea di Bologna del 2 marzo ha infine polifonicamente indicato.
Ma gia' in queste elezioni politiche forse vi saranno comunque alcune liste di sinistra che candidano persone, persone oneste - e in testa di lista, poiche' altrimenti sarebbe un'ennesima beffa -, che alla guerra si sono opposte quando i sodali di Veltroni e Bertinotti la votavano e la propagandavano, e quindi e' ragionevole supporre che si opporranno ancora.
Posso avere mille e un motivo di diffidare di mille e una cosa, ma questo fatto, se si da', garantirebbe comunque per me la possibilita' di votare. E nella tragedia in cui ci troviamo poco conta che queste liste difficilmente raggiungeranno la soglia critica per ottenere un seggio in parlamento: conta molto di piu' che consentano l'esercizio del diritto di voto a tante persone che altrimenti se lo vedrebbero negato dal chiudersi tombale di fondamentali spazi di democrazia e di legalita' sostanziale nel nostro paese.
Non sono le liste che avrei voluto. Ma non sono neppure le liste del superpartito del razzismo e della guerra, del femminicidio e della distruzione della biosfera, il superpartito a cui occorre opporsi. E confiderei che chi queste liste della sinistra non complice e non totalitaria (se tali, come vorrei sperare, queste liste saranno, e se candideranno persone oneste) le promuove, abbia ragionato sul fatto che candidando in testa di lista persone votabili anche da chi la vede come me, in questo modo - e solo in questo modo - puo' avere hic et nunc il mio, il nostro voto, e potremmo non essere poche persone a rivolgere nell'animo nostro siffatti pensieri.
*
Ed una cosa dirimente vorrei chiedere allora a quanti, a sinistra della ex-sinistra prostituitasi alla guerra terrorista e stragista e razzista di Berlusconi e Prodi, di Veltroni e Bertinotti, hanno presentato liste di persone oneste che si dicono impegnate per la pace e contro il razzismo, per i diritti delle donne e contro la devastazione della biosfera: che dicano anche chiaramente una parola, una decisiva parola di opposizione ad ogni violazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e che dicano quindi una decisiva parola contro ogni forma di razzismo, contro l'antisemitismo come contro l'islamofobia: e' necessario che la dicano perche' purtroppo anche prominenti candidati di queste liste hanno detto in passato parole non meditate che, certo inconsapevolmente ma effettualmente, riecheggiano scellerati motti criminali e deliranti della propaganda nazista, come di quella stalinista - e per chi pronuncia quegli slogan votare non possiamo ne' ora ne' mai -; e che dicano quindi una decisiva parola di impegno antimilitarista e per il disarmo; e che dicano quindi una decisiva parola se non di accostamento, di rispetto per la nonviolenza; e che dicano quindi una decisiva parola di difesa della Costituzione repubblicana e della legalita' democratica.
Lo dicano, poiche' molte sciocchezze dette e scritte in passato e ancora in questi ultimi giorni da taluni di essi, ci inquietano non poco.
Vorremmo poter votare.
*
Perche' votare occorre, e chi propaganda l'astensionismo a sinistra, l'astensionismo che aiuta il regime della corruzione ad occupare una volta ancora pressoche' totalmente le istituzioni della cosa pubblica, le istituzioni che fanno le leggi e decidono dell'uso delle risorse di tutti, ebbene, o non sa quel che si dice ed allora e' un ingenuo e un presuntuoso, o forse lo sa - ed allora e' un irresponsabile o un mascalzone, o piu' semplicemente un meschino che ha scambiato l'ideologia (che sia quella della societa' dello spettacolo o un'altra ancor piu' longeva e piu' cupa) per la realta', e da questa astrattezza solo disastri possono venire.
Poi puo' anche capitare di non poter votare per motivi peculiari insormontabili (alla propria situazione legati, o alle proprie scelte di principio), ma sarebbe appunto l'eccezione che conferma la regola: e la regola e' che votare occorre, senza illusioni, senza deleghe in bianco, senza sostituismi. Il voto non e' che uno degli strumenti della lotta politica, mille altre cose possiamo e quindi dobbiamo fare per promuovere e realizzare una politica della nonviolenza. Ma rinunciare a quello strumento almeno noi non vogliamo, ne ora ne' mai.
*
Io che scrivo queste righe da molti, molti anni non riesco piu' a dare un voto interamente persuaso - di appartenenza o di piena condivisione di un programma o almeno dei suoi centrali punti -, e tuttavia so che il mio voto non vale di meno. Ed anzi, la fatica che mi costa darlo dovendo lungamente soppesare i pro e i contra, e restandone ancora e ancora dubbioso, e sapendo gia' che non poca amarezza e scontento mi costera' comunque averlo dato, ebbene, e' situazione che me lo rende non piu' scadente ma piu' prezioso, ed insieme piu' laico, piu' loico, piu' sapido e piu' meditato.
Ogni voto e' utile. Oggi piu' che mai. Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida. Votare occorre.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 83 del 19 gennaio 2013
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