Archivi. 82
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- Date: Fri, 18 Jan 2013 06:55:09 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 82 del 18 gennaio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di luglio 2007 (parte seconda e conclusiva)
2. Fausto Concer
3. Silvio Natoli
4. Una lettera dalla santabarbara
5. Un'intervista ad Antonella Litta
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2007 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2007.
2. FAUSTO CONCER
E' deceduto alcuni giorni fa, ancor giovane, Fausto Concer, una persona preziosa, un amico sincero e un generoso ed acuto compagno di lotte e di riflessioni.
Vari suoi interventi sono apparsi nel corso degli anni su questo notizario, e sempre sentiti, meditati, illuminanti. Cercheremo prossimamente di recuperare dal nostro archivio sia gli interventi pubblicati sia le lettere personali, per nuovamente proporre all'attenzione dei lettori questi suoi sempre nitidi e densi scritti. Aveva molto sofferto Fausto, e dalla sua sofferenza aveva tratto le conseguenze che ne aveva tratto Giacomo Leopardi: il ripudio di ogni menzogna, la scelta della solidarieta' con l'umanita' intera, un impegno morale e politico appassionato ed insieme profondamente pensato, vigile, eroico: forza della verita', opposizione alla violenza. Cio' che chiamiamo nonviolenza in cammino.
Vogliamo ricordarlo oggi pubblicando qui due passi estratti da una lettera personale che mi scrisse il 3 ottobre 2003 in cui si raccontava (p. s.).
*
"Caro Beppe, (...)
Io, come avrai capito, sono di formazione marxista, ma lo sono in maniera assolutamente eterodossa, non considero, ovviamente, questa l'unica filosofia o punto di vista, ma, nel mio caso, quella privilegiata. Soprattutto sono molto curioso e aperto al continuo mutamento e soprattutto ho eletto come mia personale guida il famoso detto latino: De omnibus est dubitandum. Per una mia presentazione piu' chiara, trascrivo sotto un mio aforisma autobiografico. (...)
Comunista libertario. Sostantivo e aggettivo, inseparabili, disegnano, schematicamente un'identita', costruita e sudata, la indicano senza esaurirla. Perche' l'identita', con la ricchezza di tutte le sue differenze, contraddizioni, cumuli di spirito in disparte, germogli e germi da coltivare, non e' mai esaurita. Forse e' piu' definitivo cio' che non siamo, che cio' che siamo. Non sono fascista, razzista, sessista, incontrovertibilmente.
Comunista e libertario, quindi, anzi comunista libertario, dove l'aggettivo caratterizza profondamente il sostantivo, che rimane pur sempre sostantivo, sostanza d'una scelta, essenza d'un approccio culturale e morale, filosofico e pratico, alla Vita, ci si conceda la maiuscola. Libertario a sottolineare la linea piu' autentica e gioiosa del marxismo, e di Marx medesimo, si licet, e le acquisizioni novecentesche della irriducibilita' del soggetto, dei soggetti, al di la' e contro ogni soggezione. Individualita' che va sfrondata dalle esaltazione ottocentesche (e oltre) del genio e dell'individualismo, del prometeico, spesso decadente. Per questo libertario, per la mia faticosa individualita', non puo' bastare, mi puzza di aristocrazia "piccolo-borghese", di scarsa attenzione sociale. E comunista da solo, anche qui ci si conceda la ridondanza d'una maiuscola, mi sta stretto, non rende tutto il senso del mio marxismo eretico ed eterodosso, che aspira alla onnilateralita', o quantomeno multilateralita' delle individue e degli individui, come cammino e costruzione collettivi, oltre che alla liberazione di tutte e tutti dalla stretta dei bisogni primari; che nessuno piu' muoia di fame, freddo o malattie curabili, poi si discuta del resto.
Un marxismo non come ideologia, e neanche come sola filosofia, sola Weltanschauung, ma come filosofia, filosofia-prassi, privilegiata. Anche in questa apertura gnoseologica ed epistemologica lo spirito (Spirito?) e' libertario, ed i sensi, quindi il senso; ragione, spirito, sensi. (...)
Cari saluti,
Fausto Concer"
3. SILVIO NATOLI
Saranno forse trent'anni che non incontro Silvio Natoli, ed ora so che non lo incontrero' piu'.
Il ricordo che ne ho e' di un gigante barbuto che univa il rigore morale e intellettuale a uno squisito riserbo, a una generosita' sorgiva e incondizionata.
So che e' stato negli ultimi decenni un autorevole pubblico amministratore, un vero esperto di organizzazione sanitaria pubblica, continuando quell'impegno che fin da giovane aveva messo nella medicina come difesa e promozione del diritto alla salute per tutti gli esseri umani, la medicina democratica cosi' come la pensava e inverava Giulio Maccacaro, cosi' come la pensava e inverava Laura Conti, cosi' come la pensava e inverava Andrea Alesini - sono passati tanti anni, non li abbiamo dimenticati. Da pochi mesi era direttore generale dell'Istituto superiore di sanita'.
In questi giorni tanti rappresentanti delle istituzioni lo hanno ricordato soprattutto per il suo impegno al servizio della sanita' pubblica, al servizio del diritto alla salute di tutti, svolto con scrupolo e sensibilita' grandi nei prestigiosi ed onerosi incarichi istituzionali che ha ricoperto.
Ma io voglio ricordare ancora quel corpulento barbuto con cui tanti anni fa ragionavamo del ruolo e dei limiti del riformismo, dell'organizzazione consiliare della democrazia, della maturita' del sogno di una cosa, del dovere di ognuno di recare aiuto all'umanita' intera, affinche' tutte e tutti fossero liberi ed eguali in pienezza di diritti.
Nel vivo di lotte che abolivano finalmente infami istituzioni segregative, nel vivo di lotte che contrastavano oppressive gerarchie, nel vivo di lotte che riconoscevano piena e splendente dignita' ad ogni essere umano, e che proprio alla persona piu' fragile e alla piu' menomata, alla piu' affranta e alla piu' schiacciata, riservavano piu' cura ed ascolto, poiche' sapevano che piu' di altri era portatrice - nel dolore e nell'oppressione - di una comune verita', e che la sua liberazione avrebbe recato la liberazione di tutti. A questo impegno credo che Silvio Natoli sia restato fedele per tutta la vita.
Questa apertura, questa speranza, questa scelta, che ciascuno puo' chiamare con nome diverso, e che e' - nel linguaggio di questo foglio - la nonviolenza in cammino.
4. UNA LETTERA DALLA SANTABARBARA
Cari amici ed egregi signori,
vorrei esprimere il mio apprezzamento per il comunicato diffuso dai promotori del comitato di opposizione al progetto di costruzione del nuovo aeroporto a Viterbo, amici tra cui sono lieto di trovarmi, con i quali ho condiviso molte esperienze e riflessioni, che stimo ed a cui voglio bene.
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1. Domande e preoccupazioni
In particolare vorrei segnalare come esso proponga non risposte ma domande, non dogmi ma preoccupazioni, ed inviti tutte le persone e le istituzioni a riflettere insieme su cosa sia meglio fare e come.
Mi sembra che esso proponga alla pubblica attenzione le seguenti principali preoccupazioni che voglio sperare siano condivise da tutti:
a) che prima di decidere si valutino i prevedibili effetti della realizzazione dell'opera aeroportuale sulla salute delle persone, e si privilegi la difesa del diritto alla salute (diritto costituzionalmente sancito);
b) che prima di decidere si valutino i prevedibili effetti della realizzazione dell'opera aeroportuale sull'ambiente, e quindi anche sulla qualita' della vita, sui beni naturalistici e culturali, sulle vocazioni produttive del territorio;
c) che prima di decidere si valutino i prevedibili effetti della realizzazione dell'opera aeroportuale e li si confronti con progetti alternativi nell'ambito sia del modello di mobilita', sia del sistema infrastrutturale, sia del modello di sviluppo;
d) che prima di decidere si acquisiscano tutti i dati scientifici utili all'assunzione di una decisione informata, consapevole, responsabile;
e) che la decisione sia assunta in modo democratico.
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2. Una proposta civile, uno stile sobrio e dialogico
Trovo particolarmente apprezzabile che si proponga una riflessione comune, senza ambiguita', senza reticenze, senza pressappochismi propagandistici, e nel pieno rispetto dell'opinione di tutti.
Trovo inoltre apprezzabile che non ci si lasci irretire in una logica campanilistica, in atteggiamenti ipocriti e strumentali, ma si ponga la questione in una prospettiva non di corto respiro, o di posticcia ipersemplificazione, o di inconsapevole subalternita', ma di modello di sviluppo complessivo, e quindi di approfondita comprensione e disamina accurata della vastita', della complessita' e del peso delle tutt'altro che semplici ed univoche implicazioni.
Trovo infine apprezzabile il tono sobrio, misurato, dialogico e rispettoso delle opinioni altrui con cui si propone il confronto. Lo stile, se mi e' concesso dirlo, di persone che da molti anni si sono poste alla scuola della nonviolenza (da Mohandas Gandhi ad Aldo Capitini, da Luce Fabbri a Danilo Dolci...) e del pensiero delle donne e dell'etica della cura (da Hannah Arendt a Simone Weil, da Virginia Woolf a Edith Stein, da Rigoberta Menchu' a Vandana Shiva).
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3. Non incrementare, bensi' ridurre il trasporto aereo in quanto altamente inquinante
Personalmente ritengo, e mi scuso se ripeto questa semplice opinione, che il nocciolo della questione sia il seguente: se si deve proseguire lungo la rotta di un modello di mobilita' insostenibile per l'ecosistema planetario come quello attuale, o se occorre cambiar direzione, riconoscere l'obsolescenza e la fallimentarita' di un modello di mobilita' predatorio e consumista, patogeno e devastante, e scegliere invece - valorizzando le conoscenze scientifiche e le risorse tecnologiche che ormai lo consentono - la costruzione di modelli di mobilita' coerenti con modelli di sviluppo autocentrati con tecnologie appropriate.
Modelli di mobilita' ispirati a una cultura della sobrieta', a una coscienza dei limiti della natura, alla scelta di privilegiare i diritti umani di tutti gli esseri umani e di costruire quella civilta' planetaria della solidarieta' e del rispetto reciproco che gia' molti anni fa ci indicavano menti illuminate come come padre Ernesto Balducci o Alexander Langer, maestri ed amici il cui ricordo e' sempre vivo nel mio cuore.
Da questo punto di vista bastera' ricordare che il trasporto aereo contribuisce in misura abnorme all'inquinamento dell'atmosfera e al surriscaldamento del clima, per cogliere la necessita' e l'urgenza di procedere a un suo rapido ridimensionamento.
Come ebbero a nitidamente enunciare Bertrand Russell e Albert Einstein nel loro indimenticabile appello ai potenti della terra in favore del disarmo, ricordiamoci della nostra umanita', si pensi a garantire un presente e un futuro all'umanita', un presente e un futuro di benessere, rispetto, solidarieta', condivisione; e tutto il resto sia ordinato a questo fine supremo.
Anche uomini di governo ed assai ascoltati intellettuali che in anni passati sottovalutarono i pericoli per la biosfera, oggi riconoscono la necessita' di difenderla con la massima tempestivita' e determinazione da un inquinamento crescente ed apocalittico; riconoscono che se vogliamo garantire una vita degna all'umanita' presente ed alle generazioni future occorre ridurre drasticamente l'inquinamento e scegliere un modello di sviluppo sostenibile.
Ispirati da questa consapevolezza, la riduzione del trasporto aereo (come anche quella dell'automobilismo privato) e' una priorita', cosi' come, naturalmente, molte altre azioni costruttive che difendendo l'ambiente di vita difendano e promuovano la vita umana e l'umana civilta'.
Su questi temi esiste ormai una immensa e specifica letteratura scientifica, e da decenni essa interagisce con una riflessione filosofica, epistemologica e delle scienze umane di grande valore: da Guenther Anders a Ivan Illich ad Hans Jonas nell'ambito della filosofia fondamentale, da Barry Commoner a Lester Brown nell'ambito dell'ambientalismo scientifico, da Jeremy Rifkin a Guido Viale nel campo dell'analisi sistemica dell'impatto dei modelli di sviluppo e di mobilita', da Marc Auge' a Serge Latouche nell'ambito della riflessione antropologica ed economica, da Giulio A. Maccacaro nel campo della medicina a Tzvetan Todorov nel campo della storia delle idee, a Stefano Rodota' nel campo del diritto, senza dimenticare il contributo straordinario di Rachel Carson e di Susan George, di Carol Gilligan e di Martha Nussbaum, solo per segnalare alcune delle studiose ed alcuni degli studiosi che hanno apportato contributi rigorosi e illuminanti per un dibattito che voglia interrogarsi sulle questioni decisive e non restare subalterno alla piu' stolta propaganda delle agenzie pubblicitarie (delle macchine ideologiche del consenso a quelle strutturali ingiustizie e flagranti irrazionalita' che Mounier chiamava "il disordine costituito") che cercano di indurre a un narcotico consumismo complice della devastazione della biosfera e della riduzione dell'essere umano a bruto irresponsabile ed eterodiretto come gia' denunciava la scuola di Francoforte illo tempore.
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4. Sull'orlo dell'abisso, die Antiquiertheit des Menschen und das Prinzip Verantwortung
Ho intitolato questa lettera, con un piccolo calembour, "dalla santabarbara", che e' il nome della strada in cui abito, ma e' anche sinonimo di deposito di esplosivi, quindi di luogo che puo' esplodere distruggendoci tutti: e' una metafora per indicare il mondo di oggi; e riconoscere la drammaticita' della situazione implica un'assunzione di responsabilita' personale e collettiva: a tutte le donne e a tutti gli uomini di volonta' buona il compito di fare quanto in proprio potere per fermare devastazione, barbarie, onnicidio.
Mi sembra che le amiche e gli amici - tra i quali mi e' grato trovarmi - che pongono oggi l'esigenza di scelte di sviluppo che rispettino al contempo la salute delle persone, l'ambiente di vita, il diritto alla sicurezza e al benessere (e quindi anche a un lavoro dignitoso, onesto, certo e gratificante), la civilta' umana, e quindi il principio di legalita' e quel "principio responsabilita'" fondativo di un'etica all'altezza delle sfide della societa' tecnologica e di un pianeta interconnesso, abbiano ragione, e che tutte le persone ragionevoli non possano che essere grate per questo invito a riflettere insieme ed insieme deliberare per il bene comune.
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5. Kantianamente
Credo che molte di queste riflessioni siano condivise anche dagli amici che attualmente propugnano la realizzazione dell'opera alla quale io personalmente ritengo di dovermi opporre.
Discutiamone nel modo piu' limpido, piu' informato, piu' partecipato: nell'interesse dell'intera popolazione, quella presente e locale innanzitutto, ma anche nell'interesse delle generazioni future e dell'umanita' intera.
Kantianamente, se per una volta e' lecito evocare il grande pensatore di Koenigsberg: facciamo in modo che la massima delle nostre azioni possa valere come principio istitutivo di una legge universale; e consideriamo sempre tutti gli esseri umani come fini in se' e mai come meri strumenti. Con tutta l'umilta' possibile, cerchiamo di fare la cosa giusta.
E quindi prima di prendere una decisione irreversibile pensiamoci bene, la fretta - come l'ignoranza - e' sempre una pessima consigliera.
Grazie per l'attenzione e un cordiale saluto dal vostro...
5. UN'INTERVISTA AD ANTONELLA LITTA
Antonella Litta, medico, impegnata da sempre nei movimenti per i diritti, la pace, l'ambiente, la salute, la legalita', presidente di "Nepi per la pace" che da anni nella cittadina altolaziale realizza qualificate iniziative culturali e civiche, e' la portavoce del comitato che si oppone alla realizzazione di un aeroporto a Viterbo (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it), comitato che sta raccogliendo significative adesioni. In vista della seduta del Consiglio provinciale di Viterbo sulla specifica questione dell'aeroporto che dovrebbe svolgersi lunedi' 30 luglio in forma aperta con la partecipazione di espressioni della societa' civile come appunto il citato comitato, le abbiamo rivolto alcune domande.
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- Redazione de "La nonviolenza e' in cammino": Perche' un medico si impegna in questa iniziativa?
- Antonella Litta: Questo impegno e' connaturato alla scelta di essere medico: in quanto medico ti devi occupare dell'ambiente in cui vivono le persone, se vuoi operare per la loro salute; gli esseri umani vivono nell'ambiente e la maggior parte delle malattie hanno origine dall'ambiente, quindi occuparsi dell'ambiente e' un modo di fare medicina preventiva, di difendere il diritto alla salute, quel diritto alla salute di ogni persona che e' riconosciuto e sancito dall'art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse dalla comunita'...".
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- Redazione: La situazione dell'Alto Lazio e' quella di un territorio che sarebbe ricchissimo di beni ambientali e culturali, che ha precise e peculiari vocazioni produttive da valorizzare (agricoltura di qualita', artigianato di gloriosa tradizione ed alta specializzazione, cultura come risorsa e turismo responsabile), ma che e' gia' duramente aggredito, gravato di servitu' speculative, colpito da devastanti scelte pregresse di malsviluppo che hanno provocato anche la penetrazione nell'area degli interessi e dei poteri criminali...
- Antonella Litta: L'Alto Lazio e' stato sottoposto ad aggressioni molto gravi dal punto di vista ambientale, basti pensare alle discariche abusive, e basti pensare alle conseguenze di tutto cio' per la salute e la sicurezza delle persone che in questo territorio vivono. Lo ripeto, come medico sono molto preoccupata delle conseguenze di scelte nocive che vengono realizzate tenendo la popolazione al di fuori dei processi decisionali e all'oscuro delle conseguenze.
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- Redazione: Lei ha partecipato a numerose importanti mobilitazioni per i beni comuni, contro le discariche abusive e le ecomafie, contro le servitu' speculative: le sembra che nell'Alto Lazio vi sia oggi un'attenzione e un impegno dei cittadini radicato e consapevole?
- Antonella Litta: la consapevolezza c'e', manca che le tante diverse esperienze di cittadine e cittadini impegnati nelle singole realta' locali in difesa dell'ambiente, della salute e della legalita' siano messe in connessione tra loro e divengano cultura comune, buone pratiche di gestione democratica e responsabile del territorio.
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- Redazione: Quali alternative per la mobilita' e per lo sviluppo nel viterbese?
- Antonella Litta: Le alternative non si tirano fuori come il fatidico coniglio dal cilindro, ma attraverso lo studio accurato delle questioni e l'interazione cooperativa di diversi soggetti, non solo gli enti locali, non solo la societa' civile consapevole ed organizzata, ma anche la comunita' scientifica, ad esempio valorizzando le competenze dell'Universita': occorre un impegno anche del mondo della cultura a discutere ed elaborare un modello di sviluppo sostenibile ed adeguato, che difenda e valorizzi i beni naturali ed artistici del nostro territorio (che costituiscono un patrimonio di risorse ingentissimo); occorre cioe' cercare insieme soluzioni condivise, con il massimo di conoscenze, con il massimo di partecipazione, con il massimo di democrazia. Certo valorizzando anche gli studi e le esperienze positive gia' fatte in passato, e ve ne sono. E naturalmente consapevoli di alcuni criteri ormai universalmente riconosciuti come tali: l'importanza decisiva del potenziamento del trasporto ferroviario meno inquinante e meno dispendioso di altre tecnologie di trasporto; la centralita' delle vocazioni produttive territoriali; l'intreccio economia-ecologia; l'ambiente e la cultura come beni preziosi e volano di un'economia virtuosa e di una convivenza civile.
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- Redazione: Nella vostra iniziativa voi mettete in discussione la scelta aeroportuale, e la questione complessiva della nocivita' del trasporto aereo, nei suoi aspetti e nelle sue dimensioni globali; nel vostro documento intitolato "Alcune proposte di riflessione per un dibattito pubblico" avete posto l'accento sulla "necessita' di un impegno urgente in difesa del clima e della biosfera: il trasporto aereo e' fortemente inquinante; e piu' in generale e' necessario ed urgente muovere verso scelte di modelli di sviluppo ecologicamente sostenibili, autocentrati e con tecnologie appropriate, che si basino su criteri di sobrieta' e condivisione responsabile, di primato della persona umana e di rispetto della natura, rispetto a scelte distruttive e finalizzate prevalentemente se non unicamente alla massimizzazione del profitto e ad uno sfrenato consumismo incompatibile con i limiti della natura".
- Antonella Litta: Ci sembra fondamentale, le questioni piu' drammatiche che l'umanita' deve affrontare - il surriscaldamento del clima, in primis - sono questioni globali ma si affrontano sia con scelte politiche generali, sia anche a partire dalle scelte locali e dagli stili di vita personali; ogni persona dovrebbe occuparsi del clima a partire da cio' che si puo' fare nella propria vita e nell'ambito in cui si puo' piu' direttamente incidere: servono accordi di salvaguardia ambientale internazionali, serve la pressione dal basso perche' essi si realizzino, ma servono anche iniziative concrete al livello delle comunita' locali e della vita quotidiana: scelte non consumiste, scelte solidali e responsabili.
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- Redazione: Lei mette spesso in rilievo anche il fatto che il viaggio deve essere una esperienza esistenziale, non un mero frettoloso trasferire i corpi umani da un luogo all'altro.
- Antonella Litta: E' il pensiero di tanti che vivono il viaggiare come esperienza di conoscenza, e che quindi ritengono nocivi i ritmi di trasporto che idolatrano la massima velocita' (la cui pericolosita' e' sotto gli occhi di tutti), ritmi e modalita' alienanti che si contrappongono alla conoscenza e quindi alla costruzione di relazioni umane con i luoghi, le culture, le comunita', le persone: un viaggio lento e' meno inquinante e si impara di piu'; viaggiare non e' solo spostare un corpo fisico nello spazio.
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- Redazione: Voi fate anche riferimento ai valori della sobrieta', della lentezza, del rispetto dell'altro, dell'etica della cura, e sembra di sentire nel vostro modo di argomentare il ricordo delle esperienze e delle riflessioni di alcune maestre e maestri di vita civile dell'Italia novecentesca: padre Ernesto Balducci, Aldo Capitini, Laura Conti, Danilo Dolci, Ada Gobetti, Alexander Langer, don Lorenzo Milani...
- Antonella Litta: E' cosi', ho conosciuto personalmente padre Balducci, ho letto le sue opere e condiviso i suoi ideali, la sua - mi si consenta di chamarla cosi' con sincera convinzione - profezia; cosi' come sento profetiche ad esempio le parole che spesso padre Zanotelli pronuncia contro le ingiustizie che ancor oggi condannano gran parte dell'umanita' a condizioni di vita subumane e mantengono iniquita' le cui conseguenze stanno devastando irreversibilmente la biosfera.
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- Redazione: E' piaciuto alle persone che hanno apprezzato la vostra iniziativa anche lo stile comunicativo che avete adottato. uno stile dialogante e cooperativo, che vuole ascoltare le opinioni altrui e proporre una riflessione comune, uno stile scevro dalla retorica propagandisca, scevro dagli atteggiamenti presuntuosi e rissosi che sovente deturpano le mobilitazioni civiche; concludendo quel vostro documento gia' citato voi avete scritto che "Non abbiamo la pretesa di offrire delle risposte preconfezionate, ma intendiamo formulare delle domande ed esporre delle preoccupazioni alle quali e' interesse di tutti cercare insieme delle risposte nel confronto pubblico, con il conforto della piu' rigorosa ed aggiornata riflessione scientifica, e nella comune assunzione di responsabilita' in difesa della biosfera e del diritto a una vita degna e sicura delle persone presenti e delle generazioni future"; vi e' in questo stile anche la consapevole scelta della nonviolenza che ad esempio ha gia' caratterizzato l'esperienza del Centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo (una delle esperienze che ha promosso la nascita del vostro comitato)?
- Antonella Litta: Si', anche per me, per le amiche e gli amici di "Nepi per la pace", e per altre persone ancora che hanno promosso il comitato che si oppone all'aeroporto, la nonviolenza e' una scelta e un riferimento: e'un'esperienza, un metodo, una prospettiva che sentiamo e facciamo nostra, come una bussola per orientare il nostro agire; naturalmente non abbiamo la presunzione di aver gia' compiuto il cammino, siamo persone che cercano di accostarsi alla nonviolenza, a rapporti umani fondati sul rispetto per tutti gli esseri umani e l'amore per l'umanita' intera.
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- Redazione: Vi proponete anche di collegarvi ad altre esperienze di impegno della societa' civile e delle comunita' locali in difesa di ambiente, salute, diritti; e vi muovete in una logica non campanilistica ma consapevole delle interconnessioni tra locale e globale e sollecita del benessere non solo dei vicini ma anche dei lontani...
- Antonella Litta: Si', siamo gia' in relazione con molti altri comitati impegnati in difesa dell'ambiente, del diritto alla salute, della legalita', dei diritti umani; ed in particolare anche con altre esperienze di impegno civile sulla questione dell'inquinamento provocato dal traffico aereo e dagli aeroporti a livello europeo.
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- Redazione: Vi proponete di realizzare e diffondere studi, organizzare incontri di informazione ed approfondimento scientifico, favorire il dibattito, promuovere la partecipazione democratica...
- Antonella Litta: Naturalmente; e' il primo impegno: il diritto di tutti ad essere informati per poter prendere delle decisioni consapevoli e' la base della democrazia. E questioni che riguardano tutti e che possono avere conseguenze irreversibili per le persone presenti e per le generazioni future devono essere discusse e decise con il massimo della consapevolezza e della partecipazione, tenendo fermo quel "principio di precauzione" secondo cui innanzitutto non si deve nuocere. E' la mia formazione di medico che si incontra qui con la grande riflessione etica contemporanea e di sempre.
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- Redazione: Il comitato ha appena iniziato la sua attivita', state raccogliendo le prime adesioni in questi giorni. Avete avuto gia' attestazioni di stima e di sostegno autorevoli, contributi di riflessione approfonditi, disponibilita' a partecipare significative?
- Antonella Litta: Si', la cosa che ci fa piu' piacere e' che stiamo ricevendo un caldo sostegno da parte della gente piu' semplice che ci dice che era ora che qualcuno ponesse queste preoccupazioni e riflessioni all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni; ma abbiamo ricevuto apprezzamento e fin affettuoso sostegno anche da parte di personalita' illustri del mondo della cultura e della vita civile, per esempio il magistrato Ferdinando Imposimato, che e' un simbolo vivente della lotta per la legalita', il diritto, la civile convivenza.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 82 del 18 gennaio 2013
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