Archivi. 81
- Subject: Archivi. 81
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- Date: Thu, 17 Jan 2013 07:08:47 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 81 del 17 gennaio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di luglio 2007 (parte prima)
2. In cammino verso Tebe
3. Due obiezioni
4. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
5. Notte di Valpurga alla taverna di Auerbach
6. Contro l'aeroporto
7. Ieri e oggi
8. Parla ora il portavoce della Nato
9. L'accecamento
10. Quasi una lettera a tanti vecchi amici
11. Carogno Mozzarecchi: Ancora una modesta proposta
12. Carogno Mozzarecchi: Se fossi afgano
13. La parola
14. Andre' Chouraqui
15. Io mi domando e dico
16. Aldo Liogolpi: Dialoghetto di Caligola e di un cavallo
17. L'abitudine
18. Comitato di opposizione all'aeroporto di Viterbo: Alcune proposte di riflessione
19. Dacci oggi la nostra strage quotidiana
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2007 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2007.
2. IN CAMMINO VERSO TEBE
Tu sai che la sfinge sei tu.
Che e' te stesso che devi contrastare.
Ogni uccisione la stessa uccisione.
Ogni persona l'intera umanita'.
Ogni colpo che affonda nelle carni
un diluvio di sangue che sconvolge
e terra e cielo.
Nulla salva il mondo
se non la scelta della nonviolenza.
3. DUE OBIEZIONI
Due ingenuita' concludono questo testo, per molti versi acuto ed assai utile.
La prima: sorprende che si persista nell'errore di aver preso per una cosa seria l'operazione ormai patentemente rivelatasi a chiunque come trasformista e autoriciclatrice di qualche anno fa del gruppo dirigente di un partito in cui prevale ancora una cultura politica totalitaria e una prassi politica corruttrice e sciagurata, operazione che non solo reduplicava un equivoco (gia' sfruttato dalle dirigenze dei radicali prima e dei verdi poi; non a caso tutti - dicesi tutti: radicali, verdi e Prc - finiti nel partito dei bombardamenti stragisti, della guerra fuorilegge e terrorista), ma che era intesa eminentemente a gettare alle ortiche la storia del marxismo teorico e l'esperienza storicamente piu' rilevante della tradizione novecentesca del movimento operaio, che non era solo stalinismo e gulag ma anche lotta contro i gulag e lo stalinismo (oltre che lotta delle classi oppresse contro la dittatura deille classi rapinatrici, che tuttora perdura). E questa operazione in cui la nonviolenza era ridotta a "ideologia di ricambio" per liquidare una cultura e soprattutto per occultare un passato - anche recente -, e' ancor piu' ignobile se si pone mente al fatto che invece la nonviolenza puo' anche essere intesa ed accolta e vissuta come inveramento di esigenze e proposte che la tradizione teorica marxista - nella sua corrente calda, critica e antitotalitaria - e l'esperienza storica del movimento socialista delle classi sfruttate - nelle sue esperienze di gran lunga maggiori rispetto alla storia scellerata ed infame delle burocrazie assassine - ha fortemente affermato, e ad esempio vi e' chi alla nonviolenza si e' accostato proprio approfondendo il marxismo critico e antitotalitario, e trovando in essa quella rigorizzazione concettuale e operativa, quella complessita', contestualita' e dialetticita', quell'esortazione alla lotta per la verita' e la giustizia, quella solidarieta' che ogni essere umano raggiunge e riconosce, che sono esigenza primaria e irrinunciabile di chi si fa militante del movimento di liberazione delle persone oppresse, e lascito imperituro delle esperienze e delle riflessioni del movimento socialista e libertario - per l'uguaglianza, e la responsabilita' - in tutte le sue varianti di questo nome degne.
Beninteso: che tra i quadri di quel partito e molto di piu' nella sua base militante vi fossero e vi siamo persone sinceramente impegnate per la nonviolenza e con la nonviolenza, non vi e' dubbio. E che quella operazione fosse anche una risposta (ambigua ed ipocrita, certo, ma vale ancora una volta la massima di La Rochefoucauld secondo cui l'ipocrisia e' l'omaggio che il vizio rende alla virtu') a un bisogno e una richiesta di accostamento alla nonviolenza da molte e molti dei militanti di quel partito sentito come improcrastinabile, e' anche questo certo. E che poi quella equivoca operazione sia anche servita - per una sorta di eterogenesi dei fini - a contribuire a consentire almeno ad alcune persone perlopiu' giovani di accostarsi in qualche modo alla nonviolenza vera e propria (e non solo alle mille laide caricature di essa), anche questo e' vero ed e' un bene, un bene grande. Ma non era questo l'intendimento prevalente del gruppo di potere che quella operazione condusse dopo aver lungamente e sciaguratamente civettato con ideologie e prassi giustificazioniste della violenza piu' feroce e insensata, ed aver combinato catastrofici guai. Errori ed orrori che non si possono dimenticare, e tali per cui il dirigente politico che li commette dovrebbe avere poi la ragionevolezza di dimettersi da ogni pubblica funzione. Figurarsi, direbbe Kilgore Trout.
Del resto - ahinoi - e' noto che vi sono state anche persone che pur provenivano da una qualche prossimita' alla nonviolenza - confusissima, certo - le quali giunte a contatto colla gararchia di quello o di altri partiti di palazzo e accettate una o piu' prebende da essa ad esse procurate, se ne sono lasciate profondamente corrompere. Son cose tristi. Sono accadute.
*
La seconda: se Gandhi avesse atteso le condizioni poste nella parte conclusiva del saggio che precede per intraprendere le sue lotte e la riflessione ad esse connessa, allora semplicemente non sarebbe mai esistita la nonviolenza gandhiana.
Ergo: niente attendismi per favore. E niente deleghe. C'e' oggi una politica nonviolenta da praticare hic et nunc, c'e' uno scontro politico e culturale da condurre, e c'e' da costruire un movimento di lotta nitido e intransigente. Chi ancora pensasse che l'azione politica in Italia possa - o peggio: debba - essere delegate alle camarille di palazzo o ai giovanotti squadristi, spettacolisti e parassitari ad esse speculari ed effettualmente vassalli, davvero non sa quel che si dice.
La sinistra reale e che occorre - chiediamo venia - siamo noi: il plurale e complesso movimento delle donne e degli uomini che nelle loro concrete esperienze di lotta e di pensiero della liberazione, nei loro concreti esperimenti teorici e pratici di verita', sono la nonviolenza in azione, la nonviolenza in cammino. E l'unica politica all'altezza del crinale apocalittico presente e' la nonviolenza: la nonviolenza in cammino, la nonviolenza giuriscostituente, la nonviolenza pluridimensionale, dialettica e dialogica, contestuale ed autocosciente, principio responsabilita', forza della verita', analisi concreta della situazione concreta e lotta la piu' nitida e la piu' intransigente, qui ed ora, contro la violenza che opprime ogni persona e l'umanita' intera, difesa della dignita' umana e della biosfera.
La nonviolenza liberalsocialista rivoluzionaria erede oltre che di Gandhi, di Gobetti e di Gramsci, di Rosa Luxemburg e di Simone Weil, di Aldo Capitini e Virginia Woolf. La nonviolenza di Danilo Dolci. La nonviolenza di Luce Fabbri. La nonviolenza cosi' come l'ha tematizzata Giuliano Pontara nel suo recente ottimo libro intitolato: L'antibarbarie.
4. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Egregio signore,
l'Italia continua a partecipare alla guerra in corso in Afghanistan.
Una guerra in cui le stragi di civili non sono l'eccezione, ma la regola.
Una guerra il cui protrarsi contribuisce potentemente ad alimentare il terrorismo nel mondo.
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Una guerra alla quale l'Italia non avrebbe mai dovuto prender parte poiche' glielo proibisce inequivocabilmente l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, il quale testualmente recita che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo" (si noti: le "limitazioni di sovranita'" - della propria sovranita', non dell'altrui -, e le "organizzazioni internazionali", sono rigidamente intese allo scopo di assicurare "la pace e la giustizia fra le Nazioni": lo sottolineiamo poiche' ci sono stati dei mistificatori che hanno sostenuto che questa seconda parte dell'art. 11 contraddicesse la prima e consentisse la guerra "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", laddove invece palesemente questa seconda parte non puo' non essere coerente con la prima parte dell'articolo ed anzi ne e' un effettuale rinforzo).
*
La preghiamo, non offenda anche lei l'intelligenza degli italiani con il sofisma specioso e spregevole tante volte ripetuto dai governanti e dai parlamentari che a piu' riprese hanno deliberato la prosecuzione della guerra e delle stragi, sofisma secondo cui le stragi sono state materialmente commesse da nostri alleati e non direttamente da nostri soldati, e quindi l'Italia non ha responsabilita' alcuna: l'Italia fa parte della Nato, l'Italia fa parte della missione Isaf, l'Italia e' pienamente coinvolta nella guerra e contribuisce pienamente ad essa.
Lorenzo Milani, in una sua non dimenticata lettera ai giudici, scriveva al riguardo che "Ho poi studiato a teologia morale un vecchio principio di diritto romano che anche voi accettate. Il principio della responsabilita' in solido. Il popolo lo conosce sotto forma di proverbio: Tant'e' ladro chi ruba che chi para il sacco".
Delle stragi compiute dalla coalizione militare d'occupazione in Afghanistan l'Italia e' corresponsabile al pari di tutti gli altri stati che della coalizione che conduce questa guerra terrorista e stragista fanno parte.
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E non neghi che un'alternativa sia possibile: un'alternativa all'uccidere e' sempre possibile. Sarebbe significativo gia' il solo non partecipare all'associazione che le stragi compie. Ma c'e' di piu': e' possibile un'alternativa attiva, un programma costruttivo, una testimonianza concreta che non solo indichi ma tracci una via di pace e di riconoscimento di umanita': nella vicenda afgana proprio degli italiani lo hanno dimostrato: e' l'esperienza degli ospedali di Emergency.
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Anche lei, come altri tra gli ultimi suoi predecessori, ha l'abitudine di molto parlare e molto comparire sui mass-media. E' abitudine che ci lascia perplessi, e se le scriviamo non e' perche' vogliamo che lei si produca nell'ennesimo futile e chiassoso esercizio verbale.
Le scriviamo perche' lei e' garante della legalita' costituzionale: eserciti questa sua funzione: ed esercitandola salvi le vite di tanti innocenti.
Neghi il suo consenso alla prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra, e richiami governo e parlamento al rispetto del diritto, e della giustizia. Faccia cessare la complicita' italiana con la guerra terrorista e stragista che dall'Afghanistan si sta espandendo nel mondo intero.
Distintamente,
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2007
5. NOTTE DI VALPURGA ALLA TAVERNA DI AUERBACH
Gli assassini fanno un meeting
i bombardamenti continuano.
Gli assassini fanno un meeting
continua il traffico di eroina.
Gli assassini fanno un meeting
continua il femminicidio.
Gli assassini fanno un meeting
il terrorismo cresce.
Tutto va bene, dunque.
E adesso un coffee-breack.
6. CONTRO L'AEROPORTO
Vorrei esprimere la mia contrarieta' al progetto dell'aeroporto a Viterbo.
Occorrerebbe ridurre il trasporto aereo, non incrementarlo.
Occorrerebbe diminuire i voli e rendere piu' sicuri gli aeroporti, non aumentarli.
L'umanita' ha bisogno di piu' lentezza, non di piu' velocita'; di maggior sicurezza, non di maggior rischio.
Il pianeta ha bisogno di rispetto e risanamento dell'ambiente, non di ulteriore inquinamento.
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Porre la questione in termini di concorrenza campanilistica tra tre citta' (naturalmente ho letto l'interessante studio del Comitato per l'aeroporto di Viterbo, che presuppone la positivita' della scelta di incrementare il trasporto aereo e si concentra sull'argomentare in favore della localizzazione del terzo polo aeroportuale laziale a Viterbo rispetto a Frosinone e Latina) e' un modo per non porre il vero problema: servono davvero nuovi aeroporti? Non servirebbe invece piu' sicurezza, piu' qualita' dell'ambiente, un'economia piu' rispettosa della natura e delle persone?
Il territorio viterbese ha bisogno di migliore mobilita' ferroviaria, di maggiori e migliori servizi sanitari e sociali, di una edilizia non speculativa e non devastante che garantisca una casa a tutti, della difesa dell'ambiente e dei beni naturali e culturali, del sostegno alle reali vocazioni produttive centrate sull'agricoltura, sull'artigianato, sui beni ambientali e culturali e quindi anche sull'ospitalita' che sono peculiari dell'Alto Lazio.
Vale per il viterbese quello che vale ovunque: occorre un modello di sviluppo autocentrato con tecnologie appropriate.
E vale per il mondo intero l'esigenza gia' segnalata da anni sia dagli studiosi che dalle conferenze istituzionali internazionali e dai protocolli in quelle sedi elaborati: l'esigenza di passare a un modello di mobilita' sostenibile, l'esigenza di ridurre le emissioni inquinanti, l'esigenza di una mobilita' che privilegi la sicurezza degli esseri umani e la difesa della biosfera. Il trasporto aereo, come quello automobilistico privato, va drasticamente ridotto, e non incentivato.
Continuo a trovare assai persuasive le analisi di Ivan Illich e di Murray Bookchin, di Mohandas Gandhi e di Vandana Shiva, di Alexander Langer e di Guido Viale; ed alcune idee che in forma forse un po' semplificata propone da anni Serge Latouche (e con lui la scuola di pensiero del Movimento antiutilitarista nelle scienze sociali e della "teoria della decrescita" - che su questioni cruciali non e' poi cosi' lontana da alcune intuizioni formulate alcuni decenni fa anche dagli studi promossi dal Club di Roma di Aurelio Peccei).
In anni che sembrano assai lontani solo perche' rapidamente dimenticati, molte persone di questa provincia si opposero a devastanti progetti e a umilianti servitu'. Di quelle esperienze di cui ebbi l'onore di essere uno degli animatori e' erede oggi ad esempio la lotta contro le centrali a carbone e quelle sui rifiuti in difesa del diritto alla salute e della legalita', quelle per difendere l'acqua come bene comune, ed altre esperienze ancora di limpido impegno civile.
All'epoca argomentai in un'infinita' di articoli, relazioni, opuscoli, bibliografie ragionate le ragioni forti dell'opposizione alla devastazione dell'ambiente e come esse si intrecciassero all'impegno per la legalita' e contro i poteri criminali, e come esse si fondassero su un'analisi non campanilistica ma globale e solidale, fondata su quel "principio responsabilita'" acutamente tematizzato da Hans Jonas.
*
Last, but not least: da dieci anni non ho piu' incarichi pubblici e ho concentrato il mio impegno civile sulla questione che mi sembra decisiva nel tempo presente: l'opposizione alla guerra e la proposizione di una politica di pace con mezzi di pace, ovvero attraverso la scelta della nonviolenza. Se oggi torno ad occuparmi di una questione che potrebbe sembrare "locale" e' perche' in essa invece vedo implicate questioni generali, e mi sembra - ma posso sbagliarmi, da anni non seguo con adeguata attenzione le vicende locali - che non si siano levate fin qui altre voci a dichiarare con chiarezza una decisa opposizione esplicita ed argomentata alla proposta dell'aeroporto a Viterbo.
Grazie per l'attenzione, cordialmente
Peppe Sini
Viterbo, 3 luglio 2007
7. IERI E OGGI
Passata la prestigiosa conferenza, consumato il frugale desinare, continua la guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
E alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan continua l'illegale e criminale partecipazione militare italiana.
Ringraziano i signori della guerra, ringraziano i signori dell'eroina, ringraziano i signori del femminicidio, ringraziano i terroristi di stato e di banda, ringraziano i sequestratori e torturatori di governo e d'opposizione, ringrazia l'industria armiera e la sua elegante lobby nei parlamenti e nelle redazioni, ringraziano i tagliagole e i fascisti di tutte le divise (e ringraziano anche - come dimenticarli - i signori delle tangenti e degli appalti).
La guerra e' sempre un affare eccellente, con nulla si fanno piu' soldi che spargendo sangue umano. Congratulazioni vivissime al primo ministro, al ministro degli affari esteri, agli illustrissimi ospiti loro.
8. PARLA ORA IL PORTAVOCE DELLA NATO
Cosi' composte nei loro sudari
dal commosso compianto circondate
dovrebbero esserci le vittime grate
di averle rese civili
da selvaggi straccioni che erano.
9 L'ACCECAMENTO
Mentre l'Italia continua a partecipare ala guerra terrorista e stragista in Afghanistan, guerra che e' l'inizio e il cuore del divampare del terrorismo nel mondo.
Mentre l'Italia continua a violare la sua stessa legge costitutiva in uno dei principi fondamentali, in uno dei valori supremi, quello sancito dall'articolo 11 che ripudia la guerra "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", e con questa violazione ogni patto e' infranto, ogni legalita' estinta, il nostro paese precipita nell'anomia, nella barbarie.
Mentre l'Italia coopera alla guerra e al terrorismo che possono trascinare l'intera civilta' umana nel baratro.
Mentre questo, questo accade.
*
Mentre questo, questo accade.
Come e' possibile esser cosi ciechi da non rendersi conto delle dimensioni e degli esiti di questo immane crimine?
Come e' possibile non provare orrore e vergogna della nostra corresponsabilita' con la carneficina in atto?
Come e' possibile cianciare d'altro mentre l'ecatombe e' in corso?
Come e' possibile immeschinire e pervertire e travolgere tutto cio' che ha nome di umanita' fino a ritenere che il massacro di un intero popolo possa essere una ragionevole contropartita per accaparrarsi qualche ministero, per essere ammessi al saccheggio del pubblico erario, per partecipare alla mensa ove s'imbandisce non il pane degli angeli ma la squartata carne umana d'infiniti innocenti disfatti?
Cosa e' diventata l'Italia, cosa e' diventato il suo ceto politico, il suo ordinamento giuridico, e cosa e' diventata l'intera popolazione?
Come sono riusciti a ridurci a cannibali?
Come e' possibile non vedere che tanto sangue ricadra' anche su tutti noi, e sull'umanita' intera?
Peche' non c'e' un'insurrezione morale che almeno tenti, almeno tenti di fermare la guerra, le stragi, il terrore?
10. QUASI UNA LETTERA A TANTI VECCHI AMICI
Come potete continuare a tacere?
Come potete fingere di non vedere i massacri in corso in Afghanistan?
Come potete continuare a sostenere una politica guerriera e terrorista, barbara e stragista, razzista e imperialista, alla quale vi opponevate anche voi prima delle elezioni del 2006?
*
Ahime', ai vertici delle istituzioni e delle organizzazioni politiche italiane oggi al potere siedono non pochi miei vecchi amici e compagni di gioventu'. Non era questo che ci muoveva quando sostenevamo le lotte di liberazione dei popoli del sud del mondo, quando eravamo obiettori di coscienza al servizio militare, quando contrastavamo le centrali nucleari, quando ci opponevamo ai missili e alla mafia, quando lottavamo per il disarmo e i diritti umani. Cosa e' accaduto? Cosa siamo diventati?
Ahime', negli apparati dei partiti di governo e nelle rappresentanze istituzionali che sostengono la guerra terrorista e stragista vi sono anche nostri antichi allievi. Non e' questo, non e' questo che cercammo d'insegnarvi nell'unico modo in cui sappiamo che si insegna: con l'esempio e alla scuola di Antigone. Cosa e' accaduto? Perche' abbiamo fallito?
Ahime', intere organizzazioni che pur si proclamavano pacifiste - ed alcune addirittura nonviolente - hanno ceduto alla guerra, hanno avallato la guerra, della guerra terrorista e stragista complici si sono rese. Ed evidentemente non abbiamo saputo trovare le parole per persuadere le persone che le rappresentano e le dirigono a resistere, a persistere nel vero e nel giusto. Donde questa confusione delle lingue? Come potremo incontrarci ancora senza tutti provarne un infinito orrore, una vergogna infinita?
Ahime', che mentre vedo tanti innocenti tratti col raffio al mattatoio, sento abissale anche la mia colpa di non aver saputo contrastare, porre riparo, fare tutto il necessario per salvare quelle vite.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Solo la pace costruisce la pace.
Solo con la democrazia la democrazia si difende.
Cessare di uccidere, salvare le vite.
L'unica politica internazionale ragionevole e guaritrice e' quella che ripudia la guerra, le sue logiche, i suoi strumenti, i suoi apparati.
L'unica politica internazionale ragionevole e guaritrice e' quella che a tutti gli esseri umani riconosce il diritto a non essere uccisi.
11. CAROGNO MOZZARECCHI: ANCORA UNA MODESTA PROPOSTA
[Ad aver letto Swift da giovani, si sa, per tutta la vita si rischia una querela]
Illustrissimo Signor Presidente,
non potrebbe l'astuto ammiccante Ministro bombardiere chiedere anche alla mafia di contribuire a finanziare la famosa trionfale "riforma della giustizia" in Afghanistan, fiore all'occhiello della guerra terrorista e stragista e dell'occupazione militare di quel remoto paese che dai tempi dell'Armata rossa si prolunga praticamente senza soluzione di continuita', e per la quale gia' tanti fiumi di pubblici denari sono stati versati conseguendo i prestigiosi risultati che ognun sa? Maggiore dei quali, come e' noto, il potenziamento della produzione e del traffico dell'eroina appunto, merce perfetta che tanto beneficio reca all'economia mondiale. E quanto agli effetti collaterali, riducibili alla bagatella (questo soave vocabolo che uso' una volta quel celebre scrittore Celine per un suo certo opuscoletto) di un popolo pluridecennalmente massacrato oltre ogni dire, suvvia, dal punto di vista della storia universale sono i risibili prezzi del progresso, chi di noi vecchi hegeliani lo ignora?
E dunque: ragionevolissimo sarebbe chiedere che la signora mafia devolvesse all'azione della signora comunita' internazionale in Afghanistan picciola una parte dei proventi del traffico dell'eroina, la signora comunita' internazionale apprezzerebbe assai, il risanamento - che altri chiamerebbe soluzione finale del problema afgano - continuerebbe con vieppiu' entusiasmo, e il Gabinetto che regge oggi il nostro bel paese ne trarrebbe gran successo d'immagine e potrebbe risparmiar qualcosina del ben noto tesoretto custodito nella grotta aulente di sesamo dei quaranta statisti.
Siamo certi che se il signor Ministro lo chiedesse (con le dovute forme, va da se': magari potrebbe farsi dare qualche buon suggerimento da un illustre senatore a vita) la signora mafia non disdegnerebbe un obolo, e non solo per i benefici ricevuti, ma anche e ancor piu' in nome di una palese affinita' nel modus operandi con governanti distintisi per aver cosi' eminentemente contribuito alla mattanza degli jugoslavi nel '99 e per esser cosi' flagrantemente devoti alla causa di una politica fondata sul terrore e dedita alle stragi.
Illustrissimo Signor Presidente,
qualora la cosa andasse in porto, non altro avrei a pretendere che un misero cinque per cento degli appalti eventualmente finanziati col citato contributo. Con mio cugino Armando abbiamo gia' costituito all'uopo un'impresetta edile, di security e quant'altro (e se ci fosse da unger qualche ruota, insomma, siamo anche noi italiani e sappiamo come va il mondo).
12. CAROGNO MOZZARECCHI: SE FOSSI AFGANO
Ah, per fortuna che non sono afgano.
Ma se fossi afgano no, non mi starebbe bene per niente essere bombardato da trent'anni, e se provo a protestare mi si dice che il terrorista sono io.
Se fossi afgano no, non direi proprio che con le bombe ci state portando la civilta' e la democrazia, come l'Armata rossa non ci portava il socialismo e l'avvenire, ma infinite stragi, quelle si', e se provo a protestare mi si dice che il terrorista sono io.
Se fossi afgano no, non mi sembrerebbero ben spesi i fiumi di denaro che avete usato e usate ancora per continuare a torturarci, mutilarci, massacrarci, e non ci troverei nulla da sorridere e da applaudire nelle conferenze internazionali in cui vi gloriate di quanto avete fatto e di quanto ancora farete, e se provo a protestare mi si dice che il terrorista sono io.
Ah, per fortuna che non sono afgano.
Io grazie al cielo sono italiano.
Io sono dalla parte di quelli che bombardano. Io sono del partito degli stragisti planetari, dei torturatori globali, dei razzisti imperiali, dei terroristi di stato. Io sono dalla parte del comandante in capo Bush e degli italici attendenti suoi Prodi e Berlusconi.
Mica sono scemo, io.
13. LA PAROLA
La parola di chi ha giurato fedelta' alla Costituzione e poi ha votato a favore della guerra terrorista e stragista, non ha piu' alcun valore.
La parola di chi si dichiara pacifista e da un anno appoggia e giustifica e non contrasta la guerra terrorista e stragista, non ha piu' alcun valore.
La parola di chi aiuta gli assassini e' essa stessa assassina. Chi la ascolta puo' solo sputarla. Chi la pronuncia vanamente grida dalle rovine della Torre di Nimrod.
14. ANDRE' CHOURAQUI
La scomparsa di Andre' Chouraqui ci priva di un maestro di umanita', di un costruttore di comprensione, d'incontro, di dialogo, di convivenza.
Anche io che scrivo queste righe, che ho una visione del mondo materialista, sento che quel suo portare a convegno, a convivio, a reciproco riconoscimento fraterno e sororale e integralmente umana responsabile e solidale convivenza, le tre religioni del libro, tutti ci riguarda e ci convoca. Vi e' una sola umanita'. Si', molti sono i linguaggi, una sola e' l'umanita'.
15. IO MI DOMANDO E DICO
Io mi domando e dico con quale faccia quei governanti e quei parlamentari e quei partiti politici che hanno ripetutamente votato a favore della guerra terrorista e stragista in Afghanistan, che hanno criminalmente, scelleratamente reiteratamente violato la legalita' costituzionale nel decisivo articolo 11 che ripudia la guerra, che hanno reso il nostro ordinamento giuridico e pertanto il nostro paese e dunque la popolazione italiana complice delle stragi e del terrorismo (e quindi inevitabilmente altresi' di stragi e terrorismo possibile bersaglio), con quale faccia, io mi domando e dico, ancora pretendono di parlare ed essere ascoltati, di decidere cio' che tutti concerne, di rappresentare il popolo italiano, di scriverne le leggi.
Io mi domando e dico come sia possibile che taluni ritengano tollerabile questo orrore, questa infamia, questa complicita'.
16. ALDO LIOGOLPI: DIALOGHETTO DI CALIGOLA E DI UN CAVALLO
[Ringraziamo il nostro buon amico Monaldo Liogolpi per averci messo a disposizione questa sua traduzione, o forse adattamento, da un saggio di retorica di Cide Hamete Benengeli, comune maestro di noi tutti poveri miserelli]
Prologo. Scena nuda, entra Caligola, poi il Cavallo. Lungo silenzio, poi:
- Caligola (a grandi passi, si ferma, rivolto al pubblico): Ditemi voi se devo essere ridicolizzato al punto di farmi dialogare con un quadrupede... Dopo Camus - ed anche prima, a dire il vero - nessuno mi ha piu' capito...
- Cavallo (e' entrato in silenzio restando sul fondo, rivolto a Caligola): Ed io, allora, che dovrei dire? Solo Swift ci rese onore, e per il resto: morso, speroni e macelleria... lasciamo perdere, andiamo.
- Caligola: Ma vorrei, mio caro, che non ti sfuggisse che tu non sei un vero cavallo, come io non sono il vero Caligola; siamo solo due maschere, come si dice nella lingua dei padri: dramatis personae. Persone: cioe' nessuno.
- Cavallo: E tuttavia siamo qui che parliamo, e poiche' parliamo per dire gli altrui gravi pensamenti, suvvia, mettiamoci al lavoro, e lasciamo i nostri rancori e le nostre disperazioni ad altri pirandelli.
- Caligola: E cosi' sia.
Sipario.
*
Atto primo ed unico. Palazzo Madama in Roma, ovunque telecamere, valigette ventiquattr'ore, fasci di fotocopie, mazzette di banconote, mozziconi di sigarette, involucri innominabili. Trillano in continuazione telefonini, il presidente agita stancamente il campanello e cantilena nel brusio con voce sorda "Onorevoli colleghi...".
- Caligola (entrando): Me ne venivo bel bello da una passeggiata, quando sentii in lontananza come dei tuoni, c'e' qualcuno di voi senatori che sa dirmi cosa accade? Un temporale estivo, forse? Nessuno ne sa nulla? (si guarda intorno, silenzio) Neanche tu che ogni sera inventi al programma di Svetonio tutti i pettegolezzi del giorno? (nessuno risponde, quindi sempre piu' irritato) Ma insomma, un gatto vi ha mangiato la lingua?
- Cavallo: A dire il vero, a dire il vero, illustre principe...
- Caligola: Siamo alle solite, l'unico che ha un po' di fegato in questo consesso e' questo adulatore che da quando l'ho fatto senatore mi sbava dietro ancora piu' di prima. Numi, me ne fossi restato tra i legionari, invece che venire in questa gabbia di matti...
- Cavallo: A dire il vero, principe preclaro, non tuoni sono, ma bombe.
- Caligola: Oh bella, bombe? Che bombe?
- Cavallo: Le bombe della Nato sugli afgani.
- Caligola: Della Nato? Sugli afgani? Ma la Nato, suvvia, non era un'alleanza difensiva dei paesi occidentali contro possibili invasioni del patto di Varsavia, per impedire che i sitibondi corsieri dei cosacchi avessero ad attuffare il muso loro nelle pie fontane di Piazza San Pietro e dintorni? E il paese degli afgani non e' forse in quella remota e misteriosa Asia dei ginnosofisti ed altre meraviglie ancora? Che diamine vai cianciando, bestia che non sei altro.
- Cavallo: La verita', o cesare, la pura verita'.
- Caligola: Che la verita' sia pura, raccontala a un altro, sarchiapone della malora. Ma dimmi, dimmi dunque: la Nato sta facendo guerra agli afgani?
- Cavallo: Cosi' e', mio buon signore.
- Caligola: E l'Italia non ha opposto il suo veto? E' ben noto che le decisioni della Nato sono in realta' le decisioni dei governi dei paesi che la compongono, ed e' ancor piu' noto che l'Italia non puo' in alcun modo partecipare a una guerra che non sia meramente difensiva del proprio territorio e popolo e giuridico ordinamento giacche' glielo proibisce quell'articolo 11 che corona i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
- Cavallo: A dire il vero, illustre principe...
- Caligola: E dagli!
- Cavallo: Volevo dire, principe illustre, che in effetti l'Italia partecipa alla guerra in violazione della sua Costituzione, e - per dirla tutta - in violazione altresi' del diritto internazionale. E questo senato ha ripetutamente votato a favore della guerra e delle stragi, della violazione della legalita' costituzionale e di ogni principio di diritto. Ripetutamente ha votato a favore della guerra, del terrore e delle stragi di cui essa consiste.
- Caligola: Corbezzoli! Questi signori sono dunque dei fedifraghi e degli assassini.
- Cavallo: Tu lo hai detto, non io. Lo dicessi io rischierei una querela, ma tu, principe illustre, essendo il principe...
- Caligola: Lo dico e lo ripeto, per Ercole. E certo immagino le piazze dell'urbe ribollano di manifestazioni popolari d'indignazione per questo infame crimine, e ovunque si erigano barricate, e non solo i cupidi di cose nuove ma ogni bennato ingegno chiami alla resistenza contro il colpo di stato, contro la guerra terrorista e stragista...
- Cavallo: Ahime', mio buon signore...
- Caligola: Mio buon signore un corno, bestia di una bestia, che altro c'e' di cosi' bieco che per dirlo fa mestieri di tante moine avvolgerlo?
- Cavallo: C'e' che nulla ribolle in piazza se non l'estiva calura, e della strage della popolazione afgana dalla Nato condotta qui se ne infischiano tutti, o quasi.
- Caligola: Perdindirindina, forse che tu mi prendi a gabbo?
- Cavallo: Signorno, signore.
- Caligola: E intendi dunque dire che io solo, io solo me ne sdegno e me ne adonto di tale carneficina, di tale barbarie?
- Cavallo: Signor mio si'.
- Caligola: E dunque solo il folle Caligola vede l'orrore delle stragi compiute dalla Nato, solo il folle Caligola denuncia il terrorismo di stato deliberato dal governo e dal parlamento italiano, solo il folle Caligola...
- Cavallo: Solo il folle Caligola, si'. A tratti anche qualch'altro, invero, nei di' di festa, e quando l'obolo o la prebenda ad arrivare tardano.
- Caligola: E' ora, direi, che questa commedia finisca.
- Cavallo: Direi anch'io.
Sipario
17. L'ABITUDINE
A tutto si fa l'abitudine - finche' a morire sono gli altri.
Governo e parlamento votano ancora una volta di continuare la guerra, il terrorismo e le stragi contro la popolazione afgana; votano ancora una volta la prosecuzione flagrante e scellerata della violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale; votano ancora una volta una politica internazionale militarista, riarmista, complice dell'imperialismo razzista e terrorista e onnicida che mette in pericolo l'umanita' intera; una politica contro l'umanita' intera.
Nessuno batte ciglio.
Si fa la guerra e nessuno batte ciglio.
Si delibera di continuare a contribuire a stragi e terrorismo, e nessuno batte ciglio.
Si usano le pubbliche risorse per annientare vite umane, la civilta' umana, e nessuno batte ciglio.
Cosa siamo diventati, cosa vogliono fare di noi, mio caro Gregor Samsa.
Manca una Leni Riefenstahl per immortalare le grandi e fulgide opere di si' eccelsi statisti.
18. COMITATO DI OPPOSIZIONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO: ALCUNE PROPOSTE DI RIFLESSIONE
[Volentieri diffondiamo il seguente comunicato del 25 luglio 2007 del recentemente costituito Comitato di opposizione alla costruzione dell'aeroporto di Viterbo dal titolo "Costituito a Viterbo un comitato di opposizione all'aeroporto. Alcune proposte di riflessione per un dibattito pubblico"]
Il 24 luglio 2007 si e' costituito a Viterbo un comitato di opposizione al progetto di costruzione del nuovo aeroporto.
Il comitato e' promosso da persone da anni impegnate in varie esperienze di solidarieta', per i diritti umani e la pace, per l'ambiente e il diritto alla salute, per un modello di sviluppo non distruttivo.
*
Proponiamo alla riflessione pubblica le seguenti preoccupazioni:
a) La realizzazione dell'aeroporto rappresenta un reale pericolo di devastazione ambientale, di inquinamento della qualita' dell'aria e acustico, con i conseguenti gravi danni per la salute, il benessere e la sicurezza delle persone. Contribuisce a stravolgere la naturale vocazione agricola e turistica di qualita' del territorio viterbese. Aggiunge una nuova pressione su un'area gia' sottoposta, in gran parte, a servitu' energetiche, militari e speculative - in particolare edilizia, che continua la cementificazione di vaste aree dei comuni viterbesi.
b) Il modello di mobilita' cui questo progetto e' interno e' vecchio, superato e pericoloso come dimostrano gli studi scientifici piu' recenti. Dovrebbe essere invece incrementato e migliorato il trasporto su rotaia anche per le grandi distanze in quanto piu' sicuro e meno inquinante, cosi' come, prima di tutto, dovrebbe essere fortemente potenziato il trasporto ferroviario del viterbese.
c) La costruzione dell'aeroporto non rappresenta un'occasione di effettivo sviluppo per la citta' di Viterbo poiche' essa diverrebbe per i viaggiatori semplicemente un'area di transito per altre destinazioni, come avviene gia' per le piccole citta' sedi di scali aerei, e la valorizzazione delle preziose risorse culturali e ambientali della citta' di Viterbo passerebbe in secondo piano rispetto a tale funzione di scalo aereo, il che potrebbe implicare in prospettiva un possibile danno anche per il turismo e gli ambiti occupazionali ad esso collegati.
d) Le ragioni che giustificano la necessita' di un terzo scalo aereo nella Regione Lazio non sono ragionevoli ne' condivisibili poiche' ripropongono ed amplificano un modello di mobilita', e particolarmente di viaggio e di viaggiatore, in cui si privilegia unicamente la velocita' degli spostamenti e il guadagno delle compagnie aeree a scapito della salute, della salvaguardia ambientale e del viaggio inteso come esperienza e conoscenza dei luoghi e delle persone.
*
Il comitato espone queste prime sommarie ragioni di preoccupazione che motivano la sua opposizione al progetto aeroportuale, ad esse se ne aggiungono altre legate a considerazioni piu' generali sulla necessita' di un impegno urgente in difesa del clima e della biosfera: il trasporto aereo e' fortemente inquinante; e piu' in generale e' necessario ed urgente muovere verso scelte di modelli di sviluppo ecologicamente sostenibili, autocentrati e con tecnologie appropriate, che si basino su criteri di sobrieta' e condivisione responsabile, di primato della persona umana e di rispetto della natura, rispetto a scelte distruttive e finalizzate prevalentemente se non unicamente alla massimizzazione del profitto e ad uno sfrenato consumismo incompatibile con i limiti della natura.
*
Il comitato intende promuovere un'ampia ed attenta discussione su questo progetto in tutti i suoi aspetti, con particolar riferimento anche al modello di mobilita' e al modello di sviluppo cui esso e' di fatto collegato, ed alle sue decisive implicazioni economiche, ambientali, tecnologiche, sociali e culturali.
Il comitato intende sollecitare una riflessione che coinvolga tutti i cittadini, le comunita' locali, le esperienze associative e le istituzioni, affinche' con l'esercizio della partecipazione democratica tutte le persone possano essere protagoniste consapevoli di una scelta che in questa fase si presenta complessa, con molti aspetti da chiarire, e che richiede una discussione ampia, approfondita, informata e consapevole, rispettosa delle opinioni di tutti, democratica nel senso pieno del termine.
Una scelta che a nostro avviso richiede di attenersi a quel "principio di precauzione" secondo il quale prima di prendere una decisione che puo' essere irreversibile e che puo' avere effetti gravemente negativi nel lungo periodo e in una logica sistemica, occorre una valutazione per quanto possibile completa e obiettiva delle sue conseguenze, e qualora emerga che vi siano esiti nocivi, o anche soltanto che restino delle zone d'ombra o vi siano fondati motivi di preoccupazione, allora e' doveroso astenersi dalla realizzazione di quel progetto.
Nell'Alto Lazio tutti ricordiamo le conseguenze nefaste di decisioni passate che all'epoca venivano presentate come positive e dai benefici effetti, e che invece hanno gravemente danneggiato la popolazione, aggredito il territorio e sovente inibito la possibilita' di uno sviluppo corretto e adeguato.
*
Il comitato si propone di promuovere anche un'attivita' di studio, di documentazione e di sensibilizzazione sui temi sopra indicati.
Non abbiamo la pretesa di offrire delle risposte preconfezionate, ma intendiamo formulare delle domande ed esporre delle preoccupazioni alle quali e' interesse di tutti cercare insieme delle risposte nel confronto pubblico, con il conforto della piu' rigorosa ed aggiornata riflessione scientifica, e nella comune assunzione di responsabilita' in difesa della biosfera e del diritto a una vita degna e sicura delle persone presenti e delle generazioni future.
19. DACCI OGGI LA NOSTRA STRAGE QUOTIDIANA
"Un assassino e' soltanto un assassino, ma un pirata che assassina migliaia di uomini e' quasi un capo di stato"
(Judy Garland - Manuela nel film Il pirata di Vincente Minnelli, 1948)
In Afghanistan la Nato continua lo sterminio della popolazione civile.
La Nato della missione militare cui l'Italia partecipa.
La Nato che sta conducendo con gli Usa la guerra terrorista e stragista.
*
Il governo italiano e' assassino.
Il parlamento italiano e' assassino.
Assassini siamo anche noi che non siamo capaci di fermare questo orribile crimine.
*
E dire che basterebbe chiedere e ottenere il rispetto della legalita' costituzionale.
E dire che basterebbe chiedere e ottenere il rispetto del diritto internazionale.
Ma evidentemente noi preferiamo le stragi.
Che presto, e' logico, e' inevitabile, raggiungeranno anche noi: chi di spada ferisce...
*
E per passare dalla tragedia alla farsa: in tanto orrore nulla e' piu' infame costi' di quegli ex sedicenti pacifisti ed ex sedicenti "nonviolenti" che si sono prestati a reggere il caricatore agli assassini, fino ad inventare deliranti interpretazioni della carta costituzionale secondo cui l'articolo 11 significa il contrario di quello che c'e' scritto.
Cosa non si fa per progredire nella carriera, per sedere sull'augusto scranno, per essere ammessi nel salone delle feste, per continuare a ricevere qualche prebenda e qualche moina dagli amici al governo, anche quando questi amici si sono convertiti in trucidatori.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 81 del 17 gennaio 2013
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