Archivi. 79
- Subject: Archivi. 79
- From: "nbawac at tin.it" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 15 Jan 2013 13:47:12 +0100 (CET)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
Numero 79 del 15 gennaio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di maggio 2007
2. Minimo e banale un parere sulla strage al Virginia Tech
3. Una legge elettorale che apra vie di liberta'
4. Un appello con molti contenuti condivisibili ed una anacronistica omissione
5. No alla guerra
6. Nel paese di Barbablu'
7. Non piu' dimidiata e cieca
8. Di Annibale Scarpone un fiero motto
9. Frettolosa una postilla
10. La cosa piu' urgente
11. La guerra afgana, il nostro Vietnam
12. Fraterna un'obiezione
13. Riportiamoli a casa
14. L'escalation (tre stasimi)
15. Una scelta democratica ed antifascista
16. No alla guerra
17. De te fabula narratur
18. Non altro che questo
19. La legge fondamentale
20. Opporsi alla guerra
21. Due osservazioni critiche a un appello
22. Di una tragedia e di una farsa ancora
23. Non un giorno all'anno
24. Del servo encomio e del codardo oltraggio (un discorsetto tra noi del tressette al centro anziani)
25. Aut aut
26. Come in uno specchio
27. Opporsi
28. La guerra continua
29. Un nesso
30. Nostra sorella Cindy
31. All'osteria de la sora Nocenza
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MAGGIO 2007
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di maggio 2007.
2. MINIMO E BANALE UN PARERE SULLA STRAGE AL VIRGINIA TECH
Uccidono, le armi.
Abolire le armi, il loro uso, il loro commercio, la loro produzione abolire: salva le vite.
3. UNA LEGGE ELETTORALE CHE APRA VIE DI LIBERTA'
Una legge elettorale che cominci con l'abolire l'effettuale apartheid di genere che tuttora perdura in fondamentali istituzioni.
Per questo ci pare un'urgente esigenza che almeno nelle assemblee pubbliche elettive hic et nunc si stabilisca una pari presenza di donne e di uomini.
Non e' una panacea, ma almeno e' una forma di contrasto delle ideologie e delle pratiche dell'oppressione maschilista che devastano tuttora la vita di tutte e tutti.
Nella direzione di una democrazia paritaria e duale, nella direzione di una presenza equilibrata di donne e di uomini nelle istituzioni, va la proposta di legge formulata dall'Unione donne in Italia "50 e 50 ovunque si decide", una proposta di legge che ci sembra doveroso sostenere.
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it
4. UN APPELLO CON MOLTI CONTENUTI CONDIVISIBILI ED UNA ANACRONISTICA OMISSIONE
Nell'appello che precede, e che reca molte proposte condivisibili, c'e' ancora una volta una omissione: una omissione sintomatica, anacronistica, subalterna: mai si dice che occorre la scelta della nonviolenza.
E invece la scelta della nonviolenza e' semplicemente indispensabile se si vuole contrastare la guerra hic et nunc.
*
La difesa alternativa al modello militare ha un nome: e' la difesa popolare nonviolenta.
La conseguenza politica ineludibile del prender sul serio l'art. 11 della Costituzione nell'epoca della globalizzazione dispiegata e' la scelta della nonviolenza come cardine delle relazioni internazionali e come principio irrinunciabile e dirimente di qualificazione e legittimita' di ogni lotta di liberazione, di ogni forma di solidarieta' politica, di ogni metodologia di azione sociale trasformatrice.
Se non si dice questo con energia e chiarezza si resta in una debole e ambigua posizione di effettuale subalternita' alla cultura militarista dominante (che accomuna gli stati e i gruppi armati, cutlura che alimenta ogni dittatura ed ogni terrorismo, ogni struttura dell'oppressione e della violenza).
*
La lotta contro la militarizzazione non e' possibile se non si comincia anche con lo smilitarizzare le proprie forme di pensiero, di linguaggio, di organizzazione, di relazione, di azione: ancora una volta occorre la scelta della nonviolenza.
La scelta del disarmo non riguarda solo gli stati, ma i gruppi, le persone. Non riguarda solo le tecnologie, ma le ideologie, i sistemi di pensiero, e le relazioni interpersonali, la vita quotidiana, quel nostro concreto intersoggettivo materiale consistere che chiamiamo esistenza. E questo concreto profondo disarmo che e' quindi anche lotta ad ogni alienazione, ad ogni dominazione oppressiva e ad ogni denegazione di umanita' e' la scelta della nonviolenza.
Senza la scelta della nonviolenza non vi e' piu' alcuna possibilita' di costruire un movimento per la pace degno di questo nome; senza la scelta della nonviolenza non vi e' piu' alcuna possibilita' di costruire una lotta per la giustizia degna di questo nome; senza la scelta della nonviolenza non vi e' piu' alcuna possibilita' di una comune liberazione.
Senza la scelta della nonviolenza non si da' piu' una politica di pace coerente e adeguata ai compiti dell'ora.
*
Alle strutture promotrici dell'appello e a tutte e tutti coloro che questo appello raccoglieranno chiediamo una parola chiara, una decisione forte, forte della forza della verita': satyagraha; una scelta forte perche' limpida, di lotta nitda ed intransigente contro la violenza che denega, sfrutta, opprime, distrugge, uccide; una forte scelta di lotta che al nuocere, al violentare, intransigentemente resiste, intransigentemente si oppone: ahimsa.
La scelta della nonviolenza come programma costruttivo, come principio responsabilita', come riconoscimento di umanita', come etica della cura, come rivolgimento misericorde.
La scelta della nonviolenza giuriscostituente.
La nonviolenza e' lotta che salva, la lotta che oggi occorre.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
5. NO ALLA GUERRA
No alla guerra. No alle uccisioni.
Cessi l'illegale criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
Ci si adoperi per salvare le vite, ci si adoperi per smilitarizzare i conflitti, ci si adoperi per disarmare tutti.
La guerra e' nemica dell'umanita'. Tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
6. NEL PAESE DI BARBABLU'
Nulla che ci appassioni, nulla che ci persuada, vi e' nel tanto concionare di modelli elettorali da parte dei prominenti del ceto politico e dei loro gazzettieri. E dire che anch'io ho dedicato i migliori decenni della mia declinante vita a quella militanza e a quel mestiere di cui fa parte l'impegno e l'appassionamento alle campagne elettorali, agli elettorali macchinismi ed alchimie, alle istituzioni ove si delibera cio' che la cosa pubblica riguarda.
Nel dibattito odierno sulla legge elettorale, dopo tante riforme una piu' sciagurata e destrorsa dell'altra, mi pare che la proposta piu' interessante, ed unica convincente, sia proprio quella che viene sistematicamente elusa dal ceto degli assisi.
La necessita' di una legislazione elettorale che contrasti l'oppressione maschilista oggi dominante; la necessita' di una legislazione elettorale che avvii la sperimentale di una democrazia paritaria e duale tale per cui nelle assemblee pubbliche elettive vi sia hic et nunc una pari presenza di donne e di uomini. Mi sembra una urgente necessita'. E non perche' io pensi che questo provvedimento di mera ragionevolezza sia risolutore di alcunche', ma solo perche' credo che sia una misura d'emergenza non piu' rinviabile se vogliamo cercare di contrastare la crescente ferocia maschilista, la crescente barbarie maschilista, che oggi ci si dispiega intorno, tutti azzannandoci, tutti dimidiandoci, tutti insozzandoci, tutti vulnerandoci.
Per questo mi pare doveroso, anzi: indispensabile, sostenere la proposta di legge formulata dall'Unione donne in Italia, e la campagna di sensibilizzazione che la promuove col motto "50 e 50 ovunque si decida".
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it
7. NON PIU' DIMIDIATA E CIECA
Qui e adesso quel che occorre e' una legge elettorale che rimedi alla piu' lunga catastrofica mutilazione della democrazia (e quindi della democrazia denegazione) che da tempo immemorabile scellerata persiste: la mutilazione che effettualmente nega a meta' dell'umanita' pari presenza e potere nei luoghi ove si decide di cio' che tutti riguarda.
Occorre qui ed ora una legge elettorale che consenta una effettuale democrazia rappresentativa nelle assemblee pubbliche elettive, una democrazia paritaria e duale, che preveda una uguale presenza di donne e di uomini, meta' e meta'.
Una legge elettorale che riconosca e ponga mano a un'emergenza democratica, un'urgenza civile, un'esigenza morale e intellettuale: la necessita' di contrastare la cultura patriarcale, che e' la cultura - detto meglio: la barbarie - della denegazione di umanita' all'altra e all'altro, l'ideologia e la prassi della guerra e dello stupro, dello sfruttamento della sfera della vita fino all'esaurimento, l'alienata dominazione solipsista, nichilista, onnicida.
Occorre una legge elettorale per una democrazia rappresentativa non piu' dimidiata e cieca.
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it
8. DI ANNIBALE SCARPONE UN FIERO MOTTO
Cosi' dopo l'ultima bicchierata, mentro lo accompagnavamo traballante alla stamberga sua in questa notte fonda in cui tutte le vie sono storte, ci diceva il truculento Annibale Scarpone, mentre rombava alle nostre orecchie il mare colore del vino che come ognun sa quasi lambisce piazza delle erbe a Viterbo, quando e' buio, e' freddo e i leoni fanno la barba.
*
Solo chi e' costretto ad affrontare la violenza, puo' accostarsi alla nonviolenza.
Solo chi sa quanta capacita' di male e' dentro di se', puo' decidersi per la nonviolenza.
Solo chi non fugge dal conflitto, alla nonviolenza puo' accostarsi.
La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E poiche' la nonviolenza e' anche il contrario della violenza, essa ci rivela che la vilta' e la violenza sono dunque come una stessa cosa. Siate pertanto persone coraggiose, siate dunque persone misericordi.
La nonviolenza e' la misericordia che lotta, e' il conflitto che salva e accudisce.
La nonviolenza sei tu che fai la cosa giusta.
E solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. E l'unico mondo che abbiamo.
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E adesso smettetela di trascinarmi, che il portone di casa mia lo abbiamo sorpassato da un pezzo.
9. FRETTOLOSA UNA POSTILLA
La "guerra di posizione" gramsciana, non inganni la terminologia, e' la lucida prefigurazione, e direi quasi la profezia, della necessita' e dell'urgenza della scelta della nonviolenza.
E' cio' che penso dai lontani anni Settanta, quanto ero un militante, un dirigente, un funzionario e un segretario di federazione del piccolo partito della nuova sinistra fondato anche da Rossana Rossanda dopo la radiazione del gruppo del "Manifesto" dal Pci (radiazione avvenuta in sostanza perche' "Il manifesto" era solidale con l'opposizione di sinistra, democratica e libertaria, ai regimi totalitari dei paesi del socialismo reale; e perche' proponeva piu' democrazia e liberta' nelle organizzazioni del movimento operaio, affermando la necessita' della coerenza tra i mezzi e i fini se si voleva lottare per la liberazione dell'umanita' - questo era il mio sentire, per questo al "Manifesto" e al "Partito di unita' proletaria per il comunismo" che ne fu svolgimento in organizzazione politica aderii).
Gia' allora mi sembrava di vedere con chiarezza che Gramsci nella catastrofe della sinistra europea degli anni Venti e Trenta, nella durissima sconfitta del movimento delle persone e delle classi e delle popolazioni oppresse e sfruttate e perseguitate, dal fondo del carcere fascista ci parlava di uno svolgimento inedito e aggettante nella direzione della nonviolenza, della teoria della liberazione elaborata nel crogiuolo del 1848, della Prima Internazionale, della Comune di Parigi, nelle vive e concrete esperienze del sorgere e prender coscienza di se' del movimento operaio e socialista che ereditava - come ognun sa - la filosofia classica tedesca, la riflessione politica rivoluzionaria francese, l'economia classica inglese, e le lotte dei popoli oppressi ovunque.
*
La filosofia della prassi dei Quaderni del carcere gramsciani gia' allude in molti luoghi e formule e piste sia pure appena tracciate, appena suggerite, a cio' che noi oggi chiamiamo nonviolenza in cammino; gia' configura l'esigenza della scelta nitida e intransigente della nonviolenza politica e giuriscostituente; sia come critica teorica di taluni esiti aporetici del pensiero socialista come concretamente svoltosi nei tornanti della storia otto-novecentesca e sotto il colpo dell'abissale frattura della prima guerra mondiale e dei totalitarismi successivi; sia come critica pratica dell'involuzione orrenda e/o della tragica sconfitta delle piu' rilevanti esperienze organizzative, istituzionali, ideologiche e statuali del movimento operaio e delle sue strutture e rappresentanze.
Una nonviolenza che maturava non nella rinuncia a una tradizione, ma come assunzione, approfondimento, sviluppo ed inveramento di essa. Una nonviolenza che nasceva nel vivo e nel cuore della tradizione di pensiero e di lotte del movimento delle e dei lavoratori, delle e degli espropriati, delle e dei rapinati ed alienati, delle e degli oppressi.
E gia' allora mi sembrava di cogliere come la riflessione che Gramsci aveva consegnato ai Quaderni si saldasse ad altre riflessioni, come quelle di Hannah Arendt, di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Franco Basaglia, di Ivan Illich, di Primo Levi, e ci convocasse a una scelta la cui ineludibilita' ed urgenza dopo Auschwitz ed Hiroshima, dopo i lager e dopo i gulag, dopo il colonialismo e due guerre mondiali, sarebbe divenuta evidente a tutti: la scelta gnoseologica, assiologica, metodologica, formativa, organizzativa ed operativa della nonviolenza come fondamento e criterio del movimento plurale e complesso, dialettico e contestuale, di liberazione dell'umanita' oppressa verso l'autocoscienza, il riconoscimento, la solidarieta', la responsabilita' e la cura reciproca e comune tra gli esseri umani tutti e il mondo cui tutte e tutti apparteniamo.
Da Gramsci ancor prima che da Gandhi questo apprendemmo, e poi certo anche da Capitini, da Dolci, e da tante e tanti altri, e soprattutto dal movimento e dal pensiero femminista, che della nonviolenza in cammino a noi pare essere la massima - la massima - esperienza storica. Ma questo e' gia' un altro discorso (ma che concerne una medesima vicenda, giacche' pare a chi scrive queste righe che sistema della violenza, patriarcato, sfruttamento, alienazione, inquinamento e guerra siano legati da una continuita', e che quindi la lotta contro ciascuno di questi crudi fenomeni di denegazione della dignita' umana e di devastazione del mondo della vita in certo modo e misura rimandi altresi' a - e sia solidale con - la lotta contro ogni altro di essi).
10. LA COSA PIU' URGENTE
Che cessi la criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
Che cessi il nostro paese di essere potenza occupante impegnata in una guerra stragista e terrorista.
Che torni l'Italia al rispetto del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.
Che si decida l'Italia ad impegnarsi per la pace, per salvare le vite, per l'umanita'.
11. LA GUERRA AFGANA, IL NOSTRO VIETNAM
Non c'era bisogno di sapere che truppe speciali italiane combattono in Afghanistan agli ordini dei comandi americani responsabili delle azioni che si concretizzano in massacri di civili.
La mera presenza militare italiana in Afghanistan in alleanza ovvero in combutta con le truppe d'occupazione stragiste e terroriste statunitensi e Nato era gia' flagrante complicita' e piena corresponsabilita' col terrore stragista di una guerra infinita che viola il diritto internazionale e i piu' elementari diritti umani, e che oltre a praticarlo alimenta il terrorismo su scala planetaria.
L'illegale, criminale, scellerata partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan e' un'infamia e un orrore indicibile. E chi non si oppone e' complice.
Tu opponiti alla guerra, tu opponiti al terrorismo, tu fa' quanto e' in tuo potere per salvare le vite.
Occorre disarmare e smilitarizzare i conflitti. La pace e' la via. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
12. FRATERNA UN'OBIEZIONE
Nell'ampia relazione dell'ottimo amico Paolo Candelari all'assemblea annuale del Movimento internazionale della riconciliazione ci sembra che non si dica con la necessaria chiarezza, convinzione ed energia una cosa che un'assemblea di persone amiche della nonviolenza oggi in Italia dovrebbe dire prima di ogni altra: l'impegno affinche' cessi la guerra in Afghanistan, ed a tal fine l'impegno qui e adesso perche' cessi l'illegale e criminale partecipazione italiana a quella guerra terrorista e stragista che alimenta il terrorismo su scala planetaria.
Enunciare questo impegno a noi sembra necessario.
All'amico Paolo Candelari, persona acuta e generosa e sincero amico della nonviolenza, ed a tutte le altre persone amiche del Mir, rivolgiamo la preghiera di un supplemento di riflessione, e una parola chiara.
13. RIPORTIAMOLI A CASA
Riportiamoli a casa subito, i soldati italiani che si trovano in Afghanistan a prendere parte a una guerra terrorista e stragista, a una guerra cui l'Italia partecipa in violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, a una guerra che alimenta il terrorismo e le stragi li' ed ovunque nel mondo.
Riportiamoli a casa subito, i soldati italiani che si trovano in Afghanistan, e cosi' salviamo le vite loro ed altrui.
Riportiamoli a casa subito, i soldati italiani che si trovano in Afghanistan, e cosi' cerchiamo di porre fine allo scellerato coinvolgimento italiano, un coinvolgimento suicida e onnicida, in una guerra terrorista che perdura dai tempi dell'occupazione dell'Afghanistan da parte dell'Armata rossa.
Riportiamoli a casa subito, i soldati italiani che si trovano in Afghanistan, riportiamoli a casa vivi.
*
C'e' un solo modo per fermare le stragi: smilitarizzare i conflitti, disarmare, scegliere la pace e l'umanita'.
C'e' un solo modo per fermare il terrorismo: cessare di praticarlo, contrastarlo nell'unico modo in cui e' possibile contrastarlo: con la forza della democrazia, della legalita', della solidarieta' con le vittime, dell'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
C'e' un solo modo per costruire pace e sicurezza: scegliere la pace cessando di fare la guerra, di avallare la guerra, di alimentare la guerra; costruire sicurezza cessando di uccidere e di essere complici di chi uccide, salvando le vite anziche' sopprimerle. La sicurezza si costruisce col disarmo, con la smilitarizzazione, con la solidarieta', il dialogo, la cooperazione, il riconoscimento di umanita'. La sicurezza si costruisce cosi' come si costruisce la pace.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
14. L'ESCALATION (TRE STASIMI)
E' come per il Vietnam: un ministro
della defensa, lugubre, ferale
dagli occhi di gatto, la voce di gelo
sazio il ventre gli abiti eleganti
del partito prominente della grotta del sesamo
annuncia l'invio di nuove armi, nuovi soldati
a massacrare i torvi contadini
per la gloria del regno millenario.
Altre persone moriranno ancora,
nuovi lutti, nuovo odio sorgera'.
Il governo italiano e' terrorista,
di menar stragi, di provocar stragi
scelse il governo.
E tu non sai fermare questo lento
inabissarsi in una sanguinaria
cupa anomia che tutto travia e rompe
e che travolge vite e dignita'.
*
Alla stazione, molti anni dopo
ancora attendo, ancora leggo l'Ecuba
di Euripide, lo so che tutti gli anni
migliori di mia vita sono andati
e nulla sono, e ancora attendo e ormai
solo la morte attendo, che mi liberi.
*
Le cose che puoi dirti solo in pianto
le cose che solo di schianto
puoi dirti e subito hai da rinnegarle
le cose che scivolano via
come la pioggia, come la malia
di questi giorni sempre fissi e uguali
di queste notti sempre grevi e nere.
E queste egre, nude, sole, fiere
parole
che ti discerpano e ti bruttano
e tu non dirle mai nel chiaro giorno
e tu non dirle alla persona amica.
15. UNA SCELTA DEMOCRATICA ED ANTIFASCISTA
E' necessaria ed urgente una scelta democratica ed antifascista: l'opposizione alla guerra terrorista e stragista, la decisione di far cessare l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan.
E' necessario ed urgente battersi perche' l'Italia cessi di violare la legalita' costituzionale e il diritto internazionale; e' necessario ed urgente battersi affinche' l'Italia receda dalla guerra e s'impegni per la pace; e' necessario ed urgente battersi per una politica internazionale che salvi le vite umane anziche' sopprimerle; che si opponga al terrorismo anziche' praticarlo ed alimentarlo; che scelga pace, democrazia e diritti umani.
E' necessaria ed urgente una scelta dalla parte dell'umanita'.
16. NO ALLA GUERRA
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: la guerra consiste di uccisioni. La guerra e' il peggiore dei crimini.
Opporsi alla guerra e' un diritto e un dovere di ogni essere umano, e di ogni ordinamento giuridico fedele alla dignita' e ai diritti della persona umana.
Cessi l'illegale, criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
La pace e' la via per salvare le vite.
17. DE TE FABULA NARRATUR
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan: e chi non si oppone e' corresponsabile del deflagrare ed estendersi di guerra e terrorismo in tutto il mondo.
L'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan: e chi non si oppone e' corresponsabile del deflagrare ed estendersi di guerra e terrorismo in tutto il mondo.
Il crescente totalitarismo del partito della guerra nel parlamento e nel governo e nelle istituzioni e nella politica e nella vita civile italiani come esito della violazione della Costituzione e del diritto internazionale, della militarizzazione, dell'autoritarismo, del razzismo, dell'imperialismo, dell'anomia connessi all'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan: e chi non si oppone e' corresponsabile del deflagrare ed estendersi di guerra e terrorismo in tutto il mondo.
*
Ripristinare la vigenza dell'articolo 11 della Cstituzione che la partecipazione a quella guerra proibisce. Cessare di partecipare alla guerra. Salvare le vite.
E salvare anche la democrazia nel nostro paese da una deriva che solo realizza, provoca, alimenta violenza, uccisioni, terrorismo.
*
La pace e' la via: smilitarizzazione dei conflitti, disarmo, azioni positive di solidarieta' per l'affermazione e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Chi non uccide salva le vite. Chi si oppone alla guerra costruisce la pace.
La nonviolenza e' il criterio, la scelta, l'urgente esigenza: nonviolenza giuriscostituente, nonviolenza come chiave della politica del secolo, nonviolenza come lotta coerente, nitida e intransigente alla barbarie bellica e totalitaria che puo' mettere fine all'umana civilta'.
18. NON ALTRO CHE QUESTO
Non altro che questo ancora una volta scrivere vogliamo.
Che la guerra consiste di omicidi.
Che la guerra e' incompatibile con la democrazia che si fonda sul riconoscimento della dignita' e dei diritti di ogni essere umano.
Che la guerra e' il terrorismo.
*
Cessi l'illegale, cirminale partecipazione italiana alla gerera terrorista e stragista in Afghanistan.
Cessi il terrorismo e la complicita' col terrorismo da parte del governo e del parlamento italiano.
Cessi la flagrante, sciagurata ed infame violazione della Costituzione italiana e del diritto internazionale da parte dell'organo esecutivo e dell'organo legislativo del nostro sistema istituzionale.
*
Democrazia e' salvare le vite.
Legalita' e' salvare le vite.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza si oppone al terrorismo.
19. LA LEGGE FONDAMENTALE
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Queste parole non sono solo un'istanza morale condivisa da ogni essere dotato del ben dell'intelletto, sono la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, e chi non la rispetta e' un fuorilegge.
Cessi immediatamente l'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
20. OPPORSI ALLA GUERRA
Opporsi alla guerra. Al terrorismo, alle uccisioni, agli eserciti, alle armi. Opporsi.
Solo la pace costruisce la pace.
21. DUE OSSERVAZIONI CRITICHE A un APPELLO
La prima: il silenzio sull'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Tacere su questo e' inammissibile.
*
La seconda: il silenzio sulla necessita' della scelta della nonviolenza, che e' invece la scelta esatta ed urgente per poter fare una politica di pace adeguata ai compiti dell'ora.
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Opporsi alla scellerata politica del governo Bush e' giusto e doveroso. Tacere sull'effettuale complicita' con quella politica da parte del governo e del parlamento italiano e' peggio che un'omissione o un errore. La pace si costruisce con la pace, la smilitarizzazione dei conflitti, il disarmo, la solidarieta' concreta con le vittime, scelte di verita' e di giustizia, principio responsabilita' in azione: in una parola, la pace si costruisce con la scelta della nonviolenza. Un'opposizione alla guerra che non si svolga in programma operativo e costruttivo nonviolento resta meramente - ed infine ipocritamente - declamatoria e ininfluente.
22. DI UNA TRAGEDIA E DI UNA FARSA ANCORA
Coloro - partiti e soprammobili - che nel governo e nel parlamento italiano hanno ripetutamente deliberato e sostenuto, ed ancor oggi continuano ad imporre e sostenere, l'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra di Bush in Afghanistan, propongono ora di manifestare insieme contro la politica di guerra del governo Bush il 9 giugno a Roma.
Se si sono finalmente pentiti della loro scellerata complicita' con quella guerra, guerra che tuttora continua, complicita' che tuttora persiste, mutino subito politica: deliberino l'immediata cessazione dell'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan; deliberino l'immediata cessazione della violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale del nostro paese.
Altrimenti questa loro grottesca pretesa di "manifestare per la pace" mentre continuano ad essere corresponsabili della guerra e' veramente solo l'ultima infamia di un ceto politico corrotto e totalitario, corresponsabile ed alimentatore di stragi e terrorismo.
23. NON UN GIORNO ALL'ANNO
Opporsi alla guerra non e' emettere un urlo un giorno all'anno.
Costruire la pace e' lavoro diuturno, come il crescere delle foreste. E come il crescere delle foreste, silenzioso, oscuro, tenace.
Ed insieme e' il prorompere incessante, ruscellante, brulicante, di ogni forma di vita, in armonia e conflitto, in scacco e tragedia, in infinito ricominciamento - il miracolo arendtiano -, terribile e meraviglioso.
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Opporsi alla guerra e' il nostro compito oggi, e domani, ed ogni giorno e ogni sera.
Poiche' solo se si fermera' la guerra l'umanita' si salvera' dalla catastrofe.
Ed in quanto cittadini italiani il primo nostro dovere e' qui e adesso far cessare la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan, e ricondurre il nostro paese e le sue istituzioni al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, ad una politica di pace, di pace subito.
Pace, disarmo, smilitarizzazione dei conflitti, riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, etica della cura e principio responsabilita': nonviolenza giuriscostituente.
24. DEL SERVO ENCOMIO E DEL CODARDO OLTRAGGIO (UN DISCORSETTO TRA NOI DEL TRESSETTE AL CENTRO ANZIANI)
Coloro (e diciamo le persone perbene, non quelli che dovevano prendere il finanziamentello o l'appaltuccio, presentare il progettino per la ricerca o il convegno, avere appoggi alla carriera, guadagnarsi lo stipendio a corte, pagare la cambiale di favori pregressi) che pensarono quasi un anno fa e poi di nuovo qualche mese fa di aiutare il governo che non diremo "non berlusconiano" ma semplicemente "senza Berlusconi" (perche' quanto a berlusconismo neppure il cosiddetto centrosinistra scherza) prostituendosi alla guerra e plaudendo alla politica estera imperialista, razzista, militarista, riarmista, assassina e complice del terrorismo stragista bushiano, misurino ora gli esiti catastrofici della loro sciagurata condotta.
I prominenti a cui si son prostituiti li considerano appunto come servi, e sciocchi - ed avendone purtroppo ben donde -, e nessun valore alla loro parola attribuiscono, poiche' e' regola di palazzo che al sodale delle basse opere basso si riservi trattamento; e naturalmente laddove alla guerra ci si oppone a maggior ragione la loro parola non e' piu' ascoltata; cosicche' da se stessi si sono condannati al silenzio e al rimorso, o peggio: a una patologica ipocrisia che non riesce a persuadere neppure loro stessi. Che escano al piu' presto dal labirinto in cui si sono da se medesimi imprigionati e' il nostro piu' vivo e sincero e partecipe augurio.
Quanto sarebbe stato meglio anche dal loro punto di vista se il governo senza Berlusconi, e nondimeno berlusconiano, e l'omologa maggioranza parlamentare che questo governo sostiene (eletta col voto di tante e tanti che alla guerra erano e restano contrari, ed alla Costituzione fedeli) avessero in questi mesi avuto per cosi' dire un conflittuale bilanciamento e un puntuale oppositore ed interlocutore in un movimento di massa - oltretutto largamente coincidente con il loro referente elettorale - nitidamente e intransigentemente impegnato contro la guerra. Ma il cedimento dei callidi e dei pusillanimi troppi coinvolse, e travolse.
Avrebbero avuto, governo e coalizione parlamentare del cosiddetto centrosinistra berlusconiano senza Berlusconi, se non altro un utile contrappeso, e un deuteragonista critico e leale, e finanche un punto d'appoggio quando cessata l'ubriacatura totalitaria si sarebbero rivolti alla ricerca di una via per tornare a una politica di pace, al rispetto della legalita' costituzionale, del diritto internazionale (e non diciamo del diritto dei popoli, e dei diritti umani, che sarebbe chieder troppo a un ceto politico cosi' imbarbarito).
E invece: la vasta e profonda demoralizzazione (nel senso della corruzione morale), e la catastrofe intellettuale prima ancora che politica che tanti ha folgorato e incenerito, ha come esito anche questo regredire vieppiu'.
*
E d'altro canto ben a poco possono servire a spostare equilibri parlamentari e politiche governative certi riti dereistici ed autoreferenziali di soggetti rotti a tutte le acrobazie e le complicita' e che alla prima concreta occasione ministeriale svenderebbero l'intero parentado, o i saccheggiatori infiniti del pubblico erario che predicano benissimo ma si nutrono ancor meglio, o i sempiterni tifosi dello squadrismo e del terrorismo, o quelli che in nome di un astrattissimo e carnivoro "antimperialismo" - che dell'antimperialismo e' solo atroce caricatura totalitaria - gungono alla perversione e al delirio di accodarsi ai terroristi fascisti se solo si dichiarano islamici o nazionalisti o socialisti invece che cristiani o liberali.
Non costoro possono essere parte e interlocutore di un movimento di pace e per la pace.
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Occorre ben altro: occorre un movimento di pace e per la pace che faccia la scelta della nonviolenza. La scelta politica e dialogica, conflittuale e ricostruttiva, assiologica e metodologica, epistemologica ed operativa, attuale e progettuale, la scelta materiale della nonviolenza.
Un movimento di pace e per la pace che ponga in modo rigoroso i temi della sicurezza comune e della cooperazione internazionale, del diritto internazionale e dei diritti umani: che proponga un progetto politico complessivo all'altezza delle sfide terribili del XXI secolo; un movimento di pace e per la pace che deve far perno sulla nonviolenza, e sulle sue manifestazioni storiche decisive: la storia del movimento operaio nelle sue luci (che e' storia di lotte prevalentemente nonviolente), la storia del femminismo (che della nonviolenza e' la corrente calda e l'evento storico decisivo), la coscienza ecologica, e l'opposizione ad ogni colonialismo e razzismo e totalitarismo.
Occorre un movimento di pace e per la pace che proponga la nonviolenza come lotta nitida e intransigente contro tutte le oppressioni, che proponga una nonviolenza giuriscostituente: principio e criterio di organizzazione sociale, inveramento e verifica di normativita' etica e giuridica, motore e guida di azione politica, in grado di contrastare l'abominevole trionfo postumo di Hitler.
25. AUT AUT
O la guerra o la pace.
Predicare la pace facendo la guerra non si puo'.
Cessi l'illegale, criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
La pace si costruisce con la pace: con la smilitarizzazione dei conflitti, con il disarmo, con la scelta di salvare le vite anziche' sopprimerle.
Non si puo' predicare la pace facendo la guerra.
La nonviolenza e' la via.
26. COME IN UNO SPECCHIO
Una e la stessa barbara logica presiede ai rinnovati persecutori progetti di deportazione dei rom dalle citta' italiane e alla prosecuzione della partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
La logica razzista e assassina della radicale denegazione della dignita' umana di altri esseri umani.
Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo, opporsi alla violenza sono una sola scelta, la scelta di difendere la dignita' umana della nostra medesima persona e di tutte le persone.
Vi e' una sola umanita'.
27. OPPORSI
Opporsi alla guerra, al terrorismo, alle armi, alle uccisioni.
Opporsi alla violenza che opprime e distrugge.
Salvare le vite, riconoscere la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Cosi' si costruisce la pace.
28. LA GUERRA CONTINUA
Tolti di mezzo gli scomodi testimoni di Emergency, la guerra continua.
La guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
La guerra cui l'Italia illegalmente, criminalmente partecipa.
La guerra.
La guerra nemica dell'umanita'.
La guerra che la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico ripudia.
La guerra che consiste nell'uccisione di esseri umani.
La guerra.
29. UN NESSO
La politica belligerante, riarmista e militarista del governo e del parlamento italiano.
E la crescente egemonia anche nel nostro paese di pulsioni razziste e assassine, di una nuova cupa feroce demente anomica fascistizzazione del discorso pubblico e dei privati costumi, dell'ideologia e delle condotte, delle strutture e dei poteri.
Non sono due cose separate.
Pace e democrazia sono unite in un nesso inscindibile. La guerra porta il fascismo.
*
Cessi l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e fascista in Afghanistan, cessi ogni complicita' dello stato italiano con la guerra e il terrorismo.
Cessi l'attuale scellerata politica governativa italiana riarmista e militarista, imperialista e razzista, complice e alimentatrice di terrorismi.
La democrazia si difende con la democrazia, la pace si costruisce con la pace.
Pace, disarmo, smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle strutture, dlele logiche, della vita quotidiana. Riaffermazione della legalita' intesa a salvare le vite e promuovere la convivenza.
La scelta della nonviolenza e' il criterio e la via.
30. NOSTRA SORELLA CINDY
A Cindy Sheehan qui vogliamo attestare il nostro affetto, la nostra gratitudine.
E chiederle vogliamo che abbia cura di se stessa, e delle persone a lei care.
A tutte e tutti chiedere vogliamo che ognuna e ognuno Cindy Sheehan sia.
Che nessuna persona sia lasciata in solitudine.
Che il dolore di ciascuna sia di tutti.
Vi e' una sola, una sola umanita'.
31. ALL'OSTERIA DE LA SORA NOCENZA
Se io fossi meno vecchio e meno stracco, grugnendo sbotto' allora Annibale Scarpaccia, oggi non altre che queste direi cose:
Che facendo la politica di Berlusconi si fa vincere Berlusconi.
Che una sinistra prostituita ai padroni e agli assassini non e' piu' una sinistra, ma una congrega di sinistri figuri.
Che chi ancora da' retta ai corrotti e ai totalitari, perde i suoi zecchini e finisce impiccato.
Che chi blatera di nonviolenza e sostiene la guerra, merita di specchiarsi nel suo stesso volto.
*
Poi passava la mano e l'avanbraccio sul grezzo legno del tavolino traballante e in una greve strusciata faceva piazza pulita di carte e bicchieri (e di questi ultimi frantumi ancora), calava la testa sul braccio e sul legno unto e odoroso di vino, e riprendeva a ronfare. A una certa eta'...
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)
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Numero 79 del 15 gennaio 2013
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