Archivi. 76



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 76 del 12 gennaio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di marzo 2007 (parte seconda e conclusiva)

2. La gatta innamorata del topo col mattone

3. Emanuele Luzzati, o della felicita'

4. Come un disco rotto

5. Per Jean Baudrillard

6. L'autista

7. Giacomo Leopardi

8. La guerra, il fascismo

9. Ancora un'antica favola orientale

10. Fermare la guerra, costruire la pace

11. Il nostro Vietnam

12. Ancora un foglio, una foglia nel vento

13. La rosa

14. Il sangue degli altri

15. Il valletto

16. Ricordando Hans-Georg Gadamer

17. La scelta

18. Il paese dei passi perduti

19. Chi vvota pe la guerra, pe la morte

20. Misero ai voti il prezzo della carne

21. Parliamo d'altro

22. Italiani, brava gente

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MARZO 2007 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di marzo 2007.

 

2. LA GATTA INNAMORATA DEL TOPO COL MATTONE

 

Oggi, sabato 17 marzo, in varie citta' del mondo si svolgeranno manifestazioni pacifiste nell'ambito della giornata mondiale contro la guerra indetta dal cosiddetto Forum sociale mondiale (che ormai sembra essere poco piu' che occasione di turismo esotico per privilegiati di vario ordine e rango, mentre gli abitanti delle bidonville, passata la kermesse e ripartiti gli aerei dei notabili e delle tv, nelle bidonville restano - a fare la fame. Sic transit eccetera).

*

Manifestare contro la guerra e' giusto e necessario.

Manifestare contro la guerra - contro tutte le guerre - significa manifestare contro tutti i terrorismi, contro tutte le uccisioni, contro tutte le devastazioni, contro tutte le armi e le organizzazioni armate, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Manifestare contro la guerra e' urgente e indispensabile, anche in Italia.

Perche' anche il nostro paese sta partecipando - violando la sua stessa legge fondamentale - a una guerra, la guerra che si prolunga da un quarto di secolo in Afghanistan e che sta incendiando il mondo intero. Una guerra immorale e illegale, una guerra terrorista e stragista. Una guerra che dobbiamo far cessare.

Perche' il nostro paese sta attuando una politica internazionale militarista, riarmista, imperialista e razzista. Una politica che alimenta il terrorismo ed e' complice del terrorismo ed e' quindi essa stessa terrorista.

Perche' il nostro paese sta precipitando anch'esso in una degradazione della vita civile e politica al cui fondo c'e' il golpe: il colpo di stato gia' tentato dal governo Berlusconi con la modifica costituzionale fortunatamente sventata dall'esito referendario dello scorso anno. Ma la duplice sconfitta di Berlusconi nel 2006 - alle elezioni politiche prima, al referendum poi - non ha significato affatto la fine del berlusconismo, e difatti il governo in carica (che pure e' espressione della eterogenea coalizione che le elezioni vinse proprio perche' si presentava in contrapposizione alla coalizione golpista berlusconiana, ed ottenne il voto della maggioranza della popolazione italiana che si sente impegnata per la pace e i diritti) vi e' ampiamente subalterno - e complice, al punto che la politica internazionale italiana e' ancora nella sostanza la stessa del governo precedente (che a sua volta ereditava e vieppiu' imbarbariva la politica guerrafondaia, bombardiera e stragista di D'Alema del '99, la politica violatrice dei diritti umani dei migranti di Prodi del '98).

La guerra porta il fascismo. Una politica razzista e assassina non solo non garantisce la sicurezza e il benessere di nessuno, ma tutto degrada e tutte le persone minaccia, opprime, aliena e vulnera.

*

Si', manifestare contro la guerra e' giusto e necessario.

Ma nell'appello che promuove la manifestazione italiana a Roma, ancora una volta non si dice mai che occorre la scelta della nonviolenza.

Non solo: si scrivono parole non meditate, affermando un generico ed astratto sostegno "alla resistenza delle popolazioni in lotta, da Vicenza ai paesi invasi e occupati", formula che non distingue tra resistenza nonviolenta e stragi onnicide, tra trasformazione dei conflitti e terrorismo totaliario, tra costruzione della pace e violenza fascista: poiche' non vi e' dubbio che ad esempio l'Iraq sia un paese invaso e occupato da eserciti stragisti di potenze straniere il cui terrorismo di stato e' flagrante, e cosi' l'Afghanistan: ma non tutte le resistenze sono la stessa cosa. I fascisti stragisti non sono la stessa cosa dei movimenti femministi e per i diritti umani. Coloro che propugnano il genocidio non sono la stessa cosa di chi vuole costruire la pace e la liberazione nel dialogo e nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Si protrae cosi' purtroppo un'ambiguita' che nulla di buono puo' recare.

*

Contrastare la guerra senza fare la scelta della nonviolenza e' peggio che velleitario: e' subalterno e complice degli assassini (sia degli assassini che siedono alla Casa Bianca, sia di quelli che appaiono nei  video del terrorismo islamista).

Solo la nonviolenza e' coerente e adeguata nel promuovere smilitarizzazione e disarmo, e nel proporre l'alternativa necessaria in termini di modello di difesa e di gestione politica e non distruttiva delle relazioni internazionali.

Solo la nonviolenza pone con chiarezza l'esigenza di una rigorosa coerenza nel rapporto tra i mezzi e i fini, che e' il cuore della politica nell'eta' atomica.

Solo la nonviolenza agisce per la pace con mezzi di pace, ergo: costruisce la pace nel dispiegarsi stesso della sua lotta.

Solo la nonviolenza gestisce e trasforma i conflitti aprendo spazi di dialogo, di comune riconquista di umanita'.

Solo la nonviolenza contrasta la guerra e il terrorismo, si oppone a tutte le uccisioni.

La nonviolenza, cosi' a noi pare, e' l'idea-chiave per una politica adeguata alla presente distretta dell'umanita'.

*

Il che ovviamente significa anche, dal nostro modesto punto di vista, che e' altresi' peggio che inane, e' frivolo e tragico e infine suicida, pensare di potersi opporre alla guerra senza rimettere in discussione il modo di produzione sul piano economico, i rapporti di potere sul piano politico, le forme della rappresentanza e del processo decisionale sul piano istituzionale, i rapporti di classe sul piano sociale, le relazioni intersoggettive e i mondi vitali quotidiani sul piano esistenziale, l'interazione tra umanita' e natura sul piano ecologico.

Ancora una volta, dunque, parliamo dei rapporti di produzione, parliamo dei rapporti di proprieta', parliamo dell'oppressione che classi di esseri umani privilegiati esercitano su classi di esseri umani espropriati.

E parliamo soprattutto di due decisive cose.

La prima e' l'oppressione di genere, che e' la prima e la piu' cruciale delle oppressioni che flagellano l'umanita' intera.

La seconda e' la devastazione della natura, che ha raggiunto livelli cosi' catastrofici da revocare in dubbio che le future generazioni avranno la possibilita' di una vita degna.

Opporsi alla guerra richiede la scelta della nonviolenza anche nel senso di muovere in primo luogo dall'esperienza e dalle riflessioni del femminismo: il femminismo che della nonviolenza e' storicamente la tradizione teorica e pratica e la verifica empirica piu' rilevante; in secondo luogo dall'esperienza e dalle riflessioni dell'ambientalismo scientifico, cosi' come si e' concretizzato nella pratica sociale, e per cosi' dire nell'esperienza morale ed epistemologica dei movimenti ecologisti piu' lucidi e consapevoli.

*

A fronte di cio' le ideologie dell'alienazione nulla hanno di utile da offrire, e molto di corruttivo e disastroso. A fronte di cio' le prassi autoritarie, il teatro dei privilegiati, il dogmatismo, l'ignoranza e l'irresponsabilita' come metodo e come sistema, nulla hanno di utile da offrire, e tutto di deleterio.

Occorrono pratiche che inverino il principio responsabilita', che costruiscano un'eguaglianza di diritti fondata sul riconoscimento della diversita' di ogni individuo e sull'interdipendenza di tutte e tutti nell'unico mondo che abbiamo; che costruiscano legami politici e guarentigie giuridiche basati sull'inveramento dei principi statuiti nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

*

E ad onor del vero anche la rituale e routinaria "forma corteo" (che pure e' meglio di niente) mostra la corda, subalterna al mondo dei simulacri imposto dal potere mediale dominante (che insieme a quello economico, politico, militare e di genere e' decisivo nel denegare dignita' e diritti alla quasi totalita' dell'umanita' oggi vivente), esposta all'infame e feroce violenza autopubblicitaria degli squadristi che domani saranno ministri, subalterna - in una parola - alla societa' dello spettacolo e degli sfruttatori.

Si manifesti dunque l'opposizione alla guerra, ma non in forme che l'organizzazione militare mimino e alla propaganda bellica assomiglino. Si manifesti la volonta' di pace reinventando forme democratiche autentiche, profonde: combinazioni adeguate di democrazia diretta e democrazia rappresentativa fondate sul metodo del consenso; imparando ancora una volta dalla tradizione grande del movimento femminista; attuando forme di resistenza nonviolenta, di programma costruttivo nonviolento, di umanizzazione dei conflitti, di presa in carico dell'umanita' di tutti e di ciascuno.

Si manifesti dichiarando ed agendo la scelta della nonviolenza.

*

La scelta della nonviolenza, dunque.

Che, per dirla in poche parole, praticamente significa anche un impegno nitido e intransigente, concreto e quotidiano, costruttivo e un passo dopo l'altro, per un nuovo modello di difesa fondato sulla difesa popolare nonviolenta; per una nuova politica di intervento nei conflitti fondata sui corpi civili di pace; per una nuova strategia di contrasto dei regimi autoritari e corrotti fondata su aiuti umanitari alle popolazioni vittime e incentivi positivi alla promozione dal basso della costruzione di societa' civile, economie autocentrate con tecnologie appropriate, democrazia diretta e rappresentativa intrecciate in processi decisionali democratici e trasparenti; per l'urgente difesa dei beni comuni e un rapporto di cura con l'unico mondo che abbiamo; per la socializzazione di beni e servizi fondamentali all'inveramento dei diritti di base di ciascuno e la gestione democratica e collettiva di essi beni e servizi intesa al bene comune; cessazione delle guerre e politiche di disarmo, smilitarizzazione, cooperazione di pace promotrice di diritti; trasformazione dei conflitti in forme disarmate e nonviolente; primato della politica come spazio comune di gestione condivisa e non distruttiva dei conflitti umani e delle umane relazioni; nonviolenza giuriscostituente.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. EMANUELE LUZZATI, O DELLA FELICITA'

 

Degli infiniti modi di amare l'umanita' Emanuele Luzzati scelte quello difficile, sottile e sublime di rendere felici gli esseri umani, donare loro la gioia di un sorriso, la meraviglia che schiude i cuori, il sollievo dell'intenerirsi, del riconoscersi. Cosi' per l'intera sua vita combatte' contro il fascismo. Ci indica ancora la via della bonta'.

 

4. COME UN DISCO ROTTO

 

Vi e' una sola umanita'.

Occorre disarmare e smilitarizzare i conflitti.

Occorre riconoscere eguaglianza di diritti a tutti gli esseri umani.

Occorre abolire la guerra prima che la guerra abolisca l'umanita'.

L'unica politica adeguata ai compiti dell'ora e' la scelta della nonviolenza.

Salvare le vite, non sopprimerle.

Vi e' una sola umanita'.

 

5. PER JEAN BAUDRILLARD

 

Non ci persuadono molte e molto confuse cose dette e scritte su Baudrillard negli scorsi decenni e nei giorni scorsi ancora. Confusioni certo favorite dallo stile espositivo da Baudrillard eletto sempre piu' nel corso del tempo.

Ma il Baudrillard di moda - di moda nelle diverse mode susseguitesi nella cultura delle classi privilegiate (e quindi salottiere, perche' di salotti proprietarie) del secondo Novecento - non era il Baudrillard vero e migliore. Il Baudrillard autentico non era un Philo Vance della filosofia, ma un militante contro l'inumano che alla dignita' e alla liberta' di ogni essere umano teneva, e che con tutto il suo cuore, con tutte le sue forze si opponeva alla mistificazione - l'alienazione, la reificazione - che tutti ci divora: concretamente.

Il nostro Baudrillard era - e cosi' resta - un combattente "con le armi della poesia" (ovvero con profondita' di sguardo e di voce) contro lo sfruttamento, l'inquinamento, la guerra che invadono e colonizzano la nostra mente prostituendoci a consumatori di un mondo gia' consunto.

Il nostro Baudrillard - anche contro Baudrillard, poiche' la prima lotta che ognuno ha da condurre e' contro se stesso - non era dimentico della lezione brechtiana dal cui cappotto - e da quello di Gogol, e di Dostoevskij, certo - siamo tutti usciti; il nostro Baudrillard ancora ci chiama alla lotta per la verita', perche' ad ogni essere umano siano riconosciuti tutti i diritti umani - ed in primis quello a una vita che sia una vita degna: una vita pensata, una vita comune, una vita solidale, in un mondo ad un tempo terribile e meraviglioso - che il sapere e il potere della megamacchina dei potenti, degli sfruttatori, stritola, cancella, annienta.

 

6. L'AUTISTA

 

Non c'e' altro deserto che il deserto

ne' altra vita oltre la muraglia.

 

Chi uccide nel nome del bene

ogni bene ha ucciso per sempre.

 

Lo stesso rogo si leva da Troia, dagli autodafe'

da Auschwitz, da Hiroshima, da Falluja.

 

Dal pozzo tirammo su' la luna

pesante come fosse d'argento.

 

Nessuno pianse per la morte dell'autista.

 

7. GIACOMO LEOPARDI

Da Leopardi apprendemmo la necessita' della scelta della nonviolenza.

Una scelta fondata non sulle illusioni, ma sul nudo vero.

Che proprio perche' ogni essere umano e' per statuto biologico esposto al male e alla morte, e' assurdo ed infame a questo dolore aggiungere quello che deriva dall'esercizio della violenza da parte di esseri umani su altri esseri umani, laddove e' palese che tutti gli esseri umani tra loro dovrebbero sentirsi ed essere solidali.

Come magnificamente dimostra La ginestra, uno dei grandi manifesti politici dell'umanita'.

 

8. LA GUERRA, IL FASCISMO

 

In Afghanistan e' in corso una guerra. Una guerra terrorista e stragista.

L'Italia sta partecipando alla guerra, alla guerra terrorista e stragista.

La guerra consiste di uccisioni di esseri umani.

Il governo e il parlamento italiani, che la partecipazione militare italiana alla guerra afgana hanno deciso e ripetutamente confermato e rifinanziato, hanno violato la Costituzione della Repubblica Italiana e precipitato il nostro paese in una guerra terrorista e stragista.

*

Cessi la partecipazione italiana alla guerra.

S'impegni l'Italia perche' la guerra cessi. S'impegni per salvare le vite umane.

Il primo passo per opporsi alla guerra e' cessare di partecipare alla guerra.

*

La guerra e' nemica dell'umanita'. La guerra distrugge l'umanita'.

Occorre opporsi alla guerra, opporsi al terrorismo, opporsi alle stragi.

Opporsi alle armi e alle organizzazioni armate.

Occorre impegnarsi per la pace, per la legalita' costituzionale, per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

9. ANCORA UN'ANTICA FAVOLA ORIENTALE

 

La logica della guerra: chi ha le armi ordina, chi dispone di eserciti comanda, chi uccide decide. Il potere e' sempre e solo il potere di dare la morte. Il potere e' sempre e solo il potere della morte. La logica della guerra, che sempre e solo assassina l'umanita'.

La logica della pace: non chi uccide qui ha voce in capitolo, bensi' chi salva le vite. Non chi uccide qui e' degno di ascolto, ma chi all'uccidere si oppone. La logica della pace: la voce e lo spazio dell'umanita'.

*

Non rappresentano nulla, se non la barbarie, quei foschi messeri che si incontrano alla corte imperiale.

Poiche' a quella corte solo e' ammesso chi si prostituisce alla morte e se ne fa giannizzero, pretoriano, ministro; chi si prostituisce alla guerra; chi si dimentica che una e' l'umanita'. Quale pena, quale vergogna, quanto dolore, che somma empieta'.

*

Cosi' mi diceva Giufa', una volta, al pozzo.

- E la favola? chiedevo io.

- Non e' una favola, rispondeva.

 

10. FERMARE LA GUERRA, COSTRUIRE LA PACE

 

La pace si costruisce cessando di fare la guerra.

Le vite si salvano cessando di uccidere.

Se l'Italia vuole impegnarsi per la pace in Afghanistan la prima cosa che deve fare e' cessare di partecipare alla guerra.

*

Se il governo e il parlamento italiani vogliono impegnarsi contro il terrorismo, cessino di finanziare la guerra terrorista, cessino di far partecipare il nostro paese alla guerra terrorista, cessino di essere complici di potentati terroristi, cessino di essere provocatori di terrorismo.

Se il governo e il parlamento italiano vogliono impegnarsi contro il terrorismo, comincino a  rispettare la legalita' costituzionale, cessino di violare l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.

*

Ma poiche' governo e parlamento italiani sono totalitariamente schierati a sostegno della guerra terrorista e stragista, poiche' hanno fatto strame della legalita' costituzionale, poiche' stanno facendo morire tante persone innocenti con la loro scellerata protervia, con la loro criminale irresponsabilita', con la loro cinica ferocia, allora e' compito del popolo italiano battersi per ottenere il ripristino della legalita'; per ottenere pace, giustizia, sicurezza; per fermare la guerra, le stragi, il terrore.

E' compito del popolo italiano opporsi alla guerra e al crimine. Con la forza della verita'. Con la scelta della nonviolenza.

*

Nessuna complicita' con gli assassini. Opporsi alla guerra e al terrorismo. Difendere la Costituzione, salvare le vite umane. Pace, disarmo, umana solidarieta'.

E' l'ora della resistenza nonviolenta.

 

11. IL NOSTRO VIETNAM

 

L'Afghanistan e' ormai il nostro Vietnam.

Occorre organizzare una campagna di resistenza nonviolenta contro la guerra, contro le armi, contro tutte le milizie e tutti gli eserciti, contro tutte le uccisioni.

Occorre organizzare una campagna di resistenza nonviolenta per il ripristino della legalita' costituzionale e il rispetto del diritto internazionale.

L'Afghanistan e' ormai il nostro Vietnam.

 

12. ANCORA UN FOGLIO, UNA FOGLIA NEL VENTO

 

"E gia' la luna e' sotto i nostri piedi:

lo tempo e' poco omai che n'e' concesso,

e altro e' da veder che tu non vedi"

(Inf., XXIX, 10-12)

 

Poiche' in questa storia sempre solo vincono

gli assassini, voi assassini non dovete diventare

e un'altra storia e' ancora da inventare.

 

Poiche' nei governi solo siede chi e' disposto

a mangiare carne umana, nei governi

voi non potete ancora trovar posto.

 

Poiche' ogni persona deve fare la sua scelta

e voi scegliete di ripudiare le uccisioni:

e ripudiando le uccisioni voi dovete

opporvi alle guerre, agli eserciti, alle armi. Dovete

salvare le vite, non sopprimerle.

 

13. LA ROSA

 

Quando il partito del proletariato

voto' la guerra, Rosa non si arrese:

organizzo' la lotta per la pace

per il pane, il diritto, l'internazionale

futura umanita' e presente.

 

Quando i governi decretarono i corpi

degli esseri umani non altro fossero

che carne da cannone, allora Rosa

non si arrese: continuo' la lotta

per la dignita' e i diritti di ogni essere umano,

per la liberazione di tutti gli oppressi,

perche' l'unico mondo che abbiamo cessasse di essere

vulcano, fornace, inferno

e fosse invece un luogo in cui abitare

libere, liberi, tutti.

 

Quando molti si arresero alla menzogna che uccide

allora resisteva Rosa Luxemburg:

nella sua cella soltanto vi era liberta'

tutta la verita' serbava nel suo cuore

tutta l'umanita' quella donna salvava.

 

Quando la uccisero e nel canale la gettarono

da quel canale la sua voce, il suo volto

tutti i mari raggiunse e tutti i cieli:

ci convoca ancora alla lotta la Rosa rossa

per la pace, la liberazione

la responsabilita' che di ogni persona

si prende cura ed ogni oppressione contrasta.

 

Questo chiamiamo nonviolenza in cammino.

 

14. IL SANGUE DEGLI ALTRI

 

Quelle forze politiche che ancora nel 2005 si opponevano alla guerra afgana "senza se e senza ma". E che dal 2006 la sostengono (naturalmente sempre "senza se e senza ma"). Cosa e' cambiato? Che ora sono al governo.

Il sangue degli altri e' una vile moneta con cui si fanno buonissimi acquisti.

 

15. IL VALLETTO

 

"Mentre allo specchio s'aggiusta la cravatta

benevolo sorride l'assassino"

(Le buone maniere spiegate ai governanti e ai cortigiani, fr. I)

 

Il valletto

che furbetto

l'occhio e il labbro stretto stretto

dal suo pero in mezzo ai rami

sbuffa, ghigna e guarda in giu'

 

E che audace

si compiace

della guerra eppero' pace

preferisce la si chiami

e non se ne parli piu'

 

quel valletto

meschinetto

come puoi credergli tu?

 

16. RICORDANDO HANS-GEORG GADAMER

 

Il linguaggio, il dialogo, l'interpretazione, la comprensione.

Il riconoscimento dell'altro.

L'alternativa alla violenza.

 

17. LA SCELTA

 

Il voto che il Senato della Repubblica dovra' esprimere domani non verte sulle alchimie del ceto politico italiano come la macchina propagandistica degli assassini vorrebbe far credere. Verte sul proseguire la partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista, immorale e illegale, o farla cessare.

La scelta e' tra la guerra e la pace, tra il sopprimere vite umane o salvarle.

Chi vota per la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra afgana vota contro la Costituzione della Repubblica Italiana e vota contro quel primo diritto che fonda tutti gli altri diritti umani che a tutti gli esseri umani la Dichiarazione universale del 1948 riconosce: il diritto a non essere uccisi.

Chi vota per la guerra vota per il terrorismo.

Chi vota per la guerra vota per la commissione di omicidi.

Chi vota per la guerra e' un assassino.

 

18. IL PAESE DEI PASSI PERDUTI

 

Passeranno queste ore, questi giorni

e qualcuno sara' morto per sempre.

Passeranno i mesi e gli anni

e forse di nuovo c'incontreremo

e ci ricorderemo di adesso e ci diremo

tu votasti la guerra, tu facesti

morire tanti innocenti

e nulla varra' piangere ora insieme.

 

19. CHI VVOTA PE LA GUERRA, PE LA MORTE

 

Chi vvota pe la guerra, pe la morte

vota, e condanna a mmori' ammazzati

'na massa de pori ciuchi

che nun so' peggio d'esso.

 

Chi vvota pe la guerra e' un mascarzone

che ppe gusto je va' de sfragne all'antri

le zucche loro che ccome la sua

so' vvote e de bbrutti penzieri bullicheno.

 

Chi vvota pe la guerra e' 'n'assassino

je pozza pija' 'n corpo che je secchi

quela manaccia quanno s'arza a di' ammazzamole.

 

20. MISERO AI VOTI IL PREZZO DELLA CARNE

 

Misero ai voti il prezzo della carne

umana, e lo trovaron conveniente:

un ministero, qualche comparsata

televisiva, fondi e posti pubblici.

 

Votarono di uccidere gli afgani

(che tanto e' gente povera e lontana)

e qualche giovane in divisa se va male.

 

Votarono di uccidere. La guerra

votarono. Di uccidere votarono.

Per sempre

si resero assassini.

 

21. PARLIAMO D'ALTRO

 

Parliamo d'altro, dice.

No, non mentre state facendo la guerra, non mentre state ammazzando persone. Parliamo della guerra assassina, parliamo del dovere di farla cessare. Solo di questo ora dobbiamo parlare, solo a questo ora dobbiamo pensare, solo di questo ora dobbiamo occuparci. Ed il nostro primo pensiero sia: agisci affinche' la guerra finisca, agisci qui, agisci adesso. Agisci con la forza della verita', agisci con la scelta della nonviolenza.

*

La nonviolenza, o contrasta le uccisioni, si oppone alla guerra terrorista e stragista, salva le vite, o e' parola vuota e falsa, peggio che nulla.

La nonviolenza, o e' lotta contro l'ingiustizia, lotta contro il crimine, lotta contro il male (e la guerra, che consiste di massacri e massacri, e' l'ingiustizia, il crimine, il male supremi), o e' parola vuota e falsa, peggio che nulla.

No, non possiamo parlare d'altro finche' non avremo disarmato le mani assassine.

 

22. ITALIANI, BRAVA GENTE

 

Una volta in Afghanistan gli italiani erano quelli che facevano gli ospedali, curavano tutti i feriti, salvavano tutte le vite; gli italiani erano quelli di Emergency. Compagni di tutti i vulnerati, i debilitati, gli oppressi; disarmati, solidali, nonviolenza in cammino.

*

Ora gli italiani sono anche truppe di occupazione; soldati dell'internazionale razzista, imperialista, neocoloniale; al servizio dei fascisti planetari di Hiroshima e di Falluja.

C'e' ancora anche Emergency, per fortuna: Italia contro Italia, come nella Resistenza. C'e' ancora anche Emergency, per fortuna: nonviolenza contro sterminio. C'e' ancora anche Emergency per fortuna. Ma c'e' anche la Nato stragista e terrorista, e i militari italiani nella Nato inquadrati, collaborazionisti del terrorismo imperiale, complici del terrorismo globale. C'e' la Nato, e con la Nato, nella Nato, l'Italia fascista di sempre.

Non sono solo i talebani in Afghanistan a violare i diritti umani. Non sono solo i talebani in Afghanistan a commettere crimini infami e abominevoli. Non sono solo i talebani in Afghanistan a praticare il terrorismo.

E ad opporsi, fin disperatamente, all'occupazione militare straniera dei bombardamenti e dei rastrellamenti, alle stragi compiute dagli Usa e dalla Nato oggi come dall'Armata Rossa ieri, non sono invero solo terroristi sanguinari (che pure vi sono, e la cui ferocia quella violenza rispecchia e riproduce: tutti i terrorismi si assomigliano, tutte le stragi la stessa strage, tutti gli assassini sono tra loro complici nella comune intrapresa di annientare l'umanita'), ma innanzitutto ed autenticamente la popolazione civile che violenza e stragi subisce, la popolazione civile due volte vittima, due volte oppressa, due volte martoriata, una popolazione che da molti, molti anni soffre e resiste alla guerra e al sopruso, alle dittature degli uni e degli altri, alle mafie locali e planetarie, una popolazione nel cui dolore si rispecchia l'umanita' intera. Una popolazione che difende il proprio diritto alla vita e all'umana dignita'.

*

Oggi in Afghanistan Garibaldi combatterebbe anche contro i soldati italiani.

Oggi in Afghanistan Mazzini inciterebbe alla lotta anche contro i soldati italiani.

Oggi in Afghanistan Piero Gobetti e Antonio Gramsci guiderebbero la Resistenza anche contro i soldati italiani.

*

C'e' un solo modo per sconfiggere il fascismo talebano come quello dei signori della guerra, e dell'oppio: cessare di fare la guerra al popolo afgano e portare massicci aiuti umanitari e non morte.

C'e' un solo modo per sconfiggere il terrorismo islamista: far cessare anche il terrorismo dei regimi cristiani.

C'e' un solo modo per liberare l'Afghanistan dai due totalitarismi che se lo contendono: far cessare le stragi, promuovere il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

C'e' solo un modo per far cessare il terrorismo globale: cessare di praticarlo.

La pace e' la via.

Il disarmo e' il metodo.

La smilitarizzazione dei conflitti e' la regola aurea.

L'aiuto umanitario a tutte le vittime e' il programma costruttivo.

La nonviolenza e' la scelta da fare.

*

Ci sta a cuore la vita degli afgani, come degli italiani, come di ogni essere umano.

Ci sta a cuore la vita dei soldati italiani mandati li' a uccidere e morire per conto di governi fascisti e assassini.

Ai soldati italiani diciamo: di divenire vittime e assassini rifiutate, tornate a casa, ripudiate questa guerra sciagurata, fatevi forti della fedelta' che avete giurato alla Costituzione della Repubblica Italiana che "ripudia la guerra come strumento  di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Al cittadini italiani diciamo: rovesciare occorre questa politica di guerra, questa politica stragista, questa politica immorale e illegale, irresponsabile e terrorista.

E' l'ora della resistenza nonviolenta: in difesa della legalita' costituzionale, in difesa della democrazia sostanziale, in difesa del diritto alla vita di ogni persona e dell'umanita' intera.

Solo la pace ferma la guerra.

Solo la nonviolenza sconfigge la violenza.

*

In Afghanistan occorrono case, scuole, ospedali; non eserciti e stragi.

In Afghanistan occorre sostenere i movimenti e le esperienze di impegno per la democrazia e i diritti umani, in primo luogo i movimenti e le iniziative delle donne; non bombardare i villaggi.

In Afghanistan, come ovunque, occorre sostenere chi rispetta e promuove la dignita' e i diritti di ogni persona; non chi tortura ed uccide.

In Afghanistan, come in Italia, come ovunque: occorre scegliere di salvare le vite anziche' distruggerle.

*

Pace e Costituzione. Verita' e disarmo. Tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Vi e' una sola umanita'.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 76 del 12 gennaio 2013

 

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