Voci e volti della nonviolenza. 506
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 506
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- Date: Tue, 24 Jan 2012 08:32:45 +0100 (CET)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 506 del 24 gennaio 2012
In questo numero:
1. La legge istitutiva del Giorno della Memoria
2. Alcuni testi dell'agosto 2011 (parte quinta)
3. La nonviolenza alla prova: 25 settembre, 2 ottobre, 4 novembre
4. Per Francesco Azzara'
5. Cessino le stragi, torni l'Italia alla pace e alla civilta'
6. Benito D'Ippolito: Rileggo vecchie pagine ingiallite
7. Osvaldo Caffianchi: Tra allora ed oggi non c'e' differenza
8. La nonviolenza e' lotta degli oppressi
9. Sei mesi di massacri della Nato
10. Luciano Bonfrate: Dina Bertoni Jovine
11. Luciano Bonfrate: Albert Camus
12. Luciano Bonfrate: Anne Frank
13. Luciano Bonfrate: Anna Freud
14. Luciano Bonfrate: Ada Gobetti
15. Opporsi
16. Per la critica della legge del taglione anche nelle relazioni internazionali
17. Sempre
18. L'eversione dall'alto onnicida e l'urgenza della nonviolenza
19. Femminista, ecologista, nonviolenta. Nove tesi aperte sulla marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 e per il programma della rivoluzione disarmista necessaria
1. DOCUMENTI. LA LEGGE ISTITUTIVA DEL GIORNO DELLA MEMORIA
Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177, 31 luglio 2000).
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Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
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Art. 2.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
2. ALCUNI TESTI DELL'AGOSTO 2011 (PARTE QUINTA)
Riproponiamo alcuni testi gia' apparsi su "La nonviolenza e' in cammino" nell'agosto 2011.
3. LA NONVIOLENZA ALLA PROVA: 25 SETTEMBRE, 2 OTTOBRE, 4 NOVEMBRE
Nei prossimi mesi tre cruciali scadenze attendono le persone amiche della nonviolenza.
La marcia Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli" del 25 settembre 2011.
La "Giornata internazionale della nonviolenza" il 2 ottobre, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi.
La giornata del 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale: non festa ma lutto per le vittime di tutte le guerre.
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La marcia "per la pace e la fratellanza dei popoli" da Perugia ad Assisi del 25 settembre 2011, che cade nel cinquantesimo anniversario della prima marcia Perugia-Assisi ideata e promossa da Aldo Capitini, occorre che si caratterizzi come la marcia contro la guerra, il militarismo, il riarmo, perche' solo la pace salva le vite; come la marcia contro la persecuzione razzista dei migranti, per i diritti umani di tutti gli esseri umani; come la marcia per il ritorno del nostro paese alla democrazia, alla civile convivenza, alla legalita' che salva le vite. Ovvero occorre che dall'"assemblea itinerante" dei partecipanti emerga inequivocabile la richiesta che l'Italia cessi immediatamente di prender parte alle guerre terroriste e stragiste, imperialiste e colonialiste, razziste e mafiose in Afghanistan e in Libia; e la richiesta che cessi immediatamente la persecuzione razzista dei migranti, e si garantisca accoglienza ed assistenza a tutti gli esseri umani in fuga da guerre, dittature e fame.
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La "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre 2011 non sia uno stracco rituale che vieppiu' oblia anziche' rammemorare l'insegnamento di Mohandas K. Gandhi: sia invece un giorno in cui in tutto il mondo nel ricordo della vicenda e della proposta gandhiana e delle altre donne ed uomini che hanno scelto la nonviolenza e beneficato l'umanita', se ne prosegua l'azione affinche' ovunque prevalga la dignita' e la solidarieta' umana, il rispetto per la vita, la generosa e responsabile cura reciproca e per la biosfera casa comune dell'umanita' intera.
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La giornata del 4 novembre, non festa ma lutto per le vittime di tutte le guerre, e' giornata in cui dovremmo deciderci a togliere dalle mani degli assassini la commemorazione (da parte loro ipocrita e perversa) delle loro vittime, ed assumerla noi quella commemorazione - autentica e sincera, in dolore e fraternita' - come nostro dovere ed onore: "Ogni vittima ha il volto di Abele". Sia quindi il 4 novembre giorno del ripudio di tutte le guerre, di tutte le armi, di tutti gli eserciti; sia giorno di pio ricordo degli esseri umani che le guerre assassine hanno umiliato e avvilito, ferito e mutilato, travolto e annientato; sia giorno di impegno per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
4. PER FRANCESCO AZZARA'
Uniamo la nostra voce a quelle di quanti chiedono che sia al piu' presto liberato Francesco Azzara', l'operatore umanitario di Emergency rapito domenica in Darfur.
E' un essere umano che presta aiuto agli altri esseri umani, i piu' bisognosi: la sua liberta' aiuta l'umanita' intera.
5. CESSINO LE STRAGI, TORNI L'ITALIA ALLA PACE E ALLA CIVILTA'
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia.
Cessi immediatamente la criminale persecuzione razzista dei migranti da parte dello stato italiano.
Torni l'Italia alla pace e alla civilta'.
6. BENITO D'IPPOLITO: RILEGGO VECCHIE PAGINE INGIALLITE
Rileggo vecchie pagine ingiallite
dei crimini italiani coloniali:
deportazioni, stragi, uso d'iprite,
torture, impiccagioni, tutti i mali
che menti scellerate e pervertite
sanno pensare ed attuar bestiali,
sevizie ed uccisioni infinite
con fruste, con cannoni, con pugnali...
E oggi che l'Italia nuovamente
sul popolo di Libia si accanisce
e ancora mena strage algidamente
e carni umane ancora abbrustolisce
con i bombardamenti sulla gente,
perche' noi questo orror non s'impedisce?
7. OSVALDO CAFFIANCHI: TRA ALLORA ED OGGI NON C'E' DIFFERENZA
Tra allora ed oggi non c'e' differenza:
la guerra genocida dei fascisti
per sterminare ogni resistenza
in Africa, rinnova i suoi piu' tristi
ed ignobili fasti di potenza
macellatrice nei raid neonazisti
dei bombardieri Nato: una violenza
che d'infinito odio fara' acquisti
e nel deserto fa nuovo deserto.
Diceva bene quel Bertoldo, il ventre
della bestia hitleriana essere ancora
fecondo: e tu lo vedi bene ora
e a quella bestia devi opporti mentre
complicita' le hanno troppi offerto.
8. LA NONVIOLENZA E' LOTTA DEGLI OPPRESSI
La nonviolenza e' lotta degli oppressi
contro il potere che li opprime fuori
e non di meno dentro di lor stessi.
E' resistenza agli inganni e agli orrori,
rivelazione di conflitti e nessi,
ripudio d'odio e costruzion di amori
nel farsi di dialettici processi
nel contrastar tutti i persecutori.
Reale movimento che abolisce
l'iniquita' presente, la violenza
che sfrutta e opprime, artiglia ed esaurisce
l'umanita' e il mondo. E' la coscienza
che nel suo farsi prassi concepisce
e invera liberta' ed intelligenza.
9. SEI MESI DI MASSACRI DELLA NATO
Sei mesi di massacri della Nato
sul popolo di Libia, disumani
sei mesi di ritorno a quel passato
di Mussolini e Volpi, di Graziani
e di Badoglio, del vile e spietato
fascismo genocida. Quei lontani
incubi son tornati, e quel burrato,
di ferro e fuoco orribili uragani.
E non c'e' antifascista che si oppone?
E non c'e' umanita' che vi resiste?
Non hai in Italia piu' buone persone
sdegnate di queste stragi razziste?
Non provan gli italiani repulsione
per queste infami imprese neonaziste?
10. LUCIANO BONFRATE: DINA BERTONI JOVINE
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Dina Bertoni Jovine, nata nel 1898, figlia di maestri e maestra lei stessa, allieva e collaboratrice di Giuseppe Lombardo Radice, moglie di Francesco Jovine, militante comunista, studiosa dei problemi dell'educazione e della scuola, saggista, muore a Roma nel 1970. Opere di Dina Bertoni Jovine: Storia della scuola popolare in Italia, Einaudi, Torino 1954, poi Laterza, Bari 1961; Storia della scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Editori Riuniti, Roma 1958; I periodici popolari del Risorgimento, Feltrinelli, Milano 1959; Breve storia della scuola italiana, Editori Riuniti, Roma 1961; L'alienazione dell'infanzia, Editori Riuniti, Roma 1963; (a cura di), Enciclopedia della donna, Editori Riuniti, Roma 1965; (con Nicola Badaloni), Storia della pedagogia, Laterza, Bari 1966; (con R. Tisato), Positivismo pedagogico, Utet, Torino 1973; Storia della didattica, Editori Riuniti, Roma 1976; Principi di pedagogia socialista, Editori Riuniti, Roma 1977. Opere su Dina Bertoni Jovine: per un primo orientamento si vedano le notevoli introduzioni a cura di Angelo Semeraro ai due ultimi volumi citati. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Dina Bertoni Jovine (Falvaterra, primo giugno 1898 - Roma, 19 marzo 1970) direttrice didattica, scrittrice, giornalista e pedagogista oltre che docente universitaria italiana. I genitori di Dina Bertoni, nata a Falvaterra il primo giugno 1898, erano entrambi maestri elementari emiliani. Sia il padre, Domenico, che la madre, Luigia Terzi, si erano per oltre quarant'anni impegnati a combattere l'allora diffusissimo analfabetismo per migliorare, anche con corsi gratuiti per adulti, la situazione culturale e sociale degli abitanti del piccolo paese (Falvaterra) cui erano stati assegnati. Malgrado le ristrettezze economiche e la nascita di dieci figli, di cui solo sette sopravvissuti (tra questi il fratello Benvenuto, futuro Ragioniere generale dello Stato e direttore dell'Enciclopedia Treccani), essi riuscirono ad avviarli tutti agli studi nella citta' di Roma. Dina si diplomo' a sedici anni presso l'Istituto Magistrale Vittoria Colonna e, continuando negli studi, consegui' anche il diploma di licenza liceale e si iscrisse all'Istituto Superiore di Magistero. Insieme con Francesco Jovine, che aveva sposato il 16 dicembre 1928 (entrambi direttori didattici a Roma), si trasferi' a Tunisi nel 1937 e successivamente al Cairo dove fu ispettrice didattica negli istituti italiani fino al 1940. Lo scoppio della seconda guerra mondiale costrinse entrambi al rientro a Roma ove Dina continuera' la sua opera di educatrice e di giornalista collaborando al "Giornale d'Italia", a "Il Politecnico" di Elio Vittorini ed alla "Enciclopedia della donna" per conto degli Editori Riuniti. Nel 1953 dirige, insieme con Ada Marchesini Gobetti, la rivista "Educazione Democratica" e successivamente collabora ad altre riviste pedagogiche e culturali quali "Scuola e citta'", "Belfagor", "I problemi della pedagogia". Successivamente, dopo una lunga serie di approfondimenti e di esperienze culturali presso le organizzazioni scolastiche di numerosi paesi esteri, scrive la Storia dell'educazione popolare in Italia (1954 Einaudi) e, qualche tempo dopo, la Storia della scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri (1958 Editori Riuniti), cui seguiranno: I periodici popolari del Risorgimento (1959 Feltrinelli), Scritti di pedagogia e di politica scolastica (1961 Editori Riuniti), L'alienazione dell'infanzia (1963 Editori Riuniti), Storia della pedagogia (1966-1968 Laterza) opera in tre volumi realizzata da Dina Bertoni e Nicola Badaloni. Rientrando a Roma dall'Universita' di Catania, ove era docente, muore per un infarto nella notte tra il 18 e il 19 marzo 1970. Nel 1974 viene pubblicato, postumo, dalla Utet il Positivismo pedagogico portato a termine con le integrazioni ed i controlli conclusivi del professor Renato Tisato dell'Universita' di Pavia e, nel 1976, la Storia della didattica (Editori Riuniti) a cura di Angelo Semeraro. Opere principali: Storia della scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Roma, Editori Riuniti, 1958; Storia della scuola popolare in Italia, Torino, Einaudi, 1954, poi Bari, Laterza, 1961; Enciclopedia della donna (a cura), Roma, Editori Riuniti, 1965; Positivismo pedagogico (con la collaborazione di R.Tisato), Torino, Utet, 1973; Storia della didattica, Roma, Editori Riuniti, 1976". Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce: "Dina Bertoni-Jovine, pedagogista italiana e storica della scuola (Falvaterra, Frosinone, 1898 - Roma 1970). Allieva e collaboratrice di Giuseppe Lombardo Radice, insegnante elementare e poi direttrice didattica a Roma; la sua personale esperienza maturo' in lei la coscienza dei limiti storici, sociali ed economici delle strutture educative, che si e' tradotta in un fattivo impegno di educatrice, di studiosa e anche politico; dal 1967 insegno' pedagogia all'universita' di Catania. Tra le sue opere: Storia della scuola popolare in Italia (1954); La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri (1958); Storia della didattica, dalla legge Casati ad oggi (a cura di A. Semeraro, 2 voll., 1976)"]
Se si educa e' alla liberta'
Se si educa e' alla uguaglianza
Se si educa e' alla fratellanza
Se si educa e' alla dignita'.
11. LUCIANO BONFRATE: ALBERT CAMUS
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Albert Camus, nato a Mondovi (Algeria) nel 1913, nel 1940 a Parigi, impegnato nella Resistenza con il movimento "Combat" (dopo la liberazione sara' redattore-capo del quotidiano con lo stesso titolo), premio Nobel per la letteratura nel 1957, muore nel 1960 per un incidente automobilistico. Lo caratterizzo' un costante impegno contro il totalitarismo e per i diritti umani, che espresse sia nell'opera letteraria e saggistica, sia nel giornalismo e nelle lotte civili (oltre che nella partecipazione alla Resistenza). In un articolo a lui dedicato ha scritto Giovanni Macchia (citiamo da "Camus e la letteratura del dissenso", in Giovanni Macchia, Il mito di Parigi, Einaudi): "L'assurdo fu per Camus un punto di partenza... Poiche' non si puo' immaginare una vita senza scelta, e tutto ha un significato nel mondo, anche il silenzio, e vivere 'en quelque maniere' significa pur riconoscere l'impossibilita' della negazione assoluta, la prima cosa che noi non possiamo negare e' la vita degli altri. Nell'interno dell'esperienza assurda nasce come prima evidenza (credere al proprio grido) la rivolta: slancio irragionevole contro una condizione incomprensibile e ingiusta, e che pur rivendica l'ordine nel caos. E ricordo la gioiosa impressione che provoco' la formula cartesiana di Camus, con la sua aria di limpido giuoco, quando la leggemmo la prima volta. Non 'je me revolte, donc je suis': ma 'je me revolte, donc nous sommes'. Risollevare gli uomini dalla loro solitudine, dare una ragione ai loro atti; mettersi non dalla parte degli uomini che fanno la storia ma di coloro che la subiscono... Rivolta come fraternita'". Opere di Albert Camus: tra le opere di Camus particolarmente significative dal nostro punto di vista ci sembrano Il mito di Sisifo, Caligola, La peste, L'uomo in rivolta, tutti piu' volte ristampati da Bompiani. Utile anche la lettura dei Taccuini (sempre presso Bompiani). Si veda anche (con Arthur Koestler), La pena di morte, Newton Compton, Roma 1981. Opere su Albert Camus: numerose sono le monografie su Camus; si vedano almeno la testimonianza di Jean Grenier, Albert Camus, souvenirs, Gallimard, e per una sommaria introduzione: Pol Gaillard, Camus, Bordas; Roger Grenier, Albert Camus, soleil et ombre, Gallimard; Francois Livi, Camus, La Nuova Italia; una recente vasta biografia e' quella di Olivier Todd, Albert Camus, una vita, Bompiani]
Sempre rivoltati contro le falsita'
sempre rivoltati contro ogni prepotenza
sempre disponiti alla resistenza
e sempre alla virtu' della pieta'.
12. LUCIANO BONFRATE: ANNE FRANK
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Annelies Marie Frank nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte; emigro' con la famiglia in Olanda nel 1933. Dal 1942 al 1944 visse segregata nell'alloggio segreto per sfuggire ai nazisti. A seguito di una segnalazione spionistica tutti i rifugiati nell'alloggio furono arrestati; deportata ad Auschwitz, poi trasferita a Bergen Belsen, vi mori' nel marzo 1945, poche settimane dopo le truppe inglesi liberavano i sopravvissuti del campo. Opere di Anne Frank: il Diario (in italiano edito da Einaudi e negli Oscar Mondadori; ovviamente l'edizione di riferimento e' adesso la nuova edizione integrale, Einaudi, Torino 1993, 20003) fu trovato nell'alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al padre, unico sopravvissuto della famiglia; fu pubblicato nel 1947. Cfr. anche i Racconti, Cappelli, poi Racconti dell'alloggio segreto, Einaudi, Torino 1983; l'edizione critica dei Diari, Einaudi, Torino 2002. Opere su Anne Frank: Melissa Mueller, Anne Frank. Una biografia, Einaudi, Torino 2000; C. Ann Lee, Storia di Anne Frank, Rizzoli, Milano 1998; segnaliamo anche l'interessante lavoro di Willy Lindwer, Gli ultimi sette mesi di Anna Frank, Newton Compton, Roma 1989, 1995; e la testimonianza di Miep Gies, Si chiamava Anne Frank, Mondadori, Milano 1988]
La uccisero i nazisti: una bambina.
Ma le parole di quella fanciulla
ancora oppongono l'umano al nulla
e al buio oppongono nuova mattina.
13. LUCIANO BONFRATE: ANNA FREUD
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Anna Freud, illustre studiosa, figlia di Sigmund Freud, nata a Vienna nel 1895 e deceduta a Londra nel 1982, si e' occupata soprattutto di psicoanalisi infantile e di aiuto ai bambini. Dal sito www.treccani.it rirpendiamo la seguente voce: "Anna Freud, psicanalista austriaca (Vienna 1895 - Londra 1982) naturalizzata britannica, figlia di Sigmund. Nel 1927 si segnalava con un importante articolo sulla psicanalisi infantile (Zur Theorie der Kinderanalyse). In Das Ich und die Abwehrmechanismen (1936; trad. it. 1968) indicava nella repressione, nella proiezione e nella identificazione i principali meccanismi di difesa. Nel 1938 si trasferi' a Londra assieme al padre e lavoro' (1940-45) presso il centro Hampstead War Nurseries da lei fondato. Con una serie di studi compiuti in collaborazione con Dorothy Burlingham (Infant without families, 1943; trad. it. 1972) individuo' la principale causa del ritardo dello sviluppo psichico e fisico infantile nella mancanza di una relazione stabile tra madre e bambino. Nel 1947 l'Hampstead War Nurseries divenne Hampstead Child-Therapy Training Course and Clinic, centro per la formazione di terapeuti infantili e per la diagnosi e la terapia di bambini e adolescenti, del quale fu direttrice dal 1952. Partendo da una concezione integrata e unitaria della personalita' (Normality and pathology in childhood, 1965; trad. it. 1969), intesa come il risultato dello sviluppo delle pulsioni e dell'Io nel corso del rispettivo adattamento alla realta', fisso' il concetto di linee evolutive volto a differenziare le diverse tappe e i possibili modi attraverso cui si realizza la crescita. Convinta che la usuale classificazione delle malattie derivate dalla patologia degli adulti non fosse applicabile al bambino, introdusse un nuovo metodo di valutazione dello sviluppo psicofisico infantile (profilo psicodiagnostico). Nel 1981 sono state pubblicate le sue opere complete Die Schriften der Anna Freud (10 voll.)". Dal sito www.psicolinea.it riprendiamo per stralci la seguente scheda scritta da Giuliana Proietti: "Sesta e ultima figlia di Sigmund e Martha Freud, Anna nacque a Vienna il 3 dicembre del 1895. Fu una bambina vivace e mascolina; crebbe all'ombra della sorella Sophie, che aveva due anni e mezzo piu' di lei e con la quale andava poco d'accordo (infatti, quando Sophie si sposo', Anna scrisse al padre: 'Sono contenta che Sophie si sposi, perche' non ne potevo piu' delle continue litigate con lei'). Prese il diploma magistrale presso il Cottage Lyceum di Vienna nel 1912. Nel 1914 non aveva ancora deciso che strada intraprendere: decise intanto di migliorare il suo inglese in Inghilterra, dove ando' viaggiando da sola. Durante quel soggiorno scoppio' la prima guerra mondiale e la figlia di Freud dovette tornare a Vienna accompagnata dall'ambasciatore austro-ungarico, passando per Gibilterra e Genova. Lo stesso anno decise di intraprendere la carriera di insegnante, proprio in quel Cottage Lyceum, dove lei stessa aveva studiato, appassionandosi alla psicologia dell'eta' evolutiva. Anna aveva cominciato a leggere i libri del padre dall'eta' di quindici anni, ma il suo coinvolgimento profondo nella materia psicoanalitica inizio' a sbocciare nel 1918, quando il padre la psicoanalizzo' (cosa che oggi sarebbe considerata deontologicamente inaccettabile). Anna era un tipo di media statura, poco appariscente; frequentava il mondo del padre, ma aveva un carattere schivo e cercava di restare sempre ai margini. Nel 1920 i due Freud parteciparono a L'Aja al Congresso internazionale di psicoanalisi. Anna e Sigmund cominciarono a condividere anche gli amici, oltre che gli interessi. Entrambi stabilirono una relazione di amicizia con la scrittrice e psicoanalista Lou Andreas-Salome', intima amica di Friedrich Nietzsche e Rainer Maria Rilke e poi confidente di Anna Freud negli anni Venti. Nel 1922 la Freud presento' alla Societa' Psicanalitica di Vienna, di cui divenne membro, il suo primo lavoro: Fantasie ricorrenti e sogni diurni. L'anno successivo Anna comincio' ad occuparsi di psicoanalisi infantile e due anni piu' tardi condusse un seminario presso l'Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna, sulle tecniche psicoanalitiche da applicare ai bambini. Nel 1927 a seguito di queste sue conferenze per insegnanti e genitori, pubblico' il libro Introduzione alla tecnica della psicoanalisi infantile. Anna aveva allora 32 anni. Di questo periodo ebbe a ricordare: 'eravamo tutti molto eccitati, pieni di energia. Era come se stessimo esplorando un continente completamente nuovo; noi eravamo gli esploratori ed avevamo la possibilita' di cambiare molte cose...'. Anna non si sposo' e, vivendo in famiglia, ebbe ad occuparsi moltissimo della precaria salute del padre, che si era accorto di avere un cancro alla mascella nel 1923: una malattia che gli costo' ben 16 operazioni. Fra il 1927 ed il 1934 Anna fu Segretario Generale della Societa' Psicoanalitica Internazionale. In questa veste conduceva seminari, organizzava conferenze e, in privato, si prendeva cura del padre malato. Nel 1935 Anna divenne direttore dell'Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna; l'anno successivo pubblico' L'Io ed i meccanismi di difesa, un libro che divenne di importanza fondamentale per la successiva corrente degli psicologi dell'Io. Nel libro la Freud descriveva infatti la varieta' dei meccanismi di difesa, sia dal punto di vista teorico che pratico. Negli anni Trenta la situazione economica austriaca peggioro' sensibilmente: Anna e la sua amica del cuore Dorothy Burlington decisero di dedicarsi al volontariato, a favore dei bambini poveri. Nel 1937 si presento' un'occasione interessante, quando l'americana Edith Jackson fondo' un asilo per i bambini poveri di Vienna. Anna e Dorothy divennero le dirigenti dell'istituzione e questa esperienza permise loro di avere un osservatorio privilegiato per osservare il comportamento infantile. I genitori portavano i loro figli volentieri in questa scuola, dove i bambini venivano non solo nutriti e vestiti, ma dove imparavano a comportarsi con gli altri, ad essere autonomi. La regola era infatti quella di lasciare che i bambini scegliessero il cibo che volevano e si rispettava la loro liberta' nell'organizzare i giochi. Dopo pochi mesi pero' (marzo 1938) a Vienna arrivarono i nazisti e la famiglia Freud dovette trasferirsi a Londra. In questo periodo si occuparono dell'assistenza alla famiglia Freud Ernest Jones e la principessa Marie Bonaparte: essi provvidero a fornire le carte per l'espatrio, di cui poi si occupo' personalmente Anna Freud. Nel settembre del 1939 scoppio' la seconda guerra mondiale e, dopo poche settimane, Sigmund Freud mori'. Anna si trovava bene in Inghilterra, che considerava un 'Paese civile', amava la campagna e la sua bella casa spaziosa, che oggi ospita il museo Freud. In Inghilterra pero' c'era un'altra collega che si occupava di analisi infantile: Melanie Klein. Le teorie della Klein differivano da quelle della Freud sui tempi di sviluppo delle 'relazioni oggettuali', delle strutture interne, del complesso di Edipo e sulla pulsione di morte, che la Klein considerava molto importante nei bambini. La Societa' psicoanalitica britannica piu' volte fu sul punto di spaccarsi per il disaccordo fra Anna Freud e Melanie Klein: i problemi tra le due psicoanaliste-rivali si risolsero con la creazione di corsi di formazione paralleli, secondo i due diversi approcci. Durante la seconda guerra mondiale, Anna istitui' gli Asili di Guerra di Hampstead, che accoglievano 80 bambini. Questa esperienza le ispiro' tre libri: Bambini al tempo della guerra (1942), Bambini senza famiglia (1943), e Guerra e bambini (1943). La nursery chiuse nel 1945 e nel 1947 l'iniziativa continuo' con l'Hampstead Child Therapy Courses. Una clinica pediatrica fu annessa cinque anni dopo. La Freud divenne una vera e propria autorita' nel campo della psicologia infantile e la sua influenza crebbe rapidamente. Nel suo libro Normalita' e Patologia nell'infanzia (1965) la Freud raccolse tutto il materiale prodotta dall'osservazione effettuata presso la Hampstead Clinic. A partire dagli anni Cinquanta Anna Freud viaggio' molto negli Stati Uniti, per fare conferenze, insegnare e visitare amici. Negli anni Settanta si occupo' di bambini socialmente svantaggiati e studio' i ritardi e le deviazioni tipiche dell'eta' evolutiva. Presso la Yale Law School si occupo' invece di violenza domestica sui minori. Nel 1973 pubblico' il libro Problemi di tecnica e terapia psicoanalitica. Anna non era laureata, pero' prese molte lauree honoris causa: la prima fu nel 1950 presso la Clark University, dove suo padre aveva tenuto delle conferenze nel 1909, l'ultima nel 1980, ad Harvard. Nel 1972 ricevette a Vienna la laurea di Dottore in medicina e l'anno successivo divenne presidente onorario della Societa' Psicoanalitica Internazionale. Tutti questi riconoscimenti "la facevano sentire gia' morta", diceva. Mori' davvero a 86 anni di eta', nel 1982. La Hampstead Clinic divenne il Centro Anna Freud e quattro anni dopo la sua casa londinese divenne il Museo Freud. Lei stessa una volta dichiaro': 'Non credo sarei un buon soggetto per una biografia: nella mia vita c'e' poca azione. Potrete dire di me che l'unica cosa che c'e' da dire e' che ho passato la mia vita in mezzo ai bambini'...". Opere di Anna Freud: Opere, 3 voll., Boringhieri, Torino 1978-1979; Psicoanalisi e bambini, Mondadori, Milano 1954; Normalita' e patologia del bambino. Valutazione dello sviluppo, Feltrinelli, Milano 1969, 2003; Il trattamento psicoanalitico dei bambini, Boringhieri, Torino 1972; Conferenze per insegnanti e genitori, Bollati Boringhieri, Torino 1986; L'aiuto al bambino malato, Bollati Boringhieri, Torino 1987; L'Io e i meccanismi di difesa, Fabbri-Rcs, Milano 2007, 2010. Tra le opere su Anna Freud: Elisabeth Young-Bruehl, Anna Freud. Una biografia, Bompiani, MIlano 1993; Clifford Yorke, Anna Freud, Armando, Roma 2000]
Fu Anna vera amica dei bambini
li aiuto', li ascolto' e difese
dalle violenze e dalle pretese
di adulti tracotanti e belluini.
14. LUCIANO BONFRATE: ADA GOBETTI
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Ada Gobetti, nata a Torino nel 1902, moglie e collaboratrice di Piero Gobetti, fortemente impegnata nella lotta antifascista, nel dopoguerra svolse un rilevante impegno come educatrice e per la democrazia, tra l'altro dirigendo le riviste "Educazione democratica" ed il "Giornale dei genitori". E' scomparsa nel 1968. Opere di Ada Gobetti: (a cura di), Samuel Johnson. Esperienza e vita morale, Laterza, Bari 1939, poi Garzanti, Milano; Storia del gallo Sebastiano, Garzanti, Milano 1940, poi Einaudi, Torino 1963; Alessandro Pope. Il poeta del razionalismo settecentesco, Laterza, Bari 1943; Cinque bambini e tre mondi, Aie, Torino 1953; Partigiani sulla frontiera, Anpi, Torino 1954; (a cura di), Donne piemontesi nella lotta di liberazione, Anpi, Torino 1954; Diario partigiano, Einaudi, Torino 1956; Non lasciamoli soli, La Cittadella, Torino 1958; Vivere insieme, Loescher, Torino 1967; (a cura di), Camilla Ravera. Vita in carcere e al confino, Guanda, Parma 1969; Educare per emancipare (Scritti pedagogici 1953-1968), Lacaita, Manduria 1982. Cfr. anche la voce nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 523]
Conobbe quel dolor che non si smorza,
fu fiera antifascista, partigiana,
educatrice. A ogni poter che sbrana
oppose sempre del bene la forza.
15. OPPORSI
Opporsi alla guerra e al razzismo.
Opporsi agli eserciti e alle armi.
Opporsi alle uccisioni e alle persecuzioni.
Scegliere l'umanita'.
16. PER LA CRITICA DELLA LEGGE DEL TAGLIONE ANCHE NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Ovunque poi continuino i massacri
li' e' la stessa umanita' che geme
e cio' che oggi profani, lo dissacri
per sempre: ogni omicidio resta seme
di infiniti altri. Altri acri
conflitti seguiranno, altre blasfeme
di stragi propagande, altri lavacri
di sangue e distruzioni e ad essi insieme
nuovi odi, nuovi orrori, nuove guerre
in un sempre piu' vasto cataclisma
divoratore di persone e terre
e vite e civilta', di scisma in scisma
l'umanita' sbranando - ah, Robespierre -
che rese cieca un barbaro sofisma.
17. SEMPRE
Contro la guerra, sempre.
Contro tutte le uccisioni, sempre.
Contro le dittature, sempre.
Contro imperialismo, colonialismo, razzismo: sempre.
Contro il maschilismo: sempre.
Contro i poteri criminali, sempre.
Contro militarismo ed autoritarismo, eserciti ed armi: sempre.
Contro lo sfruttamento e l'asservimento, sempre.
Contro l'inquinamento e la distruzione della biosfera, sempre.
Per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
18. L'EVERSIONE DALL'ALTO ONNICIDA E L'URGENZA DELLA NONVIOLENZA
Ancora una volta chiediamo che cessino immediatamente i massacri e le distruzioni, si presti immediato soccorso a tutte le persone le cui vite possono ancora essere salvate, si rispettino i diritti umani di tutti gli esseri umani - in primo luogo il diritto a non essere uccisi.
Ed ancora una volta proponiamo alcune considerazioni a nostro avviso ineludibili.
*
Dopo mesi di bombardamenti stragisti della Nato sembra essere giunto a un punto di svolta il sanguinario colpo di stato (con annessa guerra civile) con cui i poteri imperialisti, neocoloniali e razzisti intendono sostituire parte del ceto politico libico, parte del suo ordinamento istituzionale e forse parte della sua organizzazione sociale, per assicurarsi l'assoluto asservimento di quel paese e di quel popolo, e cosi' potersi impadronire a poco prezzo delle risorse del sottosuolo e - per quel che riguarda specificamente il governo italiano - anche edificarvi nuovi lager per migranti.
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Che il regime cosiddetto "di Gheddafi" fosse criminale e violatore dei diritti umani, e meritasse di essere abbattuto, non vi e' dubbio alcuno. Sebbene a onor del vero ben pochi paesi del mondo hanno governi che non siano tali, a cominciare dal governo Usa i cui crimini contro l'umanita' non hanno eguali, ed il cui attuale presidente con tutta evidenza sta oggi effettualmente eseguendo una politica internazionale ancor piu' irresponsabile e sanguinaria di quella del suo predecessore Bush junior.
*
Che la guerra Usa-Ue contro la Libia non sia stata determinata dal fatto che il regime cosiddetto "di Gheddafi" fosse criminale e violatore dei diritti umani, ma solo dal fatto che esso non era asservito al potere imperiale del capitale globale, ebbene, neanche su questo vi e' dubbio alcuno.
*
La guerra stragista della coalizione terrorista Usa-Ue contro la Libia non e' stata solo distruttiva di umane esistenze, ma anche dei fondamenti stessi del diritto internazionale. Dopo questa guerra nessun potere violento riconoscera' piu' alcun patto e alcun trattato, alcuna regola e alcun impegno; dal comando imperiale Usa-Ue e' infatti giunto al mondo intero questo messaggio: conta solo la forza, chi puo' uccidere uccida. Un messaggio hitleriano che ogni sera dalle televisioni i capi di stato e di governo di Usa, Francia, Gran Bretagna e Italia vomitano sui loro sudditi senza vergogna alcuna.
*
Cio' che sta sostituendo il regime cosiddetto "di Gheddafi", per le modalita' della sua formazione ed imposizione, per il ceto politico di cui si compone, per gli interessi, le politiche e le ideologie di cui e' espressione, non sembra essere molto diverso da esso, se non in questo: che la sua esistenza essendo surdeterminata dalla forza militare terrorista e stragista del potere imperiale Usa-Ue, di esso potere imperiale sara' probabilmente nell'immediato ossequiente servitore e feroce discepolo. Ma probabilmente solo nell'immediato; non si dimentichi l'esperienza afgana: con quanta dovizia gli Usa armarono e finanziarono Osama Bin Laden e la guerriglia contro il governo di Najibullah, e con quali esiti.
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La guerra della Nato, ovvero dell'alleanza Usa-Ue, ovvero dell'imperialismo fase suprema del capitalismo (se ci e' concessa la memoria lunga) contro la Libia, piu' ancora di quella afgana, piu' ancora di quella irachena, apre uno scenario nuovo: lo scenario in cui i terroristi piu' forti e meglio organizzati esplicitamente si arrogano il potere di aggredire qualunque area della Terra per impadronirsi delle risorse strategiche che vanno facendosi scarse.
Questa politica Usa-Ue, di cui la guerra e' lo strumento privilegiato, e' una politica neocoloniale: e non a caso usa l'equivalente odierno della "politica delle cannoniere". Ed e' una politica onnirapinatrice ed onnidistruttrice: e non a caso ove passa lascia solo macerie, cadaveri, sofferenza, odio e nuova barbarie.
Questa politica Usa-Ue, cosi' come si attua nelle nuove guerre della Nato, inesorabilmente distrugge non solo il diritto internazionale, ma la stessa civilta' umana.
*
Questa, in alcuni dei suoi elementi sostanziali, e' la situazione. E dunque, che fare?
Solo la lotta nonviolenta dei popoli e delle classi oppresse puo' adeguatamente contrastare la violenza onnicida dell'eversione dall'alto scatenata dai poteri dominanti.
Solo la solidarieta' nonviolenta delle popolazioni e delle classi sfruttate puo' salvare la civilta' umana dalla catastrofe.
Solo la politica della nonviolenza puo' opporsi efficacemente e coerentemente alla barbarie che aggredisce ad un tempo la famiglia umana e la biosfera.
Solo la scelta nitida e intransigente della nonviolenza puo' inverare i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Occorre opporsi sempre a tutte le uccisioni.
E subito occorre abolire le guerre, gli eserciti e le armi.
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Si levi in piedi e si faccia sentire l'altra America e l'altra Europa: quelle di Henry David Thoreau e di Lev Tolstoj, di Erasmo da Rotterdam e di Martin Luther King, di Rosa Luxemburg e di Simone Weil, di Virginia Woolf e di Hannah Arendt.
Si levi in piedi e si dimostri solidale con i fratelli e le sorelle del sud del mondo.
Si levi in piedi e si opponga alla guerra e alle dittature, al neocolonialismo e al razzismo.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
19. FEMMINISTA, ECOLOGISTA, NONVIOLENTA. NOVE TESI APERTE SULLA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011 E PER IL PROGRAMMA DELLA RIVOLUZIONE DISARMISTA NECESSARIA
La marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 dovra' esprimere alcuni chiari concetti e un semplice, nitido ed intransigente programma di alternativa di governo per l'Italia.
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I. Il femminismo e' la corrente calda della lotta di liberazione dell'umanita' dalle violenze che tuttora la opprimono.
Se non vince la lotta del movimento delle donne contro la violenza maschilista e l'oppressione patriarcale, non vi e' alcuna possibilita' di impedire la regressione dell'umanita' nella barbarie, barbarie in cui la stanno palesemente precipitando le politiche belliche e desertificatrici dei poteri politici, economici, ideologici, mediali e militari dominanti.
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II. La biosfera e' in enorme, immediato pericolo: il modello di sviluppo dominante ha forzato i limiti della natura e sta provocando distruzioni irreversibili e disastri ambientali e sociali apocalittici.
O la politica del XXI secolo sara' ecologica, o non vi sara' piu' alcuna politica, alcuna civilta', alcuna organizzazione sociale dell'umanita' degna di questo nome.
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III. L'organizzazione sociale, economica e politica fondata sull'esercizio della violenza ha portato l'umanita' sull'orlo di un abisso: oltre questo limite vi e' solo l'annichilimento della civilta' umana.
Occorre fermarsi e cambiare radicalmente strada: erede del costituzionalismo moderno, cosi' come erede delle piu' antiche e luminose tradizioni di pensiero e convivenza, solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La conversione alla nonviolenza della politica e dell'economia, dell'amministrazione e della formazione, della riproduzione sociale, delle relazioni tra le persone e tra i popoli, della morale e del diritto ad ogni livello giurisdizionale, e' l'imperativa, primaria esigenza dell'ora attuale per l'umanita' intera presente e futura.
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IV. La marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 deve raccogliere, unificare e rendere pienamente autocoscienti e reciprocamente responsabili ed interdipendenti le esperienze piu' vive di lotta per la democrazia, la legalita' e i diritti nel nostro paese in questi ultimi mesi: dalla manifestazione "Se non ora quando" alla vittoria referendaria, dalla difesa del diritto allo studio e alla salute, alla difesa del diritto al lavoro, alla difesa dell'ambiente.
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V. La marcia in quanto "assemblea itinerante" deve dibattere, recare a sintesi e formulare il programma politico su cui coalizzare il plurale ed aperto comitato di liberazione nazionale inclusivo di tutte le forze democratiche del nostro paese per mettere fine al governo della guerra e del razzismo, al regime dell'illegalita' e della corruzione, all'eversione dall'alto da parte dei poteri dominanti; ovvero per tornare alla legalita' costituzionale, allo stato di diritto, alla democrazia progressiva.
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VI. Premesse indispensabili di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. l'immediata cessazione della partecipazione italiana a tutte le guerre, ovvero l'immediato ritorno al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;
2. l'abrogazione di tutte le misure in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista in Italia dal 1998 ad oggi, e quindi il ritorno al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, ergo ad una politica rispettosa ed inveratrice della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, fondata sull'accoglienza e l'assistenza atte a salvare la vita ed a promuovere l'esistenza di tutti gli esseri umani.
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VII. Decisioni fondamentali di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. una politica economica e finanziaria che attui come prima e ineludibile misura d'emergenza il taglio di tutte le spese militari;
2. una politica internazionale rigorosamente antimilitarista e disarmista; non solo antimperialista, anticolonialista e antirazzista, ma anche esplicitamente e concretamente attiva per l'abolizione di tutti gli eserciti e le armi, cominciando con la smilitarizzazione e il disarmo unilaterale del nostro paese.
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VIII. Che ogni decisione sia presa con la specifica tecnica nonviolenta del metodo del consenso.
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IX. Che ogni decisione ed azione politica sia orientata dal principio: non uccidere; ovvero: salvare le vite.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 506 del 24 gennaio 2012
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