Telegrammi. 732
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- Date: Mon, 7 Nov 2011 00:21:15 +0100 (CET)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 732 del 7 novembre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Il 6 novembre si e' svolta a Viterbo una iniziativa pubblica contro la guerra e contro il razzismo
2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele
3. Luciano Benini: Pace, nonviolenza e riconciliazione
4. Letizia Lanza: Per la pace
5. Antonio Lombardi: Una lettera senza risposta
6. Riccardo Orioles: A cent'anni dal suicidio dell'Europa
7. Pasquale Pugliese: Responsabilita'
8. Giovanni Sarubbi: Ad Avellino
9. Olivier Turquet: Dall'antimilitarismo alla nonviolenza
10. Nara Zanoli: Contro la guerra, per la vita
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. IL 6 NOVEMBRE SI E' SVOLTA A VITERBO UNA INIZIATIVA PUBBLICA CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO
Domenica 6 novembre 2011 si e' svolta a Viterbo, promossa dal "Centro di ricerca per la pace", una iniziativa pubblica contro la guerra e contro il razzismo.
L'incontro ha concluso la settimana di iniziative al cui centro vi e' stata la commemorazione nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele" del 4 novembre.
Nel corso dell'incontro sono stati diffusi materiali di documentazione ed il responsabile della struttura pacifista viterbese ha tenuto un discorso commemorativo delle vittime delle guerre e delle persecuzioni razziste.
Il discorso si e' concluso con una esortazione all'impegno comune in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano; all'impegno comune per la pace e il disarmo; all'impegno comune per la legalita' che salva le vite; all'impegno comune contro la guerra e contro il razzismo, contro le uccisioni e le persecuzioni: "Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo rinnova l'invito a tutti i cittadini all'impegno civile nonviolento affinche' cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine; cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti; siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista; cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi; si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni; si torni immediatamente al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani. Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'".
2. DOCUMENTAZIONE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
[Riproponiamo il seguente appello]
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
*
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
*
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Associazione per la pace
per contatti: e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org
Peacelink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
3. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. LUCIANO BENINI: PACE, NONVIOLENZA E RICONCILIAZIONE
[Ringraziamo Luciano Benini (per contatti: luciano.benini at tin.it) per questo intervento.
Luciano Benini, laureato in Fisica all'Universita' di Padova, specializzato in Fisica Sanitaria all'Universita' di Milano, attualmente responsabile del Servizio Radiazioni/Rumore del Dipartimento Arpam di Pesaro. Impegno politico: fondatore nel 1984 di una delle prime Liste Verdi italiane, quella di Trieste; consigliere comunale a Muggia (Trieste) nel 1989; promotore dell'iniziativa politica "Progetto per Fano" nel 1991; assessore alle politiche sociali e giovanili del Comune di Fano dal 1995 al 1999; consigliere comunale per i Verdi a Fano dal 1999 al 2004; consigliere comunale per la lista civica "Bene Comune" a Fano dal 2009 ad oggi. Impegno sociale e per la pace: fondatore, nel 1976, della sede Mir - Movimento Internazionale della Riconciliazione - di Padova (il Mir e' il movimento di Martin Luther King, Albert Schweitzer, Perez Esquivel, Rigoberta Menchu' e altri quattro premi Nobel per la pace); segretario nazionale del Mir dal 1983 al 1993 e dal 2001 al 2002; vicepresidente Nazionale del Mir dal 1996 al 1998 e dal 2005 al 2008; presidente Nazionale del Mir dal 1999 al 2001; promotore delle prime lotte antinucleari in Italia nel 1976; ondatore della Comunita' Emmaus (quelle dell'Abbe' Pierre) di Padova nel 1978; promotore delle iniziative nonviolente contro i missili nucleari a Comiso all'inizio degli anni '80; promotore della campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese militari nel 1981; fondatore e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Trieste nel 1987; promotore del Commercio Equo e Solidale nel Friuli Venezia Giulia, nel 1985, e poi a Fano, nel 1990; ideatore e promotore della Scuola di Pace del Comune di Fano nel 1998; ideatore e promotore del centro di documentazione ed iniziative per la pace "Equilibri" del Comune di Fano nel 1998; ideatore e responsabile della Scuola di Pace della diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola dal 2004 ad oggi; ideatore e responsabile del centro di documentazione "Sala della Pace" della Caritas di Fano; membro fondatore del Coordinamento Regionale per la Pace delle Marche. Nel 1994 ho ricevuto il ministero di Lettore nella diocesi di Fano. Una sua ampia intervista e' nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 304]
Il 4 novembre, anniversario della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, potrebbe essere un'ottima occasione per riflettere e far riflettere i giovani sull'assurdita' della guerra e della sua preparazione, sulle alternative alla difesa armata, su come costruire un mondo piu' giusto e quindi piu' vicino alla riconciliazione alla pace. Invece anche quest'anno le celebrazioni del 4 novembre hanno riproposto una insopportabile retorica militarista, ammantata da esercito buono e utile per il paese, da melensi "grazie ragazzi" come se quei ragazzi non fossero in giro per il mondo armati di tutto punto a sparare, uccidere, distruggere, come se un paese nel quale un quinto della popolazione fa fatica ad arrivare a fine mese si potesse permettere di spendere in spese militari il doppio pro capite di quanto spende la Spagna.
Ad attenuare il malessere per queste insulse celebrazioni c'e' stata l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", di commemorazione delle vittime delle guerre e di riflessione sul fatto che ogni essere umano che e' ucciso in guerra, in qualunque guerra e da qualunque parte stia, ha il volto di Abele, cioe' di chi e' vittima. Non ci sono vittime buone e vittime cattive, i "nostri ragazzi" morti sono vittime come sono vittime i civili afghani o iracheni. Sarebbe bello fare un censimento dei sindaci, dei presidenti di Provincia o di Regione che decidono di dare questo senso al 4 novembre, giorno del ricordo di tutte le vittime di guerra, giorno per riflettere e ribadire l'impegno per dire "mai piu' la guerra" e per fare scelte politiche conseguenti.
Il nostro paese ha bisogno di rialzarsi, di tornare ad essere credibile: quale migliore occasione che farsi artefice di pace, nonviolenza e riconciliazione fra tutti i popoli, di avviare una seria riduzione delle spese militari, di creare un corpo civile di pace nazionale, europeo e poi mondiale sotto l'egida dell'Onu. Questa e' la credibilita' che speriamo il nostro paese abbia la forza di conquistare.
4. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. LETIZIA LANZA: PER LA PACE
[Ringraziamo Letizia Lanza (per contatti: letizialanza at libero.it) per questo intervento.
Letizia Lanza, editor e saggista, e' nata a Venezia nel 1948. Si e' laureata in Lettere classiche all'Universita' di Padova e perfezionata in Scienze dell'Antichita' (indirizzo filologico) presso l'Universita' di Urbino. Docente di latino e greco nel liceo classico, per lunghi anni ha coniugato l'attivita' didattica con la ricerca - che tuttora fruttuosamente continua svolgendo indagini sulla produzione letteraria greco-romana (con incursioni nell'archeologia) e sulla scrittura moderna o contemporanea (specie femminile) secondo una prospettiva di filologia storica. Tra le iniziative o gli eventi di rilievo, ha curato assieme all'archeologa Fede Berti l'allestimento della Mostra Una Spina nel Piatto, presso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (2004); ha partecipato e partecipa a tavole rotonde, convegni, manifestazioni nazionali e internazionali (tra cui la Biennale Internazionale di Poesia di Alessandria); ha tenuto e tiene conferenze presso musei, universita', istituzioni culturali e associazioni. Fa parte dell'Associazione Archeologica "Iasos di Caria", dell'Associazione Italiana di Cultura Classica (Aicc) di Chiavari, dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, del Circolo Auser A.P.S. "Olivolo" di Venezia, della "Dante Alighieri" di Treviso, dell'Associazione "Paolo Rizzi" di Venezia, nonche', come socia ordinaria, dell'Ateneo trevigiano. E' nella redazione di "Nexus", "Relationes Budvicenses", "Bollettino dell'Associazione Iasos di Caria", "Senecio" (rivista online) e collabora pure con altre testate, tra cui "Italian Poetry Review" di Paolo Valesio, "Il Musagete" di Bonifacio Vincenzi, "Poesia e Spiritualita'" di Donatella Bisutti, "Porti di Magnin" dell'architetto piemontese Carlo Pellegrino. Svolge da anni attivita' di editing presso la casa editrice Supernova; assieme a Giovanni Distefano dirige la collana "VeneziaStory". Attualmente vive tra Venezia e Belluno. Ha un sito personale: http://digilander.libero.it/letizial Sulla sua produzione hanno scritto numerosi critici e studiosi italiani o stranieri, tra i quali gli antichisti Aristide Colonna, Franco Sartori, Igor Lisovy, Jan Burian, Lucia Ronconi, Gian Domenico Mazzocato, Lorenzo Fort, Claudio Cazzola, Gianni Caccia. Ha al suo attivo molti saggi, note, recensioni, articoli, poesie. E' presente negli Atti della "Dante Alighieri" e dell'Ateneo (Treviso), della Biennale Internazionale di Poesia (Alessandria), della Fiera dell'Editoria di Poesia (Pozzolo Formigaro), dell'Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti gia' dei Ricovrati e Patavina (Padova), oltre che in La grande avventura di essere me stessa. Una rilettura di Simone de Beauvoir (Atti del Convegno "Quando tutte le donne del mondo...", Ferrara, 20 novembre 2008), a cura di A. Cagnolati, Roma 2010 e in Atti della Giornata di Studio "Presenza classica", Universita' Cattolica di Milano, 8 maggio 2009, "L'analisi linguistica e letteraria" 2, XVII 2009. Per la produzione in versi, e' presente tra l'altro nell'antologia L'impoetico mafioso. 105 poeti per la legalita', a cura di G. Lucini, Piateda 2010. Tra i libri pubblicati: un divertissement sulla poesia parodico-gastronomica dell'antica Grecia: Archestrato, il cuoco degli dei, Abano 1988 (scritto in collaborazione con C. D'Altilia, illustrato da M. Vulcanescu). Una biografia: Elena Bassi, in Profili veneziani del Novecento 7, a cura di G. Distefano - L. Pietragnoli, Venezia 2003. Due raccolte poetiche, uscite in numero limitato di copie autografate: Poesie soffocate, Venezia 2005 (Premio della Giuria "Astrolabio" 2006); Levia Gravia 2004-2005, Venezia 2006. Due volumetti di curiosita' veneziane: Donne e sangue a Venezia, spigolature storiche di cronaca nera (in collaborazione con G. Distefano), Venezia 2008; Ducisse veneziane (in collaborazione con G. Distefano - D. Zamburlin), Venezia 2010. Diciotto volumi di saggistica: Sofocle. Problemi di tradizione indiretta (in collaborazione con L. Fort, premessa di M. Geymonat), Padova 1991; Ritorno ad Omero. Con due appendici sulla poesia africana, Venezia 1994; Scritti di donna, Venezia 1995; Il gioco della parola (1987-1995), Venezia 1995; Eidola. Immagini dal fare poetico, Venezia 1996; Vipere e demoni. Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia 1997; Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia 2001; Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia 2001; Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo (postfazione di M. Ferrari), Venezia 2002; Il diavolo nella rete (premessa di F. Santucci, postfazione di G. Lucini), Novi Ligure 2003; Diabolica. Da oggi a ieri, Venezia 2004; Ludi, ghiribizzi e varie golosita', Venezia 2005; Le donne e l'antico (postfazione di I. Lisovy - L. Fort), Ceske' Budejovice-Venezia 2006; Vino donne amori (di varia antichita'), Venezia 2006 (Premio Pavesiano "Dioniso" 2006); Medusa. Tentazioni e Derive, Padova 2007; Mirabile bruttezza (premessa di A. Pajalich), Padova 2008 (Primo Premio Nazionale "Basilicata e Calabria" 2010; Premio Internazionale "Nuove Lettere" dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli 2010); Femminilita' "virile", tra mito e storia, Novi Ligure 2009; La verita' e il mito. Trittico muliebre (premessa di T. Agostini), Venezia 2010. Ha curato assieme a P. Matrone la raccolta in prosa di Franco Santamaria: Se la catena non si spezza, Foggia 2005; assieme a I. Lisovy il volume in memoria dello storico dell'antichita' greco-romana Franco Sartori: Litora vitae honestae. Disputationes de magistro nostro, collega et amico, professore Franco Sartori (1922-2004), Ceske' Budejovice-Venezia 2006; assieme a L. Bellina - R. Cortiana - F. Dei Tos - L. Durante - L. Malvestio - I. Masolo - C. Merlin - G. Potente - Ch. Rossi - P. Vettore il volume della francesista Francesca Trentin Baratto: Carte ritrovate, Venezia 2009; assieme ad A. Macchia la silloge poetica di Lucia Visconti Cicchino: Humus, Piateda 2011. Cfr. anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 253]
La commemorazione nonviolenta del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele" e' stata una iniziativa di primo rilievo e di vasta risonanza, voluta e realizzata in nitida (luminosa) alternativa ai grotteschi (lugubri) "festeggiamenti" che ogni anno ricorrono per volonta' dei protagonisti della politica e degli addetti agli apparati bellici - i Signori della Morte, come mi aggrada chiamarli, ovvero i diretti responsabili di quelle tante tantissime morti, i quali, anche in questi anni economicamente difficili, se corrisponde a verita' il dato veicolato dai media "bruciano" ogni mezz'ora piu' di 75 milioni di dollari per gli armamenti e le spese militari in genere.
In particolare quest'anno le adesioni all'iniziativa nonviolenta, estesa a molte citta' d'Italia, oltre che prestigiose sono state numerosissime. E, nel ricordo e nel nome delle vittime di ogni tempo, hanno rivolto un esplicito appello all'impegno per la cessazione delle guerre; per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; per il trionfo della pace, della democrazia, della legalita'. In una parola, per la difesa dei diritti di tutti gli esseri viventi (umani e non).
5. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. ANTONIO LOMBARDI: UNA LETTERA SENZA RISPOSTA
[Ringraziamo Antonio Lombardi (per contatti: lombak at libero.it) per questo intervento.
Antonio Lombardi, pedagogista, mediatore dei conflitti e consulente della comunicazione ad orientamento analitico-transazionale, ha fondato in Campania il Centro per la Nonviolenza nei Conflitti (www.cenocon.it) operante nella formazione, consulenza e mediazione. Da circa trenta anni e' membro del movimento internazionale Pax Christi, del quale e' stato consigliere nazionale per due mandati, negli anni ottanta e duemila. Con Pax Christi si occupa principalmente di educazione alla pace, difesa popolare nonviolenta, smilitarizzazione del territorio. Ha pubblicato il quaderno "Introduzione al Training Nonviolento" (collana I Quaderni di Mosaico di Pace, n. 17), il saggio "Educazione alla nonviolenza e Analisi Transazionale" (in Quaderni Satyagraha, n. 19) e il libro "C'era una volta la guerra... L'educazione alla cittadinanza attiva in prospettiva nonviolenta" (Edizioni La Meridiana, Molfetta 2011)]
"Ogni vittima ha il volto di Abele"... Il 4 novembre, ricordando le vittime di tutte le guerre, sono rimasto ad attendere invano una risposta. Mi riferisco all'Ordinario Militare d'Italia, cui qualche giorno prima avevo inviato una lettera aperta. Quella risposta non e' mai giunta. La realta' dei cappellani militari e' una ferita nella Chiesa che resta muta nella sua contraddizione. Ed e' un mutismo distante, troppo distante, dal silenzio memore e solidale con coloro che della guerra hanno conosciuto l'unico autentico volto: la morte.
Ecco il testo della lettera.
*
Lettera aperta all'Ordinario Militare d'Italia, S.E.R. Mons. Vincenzo Pelvi.
Caro fratello Vescovo,
le chiedo anzitutto di voler benevolmente accogliere lo stile non formale che ho scelto per questa lettera, proprio perche' in essa esprimo questioni di fede e dunque di qualcosa che ci tiene strettamente in comunione, appunto come fratelli nello stesso Vangelo, lei come pastore ed io come semplice fedele, da decenni impegnato nell'educazione alla pace con il movimento Pax Christi.
Da tempo pensavo di scriverle per aprire un dialogo sereno, sincero e fruttuoso in tema di pace e nonviolenza, Chiesa e forze armate. Infine ecco giunta la decisione di non rinviare piu', poiche' in questi giorni ho appreso la notizia che il Beato Papa Giovanni XXIII sarebbe stato proclamato - o potrebbe esserlo, non mi e' ben chiaro - Santo Patrono dell'Esercito Italiano.
Quella dei cappellani militari e di una "Chiesa militare" e' una scelta che, alla luce del messaggio evangelico, proprio non capisco. Sia ben chiaro, non ho alcuna intenzione di negare che coloro che appartengono alle forze armate abbiano il diritto di ricevere una cura spirituale; il problema semmai e' di una Chiesa che non si pone coerentemente in maniera dialettica nei confronti dell'istituzione militare, ma vi prende parte: sceglie di essere militare tra i militari. E' come se i sacerdoti che, meritoriamente, lavorano fianco a fianco coi tossicodipendenti, dovessero necessariamente drogarsi per svolgere quel loro servizio! Se lo immagina un don Ciotti convinto di doversi dare all'eroina per poter fondare e animare il Gruppo Abele? Perche', allora mi chiedo, i sacerdoti che svolgono il ministero pastorale con le nostre sorelle e i nostri fratelli militari entrano nei ranghi delle forze armate? Dove va a finire il loro potenziale critico e profetico, se assumono l'infausta condizione di coloro ai quali dovrebbero anzitutto insegnare, alla luce della nonviolenza di Gesu', che la divisa e le armi vanno appese immediatamente e definitivamente al chiodo? Proprio come la siringa. Perche' la guerra e' la droga dei potenti: di essa si inebriano e si esaltano, con essa perseguono e mantengono i loro deliranti privilegi, ma a causa di essa, poi, finiscono miseramente nella polvere.
In fondo la questione e' tutta qui. Ribadire con coraggio che gli eserciti sono nati per fare le guerre e non la pace e che la violenza e' l'elemento caratterizzante la loro ragion d'essere. E questa cruda e tremenda realta' non puo' essere certo annullata o nascosta cambiando nome alle guerre, chiamandole "missioni di pace", per renderle piu' accettabili all'opinione pubblica e per sottrarle goffamente alla condanna della nostra Costituzione. E non basta neppure affidare alle forze armate compiti di protezione civile, per esibire un volto che non hanno e una speranza che non possono ne' offrire ne' costruire. Talora nutro il dubbio che in Italia si mantenga una Protezione Civile debole, proprio per dare la possibilita' ai militari di beneficiare d'una pennellata di utilita' sociale. Auguro al popolo di questo Paese che sia solo un pensiero esageratamente sospettoso.
E' ora, fratello Vescovo, di dire una parola chiara: non si puo' servire Dio e la guerra. O l'uno o l'altra. Lei ed i suoi cappellani, purtroppo, a causa del doppio status di pastori e militari, mi sembra che di fatto stiate confondendo due realta' inconciliabili. E' ora, invece, di dire la verita' a quei giovani i quali, pur di sfuggire alla disoccupazione nella quale vengono mantenuti da uno Stato incapace, si affacciano all'idea di entrare nelle forze armate: la loro attivita' non avra' nulla a che vedere con la vera pace, e l'orrore delle armi e della violenza - falsificato da chi e' interessato al grande affare della guerra - sara' il loro pane quotidiano.
Concludo ritornando al punto di partenza: papa Giovanni XXIII. E' pur vero che in gioventu' egli ha conosciuto la vita militare e la guerra, ed e' stato cappellano militare, ma cio' non basta, a mio avviso, a giustificare la scelta di farne il Patrono dell'Esercito! Al contrario, voglio immaginare che proprio il raccapriccio dinanzi a tante inutili stragi lo abbia portato poi, decenni dopo, a promulgare quella lettera enciclica, la Pacem in Terris, che ancora oggi e' un canto di pace inascoltato. E' proprio li' che si legge - i cappellani militari dovrebbero insegnarlo nelle loro omelie e catechesi - che "Quare aetate hac nostra, quae vi atomica gloriatur, alienum est a ratione, bellum iam aptum esse ad violata iura sarcienda". Nell'era atomica, ritenere che la guerra possa ristabilire i diritti violati alienum est a ratione, e' cosa estranea alla ragione. Follia pura. La difesa nonviolenta, civile e disarmata, e' molto piu' sensata e coraggiosa di quella militare armata; essa sta dando concretezza agli aneliti di liberta' e riconciliazione ai quattro angoli del mondo, nonostante una cortina di silenzio gravi su di essa. In Italia la legge 230 del 1998 (art. 8) impegna lo Stato ad attuare "forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta": perche' i cappellani militari non chiedono a gran voce che cessino le scandalose spese per le armi e si diano ad essa rilievo e risorse? Questo grido si' che si porrebbe sulla scia di Colui che, senza ambiguita', disse a Pietro che voleva difenderlo: "Rimetti la spada nel fodero!" (Gv 18, 11).
E' ora che la "Chiesa militare" chiuda i battenti e si spalanchino le porte della "Chiesa nonviolenta", da annunciare a tutti. Militari compresi.
Con un abbraccio fraterno e sincero ed un vivo ringraziamento per l'attenzione.
Napoli, 26 ottobre 2011
6. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. RICCARDO ORIOLES: A CENT'ANNI DAL SUICIDIO DELL'EUROPA
[Ringraziamo Riccardo Orioles (per contatti: riccardoorioles at gmail.com) per questo intervento.
Riccardo Orioles e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", cura in rete "La Catena di San Libero", un eccellente notiziario che puo' essere richiesto gratuitamente scrivendo al suo indirizzo di posta elettronica; ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani; ha dato vita all'esperienza di "'U cuntu" (www.ucuntu.org). Per gli utenti della rete telematica vi e' anche la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra (ora e' anche il titolo di un suo libro a stampa, una raccolta di suoi scritti a cura di Francesco Feola e Luca Rossomando, pubblicato dalla casa editrice Melampo, Milano 2009). Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999)]
Fra una quarantina di mesi - l'estate 2014 - ricorreranno cent'anni dal suicidio dell'Europa. Potrebbe essere per tutti noi la scadenza - un appuntamento che comincia gia' ora - per la creazione dell'Europa, non quella delle banche. L'Europa della partita di calcio fra inglesi e tedeschi, nella terra fra le due trincee, nei giorni del natale '14. Una partita interrotta da due guerre bibliche, da tirannie senza fine, da una disumanizzazione industriale. Possano i giovani riprenderla ai tempi nostri, rifare ora l'Europa che i potenti vollero assassinare cent'anni fa.
7. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. PASQUALE PUGLIESE: RESPONSABILITA'
[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per averci messo a disposizione questo intervento pubblicato nel suo blog.
Pasquale Pugliese fa parte della segreteria nazionale del Movimento Nonviolento. "Obiettore di coscienza e laureato in filosofia con una tesi sul pensiero di Aldo Capitini, sono stato per diversi anni educatore in un progetto del Comune di Reggio Emilia, i Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore pedagogico e supervisore. Oggi mi occupo di progettazione educativa e di politiche giovanili. Sono legato fin dai tempi dell'universita' al Movimento Nonviolento, per il quale in questo momento sono impegnato nel direttivo e nella segreteria nazionali. Collaboro alla redazione di "Azione nonviolenta", per la quale ho anche seguito, per qualche anno, la rubrica "Educazione". A Reggio Emilia, dove vivo, dopo aver partecipato negli anni a molte reti, coordinamenti e campagne, sono tra i fondatori della Scuola di Pace, che seguo sia nel coordinamento che nel gruppo di lavoro su educazione e formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Sono, inoltre, formatore per la formazione generale dei volontari civili per conto del Comitato provinciale per il servizio civile di Reggio Emilia. Sul web curo un blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi, pubblicati o svolti in seminari e contesti formativi (www.pasqualepugliese.blogspot.com) ed ho un profilo su facebook nel quale sono attivi buoni e informali contatti con molti amici di tutta Italia". Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267 da cui riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato nel 1968 a Tropea, sul Tirreno calabrese, ho studiato filosofia e svolto il servizio civile al di la' dello stretto, Messina. Migrante in direzione Nord, come molti calabresi della diaspora, sono infine approdato a Reggio Emilia. Dove ho fatto per diversi anni l'educatore in un progetto del Comune chiamato Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore, supervisore ed oggi mi occupo di progettazione educativa. Contemporaneamente, fin dai tempi dell'universita', ho mantenuto un costante dialogo con il Movimento Nonviolento grazie al quale sono maturate molte di quelle convinzioni che ho appena espresso. Da un po' di tempo, accompagno la vita del movimento cercando di dare un contributo al suo coordinamento nazionale ed alla rivista "Azione nonviolenta", sulla quale seguo, per lo piu', le tematiche educative. A Reggio Emilia, dopo aver partecipato negli anni, a molte reti, coordinamenti e campagne, negli ultimi tempi mi dedico alla Scuola di Pace, sia sul piano dell'organizzazione che della formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Da poco tempo sto provando anche a muovere i primi passi sul web, dove ho un "profilo" su facebook, nel quale sono attivi diversi contatti con amici della nonviolenza di tutt'Italia, e dove cerco di seguire un rudimentale blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi e dove finira' anche questa intervista. (www.pasqualepugliese.blogspot.com). Tuttavia, tra tutte le attivita', quella principale, che richiede le mie migliori energie e mi da' le maggiori soddisfazioni, e' quella di papa' di due splendide bambine: Annachiara e Martina"]
I venti di guerra nucleare che hanno ricominciato non a soffiare, ma ad essere soffiati, ci rammentano che l'unica speranza per la pace e' il disarmo. Nucleare e non solo.
Ma nessuno ha in agenda il disarmo: ne' i governi ne' le opposizioni, ne' i movimenti ne' i partiti, ne' gli indignati ne' i rassegnati. Se nessuno ha in agenda il disarmo, mentre la corsa agli armamenti galoppa, la guerra e' gia' pronta, consapevolmente, negli arsenali e, inconsapevolmente, nelle teste di tutti.
L'unica via d'uscita e' l'avvio, adesso, del disarmo nelle teste che imponga il disarmo degli arsenali in tutte le agende: politiche, informative, culturali, religiose, associative, movimentiste. Altrimenti, dopo, saranno perfettamente inutili le manifestazioni pacifiste per fermare la catastrofe avviata. E' necessario agire subito, ciascuno per come puo' e per come sa, ovunque: nei partiti e nelle istituzioni, nei giornali e sul web, a scuola e all'universita', in parrocchia e in moschea, nelle associazioni e nei movimenti.
Gia' un'altra volta una crisi finanziaria globale si concluse con una guerra. E fu mondiale, e fu nucleare. E ancora, di nuovo, si prepara. Oggi, ora, nessuno e' escluso dalla responsabilita', ossia dal dover rispondere alla domanda: tu che cosa hai fatto per evitare che cio' avvenisse?
8. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. GIOVANNI SARUBBI: AD AVELLINO
[Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: redazione at ildialogo.org) per questo intervento.
Su Giovanni Sarubbi da un'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 307 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Sono direttore del sito www.ildialogo.org, ho 59 anni, sono lucano di nascita e napoletano di adozione, ho un diploma in Teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Ho partecipato a vari libri con piu' autori e ho scritto per molte riviste nazionali sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Curo la giornata del dialogo cristiano-islamico, giunta alla sua [decima] edizione del prossimo 27 ottobre [2011]. Per la Emi ho scritto il libro Spirito per la collana Le parole delle fedi"]
Eravamo in due, io ed una giovane compagna del Pdci. Ci siamo vestiti con la bandiera della pace e abbiamo percorso tutto il corso principale di Avellino distribuendo un volantino dal titolo "Contro la guerra il 4 novembre giorno di lutto e non di festa". Il corso di Avellino, lungo circa due chilometri e al cui inizio e' posta una caserma militare, quella mattina era particolarmente affollato, soprattutto da ragazzi che, come oramai sembra diventato tradizionale all'inizio di ogni anno scolastico, erano in "sciopero", cioe' avevano in sostanza marinato la scuola visto che stavano sostanzialmente bighellonando per il corso, giocando a pallone o chiacchierando fra di loro, nel migliore dei casi, o bevendo alcolici o altro nel peggiore. Alla fine del corso, in una traversa intestata a Matteotti, e' posizionato il monumento ai caduti. Li' erano radunate le truppe per la parata militare con la fanfara e tutte le armi schierate. Li' siamo giunti dopo aver fatto un centinaio di capannelli, soprattutto con i ragazzi, che ci guardavano un po' come marziani piovuti da un altro pianeta. La storia? La prima guerra mondiale? Una festa fascista voluta da Mussolini? E chi e' Mussolini? La guerra? Ma noi non siamo in guerra! Caporetto? E gli ufficiali piemontesi che ammazzavano i soldati italiani che rifiutavano di uscire dalle trincee per andare all'assalto di altri poveracci con un'altra divisa? Roba dell'altro mondo, nessuno ne aveva mai sentito parlare, anzi qualche ragazzo ci ha detto che la guerra e' bella e si guadagnano anche molti soldi. Diversa l'accoglienza degli anziani che ci hanno ascoltato e condiviso.
Ci abbiamo messo un'ora a fare quasi due chilometri, spiegando e rispiegando il senso del nostro essere li', il valore della pace, il ripudio delle armi e delle guerre, l'enorme ammontare delle spese militari italiane.
Quando siamo arrivati nei pressi del monumeto ai caduti siamo stati immediatamente intercettati dalla Digos. Noi ci siamo limitati ad aprire una bandiera della pace, tenendola bene in alto, mentre i reparti militari passavano rimanendo fermi e immobili. Dall'altro lato della strada un uomo anziano anche lui vestito con la bandiera della pace e anche lui subito intercettato dalla Digos a cui noi abbiamo dato il foglietto preparato da Peacelink. Ci hanno identificati. Ho fatto presente che avevamo solo una bandiera della pace senza neppure aste di alcun tipo. Ho fatto notare al funzionario della Digos che prendeva i miei documenti che avrebbe fatto bene ad identificare quelli che erano li' imbracciando pesanti fucili mitragliatori, quelli si' pericolosi e diseducativi.
Siamo poi andati davanti alla caserma dove pochi, anzi pochissimi, avellinesi, si erano recati in visita e questo ci ha confortato. Abbiamo steso la nostra bandiera, siamo stati guardati ma questa volta non bloccati da Digos e carabinieri. Siamo rimasti li' un'altra oretta circa.
Il giorno dopo solo il quotidiano "Il mattino" di Napoli, edizione di Avellino, riportava la nostra iniziativa che in una citta' come Avellino e' del tutto inusuale.
Le altre organizzazioni, anche giovanili dei vari partiti di sinistra o che di solito dicono di essere per la pace, non solo sono state a guardare, nonostante nei giorni precedenti avessimo fatto diversi comunicati stampa sul tema del 4 novembre, ma sono andate anche da tutt'altra parte, inventandosi un'occupazione di un teatro chiuso da anni giusto per poter parlare di se stessi e del proprio ombelico. Nessun interesse per la tematica della pace, neppure per il fatto che il giorno dopo, il 5 novembre, in una scuola superiore di Avellino si e' tenuto una presentazione agli studenti della vita militare ad opera dell'arma dei Carabinieri. Nessuna contestazione, nessuna bandiera per la pace o interventi a favore della pace in questa assemblea che, come quelle che si svolgono oramai in tutte le scuole d'Italia, complici il ministro dell'ignoranza Gelmini e quello della guerra La Russa, hanno trasformato la scuola in agenzia di collocamento per le forze armate italiane.
Abbiamo ancora molto da fare. Questo e' certo e fra questo da fare c'e', soprattutto, il liberarci di quanti, anche a sinistra, gestiscono la politica in modo privatistico come il duce di Arcore.
9. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. OLIVIER TURQUET: DALL'ANTIMILITARISMO ALLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Olivier Turquet (per contatti: olivier.turquet at gmail.com) per questo intervento.
Olivier Turquet e' nato nel 1954. Fiorentino d'adozione risiede attualmente nel Valdarno dove svolge il suo lavoro di maestro elementare. Per hobby si occupa di cambiare il mondo con svariate iniziative nel campo dell'editoria, del giornalismo, della ricerca. In questo senso e' direttore editoriale della casa editrice umanista Multimage (www.multimage.org), fondatore dell'agenzia stampa elettronica "Buone Nuove" (www.buonenuove.org), redattore di "Pressenza", agenzia stampa per la pace e la nonviolenza (www.pressenza.org), redattore di PeaceLink, telematica per la pace (www.peacelink.it) e coordinatore del Centro studi umanisti "Ti con Zero" (www.cmehumanistas.org, www.csuticonzero.org). Fa parte del Movimento Umanista (www.humanistmovement.net), medita e organizza eventi su spiritualita' ed educazione al Parco di studio e riflessione di Attigliano (www.parcoattigliano.eu). Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 347]
Gli eventi di questi tempi mi pare impongano una riflessione. Una riflessione che non e' nuova: passare dall'antimilitarismo e dal pacifismo alla nonviolenza.
Passare cioe' da lotte congiunturali su aspetti importanti ma transitori della societa' (la guerra, le armi) ai temi di fondo (la violenza in tute le sue forme, l'atteggiamento di fronte al mondo e alla vita ecc.).
In questo momento il tema della violenza economica mi pare centrale: e non e' che non abbia a che fare con le furbate della guerra in Libia o con l'assoluta assenza di una proposta che levi gli inutili soldi agli F-35 per porli a cio' che veramente serve; pero' c'e' di piu': c'e' la semsibilita' dei popoli che si sta svegliando e che necessita dei nonviolenti che accompagnino questo processo. Abbiamo visto in questi giorni, nel nostro ambiente, differenziare le richieste degli indignati da quelle dei pacifisti, come se si trattasse di cose diverse e lontane. Non e' nostro quest'allontanarsi, men che mai il manipolare delle astute bande di "rivoluzionari" pronti con il cappello su tutto cio' che si muove.
La nonviolenza studia, comprende, orienta senza pretese di dirigere o manipolare. La nonviolenza sta piu' avanti e piu' in alto delle questioni congiunturali, aspira alla realizzazione di obiettivi umani piu' alti: il riconoscimento e la valorizzazione della diversita', l'uguaglianza di diritti ed opportunita', il vuoto a qualunque forma di violenza e, in particolare, di discriminazione (e sto pensando a quella terribile dei giovani oggi), la ricerca della conoscenza al di la' dei pregiudizi vigenti in questo momento storico.
Su questo ci applichiamo e invitiamo ad applicarsi tutte le varie anime della nonviolenza e a convergere. La situazione storica lo richiede, con una certa urgenza.
10. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. NARA ZANOLI: CONTRO LA GUERRA, PER LA VITA
[Ringraziamo Nara Zanoli (per contatti: naraleonardo at tin.it) per questo intervento.
"Sono un'insegnante elementare e ho 53 anni. Abito a Cavezzo in provincia di Modena. I miei genitori, piccoli coltivatori diretti, hanno fatto molti sacrifici per far studiare me e mia sorella fino al termine delle scuole superiori. Fin da bambina ho aiutato nel lavoro domestico e da ragazza durante le vacanze estive andavo a raccogliere la frutta e a seguire i bambini nei centri estivi e nelle colonie. Terminate le scuole magistrali a 18 anni ho iniziato a fare supplenze nelle scuole d'infanzia dei comuni vicini al mio e nelle scuole a tempo pieno della provincia. Ho superato vari concorsi comunali per entrare di ruolo come insegnante di scuola dell'infanzia e di asilo nido e intanto mi sono iscritta alla Facolta' di Pedagogia di Bologna per frequentare i corsi serali. Lavoravo nella scuola di giorno e la sera correvo all'universita' tre volte alla settimana con l'auto e con il treno per seguire le lezioni. Nel 1983 sono entrata di ruolo nello stato dopo aver superato regolare concorso per la scuola elementare dove ho iniziato svolgendo le attivita' integrative nel tempo scuola normale e poi insegnando in classi con i nuovi moduli e infine nel tempo pieno. Molti cambiamenti e molto impegno hanno caratterizzato quegli anni perche' erano entrati nella scuola i nuovi programmi. Nel frattempo mi sono sposata, ho avuto un figlio e mi sono occupata della salute dei miei genitori anziani che vivevano vicino a me. Poiche' il mio ex-marito partiva al mattino e tornava alla sera ho dovuto occuparmi della gestione della casa, della cura del figlio e della salute dei genitori. Ho dovuto poi divorziare dal marito, assistere mio figlio diabetico e i miei genitori negli ultimi anni di vita. Grazie a Dio sono riuscita ad affrontare tutto questo ma alla fine ero stremata e mi sono presa un anno di giubileo in Brasile presso la diocesi di Goias gemellata con quella di Modena. Ho scritto poi un libro su questa esperienza intitolato "Giubileo di donna". In tutto questo cammino ho trovato sostegno e grande conforto partecipando ai gruppi di lettura popolare della Bibbia di cui posso inviare un testo che ne spiega il senso e il percorso. Attualmente insegno italiano alle straniere e agli stranieri presenti nel territorio, sempre nella scuola statale"]
Ognuno di noi può fare qualcosa contro la guerra, ogni giorno, nella cerchia delle persone con cui si trova a vivere.
Ma per fare questo dove trovare la forza, la tenacia e la persistenza? Io le ho trovate nella lettura popolare della Bibbia, piccoli gruppi di persone che credono nella forza della Parola quando non viene slegata dalla nostra vita.
E' una lettura delle nostre esperienze, della vita in cui siamo immersi e che ci circonda quotidianamente.
Leggiamo con la convinzione profonda che la prima Parola che Dio dice e' la vita, e' con la vita e nella vita che Dio ci parla, ci incontra e fa storia con noi.
Egli ci interpella soprattutto con la vita dei piu' deboli, degli oppressi, degli ultimi ed esclusi.
Attraverso questo cammino fatto in comunita' il nostro cuore e la nostra mente si convertono dal profondo e nonostante i nostri insuccessi siamo certi della bonta' di questo percorso che essendo per la vita e' contro tutti gli armamenti e per le forze nonviolente senza se e senza ma.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 732 del 7 novembre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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