Telegrammi. 723
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- Date: Sat, 29 Oct 2011 00:37:19 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 723 del 29 ottobre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Il 4 novembre contro la guerra
2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele
3. Ricciardo Aloisi: Di questo consiste la guerra
4. Enrico Bianchi: 4 novembre, anniversario dell"inutile strage"
5. Vittorio Merlini: 4 novembre
6. Rosangela Pesenti: Il primo passo
7. Solidali con Antonello Repetto
8. Danilo Dolci: Cosi' le deportazioni continuano
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL 4 NOVEMBRE CONTRO LA GUERRA
Alcune delle piu' rappresentative esperienze del pacifismo italiano - il Movimento Nonviolento, l'Associazione per la pace, Peacelink - hanno copromosso l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" affinche' il 4 novembre in tutte le citta' d'Italia si svolgano iniziative nonviolente di commemorazione delle vittime della guerra, iniziative nonviolente che siano anche espressioni d'impegno affinche' non vi siano altre vittime, ovvero affinche' cessino le guerre - e le uccisioni, le distruzioni e le persecuzioni di cui le guerre consistono.
Un 4 novembre dalla parte delle vittime, dalla parte dell'umanita', contro la guerra assassina e contro gli apparati e gli strumenti della guerra assassina. Quindi un 4 novembre che pone qui e adesso richieste semplici e forti, inequivocabili ed ineludibili: che cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine in Afghanistan e in Libia; che cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti; che siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista; che cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi; che si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni; che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Il 4 novembre la nonviolenza convoca il popolo italiano al primo dovere di ogni persona decente: il dovere di non uccidere, e quindi il dovere di opporsi alle uccisioni e alle persecuzioni.
Il 4 novembre la nonviolenza convoca il popolo italiano a levarsi in difesa della legalita' che salva le vite.
Il 4 novembre la nonviolenza convoca il popolo italiano ad opporsi alla guerra assassina e al colpo di stato razzista.
Il 4 novembre la nonviolenza convoca il popolo italiano a ripristinare la vigenza della Costituzione della Repubblica Italiana, ad affermare la democrazia e il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ad inverare la civilta' e il diritto opponendosi alla barbarie omicida.
Il 4 novembre, nell'anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, nel ricordo e nel nome di tutte le vittime di tutte le guerre.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita'.
2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
[Riproponiamo il seguente appello]
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
*
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
*
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Associazione per la pace
per contatti: tel. (+39) 348392146, e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org
Peacelink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. RICCIARDO ALOISI: DI QUESTO CONSISTE LA GUERRA
[Ricciardo Aloisi e' un vecchio amico di questo foglio]
Di questo consiste la guerra:
dell'uccisione di esseri umani.
Ed all'uccisione di esseri umani
ogni essere umano ha da opporsi.
Di questo consiste la guerra:
immani devastazioni.
Ed e' compito di ogni essere umano
difendere la casa di tutti.
Di questo consiste la guerra:
sperpero immenso di risorse sottratte
al bene comune. Ed e' ufficio
di ogni essere umano che la rapina cessi.
Di questo consiste la guerra:
semina e bufera di sangue e di odio.
Ed e' dovere di ogni essere umano
resistere al male, recare soccorso, salvare le vite.
Di questo consiste la guerra:
morti e feriti, lutto e distruzioni, barbarie.
Ed e' compito dell'umanita' intera
che tutto questo orrore cessi.
Di questo consiste la guerra
nemica dell'umanita'.
Deve dunque l'umanita' abolire
la guerra sua prima nemica.
Abolire la guerra
abolire gli eserciti
abolire le armi
ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita'
resti umano ogni essere umano.
Ogni essere umano ripudi
la guerra, gli eserciti, le armi.
4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ENRICO BIANCHI: 4 NOVEMBRE, ANNIVERSARIO DELL'"INUTILE STRAGE"
[Ringraziamo Enrico Bianchi (per contatti: segrpresidentecc at comune.livorno.it) per questa intervista di cui riportiamo ampi stralci.
"Enrico Bianchi e' presidente del Consiglio Comunale del Comune di Livorno e medico di medicina generale. Nato a Livorno il 12 maggio del 1950, e' laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in malattie del tubo digerente, sangue, ricambio. Autore di dodici lavori clinici di interesse nazionale. Dal 1977 e' anche funzionario Unire preposto alla disciplina delle corse dei cavalli (sua grande passione fin dall'infanzia) presso gli ippodromi di Livorno, Pisa, Firenze, Grosseto e Roma. E' stato curatore di trasmissioni televisive inerenti il mondo ippico, e dal 1993 membro effettivo del cda della Societa' Labronica Corse Cavalli. E' stato eletto Presidente del Consiglio Comunale di Livorno, per la prima volta, nel 2003 dopo essere stato Presidente della V commissione consiliare (sociale e sanitaria). Candidatosi nuovamente nel 2009 per le elezioni del Consiglio Comunale nelle liste del Pd (primo eletto della maggioranza per preferenze) viene ricandidato e rieletto come Presidente del Consiglio Comunale di Livorno, ruolo che ancor oggi ricopre oltre a quello di medico a cui tiene moltissimo. Oltre ai cavalli, ha un'altra grande passione: l'archeologia, ed ama coltivare orchidee"]
Molto sinteticamente vorrei esprimere il mio pensiero sulla ricorrenza del 4 novembre, senza avventurarmi in una disamina storica ma, semplicemente, mettendo a fuoco alcune idee di fondo che mi auguro possano farsi strada in un prossimo futuro nel mondo... Era la fine della prima guerra mondiale... Le vittime furono 700.000. Il papa Benedetto XV defini' quella guerra "l'inutile strage". Fu quella guerra che segno', tra le altre cose, l'esplosione del fanatismo nazionale, l'inizio dei totalitarismi, la scuola di vita di Hitler e di Mussolini...
Oggi il nostro governo sembra voglia celebrare, in grande, le forze armate in questa giornata, per onorare il contributo di uomini che l'Italia ha dovuto pagare in quella prima guerra mondiale. Ed e' proprio su questo "contributo" che vorrei focalizzare l'attenzione.
Ogni guerra, ogni violenza comporta la perdita di vite umane, ricordo nel tempo la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio nazisti, l'attentato alle torri gemelle, la guerra in Afghanistan, in Libia...
Occorre osservare il conflitto da altre prospettive. Non come l'esaltazione di chi si rapporta in termini di forza al contesto e fa del conflitto il suo habitat naturale, bensi' come possibilita' per confrontarsi, per crescere, per imparare a riconoscere l'altro in modo utile attraverso l'impegno e la responsabilita', naturalmente in un contesto di necessaria democrazia.
5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. VITTORIO MERLINI: 4 NOVEMBRE
[Ringraziamo Vittorio Merlini (per contatti: segreteria at roccadipace.it) per questo intervento.
Vittorio Merlini nasce in provincia di Bergamo nel 1953. A 18 anni fa l'obiezione di coscienza al servizio militare e poi il servizio civile. Nel 1980 fa l'obiezione di coscienza alle spese militari, per cui subisce diversi pignoramenti mentre lavora nella Commissione Difesa Popolare Nonviolenta. Partecipa nella sua terra alla lotta noviolenta contro la miniera di uranio di Novazza. Fonda la Comunita' della Guedrara (Sestola, Modena) di ispirazione cristiana e nonviolenta. Sposato con tre figli lavora la terra, partecipa al Gruppo 1% con progetti nel terzo mondo (in particolare di sostegno al movimento gandhiano indiano Lafti) e a Rocca di Pace (una scuola di pace). Svolge attivita' di formazione sui temi della gestione nonviolenta dei conflitti. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 348]
Quando ero bambino ero molto orgoglioso di partecipare alle sfilate del 4 novembre, con la divisa da scolaro, la bandierina tricolore, insieme alla mia classe, dietro alla banda.
Al monumento dei caduti speravo di essere scelto per leggere il proclama del generale Diaz che annunciava la disfatta del nemico e la nostra vittoria. Mai come in quei momenti mi sentivo fiero del mio nome. C'era sempre un ex-combattente da premiare con una medaglia. Poi questi reduci, parlando sottovoce, mi dicevano che nella guerra avevano patito molto e che molti non erano tornati. Il prete benediceva tutti, ma alla messa disse che la parola guerra bisognava toglierla dal vocabolario. Si diceva che il parroco, durante l'ultima guerra, avesse salvato alcuni operai del cotonificio destinati, per rappresaglia, alla fucilazione, mettendosi in mezzo con il vangelo in mano.
Ho vissuto molti anni in Via 4 novembre e, con gli amici, abbiamo giocato tanto con i soldatini e costruendo fortini. I film western, dove il buono vince sempre e il cattivo muore, erano i nostri preferiti. Per Santa Lucia chiesi che mi venisse regalato un fucile giocattolo.
Poi poco a poco la mia idea della vittoria e della guerra sfumava e, man mano che si avvicinava il giorno della visita militare, si faceva strada in me la convinzione che occorreva fare obiezione al servizio militare.
Fu sempre per il 4 novembre che obiettai alla guerra e scelsi il servizio civile sostitutivo, anche se ancora non c'era alcuna legge che lo riconoscesse.
Per finire il 4 novembre e' nata la mia figlia secondogenita Laura: un canto alla vita ed un modo diverso di donare pace al mondo.
6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ROSANGELA PESENTI: IL PRIMO PASSO
[Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: e-mail: rosangela_pesenti at yahoo.it, sito: www.rosangelapesenti.it) per questo intervento.
Rosangela Pesenti, 1953, ragioniera, laureata in filosofia, ha insegnato per trent'anni nella scuola media superiore, attualmente dottoranda in Antropologia ed Epistemologia della complessita'; Counsellor Professionista e Analista Transazionale (Cta) svolge da anni attivita' di counselling e formazione. Scrive per le riviste "Marea", "Noi Donne", "Su la testa" e altre. Entrata giovanissima nel movimento femminista, dal 1978 nell'Udi di cui e' stata in vari ruoli una dirigente nazionale fino al 2003, attualmente iscritta all'Udi Monteverde di Roma, collabora con numerosi gruppi e associazioni di donne, in particolare a Bergamo con il Centro "La Porta". Ha fondato, insieme ad altre, la Convenzione delle donne di Bergamo e il Gruppo Sconfinate di Romano di Lombardia. Tra le opere di Rosangela Pesenti: Trasloco, Supernova editrice, Venezia 1998; E io crescevo..., Supernova editrice, Venezia 2001; saggi in volumi collettanei: "Antigone tra le guerre: appunti al femminile", in Alessandra Ghiglione, Pier Cesare Rivoltella (a cura di), Altrimenti il silenzio, Euresis Edizioni, Milano 1998; "Una bussola per il futuro", in AA. VV., L'economia mondiale con occhi e mani di donna, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 1998; AA. VV., Soggettivita' femminili in (un) movimento. Le donne dell'Udi: storie, memorie, sguardi, Centro di Documentazione Donna, Modena 1999; "I luoghi comuni delle donne", in Rosangela Pesenti, Carmen Plebani (a cura di), Donne migranti, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2000; "Donne, guerra, Resistenza" e "Carte per la memoria", in AA. VV., Storia delle donne: la cittadinanza, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2002; Caterina Liotti, Rosangela Pesenti, Angela Remaggi e Delfina Tromboni (a cura di), Volevamo cambiare il mondo. Memorie e storie dell'Udi in Emilia Romagna, Carocci, Firenze 2002; "Donne pace democrazia", "Bertha Von Suttner", "Lisistrata", in Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003; "I Congressi dell'Udi", in Marisa Ombra (a cura di), Donne manifeste, Il Saggiatore, Milano 2005; "Tra il corpo e la parola", in Io tu noi. Identita' in cammino, a cura dell'Udi di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 2006; Il materno e il politico, in Donne e politica a cura di A. Zatti, Rubbettino 2010; Da Rosa a noi: il personale e' politico, in La Rosa d'inverno, Ed. Punto Rosso, Milano 2010; Le ambiguita' dell'emancipazione, in Corpi e Anticorpi, Ed. Punto Rosso, Milano 2010; Per Alice, in La stanza dei bambini, a cura di Dolores Munari Poda, Quaderni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze Umane n. 44, 2005, Ed. La Vita Felice; Spazio e identita': i messaggi copionali dei luoghi abitati dai bambini, in Rivista Neopsiche, n. 9, Ananke 2010]
Ogni vittima ha il proprio volto, ogni vittima lo e' in modo diverso. L'uniforme cancella le identita' cosi' come il nome comune occulta le storie.
In guerra si chiamano caduti gli esseri umani assassinati accomunati quasi alla naturalita' dei frutti che cadono dall'albero.
La guerra e' prima di tutto manipolazione delle parole, deformazione dei significati, contaminazione dell'immaginario.
Mi sono chiesta spesso perche' mai si studi l'Iliade alla scuola media, si tratta di una lunga esaltazione della guerra, una storia di eroi alla quale gli dei si appassionano come in una tifoseria.
Poi c'e' lo sport che spinge fin da piccoli alla competizione con l'avallo di genitori e pubbliche amministrazioni che finanziano giochi non innocenti.
Non si conosce altra storia maschile che questa: tra mito dell'eroe e pratica della tifoseria crescono gli assassini della quotidianita', i violentatori, i "battutari" (che non perdono occasione per battute viriloidi), gli arroganti, i sopraffattori e infine i complici, quelli che non si riconoscono, ma stanno zitti.
Alle bambine per le quali abbiamo, con lunghe pacifiche lotte, conquistato la parita', e' stato offerto questo modello, molte ragazze lo imitano, molte tacciono smarrite.
Se devo spendere una parola contro la guerra scelgo di spenderla a favore di una scuola laica, non patriarcale, non sessista, non razzista, non classista, una scuola aperta, accogliente, colta e bella perche' la cultura e la bellezza del mondo sono necessita' come il cibo.
Una scuola che non c'e' mai stata, ma che molte donne e uomini insegnanti hanno fatto vivere con le loro allieve e allievi, molte donne e uomini che ancora esistono e resistono.
Piu' donne che uomini lavorano per la pace.
Raccontare la pace, ogni gesto quotidiano di pace, e' il primo passo per cominciare a cancellare la guerra.
7. TESTIMONIANZE. SOLIDALI CON ANTONELLO REPETTO
[Da Sandro Martis (per contatti: sandro.martis at tin.it) riceviamo e diffondiamo. Ad Antonello Repetto esprimiamo la nostra solidarieta']
In data 23 ottobre Antonello Repetto, storico militante ambientalista e antimilitarista carlofortino (Sardegna), ha diffuso il seguente comunicato.
*
l'installazione di una postazione radar a Capo Sandalo (sono previste ben 73 postazioni simili in tutt'italia - 11 in Sardegna, una dovrebbe essere realizzata a Capo Sperone vicino all'isola di San Pietro - al costo elevatissimo di 350 milioni di euro) e' l'ennesimo "schiaffo in faccia" alla Sardegna gia' satura di basi militari.
Inoltre il fascio di microonde emesso dal radar risulta pericoloso per la salute umana e per l'ambiente: infatti, assurdamente, il radar sara' collocato vicino all'oasi permanente della Lipu.
Anziche' privilegiare, in questo periodo di recessione mondiale, l'occupazione, la sanita', l'istruzione e la ricerca, favolosi capitali vengono dilapidati, in Italia e in tutto il pianeta, per finanziare costosissime istallazioni militari ed ordigni di morte mentre, in tutto il mondo, milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono di fame.
Dispiace altresi' constatare come il sindaco di Carloforte non abbia preso ancora posizione, cosi' come hanno gia' fatto tutti, o quasi, i primi cittadini degli altri paesi, contro la collocazione dei radar.
La mia coscienza di cittadino del mondo e di cristiano (appartengo al movimento cattolico internazionale Pax Christi e al comitato locale "Carlofortini preoccupati") mi impone di disubbidire e, conseguentemente, oggi posiziono dentro la zona militare, che ospitera' la futura installazione radar, la bandiera per la pace e appendo al cancello alcuni cartelli contro il radar.
Con questo gesto di disubbidienza civile, in pratica, mi autodenuncio.
Invito tutte le persone di buona volonta' a compiere, nelle zone dove verranno installati gli altri radar, un gesto analogo.
Antonello Repetto
Carlofonte, 23 ottobre 2011
*
Con l'aiuto di alcune persone, tra cui il sottoscritto, Antonello, si e' recato in zona militare (non vi e' alcuna recinzione e il sito non e' presidiato), di fatto e' solo un vecchio faro, in zona Capo Sandalo (Carloforte), dove e' pero' prevista l'installazione di un radar militare (http://noradarcaposperone.blogspot.com/), e ha piantato un bandiera della pace. Davanti ai cancelli ha poi lasciato dei cartelloni ("Radar stop", "Spese militari stop - piu' lavoro, piu' ospedali, piu' scuole"). Tutti i partecipanti abbiamo firmato, con nome e cognome, i cartelloni, in modo da "metterci la faccia", e un giornalista ha ripreso e fotografato l'azione (e' poi uscito un articolo su "L'Unione Sarda").
Il giorno seguente i carabinieri si sono presentati a casa di Antonello, contestando la violazione dell'art. 682 CP ("Chiunque si introduce in luoghi, nei quali l'accesso e' vietato nell'interesse militare dello Stato, e' punito, se il fatto non costituisce un piu' grave reato, con l'arresto da tre mesi a un anno, ovvero con l'ammenda da lire centomila a seicentomila"). Ora si attendono sviluppi.
Chiunque voglia manifestare solidarieta' ad Antonello o comunque avere maggiori dettagli, puo' mettersi in contatto con lui (non dispone di posta elettronica) per telefono o sms, al numero: 3293489379. Ne sarebbe felice.
Saluti,
Sandro Martis
8. MAESTRI. DANILO DOLCI: COSI' LE DEPORTAZIONI CONTINUANO
[Da Danilo Dolci, Creatura di creature. Poesie 1949-1978, Feltrinelli, Milano 1979, p. 82, riprendiamo questi versi che concludono il poemetto "Non sentite l'odore del fumo?".
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.org, www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]
Cosi' le deportazioni continuano
in furtivi lager
caserme dissimulate -
i fascismi rigerminano, simili e diversi
nascosti tra i cartelli DEMOCRAZIA.
Auschwitz sta figliando nel mondo.
Non sentite l'odore del fumo?
La terra e' carne
la carne e' terra.
Atomi miopi in stravolti
rappigli tra sclerotiche arterie -
la carne pur marcendo
separata infetta torturata
non e' tua
non e' mia:
ogni strazio uno strazio
la carne e' una.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 723 del 29 ottobre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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