La domenica della nonviolenza. 270



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 270 del 23 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Il senso piu' profondo

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Virginia Del Re: Responsabilita' per l'Altro

4. Antonella Litta: Sia il 4 novembre il giorno del ripudio di ogni guerra

5. Enrico Peyretti: Disarmare la ragione armata

6. Toni Revelli: L'inutile strage

7. Antonella Santarelli: Non riesco a tacere

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL SENSO PIU' PROFONDO

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

 

Il senso piu' profondo dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", l'ha indicato Aldo Capitini in un suo scritto del 1936: "Tanto dilagheranno violenza e materialismo, che ne verra' stanchezza e disgusto; e dalle gocce di sangue che colano dai ceppi della decapitazione salira' l'ansia appassionata di sottrarre l'anima ad ogni collaborazione con quell'orrore, edi instaurare subito, a cominciare dal proprio animo (che e' il primo progresso), un modo nuovo di sentire la vita: il sentimento che il mondo ci e' estraneo se ci si deve stare senza amore, senza una apertura infinita dell'uno verso l'altro, senza una unione di sopra a tante differenze e tanto soffrire. Questo e' il varco attuale della storia".

Con questi sentimenti il 4 novembre parteciperemo alle commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

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Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

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Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. VIRGINIA DEL RE: RESPONSABILITA' PER L'ALTRO

[Ringraziamo Virginia Del Re (per contatti: virdelre at tin.it) per questa intervista.

Virginia Del Re, cresciuta a Firenze, ha fatto gli studi universitari a Roma a indirizzo classico e orientale (Indologia, Storia delle religioni). Negli anni '60 ha vissuto e studiato in Iran (Universita' di Teheran) e poi in Africa Occidentale (Ghana e Nigeria). Al rientro in Italia ha scelto di insegnare Lingue straniere moderne (invece che classiche) e  per molti anni e' stata docente di Lingua e letteratura inglese nei licei scientifici, a Roma e a Pisa. Dal 1982 vive a Pisa. Ha condotto progetti di ricerca e sperimentazione in didattica nell'Universita' della Tuscia. Per l'universita' di Pisa (1998-2001) ha svolto corsi e seminari in Linguistica inglese (Lessico, Semantica Storica, il lessico in Shakespeare, Genere e Linguaggio, etc.). Ha vissuto e tuttora soggiorna spesso in Inghilterra, patria di suo marito. Dell'Inghilterra ama molto, oltre al paesaggio e alla letteratura, la grande varieta' delle culture che la abitano (con tutte le difficolta' ancora irrisolte, l'integrazione c'e' e si vive). Da sempre si sente cittadina del mondo e ha mantenuto nel tempo l'interesse originario per le culture extraeuropee, India e Iran in particolare, e in generale per la diversita' delle civilta' umane, le loro tradizioni e credenze, miti e religioni, arte e letteratura, facendone impegno anche sul piano didattico, con attivita' e ricerca sulle tematiche dello Sviluppo e dell'Interculturalita', corsi, seminari, incontri nelle scuole. In questo ambito: sei conferenze "Crossroads of Civilizations: Persia", per il Dept. of Continuing Education, Sheffield Univ., Uk, 1981-82); Seminario "Insegnare i temi dello Sviluppo: un percorso interdisciplinare", Cies e Provincia di  Pisa, 1987; "La didattica della Lingua Inglese in percorsi di Educazione Multiculturale", Provincia di Pisa - Cidi - Cies, 1989; "An English Multicultural Itinerary for the Triennio", Relazione e Workshop al Convegno Lend, Montecatini 1992; "Esperienze di percorsi didattici in lingua straniera: la didattica interculturale", seminario per Cidi e Provincia di Pisa, 1993; "Incontro con la poesia africana: Kofi Awoonor, Leopold Sedar Senghor, Wole Soyinka" per Cies - Commissione Comunita' Europee - Regione Toscana -Progetto biblioteche per un'educazione interculturale, seminari: Livorno, 1994; Pisa, 1994; "La conoscenza della lingua come elemento necessario per l'integrazione", Tavola rotonda, San Miniato (Pi), 2000 (organizzata dalla Provincia di Pisa); "Se lo sguardo e' di una donna: Nadine Gordimer", seminario per il ciclo "Incontro con l'Altro", con P. Bora, Ets, Pisa 2002; incontri con le scuole nell'ambito del Progetto "Diritti delle donne e Integralismi", con l'Associazione "Casa della Donna" di Pisa - Regione Toscana, 2001-2002. Dagli anni '90 si interessa in modo particolare alla politica della pace e alla politica delle donne, alle tematiche di genere sociali e psicologiche; socia della Associazione casa della donna, Pisa; coordinatrice Gruppo Saperi e Cultura di Genere per il Consiglio Cittadino Pari Opportunita' di Pisa dal 2004-2009. Progettazione e relazioni introduttive ai Convegni: Viaggio tra le donne dell'India, Pisa, 2005; Diritti delle donne e multiculturalita' (La Cina e le donne, oggi; l'Iran e i diritti delle donne); Pisa, 2006. Presidente eletta del Coordinamento Movimenti e Associazioni di donne della Provincia di Pisa. Progettazione e relazioni introduttive ai Convegni del Coordinamento: Rappresentanza politica e diritti delle donne: Il ruolo delle associazioni di donne, 2003; Donne Artiste, 2004;  Maternita' oggi, tra desiderio e rifiuto, 2005;  Diritti delle donne e laicita', 2006; Le eta' della donna, 2007;  Donne tra immagine e rappresentazione, 2008. Fa parte del direttivo dell'Associazione Casa della donna di Pisa, di cui e' stata presidente dal 2007 al 28 aprile 2011. Ha fatto parte  dal 1994 al 2006 del Gruppo di lettura "La Luna", Associazione Casa della donna, Pisa. Tra le opere di Virginia Del Re: The Wonder of Creation, an Essay on Sufism and Science, in The Pari Dialogues, Pari Publishing, 2007; cura e introduzione degli Atti del Convegno "Maternita' oggi, tra desiderio e rifiuto",  Provincia di Pisa, 2007; Persia Mystica, Poeti sufi dell'eta' classica, Ets, Pisa 2004; La Luna e i diari delle donne, in Leggere i Diari, a cura del Gruppo La Luna, Pisa 1996; Insegnare i Temi dello Sviluppo, sei quaderni, 1992-99, trad. e adattamento del progetto Teaching Development Issues, University of Manchester, Uk, Pacini Editore, per la Provincia di Pisa; In Their Own Words: Writers from Three Continents, antologia delle letterature del Paesi ex-coloniali di area anglofona, con L. Paggiaro, Loescher Editore, Torino 1994; Da Shakespeare a Chinua Achebe. Percorso letterario multiculturale in lingua inglese per il Triennio dei Licei, con L. Paggiaro, 1992 (finalista Premio del Cies per i dieci migliori materiali didattici, 1992). In preparazione: Donne dell'India tra mito e  letteratura. Ha realizzato varie traduzioni da e in inglese. Cfr. anche l'ampia intervista apparsa sui "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 271]

 

Piu' gli straordinari mezzi tecnologici di cui disponiamo oggi ci rendono testimoni quasi diretti degli eventi nel mondo e piu' cresce dentro di noi il sentimento disperante che la violenza sia invincibile, eredita' inalienabile del nostro destino umano. Sono giorni piu' violenti di altri, questi nostri? Forse no, anzi ci sono state nella storia epoche ancora piu' cruente, piu' sanguinarie; ricordo spesso che Joyce defini' la Storia umana "un incubo".

Ma le immagini recentissime che ci portiamo dentro sono causa di angoscia, di dolore profondo. Si affollano alla memoria la strage norvegese, le notti folli di violenza a Londra, la devastazione e le gesta insensate, a Roma, dei "nostri" guastatori, che per miracolo non hanno ucciso.

Sono andata a rileggere la storia di Caino e Abele, il racconto del primo assassinio fraterno; Caino, archetipo della colpa fratricida e Abele, archetipo di tutte le vittime. Come sempre, pero', da quando me lo fecero leggere bambina, il racconto biblico mi ha inquietato: Abele e', si', vittima innocente della gelosia - invidia - del fratello, ma Caino stesso e' vittima di un potere assoluto e senza volto che con un giudizio inspiegato e senza appello rifiuta la sua offerta di frutti della terra e lo condanna ad essere in eterno colpevole. Ancora, gli imprime il marchio che da una parte lo protegge dopo il delitto, ma ne fa al medesimo tempo un paria, capostipite di una stirpe segnata.

Caino e' chiaramente un violento, non sa dominare l'ira ed e' geloso del fratello minore (come molti fratelli maggiori dopo di lui). Eppure il senso inquietante dell'ingiustizia originaria nei suoi confronti rimane, anche se non ne giustifica l'azione.

In realta', la vera colpa di Caino traspare ed e' suggellata da quella imperdonabile, terribile frase dopo il delitto, "Sono forse io il guardiano di mio fratello?".

Dunque e' questo rifiuto di responsabilita' per l'Altro, la negazione del riconoscimento, della relazione fondamentale che Martin Buber chiama "Io e tu", il crimine sostanziale che porta all'uccisione, alla tortura, alle guerre e all'arroganza di chi ha troppo contro chi ha troppo poco, allo sfruttamento delle persone e delle risorse naturali.

E' in questo senso che Heinrich Boell ha ragione: ogni vittima ha il volto di Abele, perche' qualcuno, una singola persona, un gruppo o un'intera nazione, un intero esercito si sono sottratti alla responsabilita' nei suoi confronti, rifiutando di riconoscerla fratello o sorella.

Nel corso veloce degli avvenimenti, abbiamo sofferto con le vittime degli atti di vario terrorismo, siamo stati informati delle prigioni piene di oppositori di regimi infami, e delle sofisticate tecniche di tortura - usate anche da paesi che si dicono "democrazie rispettose dei diritti umani" - e abbiamo compreso il bisogno di giustizia degli oppressi e cercato di protestare contro la scelta dei governi di sostituirsi alla giustizia (!) della Storia portando guerre e sofferenze aggiuntive.

Ora ci portiamo dentro il volto sfigurato dal sangue dell'ultimo - ultimo solo in ordine di tempo, purtroppo - oppressore, Gaddhafi, e il gesto con cui chiede che non lo si uccida. Credo che abbiamo tutti pensato subito a Saddam Hussein impiccato, al corpo di Osama bin Laden, forse troppo oltraggiato dalle armi per essere mostrato in pubblico. Sono solo i piu' recenti esempi di come anche la persona piu' colpevole, "Caino" per definizione, puo' improvvisamente trasformarsi in vittima, assumere il volto di Abele per mano di chi le nega il riconoscimento della comune umanita'.

Mai come in questi giorni, con immagini nei nostri occhi di volti sanguinanti e corpi insepolti, di morti per guerre intestine e internazionali, ma anche per fame e per disastri provocati da egoismi umani, ci sembra necessario ricordare che la celebrazione delle forze armate, e cioe' del mestiere della guerra e delle armi, che si invochino a loro giustificazione la difesa della comunita' e dei suoi beni, del suolo su cui essa vive, arrivando fino a definire "missioni di pace" le azioni belliche, contiene una profonda, insanabile contraddizione etica.

E' importante, dunque, rispondere all'appello "a far si' che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni".

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANTONELLA LITTA: SIA IL 4 NOVEMBRE IL GIORNO DEL RIPUDIO DI OGNI GUERRA

[Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at gmail.com) per questo intervento.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

Da un po' di tempo, e di piu' in prossimita' della ricorrenza del 4 novembre, mi torna alla mente la lettera che don Lorenzo Milani  scrisse da Barbiana, il 18 ottobre 1965, ai giudici del processo che lo vedeva imputato per il reato d'istigazione all'obiezione di coscienza.

In quella lettera, don Lorenzo Milani affermava, insieme ai suoi giovani studenti: "Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d'una 'guerra giusta'. D'una guerra cioe' che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione. Non e' colpa nostra se non l'abbiamo trovata".

E come non concordare con questo giudizio. Allora come oggi.

Ingiusta ed assassina e' oggi la guerra a cui l'Italia partecipa in Afghanistan e Libia.

Ingiusta, assassina e subdola e' la guerra che ogni giorno viene fatta, nella quasi totale indifferenza di noi italiani, contro le migliaia di esseri umani che giungono migranti sulle nostre coste per lo piu' in fuga proprio da guerre e persecuzioni.

Ingiusta ed assassina fu anche la prima guerra mondiale, come tutte le guerre; un'inutile strage di persone consumata tra la  silenziosa bellezza delle montagne, dolenti e impotenti spettatrici.

Le vittime italiane furono piu' di 600.000, oltre un milione i feriti e tra questi piu' di 600.000 mutilati. Vite distrutte di uomini e donne; figli spesso senza lingua madre di una Italia matrigna che li nutri' con polvere e sangue e che poi il regime fascista uso' per esaltare la falsa e retorica idea di una patria che tale e' solo se sottomette altri popoli.

E pensare che tutte quelle morti, tutto quel dolore, si sarebbero potuti evitare attraverso soluzioni diplomatiche, come documentato storicamente.

Sia dunque la ricorrenza del prossimo 4 novembre un momento di verita' storica e di giustizia che faccia, in nome anche di quelle vittime, ancora piu' forte il nostro impegno per la pace, per il disarmo e per il pieno rispetto di quell'articolo 11 della nostra Costituzione, tanto caro a don Milani e a tante generazioni di veri democratici. Un articolo costituzionale segno di grande civilta' umana e di vittoria sulla barbarie della guerra e della violenza e che sancisce in modo limpido e senza fraintendimento alcuno: "L'Italia ripudia la guerra".

Sia il 4 novembre il giorno del ripudio di ogni guerra.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ENRICO PEYRETTI: DISARMARE LA RAGIONE ARMATA

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti at gmail.com) per questo intervento.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente centrale dal 1959 al 1961 della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana); ha insegnato nei licei Storia e Filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nonviolenta nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi; e' socio del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Ha curato il volume collettivo Al di la' del "non uccidere" (Cens, Liscate, Milano 1989, oggi editrice Servitium, Sotto il Monte); ha pubblicato Dall'albero dei giorni. Soste quotidiane su fatti e segni (Servitium, Sotto il Monte 1998); La politica e' pace (Cittadella Editrice, Assisi, 1998); Per perdere la guerra (Beppe Grande editore, Torino, 1999); Dov'e' la vittoria? Piccola antologia aperta sulla miseria e la fallacia del vincere (Il Segno dei Gabrielli editori, Nogarine, Verona, 2005); Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi (Pazzini editore, Villa Verucchio, 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, Claudiana, Torino 2011); e numerosi articoli su riviste e volumi collettivi. Ha tradotto il volume di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, (Edizioni Plus, Pisa University Press 2004). Siti internet: www.peacelink.it/peyretti, www.peacelink.it/pace/a/5745.html, www.ilfoglio.info, www.serenoregis.org; online e' reperibile la sua Bibliografia storica delle lotte nonviolente "Difesa senza guerra". Alcune recenti interviste ad Enrico Peyretti sono nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 264 e n. 420. Un'ampia bibliografia (ma da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

 

E' piu' che giusto dissacrare la "festa della vittoria" del 4 novembre, perche' una vittoria militare e' lutto e non festa. Ma non basta togliere rispetto a questa celebrazione.

Sul primo punto, basterebbe rileggere Kant, per il quale sarebbe giusto, a guerra finita, dopo la festa del ringraziamento, "decretare un giorno di espiazione per chiedere perdono al Cielo, in nome dello Stato, per la grave colpa della quale il genere umano continua a macchiarsi, rifiutando di  sottomettersi ad una costituzione legale che regoli i rapporti con gli altri popoli, e preferendo usare, fiero della sua indipendenza, il barbaro mezzo della guerra (per mezzo del quale tuttavia non si decide cio' che si cerca, vale a dire il diritto di ogni Stato)". I festeggiamenti per una vittoria conseguita in guerra, infatti, "a parte la gia' abbastanza triste indifferenza a riguardo dei mezzi coi quali i popoli perseguono il  proprio reciproco diritto, esprimono per di piu' la soddisfazione d'avere annientato un bel numero di uomini, o distrutto la loro felicita'". Cosi' scrive Kant, in una nota del suo grande scritto Per la pace perpetua. Progetto filosofico (pubblicato nel 1795).

Cosi' va ricordata la vittoria in guerra del 1918. Gli obiettivi legittimi, dal punto di vista nazionale allora indiscusso, di riunificazione dei territori abitati da italiani (quindi non l'Alto Adige o Sud Tirol) potevano essere perseguiti senza la guerra. Il papa di allora, Benedetto XV, parlo', il primo agosto 1917, di "inutile strage", non perche' ci sia una strage utile, ma perche' un tale prezzo di sangue e dolori non puo' essere pagato per alcuna utilita'. Ogni guerra ingrassa i "pescecani" e ammazza la povera gente.

Sul secondo punto, credo che i persuasi della nonviolenza non possano fermarsi alla condanna della guerra, certamente assoluta. La guerra e' l'effetto delle altre piu' profonde violenze, a livello strutturale e a livello culturale.

La nonviolenza e' ben piu' del pacifismo, che si oppone alla guerra. La nonviolenza lavora a togliere le radici della guerra, le radici sociali e quelle interiori, dentro le persone. Il nostro maggior lavoro, di cercatori della nonviolenza, e' anzitutto il lavoro su noi stessi, e poi la critica sociale e storica, filosofica e spirituale della violenza. Come dice Raimon Panikkar,  il maggior compito attuale della filosofia e' "disarmare la ragione armata" (La torre di Babele, 1990, p. 47). La pace e' il risultato del "disarmo culturale", che non e' affatto la debolezza delle culture, ma la loro liberazione dalla aggressivita' ed esclusivita' reciproche.

Viviamo oggi i rischi del toccarsi tra loro di mondi tradizionalmente assai conclusi in se stessi, quindi con attriti, o urti, o peggio. Pero', possiamo sperare - e dunque contribuire a questo - che proprio l'incontro ravvicinato tra persone reali permetta alle buone volonta' di scoprire la persona nell'altra persona, per quanto arrivi da un mondo diverso, eppure umano. Se le culture armate preparano lo "scontro di civilta'", le culture nonviolente preparano quella positiva "religione civile" che qualcuno dice necessaria alla democrazia per fondare i diritti umani; quell'umanesimo futuro, non solo europeo, che l'incontro planetario potra' (potra'...) generare: cioe' la coscienza del mistero ulteriore che scopro nel mio simile-diverso, inviolabile, che nel contempo mi conferma e mi decentra, mi apre. Prima di un qualche nome di Dio, o di un glorioso valore civile, prima delle attuali religioni e culture, forse sara' il mistero dell'uomo quella necessaria "religione aperta" capitiniana, anima della con-vivenza plurale e umanizzante.

Credo che sia questo il principale compito della nonviolenza positiva e costruttiva.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. TONI REVELLI: L'INUTILE STRAGE

[Ringraziamo Toni Revelli (per contatti: Toni_Re at libero.it) per questo intervento.

Don Toni Revelli, impegnato in molteplici esperienze di solidarieta' concreta, e' una delle figure piu' vive della nonviolenza in cammino]

 

Sono stato invitato a presentare alcune riflessioni sulla "inutile strage (la guerra 1915-18, cosi' definita da Benedetto XV da poco eletto Papa) e le contingenze attuali mi impongono di soffermarmi anzitutto su un inutile assassinio. Per liberarci da un dittatore, abbiamo distrutto un uomo. Qualcuno forse si sentira' provocato da questa affermazione; ma questa e' la realta' anche questa volta. Certo, Gheddafi era un dittatore della peggior specie, ma era pur sempre un uomo. Combattere il male, salvare l'operatore di male: e' una norma evangelica cui credo fermamente, anche perche' e' profondamente umana, accettabile anche da chi non si professa cristiano, ne' professa alcuna religione. Togliere il potere a un oppressore puo' contribuire ad aiutarlo a liberarsi dalla disumanizzazione derivante dallo spirito del potere che lo tocca personalmente. Nessun essere umano, coerente con la propria realta', puo' gioire della morte di un altro uomo. Solo lo spirito del dominio, la mania di potere possono spiegare l'eliminazione dell'avversario.

Lo stesso spirito che ha portato l'Italia a partecipare all'aggressione della "Triplice Intesa" nei confronti della "Triplice Alleanza", di cui era parte l'Austria, per strappare con la violenza delle armi territori che potevano essere ottenuti con maggior impegno di dialogo e con il rispetto delle volonta' personali e comunitarie. Ma sulla volonta' di potere e di dominio seppero giocare bene gli "alleati" con le loro promesse all'Italia: Trentino, Tirolo fino al Brennero, l'Istria fino al Quarnaro (con esclusione di Fiume); parte della Dalmazia, Valona e il protettorato dell'Albania, Dodecanneso e il bacino carbonifero di Adalia. Un piatto appetitoso che indusse l'Italia ad abbandonare la Triplice Alleanza, di cui era parte con l'Austria-Ungheria e la Germania: un evidente tradimento, dopo un lungo patteggiamento con i nuovi alleati che potevano approfittare della posizione geografica dell'Italia, direttamente confinante con l'Austria.

Le "ragioni del potere" prevalgono su tutto: guerra diretta tra due nazioni "sorelle" nella professione della fede cattolica; l'opposizione diffusissima tra la popolazione, che in prevalenza era contraria alla guerra. La voleva pero' la Corte Sabauda, per riaffermare un ruolo di primo piano nella politica internazionale; la volevano i potentati economici, che nella guerra vedevano la possibilita' di "ridimensionare" le conquiste che la classe operaia era andata raccogliendo; le medesime aspirazioni di potere giunsero a ottenere il "si'" alla guerra (viva la coerenza con le aspirazioni della classe operaia) da parte di un nutrito gruppo di "sindacalisti rivoluzionari", insieme ai nazionalisti.

Tale contraddizione, paradossale e assurda, fa prevalere l'unico ordine di "ragioni" che sanno elaborare i cacciatori di denaro e di potere: le "ragioni della forza" che in piu' occasioni prevalsero sulla "forza della ragione": ne conosciamo moltissime, in Europa, Asia o America Latina: le dittature nazista e fascista; la "dittatura del proletariato" negli Stati Sovietici; Francisco Franco in Spagna; Somoza in Nicaragua; Augusto Pinochet in Cile, i dittatori argentini e brasiliani, solo per ricordarne alcune tra le principali.

Situazioni che tendono a ripetersi tra di noi e hanno molte responsabilita' in una crisi "economica" che e' in realtà una chiara dimostrazione della mancanza di onesta', di capacita' governative, di ricerca del Bene Comune. Tutto viene visto e valutato solo sotto il profilo della "forza": sopraffazione politica ed economica, imposizione di interessi di parte, ecc. Manca la forza vera, quella delle collaborazioni soprattutto con i piu' deboli, quella della convinzioni etiche che esigono il primo posto per la persona, i suoi valori, le sue necessita'. Purtroppo dobbiamo anche costatare con quanta facilita' si e' disposti a vendere il cervello al peggior offerente. Dove andremo a finire? Ma queste difficolta' non devono fermare chi ama la pace vera, nella ricerca di rapporti politici ed umani degni di questo nome. Val la pena continuare a seguire la "forza della ragione", sbaragliando le "ragioni della forza".

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANTONELLA SANTARELLI: NON RIESCO A TACERE

[Ringraziamo Antonella Santarelli (per contatti: info at mediterraneoforpeace.it) per questo intervento.

Sociologa, alla ricerca perenne di modalita' e ambiti espressivi a lei congeniali, ha diretto il sito mediterraneoforpeace aprendolo ai contributi di quanti hanno voluto condividere riflessioni e interventi sulla pace, il ripudio delle frontiere e la difesa dell'ambiente.  Ha pubblicato la silloge poetica "Periferie", edizioni Nulla die, e l'ebook "Clochard", raccolta di racconti. Sta lavorando attualmente alla documentazione dell'ecosistema del Mediterraneo con i suoi reportage e testimonianze fotografiche dei fondali marini da lei conosciuti. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 347]

 

Non riesco a tacere. Le parole di un ragazzo alla radio, questa mattina, mi hanno colpita: "... non e' giusto far vedere un uomo che muore, in quel modo". Le parole di oggi pomeriggio pronunciate da mia madre non sono state una sorpresa: "... non e' giusto uccidere cosi' un uomo che chiede di non essere ucciso, che guarda in faccia i suoi carnefici, quasi incredulo...". Le parole del Movimento Nonviolento: "... solo la nonviolenza rende gli uomini liberi" le ho attese da ieri e mi hanno rincuorata. Perche' a volte ci si sente soli, molto piu' soli di quanto in realta' siamo. Non e' giusto uccidere e compiacersene, anche se l'omicidio appare una catarsi popolare. Forse, perche' se lo e', lo e' per poche persone in un preciso e breve momento della storia di una parte della terra. Ma come si e' arrivati a quel momento? Connivenze, interessi e segreti che fanno tremare i potenti, sepolti con il rais, nuovi disegni espansionistici di questo occidente sempre piu' militarizzato e violento...

Non e' giusto e, per una volta, pace a tutti noi, capaci di uccidere e di gioire della morte degli altri, ma anche di rimanere turbati e di riflettere su tante cose che il potere vorrebbe per sempre sepolte nell'oblio della coscienza universale.

Come non condividere il commento del Movimento Nonviolento a proposito dell'orrenda esecuzione di un dittatore che avrebbe meritato un processo durissimo e imparziale: "Ecco. Il lupo e' stato preso. Chiuso in trappola e poi sgozzato. Le pecore esultano, ballano sulla sua carcassa. Non sanno ancora che il cacciatore e' l'orso, che si prepara al nuovo banchetto".

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

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Numero 270 del 23 ottobre 2011

 

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