Telegrammi. 704



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 704 del 10 ottobre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Il 4 novembre in tutta Italia nel ricordo di tutte le vittime una giornata di azione nonviolenta contro la guerra

2. Bertolt Brecht

3. Bertolt Brecht: Per chi sta in alto

4. Bertolt Brecht: Il pane degli affamati e' stato mangiato

5. Bertolt Brecht: Quelli che portano via la carne dalle tavole

6. Bertolt Brecht: Chi sta in alto dice: pace e guerra

7. Bertolt Brecht: Quando chi sta in alto parla di pace

8. Bertolt Brecht: Quelli che stanno in alto

9. Bertolt Brecht: Sul muro c'era scritto col gesso

10. Bertolt Brecht: Chi sta in alto dice

11. Bertolt Brecht: La guerra che verra'

12. Bertolt Brecht: al momento di marciare molti non sanno

13. Bertolt Brecht: Generale, il tuo carro armato e' una macchina potente

14. Bertolt Brecht: Quando la guerra comincia

15. Bertolt Brecht: Mio fratello aviatore

16. Bertolt Brecht: Domande di un lettore operaio

17. Paolo Macina: La prima guerra

18. Nello Margiotta: Atti di barbarie

19. Verso la decima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2011

20. Giulio Vittorangeli presenta "Ceneri d'Izalco" di Claribel Alegria e Darwin J. Flakoll

21. La "Carta" del Movimento Nonviolento

22. Per saperne di piu'

 

1. IL 4 NOVEMBRE IN TUTTA ITALIA NEL RICORDO DI TUTTE LE VITTIME UNA GIORNATA DI AZIONE NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA

 

L'Italia ripudia la guerra.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il 4 novembre in tutta Italia nel ricordo di tutte le vittime una giornata di azione nonviolenta contro la guerra.

*

Cessi la partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia.

Cessi la persecuzione dei migranti.

Taglio delle spese militari, disarmo unilaterale, riconversione dell'industria bellica ad usi civili, abrogazione delle illegali misure razziste.

Sostegno alla cooperazione internazionale, ai corpi civili di pace, alla difesa popolare nonviolenta, alla protezione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, alla tutela e risanamento della biosfera.

Per la legalita' che salva le vite, per la democrazia che promuove i diritti, per la civile convivenza che l'intera umanita' riconosce ed unisce; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

*

Il 4 novembre in tutta Italia nel ricordo di tutte le vittime una giornata di azione nonviolenta contro la guerra.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

L'Italia ripudia la guerra.

 

2. TESTIMONIANZE. BERTOLT BRECHT

 

I testi seguenti abbiamo ripreso da Bertolt Brecht, Poesie di Svendborg, Einaudi, Torino 1976, nella traduzione di Franco Fortini: un libro che occorre aver letto.

*

Bertolt Brecht (1898-1956), scrittore, poeta, drammaturgo tedesco tra i maggiori del Novecento, nella sua opera e' rilevante l'impegno contro la guerra, contro il fascismo, contro l'oppressione sociale. Tra le opere di Bertolt Brecht segnaliamo in particolare l'utile volumetto per la scuola curato da Renato Solmi e dal Ccm di Torino: Bertolt Brecht, L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975 e successive riedizioni. Ed ovviamente almeno le Poesie di Svendborg, sempre presso Einaudi, 1976 e successive riedizioni. Ma tantissime altre sue opere occorrerebbe citare qui, tutte in Italia edite da Einaudi. Opere su Bertolt Brecht: per un'introduzione cfr. il volume a cura di Roberto Fertonani, Per conoscere Bertolt Brecht, Mondadori, Milano 1970 e successive riedizioni.

 

3. TESTI. BERTOLT BRECHT: PER CHI STA IN ALTO

 

Per chi sta in alto

parlare di mangiare e' cosa bassa.

Si capisce: hanno gia'

mangiato, loro.

 

Chi sta in basso deve andarsene dal mondo

senza aver mangiato

un po' di carne buona.

 

Per pensare di dove venga e dove

vada, chi e' in basso,

nelle belle serate,

troppo e' sfinito.

 

I monti e il mare grande

non li hanno ancora visti

che il loro tempo gia' e' passato.

 

Se chi e' in basso non pensa

alla bassezza, mai

potra' venire in alto.

 

4. TESTI. BERTOLT BRECHT: IL PANE DEGLI AFFAMATI E' STATO MANGIATO

 

Il pane degli affamati e' stato mangiato.

Non si sa piu' cos'e' la carne. inutilmente

e' stato versato il sudore del popolo.

Gli allori sono stati

tagliati.

 

Dalle ciminiere delle fabbriche di munizioni

sale fumo.

 

5. TESTI. BERTOLT BRECHT: QUELLI CHE PORTANO VIA LA CARNE DALLE TAVOLE

 

Quelli che portano via la carne dalle tavole

insegnano ad accontentarsi.

Coloro ai quali il dono e' destinato

esigono spirito di sacrificio.

I ben pasciuti parlano agli affamati

dei grandi tempi che verranno.

Quelli che portano all'abisso la nazione

affermano che governare e' troppo difficile

per l'uomo qualsiasi.

 

6. TESTI. BERTOLT BRECHT: CHI STA IN ALTO DICE: PACE E GUERRA

 

Chi sta in alto dice: pace e guerra

sono di essenza diversa.

La loro pace e la loro guerra

sono come il vento e la tempesta.

 

La guerra cresce dalla loro pace

come il figlio dalla madre.

Ha in faccia

i suoi lineamenti orridi.

 

La loro guerra uccide

quel che alla loro pace

e' sopravvissuto.

 

7. TESTI. BERTOLT BRECHT: QUANDO CHI STA IN ALTO PARLA DI PACE

 

Quando chi sta in alto parla di pace

la gente comune sa

che ci sara' la guerra.

 

Quando chi sta in alto maledice la guerra

le cartoline precetto sono gia' compilate.

 

8. TESTI. BERTOLT BRECHT: QUELLI CHE STANNO IN ALTO

 

Quelli che stanno in alto

si sono riuniti in una stanza.

Uomo della strada

lascia ogni speranza.

 

I governi

firmano patti di non aggressione.

Uomo qualsiasi,

firma il tuo testamento.

 

9. TESTI. BERTOLT BRECHT: SUL MURO C'ERA SCRITTO COL GESSO

 

Sul muro c'era scritto col gesso:

vogliono la guerra.

Chi l'ha scritto

e' gia' caduto.

 

10. TESTI. BERTOLT BRECHT: CHI STA IN ALTO DICE

 

Chi sta in alto dice:

si va alla gloria.

Chi sta in basso dice:

si va alla fossa.

 

11. TESTI. BERTOLT BRECHT: LA GUERRA CHE VERRA'

 

La guerra che verra'

non e' la prima. Prima

ci sono state altre guerre.

Alla fine dell'ultima

c'erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente

faceva la fame. Fra i vincitori

faceva la fame la povera gente egualmente.

 

12. TESTI. BERTOLT BRECHT: AL MOMENTO DI MARCIARE MOLTI NON SANNO

 

Al momento di marciare molti non sanno

che alla loro testa marcia il nemico.

La voce che li comanda

e' la voce del loro nemico.

E chi parla del nemico

e' lui stesso il nemico.

 

13. TESTI. BERTOLT BRECHT: GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE

 

Generale, il tuo carro armato e' una macchina potente

spiana un bosco e sfracella cento uomini.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un carrista.

 

Generale, il tuo bombardiere e' potente.

Vola piu' rapido d'una tempesta e porta piu' di un elefante.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un meccanico.

 

Generale, l'uomo fa di tutto.

Puo' volare e puo' uccidere.

Ma ha un difetto:

puo' pensare.

 

14. TESTI. BERTOLT BRECHT: QUANDO LA GUERRA COMINCIA

 

Quando la guerra comincia

forse i vostri fratelli si trasformeranno

e i loro volti saranno irriconoscibili.

Ma voi dovete rimanere eguali.

 

Andranno in guerra, non

come ad un massacro, ma

ad un serio lavoro. Tutto

avranno dimenticato.

Ma voi nulla dovete dimenticare.

 

Vi verseranno grappa nella gola

come a tutti gli altri.

Ma voi dovete rimanere lucidi.

 

15. TESTI. BERTOLT BRECHT: MIO FRATELLO AVIATORE

 

Avevo un fratello aviatore.

Un giorno, la cartolina.

Fece i bagagli, e via,

lungo la rotta del sud.

 

Mio fratello e' un conquistatore.

Il popolo nostro ha bisogno

di spazio. E prendersi terre su terre,

da noi, e' un vecchio sogno.

 

E lo spazio che s'e' conquistato

sta sui monti del Guadarrama.

E' di lunghezza un metro e ottanta,

uno e cinquanta di profondita'.

 

16. TESTI. BERTOLT BRECHT: DOMANDE DI UN LETTORE OPERAIO

 

Tebe dalle Sette Porte, chi la costrui'?

Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.

Sono stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?

Babilonia, distrutta tante volte,

chi altrettante la riedifico'? In quali case,

di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori?

Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,

i muratori? Roma la grande

e' piena d'archi di trionfo. Su chi

trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio

Aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide

la notte che il mare li inghiotti', affogavano urlando

aiuto ai loro schiavi.

 

Il giovane Alessandro conquisto' l'India.

Da solo?

Cesare sconfisse i Galli.

Non aveva con se' nemmeno un cuoco?

Filippo di Spagna pianse, quando la flotta

gli fu affondata. Nessun altro pianse?

Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi

oltre a lui, l'ha vinta?

 

Una vittoria ogni pagina.

Chi cucino' la cena della vittoria?

Ogni dieci anni un grand'uomo.

Chi ne pago' le spese?

 

Quante vicende,

tante domande.

 

17. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PAOLO MACINA: LA PRIMA GUERRA

[Ringraziamo Paolo Macina (per contatti: milly_paolo at hotmail.com) per questo intervento.

Su Paolo Macina dall'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 317 riprendiamo la seguente scheda: "Paolo Macina, nato a Torino il 5 maggio 1966, matematico, obiettore di coscienza. Socio del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino dall'inizio degli anni '90, per conto del quale approfondisce i temi relativi all'economia nonviolenta e la finanza etica. Funzionario presso una compagnia assicurativa, per sei anni rappresentante dei soci torinesi di Banca Popolare Etica e per tre membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Culturale Etica. Dal 2001 tiene una rubrica di economia nonviolenta sulla rivista "Azione nonviolenta" fondata da Aldo Capitini. Collabora inoltre per alcune riviste d'area nonviolenta"]

 

Nell'anno in cui si celebrano i 150 anni dell'unita' d'Italia, non si puo' iniziare a parlare di conflitti, e della loro dannosita', se non si comincia dalla prima guerra che ne ha stabilito la nascita, ovvero quella per l'unificazione.

L'operazione politica e militare che porto' il Regno Sabaudo a diventare, con annessioni progressive, il Regno d'Italia, fu cruenta e macchiata di episodi di inaudita efferatezza. Soprattutto nel sud, a causa della resistenza opposta dallo Stato Pontificio e dai Borboni, la guerra civile che insanguino' quello che era destinato a diventare il nostro Stato porto' alla morte decine di migliaia di civili. Le bande militari che si organizzarono per resistere all'annessione da parte dei Savoia furono oltre 350, alcune composte da piu' di cento uomini e donne, come quella del famoso brigante Carmine Crocco che ne contava duemila. Inevitabilmente la violenza genero' violenza, ed il nascente Regno d'Italia reagi' con una durezza straordinaria per quel tempo contro i civili. Grazie ad una iniziativa promossa dal deputato Giuseppe Pica, il re Vittorio Emanuele II promulgo' nel 1863 una legge che sospendeva i diritti costituzionali contemplati dallo Statuto Albertino approvato solo alcuni anni prima, e reintroduceva la pena di morte per reati politici, abolita nel 1859. Per applicarla con la forza vennero inviati nel sud addirittura fino a 120.000 tra soldati, carabinieri e bersaglieri, un'enormita' per quell'epoca: in tutto il sud vivevano infatti all'incirca 700.000 persone. Il generale Cadorna nel 1866 mise a ferro e fuoco la Sicilia per sette giorni, da terra e da mare, per combattere 40.000 popolani armati: i fucilati furono migliaia.

Oltre alle operazioni militari di annessione, le popolazioni dei territori unificati dovevano anche subire un'altra imposizione, che si rivelava una tragedia nella tragedia: la coscrizione obbligatoria. La leva obbligatoria venne introdotta nel Regno di Sardegna nell'estate del 1802, e segui' nelle norme basilari la legge francese del 1790. La legge prevedeva l'approntamento di liste di coscrizione dalle quali, periodicamente, veniva effettuata una leva di soldati che effettivamente prendevano le armi. L'allontanamento per lunghi anni dei coscritti dalle proprie case e la conseguente privazione dell'apporto di forza lavoro giovane nell'economia delle famiglie, fondamentale in una societa' contadina, spinsero al rifiuto del servizio militare molte parti della popolazione maschile. Fin da subito si verificarono movimenti di opposizione alla coscrizione, messi in atto con azioni individuali o, spesso, con plateali manifestazioni di protesta, sfociate anche in fughe di massa dei giovani renitenti - spesso accompagnati nella fuga dalle famiglie -, o negli assalti ai municipi e nell'incendio sia dei ruoli delle tasse che delle liste di leva. Nonostante gli sforzi attuati dalle municipalita' per rispondere alle richieste del governo centrale, l'invio delle reclute ai corpi era poi in parte vanificato dalla diserzione, che assottigliava pesantemente i ranghi al momento del trasferimento dei corpi dal luogo di reclutamento alla sede dei reggimenti, o anche nei luoghi di stanza dei reggimenti stessi, specialmente se questi erano vicini alle zone di residenza dei soldati. Una volta fuggiti, infatti, i coscritti erano quasi certi di poter contare sull'appoggio delle popolazioni rurali e, se rientravano alle proprie case, tornavano poi ai propri lavori campestri con la piena copertura di tutto il clan familiare.

Con l'inizio delle operazioni di unificazione, la leva militare fu introdotta dalla riforma La Marmora del 20 marzo 1854. Con la nascita dello Stato unitario, la coscrizione obbligatoria fu estesa a tutto il regno il 4 maggio 1861; il fenomeno della renitenza alla leva fu molto elevato, riguardo' soprattutto le masse contadine e coinvolse in alcuni casi interi paesi, arrivando a toccare punte del 57% a Napoli, del 44% a Palermo e del 75% nel Beneventano, con una media altissima nel Sud.

Nella quasi totalita' gli avvenimenti furono bollati come attivita' di brigantaggio, perche' l'insurrezione avveniva in modo armato e perche', come sempre accade nelle guerre di rivolta, i fuggiaschi per procurarsi le armi ed il cibo indispensabile alla sopravvivenza, potendo contare unicamente sui contributi della popolazione, tendevano a saccheggiare ed estorcere cio' di cui avevano bisogno. Emblematico un articolo comparso sulla "Gazzetta Piemontese" il 17 novembre 1872 dall'inviato di Genova: "Ieri, sui monti sopra la nostra citta', veniva arrestato il famoso Oliva, renitente alla leva, noto pubblicamente sotto il nome di 'brigante', il quale da parecchi anni scorrazzava per le nostre montagne scendendo talora anche in paese, senza che l'autorita' di p.s. riuscisse mai ad impossessarsene". Ma poi l'articolo proseguiva onestamente cosi': "Non sappiamo donde gli sia venuta la qualifica di brigante, perche' a quanto ci consta, egli non ha mai commesso grassazioni di sorta o furti di qualche rilievo".

Diversi furono i casi di rifiuto della leva per motivi politici, frequenti soprattutto tra coloro che si ispiravano agli ideali giacobini. Dobbiamo ad un giovane ricercatore, ora professore di storia all'universita' di Malta, Francesco Frasca, l'individuazione del primo caso provato di obiezione di coscienza a Bra, nel cuneese. Frasca, attingendo dagli archivi della Sorbona a Parigi (il Piemonte agli inizi dell'800 era una provincia dell'impero francese: Bra in quel tempo apparteneva all'arrondissement di Alba e nella capitale sono stati portati i documenti dell'epoca), scopri' nel 1994 la figura di Operto, pittore, che il 12 gennaio 1807 rifiuto' di partecipare all'estrazione degli arruolati della sua citta' per motivi ideologici e per questo fu incarcerato. "Preferisco piuttosto morire che mettere la mano in quell'urna, divisa degli schiavi, io sono un uomo libero, e non penso che alla causa della liberta'", disse durante le fasi concitate del suo arresto, come riportano le cronache dell'epoca. "Popolo, pensa che sei libero e ricordati di quell'albero, che venne piantato", aggiunse alludendo all'albero della liberta', prima di essere condotto in carcere assieme al padre... A queste due figure simbolo e' dedicato uno spettacolo dalla compagnia torinese Assemblea Teatro, che si terra' in prima nazionale a novembre a Bra, dal titolo "Guerra e pace: l'obiezione spiegata a mio fratello".

"Azione Nonviolenta" ha realizzato un numero monografico, nel marzo scorso, in cui viene approfondito il significato storico dell'unificazione da un punto di vista nonviolento.

 

18. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. NELLO MARGIOTTA: ATTI DI BARBARIE

[Ringraziamo Nello Margiotta (per contatti: nellomargiotta55 at virgilio.it) per questo intervento.

Nello Margiotta, iscritto ad Amnesty international, sostenitore dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifiugiati, e' uno degli storici animatori dell'esperienza di Peacelink, ma si e' anche impegnato in molte altre esperienze di pace e di solidarieta', per i diritti dei popoli oppressi e per il commercio equo e solidale, in difesa dell'ambiente a livello locale e globale, per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 346]

 

E' da 93 anni che l'anniversario del 4 novembre ha accompagnato le diverse generazioni succedutesi in Italia, mantenendo inalterata quell'insopportabile carico di retorica, che se nei primi anni ha aperto le porte al fascismo, poi ha continuato a spargere i suoi frutti avvelenati carichi di becero nazionalismo e falsita' storiche.

Pochi in questi anni hanno avuto la lucidita' di mettere gli avvenimenti della guerra mondiale del '14-'18 nella loro corretta luce storica, e piu' che agli storici dobbiamo a registi come Kubrick e Monicelli se si e' potuto ascoltare parole diverse su quegli anni. In Italia ci furono 650.000 morti, 947,000 feriti e 600.000 dispersi senza contare le vittime della epidemia di spagnola che colpi' l'Europa nel 1918: in totale i morti furono piu' di 8 milioni, piu' di 21 milioni i feriti, e un po' meno di 8 milioni i dispersi. Una intera generazione italiana ed europea spazzata via e io sto qui a scrivervi perche' mio nonno ebbe la capacita' tutta napoletana di farsi passare per cardiopatico ed ottenere di rimanere nelle retrovie.

Non c'e' mai una motivazione accettabile perche' una guerra sia scatenata, ma quella guerra scaturi' dalla volonta' delle classi dirigenti europee non tanto di stabilire quale fosse la nazione che avrebbe dovuto guidare il progresso economico e scientifico in Europa e quindi nel mondo, ma di fermare i movimenti dei lavoratori che attraverso i loro partiti e le loro organizzazioni sindacali chiedevano migliori condizioni di vita e minacciavano lo status quo di una borghesia impaurita.

Gli atti di arroganza degli ufficiali contro i poveri soldati mandati letteralmente al massacro in inutili assalti alla baionetta da trincee in cui questi i giovani di 18-20 anni erano costretti a vivere e a morire in condizioni disumane, furono atti di barbarie che nessun tribunale internazionale ha mai condannato.

In ogni luogo d' Italia sorsero a partire dal 1919 monumenti alle vittime "gloriose" della guerra senza che nessuno ricordasse che la maggior parte di quei giovani lo erano stati loro malgrado e molti uccisi dal fuoco "amico" di chi non tollerava tentennamenti, paure e opposizioni.

Con la manifestazione "Ogni vittima ha il volto di Abele" vogliamo ricordare quelle giovani vittime e le vittime di tutte le guerre che da allora hanno continuato a sterminare popolazioni in tutti gli angoli del mondo in nome di interessi di pochi a discapito della volonta' dei molti: per un 4 novembre nonviolento, celebrazione dell'umanita' che ci unisce e non della propaganda che ci vuole divisi e nemici.

 

19. INCONTRI. VERSO LA DECIMA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO DEL 27 OTTOBRE 2011

[Dal comitato organizzatore della decima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico (per contatti: e-mail: redazione at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo]

 

A poche settimana dalla celebrazione della decima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2011, sono circa 200 le associazioni e le comunita' religiose cristiane e islamiche che hanno aderito e che promuoveranno iniziative su tutto il territorio nazionale. Si tratta, rispetto alla scorso anno, del raddoppio delle adesioni fin qui registrate nel corso di questi anni e che lasciano ben sperare sul prosieguo di una esperienza che dal basso e' oramai diventata patrimonio comune di moltissime comunita' religiose e non religiose.

Invitiamo tutte le associazioni e le comunita' religiose che hanno aderito a comunicare per tempo alla nostra redazione (e-mail: redazione at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org) il programma delle singole iniziative in modo che possiamo poi darne notizia sul nostro sito.

Di seguito trovate il link per aderire all'appello per la Decima giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2011: www.ildialogo.org/cristianoislamico/Cstampa_1308129442.htm

Nelo stesso sito e' possibile leggere l'elenco dei promotori e la lista completa dei firmatari dell'appello.

Alla pagina indice www.ildialogo.org/cristianoislamico saranno resi disponibili materiali utili per la celebrazione della giornata oltre agli appuntamenti, le riflessioni e le notizie sul dialogo cristiano-islamico.

Vi ringraziamo per quanto farete per la diffusione dell'appello e per l'organizzazione di iniziative in occasione del 27 ottobre 2011.

Con un cordiale saluto di shalom, salaam, pace

Il comitato organizzatore

Roma, 9 ottobre 2011

 

20. LIBRI GIULIO VITTORANGELI PRESENTA "CENERI D'IZALCO" DI CLARIBEL ALEGRIA E DARWIN J. FLAKOLL

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questa recensione.

Giulio Vittorangeli, nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Donne in America latina, Celleno, luglio 1997; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; La cultura del nuovo impero: l'uomo a dimensione di merce, Celleno, luglio 2002; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003; America Latina: l'alternativa al neoliberismo, Viterbo, aprile 2004; Mulukuku: un progetto di salute mentale in Nicaragua, Viterbo, novembre 2010. Ha coordinando il Gruppo di approfondimento "Vivere nel nord  impegnati nel sud", all'interno del Convegno "Vivere e amare attraverso le contraddizioni", promosso dall'Associazione Ore Undici, e svolto a Trevi nell'Umbria (Pg), 25-30 agosto 2001. Ha partecipato alla trasmissione di "Rai Utile", del 24 gennaio 2006, dal titolo "America Latina e' sviluppo". Ha contribuito alla realizzazione, stesura, pubblicazione e presentazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

Questa estate ho letto un libro, molto bello, un classico della letteratura centroamericana: racconta una storia familiare, ma al di la' della storia personale dei protagonisti, diviene storia di un paese, una storia avvincente e tremenda che avvolge i protagonisti nelle loro singole realta'.

Dagli Stati Uniti, dove vive, Carmen torna in Salvador senza riuscire a dare l'ultimo saluto alla madre Isabel, morta poco prima del suo arrivo. Nella casa di Santa Ana ritrova la stessa atmosfera di quando era bambina, al di fuori la stessa societa' e gli stessi pregiudizi. Persino il vulcano Izalco, che incombe minaccioso sulla cittadina, sembra pronto a risvegliarsi, come tanti anni prima.

La prima scossa, pero', e' il diario che la madre ha lasciato a Carmen: appartiene all'uomo che in gioventu' aveva sconvolto la sua vita coniugale, e che era stato testimone del crudele massacro dei contadini indios avvenuto nel 1932, nel piccolo paese centroamericano.

Il romanzo s'intitola "Ceneri d'Izalco" (pubblicato da Incontri editrici di Sassuolo: www.incontrieditrice.it), e' scritto a quattro mani, dalla salvadoregna Claribel Alegria, finora sconosciuta in Italia, e dallo statunitense Darwin J. Flakoll.

Claribel Alegria ("di matria salvadoregna e di patria nicaraguense") e' una poetessa, giornalista e scrittrice nicaraguese autrice anche di alcuni saggi, considerata con la connazionale Gioconda Belli tra le maggiori esponenti della letteratura del Centroamerica. Nata il 12 maggio 1924 a Esteli', una piccola citta' del Nicaragua, crebbe tuttavia a Santa Ana, nel Salvador. Nel 1943 si trasferi' negli Stati Uniti per studiare e nel 1948 ricevette il B. A. (Bachelor of Arts), cioe' la laurea in filosofia e letteratura nella prestigiosa George Washington University di Washington. Tornata in patria, legandosi al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (Fsln) fu coinvolta nelle proteste nonviolente contro la dittatura di Anastasio Somoza Debayle. Nel 1979 Somoza cadde e il Fronte Sandinista prese il potere in Nicaragua, ma Alegria che nel frattempo aveva iniziato la propria carriera di poetessa, scrittrice, giornalista e saggista, decise di tornarvi solo nel 1985. Attualmente vive nella capitale Managua.

Riportiamo una brevissima sintesi dalla Prefazione di Annalisa Vandelli: "'Italo Calvino aveva cominciato a tradurre in italiano El deten, un mio romanzo breve, che avevo scritto dopo Ceneri d'Izalco, che pure aveva attratto il suo apprezzamento.'. Si conclude con un sospiro questo ricordo di Claribel Alegria per l'amico, per le care, personali memorie degli anni parigini, per il grande scrittore. Il tempo compie il suo corso in giri imprevedibili, ma e' certo che l'arte gli resista. E cosi', dopo trent'anni, Claribel Alegria viene per la prima volta e finalmente tradotta in italiano, la quindicesima lingua in cui verra' letta, la quindicesima opportunita' per gli amanti della letteratura di entrare in contatto col suo mondo poetico e magico.

"Ceneri d'Izalco ha il merito non solo di farci emozionare, coinvolgendoci e facendoci vivere i protagonisti, ma anche di fare memoria, di portare alla luce il racconto del massacro del 1932 in Salvador. E non a caso ci e' raccontato da un personaggio straniero, un gringo, da uno che vede dal di fuori, proprio come noi, lettori italiani. L'empatia che si instaura con i personaggi si carica lentamente lungo il racconto, come una molla, che esplode nella commozione del finale, nella sofferente partecipazione a un momento che non appartiene alla nostra storia nazionale, ma alla storia di noi esseri umani. Qui si svela a pieno il potere corale di questo romanzo.

"Claribel Alegria si puo' raccontare come una delle massime esponenti della letteratura centro e sudamericana, pluripremiata in diversi luoghi del mondo e con onorificenze di primo piano, come quella della Casa de las America e il premio internazionale Neustadt, conferito dalla rivista 'World Literature' e dall'Universita' dell'Oklahoma.

"Mi piace pero' raccontare anche la Claribel Alegria del rum, anzi del 'roncito' delle cinque nella sua casa di Managua, dove ho vissuto conversazioni vibranti e indimenticabili.

Mi piace fermare in questa pagina la mentore e l'amica; Claribel e' un filtro, che traduce il mondo. La sua umilta', in senso etimologico di vicinanza alla terra, all'essenziale, la rende cosi' curiosa e aperta da poter continuare a scoprire sempre nuovi orizzonti esteriori e interiori.

"La disciplina, la formazione e il talento ci regalano lo straordinario potere evocativo e musicale della sua poesia".

 

21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

22. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 704 del 10 ottobre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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