Telegrammi. 648
- Subject: Telegrammi. 648
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- Date: Mon, 15 Aug 2011 00:22:42 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 648 del 15 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Le stragi in corso
2. La manovra finanziaria che occorrerebbe
3. Sette domande a Luca Gibillini
4. Sette domande ad Andrea Maori
5. Sette domande a Fabio Ragaini
6. Si e' svolto il 12 agosto a Viterbo un incontro di riflessione sulla nonviolenza oggi in Italia
7. Luciano Bonfrate: Felicia Bartolotta Impastato
8. Luciano Bonfrate: Olympe de Gouges
9. Luciano Bonfrate: Billie Holiday
10. Luciano Bonfrate: Miriam Makeba
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. LE STRAGI IN CORSO
La guerra afgana e la guerra libica continuano a mietere vittime: in Afghanistan, in Pakistan, in Libia, nel Mediterraneo. E non solo: poiche' quelle guerre alimentano altresi' altri conflitti e contribuiscono a provocare altre stragi ancora in altre parti del mondo.
Sono guerre imperialiste, colonialiste, razziste. Sono crimini contro l'umanita'.
L'Italia vi partecipa illegalmente oltre che insensatamente.
E dunque il primo dovere del popolo italiano e' costringere chi prende le decisioni in suo nome ed usa le risorse dello stato a recedere dalla commissione di questi crimini.
Cessi la criminale partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia.
Cessi la scellerata persecuzione razzista da parte dell'Italia nei confronti dei migranti in fuga da guerre, dittature e fame.
2. EDITORIALE. LA MANOVRA FINANZIARIA CHE OCCORREREBBE
La manovra finanziaria che occorrerebbe consiste innanzitutto in questo.
1. Cessare immediatamente di partecipare alle guerre e alle stragi di cui esse consistono.
2. Cessare immediatamente di sperperare ingentissime risorse finanziarie pubbliche per le guerre, il riarmo, l'industria bellica, le spese militari.
3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A LUCA GIBILLINI
[Ringraziamo Luca Gibillini (per contatti: lucagibillini at gmail.com) per questa intervista.
Luca Gibillini e' consigliere comunale di Milano per Sinistra Ecologia e Liberta' (Sel), eletto al primo mandato nel 2011 alle elezioni che hanno visto vincere Pisapia. Nato nel 1976 a Milano, ha lavorato come progettista (precario) per le politiche giovanili negli ultimi sette anni, dopo numerose esperienze lavorative di natura diversa. Dirigente di Sel di Milano, e' animatore di un gruppo di giovani che lavora per i diritti: "Alterego, ci scappa di essere". Ha partecipato nel 2004 alla stesura del libro sulla nonviolenza per il congresso di Rifondazione Comunista di cui era iscritto ed attivista; uscito da Rifondazione nel 2008 con Vendola ha contribuito a fondare Sel a Milano]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Luca Gibillini: La molteplicita' di esperienze, di energie e di culture che insieme si sono messe in marcia per dimostrare all'Italia, e non solo, che la pace e la nonviolenza non sono semplice passivita' ed inerzia, ma attivismo e messa in discussione di se stessi. In qualche modo, per me, trentenne e attivista politico da sempre, la marcia era e resta una faccia della complessa medaglia di Genova 2001. Un luogo fisico dove il camminare domandando coinvolgeva differenze e le metteva a profitto. Ricordo bene il maggio 2002 quando al mio fianco con la mia stessa bandiera camminava un frate comboniano. Quella "passeggiata" e quella "chiacchierata" con lui, cosi' apparentemente diverso e lontano da me, con il mio ateismo e la mia pur breve storia di militante comunista, mi apri' un mondo. Quella strada e' attraversata da storie cosi' lontane ma cosi' vicine. Quella strada e' quella giusta, perche' e' la strada che valorizza le differenze e non sottilinea le diversita'. E' quello che mi ha insegnato, quella faticosa strada.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Luca Gibillini: Il 2011 e' un anno strano. Mai nel mondo l'occidente, la civilta' che conosco meglio, ha combattuto cosi' tante guerre. Le guerre guerreggiate, dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Libia alla Somalia. Ma anche le guerre culturali. Lo scontro di civilta' teorizzato da sconfitti dalla storia come Bush e la Lega non e' finito. La guerra tra poveri che quotidianamente e' lo scenario della politica, mai come oggi e' all'ordine del giorno. A volte mi viene naturale pensare che gli sforzi di decine di grandi movimenti nel mondo, tra cui il Movimento Nonviolento, sono stati vani. La guerra e' ancor oggi uno strumento della politica, sia che sia quella dichiarata che quella quotidiana non dichiarata. Mi viene da pensare che oggi e' in atto una fredda e cinica guerra ai poveri, una guerra che in Italia si manifesta con quel peloso garantismo per i potenti e quel volgare giustizialismo verso i poveri. Penso che mai come oggi la forza del pensiero nonviolento abbia bisogno ed urgenza di dispiegarsi.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Luca Gibillini: La nonviolenza e' in crisi. Su qualsiasi fronte. Il potere e' piu' forte che mai, pur nella sua evidente debolezza. Ed esso viene agito da pochi con la sfrontatezza dell'impunita'. Il controllo scientifico degli strumenti di comunicazione, siano essi i giornali, siano essi i linguaggi, trasformano ogni forma di risposta al potere come un referendum tra violenza e rimozione della violenza: lo abbiamo visto nello scorso mese con i No-Tav, con gli incidenti in Inghilterra. Le ragioni e le cause di mobilitazioni di massa spariscono istantaneamente di fronte alla potenza dell'inversione del senso delle parole e al lavoro metodico di rimozione della verita'. L'altro fronte, quello pacifista, e' schiacciato tra il flusso carsico dei movimenti, deboli e scomposti, e le conseguenze di un 11 settembre eterno e mai superato, quello che nello scontro (di civlta', di religioni, di etnie, di ceti, di generazioni) ha trovato la linfa per la riproduzione degli stessi poteri e controlli sociali.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Luca Gibillini: La nonviolenza e' controcultura, altra cultura oggi. I movimenti che si interrogano su di essa possono svolgere un ruolo determinante, ma ad una condizione: che cerchino e trovino nella politica una sponda, un interlocutore, e anche, mi sia permesso, un rappresentanza. Contaminare la politica di nonviolenza e' una priorita' assoluta, quello e' un ruolo che i movimenti devono praticare.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Luca Gibillini: Esagero: la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano e' il piu' significativo: I milanesi hanno risposto con il consenso e con l'entusiasmo alla campagna di comunicazione politica del centrodestra che ha trasudato violenza da ogni manifesto e parola. I milanesi alla violenza del centrodestra hanno risposto con un compatto e sorprendende voto per Giuliano Pisapia, uomo della rivoluzione gentile, del rispetto e dell'accoglienza.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Luca Gibillini: L'autunno che ci aspetta e' un autunno impegnativo. Da un lato una democrazia monca ha bisogno del nostro impegno, con il tentativo reale di una modifica delle regole del gioco e quindi della legge elettorale. Dall'altro lato Milano ha bisogno di quei segnali di discontinuita' rispetto agli ultimi anni che i cittadini ci chiedono a gran voce. Milano e' una citta' che deve tornare ad essere vivibile, accogliente ed equa. Riaprirla alle istanze dei milanesi e di tutti coloro che la vivono. Dovremo lavorare duro per il dialogo generazionale e culturale, per restituire opportunita' ai cittadini. Ma il lavoro sara' tanto, complesso: Sel fara' la sua parte con entusiasmo e "devozione".
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Luca Gibillini: La nonviolenza attiene, per me, innanzitutto al potere. La messa in discussione del potere come lo abbiamo tristemente conosciuto nel Novecento e' la miglior definizione che mi viene per nonviolenza. Il potere e' stato per tutto il '900 la massima espressione di violenza a cui abbiamo assistito. A volte per "buone cause", a volte per abitudini consolidate, ma esso ha colpito e messo in ginocchio i deboli, da sempre. Le donne, i migranti, ad esempio, nell'occidente che conosciamo. Ma intere popolazioni a pochi chilometri dai nostri confini, come nell'Unione Sovietica delle "buone cause" o in Medio Oriente con la sua geopolitica dei poteri. I giovani, qui ed ora, dove l'autoconservazione dei privilegi acquisiti e' regola e dove la parola piu' usata e meno applicata e' opportunita'. La nonviolenza e' un cammino, che Sel prova a percorrere, mettendo in discussione il potere, insieme ai partiti di forma tradizionale, le leadership isolate, il distacco della politica dalle persone. La sfida e' lavorare affinche' la risposta alla cattiva politica non sia l'Antipolitica, portatrice di potere e violenza, ma la Buona Politica. Quella per cui lavoriamo da molto tempo.
4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE AD ANDREA MAORI
[Ringraziamo Andrea Maori (per contatti: andreamaori at gmail.com) per questa intervista.
Andrea Maori (1960) vive a Perugia ed e' da molti anni militante radicale. E' stato consigliere di circoscrizione a Perugia per dieci anni eletto in liste ambientaliste. Collaboratore dell'archivio sonoro di Radio Radicale, riordina archivi pubblici e privati. Ha pubblicato Gli eretici della pace. Breve storia dell'antimilitarismo pacifista dal fascismo al 1979, Salerno 1988; Leonardo Sciascia, elogio dell'eresia. L'impegno fuori e dentro il Parlamento per i diritti civili, per una giustizia giusta (1979-1989), Milano 1995. In corso di pubblicazione: Attenta vigilanza. I Radicali nelle carte di Polizia (1953-1986), Viterbo 2011]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Andrea Maori: L'aver fatto conoscere a moltitudini un approccio alla nonviolenza.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Andrea Maori: Mi auguro che venga esaltata la figura superba di Aldo Capitini. Per il resto, il documento di convocazione della marcia mi sembra abbastanza vago, frutto evidente di compromessi politici, forse inevitabili perche' i promotori sono portatori di culture molto diverse.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Andrea Maori: E' difficile dare una risposta precisa: ci sono diverse realta' di iniziativa che sfuggono ai classici canoni a cui i militanti dei movimenti nonviolenti sono abituati. E', questo, un segno positivo, che va nel senso dell'"aggiunta" capitiniana.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Andrea Maori: Un ruolo fondamentale, centrale addiritttura, per il dibattito politico, solo se si individuassero dei momenti di lotta alti, rispetto ai quali coinvolgere l'opinione pubblica.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Andrea Maori: Per quanto riguarda l'Italia, sto apprezzando moltissimo le iniziative dei radicali riguardo al mondo carcerario: con gli strumenti della nonviolenza stanno cercando di mettere al centro del dibattito un tema di drammaticita' sconvolgente. Nel mondo, trovo molto interessante quello che avviene nel mondo arabo, la lotta alle discrimazione di genere, a partire dall'Africa, e la recente reazione nonviolenta in Bielorussia.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Andrea Maori: Denuncia del complesso militare-industriale, approfondire la correlazione nonviolenza/informazione/democrazia, difesa dei diritti umani e politici, in Italia e nel mondo.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Andrea Maori: La nonviolenza e', tra le tante cose, apertura, dialogo, disponibilita' all'ascolto dell'altro, ma e' anche tensione emotiva, messa in campo del corpo come strumento di lotta.
5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A FABIO RAGAINI
[Ringraziamo Fabio Ragaini (per contatti: grusol at grusol.it) per questa intervista.
Fabio Ragaini e' impegnato da molti anni nell'esperienza del Gruppo Solidarieta', un'associazione di volontariato operante dal 1980 nella regione Marche. Redattore della rivista "Appunti sulle politiche sociali", cura il sito di approfondimento su politiche e servizi, www.grusol.it; ha curato diverse pubblicazioni dell'associazione; ultimo testo pubblicato: La programmazione perduta. I servizi sociosanitari nella regione Marche (2011). Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 352]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Fabio Ragaini: Il mettere al centro dell'attenzione il tema della noviolenza come via alla pace, come strumento per la risoluzione dei conflitti.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Fabio Ragaini: Che la pace si costruisce "con gli strumenti della pace e non della morte". Reagire alla rassegnazione della impossibilita' del cambiamento. Il cambimento e' possibile se davvero lo vogliamo. Ma forse occorre cominciare davvero a sperimentarlo nella propria vita.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Fabio Ragaini: Mi sembra rimanga nella considerazione dei piu' come scelta individuale, intimistica, e che non sia considerata come anima del cambiamento.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Fabio Ragaini: Un ruolo importante; tenuto e tenendo conto dell'essere minoranza, vanno pensati, cercati, studiati percorsi rigorosi nelle analisi e nella capacita' di proposta.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Fabio Ragaini: Da non esperto metterei sicuramente le rivolte popolari nel Nord Africa.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Fabio Ragaini: La situazione internazionale, ma non solo. A livello nazionale il problema carcerario, il dissolvimento del sistema di welfare...
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Fabio Ragaini: E' uno stile di vita che lega amore (compassione, tenerezza) e giustizia; rimanderei alle vite di Gesu', Buddha, Francesco d'Assisi, Gandhi e tanti altri; in questa newsletter si puo' attingere a piene mani.
6. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 12 AGOSTO A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SULLA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA
Venerdi' 12 agosto 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un nuovo incontro di riflessione sulla nonviolenza oggi in Italia.
L'incontro ha fatto seguito ai precedenti del 29 luglio e del 2 e 7 agosto.
Tra gli argomenti anche le iniziative in preparazione della partecipazione alla prossima marcia "per la pace e la fratellanza dei popoli" da Perugia ad Assisi del 25 settembre 2011, nel cinquantesimo anniversario della prima ideata e organizzata da Aldo Capitini (1899-1968), l'illustre filosofo fondatore del Movimento Nonviolento.
7. SCORCIATOIE. LUCIANO BONFRATE: FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978), il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri dedicati alla figura di Peppino Impastato. Cfr. anche il profilo scritto da Anna Puglisi per l'Enciclopedia delle donne e ripubblicato anche in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311]
No, non soltanto mater dolorosa
ma combattente per la liberta'
con quella forza della verita'
ch'e' altro nome della nonviolenza.
8. SCORCIATOIE. LUCIANO BONFRATE: OLYMPE DE GOUGES
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Su Olympe de Gouges dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Olympe de Gouges (Montauban, 7 maggio 1748 - Parigi, 3 novembre 1793) e' stata una drammaturga francese che visse durante la rivoluzione francese; i suoi scritti femministi e abolizionisti ebbero grande risonanza. Nel 1788 pubblico' le "Riflessioni sugli uomini neri" in cui prendeva posizione contro la schiavitu', e nel 1791 la "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina" in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna. Nel 1793 fu ghigliottinata perche' si era opposta all'esecuzione di Luigi XVI e aveva osato attaccare Robespierre. Con la sua morte si avvia non solo la repressione spietata di ogni dissidenza (si veda anche Condorcet), ma un'involuzione liberticida. Nata il 7 maggio 1748 a Montauban, Marie Gouze e' dichiarata figlia di Pierre Gouze e di Anne-Olympe Mouisset, sposata nel 1737, ma ella apprende ben presto, dalla madre, di essere la figlia naturale del poeta Jean-Jacques Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre. Nel 1765, sposa Louis-Yves Aubry e si trova subito madre di un bambino e quasi subito vedova. Delusa dalla sua esperienza coniugale, rifiuto' in seguito sempre di risposarsi considerando il matrimonio come la tomba della fiducia e dell'amore. Si fara' chiamare col nome di Marie-Olympe o piu' semplicemente di Olympe, ed aggiunse la particella "de" al suo patronimo Gouze o piuttosto Gouges. Verso il 1770 lascia Montauban col figlio Pierre - futuro generale dell'esercito della Repubblica - per andare a Parigi a raggiungere la sorella sposata con un medico a Parigi, dove sognava di dare al figlio un'educazione adeguata. A Parigi si lega con un alto funzionario della marina, direttore di una potente compagnia di trasporti militari che lavorava con lo Stato. Egli le domanda di sposarlo, lei rifiuta, ma il loro legame dura fino alla Rivoluzione. Dal 1778 inizio' a cimentarsi nello scrivere delle commedie dato che il teatro era la passione di tutta la sua vita. Indipendentemente dal suo teatro politico che e' stato rappresentato ai tempi della Rivoluzione, la commedia che l'ha resa celebre ai suoi tempi e stata L'Esclavage des Noirs pubblicata nel 1792 e inserita nel repertorio della Comedie Francaise col titolo di Zamore e Mirza, o il felice naufragio. Questa commedia e un'altra intitolata Le Marche' des Noirs (1790), come anche le sue Riflessioni sugli uomini neri (1788) le hanno permesso di farsi ammettere alla Societa' degli Amici dei Neri - la lobby degli abolizionisti - creata nel 1788 da Brissot. Nel 1788, si fa notare pubblicando due opuscoli politici che sono stati notati e dibattuti in quel periodo, in particolare sul "Journal general de France" ma anche in altri giornali. Olympe sviluppa allora un progetto d'impostazione patriottica nella sua celebre Lettera al Popolo proponendo un vasto programma di riforme sociali e societarie nelle sue Osservazioni patriottiche. Questi scritti sono seguiti da altri nuovi opuscoli indirizzati ai rappresentanti delle tre principali legislature della Rivoluzione, ai club patriottici e a diverse personalita' tra cui Mirabeau, La Fayette e Necker da lei ammirato particolarmente. Le sue posizioni sono sempre molto vicine a quelle degli ospiti del salotto di Auteuil di Madame Helvetius, moglie del filosofo Adrien Helvetius. In questo luogo di incontri culturali, dove si difendeva il principio di una monarchia costituzionale, venivano discussi anche molti altri argomenti concernenti l'emancipazione della societa' francese e in particolare del ruolo in essa della donna. In relazione con il marchese de Condorcet e con sua moglie Sophie de Grouchy, la Gouges si unisce alle posizioni dei Girondini nel 1792. Frequenta anche Talma, il marchese de Villette, Louis-Sebastien Mercier e Michel de Cubieres, segretario generale della Comune dopo il 10 agosto. Grazie a loro, Olympe diviene repubblicana come del resto molti dei membri della societa' d'Auteuil e tutti si opposero alla condanna a morte di Luigi XVI. Il 16 dicembre 1792 Olympe de Gouges si offre di assistere Malesherbes nella difesa del re davanti alla Convenzione, ma la sua richiesta e' rigettata con disprezzo. Ella sostiene che le donne sono capaci di assumere delle responsabilita' tradizionalmente riservate agli uomini e, praticamente in tutti i suoi scritti, chiede che le donne vengano ammesse ai dibattiti politici e sociali. Scrive: "La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovra' anche avere il diritto di salire sulla tribuna". Per prima cosa, ottiene che le donne siano ammesse a una cerimonia a carattere nazionale, "la festa della legge" del 3 giugno 1792, poi alla commemorazione della presa della Bastiglia il 14 luglio 1792. Olympe de Gouges fa della difesa dei diritti delle donne un compito che assolve con ardore. Rivolgendosi a Maria Antonietta redige la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, ricalcata dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, nella quale afferma l'uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perche' si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. In quell'epoca il suffragio era basato sul censo (a un operaio il voto costava tre giornate di lavoro) e la maggioranza del popolo francese non poteva permettersi di andare al voto. Olympe chiede la possibilita' di sciogliere un matrimonio e l'instaurazione del divorzio (ammesso all'indomani della Rivoluzione). Avanza l'idea di un contratto firmato tra conviventi e milita per la libera ricerca della paternita' e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. E' anche tra i primi promotori di un sistema di welfare, formulando - a grandi linee - un sistema di protezione materna e infantile e raccomanda la creazione di opifici nazionali per combattere la disoccupazione. Analogamente propone la creazione di alloggi per i non abbienti e quella di ricoveri dignitosi per i mendicanti. Nel 1793 ella assume l'accusa contro i responsabili delle atrocita' del 2 e 3 settembre 1792, indicando tra questi in particolare Marat. Sospettando poi che Robespierre aspiri alla dittatura, lo interpella con numerosi scritti che le valgono una denuncia al club dei Giacobini. Dopo la messa sotto accusa del partito dei girondini alla Convenzione, il 2 giugno 1793, indirizza una lettera piena di energia e di coraggio indignandosi di una misura presa contro i principi democratici (9 giugno 1793). La lettera e' censurata gia' nel corso della lettura di essa in una pubblica assemblea. Opponendosi a una legge del marzo 1793 sulla repressione degli scritti denuncia il fatto che essa confligge con i principi repubblicani. Redige poi un manifesto di ispirazione federalista dal titolo "Le tre urne o il Saluto della patria, da parte di un viaggiatore aereo". Viene arrestata e deferita al tribunale rivoluzionario il 6 agosto 1793 dove viene messa sotto accusa per le posizioni assunte. Benche' ammalata e' rinchiusa nella prigione dell'abbazia di Saint-Germain-des-Pres, richiedendo invano cure adeguate. Inviata nella Petite Force deve dividere la cella con una condannata a morte - Madame de Kolly - per quanto incinta. Nell'ottobre seguente, ottiene il trasferimento nella pensione di Madame Mahay, una sorta di prigione per ricchi dove il regime carcerario era piu' blando e tollerante e dove, si dice, avrebbe avuto una relazione con un altro prigioniero. Questi la convince a tentare l'evasione, ma ella preferisce seguire le vie legali contrastando le pesanti accuse contro di lei, reclamando pubblicamente il processo con due manifesti molto coraggiosi che riusci' a far uscire clandestinamente di prigione. Tradotta in tribunale il mattino del 2 novembre, appena 48 ore dopo l'esecuzione dei suoi amici girondini, viene condannata a morte. Contrariamente a quello che il biografo postumo Jules Michelet scrisse nel secolo successivo, le testimonianze dell'epoca affermano che ella sali' sul patibolo senza alcun timore, con grande coraggio e dignita'. La sua ultima lettera e' per suo figlio, l'aiutante generale Aubry de Gouges, che la disconobbe per paura di essere inquisito. Nella sua Dichiarazione dei Diritti della Donna, aveva ribadito: "Come la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere altresi' il diritto di salire alle piu' alte cariche". Ma il procuratore della Comune di Parigi, Pierre-Gaspard Chaumette, nel suo discorso ai repubblicani, aveva irriso le sue dichiarazioni e manifestato compiacimento per la condanna a morte, meritata, secondo lui, se non altro perche' aveva "dimenticato le virtu' che convenivano al suo sesso". Nella sua vita Olympe de Gouges ha spesso subito pregiudizi (si diceva, per esempio, che non sapesse scrivere e qualcun altro scrivesse per lei). Bisognera' attendere la fine della seconda guerra mondiale perche' Marie-Olympe de Gouges esca dalla caricatura e dell'aneddoto. Studiata, discussa, particolarmente negli Stati Uniti, in Giappone e in Germania, la sua originalita', la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti coraggiosi e la sua generosita' senza fine, la sua onesta' intellettuale, ne fanno una delle piu' belle figure della fine del Settecento. In Francia, nei preparativi delle manifestazioni per il bicentenario della Rivoluzione, i testi di Olympe de Gouges sono stati letti, editi, assicurandole una prima e modesta forma di riconoscimento. Dopo l'ottobre 1989, grazie all'iniziativa della storica Catherine Marand-Fouquet, molte petizioni sono state indirizzate alla presidenza della Repubblica per chiedere che le ceneri di Olympe de Gouges fossero portate al Pantheon. Nel novembre 1993, la stessa Catherine Marand-Fouquet inizio' una manifestazione davanti al Pantheon per commemorare il bicentenario dell'esecuzione di Olympe. Tra le opere di Olympe de Gouges: L'Esclavage des Noirs ou l'heureux naufrage (1786); L'Homme genereux (1786); Les Democrates et les aristocrates, ou les curieux du champ de Mars (1790); La Necessite' du divorce (1790); Le Couvent, ou les voeux forces (1790); Mirabeau aux Champs Elysees (1791); La France sauvee, ou le tyran detrone' (1792); L'Entree de Dumouriez a' Bruxelles, ou les vivandiers (1793); Declaration des droits de la femme et de la citoyenne (1791)". In italiano cfr. anche Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), in 1789-1989. Donne e Rivoluzione: un cammino di liberta', Udi, Circolo "La Goccia", Roma 1989; Olympe de Gouges, la tribuna, il patibolo, fascicolo monografico di "Dall'interno", n. 101, aprile 1989. Su Olympe de Gouges, cfr. anche U. Gerhard, "Sulla liberta', uguaglianza e dignita' delle donne: il 'differente' diritto di Olympe de Gouges", in G. Bonacchi e A. Groppi (a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 37-58; V. Fiorino, "Essere cittadine francesi: una riflessione sui principi dell'89", ivi, pp. 59-86]
Cosi' le vollero tagliar la testa
ma quella testa aveva gia' parlato:
per l'uguaglianza e contro il patriarcato.
E quella sua parola ancora resta.
9. SCORCIATOIE. LUCIANO BONFRATE: BILLIE HOLIDAY
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Su Billie Holiday riproponiamo la seguente scheda biobibliografica scritta da Bianca Madeccia ed apparsa sul sito www.arabafelice.it, scheda che abbiamo gia' riprodotto de "La domenica della nonviolenza" n. 247: ""Mi hanno detto che nessuno canta la parola fame e la parola amore come la canto io. Forse e' perche' so cosa hanno voluto dire queste parole per me e quanto mi sono costate". Billie Holiday, una delle piu' grandi cantanti jazz e blues di tutti i tempi, nasce nel 1915 a Baltimora. Il suo vero nome e' Eleonora Fagan Gough. Questa grande cantante jazz non conosce l'apprendistato consacrato delle chiese. Non ha alle spalle cori gospel come Bessie Smith o Aretha Franklin. La sua iniziazione musicale, come racconta lei stessa nella sua biografia "Lady sings the blues", avviene a sette anni in un bordello. "A quel tempo facevo le pulizie in un casa chiusa e non accettavo incarichi da nessuno per meno di dieci cents ma per Alice e le sue ragazze correvo dappertutto gratis. Bastava che mi lasciassero andare di la' nel salottino a sentire i dischi di Louis Armstrong e di Bessie Smith. In certi casi la musica mi rendeva triste, cosi' triste che piangevo lacrime a fiumi, in altri casi riusciva a farmi dimenticare tutto. Era la prima volta che sentivo cantare musica senza parole. Quel "ba ba ba" con tutto il resto significava un'infinita' di cose per me, quanto e piu' delle parole vere di cui spesso non capivo il significato. Non sono la sola ad aver ascoltato per la prima volta del buon jazz in un bordello. Tanti bianchi la conobbero in case come quella di Alice ed e' per questo che continuarono a chiamarla musica da casino". Apollo, Morocco, Spider Web: i locali di Harlem dove Billie comincio' a cantare, e che preferi' sempre alle grandi platee, nati grazie al proibizionismo, stavano in zone dove ogni sera le fuoriserie erano parcheggiate davanti a catapecchie. Le signore in ermellino, correndo tra i bidoni della spazzatura e le casse di carbone, facevano a gara a chi s'infilava per prima nel locale piu' alla moda. E' l'America degli "speakeasies", gli spacci clandestini di alcool. Il gin in questi posti sa di vernice ma non importa. L'importante era pronunciare la parola d'ordine sulla porta, entrare di nascosto e temere da un momento all'altro l'incursione della polizia. Le "flappers" (le maschiette) invadono le citta', danno scandalo con le loro calze trasparenti e le zazzere corte (bobs) e truccatissime vanno negli "speakeasy" e li' fumano e beveno in pubblico. Faulkner ha appena diciotto anni, Hemingway diciassette e Gershwin tredici. Billie vive con la madre che lavora come domestica presso famiglie bianche nel ghetto nero del Maryland. A cinque anni si infila nei cinematografi dall'uscita posteriore per assistere ai film dell'attrice Billie Dove e di Billie diventa un'ammiratrice fino al punto di decidere di chiamarsi come lei. Inizia piccolissima a pulire per pochi centesimi i gradini delle case signorili di Baltimora. "Mi piaceva andare ai grandi magazzini. Entravo di nascosto e agguantavo velocemente dei calzerotti da sopra il banco e poi scappavo. E perche' no? Tanto anche se avessi avuto i soldi non me li avrebbero lasciati comprare. Il mondo in cui ci toccava vivere era regolato dai bianchi ma loro facevano razza a parte". A dieci anni subisce una violenza carnale da un vicino di casa. Denuncia lo stupro ma non viene creduta. Accusata di adescamento, finisce in un riformatorio cattolico. Siamo nel '26. Chicago significa guerra tra le bande e "famiglie" della malavita organizzata. Al Capone gira su di un'auto blindata e va a teatro con una guardia del corpo di diciotto uomini in abito da sera. Billie, uscita dal riformatorio, va a fare la prostituta in una casa di tolleranza. Finisce di nuovo in prigione. Una condanna scontata nella fetida e sovraffollata prigione di Welfar Island. Ha quattordici anni. Uscita dal carcere segue la madre ad Harlem. Riescono a trovare una sistemazione provvisoria. Il suo debutto come cantante avviene per caso. Nel 1929 la borsa di Wall Street crolla. In America ci sono piu' di 17 milioni di disoccupati. Billie e la madre rischiano di essere sfrattate. Per racimolare qualche dollaro bussa a tutti i locali di Harlem in cerca di lavoro. Dopo aver girato a lungo sulla 133sima, la strada dello swing, arriva al locale Pod's and Jerry's. Cerca inutilmente di essere assunta come ballerina. "Facevo e rifacevo quei miei due poveri sgambetti finche' il pianista mi urlo' di piantarla, volevano mandarmi via ma io li supplicai di darmi un lavoro". E' proprio il pianista a intenerirsi. Le chiede se sa cantare e lei risponde di si'. "Improvvisamente nella sala si fece un gran silenzio. Se qualcuno avesse lasciato cadere uno spillo sarebbe sembrata l'esplosione di una bomba. Quand'ebbi finito tutti stavano lacrimando nelle loro birre". Inizio' a lavorare il giorno dopo. A quel tempo le soubrette passavano da un tavolo all'altro alzando la gonna e stringendo la banconota tra le gambe. Lei si rifiuta. La gente inizia a chiamarla ironicamente "Lady" (la signora). Non l'avevano ancora battezzata "Lady Day", nomignolo che l'avrebbe accompagnata tutta la vita e che il musicista Lester Young creo' per lei in seguito aggiungendo al lady dei tempi del Pot's and Jerry's l'ultima sillaba del suo cognome. Porta sempre una gardenia bianca tra i capelli e quello diventa il suo tratto distintivo. Comincia a cantare in altri locali finche' nel '31 arriva all'Apollo, un locale famosissimo. Ora puo' lavorare con i piu' grandi e famosi musicisti dell'epoca, da Duke Ellington a Louis Armstrong. Il pianista Mal Waldron dira' di lei: "suonare per Billie non era come suonare per una cantante, era come suonare con un altro musicista". E' il periodo in cui il cinema americano si impone all'estero. Sono grandi anni anche per il jazz. Gershwin in questo periodo compone "Rapsody in blue". Escono "Tropico del cancro" di Henry Miller e "Furore" di John Steinbeck. Tra il '37 e il '38 iniziano le tournee, un duro apprendistato "on the road" con le maggiori orchestre del tempo. Nel '37 lavora con l'orchestra di Count Basie. Malgrado fosse nera come tutti gli altri musicisti, il colore della sua pelle al pubblico sembra troppo chiara. Una notte Billie e' costretta a scurirsi il viso con il cerone nero. Nel 1938 lavora con la "Artie Shaw Big Band", un'orchestra di bianchi. Per mesi e' costretta ad entrare dalla porta di servizio mentre i suoi colleghi bianchi entravano dalla porta principale. Nel '39 canta al "Cafe' Society" nel Greenwich Village una canzone che diventa un successo e un simbolo musicale della protesta contro la discriminazione razziale: "Strange fruit", che racconta di un "frutto strano" che pende da un albero. "Danno strani frutti, gli alberi del Sud, sangue sulle foglie e sangue sulle radici / Corpi neri che dondolano nella brezza del Sud, strani frutti che pendono dai rami dei pioppi". Il "frutto strano" e' il corpo di un nero linciato. La Columbia non volle incidere questo pezzo per paura che le alienasse il mercato meridionale. Nel 1951 incide "Gloomy Sunday" una triste ballata di origine ungherese. Qualcuno pensa che questa canzone possa in qualche modo essere collegata ad un'ondata di suicidi che colpisce l'America. Viene proibita alla radio. E' il periodo in cui Billie precipita nella droga e nell'alcool. Nel 1947 viene arrestata a Filadelfia per detenzione di stupefacenti. Entra e esce dalla prigione e le viene proibito di cantare nei club newyorchesi. Si ammalera' sempre piu' spesso. La voce si incrina, diventa meno flessibile. Il pubblico continua ad adorarla. Nel 1954 pubblica la sua biografia "Lady sings the blues". In questi ultimi anni ha la possibilita' di esibirsi in una serie di concerti dal vivo. Nel maggio '59 fa la sua ultima apparizione in pubblico al Phoenix Theatre di New York. Il 31 maggio viene ricoverata in ospedale. Sul letto di morte riceve un'altra condanna per detenzione di stupefacenti. Muore dieci settimane dopo di cirrosi epatica con due poliziotti al capezzale. Links: www.cmgww.com/music/holiday/ (sito ufficiale in inglese)"]
Con quella voce che incantava i cuori
degli alberi del sud lo strano frutto
diceva al mondo. Possa esser distrutto
l'orco razzista e tutti i suoi orrori.
10. SCORCIATOIE. LUCIANO BONFRATE: MIRIAM MAKEBA
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.
Su Miriam Makeba dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika (Johannesburg, 4 marzo 1932 - Castel Volturno, 9 novembre 2008) e' stata una cantante sudafricana di jazz e world music. E' nota anche per il suo impegno politico contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite. Miriam Makeba nacque a Johannesburg; sua madre era una sangoma di etnia swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno xhosa. Inizio' a cantare a livello professionale negli anni Cinquanta, con il gruppo Manhattan Brothers per poi fondare una propria band, The Skylarks, che univa jazz e musica tradizionale sudafricana. Nel 1959 canto' nel musical jazz sudafricano King Kong insieme a Hugh Masekela, che poco dopo divenne il suo primo marito. Miriam comincio' ad ottenere un notevole successo ma questo si tradusse nell'esilio imposto dal governo di Pretoria dopo il suo primo tour negli Stati Uniti del '60. Non potevano tollerare che fosse diventata il simbolo di un popolo oppresso. Restera' lontana dal suo paese per ben trent'anni, una sofferenza enorme per lei, cosi' legata alla propria terra. Nel 1960 partecipo' al documentario anti-apartheid "Come Back, Africa" e fu invitata al Festival del cinema di Venezia; una volta in Europa decise di non rimpatriare. Si trasferi' a Londra, dove conobbe Harry Belafonte, che la aiuto' a trasferirsi negli Stati Uniti e farsi conoscere come artista. In America incise molti dei suoi brani di successo, come Pata Pata, The Click Song ("Qongqothwane" in lingua xhosa) e Malaika. Nel 1966 Miriam Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk per l'album An Evening with Belafonte/Makeba, inciso insieme a Belafonte. L'album trattava esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri sudafricani sotto il regime dell'apartheid. Nel 1963 porto' la propria testimonianza al comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite. Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Miriam Makeba e condannandola all'esilio. Nel 1968 sposo' l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael; l'evento genero' controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici furono annullati. La Makeba e Carmichael si trasferirono in Guinea, dove divennero amici del presidente Ahmed Sekou Toure' e di sua moglie. Si separo' da Carmichael nel 1973, e continuo' a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa. Svolse anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni Unite, vincendo il Premio Dag Hammarskjold per la Pace nel 1986. Dopo la morte della sua unica figlia Bongi (1985), si trasferi' a Bruxelles. Nel 1987 collaboro' al tour dell'album Graceland di Paul Simon. Poco tempo dopo pubblico' la propria autobiografia, Makeba: My Story. Nel 1990 Nelson Mandela convinse la Makeba a rientrare in Sudafrica. Nel 1992 recito' nel film "Sarafina! Il profumo della liberta'", ispirato alle sommosse di Soweto del 1976, nel ruolo della madre della protagonista. Nel 2002 prese parte anche al documentario "Amandla!: A Revolution in Four-Part Harmony", ancora sull'apartheid. Nel 2001 ricevette la Medaglia Otto Hahn per la Pace. L'anno successivo vinse il Polar Music Prize insieme a Sofia Gubaidulina e nel 2004 si classifico' al 38mo posto nella classifica dei "grandi sudafricani" stilata da Sabc3. Nel 2005, ormai malferma in salute (a causa dell'artrite reumatoide che le era stata diagnosticata in gioventu') si dedico' a un tour mondiale di addio alle scene, cantando in tutti i paesi che aveva visitato nella sua carriera. Il 16 ottobre 1999, Miriam Makeba e' stata nominata Ambasciatrice di buona volonta' dell'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite (Fao). Miriam Makeba e' morta nella notte fra il 9 e il 10 novembre 2008 per un attacco cardiaco a Castel Volturno dove, qualche ora prima, nonostante forti dolori al petto, si era esibita in un concerto contro la camorra dedicato allo scrittore Roberto Saviano. In molti, tra i quali lo stesso Saviano, hanno denunciato un grave ritardo nei soccorsi. Discografia: quanto segue e' un elenco parziale della produzione discografica di Miriam Makeba. Album: Something New from Africa (1959); New Sounds of Africa (1959); The Many Voices of Miriam Makeba (1960), pubblicato anche col titolo Le monde de Miriam Makeba e ripubblicato insieme a Pata Pata; Miriam Makeba (1960), ripubblicato insieme a The World of Miriam Makeba; The World of Miriam Makeba (1963), ripubblicato insieme a Miriam Makeba; The Voice of Africa (1964); Makeba Sings (1965); An Evening with Belafonte/Makeba (1965), con Harry Belafonte, ripubblicato insieme a The Magic of Makeba; The Magic of Makeba (1966), ripubblicato insieme a An Evening with Belafonte/Makeba; The Magnificent Miriam Makeba (1966); All About Miriam (1967); Pata Pata (1967), ripubblicato insieme a Makeba! e Miriam Makeba in Concert, e insieme a The Many Voices of Miriam Makeba; Makeba! (1968), ripubblicato insieme a Pata Pata e Miriam Makeba in Concert; Keep Me in Mind (1970); A Promise (1974); Miriam Makeba & Bongi (1975); Country Girl (1978), pubblicato anche col titolo Meet Me at the River; Comme une symphonie d'amour (1979), pubblicato anche col titolo Malaisha; Sangoma (1988); Welela (1989); Eyes on Tomorrow (1991); Sing Me a Song (1993); Homeland (2000); Reflections (2003); Forever (2006). Album dal vivo: Miriam Makeba in Concert (1967), ripubblicato insieme a Pata Pata e Makeba!; Live in Tokyo (1968); Live in Conakry (1974), pubblicato anche col titolo Appel a l'Afrique; Live in Paris - Theatre des Champs-Elysees (1977); Kilimanjaro - Live in Conakry (1990), pubblicato anche col titolo Live au Palais du Peuple de Conakry; Live in Paris and Conakry (1996); Live at Berns Salonger, Stockholm, Sweden, 1966 (2003), registrazione di una esibizione del 1966 a Stoccolma. Raccolte: The Best of Miriam Makeba (1968); Click Song (?); Forbidden Games (1973); Miriam Makeba and the Skylarks vol. 1 (1991), raccolta di registrazioni da 45 giri e 78 giri del periodo 1956-1959; Africa (1991); The Queen of African Music (1991); Miriam Makeba and the Skylarks vol. 2 (1991), raccolta di registrazioni del periodo 1956-1959; Folk Songs from Africa (1994); Hits and Highlights (1997); Legend (2001); Mama Africa: The Very Best of Miriam Makeba (2001); The Guinea Years (2001); The Definitive Collection (2002); The Early Years (2002); The Best of Miriam Makeba & The Skylarks (2003), raccolta di registrazioni del periodo 1956-1959; Her Essential Recordings (2006); Harry Belafonte and Miriam Makeba (?). Video: Live at Berns Salonger, Stockholm, Sweden, 1966 (2003), registrazione di una esibizione del 1966 a Stoccolma. Collaborazioni: Album: Harry Belafonte, Belafonte Returns to Carnegie Hall (1960); Harry Belafonte, Jump Up Calypso (1961), Makeba canta in Sweetheart from Venezuela; Harry Belafonte, The Many Moods of Harry Belafonte (1961), Makeba canta in Bamotsweri; Harry Belafonte, Folk Songs from the World (1998), contiene brani estratti da Belafonte Returns to Carnegie Hall. Video: Paul Simon, Graceland: The African Concert (1999). In Italia: nel 1990 Miriam Makeba partecipo' come concorrente al Festival di Sanremo 1990 (un'edizione che prevedeva l'abbinamento con i cantanti stranieri) presentando Give Me a Reason, traduzione di Bisognerebbe non pensare che a te, cantato da Caterina Caselli. Bibliografia: Miriam Makeba - Nomsa Mwamuka, La storia di Miriam Makeba, Edizioni Goree, Iesa 2009 (autobiografia); Miriam Makeba, Makeba: My Story (autobiografia); Roberto Saviano, "Miriam Makeba: la rabbia della fratellanza" in La bellezza e l'inferno, Mondadori, Milano 2009". Cfr. anche "Voci e volti della nonviolenza" n. 261]
Contro il razzismo e contro la camorra
visse, lotto', mori' Miriam Makeba.
Mai piu' ci siano servi della gleba,
che ogni persona ogni altra soccorra.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Gabriele Baldini, Manualetto shakespeariano, Einaudi, Torino 1964, 1992, pp. 584
- Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Feltrinelli, Milano 1964, 2002, pp. XXVI + 254.
- Giorgio Melchiori, L'uomo e il potere. Indagine sulle strutture profonde dei Sonetti di Shakespeare, Einaudi, Torino 1973, 1987, pp. XII + 242.
- John Middleton Murry, Shakespeare, Einaudi, Torino 1953, 1977, pp. 444.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 648 del 15 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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