Telegrammi. 639



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 639 del 6 agosto 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Ogni giorno lo stesso orrore. Cessi la partecipazione italiana alla guerra. Cessi la persecuzione razzista dei migranti

2. Una lettera di Giuliano Cora'

3. Sette domande a Mario Di Marco

4. Sette domande a Giampiero Girardi

5. Sette domande a Vittorio Merlini

6. Sette domande a Francesco Pullia

7. Una lettera di Bruno Segre

8. Una lettera di Augusta Svalduz

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: OGNI GIORNO LO STESSO ORRORE. CESSI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA. CESSI LA PERSECUZIONE RAZZISTA DEI MIGRANTI

 

E ancora una donna e due bambini

assassinati dalle bombe Nato.

E salme di migranti maghrebini

sul fondo del barcone oggi arrivato.

 

La guerra che massacra i contadini,

il povero, l'oppresso e l'affamato.

E chi si prova a valicar confini

l'Europa a morte in mare ha condannato.

 

Cessi l'Italia di fare la guerra

a popoli gia' vittime due volte

di dittature e fame. Sulla Terra

 

vi e' una sola umanita'. E che accolte

sian tutte le persone. Che' non erra

chi una vita salva e cosi' molte.

 

2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI GIULIANO CORA'

[Ringraziamo Giuliano Cora' (per contatti: giulianocora at virgilio.it) per questa lettera di risposta a una richiesta di intervista.

"Sono nato a Vicenza il 9 agosto 1950, e dal 1984 opero come Insegnante elementare presso una scuola della mia citta'. A latere, da circa vent'anni lavoro come traduttore dal francese per vari editori italiani. Tra i molti libri che ho tradotto mi piace segnalare, perche' fortemente attinenti al tema della nonviolenza, due opere del monaco buddhista Matthieu Ricard: "Il monaco e il filosofo" (Neri Pozza, 1997) e "Un viaggio immobile: l'Himalaya visto da un eremitaggio" (Ippocampo, 2009). Io stesso, quattro anni fa, sono diventato buddhista. Ho militato per molti anni in varie organizzazioni politiche della sinistra, che da molto tempo ho del tutto abbandonato. La mia 'azione politica' consiste oggi nel condividere col maggior numero possibile di amici e 'samideani' (sono anche esperantista, anche se, lo confesso, con uan conoscenza abbastanza approssimativa della lingua) informazioni e conoscenze, che raccolgo e smisto con una serie di mailing list dedicate a vari temi... Infine, da circa due anni ho aperto un blog (http://giulianolapostata.wordpress.com/) nel quale pubblico vari miei scritti su diversi argomenti]

 

Confesso di non aver partecipato in prima persona alle varie iniziative del movimento nonviolento di questi anni, soprattutto perche' conduco una vita molto sedentaria e ritirata. Per questa ragione, non ritengo di poter rispondere alle domande che tu mi poni, se non all'ultima, che mi ha fatto venire in mente questa parole del Buddha:

"Possano tutti gli esseri senzienti ottenere la felicita' e le sue cause.

Possano tutti gli esseri senzienti essere liberi dalla sofferenza e dalle sue cause.

Possano tutti gli esseri senzienti essere inseparabili dalla beatitudine priva di dolore.

Possano tutti gli esseri senzienti dimorare nell'equanimita', libera dai pregiudizi dalla bramosia e dall'odio".

Credo che se tutti noi nutrissimo in cuore queste aspirazioni, forse potremmo per lo meno porci con atteggiamento diverso di fronte alle contraddizioni del mondo.

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARIO DI MARCO

[Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questa intervista.

Mario Di Marco, ingegnere, insegnante, gia' obiettore di coscienza al servizio militare, responsabile delle persone in servizio civile presso la Caritas diocesana di Viterbo, impegnato in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza, e' da sempre uno dei fondamentali punti di riferimento a Viterbo per tutte le persone di volonta' buona; si veda anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 292, che contiene anche la seguente breve notizia autobiografica: "Cinquantenne, sposato, due figli, una madre invalida, insegnante e ingegnere informatico, obiettore di coscienza al servizio militare (e per alcuni anni obiettore alle spese militari), responsabile attuale e formatore nel servizio civile della Caritas di Viterbo. Da sempre inserito e impegnato nel mondo ecclesiale, alcune esperienze politiche nel movimento per la democrazia La Rete e nel comitato per la difesa della Costituzione, ha collaborato con il Centro di ricerca per la pace ad alcune azioni nonviolente. Globalmente una vita povera di fede ed opere"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Mario Di Marco: Sebbene la societa' italiana e mondiale si sia profondamente trasformata in questi ultimi cinquanta anni, il principale significato della marcia penso sia sempre quello originario: no alla guerra, si' alla nonviolenza. Quello che e' mutato e' stato il modo di credere, innanzitutto, a questo principio e poi di coniugarlo nelle realta' complesse che via via si sono presentate (dando a volte l'impressione di contraddirlo).

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Mario Di Marco: Innanzitutto il contesto geopolitico in cui si svolgera', caratterizzato da una inaspettata rivoluzione del mondo arabo, stavolta non mossa (se non in parte) dalla fame di pane, bensi' da quella di diritti e democrazia. Una rivoluzione che e' nata proprio in modo nonviolento. Saranno probabilmente ancora in corso le guerre attuali e non ci dispiacera' di registrare un ulteriore calo di presenza alla marcia dei nostri rappresentanti politici, perche' proveremo ancora una forte indignazione nel trovare alcuni di quelli che, ancor oggi, hanno votato il rifinanziamento delle missioni di guerra in Afghanistan e Libia. Spero anche che crescera' il coinvolgimento delle scuole, come gia' dallo scorso anno.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Mario Di Marco: Temo che ci sia poca conoscenza da parte della gente comune in quanto la nonviolenza viene spesso assimilata a forme generiche di protesta o alle marce di pacifisti, "che sono comunisti o cattocomunismi". Purtroppo pero' sono anche poche le persone piu' consapevoli o addirittura impegnate nelle istituzioni e nella societa' civile che abbiano fatto una scelta effettivamente nonviolenta (o non violenta). Tuttavia le recenti azioni di resistenza passiva da parte dei lavoratori prossimi al licenziamento hanno un po' risvegliato gli animi e mi pare abbiano riscosso simpatia e fiducia nella riuscita.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Mario Di Marco: Mi piacerebbe che il Movimento Nonviolento fosse un punto di riferimento per tutto il Terzo Settore. Anche se, in qualche modo, questo ruolo lo sta svolgendo la Tavola della Pace, il suo intervento e' pero' legato quasi esclusivamente alla Marcia; invece servirebbe una presenza costante dell'istanza nonviolenta. Forse attualmente organizzazioni come Emergency riescono ad esprimere concretamente una opposizione chiara, costruttiva e continuativa alla guerra ed a tutto cio' che sta prima e dopo di essa. Sicuramente un ruolo migliore dovrebbe svolgerlo la Chiesa cattolica.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Mario Di Marco: Come detto sopra, alcune azioni di resistenza passiva da parte dei lavoratori a rischio di licenziamento, e il commovente sacrificio nelle piazze dei giovani arabi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Mario Di Marco: Di fronte ai massacri nelle piazze arabe, alla tranquilla assuefazione ad una guerra alle porte di casa, alle tragiche lotte per la sopravvivenza dei disperati che attraversano il Mediterraneo, alla leggerezza con cui, in contesti "ordinari", si arriva ad uccidere, penso che qualunque iniziativa debba innanzitutto riproporre il valore e la sacralita' della persona umana. Serve poi affermare di nuovo l'uguaglianza tra tutti al di la' delle differenze di genere, nazionalita', credo filosofico o religioso, orientamento sessuale. Purtroppo sto parlando di conquiste che sembravano ormai raggiunte, ma non e' cosi'. Il meeting dei giovani che si terra' a ridosso della Marcia della Pace andra' in questo senso, ma poi si dovra' trovare il modo per avere una maggiore presenza nei vari contesti sociali. Come non saprei dirlo, ma sicuramente le iniziative sporadiche e gli appelli non bastano.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Mario Di Marco: Saltando le definizioni classiche date dai grandi, direi semplicemente che e' il fronteggiare qualunque situazione conflittuale tendendo al bene di entrambe le parti, rifiutando qualunque ipotesi di fine che giustifica i mezzi, assumendosi il rischio di sacrificare anche la vita per perseguire il bene comune senza fare violenza su altri. Poi, come "esempi applicativo", utili per accostarsi alla nonviolenza, porterei le vite di Gesu' di Nazaret (colui che offre il fianco al suo persecutore), Gandhi (la pratica possibile e applicabile ai popoli), don Milani (un'educazione integralmente nonviolenta dei nostri ragazzi), Jaegerstaetter (la possibilita' di scegliere la nonviolenza anche quando si nasce dalla parte del persecutore).

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIAMPIERO GIRARDI

[Ringraziamo Giampiero Girardi (per contatti: gia.gira at gmail.com) per questa intervista.

Giampiero Girardi e' nato a Mondovi', in provincia di Cuneo, il 5 ottobre 1957. Ha quattro figli. Si e' laureato in Sociologia presso la Libera universita' degli studi di Trento il 17 dicembre 1981, con la votazione di 110/110 e la menzione della lode. Titolo della tesi: "Il posto della cultura dossettiana nel cattolicesimo della ricostruzione: La civilta' cattolica, Vita e pensiero, Cronache sociali" (relatore prof. Gianfranco Albertelli). Ha assolto agli obblighi di leva prestando il servizio sostitutivo civile presso la Caritas diocesana di Trento, impiegato in attivita' di assistenza a ragazzi con difficolta' familiari accolti nei gruppi-appartamento della Comunita' Murialdo (1982-83). Ha lavorato in una comunita' per minori (la Comunita' Murialdo), dove ha svolto, tra l'altro, mansioni di coordinamento e di formazione degli operatori. E' stato dipendente della Federazione provinciale delle scuole materne di Trento, dove era inserito nell'ufficio Studi, orientamenti, programmazione e relazioni gestionali. Qui ha svolto attivita' di ricerca sociale, specializzandosi nell'uso dei metodi quantitativi, e di formazione degli adulti. Successivamente ha operato come libero professionista, avendo come aree privilegiate di intervento lo svolgimento di ricerche sociali e statistiche e la consulenza su aspetti organizzativi e gestionali. E' stato direttore della Scuola di Preparazione Sociale di Trento, ente di formazione ed educazione civica e politica. Dopo regolare concorso, ha lavorato come tecnico di ricerca presso l'Universita' degli studi di Trento, Dipartimento di Teoria, storia e ricerca sociale. L'esperienza piu' significativa e' consistita nei dieci anni (dal primo gennaio 1992 al 31 dicembre 2001) in cui e' stato direttore dell'Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale di Trento, gia' Scuola Superiore Regionale di Servizio Sociale. L'ente svolgeva formazione di operatori sociali ed educazione degli adulti: gestiva l'Universita' della terza eta' e del tempo disponibile, la Scuola per educatore professionale, la Scuola per operatore socio-sanitario, corsi Fse, attivita' di formazione in servizio, corsi per volontari, una biblioteca, progetti di ricerca. Nel corso del 2002 ha fornito consulenza ad enti ed imprese sui temi di carattere organizzativo, di gestione l'impresa, di progettazione e di formazione. Durante il 2003 ha svolto una consulenza organizzativo-gestionale alla Casa di riposo (Rsa) di Male' (7 mesi) e ha operato come consulente, con funzioni di project manager, presso rilevanti aziende locali. Dal primo gennaio al 30 settembre 2004 e' direttore della Ipab "Casa di soggiorno Anaunia" di Taio, di cui ha curato l'istituzione e l'avvio dell'attivita'. Dopo aver vinto un regolare concorso pubblico, e' entrato a far parte della Provincia autonoma di Trento, dove ha prima diretto l'Ufficio incaricato della gestione del Servizio civile dell'intero territorio. Dopo essere stato al Servizio Programmazione, approfondendo le tematiche legate all'organizzazione, alla gestione e valutazione dei servizi, al controllo di gestione, alla qualita' nei servizi, ora e' direttore dell'Ufficio Fondo sociale europeo. Si occupa di problematiche sociali, con particolare riferimento al volontariato, alle politiche sociali, all'intervento sociale, ai problemi legati al tema della pace, agli aspetti attinenti ai rapporti internazionali. Ha svolto attivita' di formazione del volontariato. E' impegnato sulle tematiche dell'immigrazione, con particolare attenzione ai fenomeni dell'interculturalita' e dell'integrazione socio-culturale. E' stato per alcuni anni presidente della cooperativa sociale "Progetto 92" e vicepresidente dell'Atas (Associazione trentina accoglienza stranieri). E' stato presidente della cooperativa Mandacaru' onlus, che si occupa di commercio equo e solidale. Ha svolto e svolge attivita' giornalistica come pubblicista (iscritto all'Ordine dei giornalisti), oltre che di conferenziere e di animatore. Ha svolto e svolge attivita' di formatore. Ha svolto e svolge attivita' di ricerca sociale di tipo quantitativo. Si ricorda in particolare l'indagine nazionale (su incarico della Caritas italiana) sulle scelte di vita degli obiettori dopo il servizio civile. Ha tenuto varie relazioni a convegni e seminari. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: "Il volontariato degli anni '80 verso il privato sociale", Il margine, n. 10 (ottobre), 1985, pagg. 28-34; "Nonviolenza, senso dello Stato, obiezione fiscale", in L'obiezione fiscale alle spese militari. Quale pace? Quale difesa?, a cura di A. Drago e G. Mattai, Ega, Torino, 1986, pagg. 35-42 (con Michele Dossi); "Il servizio civile tra lassismo e intransigenza", in Il margine, n. 7 (luglio-agosto), 1986, pagg. 12-17; "Scuole di politica: risposta ad una esigenza?", in Presbyteri, n. 8 (ottobre), 1989, pagg. 581-591; "Dopo l'obiezione. Le scelte di vita degli obiettori in servizio presso la Caritas", La Meridiana, Molfetta-Bari, 1992, 252 pagine; cura del volume (insieme a Guglielmo Giumelli) "Vecchiaia, cinema e audiovisivi. Film e documentari in lingua italiana sulla condizione anziana", Guerini, Milano, 2000, 261 pagine; cura del volume "Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler", Berti, Piacenza, 2000, 252 pagine; cura del volume "Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell'obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler", di Franz Jaegerstaetter, traduzione di Lucia Togni, prefazione di Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz, Berti, Piacenza, 2005, XXXV + 231 pagine; autore del volume "Franz Jaegerstaetter, il contadino contro Hitler: una testimonianza per l'oggi", Berti, Piacenza, 2007, 112 pagine. E' stato redattore e direttore responsabile di numerose pubblicazioni, tra cui gli Annali dell'Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale e la rivista La vita e' sempre in avanti. Ha svolto numerose collaborazioni con i quotidiani locali e con altri periodici locali e nazionali, con oltre un centinaio di testi pubblicati. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 348]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Giampiero Girardi: La Marcia ha costituito certamente un punto di riferimento costante per tutti coloro che hanno a cuore la pace e sono amici della nonviolenza. E' stata significativa anche per l'opinione pubblica, perche' si e' fatta conoscere come momento di riflessione e di partecipazione collettiva.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Giampiero Girardi: Nella marcia di quest'anno ci sara' prima di tutto la festa per i 50 anni, traguardo significativo e di grande soddisfazione. La tematica principale resta quella della pace, in un momento storico di nuovo percorso da conflitti e guerre guerreggiate. Dal punto di vista sociale credo sia importante focalizzare la manifestazione anche sul tema dell'emigrazione e della capacita' di accoglienza da parte degli italiani nei confronti delle persone che giungono nel nostro paese fuggendo dalla poverta' e dalla fame.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Giampiero Girardi: La nonviolenza stenta a trovare una propria dimensione politica, che le possa consentire di essere incisiva nei momenti decisionali che coinvolgono l'intero paese. Cio' non significa che debba nascere il partito politico dei nonviolenti, ma che questi debbano imparare a tradurre gli insegnamenti della dottrina nonviolenta nella quotidianita' politica del nostro Paese, con scelte plurali e pluraliste ma intrise dei valori predicati da Gandhi e da Capitini.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Giampiero Girardi: Penso che il Movimento Nonviolento dovrebbe aprirsi ad una dimensione ampia, superando l'atteggiamento del gruppo ristretto. Dovrebbe tentare di raggiungere il maggior numero possibile di persone, ampliando il raggio della propria comunicazione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Giampiero Girardi: In Italia mi pare vada sottolineata la rinascita della voglia di partecipazione e di protagonismo, che io leggo nel solco del messaggio nonviolento, che si e' registrata con i referendum dello scorso giugno. A livello internazionale sono colpito dalle rivoluzioni nonviolente (purtroppo non tutte) che hanno avuto luogo nei Paesi arabi del Mediterraneo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Giampiero Girardi: Credo ci si debba sforzare di essere presenti nei movimenti per la democrazia e per la partecipazione, che si stanno risvegliando nel nostro Paese.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Giampiero Girardi: La nonviolenza e' amore per gli altri e per la verita', e' ricerca del bene e volonta' di dedicarcisi.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A VITTORIO MERLINI

[Ringraziamo Vittorio Merlini (per contatti: segreteria at roccadipace.it) per questa intervista.

Vittorio Merlini nasce in provincia di Bergamo nel 1953. A 18 anni fa l'obiezione di coscienza al sevizio militare e poi il aervizio civile. Nel 1980 fa l'obiezione di coscienza alle spese militari, per cui subisce diversi pignoramenti mentre lavora nella Commissione Difesa Popolare Nonviolenta. Partecipa nella sua terra alla lotta noviolenta contro la miniera di uranio di Novazza. Fonda la Comunita' della Guedrara (Sestola, Modena) di ispirazione cristiana e nonviolenta. Sposato con tre figli lavora la terra, partecipa al Gruppo 1% con progetti nel terzo mondo (in particolare di sostegno al movimento gandhiano indiano Lafti) e a Rocca di Pace (una scuola di pace). Svolge attivita' di formazione sui temi della gestione nonviolenta dei conflitti. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 348]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Vittorio Merlini: Rendere visibile, anche solo per un giorno, il mondo sommerso che vive e lavora per la pace e la nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Vittorio Merlini: Che le cose vere con il tempo diventano piu' forti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Vittorio Merlini: E' molto piu' diffusa di quello che sembra e appare: una rete sottile che pervade persone e comunita'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Vittorio Merlini: Un ruolo di servizio e di stimolo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Vittorio Merlini: In Italia i referendum; nel mondo le rivolte arabe.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Vittorio Merlini: Lavorare sul piano culturale e spirituale.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Vittorio Merlini: La nonviolenza e' la cura amorevole del male dentro le persone e le istituzioni senza usare violenza e giudizi. Ci si accosta cominciando a osservare e trasformare la violenza che troviamo in noi e nel nostro ambiente quotidiano.

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A FRANCESCO PULLIA

[Ringraziamo Francesco Pullia (per contatti: francesco.pullia at gmail.com) per questa intervista.

Francesco Pullia, nato a Terni il 4 novembre 1956, laureato in Filosofia, ha conseguito il diploma della Scuola di specializzazione in Giornalismo e comunicazione di massa alla Facolta' di Scienze Politiche della Luiss di Roma. Vegano, militante nonviolento, componente della direzione di Radicali Italiani, e' acceso sostenitore, da anni, dei diritti animali e di una ricerca scientifica nettamente contraria alla vivisezione e alla sperimentazione sugli animali. Collabora a quotidiani e riviste. Ha pubblicato diciassette libri: nove di liriche (tra cui Le farfalle del Golgota, Ripostes, 1983; Visitazione della pietra, Ripostes, 1994; Indice di meraviglia, Ripostes, 1998; Partitura di fede e conoscenza, Ripostes, 2000; Il seme dell'accettazione, Ripostes, 2003; Cio' che ritorna quando s'affaccia l'alba, Premio Rhegium Julii, 2005, Nell'ora che svanisce tra le crepe, Mimesis, 2010), quattro di narrativa (Sulla soglia, la voce, Cappelli, 1987; Prova di luce, Ripostes, 1995; Il miele dell'officiante, Ripostes, 1997; Nei reami del falco, Ed. Il Torchio - La Bottega delle Meraviglie, 1998), quattro di saggistica d'argomento filosofico (Il dolce gomito, Cappelli, 1984; L'evidenza sensibile, Ellemme-Lucarini, 1991, Dalla schiuma del mondo, Mimesis, 2004, Dimenticare Cartesio (ecosofia per la compresenza), Mimesis, 2010). Cfr anche la recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 309]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Francesco Pullia: La marcia progettata e fortemente voluta da Aldo Capitini nel 1961 ha rappresentato per il nostro paese un evento innovativo di grande radicalita', tanto quanto la sua scelta vegetariana nel 1932, come palese testimonianza di opposizione al totalitarismo fascista, e l'organizzazione nel 1951 del convegno di studi su "La nonviolenza riguardo il mondo animale e vegetale", dal quale ebbe origine la "Societa' vegetariana italiana". Non fu concepita come un'iniziativa di protesta ma di concreta proposta, di sprone alla costruzione di una societa' aperta. Nell'ultimo decennio la marcia ha, a mio avviso, purtroppo smarrito la spinta ideale iniziale finendo per essere burocratizzata, con una struttura appositamente predisposta e con tanto di funzionari. Mi pare che negli ultimi anni sia stata piu' espressione di pacifismo anziche' di nonviolenza evidenziando talora pregiudiziali ideologiche e unilateralismo. Detto questo, e' indubbio che costituisca un patrimonio da valorizzare al massimo. Spetta a noi far si' che riemerga lo spirito capitiniano, cioe' quello autentico della nonviolenza, di un filosofo che rifiuto' apertamente l'adesione a partiti, nonostante fosse stato ripetutamente invitato dagli azionisti. Capitini, com'egli stesso amo' definirsi, fu un "indipendente di sinistra" e, in piu', un riformatore religioso. Ecco, credo che, per comprendere appieno il senso della marcia, al di la' delle contingenze storiche, non si possa minimamente prescindere dalla politicita' del vegetarianesimo (e, quindi, dalla revisione e dall'estensione a tutti gli esseri senzienti del "diritto" e dei "diritti") e dal carattere intimo, profondo, liberante della religiosita' di Capitini.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si svolgera' il 25 settembre di quest'anno?

- Francesco Pullia: Negli ultimi tempo non ho partecipato, di proposito, alla marcia per le motivazioni sopra esposte. Credo che, pero', quest'anno sara' diverso. Innanzitutto, non puo' essere sottaciuta la ricorrenza del cinquantenario. In secondo luogo, dev'essere rimarcata la concomitanza con la manifestazione nazionale contro la caccia che verra', quindi, a intersecarsi, apportando preziosa linfa (Capitini avrebbe parlato di "aggiunta"), alla manifestazione. E' giusto che finalmente tornino alla ribalta tematiche realmente capitiniane. La nonviolenza, ben diversamente dal generico pacifismo, comporta, infatti, scelte radicali, rigorose, di vita. L'aggravarsi della situazione mondiale, con il profilarsi di carestie causate da molteplici fattori che vanno dalla desertificazione del pianeta all'erosione delle risorse primarie, dalla politica arrogante delle multinazionali, con l'imposizione di monocolture, all'accentuarsi, purtroppo, di trame belligeranti poggianti sugli insorgenti fondamentalismi e su nuovi sciovinismi, impone oggi, piu' che mai, in modo netto l'affermazione della nonviolenza come unico e imprescindibile strumento di lotta e di governo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Francesco Pullia: Ritengo che la nonviolenza versi in Italia in una situazione di stallo, se non critica, da cui bisogna rapidamente uscire. Una svolta e' quantomai necessaria. Bisogna superare divisioni e particolarismi per impegnarsi in un progetto di lotta politica comune che parta dal vissuto, dalla quotidianita', dall'esistente e sia diretto, tramite la riappropriazione di strumenti partecipativi, dal basso, alla configurazione di un modello sociale sostenibile.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Francesco Pullia: Il Movimento Nonviolento e' chiamato a sottrarsi all'attuale marginalita', per acquistare, invece, quella centralita' che dovrebbe spettargli. Senza ristrutturarsi, dal punto di vista organizzativo, in modo "parapartitico", puo' e deve esercitare un ruolo primario attraverso il trasversalismo e una maggiore incisivita' sotto il profilo comunicativo. Mi rendo conto degli ingenti costi, ma non sarebbe male prendere in considerazione la possibilita' di dare vita ad un'emittente magari telematica, via internet, o la conquista di spazi radiotelevisivi o, ancora, una maggiore diffusione a livello nazionale di uno strumento informativo come "Azione Nonviolenta".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Francesco Pullia: Sicuramente, e lo dico senza partigianeria, il satyagraha di Marco Pannella sulla questione della giustizia in generale e della tragica situazione carceraria in particolare nonche' per ottenere che si faccia piena luce sulle responsabilita' di Bush e Blair in merito alla soluzione bellica in Iraq. Nel mondo non si puo' negare che ci siano positivi fermenti nonviolenti dall'Asia (Thailandia, Birmania, Tibet) al mondo arabo. Speriamo che si intensifichino e che non vengano traditi da degenerazioni violente. La nonviolenza, per dirla con Gandhi, pur essendo antica come le montagne, e' sempre portatrice di novita' e, anche quando assume forme di lotta particolarmente strenue e intense, di dialogo perche' combatte situazioni inique vedendo nell'altro non un nemico da distruggere, da assassinare, ma un soggetto chiamato a mutare. Di qui, il senso di piena e attiva responsabilita' che il militante nonviolento deve avere. Stiamo, inoltre, assistendo nel mondo ad una presa di coscienza dello stretto legame d'interdipendenza con gli altri esseri senzienti. Sta crescendo la consapevolezza della necessita' di ridefinire il rapporto della specie umana con le altre, di smantellare l'impianto antropocentrico, violento, razzista, iniquo, insostenibile, di guardare alla scienza con occhi diversi. Giudico molto positivamente la diffusione nel mondo del movimento animalista, con il consequenziale aumento d'attenzione per scelte alimentari nonviolente (vegetarianesimo, veganismo, fruttarismo crudista) in rotta con il regime degli allevamenti intensivi e delle monocolture imposte (che, poi, in realta', non sono altro che monoculture). E' quanto mai importante una seria e approfondita revisione della stessa nozione di "diritto" che non puo' essere solo riferita e attribuita unicamente all'essere umano. Sotto questa angolazione non ha piu' senso parlare solo di "diritti umani". E', invece, piu' opportuno estendere il diritto e i diritti a tutti gli esseri senzienti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Francesco Pullia: Bisogna concentrarsi sull'oltrepassamento del concetto di sovranita' nazionale, alla base della visione bellicista, sull'antispecismo, sulla decostruzione dell'attuale assetto economico mondiale fondato sulla devastante enfatizzazione del produttivismo a scapito, ahinoi, di uno sviluppo ecologicamente sostenibile e socialmente equo.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Francesco Pullia: Risponderei che la nonviolenza e' la capacita' di far germogliare semi insiti in noi ma i cui frutti sono destinati agli altri, e' un atto corale, un'unita' che valorizza e vivifica la molteplicita' chiamando capitinianamente tutti alla creazione di realta', anche gli assenti.

 

7. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI BRUNO SEGRE

[Ringraziamo Bruno Segre (per contatti: bsegre at yahoo.it) per questo intervento che estraiamo da una lettera in risposta a una richiesta di intervista in relazione alla prossima marcia Perugia-Assisi.

Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell'ambito del movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; dal 1991 al 2007 ha presieduto l'associazione italiana "Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam"; nel quadro di un'intensa attivita' pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; dirige il prestigioso periodico di vita e cultura ebraica "Keshet" (sito: www.keshet.it). Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Fenice 2000, 1993, La Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003.

Su Nahum Goldmann si veda introduttivamente il profilo scritto da Bruno Segre nel ventesimo anniversario della scomparsa sulla rivista "Keshet" nel fascicolo di novembre-dicembre 2002, dal titolo "Nahum Goldmann: il profeta dimenticato"]

 

... la settimana prossima compiro' 81 anni. Percio', purtroppo, non ho piu' le gambe che mi servirebbero per marciare impunemente da Perugia ad Assisi. Leggo che quest'anno l'obiettivo fondamentale dei "marciatori" e', assieme all'impegno per la pace, quello di esigere il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana. "Ripudiare la guerra, non la Costituzione", dichiarano. Come sai, si tratta di impegni che condivido senza riserve. Sai anche che, in virtu' del mio retroterra famigliare e della mia vicenda personale, da alcuni decenni mi do da fare per propiziare, nei limiti delle mie capacita', una pace giusta tra Israele, i palestinesi  e il piu' largo mondo arabo.

Italia e Israele: sono questi i due Paesi con i quali, sia pure a diverso titolo, mi identifico. Sono due democrazie che, gestite da classi di governo prive di cultura e di senso della storia e poverissime di capacita' di progetto, stanno vivendo le fasi piu' pericolose di una crisi profonda: democrazie che richiedono, l'una e l'altra, urgenti innesti di spine dorsali intenzionate a non piegarsi a ogni spirar di vento.

Permettimi allora di dedicare ai "marciatori" di quest'anno alcuni brani che traduco da un lungo saggio ("Pourquoi j'ai peur pour Israel", Le Nouvel Observateur, 19 luglio 1980) che Nahum Goldmann - una impressionante personalita' di ebreo del secolo scorso, un vecchio lottatore, un grande leader sionista ostinatamente proteso a spingere in avanti uno sguardo libero - pubblico' un paio d'anni prima di morire.

Delle proposte che in questi brani Goldmann ebbe a formulare, cio' che conta e che interessa non sono tanto i contenuti (che gli oltre trent'anni trascorsi da allora hanno reso fatalmente obsoleti), quanto lo spirito che le anima: uno spirito che oggi mi piacerebbe vedere diffondersi e prendere quota nella societa' civile israeliana, ma anche in quella italiana, proprio a tutela dei valori oggi irrisi e calpestati della nostra Costituzione.

Scriveva tra l'altro Goldmann: "Mi sembra che per coronare la storia ebraica e offrire una soluzione al problema ebraico, la creazione di un piccolo Stato ebraico aggressivo e sempre piu' impopolare sia una banalizzazione dello straordinario destino degli ebrei, una profanazione del carattere eroico e tragico della storia ebraica. [...] Il potere piu' irresistibile e' quello degli oppressi, dei perseguitati, che non possono sopravvivere se non opponendo ai persecutori un'ostinazione illimitata. Gli ebrei che hanno fondato Israele e che lo governano ancor oggi hanno ereditato dalle numerose generazioni che li hanno preceduti questo sentimento del potere che e' proprio degli impotenti. La caparbieta' di Begin, il suo rifiuto di fare concessioni, il suo comportamento provocatorio verso il mondo intero sarebbero comprensibili se fosse il presidente della comunita' ebraica di Brest-Litovsk, d'onde egli proviene. [...]  L'avvenire d'Israele dipende dalla sua facolta' di dare ai dirigenti di questo Paese il sentimento di un potere statuale, che solo permettera' loro di operare compromessi, di fare concessioni, di comprendere l'avversario e trattarlo da eguale, di essere tolleranti verso le minoranze".

Sulla base di queste premesse, Goldmann immagino' che la sola vera strada da imboccare potesse essere quella della "conversione" di Israele in una forma di Stato diversa: cioe' nella forma di "uno Stato totalmente neutro, costretto formalmente da varie potenze mondiali - innanzitutto, anche dagli arabi - ad astenersi da ingerenze nella politica mondiale, eccezion fatta per il caso in cui occorresse mettere in salvo una minoranza ebraica in pericolo. [...]  Il fatto che esista uno Stato ebraico indipendente nel mezzo del mondo arabo costituisce un ostacolo insormontabile per tutti quei politici arabi che auspicano la creazione di un blocco esteso dal Marocco al Pakistan. Uno Stato d'Israele neutro potrebbe essere accettato molto piu' facilmente. Per le grandi potenze il garantire l'esistenza di uno Stato d'Israele neutro, anche se per anni dovessero mantenere truppe lungo le sue frontiere, sarebbe di gran lunga preferibile al rischio di una nuova guerra nel Vicino Oriente, catastrofica per l'approvvigionamento del petrolio, oppure anche di una nuova guerra mondiale. Per il mondo ebraico, uno Stato d'Israele neutro sarebbe una benedizione. [...]  La neutralita' permetterebbe a Israele di concentrarsi sulla sua autentica missione, non soltanto in termini finanziari ma in termini spirituali e in una maniera creativa: quella d'essere il centro d'ispirazione per la diaspora ebraica e di esercitare la funzione che, lungo l'arco dei secoli, fu svolta dalla religione. Cio' consentirebbe a Israele di continuare ad apportare il suo contributo secolare alla cultura universale e di garantirsi, in tal guisa, un avvenire conforme al carattere eccezionale del suo passato".

 

8. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI AUGUSTA SVALDUZ

[Ringraziamo Augusta Svalduz (per contatti: augusta.svalduz at biosic.it) per questa lettera di risposta a una richiesta di intervista.

Augusta Svalduz e' responsabile amministrativa di Biosic, societa' che promuove l'agricoltura biologica; e' stata animatrice e partecipe di innumerevoli iniziative ecologiste, pacifiste e per i diritti umani e degli altri animali]

 

... Ho anche fatto una scelta che mi impegna e mi appassiona. Sono da oltre dieci anni impegnata sul fronte dell'agricoltura biologica, a dar voce e risposte alle aziende agricole da un lato, e a tutti coloro che come me considerano il cibo sano un diritto di natura e non un privilegio.

Una nonviolenza sulla natura, potrei dire, ma al momento non riesco ad andare oltre questa elaborazione...

Penso che la nonviolenza non sia solo individuare la violenza degli altri, ma prima di tutto capire la nostra. Non ci rendiamo conto di quanto a volte siamo violenti con noi stessi.  E' un percorso da dentro a fuori, prima bisogna assolutamente fare il pezzo dentro, altrimenti quello fuori rischia di essere fasullo.

A livello comunicativo secondo me ci sarebbe bisogno di maggiori indicazioni pratiche, che proponessero in concreto la strada alternativa da percorrere, o quale comportamento tenere di fronte a un sopruso o un'ingiustizia, o semplicemente un rifiuto...

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Claudia Cieri Via, Introduzione a Aby Warburg, Laterza, Roma-Bari 2011, pp. IV + 200.

- Giuseppe Di Giacomo, Introduzione a Klee, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. VI + 182.

- Andrea Mecacci, Introduzione a Andy Warhol, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. IV + 202.

- Carla Subrizi, Introduzione a Duchamp, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. IV + 214.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 639 del 6 agosto 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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