Telegrammi. 629
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- Date: Wed, 27 Jul 2011 00:11:54 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 629 del 27 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Also sprach monsieur Verdoux
2. Gli assassini a parlamento
3. Sommesso un ringraziamento
4. Alcuni testi del mese di settembre 2006 (parte prima)
5. Savoiardi (e due noiose postille)
6. La famiglia che uccide
7. Ne' multiculturalismo ne' eurocentrismo, intercultura
8. 11 settembre
9. 1973
10. Tutti lo sappiamo
11. Il salto. Una postilla
12. Smascherato un bolscevico
13. E' cosi' difficile?
14. Nonviolenza: Intransigenza e negoziato
15. Alcune cose che non e' elegante dire nella buona societa'
16. Per farla finita con le uccisioni
17. Fermare la guerra afgana: un nostro dovere
18. La domanda
19. Fermare la guerra in Afghanistan, subito
20. Segnalazioni librarie
21. La "Carta" del Movimento Nonviolento
22. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: ALSO SPRACH MONSIEUR VERDOUX
L'orrore della strage norvegese: opera di un folle terrorista (e dei suoi complici).
L'orrore delle stragi afgane: opera di molti folli terroristi (e dei loro complici).
L'orrore delle stragi libiche: opera di molti folli terroristi (e dei loro complici).
E tra i mandanti - e quindi principali autori - delle stragi afgane e libiche ci sono il presidente degli Stati Uniti d'America e i capi di stato e di governo di mezza Europa, tra cui quelli italiani.
Sarebbe bene arrestarli tutti i folli terroristi.
Sarebbe bene che cessassero tutte le stragi.
Sarebbe bene che nessun folle terrorista disponesse piu' di armi e complici.
Sarebbe bene che tutti gli esseri umani potessero vivere in pace.
2. EDITORIALE. GLI ASSASSINI A PARLAMENTO
(Manca in epigrafe una citazione dal Vero libro della sublime virtu' del cavo e del vuoto di Lieh-tzu, e una dagli Animali parlanti del Casti)
E tutto e' cosi' frivolo, e tutto e' cosi' macabro.
Quello che chiede se "muoiono invano": come se cambiasse qualcosa se morissero per Obama o per la mafia, per la patria o per la gloria, per la nafta o per l'oppio. L'espressione "una morte utile" rivela in chi la dice l'avvoltoio.
Quello che dice che "non e' il momento di fare polemiche". Per carita': questo e' il momento di continuare il massacro.
Quello che a porger condoglianze e' cosi' bravo che vota perche' altra gente muoia, cosi' da porger condoglianze ancora.
Quello che blatera di pantano afgano: e invece e' un oceano di sangue.
Quello della "exit strategy" e nel frattempo "avanti, alo', chi more more".
Quello che inneggia all'"eroico sacrificio dei nostri ragazzi" e impugna ancora il pugnale con cui gli ha resecato la gola.
Quello che dice le cose che dice il capogruppo dell'opposizione al senato, che una volta era un magistrato e che adesso annuncia il voto favorevole a rifinanziare le guerre e le stragi.
E tutto e' cosi' frivolo, e tutto e' cosi' macabro.
3. A FUTURA MEMORIA. SOMMESSO UN RINGRAZIAMENTO
Ringraziamo tutte le persone, i movimenti e le associazioni che hanno sottoscritto l'appello affinche' il Parlamento non rifinanziasse le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia.
*
Tra le molte autorevoli adesioni segnaliamo almeno, ancora una volta, quelle di Marco Bersani, presidente di Attac-Italia; Michele Boato, storica figura dell'ambientalismo; Massimo Bonfatti, presidente dell'autorevole associazione umanitaria "Mondo in cammino"; Marinella Correggia, prestigiosa giornalista e saggista; Enrico del Vescovo, animatore di innumerevoli iniziative ambientaliste, di pace e di solidarieta'; il professor Osvaldo Ercoli, maestro di vita e di pensiero per generazioni di viterbesi; la cantautrice pacifista Agnese Ginocchio; la prestigiosa saggista ed attivista umanitaria Floriana Lipparini; la dottoressa Antonella Litta, dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente"; il professor Dario Mencagli, educatore con grande esperienza nella cooperazione internazionale; il professor Giorgio Nebbia, uno dei "padri nobili" dell'ecologia nel nostro paese; l'architetto ed esperto di sicurezza cantieristica Ferdinando Pesce; la prestigiosa intellettuale femminista Rosangela Pesenti; il professor Luigi Piccioni, storico dell'ambiente e dell'ambientalismo; il professor Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino e fondamentale punto di riferimento dell'ambientalismo scientifico e delle buone pratiche amministrative nell'Alto Lazio; il pedagogista Pasquale Pugliese, del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; Anna Puglisi ed Umberto Santino, tra le piu' autorevoli figure dell'impegno antimafia, da sempre animatori del "Centro Impastato" di Palermo; la professoressa Annamaria Rivera, figura di riferimento dell'impegno antirazzista; il drammaturgo, regista ed attore Saverio Tommasi; l'editore Olivier Turquet; Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento...
All'appello hanno aderito anche movimenti ed associazioni da ogni parte d'Italia: dall'"Associazione senza paura" di Genova, al Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", al Centro studi umanisti "Ti con Zero", al Comitato "Nepi per la pace", a numerosi altri.
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Di seguito riproduciamo ancora una volta il testo integrale dell'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia:
"Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona e di retto sentire di far sentire la propria voce al Parlamento italiano affinche' non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia.
La partecipazione italiana a quelle guerre e' illegale, poiche' viola l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
La partecipazione italiana a quelle guerre e' gia' costata troppe morti, tra cui quarantuno giovani soldati italiani.
La partecipazione italiana a quelle guerre costituisce anche uno sperpero scellerato ed assurdo di enormi risorse finanziarie dello stato italiano.
Quegli ingenti fondi non siano piu' utilizzati per provocare la morte di esseri umani, e siano utilizzati invece per garantire in Italia a tutti il diritto alla casa, alla scuola, alla salute, all'assistenza.
Chiediamo che il Parlamento ripudi la guerra, nemica dell'umanita'.
Chiediamo che il Parlamento riconosca, rispetti e promuova la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Chiediamo al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Chiediamo al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Chiediamo al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
4. HERI DICEBAMUS. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2006 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo alcuni testi apparsi sul nostro notiziario nel mese di settembre 2006.
5. HERI DICEBAMUS. SAVOIARDI (E DUE NOIOSE POSTILLE)
Da tutti i giornali che puzzan di petrolio brandendo a mo' d'arpione le lor penne, da tutte le tivu' sporgendosi dentro la nostra misera stanzetta coi loro capoccioni, ci urlano gli araldi della guerra che dobbiamo essere realisti, realisti, realisti.
Mi devo essere un attimo distratto: pensavo fossimo in una repubblica.
*
Postilla prima
Se invece per realismo s'intende mettersi al seguito degli eserciti e al servizio dell'industria armiera, accettare le guerre e i prelibati frutti loro (che in lingua corrente si chiamano devastazioni e stragi), sacrificare al culto della morte, prostituirsi ai poteri assassini, ebbene, come il buon Bartleby preferiremmo di no.
E del resto, suvvia, vi sembra davvero cosi' realistico continuare ad ammazzarsi l'un l'altro e a distruggere l'unico mondo che abbiamo?
*
Postilla seconda
Se affermiamo la superiorita' della civile convivenza di contro al delirio onnicida (cosi' acutamente indagato da Elias Canetti in quel capolavoro suo), se preferiamo i civili disarmati agli armati barbari, se scegliamo la nonviolenza che umanizza e salva in opposizione nitida e intransigente alla violenza che uccide e mostrifica, ebbene, sono proprio cosi' certi lorsignori che questo ci valga la qualifica di stolidi acchiappanuvole, di quadrinariciuti integralisti? Ma lorsignori, in confidenza, dicano: in un vicolo di notte preferirebbero incontrare una persona amica della nonviolenza o uno dei loro eroi muniti di sica? E dovessero loro, proprio loro, aver bisogno d'aiuto, preferirebbero esser soccorsi da un medico col suo - come dire: acchiappanuvole ed integralista - giuramento d'Ippocrate, o dal killer di cui tessono le lodi tuttavia?
6. HERI DICEBAMUS. LA FAMIGLIA CHE UCCIDE
Sapevano tutti gli antichi greci, e sapevano anche che la famiglia e' insieme il luogo della massima solidarieta' e dei massimi conflitti tra le persone: proprio perche' e' il luogo della vicinanza estrema, del conoscersi piu' radicale e anche della piu' straziante estraneita' e dell'oppressione piu' crudele. Tra pericolo e salvezza, tra male e bene, tra violenza e amore, sappiamo, vi e' un vincolo stretto, e sempiterno un conflitto (poiche' invero non il due si ricompone nell'uno, ma sempre l'uno si risquarcia in due, come sapeva quel dialettico cinese), che puo' strozzare o sorreggere: di piu', vi e' il rapporto che tiene insieme ombra e luce, tenebre e giorno, e ti chiama alla scelta del bene, del vero, del giusto, alla lotta infinita per l'umanita'.
Cosi' tutto e' detto gia' nel ciclo tebano, ed ancora nel ciclo troiano tornano padri che sgozzano figlie, scontri tra maschi per il possesso di schiave, e genealogie di violenze inaudite, e tutte le forme ulteriori di una combinatoria che rinvia alle strutture elementari della parentela levi-straussiane, ma in forme corrusche ed esplosive, di lacerate carni e affannato respiro, soma e pneuma, tellus e ruah.
E queste antiche storie ci parlano dell'oggi, di noi, del fascismo dei maschi, della famiglia che uccide le donne, della lunga scia di sangue che segna il cammino della figura del pater familias e del potere patriarcale: e ci interrogano, queste storie antiche, e ci convocano alla lotta contro quella radice profonda della violenza che e' il maschilismo, e ci ricordano che e' nella riflessione e nelle prassi del movimento di liberazione delle donne, nel femminismo, la corrente calda, l'inveramento storico maggiore nell'epoca nostra, di quella speranza e di quella scelta che chiamiamo nonviolenza.
7. HERI DICEBAMUS. NE' MULTICULTURALISMO NE' EUROCENTRISMO, INTERCULTURA
Sarebbe opportuno farla finita con un falso dilemma tutto interno alla subalternita' alle culture del privilegio e della discriminazione, dello sfruttamento e del razzismo, del patriarcato e dell'autoritarismo: il falso dilemma secondo cui o si accetta un multiculturalismo che legittima ogni violenza purche' ristretta ad un orizzonte comunitario e identitario, o si deve ricadere in un eurocentrismo angusto e tracotante che approda alla weltanschauung dei totalitarismi storici e nuovi.
Ne' l'eurocentrismo colonialista e imperialista, ne' il multiculturalismo complice di tutte le oppressioni: occorre una pratica viva dell'intercultura, che a tutti gli esseri umani riconosca tutti i diritti umani, che sappia che una e' l'umanita', ed unica e infinitamente preziosa ogni persona, e che l'identita' altro non e' che l'intreccio delle innumerevoli alterita' incontrate e vissute, ereditate e criticate in ascolto e conflitto incessanti; e che quante piu' sono le relazioni tanto piu' ogni individuo e' colmo di doni e di liberta'. Di alterita' e prossimita' - di responsabilita' quindi - si nutre viva policroma l'esistenza degna.
8. HERI DICEBAMUS. 11 SETTEMBRE
Il terrorismo che uccide le persone.
La guerra che le persone uccide.
E ne' la guerra sconfiggera' il terrorismo, ne' il terrorismo la guerra.
Poiche' ambedue di una stessa sono natura, e l'un l'altra reciprocamente si alimentano in una catena in cui stragi seguono a stragi, nuove stragi sempre preparando.
Solo la nonviolenza puo' riuscire a sconfiggerli entrambi.
Solo la nonviolenza salva le vite sempre.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
9. HERI DICEBAMUS. 1973
Mi sembra importante che in tutto il mondo finalmente si commemorino le vittime dell'11 settembre, e si esprima sdegno per i responsabili e i complici di quell'atroce crimine.
Che sono ancora in gran parte impuniti: in Cile, negli Usa, in Vaticano, e in molti altri luoghi ancora.
10. HERI DICEBAMUS. TUTTI LO SAPPIAMO
Tutti lo sappiamo: non saranno le guerre a sconfiggere il terrorismo. A cinque anni dalla tragedia dell'11 settembre 2001 il terrorismo si e' ingigantito. L'invasione americana dell'Afghanistan, poi quella dell'Iraq, oltre ad essere esse stesse atti di terrorismo, hanno fatto crescere ed espandere il terrorismo ovunque.
Tutti lo sappiamo: occorre il ripudio della guerra, degli eserciti e delle armi (e la proibizione della produzione, del commercio, del possesso e dell'uso delle armi); occorre una politica internazionale di cooperazione e di giustizia; occorre la scelta della nonviolenza.
*
L'attuale governo italiano, come gia' il precedente, sta fondando la sua politica internazionale sulla guerra, l'esercito, le armi: violando con cio' stesso la Costituzione della Repubblica Italiana.
A questa politica illegale e criminale noi ci opponiamo: in nome del diritto alla vita dell'umanita' intera e di ogni essere umano, e in nome della Costituzione della Repubblica Italiana, fondamento e presidio del nostro ordinamento giuridico.
Noi sappiamo che la presenza militare italiana in Iraq che tuttora perdura e' illegale e criminale.
Noi sappiamo che la partecipazione militare italiana alla guerra in corso in Afghanistan e' illegale e criminale.
Noi sappiamo che la spedizione militare italiana in Libano non e' un'azione di pace, ma un gettarsi allucinato e funesto in una guerra mai conclusa - ma solo interrotta da una fragile tregua -, guerra che potra' essere fermata solo con un'azione nonviolenta.
Ma l'azione nonviolenta che occorre e' ovviamente del tutto incompatibile con la complicita' con gli eserciti e i gruppi armati, con l'uso dello strumento miltare.
E finche' si sperpereranno immense risorse per gli eserciti e le armi, non potra' adeguatamente dispiegarsi da parte delle istitituzioni l'azione di pace che occorre, la quale azione di pace richiede interposizione e mediazione nonviolenta, negoziato politico per il disarmo di tutte le parti in conflitto, ingenti aiuti umanitari a tutte le vittime, dialogo e cooperazione tra i popoli, ripristino del rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
La nonviolenza e' la via che conduce alla pace e alla convivenza.
Le spedizioni militari, gli eserciti, le guerre, non sono parte della soluzione del problema: sono parte del problema. Non sono strumenti utilizzabili contro il terrorismo e il totalitarismo: sono il terrorismo e il totalitarismo, e del terrorismo e del totalitarismo la riproduzione.
Tutti lo sappiamo.
E' ora di cominciare ad agire sulla base di questa cognizione: e' ora di proporre alle istituzioni come ai movimenti la scelta della nonviolenza come azione politica, come principio giuriscostituente, come unico possibile adeguato governo dei conflitti, come alternativa necessaria e urgente.
11. HERI DICEBAMUS. IL SALTO. UNA POSTILLA
Leggendo in questi giorni la regressione di vecchi e autorevoli redattori (la grottesca e sovente delirante confusione dei giovani non mi interessa e non mi riguarda) del "Manifesto" su posizioni di sostegno alla politica militarista, riarmista e guerrafondaia del governo; e leggendo mesi fa il - peraltro bellissimo - libro di memorie della Rossanda; e leggendo nel corso degli scorsi anni i libriccini - preziosi e incandescenti: "et urendo clarescit" - di Pintor; e leggendo ora questa breve intervista di Ingrao, un pensiero mi torna e ritorna alla mente, come la falena che continua a danzare e sbattere intorno e addosso al vetro della lampada: che il senso di fallimento, di scacco, di disperazione infine di vecchi maestri e compagni dipenda anche da un loro limite: il limite di non aver saputo aprire e protendere il loro marxismo - peraltro coltissimo di tutte le scienze e le sapienze - verso la scelta epistemologica ed assiologica della nonviolenza come proposta politica e sociale.
E non come rinuncia e ricambio, ma come approfondimento, portato, apertura ulteriore che nell'esperienza del movimento operaio e dei movimenti di liberazione, e massime in quello delle donne - e in quella pratica teorica che chiamiamo marxismo come corrente calda di liberazione che collutta e confligge per la vita e per la morte contro quella corrente fredda e anzi diaccia di disperazione che si chiama marxismo come ossificazione totalitaria - e' intima e costitutiva.
La scelta della nonviolenza e' il passo ermeneutico e politico che salva e oltrepassa, ed oltrepassando eredita e quindi salva, l'esperienza socialista e rivoluzionaria novecentesca facendo i conti - tutti i conti - con gli errori e gli orrori suoi.
La scelta della nonviolenza, non come ideologia di ricambio, non come sincretismo per anime belle, ma come incipit di una nuova e quindi antica storia, all'altezza della tragedia attuale, in grado di contrastare l'apocalisse, di disvelare il disvelamento e sostenerne lo sguardo, di essere ponte dell'umanita' oltre l'abisso della guerra e del terrore, di essere lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutti i gulag e tutti i lager, contro Auschwitz e contro Hiroshima, per un'umanita' di persone eguali e diverse, libere e solidali, capaci di rispettare ed amare l'unico mondo che abbiamo, di esserne responsabili ciascuna sapendo di dover esssere, ed essere quindi, cuore pensante, che mette al mondo il mondo, altra dell'altro, vicenda comune, incontro di voci e di volti, condivisione, responsabilita'. Ripudio dell'uccidere. Una sola umanita'.
12. HERI DICEBAMUS. SMASCHERATO UN BOLSCEVICO
Un noto agente della sovversione internazionale, tale George W. Bush, avrebbe dichiarato che la Cia, nota fondazione benemerita dell'umanita', avrebbe gestito in varie parti del mondo prigioni segrete: ovvero fatto pratica di terrorismo e tortura e violazione di ogni principio di legalita'.
Attendiamo che solerti i ministri degli esteri dell'Occidente uniti come un sol uomo nella santa alleanza dei volenterosi ancora una volta respingano con sdegno simili calunnie, e che quel propalatore di una si' iniquissima diffamazione ai ferri venga messo, anzi alla gogna.
Perdindirindina, ne va del buon nome della nostra civilta'.
13. HERI DICEBAMUS. E' COSI' DIFFICILE?
E' cosi' difficile per tante care persone ammettere che quando mesi fa si sono accodate alla decisione governativa di continuare a partecipare alla guerra afgana si sono sbagliate?
E' cosi' difficile per tante care persone ammettere che quando alcune settimane fa hanno accettato e persino esaltato il coinvolgimento militare italiano anche nel teatro bellico libanese si sono sbagliate?
E' cosi' difficile capire che la pace non sara' frutto degli eserciti ma della nonviolenza; non sara' frutto delle occupazioni militari ma della costruzione di relazioni di reciproco riconoscimento e di convivenza nella giustizia; non sara' frutto delle armi ma del ripudio delle armi?
E' cosi' difficile capire che l'attuale politica internazionale del governo italiano (la stessa del governo precedente, la stessa del governo del 1999), tutta centrata sullo strumento militare e sulla complicita' con la guerra e gli assassini, e' una politica criminale che non costruisce la pace ma estende la guerra?
E' cosi' difficile capire che se non si fa la scelta del disarmo non si contrastera' ne' la guerra ne' il terrorismo?
E' cosi' difficile capire che occorre una politica nonviolenta, e che quindi e' necessario e urgente uscire dalle subalternita', dalle ambiguita', dalle complicita' con i signori della guerra?
*
Contro la guerra e il terrorismo vi e' una sola via: smilitarizzazione dei conflitti, disarmo, solidarieta' all'umanita' intera, la scelta della nonviolenza.
E' cosi' difficile riconoscere che non vi e' nonviolenza senza antimilitarismo, che non vi e' nonviolenza senza impegno per il disarmo?
E' cosi' difficile prendere sul serio quell'invito di Gandhi ad essere tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo?
14. HERI DICEBAMUS. NONVIOLENZA: INTRANSIGENZA E NEGOZIATO
Fine della lotta nonviolenta e' raggiungere dei buoni compromessi. Non annientare la controparte, ma raggiungere un accordo vantaggioso per l'umanita' e il mondo (quindi, in ultima analisi, vantaggioso anche per la controparte in quanto parte dell'umanita' e del mondo). Per questo la nonviolenza e' inflessibile nel ripudio dell'uccisione e della menzogna, per questo e' inflessibile nel lottare contro ogni menzogna e contro ogni uccisione; per questo non vuole compiere ingiustizie, e sempre per questo non permette che altri compiano ingiustizie ma quelle ingiustizie combatte con tutte le sue forze.
La nonviolenza e' l'arte della lotta e della comunicazione, e' il conflitto gestito in forme non distruttive, e' lotta come cooperazione, ricerca incessante e inesausta di un accordo che - per dirla con Vinoba - dia la vittoria al mondo, faccia cioe' prevalere l'umanita'.
*
Ma occorre avere posizioni limpide per poter fare trattative serie.
Gandhi era un formidabile negoziatore: coloro che lo ebbero come controparte lo attestano unanimi, sia che pensassero - e non pochi se ne dovettero persuadere - che fosse persona di straordinario rigore e valore, sia che pensassero - e per molti anni non furono affatto pochi - che fosse un azzeccagarbugli rotto a tutte le astuzie e un politicante senza scrupoli.
Ma fu un formidabile negoziatore perche' fermissimo sui principi, e sempre disponibile all'ascolto ma mai alla complicita'.
Solo chi e' fortemente autonomo sa negoziare e raggiunge buoni compromessi: poiche' la lotta politica e' questo, non altro: raggiungere buoni compromessi, ma si raggiungono buoni compromessi solo se si e' saldi in cio' che vale e si sa entro quali limiti si negozia; e si negozia lottando, e su cio' che non e' negoziabile non si negozia affatto.
Ancora una volta il senso del limite e' la chiave di volta di un'etica adeguata alla politica che salva l'umanita'.
*
Per questo una politica della nonviolenza e' una politica intransigente sui principi e pazientissima e tenacissima nella ricerca di accordi attraverso la lotta, il negoziato, la costruzione del riconoscimento e della fiducia, l'esempio, la persuasione.
Per questo la scelta della nonviolenza e' la politica piu' realistica.
La politica delle armi, degli eserciti, delle guerre, e' invece dereistica, e criminale.
*
Sono cose ovvie, e non avremmo perso tempo a ricordarle se non fosse accaduto che nel volger di una stagione tanti rumorosi chiacchieroni che fino a un attimo prima cicalavano di nnonviolenza e di pacifismo "senza se e senza ma", si sono convertiti - sempre "senza se e senza ma" - in appassionati seguaci della guerra, degli eserciti, delle armi. Per certi spiriti particolarmente volatili andare al governo certe volte ha effetti peggiori delle arti di Circe.
15. HERI DICEBAMUS. ALCUNE COSE CHE NON E' ELEGANTE DIRE NELLA BUONA SOCIETA'
1. Non ho mai conosciuto un solo criminale - ed ahime' se ne ho conosciuti - che per definire se stesso non si dichiarasse: realista.
2. Non ho mai conosciuto un solo citrullo che per giustificare la sua giuliva volontaria servitu' all'oppressione, alla menzogna e al crimine non si dicesse: realista.
3. Chiamano realismo il loro essersi arresi al male. Chiamano realismo il loro essere complici del male. Chiamano realismo il loro cooperare a distruggere il mondo.
4. Ridendo dicono folle chi ripudia le uccisioni; con la bava rabbiosa alla bocca dicono folle follissimo chi lotta contro le uccisioni.
5. Sanno che basta una parola a cancellare la realta', che basta sottile una lama ad estinguere un uomo, che basta sollevare o abbassare un dito in parlamento a compiere una strage all'altro capo del mondo. Si compiacciono dei loro successi. Si stupiscono quando quella violenza in qualche modo si ritorce loro contro. Si lagnano molto di non essere compresi.
6. I piu' furbi tra loro si danno di gomito e ridono degli imbecilli che hanno ingannato e convinto a macchiarsi con loro e per loro le mani di sangue innocente.
7. So queste cose perche' sono uno di loro, ho il loro stesso volto, la loro stessa storia, ho saputo preferire un'altra via.
16. HERI DICEBAMUS. PER FARLA FINITA CON LE UCCISIONI
Tutte le vittime, la stessa umanita'.
Tutte le armi, il medesimo assassinio.
Scegliere occorre: il disarmo.
Scegliere occorre: salvare le vite.
Scegliere occorre: la nonviolenza.
17. HERI DICEBAMUS. FERMARE LA GUERRA AFGANA: UN NOSTRO DOVERE
Cessi immediatamente l'Italia di partecipare alla guerra afgana.
Si adoperi per un'iniziativa nonviolenta di pace, di disarmo, di aiuto a tutte le vittime, di sostegno umanitario materiale e coerente - gratuito e risarcitorio - all'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, di opposizione rigorosa a tutti i terrorismi e tutti i poteri criminali e assassini, di promozione di negoziati, di dialogo, di riconciliazione tra i popoli e le persone.
La guerra e' gia' terrorismo, la guerra alimenta il terrorismo, tutti i terrorismi. La guerra afgana, che si prolunga ininterrottamente da decenni, e' uno dei vulcani che eruttano morte in tutto il mondo. Occorre far cessare la guerra: e' l'unico modo per contrastare il terrorismo, e' l'unico modo per contrastare la catastrofe che minaccia l'umanita' intera.
*
E' indispensabile ed urgente che l'Italia ritiri subito i propri militari attualmente coinvolti in quella guerra illegale e criminale, che l'Italia si impegni per la cessazione immediata delle operazioni belliche stragiste della Nato, che l'Italia rientri nell'alveo della propria legalita' costituzionale fin qui reiteratamente scelleratamente violata.
*
E' necessario e urgente smilitarizzare i conflitti.
E' necessario e urgente il disarmo.
E' necessario e urgente salvare le vite in pericolo: vi e' una sola umanita', su un unico pianeta che e' la casa comune di tutte le persone.
La nonviolenza e' la via, la nonviolenza e' la politica vera ed efficace.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
18. HERI DICEBAMUS. LA DOMANDA
Negli Stati Uniti d'America un vasto movimento - promosso anzitutto da familiari delle vittime - si oppone alla prosecuzione della guerra e dell'occupazione militare in Iraq.
Perche' in Italia non c'e' un movimento che si oppone alla prosecuzione della guerra e dell'occupazione militare in Afghanistan?
Come possono pretendere di essere credibili le diecimila organizzazioni pacifiste italiane che pontificano su tutto e che tacciono proprio su questo?
*
Non vogliamo che qualcuno porti la guerra in casa nostra.
E allora perche' portiamo la guerra nelle case altrui?
*
Non vogliamo che le armi ci colpiscano.
Ed allora perche' le produciamo, le traffichiamo, le usiamo contro altri?
*
Chiediamo il rispetto della legalita'.
Ed allora perche' consentiamo che il nostro governo e il nostro parlamento totalitariamente prostituiti alla guerra continuino ormai da anni a violare la Costituzione della Repubblica Italiana facendo partecipare il nostro apese a orribili, illegali, criminali guerre stragiste (e tutte le guerre sono stragiste, poiche' di stragi consistono)?
*
Tutti vogliamo sicurezza e serenita', riconoscimento di diritti e civile convivenza, tutti temiamo il terrorismo.
Ed allora perche' ad altri neghiamo sicurezza e serenita', perche' non diamo riconoscimento di diritti e civile convivenza, perche' adottiamo pratiche terroristiche nei confronti di innumerevoli persone e di popoli interi, a Lampedusa come in Afghanistan?
*
Occorre opporsi al terrorismo: quindi occorre opporsi alla guerra assassina sempre.
Occorre opporsi alla guerra: quindi occorre opporsi alle armi che sempre e solo servono a uccidere esseri umani.
Occorre opporsi alle armi: quindi occorre opporsi a tutti gli eserciti, a tutti i gruppi armati, pubblici, privati e finanche a ogni singolo armigero, e quindi anche a tutti i produttori, spacciatori e detentori di armi.
*
Occorre la smilitarizzazione dei conflitti, la gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti.
Occorre il disarmo, cominciando noi invece di attendere sempre che cominci qualcun altro.
Occorre prestare soccorso alle vittime tutte, poiche' vi e' una sola umanita', ed ogni essere umano ha il tuo stesso volto, il tuo stesso sangue, i tuoi stessi diritti.
Occorre la scelta della nonviolenza.
19. HERI DICEBAMUS. FERMARE LA GUERRA IN AFGHANISTAN, SUBITO
Fermare la guerra in Afghanistan, subito.
Ritirare le truppe italiane. Far cessare le stragi della Nato.
E' in nostro potere, e' nostro dovere.
Solo cessando di fare la guerra possiamo sperare di aiutare la pace.
Solo cessando di uccidere possiamo chiedere agli altri di smettere di uccidere.
*
Dicono gli stolti che la storia della civilta' umana e' fatta tutta e solo di guerre: e' vero il contrario, e' la lotta contro le guerre che ha fatto la storia della civilta' umana.
Dicono gli stolti che solo le armi garantiscono la convivenza: e' vero il contrario, e' la lotta contro le armi che fonda la convivenza.
Dicono gli stolti che siamo fatti per la morte: e' vero il contrario, e' la lotta contro la morte che mette al mondo l'umanita'.
Dicono gli stolti che occorre arrendersi allo status quo: e' vero il contrario, l'umanita' e' nel miracolo della nascita.
*
E' l'ora della resistenza alla guerra e alle stragi, e' l'ora della resistenza a tutti i terrorismi, e' l'ora della resistenza a tutti i fascismi, e' l'ora della nonviolenza.
Fermare la guerra in Afghanistan, subito.
Ritirare le truppe italiane. Far cessare le stragi della Nato.
E' in nostro potere, e' nostro dovere.
20. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riedizioni
- Rosario Romeo, Vita di Cavour, Laterza, Roma-Bari 1984, 2011, Mondadori, Milano 2011, pp. VIII + 552, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).
- Abraham B. Yehoshua, Le nozze di Galia. Di fronte ai boschi, Einaudi, Torino 1999, 2006, Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 80, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").
21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
22. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 629 del 27 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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