Telegrammi. 601



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 601 del 29 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Contro guerra e razzismo

2. Contro la guerra una proposta agli enti locali

3. A Blera il 30 giugno una preziosa opportunita' di riflessione su solidarieta' e diritti umani

4. La lotta gentile di Ibu Robin Lim. Guarire la terra un bambino alla volta

5. Gabriele Nissim: Ricordando Moshe Landau e Hannah Arendt

6. Franca Ongaro Basaglia: Il messaggio

7. Tommasina Squadrito: Maria Zambrano

8. Per sostenere il Movimento Nonviolento

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. CONTRO GUERRA E RAZZISMO

 

Contro guerra e razzismo.

Per il diritto alla vita e alla dignita' di tutti gli esseri umani.

 

2. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

3. INCONTRI. A BLERA IL 30 GIUGNO UNA PREZIOSA OPPORTUNITA' DI RIFLESSIONE SU SOLIDARIETA' E DIRITTI UMANI

[Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali e comunicazioni di massa, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che da due anni si svolgono settimanalmente a Viterbo; nella seconda meta' del 2010 insieme a Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Recentemente ha tenuto una conferenza all'Universita' di Roma "La Sapienza" sul cinema di Tarkovskij.

Andrej Tarkovskij, straordinario regista cinematografico (1932-1986): "testimonianza di fervore stilistico altissimo e di grande impegno morale" (Fernaldo Di Giammatteo). Opere di Andrej Tarkovskij: Il rullo compressore e il violino (1961); L'infanzia di Ivan (1962); Andrej Rublev (1969); Solaris (1972); Lo specchio (1974); Stalker (1979); Nostalghia (1983); Sacrificio (1986). Tra le opere su Andrej Tarkovskij: Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Andrej Tarkovskij, Il castoro cinema, Milano 1997, 2001]

 

Presso la biblioteca comunale di Blera (Vt) giovedi' 30 giugno 2011, alle ore 17,30, per iniziativa della cooperativa agricola "Il Vignale" (per contatti: tel. 3475988431 - 3478113696, e-mail: ilvignale at gmail.com) si terra' una conferenza pubblica su "Il mistero, il dolore, la dignita' umana: una riflessione muovendo da Stalker di Andrej Tarkovskij"; relatore il critico e saggista Paolo Arena.

L'incontro, che fa seguito a tre precedenti conferenze tenutesi con cadenza settimanale e ne conclude il ciclo, costituisce una significativa occasione di riflessione su temi imprescindibili: il mistero della natura, la dignita' umana, il dovere della solidarieta', il rispetto e l'attiva difesa dei diritti umani e della biosfera.

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Come gia' nei precedenti incontri dedicati all'acqua (relatrice la dottoressa Antonella Litta), all'energia (relatore il professor Alessandro Pizzi), all'arte di Keith Haring (relatrice la critica d'arte Giselle Dian), la conferenza offrira' una preziosa opportunita' di meditazione e confronto, aperta all'interlocuzione e al contributo di tutte le persone interessate.

Paolo Arena, il relatore, ha tra l'altro condotto lo scorso anno una vasta ricerca sulla nonviolenza in Italia, e sul cinema di Tarkovskij ha tenuto mesi fa un'apprezzata conferenza all'Universita' "La Sapienza" di Roma.

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Il cinema di Tarkovskij costituisce una delle piu' rilevanti esperienze artistiche e morali del Novecento. Un'opera come "L'infanzia di Ivan", del 1962, nella sua narrazione ellittica e franta dopo molti anni resta uno dei piu' intensi film sulla guerra, il dolore e la perdita. "Andrej Rublev", il capolavoro del 1966, e' non solo una lezione di stile e di storia, una meditazione da artista sull'arte, ma anche una disamina acutissima di decisivi nodi antropologici, storici, politici, morali. "Solaris", del 1972, nella sua iridescente polisemia e' anche un grandioso e abissale corpo a corpo con l'inconscio, la memoria, il lutto. Di "Stalker", del 1979, oggetto specifico della conferenza blerana, diremo qui solo che e' uno di quei film che occorre aver visto. E rilevanti sono altresi' altri talora piu' ermetici film come "Lo specchio" del 1974 (che penetra come un bisturi nel vivo delle carni della vicenda biografica e familiare dell'autore), il drammatico e irrisolto "Nostalghia" del 1983 e il definitivamente perturbante ultimo film "Sacrificio" del 1986 - l'anno della morte dell'autore. Come in Dreyer e Bergman, Antonioni e Resnais, Bresson e Kubrick, Herzog e Kieslowski, Iosseliani e Kitano, questo cinema ci convoca all'incontro col mistero del mondo e l'umana responsabilita', alla visione dell'alterita' e alla cognizione del dolore. Il titolo della conferenza di Blera ("Il mistero, il dolore, la dignita' umana: una riflessione muovendo da Stalker di Andrej Tarkovskij") ci sembra alludere a questa configurazione, a questa ricerca, a questo incontro nel segno del paradosso, dell'empatia, della pieta'.

 

4. INCONTRI. LA LOTTA GENTILE DI IBU ROBIN LIM. GUARIRE LA TERRA UN BAMBINO ALLA VOLTA

[Da "Madri sane terra felice" (per contatti: madrisaneterrafelice at alexanderlanger.org) riceviamo e diffondiamo.

Ibu Robin Lim, ostetrica, operatrice umanitaria, costruttrice di pace, Premio Alexander Langer 2006. Dal sito www.melogranomentana.org riprendiamo la seguente notizia: "Ibu Robin Lim e' chiamata 'ostetrica dai piedi scalzi' per il suo impegno in favore di una gravidanza sana, un parto dolce, un'accoglienza felice del neonato e contro la poverta' e la malnutrizione. Attingendo alle migliori tradizioni sia occidentali che orientali, Ibu Robin si dedica con affabilita' e gentilezza a promuovere la conservazione dei saperi tradizionali, l'utilizzo di piante curative, la mobilitazione delle risorse umane e spirituali delle donne nell'occuparsi di se stesse e del nascituro, affrontando consapevolmente anche i momenti di debolezza e vulnerabilita' emotiva. Ibu Robin, 49 anni, ha una genealogia sfaccettata, che passa attraverso l'America, l'Indonesia, la Cina, le Filippine, la Germania, l'Irlanda. Vive a Bali con il marito Wil Hammerle, i sette figli, la nipotina. Dai giorni della catastrofe dello tsunami, nel dicembre 2004, si e' trasferita nella regione di Banda Aceh (Sumatra), travagliata anche da conflitti di natura etnica e religiosa, lavorando con le donne sopravvissute in un'opera di tipo sanitario e ostetrico ma anche di elaborazione del lutto, di ricostruzione del tessuto sociale e delle relazioni d'aiuto tra le persone. Ibu Robin Lim, ha pubblicato divesi libri, tra i quali "After the baby's birth" (Dopo la nascita del bambino) e "Eating for two, recipes for pregnant and breastfeeding women" (Cibo per due, ricette per donne incinte o in allattamento) editi dalla Celestial Arts, 10 Speed Press, Berkeley CA. La Half Angel ha recentemente dato alle stampe "Tsunami Notebook" (Appunti sullo tsunami) e "Obat Asli... the traditional healing herbs of Bali" (Obat Asli... le erbe terapeutiche tradizionali di Bali) e due raccolte di sue poesie "Stretch Marks" (Smagliature) e "As a child in the religion of gratitude" (Come un fanciullo nella religione della gratitudine). Notizie del suo lavoro si possono trovare nel sito della associazione da lei fondata YaYsan Bumi Sehat www.bumisehatbali.org". Cfr. anche "La nonviolenza e' in cammino" n. 1385, n. 1445, n. 1480, le "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 297, "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 317]

 

Robin Lim, ostetrica di Bali - dove viene chiamata con l'appellativo di "Ibu", madre -, scrittrice, poetessa, ambientalista, Premio internazionale Alexander Langer 2006 e nominata Cnn Hero 2011, sara' nuovamente in Italia dal primo al 13 luglio 2011.

"Madrisane, Terrafelice per Ibu Robin", progetto di solidarieta' nato nel 2008 per far conoscere in Italia la sua filosofia di lavoro con madri e neonati e garantire l'indispensabile sostegno economico per proseguire nel suo impegno, coordina nell'occasione una serie di iniziative in collaborazione con differenti organizzazioni locali, in particolare a due importanti appuntamenti proprio sul tema dell'intervento delle piccole realta' auto-organizzate nelle emergenze dei disastri ambientali: Euromediterranea a Bolzano, quest'anno dedicata ad Haiti (www.alexanderlanger.org/it/49), e un incontro a L'Aquila...

Ibu Robin sara' venerdi' primo luglio e sabato 2 a Bolzano,  lunedi' 4 a Verona, mercoledi' 6 a L'Aquila, giovedi' 7 a Trento, venerdi' 8 a Vicenza, sabato 9, domenica 10, lunedi' 11 a Rimini, martedi' 12 a Verbania. In tutti gli eventi Ibu Robin Lim, grazie alla traduzione, sara' a disposizione per domande dal pubblico e per eventuali incontri/interviste con la stampa.

"Bumi Sehat" non riceve contributi pubblici ma vive grazie a donazioni di "amici" da tutto il mondo. "Madrisane, Terrafelice per Ibu Robin" sara' presente a tutte le iniziative organizzate per far conoscere Ibu Robin Lim e il suo lavoro anche attraverso la diffusione di materiale informativo, la vendita dei suoi libri, dei dvd che illustrano il suo lavoro, di artigianato balinese e per raccogliere donazioni a sostegno di "Bumi Sehat", con l'appoggio e grazie alla disponibilita' della Fondazione Alexander Langer.

Solo assicurando a "Bumi Sehat" un sostegno economico continuativo, i centri per la nascita fondati da Ibu Robin Lim continueranno a vivere e lavorare in difesa delle madri e dei bambini, e solo cosi' sara' possibile garantire un intervento tempestivo in tutte le situazioni di emergenza.

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Per donazioni: versamenti presso la Cassa di Risparmio di Bolzano IBAN: IT91 S 06045 11613 000000555000, intestato a: Fondazione Alexander Langer, BIC: CRBZIT2B059 (per bonifici dall'estero).

Per maggiori informazioni: madrisane.blogspot.com , www.bumisehatbali.org , www.alexanderlanger.org

Per contatti: tel. 0458349655, e-mail: madrisaneterrafelice at alexanderlanger.org, madrisaneterrafelice at gmail.com

 

5. RIFLESSIONE. GABRIELE NISSIM: RICORDANDO MOSHE LANDAU E HANNAH ARENDT

[Dal "Corriere della sera" del  27 giugno 2011 col titolo "La non banalita' del male" e il sommario "Landau, il giudice che condanno' Eichmann e contesto' la Arendt".

Gabriele Nissim, nato a Milano nel 1950, giornalista e saggista, ha fondato nel 1982 "L'Ottavo Giorno", rivista italiana sul tema del dissenso nei paesi dell'est europeo. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Gabriele Nissim (Milano, 1950) e' un giornalista, saggista e storico italiano. Si e' sempre occupato della realta' culturale e politica dell'Europa orientale. Nel 1982 ha fondato "L'Ottavo Giorno", rivista italiana dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell'est europeo. Ha realizzato, inoltre, numerosi documentari per le reti televisive di Canale 5 e della Svizzera Italiana sull'opposizione clandestina al comunismo, sui problemi del post-comunismo e sulla condizione ebraica nell'Est. Ha lavorato per i periodici "Panorama" e "Il Mondo" e per i quotidiani "Il Giornale" e "Corriere della Sera". E' presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti - Gariwo che ricerca in tutto il mondo i Giusti di tutti i genocidi. Per Mondadori ha pubblicato nel 1995 Ebrei invisibili. I sopravvissuti dell'Europa orientale dal comunismo ad oggi (con Gabriele Eschenazi), nel 1998 L'uomo che fermo' Hitler. La storia di Dimitar Peshev che salvo' gli ebrei di una nazione intera, nel 2003 Il tribunale del bene. La storia di Moshe Bejski, l'uomo che creo' il Giardino dei Giusti (ora nella collezione Oscar). Per Bruno Mondadori, insieme ad altri, ha scritto Storie di uomini giusti nel Gulag. L'ultima sua pubblicazione e' Una bambina contro Stalin, ove si narra la storia di un comunista italiano, Gino De Marchi, espatriato in Urss, arrestato e fucilato senza processo nel periodo delle grandi purghe staliniane e della battaglia che la figlia Luciana condusse coraggiosamente per la riabilitazione della memoria paterna. Nissim ha ricevuto numerosi premi internazionali. Il 6 novembre 1998 e' stato nominato dalla Sobranie (il parlamento di Sofia) cavaliere di Madera, la massima onorificenza culturale bulgara, per la scoperta di Dimitar Peshev, il salvatore degli ebrei bulgari. Nel 2003 ha vinto il premio della critica "Ilaria Alpi" per il documentario televisivo Il giudice dei Giusti, scritto da lui stesso e da Emanuela Audisio e diretto da Enrico Marchese. Il 2 dicembre 2007 ha ricevuto una menzione speciale dalla Regione Lombardia per la sua attivita' per la pace e sul tema dei Giusti. Gabriele Nissim nella sua attivita' per la memoria e' stato protagonista di numerosi avvenimenti internazionali. E' stato artefice della costruzione del museo dedicato ai Peshev a Kustendil in Bulgaria nel 2001, ha promosso la costruzione del "Giardino per i giusti di tutti i genocidi" nella citta' di Milano, ha realizzato, sempre nella citta' lombarda, nel parco Valsesia, il primo parco italiano dedicato alle vittime del gulag nel 2004 e poi a Levashovo nei pressi di San Pietroburgo il 29 giugno del 2007 ha inaugurato il memoriale dedicato alle mille vittime italiane del totalitarismo sovietico. E' stato promotore di grandi convegni internazionali sul tema dei Giusti, di cui ricordiamo il convegno del 2000 all'Universita' di Padova dedicato ai Giusti per gli ebrei e per gli armeni, il convegno del 2004 a Milano sulla resistenza morale al totalitarismo ed il convegno del 2007 sui Giusti a Bologna". Opere di Gabriele Nissim: con Gabriele Eschenazi, Ebrei invisibili, Mondadori, Milano 1995; L'uomo che fermo' Hitler, Mondadori, Milano 1998, 2000; Il tribunale del bene, Mondadori, Milano 2003, 2004; Una bambina contro Stalin, Mondadori, Milano 2007; La bonta' insensata, Mondadori, Milano 2011.

Su Moshe Landau dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda (con qualche necessaria integrazione): "Moshe Landau (Danzica, 29 aprile 1912 - Israele, primo maggio 2011) e' stato un giurista israeliano, quarto presidente della Corte Suprema israeliana. Nacque a Danzica da Isaac Landau e Betty Eisenstadt, suo padre era una figura di rilievo della comunita' ebraica di Danzica. Si laureo' in legge nel 1933 a Londra e nello stesso anno si trasferi' in Palestina dove divenne magistrato. Nel 1961 presiedette il processo a Adolf Eichmann". Dal sito del "Comitato per la foresta dei Giusti" (www.gariwo.net) riprendiamo il seguente nercrologio: "Si e' spento a 99 anni il giudice Moshe Landau, che presiedette il processo Eichmann e fu il primo Presidente della Commissione dei Giusti di Yad Vashem. Nato a Danzica il 29 aprile 1912, dal 1933 e' vissuto in Israele dove ha dato un contributo decisivo allo sviluppo dei diritti civili e dell'indipendenza della magistratura. Il suo nome e' legato per sempre al processo al criminale nazista Adolf Eichmann, che condanno' a morte sulla base di 15 gravissimi capi d'imputazione. La rivista 'Time' scrisse: 'La folla si aspettava di sentire una prima, legalistica difesa del diritto di Israele a processare Eichmann. Invece il Presidente della Corte Moshe Landau (un rifugiato della Germania nazista) ordino' ad Eichmann di prestare attenzione dalla sua gabbia di vetro antiproiettile, e gli disse senza mezzi termini: La Corte la dichiara colpevole'. Il presidente israeliano Shimon Peres ha dichiarato che Landau 'ha lasciato il segno nella sfera pubblica, fissando precedenti che ci accompagnano fino all'attualita' e sono elementi costitutivi della democrazia israeliana. Il Giudice Landau vedeva il suo ruolo come una missione civile e sociale per il bene del suo popolo e lo Stato d'Israele lo ricordera' come un modello di leadership coraggiosa'".

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

 

Moshe Landau credeva profondamente nell'autonomia e nell'imparzialita' della magistratura. Quando lo incontrai a casa sua una decina di anni fa si lamento' per il comportamento di certi magistrati in Israele che amavano rilasciare dichiarazioni pubbliche. "Un giudice esercita il suo lavoro soltanto in tribunale, altrimenti rischia di non essere credibile. Egli deve ricercare la verita' nel corso dei processi e non cercare facili consensi nell'opinione pubblica". Fu questo lo spirito che lo guido' nel corso del processo Eichmann. Si impegno' fin dal primo giorno affinche' non assumesse una natura propagandistica, ma giudicasse esclusivamente le responsabilita' dell'imputato. Per questo motivo chiese al procuratore Hausner di limitare gli interventi dei testimoni che si dilungavano sul racconto delle loro sofferenze: "Io sono consapevole che e' difficile interrompere certe testimonianze, ma penso che sia suo dovere spiegare ai testimoni che devono concentrarsi soltanto sugli argomenti attinenti al processo". Nella sentenza che decreto' la condanna a morte di Adolf Eichmann confuto' le tesi difensive del criminale nazista che nel corso del dibattimento cerco' di giustificarsi, sostenendo di avere soltanto obbedito a degli ordini. "Anche se fosse stato provato che l'imputato avesse agito per obbedienza cieca, come egli sosteneva, avremmo comunque detto che un uomo che ha preso parte a crimini di tale portata avrebbe dovuto scontare la pena massima e non avrebbe potuto ottenere una riduzione della pena. Ma abbiamo invece scoperto che l'imputato ha agito per un'identificazione interiore con gli ordini che gli erano stati dati e per una forte volonta' di raggiungere l'obiettivo criminale. E' per noi irrilevante se questa identificazione o volonta' sia il risultato della formazione che ricevette in quel regime, come sostiene la difesa".

Riflettendo su quel suo giudizio domandai a Landau cosa pensasse del libro di Hannah Arendt su Eichmann e della sua tesi sulla banalita' del male. Non glielo avessi mai chiesto! Pronunciando soltanto il nome della filosofa di Hannover mi giocai la reputazione. Moshe Landau mi guardo' storto e mi disse di essersi scontrato duramente con Hannah Arendt a casa di Kurt Blumenfeld, presidente della federazione sionista tedesca fino all'avvento di Hitler. "Eichmann ha fatto uccidere gli ebrei con profonda convinzione. Altro che banale... amava con tutto il suo cuore il lavoro che faceva. Ha agito in questo modo perche' pensava come un nazista, non perche' non era in grado di pensare". Recentemente sono stati pubblicati dal settimanale "Der Spiegel" alcuni documenti che sembrano confermare le osservazioni di Moshe Landau. In una conversazione registrata con dei suoi amici nazisti in Argentina prima dell'arresto, Eichmann esprime dispiacere per non avere portato a termine il suo lavoro: "Noi non abbiamo lavorato bene. Si poteva fare molto meglio". E poi aggiunge: "Io non ero un semplice esecutore di ordini. Non ero uno stupido, facevo parte dei pensatori del progetto. Io ero un idealista". Daniel Goldhagen nel suo ultimo libro Peggio della guerra (Mondadori), polemizzando con Hannah Arendt, ricorda che il vero Eichmann era profondamente antisemita e fiero di esserlo. Egli stesso confesso' a degli amici nazisti che a motivarlo nelle sue azioni era una convinzione interiore: da qui nasceva il suo fanatismo. "Quando giunsi alla conclusione che fare agli ebrei quello che abbiamo fatto era necessario, lavorai con tutto il fanatismo che un uomo puo' aspettarsi da se stesso. Non c'e' dubbio che mi considerassero l'uomo giusto al posto giusto... Ho agito sempre al cento per cento, e nell'impartire ordini non ero certo fiacco". Ancora piu' rilevante, ricorda Goldhagen, e' il fatto che Eichmann si vantava dei milioni di ebrei che aveva ucciso. Pochi mesi prima della fine della guerra disse al suo vice: "Ridero' quando saltero' dentro la tomba al pensiero che ho ucciso cinque milioni di ebrei. Mi da' molta soddisfazione e molto piacere". Sono queste le parole - si chiede l'autore - di un burocrate che fa il suo lavoro senza pensare, senza riflettere, senza avere una particolare opinione?

Ha avuto dunque torto Hannah Arendt quando ha dipinto il carnefice nazista come un uomo mediocre e superficiale e lo ha presentato nei suoi scritti come l'emblema degli uomini che commettono i piu' orribili delitti senza porsi nessun interrogativo morale? In realta' la filosofa ha cercato nel suo libro di introdurre un nuovo punto di vista sui responsabili del male estremo. "Le sue azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoche' normale, ne' demoniaco, ne' mostruoso". Ha voluto cosi' sottolineare come gli omicidi di massa nei totalitarismi non sono stati progettati ed eseguiti da uomini che agivano per il gusto del male ma da esseri comuni. Ecco l'intuizione della banalita' del male, un'ipotesi per nulla rassicurante, come aveva sottolineato lo scrittore Vasilij Grossman analizzando i delatori che mandavano le persone a morire nei gulag. Grossman osservava che il male veniva compiuto da persone che apparentemente sembravano per bene. "Sapete cosa c'e' di piu' ripugnante nei delatori? Quel che di cattivo c'e' in loro, penserete. No! E' piu' terribile cio' che vi e' di buono; la cosa piu' triste e' che sono pieni di dignita', che sono gente virtuosa. Loro sono figli, padri, mariti teneri e amorosi, gente capace di fare del bene, di avere grande successo nel lavoro". Eichmann, come aveva osservato la Arendt durante il processo, aveva cercato di mostrarsi come un burocrate irreprensibile che eseguiva con zelo gli ordini ricevuti e rispettava le leggi dell'epoca. Si e' creato pero' nel corso degli anni un equivoco sul pensiero della filosofa tedesca. E' parso a molti suoi critici, soprattutto in Israele, che il concetto di banalita' del male possa venire applicato soltanto a una categoria di persone: coloro che di fronte a dei crimini voltano la testa dall'altra parte e che eseguono degli ordini terribili senza riflettere. Chi invece e' convinto di un'ideologia eliminazionista (come lo era appunto Eichmann) non rientra nella tipologia descritta da Hannah Arendt. Invece, per la filosofa, chi viene sedotto dalle sirene di un'ideologia che propone per la felicita' del genere umano l'eliminazione di una parte "infetta" dell'umanita' e crede che il mondo possa essere spiegato con un'idea di pura fantasia applicata alla realta', rientra a pieno titolo nel novero delle persone che abdicano al pensiero. Eichmann aveva molte facce: si comportava come un burocrate ossequiente al potere e nello stesso tempo era convinto della missione a cui era stato chiamato da Hitler, l'eliminazione degli ebrei. Ma in ogni caso egli aveva chiuso la sua mente a ogni forma di compassione, di giudizio e d'inquietudine della propria coscienza: era banale, anche se era convinto di quello che faceva. E' quanto probabilmente non ha capito delle osservazioni della Arendt lo straordinario giudice del processo Eichmann, scomparso poche settimane fa, proprio a cinquant'anni dal processo che lo vide protagonista.

 

6. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: IL MESSAGGIO

[Da Franca Ongaro Basaglia, "L'itinerario di Franco Basaglia attarverso i suoi scrtti", in "Sapere", n. 851, novembre-dicembre 1982, p. 20.

Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio perche'?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo, Editori Riuniti, Roma 1987; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Dalla recente antologia di scritti di Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, da Franca Ongaro Basaglia curata, riprendiamo la seguente notizia biobibliografica, redatta da Maria Grazia Giannichedda, che di entrambi fu collaboratrice: "Franca Ongaro e' nata nel 1928 a Venezia dove ha fatto studi classici. Comincia a scrivere letteratura infantile e i suoi racconti escono sul "Corriere dei Piccoli" tra il 1959 e il 1963 insieme con una riduzione dell'Odissea, Le avventure di Ulisse, illustrata da Hugo Pratt, e del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott. Ma sono gli anni di lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si sta raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, a determinare la direzione dei suoi interessi e del suo impegno. Nella seconda meta' degli anni '60 scrive diversi saggi con Franco Basaglia e con altri componenti del gruppo goriziano e due suoi testi - "Commento a E. Goffman. La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, editi da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971 con saggi introduttivi di Franco Basaglia e Franca Ongaro, che traduce e introduce anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni '70 Franca Ongaro e' coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), da Crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate. Nel 1981 e 1982 cura per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, la condizione della donna, le pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, Torino 1979), raccolta delle voci di sociologia della medicina scritte per l'Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, Milano 1982) che include la voce "Donna" dell'Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? (Emme Edizioni, Milano 1982); Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo (Editori Riuniti, Roma 1987). Tra i saggi, Eutanasia, in "Democrazia e Diritto", nn. 4-5 (1988); Epidemiologia dell'istituzione psichiatrica. Sul pensiero di Giulio Maccacaro, in Conoscenze scientifiche, saperi popolari e societa' umana alle soglie del Duemila. Attualita' del pensiero di Giulio Maccacaro, Cooperativa Medicina Democratica, Milano 1997; Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso, in Roberta Dameno e Massimiliano Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, Angelo Guerrini, Milano 2001. Dal 1984 al 1991 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente, e in questa veste e' stata leader della battaglia parlamentare e culturale per l'applicazione dei principi posti dalla riforma psichiatrica, tra l'altro come autrice del disegno di legge di attuazione della "legge 180" che diventera', negli anni successivi, testo base del primo Progetto obiettivo salute mentale (1989) e di diverse disposizioni regionali. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'Universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze politiche. E' morta nella sua casa di Venezia il 13 gennaio 2005"]

 

Il messaggio implicito nella lotta al manicomio non e', infatti, la formulazione di una legge che risolva in termini burocratici il problema della malattia mentale, ma presuppone la lotta ad ogni forma di violenza, di sopraffazione e di emarginazione sociale, di cui l'atteggiamento nei confronti dei disturbi psichici e' uno degli esempi; la spinta a lottare per una realta' in cui si possa capire la sofferenza umana prima che questa si cristallizzi in "malattia"; e la certezza che questa sofferenza - al di fuori dei parametri di una scienza puramente classificatrice - sia ancora comprensibile in rapporto alla realta' e affrontabile attraverso una pratica di rapporti diversa.

 

7. PROFILI. TOMMASINA SQUADRITO: MARIA ZAMBRANO

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Tommasina Squadrito, artista e saggista, nata a Palermo, ha studiato Scultura all'Accademia di Belle Arti di Palermo e Filosofia all'Universita' di Palermo approfondendo Estetica a Firenze con Ermanno Migliorini.

Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno: Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto. Antigone, Eloisa, Diotima, Nuova Pratiche Editrice, Milano 1997; Seneca, Bruno Mondadori, Milano 1998; Filosofia e poesia, Pendragon, Bologna 1998. L'agonia dell'Europa, Marsilio, Venezia 1999. Dell'aurora, Marietti, Genova 2000; Delirio e destino, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; Persona e democrazia. La storia sacrificale, Bruno Mondadori, Milano 2000; L' uomo e il divino, Edizioni Lavoro, Roma 2001; Le parole del ritorno, Citta' Nuova, Roma 2003. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il volume monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997, e il recente libro di Annarosa Buttarelli, Una filosofa innamorata. Maria Zambrano e i suoi insegnamenti, Bruno Mondadori, Milano 2004; ci permettiamo di segnalare anche, nel nostro stesso notiziario "La nonviolenza e' in cammino", i testi di Elena Laurenzi e di Donatella Di Cesare riprodotti nei nn. 752, 754 e 805, "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 11, monografico su Maria Zambrano, e la voce di Lucia Vantini in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311]

 

Maria Zambrano, 1904-1991.

Nella biografia di Zambrano si snodano il rigore intellettuale paterno, l'esilio che amera' come sua terra, l'affetto per la sorella Araceli offesa dal nazismo.

Nata nel 1904 a Velez-Malaga, nell'Andalusia incrocio di sufismo, ebraismo e cristianesimo, da una famiglia di intellettuali socialisti, conosce una giovinezza piena di stimoli fino ad arrivare alla scelta della facolta' di Filosofia, abbandonata e scelta nuovamente piu' volte. Scrivera' ne I beati (Milano, 1992, p. 98) che "l'attitudine filosofica e' quanto di piu' simile ci sia ad un congedo" ed e' un'attitudine che non la lascera' piu'.

E' da questo congedo che i suoi testi sembrano tratti: concetti che sono parole riconducono a una coincidentia oppositorum che scardina il logos occidentale monolitico per ricondurlo, per avviarne piuttosto la strada, al logos embrionario che ha misericordia delle sue radici, della sua origine, del suo sentire. Logos nascente bisognoso di cure che informa, in questo suo farsi, gli avvenimenti futuri.

Questo congedo, quest'attitudine, non soggiogheranno il pensiero attraverso l'occultamento del corpo, non lo escluderanno dalla concentrazione che e' necessaria al pensare, dando uguale spazio al sentire e al capire che sono inseparabili nella conoscenza.

"... un logos che si facesse carico delle viscere e fosse per esso alveo di senso; che elevasse alla ragione cio' che fatica e duole senza tregua, riscattando la passivita', la fatica e anche l'umiliazione di quanto palpita senza essere udito, perche' non ha parola" scrive in Dell'Aurora (Genova, 2000, p. 145).

E', allora, la conoscenza che viene dalle entranas, dalle viscere, dal cuore, dai tessuti molli (e anche l'organo cerebrale lo e'), una conoscenza che non divide, che da' alla filosofia l'unita' dell'ein: sentire, fiutare, essere, proprio cio' che e' stato rimosso perche' si e' data la preferenza alla singolarita' del soggetto e della sola volonta' dimenticando che in noi tutto e' correlato. E infatti "il riassorbimento della disumanizzazione in una piu' ampia umanizzazione si e' fatto ineludibile e urgente" (Sul problema uomo, in "Leggere", dicembre 1990).

La compassione verso il pensare e' quella che Maria Zambrano attua e che mantiene la sua attitudine filosofica. Misericordia, cioe' avere a cuore la miseria propria e quella degli altri, e' accompagnare i concetti, il concepto verso le sue origini dove l'interrogazione, lo stupore di fronte alle cose mostra sia chiarezza che oscurita': nella poesia, nella "ragione poetica", umana, veramente umana. Pieta', questo sentimento originario, "quasi la patria di tutti gli altri", e' una guida che porta a intenderci con i vari modi dell'essere, con chi e' altro da noi, il diverso, con la realta' di ciascuno, ci fa scoprire che la realta' del sentire accompagna la conoscenza e che non tutto e' definibile, anzi ci sono piu' frequentemente realta' che rifiutano la definizione e nondimeno sono vissute. Ecco, qui, in questo tentativo di nominare la Pieta', ipostasi quasi della misericordia, viene delineato l'alveo di cio' che vuol venire alla luce, "un dio sconosciuto", questo e quello, cuore del vivente.

Maria Zambrano ha trascorso gli anni della maturita' in esilio. Meta' della sua vita in cio' che ha considerato un'altra patria. "Amo il mio esilio" ha scritto.

Al braccio dell'anziano poeta Antonio Machado, con la madre e la sorella, varca nel 1939 i Pirenei, strada seguita da molti altri intellettuali che avevano difeso la Repubblica. E dire che gia' nel 1936 era a Santiago del Cile dopo il matrimonio con il diplomatico Alfonso Rodriguez Aldave. Ritornera' in Spagna "precisamente perche' la guerra era perduta".

Questo destierro, quest'esilio, e' una componente essenziale del suo pensiero e si snoda in vari luoghi che la vedono sempre impegnata nel dibattito civile, culturale, dei paesi ospitanti.

Il Messico la vede insegnante di filosofia a Morelia, l'antica Valladolid dove un vescovo, Vasco de Quiroga, aveva fondato cooperative agricole e artigiane, ospedali, conciliando la cultura indigena e quella cristiana. Non era nuova a queste iniziative perche' gia' nei primi anni '30 si era impegnata nelle Missioni Pedagogiche del governo repubblicano spagnolo.

Dal Messico va a Cuba dove collabora a "Origenes" con Lezama Lima e altri, a "Lyceum", circolo culturale femminile, che saranno nel periodo della dittatura punti di resistenza attraverso l'intenso dibattito svolto.

Negli anni 1946-48 si sposta in Francia ma arriva a Parigi quando la madre e' gia' sepolta. Da allora vivra' sempre con Araceli, la sorella amata, torturata dai nazisti. Qui verra' apprezzata da Sartre, de Beavoir e Camus, che avra' con se', il giorno della sua morte, la traduzione francese manoscritta di El hombre y lo divino.

Tornata a La Habana dove rimarra' fino al 1953, sara' poi a Roma per piu' di dieci anni. Stringe amicizia con Cristina Campo, Elemire Zolla, Elena Croce che sosterra' le sorelle durante il soggiorno.

Altri intellettuali spagnoli li' esiliati riterranno opportuno rientrare in patria in questi anni. Lei vedra' la Spagna solo nel 1984 e fino ad allora vivra' in Svizzera, a La Piece, nel Giura francese. Qui intratterra' relazioni epistolari con gli amici Lezama Lima, Edison Simons e altri conosciuti nei luoghi dell'esilio precedente.

Libri fondamentali come De la Aurora, Claros del bosque, Los bienaventurados, verranno scritti qui, nella casa accanto al lago Lemano e l'esperienza del paesaggio formera' pagine che diranno ancora di piu' la "trasformazione" che la filosofia opera.

Arrivata in Spagna, ormai conosciuta, rivede frammenti, inediti e, grazie alla Fondazione che amici intellettuali le dedicano, puo' continuare a scrivere finalmente libera da preoccupazioni economiche. In un'Europa, insieme di soggetti, la cui "agonia" si manifesta nella loro esplosione, il velo piu' che trasparente del suo pensiero mette in risalto le relazioni tessute dagli esseri umani, la bellezza che scaturisce spesso da una conoscenza non discorsiva o che non riesce a dirsi perche' il pensiero si arresta alla violenza fondativa della storia sottesa a vissuti dolenti.

Gia' malata, nel 1988 le viene assegnato il Premio Cervantes, prima donna e filosofa a ottenerlo. Muore nel febbraio 1991. Sulla lapide che sigilla la tomba e' incisa una frase tratta dal Cantico dei Cantici: Surge, anima mea, et veni.

Una vita d'esilio, all'insegna della poverta', del disconoscimento. Una vita patita, di passione nel suo senso piu' vero, in cui il sentire di questo nome, di questo concetto, e' portato verso il farsi di una verita' che abbia pieta' della realta'. La ragione poetica ha incontrato e si e' alimentata della durezza delle circostanze, queste "supplici" che non l'hanno allontanata dalla luce intravista durante una lezione sulle categorie di Aristotele tenuta da Zubiri, quando da studentessa si chiedeva se doveva continuare a studiare filosofia.

E' una luce che diventa ritmo e canto in testi che hanno l'andamento dei primi poemi filosofici. In lei la poesia, la ragione poetica, e' prima di tutto nel farsi del discorso, orale o scritto. E. Cioran in Ritratti d'ammirazione scrive che non avrebbe mai voluto che s'interrompesse e che le frasi pronunciate durante il loro colloquio hanno continuato ad accompagnarlo per molto tempo.

Una filosofia che si fa poesia, che manifesta in questo suo processo la discendenza della parola, che e' suono e luce insieme, che si fa esperienza attraverso la sua scrittura e che nell'espressione dispiega la modalita' di un logos creatore come quello indagato in artisti come Botticelli, Goya, Kandinskij fra tanti altri. Rivalutando l'esperienza che viene dai sensi, la parola, figlia della memoria, riesce a toccare l'unita' che la dispiega. Filosofia e poesia, atteggiamento filosofico e esperienza artistica rivelano un logos tramite segni, parole, colore e scoprono una stessa chora, una memoria anteriore a qualsiasi origine di cui e' nome la correlazione nella conoscenza.

Tutta la filosofia di Maria Zambrano si presenta nella connessione dei suoi temi e attraverso il percorso che ha avuto la sua vita come una filosofia aurorale. C'e' la cura per lo stato nascente del concetto, per la bellezza segreta che disegna l'avvicinarsi a un pensiero quando richiama interrogazione e risposta insieme. Cio' che si e' lasciato e cio' che sta venendo alla luce ha nell'Aurora, limite e figura della filosofia, una guida. Ed e' aurorale questo andare fino ai confini del pensiero, questo andare da bienaventurados fra le contraddizioni e le aporie del mondo in luoghi che si fanno canto e spazio, con una scrittura che s'insinua fin nella significazione simbolica delle teorie per riscattarle e riportarle all'esperienza, alla reciprocita' di donne, uomini.

Opere: negli ultimi anni si sono tradotti importanti testi quali: Seneca, Milano 1998; L'agonia dell'Europa, Venezia 1999; Dell'Aurora, Genova 2000; Delirio e destino, Milano 2000; Persona e democrazia, Milano 2001; L'uomo e il divino, Roma 2001; Luoghi della pittura, Milano 2002; Il sogno creatore, Milano 2002.

Per le opere di Zambrano nell'originale spagnolo e per una bibliografia esauriente si rimanda sia a quella curata da Flavia Garofalo in "Filosofia e poesia", Bologna 1998, dove e' anche possibile consultare una breve rassegna di link a lei dedicati, sia al numero monografico di "Aut-aut", 279, 1997.

In Antigone e il sapere femminile dell'anima (Roma 1999) a cura di Maria Inversi e' attestato l'interesse di alcune artiste di teatro e arti visive verso il suo pensiero.

 

8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Miguel Leon-Portilla, Il rovescio della Conquista. Testimonianze azteche, maya e inca, Adelphi, Milano 1974, 1979, pp. 196.

- Tzvetan Todorov e Georges Baudot, Racconti aztechi della Conquista, Einaudi, Torino 1988, pp. LXX + 314.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 601 del 29 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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