Telegrammi. 595



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 595 del 23 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: La questione decisiva. Ovvero: fermare le stragi in corso

2. Giobbe Santabarbara: Per dirsela tutta

3. Benito D'Ippolito: Solo la nonviolenza

4. Oggi a Blera

5. Roberta De Monticelli: Etica e politica

6. Nicla Vassallo: Un'esistenza da esseri umani

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA QUESTIONE DECISIVA. OVVERO: FERMARE LE STRAGI IN CORSO

 

La questione decisiva in Italia oggi e' questa: far cessare le stragi che il nostro stato illegalmente, criminalmente sta compiendo.

E quindi far cessare le guerre in Afghanistan e in Libia (e come primo, immediato passo far cessare la partecipazione italiana ad esse); e far cessare la persecuzione razzista dei migranti.

L'Italia non e' piu' uno stato di diritto se si consente che lo stato italiano commetta stragi di innocenti con guerre terroriste e con persecuzioni razziste.

L'Italia non e' piu' una democrazia se si consente che lo stato italiano commetta stragi di innocenti con guerre terroriste e con persecuzioni razziste.

L'Italia non e' piu' un paese civile se si consente che lo stato italiano commetta stragi di innocenti con guerre terroriste e con persecuzioni razziste.

Se il popolo italiano non insorge contro questo orrore, cosa ne e' della nostra umanita'?

Se non ci battiamo per salvare le vite umane, cosa ne e' della nostra umanita'?

Se non lottiamo per imporre al nostro governo il rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani, della legalita' che salva le vite, cosa ne e' della nostra umanita'?

La questione decisiva in Italia oggi e' questa: far cessare le stragi che il nostro stato illegalmente, criminalmente sta compiendo.

E quindi far cessare le guerre e la persecuzione razzista dei migranti.

E' il primo dovere di ogni persona decente.

 

2. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: PER DIRSELA TUTTA

 

E' abominevole che mentre lo stato italiano sta commettendo immani crimini contro l'umanita' massacrando innumerevoli innocenti con le guerre e con la persecuzione razzista dei migranti, nulla obiettino ne' la parte del ceto politico che almeno nominalmente si oppone al governo golpista, ne' l'opinione pubblica.

Sul ceto politico, e particolarmente su quel suo segmento che oggi bivacca in parlamento, pressoche' totalitariamente berlusconizzato, nessuno puo' farsi illusioni, sebbene dalle non poche brave persone che pur in parlamento e negli enti locali e negli apparati dei partiti siedono sarebbe lecito aspettarsi un sussulto di intelligenza, di onesta', di dignita': cosa aspettano a dire che una strage e' un crimine? Cosa aspettano a dire che la partecipazione italiana alle guerre in Afghanistan e in Libia e' incostituzionale, ergo del tutto illegale? Cosa aspettano a dire che la persecuzione razzista dei migranti e' un crimine? Cosa aspettano a dire che a cominciare dalla riapertura dei campi di concentramento imposta dalla legge Turco-Napolitano fino all'ultimo decreto berlusconiano in materia di immigrazione, si e' trattato di un vero e proprio colpo di stato razzista, di una violazione flagrante e inaudita dei piu' fondamentali diritti umani e delle basi stesse del nostro ordinamento giuridico?

Ma anche la tanto celebrata "societa' civile" da lunga pezza e' nella sua generalita' omertosa e complice particolarmente dell'orrore della guerra: e del resto essa - anche tralasciando le imprese economiche e i ranghi del privilegio che pure ne sono magna pars - e' ben poco diversa dalle macchine politiche e dalle rappresentanze istituzionali, anche perche' i suoi portavoce novantanove volte su cento sono gia' ceto politico (o aspirano a divenirlo, o ad esso sono variamente collaterali e da esso variamente foraggiati), e la quasi totalita' delle realta' associative sono non solo gia' beneficiarie di pubbliche prebende ma il piu' delle volte veri e propri apparati parastatali in appalto e talora - anzi sovente - parassitari emungitori del pubblico erario, e sotto la retorica narcotica delle onlus e delle ong da lunga pezza gia' contribuiscono alla destrutturazione della cosa pubblica ed alla lottizzazione e privatizzazione de facto fin dei servizi pubblici e dei beni comuni e dei diritti sociali piu' essenziali. Ed anche questo andava pur detto, a lumeggiare una delle radici della complicita' di massa con il governo criminale della guerra e della persecuzione razzista dispiegata.

E tuttavia, come e' possibile che non vi sia - nella societa' come nelle istituzioni - anche un tessuto civile e politico di opposizione alle stragi, di opposizione alla guerra, di opposizione al colpo di stato razzista? E perche' esso non si manifesta adeguatamente?

Forse perche' troppe persone si sono a tal punto rassegnate alla violenza dominante da non sentirsi piu' responsabili di cio' che tutti concerne.

Possa almeno questo foglio continuare ad essere pungolo ed appello.

Noi lo vediamo che degli esseri umani vengono uccisi dallo stato italiano attraverso la guerra e la persecuzione razzista.

E crediamo che come noi tante altre persone lo vedano. E vedendolo sentano il dovere di non esserne complici, sentano il dovere di opporsi alla strage, sentano il dovere di adoperarsi per salvare le vite.

 

3. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: SOLO LA NONVIOLENZA

 

Non con il dittatore ma nemmeno

con i golpisti al soldo dell'impero

onnistragista. Al male porre un freno

solo la nonviolenza puo'. Il guerriero

 

sempre solo sa uccidere, veleno

sparge ove passa e lascia un cimitero

ove era vita resta un vuoto osceno

ove era gioia un lutto resta nero.

 

Solo opponendoti alla guerra aiuti

i popoli che invocan liberta'

che viver vogliono riconosciuti

 

nella pienezza dell'umanita'.

Solo la nonviolenza ai piu' abbattuti

fa dono di giustizia e verita'.

 

4. INCONTRI. OGGI A BLERA

[Giselle Dian, studiosa di fenomeni artistici e comunicazione multimediale, collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta"; nel 2010 ha realizzato un ampio studio su Keith Haring dal titolo "Keith Haring: segno artistico, gesto esistenziale, impegno civile", per il quale ha anche effettuato una serie di interviste a varie personalita' di vari campi del sapere (critici d'arte, filologi, filosofi, psicologi, sociologi, storici, operatori sociali, studiosi dei nuovi linguaggi artistici e dei media...). Ha pubblicato saggi, interviste e recensioni sul quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino".

Keith Haring nasce il 4 maggio 1958 a Reading in Pennsylvania; primo ed unico maschio di quattro figli. Il padre e' il caporeparto di una societa' elettrica mentre la madre e' casalinga. In occasione della visita all'Hirshhorn Museum a Washington ammira le opere di Andy Warhol, che lasciano in lui una profonda traccia. Nel 1976 si iscrive all'Ivy School of Professional Art di Pittsburgh scegliendo l'indirizzo di grafica pubblicitaria, ma dopo i primi due semestri abbandona la scuola dedicandosi solo ed esclusivamente all'arte. Nel 1978 si trasferisce a New York, citta' che gli avrebbe offerto maggiori possibilita'. Qui si iscrive alla School of Visual Arts (Sva). Cerca il contatto con il pubblico esponendo i suoi disegni in locali pubblici e per le strade. Stringe rapporti di amicizia con artisti come Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat. Dal 1980 attira l'attenzione con i subway drawings, ovvero decorando gli spazi pubblicitari liberi all'interno della metropolitana di New York. Decide in seguito di lasciare la Sva e comincia ad organizzare diverse mostre collettive al Club 57 e al Mudd Club. Nel 1982 Tony Shafrazi diventa il gallerista di Haring. Per la sua prima personale l'artista fa uso per la prima volta di quadri di grande formato. I contatti con il panorama della pittura murale lo avvicinano a LA II, un giovane graffitista con il quale collabora. In poco tempo la sua fama cresce e viene conosciuto nei Paesi Bassi, in Belgio, in Giappone. In Italia espone alla galleria Lucio Amelio di Napoli. L'artista tiene lezioni di disegno presso le scuole di New York, Amsterdam, Londra, Tokyo e Bordeaux. Nel 1985 espone per la prima volta le proprie sculture in acciaio e alluminio alla Galleria di Leo Castelli di New York. In questo periodo cresce il suo impegno politico e si schiera contro l'apartheid. Nel  1986 apre il primo Pop Shop a Soho con l'obiettivo del contatto con il pubblico. Dopo aver contratto l'infezione da Hiv realizza dipinti sempre piu' duri e taglienti affiancati da un impegno legato alla ricerca contro l'Aids. Durante gli ultimi anni di vita esegue pitture murali a Barcellona, Chicago e Pisa, dove dipinge una facciata della Chiesa di Sant'Antonio con il murale intitolato "Tuttomondo". In questi anni crea una fondazione che ha il compito di promuovere progetti per l'infanzia e sostenere le organizzazioni impegnate nella lotta contro l'Aids. Haring muore di Aids il 16 febbraio 1990. Tra gli scritti e le interviste di Keith Haring: Diari, Mondadori, Milano 2001, 2007; L'ultima intervista, Abscondita, Milano 2010; tra le opere su Keith Haring: Renato Barilli, Haring, "Art dossier" Giunti, Firenze 2000; Alexandra Kolossa, Keith Haring, Taschen, Koln 2005; Christina Clausen, The universe of Keith Haring, Feltrinelli, Milano 2010 (libro + dvd); un sito di riferimento: Keith Haring Foundation, www.haring.com]

 

Giovedi' 23 giugno 2011, alle ore 17,30, presso la biblioteca comunale di Blera (Vt), in via Roma n. 61, la cooperativa agricola "Il Vignale" organizza una conferenza pubblica su "Keith Haring, segno artistico e impegno civile".

Relatrice la critica d'arte Giselle Dian.

Per informazioni: Cooperativa agricola "Il Vignale", tel. 3475988431 - 3478113696; e-mail: ilvignale at gmail.com

 

5. RIFLESSIONE. ROBERTA DE MONTICELLI: ETICA E POLITICA

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 21 giugno 2011 col titolo "Le nuove regole della buona politica" e il sommario "Il testo della filosofa nell'ultimo numero di 'MicroMega'. Il male dei nostri tempi e' l'indifferenza all'etica. L'arte di governare e' solo il mezzo per favorire la fioritura degli individui. Anticipiamo parte del testo di che compare integralmente sul nuovo numero di 'MicroMega', titolato L'Italia s'e' desta!, da oggi in edicola".

Roberta de Monticelli, acuta pensatrice, docente e saggista. Riproponiamo per stralci la seguente scheda di alcuni anni fa: "Roberta De Monticelli ha studiato alla Scuola Normale e all'Universita' di Pisa, dove si e' laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl: dalla Filosofia dell'aritmetica alle Ricerche logiche; ha continuato i suoi studi presso le Universita' di Bonn, Zurigo e Oxford, dove e' stata allieva di Michael Dummett, logico e filosofo del linguaggio. Sotto la sua direzione ha scritto la tesi di dottorato su Frege e Wittgenstein. A Oxford e' stata iniziata allo studio della tradizione platonica da Raymond Klibansky, membro e custode del Circolo Warburg, grande storico delle idee ed editore di numerosi testi medievali e moderni. Ha cominciato la sua carriera universitaria come ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, poi trasferita presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' statale di Milano, nell'ambito della cattedra di Filosofia del linguaggio (Andrea Bonomi). A Milano ha frequentato per anni i corsi della Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, approfondendo la sua formazione nel quadro delle sue ricerche sul platonismo, e poi sulla filosofia di Agostino, di cui ha curato per Garzanti un'edizione delle Confessioni con testo a fronte, commento e introduzione (La Spiga 1992). E' stata dal 1989 al 2004 professore ordinario di filosofia moderna e contemporanea all'Universita' di Ginevra, sulla cattedra che fu di Jeanne Hersch (1910-2000, con Hannah Arendt e Raymond Klibansky la migliore allieva di Karl Jaspers). Per valorizzare l'opera di questa pensatrice, fra le piu' significative del Novecento, ha diretto fra l'altro una ricerca d'equipe sull'opera e la figura di Jeanne Hersch, finanziata dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ricerca che ha gia' portato alla preparazione per la stampa di numerosi inediti, e a svariate traduzioni in italiano e altre lingue di opere della pensatrice ginevrina. A Ginevra ha fondato la scuola dottorale interfacolta' 'La personne: philosophie, epistemologie, ethique', che ha diretto fino al 2004 (corresponsabili: Bernardino Fantini, Faculte' de Medicine, Bernard Rordorf, Faculte' Autonome de Theologie Protestante, Alexandre Mauron, Centre Lemanique d'ethique), scuola dottorale frequentata da studenti di ogni paese europeo, nel quadro della quale ha invitato i migliori specialisti internazionali delle discipline interessate (etica ed etica applicata, ontologia, fenomenologia, filosofia della mente, filosofia della psicologia, scienze cognitive, storia della medicina, filosofia della biologia). Dall'ottobre 2003 e' stata chiamata per chiara fama all'Universita' Vita-Salute San Raffaele, sulla cattedra di filosofia della persona. Un insegnamento di concezione nuova anche nel nome (e' la prima cattedra in Italia con questa denominazione). La persona, la sua realta' e i modi della sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che, pur riconoscendosi erede della grande tradizione, da Platone ad Agostino a Husserl, tenta una fondazione nuova, sul piano ontologico e sulla base del metodo fenomenologico, di una teoria della persona. Sua ambizione e' di costruire un linguaggio limpido e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono a ogni esistenza personale matura (identita' personale, sfere della vita personale - cognitiva, affettiva, volitiva -, libero arbitrio, natura della conoscenza morale, fondamenti dell'etica, natura della vita spirituale). Un linguaggio, d'altra parte, capace di contribuire, anche con analisi concettuali e fenomenologiche e un proprio insieme di tecniche d'argomentazione, al dibattito contemporaneo promosso dagli sviluppi della filosofia della mente e delle scienze naturali dell'uomo, biologia, neuroscienze, scienze cognitive...". Tra le opere di Roberta de Monticelli: Dottrine dell'intelligenza - Saggio su Frege e Wittgenstein, De Donato, Bari 1982; (con M. Di Francesco), Il problema dell'individuazione - Leibniz, Kant e la logica modale, Edizioni Unicopli, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele. Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; L'ascese philosophique - Phenomenologie et Platonisme, Vrin, Paris 1997; La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Guerini e associati, Milano 1998; (a cura di), La persona: apparenza e realta'. Testi fenomenologici 1911-1933, Raffaello Cortina, Milano 2000; L'avenir de la phenomenologie - Meditations sur la connaissance personnelle  Aubier-Flammarion, Paris, 2000; Dal vivo, Rizzoli, Milano 2001; El conoscimiento personal, Catedra, Madrid 2002; Le Medecin Philosophe aux prises avec la maladie mentale, Actes du Colloque International Phenomenologie et psychopathologie, Puidoux, 16-18 fevrier 1998 , Etudes de Lettres, Lausanne 2002; Leibniz on Essental Individuality, Proceedings of International Symposium on Leibniz (G. Tomasi, editor,  M. Mugnai, A. Savile, H. Posen), Studia Leibnitiana, 2004; La persona e la questione dell'individualita', in "Sistemi intelligenti", anno XVIII, .33, dic. 2005, pp.419-445; L'ordine del cuore - Etica e teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003; (a cura di), Jeanne Hersch, la Dame aux paradoxes - Textes rassembles par Roberta de Monticelli, L'Age d'Homme, Lausanne 2003; L'allegria della mente, Bruno Mondadori Editore, Milano 2004; Nulla appare invano - Pause di filosofia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Bollati Boringhieri, Milano 2006; Sullo spirito e l'ideologia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007]

 

Se vi fermate a pensarci vedrete che il filo dei mali di una certa politica italiana e' uno solo. E' la nefasta e interessata confusione fra autonomia e indifferenza della politica rispetto all'etica. L'autonomia della politica e' una scoperta (sacrosanta) della modernita', ma e' resa possibile dalla comprensione del fatto che l'ordine sociale e' un bene medio e non un bene ultimo, un mezzo e non un fine. Fine e bene ultimo e' la libera fioritura degli individui, nel rispetto reciproco della loro pari dignita' e dei loro eguali diritti. La politica e' l'arte di governare la convivenza in modo che questa fioritura diventi sempre meno impossibile a ciascuno e a tutti. Dunque la sua autonomia e' legata alla sua natura di mezzo e non di fine: come un'arma che bisogna saper maneggiare secondo le sue regole. Proprio per questo il maneggio non puo' essere indifferente al fine, dunque alle condizioni per realizzarlo. Saper maneggiare la pistola (autonomia) non basta, bisogna maneggiarla a difesa della giustizia nella liberta' (non indifferenza). Separate queste due cose e avrete i nostri mali: o la rapina della cosa pubblica (della ricchezza, del nutrimento, della disciplina, della verita' e della liberta' dovuti a ognuno per poter vivere da uomo libero e soggetto morale responsabile) oppure la subordinazione del fine al mezzo, della buona politica alla logica degli apparati, all'autoriproduzione dei partiti e di tutte le altre consorterie.

(...) Vorrei allora proporre un'ultima riflessione. L'ultimo cinquantennio ha portato gigantesche novita' in Europa e nel mondo. Cito una recente pagina di Gustavo Zagrebelsky: "Il diritto costituzionale, ormai si pratica e si studia al di la' delle frontiere nazionali. I grandi principi costituzionali abbracciano ormai tutto il mondo. I beni che essi proteggono, come la vita, la dignita' delle persone e la loro liberta', l'ambiente, la sopravvivenza della specie umana eccetera ormai sono senza confini. La Repubblica e' ormai sulla via di una res publica universalis, in cui la violazione dei suoi beni ha ripercussione sull'umanita' tutta intera. I principi delle Costituzioni nazionali tendono ad avvicinarsi, anche attraverso l'interpretazione delle Corti costituzionali e supreme, che sempre piu' intrecciano le loro giurisprudenze".

Ed ecco la riflessione: se un partito e', al meglio delle sue possibilita', uno strumento destinato a servire una certa concezione del bene pubblico, che bisogno c'e' piu', almeno in linea di tendenza, dei partiti (in quanto apparati, e non semplici movimenti di idee)? Infatti, restituita agli individui l'ultima responsabilita' nella ricerca del bene ultimo delle loro proprie vite, respinta, si spera, ogni residua pretesa di partiti o Chiese di sostituirsi alle persone, che sono gli unici soggetti razionali e morali, e conculcarne l'autonomia: che cosa sia il bene pubblico non e' una questione soggetta a diverse "concezioni", ma una disciplina di diritti e doveri scritta in quei programmi per societa' giuste che sono le Costituzioni.

Si dira' che diversi individui e diversi gruppi hanno diverse priorita' nella realizzazione di quei programmi. Indubbiamente: e tuttavia, se tutti riconosciamo i principi costituzionali ultimi, allora l'agone politico sulle priorita' dovra' svolgersi all'interno dello spazio delle ragioni istituito da quei principi: e non ogni opinione sara' egualmente legittima. E questo toglie molto lavoro ai partiti, che per tutta la durata della "lunga transizione" italiana, ancora inconclusa, oltre la partitocrazia, hanno vissuto, a partire dagli anni Ottanta, di discutibili tentativi di riforma costituzionale, dal "federalismo" alla "giustizia", alle riforme delle leggi elettorali. Avra' forse avuto ragione Simone Weil quando scriveva che assai meno nocivi dei partiti sono i circoli di opinione, oggi diremmo i movimenti di societa' civile, che non legano la mente e la ragione pratica dei loro simpatizzanti - una risorsa oggi tanto necessaria - e non creano aspirazioni di carriera.

(...) Se si fa un po' come si e' fatto a Milano, non ci sara' alcun bisogno di alleanze e accordi ufficiali perche' emerga spontaneamente, sulla base delle idee proposte, una convergenza di consensi dal basso, tanto piu' estesa quanto piu' convincenti, e chiari dal punto di vista delle liberta' civili e della laicita' dello Stato, saranno i progetti di rinnovamento: e devono essere allora progetti capaci di riaccendere l'amore per la nostra eredita' comune, per tutta la bellezza indifesa perche' gratuita, perche' non ancora comprata, che fa le nostre vite degne di essere vissute. Di riaccendere il senso della comune responsabilita' che abbiamo per il futuro dei nostri figli, per le nostre fonti di rinnovamento spirituale, per gli alimenti della nostra cultura, delle nostre fedi, dei nostri amori, della nostra sofferenza, della nostra pieta'. Infine, questi progetti saranno tanto piu' convincenti quanto piu' spazio lasceranno all'energia morale e civile delle persone, soprattutto giovani.

 

6. RIFLESSIONE. NICLA VASSALLO: UN'ESISTENZA DA ESSERI UMANI

[Dal quotidiano "l'Unita'" del 21 giugno 2011 col titolo "Il ruolo degli intellettuali all'epoca di web e tv" e il sommario "Tecnologie e sapere. Strumenti: la filosofia ci aiuta a svelare le complessita' del mondo e a evidenziarne le carenze. Gli ostacoli: l'egocentrismo e il narcisismo di molti individui offuscano questa comprensione".

Nicla Vassallo (Imperia, 1963) ha studiato filosofia all'Universita' di Genova e al King's College London dell'Universita' di Londra. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in filosofia della scienza, ha lavorato prima come Research Fellow e poi come ricercatrice. Risale al 2002 la sua idoneita' da professore associato in logica e filosofia della scienza presso l'Universita' di Catania e al 2004 la sua idoneita' da professore ordinario in filosofia teoretica presso l'Universita' di Bergamo. Dal 2005 e' professore ordinario presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' di Genova dove insegna filosofia della conoscenza ed epistemologia, e fa parte del corpo docente del dottorato in filosofia. In qualita' di Visiting Professor, insegna epistemologia anche nella facolta' di psicologia dell'Universita' Vita-Salute San Raffaele di Milano. Responsabile in passato di sette progetti di ricerca del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), membro del Board della Sifa (Societa' Italiana di Filosofia Analitica), membro dell'Editorial Board della rivista "Iride: Filosofia e discussione pubblica" e del dizionario on-line Foldop, esperto del Civr (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca) per la Vtr (Valutazione Triennale della Ricerca), e' al presente: membro affiliato del Cresa (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata), Book Review Editor di "Epistemologia: Rivista Italiana di Filosofia della Scienza", membro dell'Advisory Board dell'Institute for Scientific Methodology, membro dell'Editorial Board dell'"European Journal of Analytic Philosophy", membro dell'Editorial Board della rivista on-line "Nordicum-Mediterraneum", membro dell'Editorial Board della rivista on-line "Res cogitans", membro dello Scientific Committee di OspedaleDonna, membro dello Scientific Committee di "The Journal of Philosophical Reviews", membro dello Scientific Committee del Festival per l'Economia Interculturale, membro dello Scientific Committee di "Iris: European Journal of Philosophy and Public Debate", membro dello Scientific Committee di Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), membro dello Scientific Committee di Readings - The Swif's series of E-books. Ha svolto o svolge attivita' di Referee per le seguenti case editrici, pubblicazioni e conferenze: Breve Dizionario di Filosofia - Carocci, Codice Edizioni, "Dialectica: International Journal of Philosophy", Editori Laterza, "Epistemologia: Rivista Italiana di Filosofia della Scienza", "European Journal of Analytic Philosophy", Giulio Einaudi Editore, "Iride: Filosofia e discussione pubblica", "Iris: European Journal of Philosophy and Public Debate", "Nordicum-Mediterraneum", Ulisse Biblioteca, "Wittgenstein Today" (Bologna 2001), "Representing and Inferring" (Bergamo 2002), "Philosophy and European Culture" (Genova 2004), "Brain, Persons, and Society" (Milano 2006). Ha scritto piu' di sessanta articoli in italiano e in inglese, che sono apparsi in riviste specialistiche, in volumi collettanei, in proceedings di conferenze e in enciclopedie. Ha pubblicato sei libri in qualita' di autrice, tre in qualita' di curatrice e cinque in qualita' di co-curatrice: Teoria della conoscenza (Laterza, Roma-Bari 2003) e' il suo ultimo libro da autrice, Filosofia delle donne (Laterza, Roma-Bari 2007) il suo ultimo libro da co-autrice, Filosofia delle conoscenze (Codice Edizioni, Torino 2006) il suo ultimo libro da curatrice, Filosofia della comunicazione (Laterza, Roma-Bari 2005; seconda edizione 2006) il suo ultimo libro da co-curatrice. Gli articoli di Nicla Vassallo vengono ampiamente segnalati e recensiti in vari giornali, riviste e siti web: Ha tenuto conferenze nelle Universita' italiane piu' importanti (Bergamo, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano Cattolica, Milano San Raffaele, Milano Statale, Padova, Pisa, Reggio Emilia, Roma La Sapienza, Roma Tre, Salerno, Sassari, Torino, Trieste, Trento, Urbino, Venezia) e all'estero in Francia, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia. Collabora con diverse riviste di divulgazione filosofica e scientifica, e' contributor del blog Variabili Libere, scrive occasionalmente sulle pagine culturali del quotidiano "Il Secolo XIX" e scrive regolarmente sul supplemento culturale del quotidiano "Il Sole - 24 Ore". Lavora principalmente nell'area della filosofia analitica. I suoi interessi primari di ricerca e di insegnamento riguardano la filosofia della conoscenza e l'epistemologia, settori in cui ha pubblicato lavori significativi sulla definizione di conoscenza, sulle teorie della giustificazione, sull'epistemolgia della testimonianza, sullo scetticismo epistemico, sul naturalismo epistemologico, sulle epistemologie femministe. Altri suoi seri settori d'interesse sono rappresentati dalla filosofia femminista, la storia e la filosofia della logica, la metafisica, il naturalismo filosofico e lo scetticismo. Tra le opere di Nicla Vassallo: a) Libri in qualita' di autrice: La depsicologizzazione della logica: un confronto tra Boole e Frege, Franco Angeli, Milano 1995; La naturalizzazione dell'epistemologia: contro una soluzione quineana, Franco Angeli, Milano 1997; Teorie della conoscenza filosofico-naturalistiche, Franco Angeli, Milano 1999; Teoria della conoscenza, Laterza, Roma-Bari 2002; Conoscenza e natura, De Ferrari Editore, Genova. 2003; con P. Garavaso, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007; Per sentito dire. Conoscenza e testimonianza, Feltrinelli, Milano 2011. b) Libri in qualita' di curatrice: (con E. Agazzi), George Boole. Filosofia, logica, matematica, Franco Angeli, Milano 1998, (con E. Agazzi), Introduzione al naturalismo filosofico contemporaneo, Franco Angeli, Milano 1998; (con A. Bottani), Identita' personale. Un dibattito aperto, Loffredo Editore, Napoli 2001; (con F. D'Agostini), Storia della filosofia analitica, Einaudi, Torino 2002; La filosofia di Gottlob Frege, Franco Angeli, Milano 2003; Filosofie delle scienze, Einaudi, Torino 2003; (con C. Bianchi), Filosofia della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 2005, 2006; Filosofia delle conoscenze, Codice Edizioni, Torino 2006]

 

L'intellettualita', la filosofia in particolare, ci aiuta a svelare le complessita' del nostro mondo, ma pure a evidenziarne, addirittura a denunciarne le carenze. C'e' tutta una parte di umanita' contemporanea che nutre fiducia in chi non dovrebbe, che viene indotta a credere in valori che tali non sono, che vede bellezze dove si situano invece bruttezze, che coltiva l'ignoranza in luogo della conoscenza. La filosofia chiarisce i concetti necessari, oltre che per pensare e ragionare bene, per condurre esistenze degne di venire vissute. Tra questi concetti, non a caso domina quello di conoscenza. Perche' senza aspirare alla conoscenza non saremmo esseri umani: questa e' una lezione che, nata con la filosofia antica, non ha mai cessato di caratterizzare l'intera intellettualita' occidentale. Senza conoscenza, ci troveremmo, se va bene, in uno stato vegetativo.

Quanti nemici, pero'. I vari egocentrismi, personalismi, narcisismi di molti individui hanno a lungo offuscato la possibilita' di comprendere il mondo. Occorre tempo per scusare il loro oscurantismo in "fase terminale". Per la maggior parte, tali individui non condividono, con altri, valori importanti, quali la verita', ovvero la ricerca della verita', insieme al dire la verita'. Individui che mentono a se stessi e si auto-ingannano finiscono col mentire agli altri e con l'ingannarli. Eccoci: viviamo in una sorta di Torre di Babele, non tanto per i linguaggi diversi che utilizziamo nel discorrere, quanto perche' c'e' chi abusa di questi linguaggi, li impiega non per trasmettere conoscenza, ma piuttosto per prevaricare l'altro-da-se', per asservirlo alle piu' bieche ambizioni. In altri termini, circola troppa superbia, il che non ci aiuta a comprendere il mondo, ne' le relazioni umane che tessiamo.

La superbia (benche' non solo) avvantaggia una cultura pop italiana, per lo piu' televisiva, di basso livello. Chi oggi viene considerato dalla maggioranza un intellettuale corrisponde in genere a un onnipresente televisivo, e la gran parte della televisione italiana contemporanea proferisce banalita', se non spesso falsita', o insulsaggini, infarcite di buona retorica, banalita' che un tempo, per pudore, non si osavano pronunciare neanche tra se' e se'. C'e' una spaccatura, ormai evidente, tra l'intellettuale vero e proprio, e chi applica, invece, gli ordini ricevuti dall'alto.

La differenziazione linguistico-culturale tra il vero intellettuale e quello che si atteggia a tale sta creando una sorta di classe privilegiata, una classe colta, consapevole, dotata degli strumenti per operare le scelte migliori, rispetto a una massa che di questi strumenti viene privata. Fanno gioco i complessi rapporti tra intellettuali atteggiati, schiavi del tiranno, masse e potere. Ma su cio' Elias Canetti ci aveva gia' messo in guardia in quel capolavoro che rimane Masse und Macht. Mentre gli intellettuali veri e propri? Non stanno a guardare; il loro margine di manovra rimane nondimeno decisamente ridotto, rispetto a un tempo. Farsi un nome, acquisire una fama immeritata, mirare a denari e successi, soggiogare la massa, testimoniare il falso o l'irragionevole non appartiene all'intellettualita' degna di definirsi tale. Possiamo confidare nella speranza che l'intellettualita' vera e propria non sia una specie in via di estinzione. Alcuni intellettuali hanno rinunciato all'onnipresenza televisiva per dedicarsi alla scrittura: libri, carta stampata, ma pure blog - senza tralasciare i video su internet, dove l'intellettuale carica le riprese e le riflessioni che desidera, senza dover badare a censure e ad ascolti.

Non dimentichiamo pero' che parecchi e cosiddetti grandi, vecchi intellettuali italiani detestano la tecnologia, sostanzialmente qualsiasi tecnologia. In effetti, il discorso sulla tecnologia rimane tra i piu' complessi, ed e' sempre un dispiacere accorgersi che in troppi si esprimono contro la tecnologia senza alcuna cognizione di causa, senza distinguere tra ricerca scientifico-conoscitiva e le sue applicazioni tecnologiche, senza riconoscere le tante differenti tecnologie. Limitando l'attenzione alle tecnologie legate al trasferimento di conoscenza, in cui vengono coinvolti piu' modi e mezzi comunicativi, dobbiamo ammettere senza esitazioni che viviamo nella cosiddetta societa' dell'informazione. Se un tempo contavano maggiormente gli scambi conversazionali, diretti, individuali, quotidiani, oggi telefoni, cellulari, sms, e-mail, blog, social network, piattaforme varie consentono inusitate potenzialita'. Se un tempo ci si incontrava al caffe', in piazza, nei salotti culturali, oggi e' internet a "unirci", apparentemente offrendo possibilita' singolari alla vita comunitaria. Ma conosciamo sempre con chi stiamo interloquendo quando navighiamo su internet? Quali sono le informazioni false e quali quelle vere? Quali i testimoni inaffidabili e quali quelli affidabili? Chi e che cosa ci stanno trasferendo conoscenza, e chi e che cosa invece ci sta ingannando, manipolando, controllando, tradendo? La storia del mondo, quella antecedente all'avvento di internet, ci ha regalato molti "Grandi Fratelli". Occorre fare si' che il web non si trasformi nel "Grande Fratello" di orwelliana memoria.

Il pensiero va rivolto ora ai tanti giovani che, alle prese con l'esame di maturita', stanno considerando di iscriversi all'universita'. Cio' che verra' loro riferito si trasformera' in conoscenza? Non sono in pochi i ricercatori, professori, rettori che faticano con cellulari, sms, e-mail, blog, social network, piattaforme varie, ma pure con volumi, enciclopedie, giornali, riviste, radio, televisione. Proviamo a eliminare tutto cio', cosa rimane? Ai giovani poco. E a tutti? Non sapremmo neanche il nostro nome (nome che ci viene riferito da altri, per esempio dal registro degli uffici municipali), mentre il nostro status conoscitivo, nonche' pratico ne risulterebbe spogliato, depauperato. In quale epoca ci troveremmo? Probabilmente, ancora all'eta' della pietra. Di cosa soffriremmo? Senz'altro di carenze cognitivo-affettive, incoerenze, ignoranze, paranoie. Anche le stesse scienze non avrebbero compiuto i progressi cui siamo ormai abituati: specie nella nostra epoca, gli scienziati sono difatti incapaci di scoperte, se non si basano sulle conoscenze di altri scienziati. Di piu': capire la conoscenza ci aiuta a inquadrare con consapevolezza astrologi, complotti, credulita', dittature, gaffe, giornalismi, guerre, inganni, inquisizioni, internet, poteri, pubblicita'.

Garantire ai giovani conoscenza e' un nostro obbligo. Perche'? Stando, per esempio, a David Hume, "un uomo delirante, o noto per la sua falsita' e furfanteria non ha autorita' alcuna su di noi". Per anni, tuttavia, non e' stato cosi': a falsi e furfanti e' stata attribuita grande autorita'. Il suggerimento di Hume deve valere per i giovani, soprattutto per loro, benche' non solo. Come accade che uomini deliranti e furfanti, noti per le loro falsita', continuino ad esercitare autorita' su gran parte del popolo? Come abbiamo potuto credere, almeno inizialmente, a Hitler quando giurava di non aver intenzioni belligeranti? Perche' ci siamo fidati di un George Bush che sosteneva la presenza di armi di distruzioni di massa in Iraq, e non degli ispettori dell'Onu che la negavano?

Perche' leggiamo un giornalista fazioso? Per ingenuita' conoscitiva! Viviamo in un momento di vera e propria patologia epistemica, in cui le deviazioni dell'ignoranza e degli ignoranti ci affascinano.

Purtroppo, non capiamo che queste deviazioni conducono a devastazioni: per l'appunto alla seconda guerra mondiale, alla guerra in Iraq, o, piu' semplicemente, al giornalista che conduce una trasmissione come "Qui Radio Londra", sottintendendo di svolgere le essenziali funzioni informative che ha svolto la Bbc a partire dal 1938, quando invece si tratta di tutt'altro.

Difendiamo la scuola e l'universita' pubbliche, finanziamole, facendo si' che in esse siano messi in panchina corrotti e ignoranti. Non solo i giovani devono poter aver un futuro, ma devono poter essere in grado di scegliere il futuro migliore, grazie a ottimi maestri che offrano tutti gli strumenti per condurre un'esistenza da esseri umani.

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1966, pp. XII + 366.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 595 del 23 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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