Telegrammi. 585
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- Date: Mon, 13 Jun 2011 00:27:22 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 585 del 13 giugno 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Si'
2. Movimento Nonviolento: Settantanovesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare
3. Contro la follia nucleare una conferenza del professor Alessandro Pizzi il 15 giugno a Blera
4. Si e' svolto il 12 giugno a Viterbo un incontro di studio su "Arte contemporanea ed impegno civile"
5. Si e' svolto il 12 giugno a Viterbo un incontro di formazione nonviolenta
6. Moni Ovadia: Si', battiamo i privilegi
7. Brunetto Salvarani: Fratello sole, sorella acqua
8. Barbara Spinelli: La forza dell'emozione
9. Marino Niola intervista Alain Caille'
10. Per sostenere il Movimento Nonviolento
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. SI'
Quattro si' ai referendum.
Per la biosfera e per l'umanita'.
2. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: SETTANTANOVESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]
Sono piu' di 160 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".
Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.
La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 79 giorni.
Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).
3. INCONTRI. CONTRO LA FOLLIA NUCLEARE UNA CONFERENZA DEL PROFESSOR ALESSANDRO PIZZI IL 15 GIUGNO A BLERA
[Riceviamo e diffondiamo]
Si svolgera' mercoledi' 15 giugno 2011, con inizio alle ore 17,30, presso la biblioteca comunale di Blera (Vt) una conferenza pubblica sul tema: "Ambiente, salute, energia: perche' rifiutare la follia nucleare".
La conferenza sara' tenuta dal professor Alessandro Pizzi, docente di fisica e matematica, una delle figure piu' autorevoli dell'ambientalismo scientifico e delle buone pratiche amministrative nell'Alto Lazio.
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Alessandro Pizzi, docente di fisica e matematica, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso l'esperienza del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo; su sua iniziativa nel 2007 il congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio; e rilevanti relazioni ha tenuto in vari convegni scientifici sui temi della sostenibilita' ambientale, delle scelte economiche ecocompatibili, dell'energia, della giustizia globale. Si veda anche una recente intervista in "Coi piedi per terra" n. 340.
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Per ulteriori informazioni: la conferenza e' promossa dalla Cooperativa agricola "il Vignale", tel. 3475988431 - 3478113696: e-mail: ilvignale at gmail.com
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Nota per la stampa a cura del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
4. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 12 GIUGNO A VITERBO UN INCONTRO DI STUDIO SU "ARTE CONTEMPORANEA ED IMPEGNO CIVILE"
Nella mattinata di domenica 12 giugno si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di studio su "Arte contemporanea ed impegno civile".
Particolare riferimento e' stato fatto alla riflessione e all'opera di artisti impegnati contro la guerra, contro il razzismo, contro il nucleare, contro la devastazione dell'ambiente.
5. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 12 GIUGNO A VITERBO UN INCONTRO DI FORMAZIONE NONVIOLENTA
[Riceviamo e diffondiamo]
Domenica 12 giugno 2011 presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo si e' svolto un nuovo incontro del percorso di formazione e informazione nonviolenta che prosegue settimanalmente dal 2009.
La prima parte dell'incontro e' stata dedicata all'organizzazione di ulteriori iniziative di informazione e di approfondimento sull'acqua e contro il nucleare, in difesa della biosfera e per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
La seconda parte dell'incontro e' stata dedicata all'iniziativa in corso per il diritto allo studio.
La terza parte e' stata dedicata a un'iniziativa per il diritto alla casa.
Nella parte finale si e' confermato l'impegno in difesa della democrazia, contro la guerra e contro il razzismo.
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Le persone partecipanti all'incontro
Viterbo, 12 giugno 2011
6. RIFLESSIONE. MONI OVADIA: SI', BATTIAMO I PRIVILEGI
[Dal quotidiano "l'Unita'" dell'11 giugno 2011 col titolo "Si', battiamo i privilegi".
Moni Ovadia, nato a Plovdid in Bulgaria nel 1946, ricercatore, musicista, regista teatrale e interprete, scrittore, ha dato uno straordinario contributo alla conoscenza nel nostro paese della cultura yiddish. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci la seguente voce: "Salomone 'Moni' Ovadia (Plovdiv, 1946) e' un attore teatrale, cantante e compositore italiano di origine ebraica. Nato a Plovdiv, in Bulgaria, si trasferisce quasi subito con la famiglia a Milano. La sua e' una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzera' profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell'Europa orientale. Ovadia si laurea in Scienze politiche all'Universita' Statale di Milano. Contemporaneamente al suo percorso accademico muove i primi passi artistici sotto la guida di Roberto Leydi, con cui inizia la sua carriera di cantante e musicista nel gruppo Almanacco Popolare. Nel 1972 fonda il Gruppo Folk Internazionale, che propone soprattutto il repertorio delle regioni balcaniche. Nel 1978 il gruppo si trasforma in Ensemble Havadia', nome che riprende la versione originale di quello della sua famiglia, 'Havadia'', appunto, trasformatosi con gli anni in 'Ovadia'. E' con questo gruppo che Ovadia inizia a comporre musiche in proprio, sulla scorta del repertorio etnico gia' conosciuto e fatto proprio. L'esordio teatrale e' del 1984. Nel 1987, per il Festival di cultura ebraica del Teatro Pier Lombardo di Milano (ora Teatro Franco Parenti), e' protagonista dello spettacolo Dalla sabbia dal tempo scritto e diretto da Mara Cantoni, che mette in evidenza le sue capacita' di attore-cantante. Nel 1990 fonda la TheaterOrchestra e lavora con il Crt Artificio di Milano, con cui produce Golem, che condurra' in tournee a Bari, Milano, Roma, Berlino, Parigi e New York. La grande svolta e' lo spettacolo Oylem Goylem ('Il mondo e' scemo', in lingua yiddish), con cui si impone all'attenzione del grande pubblico. Lo spettacolo fonde abilmente musica klezmer, a riflessioni condotte alla luce della cultura e del witz, il tradizionale umorismo ebraico, a piu' leggere storielle e barzellette. Lo spettacolo verra' ripreso dalle reti Rai e, nel 2005, pubblicato in cofanetto e dvd da Einaudi, a dimostrazione di un successo duraturo nel tempo. Nel 1994 inizia a lavorare con Roberto Ando', con l'opera multimediale Frammenti sull'Apocalisse, presentato poi al Festival Roma Europa nel luglio 1995. Intanto all'inizio del 1995 allestisce con Mara Cantoni Dybbuk, uno spettacolo sull'Olocausto, che diventa uno egli eventi piu' importanti della stagione teatrale. Nello stesso anno debutta Taibele e il suo demone, con Pamela Villoresi. Sempre nel 1995 nasce Diario ironico dall'esilio scritto con Ando' e prodotto per il Teatro Biondo Stabile di Palermo. Nel febbraio 1996, sempre collaborando con Mara Cantoni e il Piccolo Teatro di Milano, e' in scena con Ballata di fine millennio, che porta in tournee in tutta Italia. Nello stesso anno si presenta al Festival di Gibellina con lo spettacolo Pallida madre, tenera sorella, per la regia di Piero Maccarinelli. Per il Teatro Biondo torna a lavorare nel 1997, ancora una volta con Ando', che dirigera' il loro Il caso Kafka. Nell'ottobre 1998 e' in scena uno spettacolo prodotto in esclusiva per il Teatro Stabile di Trieste ed intitolato Trieste... ebrei e dintorni. Il mese successivo e' in sala il suo lavoro successivo per il Piccolo Teatro di Milano: Mame, mamele, mamma, mama'..., che lui scrive dirige ed interpreta con la TheaterOrchestra. Nel dicembre 1999 e' la volta di Joss Rakover si rivolge a Dio, seguito l'anno dopo da Tevjie und mir. Da questo spettacolo nel 2002 Ovadia trae ed interpreta la versione italiana di Il violinista sul tetto. Nel 2001 debutta uno spettacolo sul denaro, chiamato Il Banchiere errante. Infine nel 2003 ha prodotto il lavoro L'armata a cavallo. Nel 2005 collabora coi Modena City Ramblers nel loro album dedicato ai 60 anni della liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista, Appunti partigiani, prestando la propria voce per la canzone Oltre il Ponte. Oltre a spettacoli teatrali Ovadia ha nel proprio curriculum anche partecipazioni a film e programmi televisivi. E' stato fra i protagonisti con Bruno Ganz del Diario senza date di Ando', che ha partecipato poi alla Mostra del Cinema di Venezia. In seguito ha prestato il volto ad altri lungometraggi, come Caro diario di Nanni Moretti e Facciamo Paradiso di Mario Monicelli. Ha condotto nel 1994 anche il programma radio Note spettinate, andato in onda su Radio2, di cui e' stato con Mara Cantoni anche autore". Tra le opere di Moni Ovadia: Perche' no?, Bompiani, 1996; Oylem Goylem, Mondadori, 1998; L'ebreo che ride, Einaudi, 1998; La Porta di Sion. Trieste, Ebrei e dintorni, Goriziana, 1999; Ballata di fine millennio, Einaudi, 2000; Speriamo che tenga, Viaggio di un saltimbanco sospeso tra cielo e terra, Mondadori, 2001; Vai a te stesso, Einaudi, 2002; Contro l'idolatria, Einaudi, 2005; Lavoratori di tutto il mondo, ridete, Einaudi, 2007. Moni Ovadia ha anche pubblicato cd e dvd di alcuni suoi spettacoli. Cfr. anche il sito: www.moniovadia.it]
Il raggiungimento del quorum e la conseguente vittoria del fronte referendario assumerebbe un significato politico decisivo per il futuro del nostro paese e non solo del nostro paese. In particolare il quesito che riguarda l'acqua contiene in se un orizzonte ben piu' ampio del suo merito specifico. Una vittoria dei si' per affermare che l'acqua e' bene comune, potrebbe inaugurare una rimessa in discussione dell'ideologia privatistica ed economicista del mondo che considera l'intero creato, essere umano incluso, costituito da una serie di commodities negoziabili sui cosiddetti mercati, ma soprattutto territorio violabile e violentabile con ogni forma di speculazione selvaggia.
Gli idolatri del mercato, da che il thatcherismo e la reaganomics hanno fatto il loro impetuoso esordio sulla scena mondiale, hanno gabellato per oro colato l'idea che la privatizzazione di ogni attivita' economica sia la panacea di tutti i mali. E' falso. L'ultima crisi economica mondiale ha smascherato questa ignobile menzogna dei signori del privilegio.
Per quanto attiene al bene acqua basta informarsi sulle ragioni della ripubblicizzazione dell'acqua a Parigi, dopo anni di fallimentare gestione privata. La lungimirante decisione ha portato solo vantaggi: alla qualita' del servizio, alla qualita' intrinseca del bene, alle tasche dei cittadini e da ultimo alle casse della municipalita', 35 milioni di euro, permettendo all'amministrazione di investire nel welfare ancora a vantaggio dei cittadini. L'economia pubblica del bene comune e' una scelta al servizio della societa'. Ed e' la societa' civile che deve dettare questa priorita' al ceto politico.
7. RIFLESSIONE. BRUNETTO SALVARANI: FRATELLO SOLE, SORELLA ACQUA
[Da "Cem-Mondialita'", n. 10 del maggio 2011, col titolo "Fratello sole, sorella acqua".
Brunetto Salvarani, teologo ed educatore, da molto tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista, collabora con varie testate, dirige "Cem-Mondialita'" (la rivista dei missionari saveriani di Brescia, che a Viterbo tiene il suo convegno nazionale annuale), fa parte del Comitato "Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar; e' tra i promotori dell'appello per la giornata del dialogo cristiano-islamico. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 359]
Nel pianeta che abitiamo, quasi un miliardo e mezzo di persone non dispongono di acqua potabile, mentre altri due miliardi e mezzo sono prive di servizi igienico-sanitari. In un panorama del genere, e' impossibile immaginare che i processi di privatizzazione del servizio idrico, avviati anche nel nostro paese, servano a gestire meglio questa risorsa fondamentale; anzi! Al di la' delle sue straordinarie valenze simbolico-religiose, su cui nelle pagine di "Cem" ci siamo piu' volte soffermati, l'acqua rappresenta attualmente la prima delle emergenze planetarie, tanto per la questione della siccita' e dei processi di desertificazione, quanto per il fattore inquinamento, per la sua gestione dissennata e per i troppi sprechi. Diciamolo apertamente, con le parole dell'"Osservatore Romano": "L'acqua, diritto universale e inalienabile, e' un bene troppo prezioso per obbedire solo alle ragioni del mercato e per essere gestita con un criterio esclusivamente economico e privatistico. Il suo valore di scambio o prezzo non puo' essere fissato secondo le comuni regole della domanda e dell'offerta, ovvero secondo la logica del profitto. Che e' pero' quanto in piu' parti del mondo accade o si rischia in caso di privatizzazione".
In questo quadro, i referendum del 12 e 13 giugno rivestono un'importanza molto grande, anche se rischiano di non raggiungere il famigerato quorum del 50% piu' uno degli aventi diritto a votare, per parecchi motivi (fra cui la decisione del governo di porli in quella data, non accorpandoli agli altri appuntamenti elettorali di maggio e sprecando un buon gruzzolo di euro). Con chiarezza, vorrei dire che la consultazione referendaria sara' cruciale, anche sul piano simbolico ed educativo. Cio' che accomuna i vari quesiti - gli altri riguardano la costruzione di centrali nucleari e il cosiddetto legittimo impedimento, cuneo potenziale in vista di una giustizia davvero giusta - e' l'idea di bene comune, che, se vissuta, ci conduce oltre gli egoismi e i particolarismi, verso l'interesse generale, e in tal modo costruisce (ri-costruisce, nel nostro caso) legami sociali. In sintesi, i referendum affrontano, rispettivamente, un bene cui e' affidata la nostra sopravvivenza (l'acqua), una condizione che riguarda la nostra stessa esistenza (la sicurezza), e un principio da cui una democrazia degna di tal nome non puo' mai separarsi (l'eguaglianza di fronte alla giustizia). Come ha ben sottolineato al riguardo Stefano Rodota', si tratta di temi presenti che s'inoltrano nel futuro, e che non e' piu' possibile affrontare con le categorie concettuali, le coalizioni d'interesse, gli strumenti cui ci siamo finora affidati.
Uno sguardo glocale, quello che abbiamo sviscerato nell'anno di "Cem" che si conclude con questo numero, richiede altre parole d'ordine, anzi, parole d'ordine altre, che gia' oggi percorrono la terra: no copyright, software libero, accesso all'acqua, al cibo, alla salute, alla conoscenza, alla rete, visti come nuovi diritti fondamentali della persona. Intorno a una simile inedita prospettiva, sta davvero nascendo un altro genere di cittadinanza, non piu' legata all'appartenenza a un territorio, ma caratterizzata appunto dalla dotazione di diritti che ogni persona porta con se', quale sia il luogo in cui si trova. E anche le rivolte arabe che hanno segnato questo primo semestre del 2011, in fondo, possono essere lette in tale chiave. Cosi', il nostro pianeta si va configurando realmente come uno spazio comune.
Ecco perche', come "Cem-Mondialita'", abbiamo deciso di spenderci per la buona riuscita dei referendum, pur essendo consapevoli che sara' un'impresa assai ardua. Ecco perche' e' decisivo votare. il 12 e il 13 giugno prossimi, e votare si'.
8. RIFLESSIONE. BARBARA SPINELLI: LA FORZA DELL'EMOZIONE
[Dal quotidiano "la Repubblica" dell'8 giugno 2011 col titolo "La forza dell'emozione".
Barbara Spinelli (Roma, 1946) e' una prestigiosa giornalista e saggista impegnata per la democrazia e i diritti umani;figlia di Altiero Spinelli e Ursula Hirschmann, e' stata tra i fondatori del quotidiano "La Repubblica", ha poi lavorato al "Corriere della sera", alla "Stampa", e di nuovo a "La Repubblica". Tra le opere di Barbara Spinelli: Presente e imperfetto della Germania orientale, Il Mulino, Bologna 1972; Il sonno della memoria. L'Europa dei totalitarismi, Mondadori, Milano 2001, 2004; Ricordati che eri straniero, Qiqajon, 2005]
Improvvisamente, come se per quasi vent'anni non avesse costruito il proprio potere sulla concitazione degli animi, Berlusconi invita alla calma, sul nucleare. E' il perno della campagna contro i referendum: non si puo' decidere, "sull'onda dell'emozione" causata da Fukushima, con il necessario distacco. Lo spavento, ripetono i suoi ministri, "impedisce ogni discussione serena". La parola chiave e' serenita': serve a svilire alle radici il voto del 12-13 giugno. E' serenamente che Berlusconi proclama, proprio mentre Germania e Svizzera annunciano la chiusura progressiva delle loro centrali: "Il nucleare e' il futuro per tutto il mondo". E' una delle sue tante contro-verita': la Germania comincio' a investire sulle energie alternative fin da Chernobyl, e il piano adottato il 6 giugno non si limita a programmare la chiusura di tutti gli impianti entro il 2022: la parte delle rinnovabili, di qui al 2020, passera' dal 17 per cento al 38, per raggiungere l'80 nel 2050. E' emotivita'? Panico? Non sembra. E' il calcolo razionale, freddo, di chi apprende dai disastri e non li nasconde ne' a se' ne' ai cittadini. E' una presa di coscienza completamente assente nel governo italiano, aggrappato all'ipocrita nuovo dogma: "Non si puo' far politica con l'emozione".
Si puo' invece, e l'esempio tedesco mostra che si deve. La politica e' una pasta il cui lievito e' l'emozione che persevera, non c'e' svolta storica che non sia stata originata e nutrita da passioni tenaci, trasformatrici. L'emozione puo' iniettare nel cuore fatalismo ma puo' anche rimettere in moto quello che e' immobile, aprire gli occhi quando hanno voglia di chiudersi, e tanto piu' disturba tanto piu' scuote, sveglia. Le catastrofi (naturali o fabbricate) hanno quest'effetto spaesante. D'altronde lo sconquasso giapponese non e' il primo. C'e' stato quello di Three Mile Island nel 1979; poi di Chernobyl nell'86. Berlusconi salta tre decenni, e censura il punto critico che e' stato Fukushima, quando afferma che tutto il pianeta prosegue tranquillo la sua navigazione nucleare.
La serenita' presentata d'un tratto come via aurea non ha nulla a vedere con le virtu' della calma politica: con la paziente rettifica di errori, con la saggezza dell'imperturbabilita'. E' un invito al torpore, alla non conoscenza dei fatti, alla non vigilanza su presente e futuro. Sembra una rottura di continuita' nell'arte comunicativa del premier ma ne e' il prolungamento. Ancora una volta gioca con passioni oscure: con la tendenza viziosa degli umani a procrastinare, a nutrire rancore verso chi fa domande scomode, a non farsi carico di difficili correzioni concernenti l'energia, gli stili di vita, la terra che lasceremo alle prossime generazioni. L'emozione accesa da Fukushima obbliga a guardare in faccia i rischi, a studiarli. Lo stesso obbligo e' racchiuso nel referendum sulla gestione privata dell'acqua, e in quello sulla legge non eguale per tutti. Di Pietro ha ragione: mettere sui referendum il cappello di destra o sinistra e' un insulto agli elettori, chiamati a compiere scelte che dureranno ben piu' di una legislatura. E' sminuire la forza che puo' avere l'emozione, quando non finisce in passivita' e rinuncia.
Anche lo spavento - la piu' intensa forse tra le emozioni - ha questa ambivalenza. Puo' schiacciare ma anche sollevare, rendere visibile quel che viene tenuto invisibile. La responsabilita' per il futuro, su cui ha lungamente meditato il filosofo Hans Jonas, e' imperniata sulle virtu' costruttive - proprio perche' perturbanti - che puo' avere la paura. Di fronte al clima degradato e al rapporto perverso che si crea fra le crescenti capacita' tecnologiche dell'uomo e il potere, lo spavento e' sentinella benefica: "Quando parliamo della paura che per natura fa parte della responsabilita' non intendiamo la paura che dissuade dall'azione, ma quella che esorta a compierla".
Temere i pericoli significa pensare l'azione come anello di una catena di conseguenze: vicine e lontane, per il nucleare, l'acqua e anche la legge. Per paura ci nascondiamo, ma per paura si cerca anche la via d'uscita. Un affastellarsi di emozioni genero' nel '700 i Lumi, che sono essenzialmente riscoperta del pensiero critico, rifiuto della piatta calma dei dogmi. Per Kant, illuminismo e modernita' nascono con un atto di inaudito coraggio: Sapere aude! osa sapere! La filosofia comincia con la meraviglia e il dubbio, secondo Aristotele, perche' chi prova queste emozioni riconosce di non sapere e, invece di gettare la spugna, osa.
La modernita', non come epoca ma come atteggiamento, e' questo continuo osare, dunque farsi coraggio nel mezzo d'una paura. E' ancora Jonas a parlare: "Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilita' e non il principio paura. Ma la paura, ancorche' caduta in un certo discredito morale e psicologico, fa parte della responsabilita', altrettanto quanto la speranza, e noi dobbiamo perorarne la causa, perche' la paura e' oggi piu' necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui, animati dalla fiducia nel buon andamento delle cose umane, si poteva considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei nevrotici".
La paura non e' l'unica emozione trasformatrice. La malinconia possiede analoga energia, e anche lo sdegno per l'ingiustizia, il dolore per chi perisce nella violenza. Claudio Magris ha descritto con parole vere l'indifferenza con cui releghiamo negli scantinati della coscienza i cadaveri finiti a migliaia nel mare di Sicilia ("Corriere della sera", 4 giugno 2011). Sono parole vere perche' disvelano quel che si cela nella tanto incensata serenita': l'assuefazione, la stanca abitudine, "l'incolmabile distanza fra chi soffre e muore e quasi tutti gli altri, che per continuare a vivere non possono esser troppo assorbiti da quei gorghi che trascinano a fondo". Tuttavia in quei gorghi bisogna discendere, quei morti non vanno solo onorati ma ci intimano ad agire, a far politica alta.
Berlusconi ironizza spesso sulla tristezza. Sostiene che le sinistre ne sono irrimediabilmente afflitte, e paralizzate. Non sa che Ercole, il piu' forte, e' archetipo della malinconia. In uno dei suoi racconti (Disordine e dolore precoce) Thomas Mann si spinge oltre, scrivendo a proposito della giustizia: "Non e' ardore giovanile e decisione energica e impetuosa: giustizia e' malinconia".
Emozionarsi e' salare la vita e la politica, toglier loro l'insipido. Evocando i naufraghi dimenticati, Magris si ribella e scrive: "Il cumulo di dolori e disgrazie, oltre una certa soglia, non sconvolge piu'. A differenza di Cristo, non possiamo soffrire per tutti". Non siamo Cristo, ma possiamo avere un orientamento che ricorda le sue virtu', le sue indignazioni, il suo pathos. Herman Melville dice: Gesu' vive secondo i tempi del cielo, per noi impraticabili; noi siamo orologi mentre lui e' cronometro, costantemente orientato sul grande meridiano di Greenwich. Ricordare il cronometro significa avere a cuore i morti con spavento, perche' spaventandoci cercheremo vie nuove. Nella Bibbia come nel Corano il cuore e' sede della mente che ragiona.
E' vero, per agire dobbiamo evitare che i disastri ci travolgano. Ma non e' detto che la soluzione sia ignorarli, non commuoversi piu'. Il 15 aprile scorso, a Gaza, un giornalista e cooperante italiano, Vittorio Arrigoni, e' stato strangolato (da estremisti salafiti, e' stato detto). L'omicidio fu condannato dall'Onu, da Napolitano, dal governo. Ma alle sue esequie, il 24 aprile a Bulciago, non c'era un solo rappresentante dello Stato, generalmente cosi' zelante nei funerali. L'unica corona di fiori fu inviata dal "Manifesto". Piangere l'assassinio di Arrigoni era politicamente scorretto, non sereno. Ma onorare i morti e' passione nobile; come la paura, la malinconia e non per ultima la vergogna: l'emozione sociale e trasformatrice per eccellenza. Lo riscopriamo alla vigilia dei referendum, ma lo sappiamo da quando Zeus, nell'Agamennone di Eschilo, indica la strada d'equilibrio: "Patire, e' capire".
9. RIFLESSIONE: MARINO NIOLA INTERVISTA ALAIN CAILLE'
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 9 giugno 2011 col titolo "Caille': una nuova etica fondata sui beni comuni" e il sommario "intervista a Alain Caille', a cura di Marino Niola".
Su Marino Niola dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendemmo qualche anno fa la seguente scheda: "Marino Niola (Napoli, 1953) e' un antropologo della contemporaneita'. Ha incentrato le proprie ricerche su temi quali: il rapporto tra tradizione e mutamento culturale nelle societa' contemporanee; la persistenza del mito nelle forme contaminate del mondo d'oggi; le passioni, paure ed ansie nell'immaginario contemporaneo; i processi della mondializzazione ed i localismi che ispirano i simboli e le mitologie del villaggio glocale; il culto narcisistico del corpo come spia dell'inquietudine del nostro tempo. Niola e' stato professore all'Universita' degli studi di Napoli "L'Orientale" (all'epoca Istituto Universitario Orientale) e successivamente in quelle di Padova e di Trieste, dove nel 1999 e' stato tra i fondatori del primo Corso di Laurea italiano in Scienze e Tecniche dell'Interculturalita'. Nel 2007 e' stato ideatore e coordinatore scientifico del Master in "Tradizioni e culture dell'alimentazione mediterranea" presso l'Universita' degli studi Suor Orsola Benincasa, nella quale insegna attualmente Antropologia dei simboli, Antropologia culturale, Antropologia dell'alimentazione e Studio delle culture. Fa parte del direttivo dell'Aisea (Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropologiche). All'attivita' di insegnamento e di ricerca Marino Niola ha sempre affiancato quella di divulgazione. Oltre a collaborare con la radio e con la televisione italiane (tv e radio Rai), francesi e svizzere, e' editorialista di quotidiani come La Repubblica, Il Mattino, ed altre testate. Tra le opere di Marino Niola: 1995: Sui palchi delle stelle. La citta' il sacro la scena, Roma, Meltemi; 1997: Il corpo mirabile. Miracolo sangue estasi, Roma, Meltemi; 2000: Totem und Ragu. Neapolitanische Spaziergaenge, Muenchen, Luchterhand; 2003: Totem e Ragu. Divagazioni napoletane, Napoli, Pironti; 2003: Il purgatorio a Napoli, Roma, Meltemi; 2005: Il presepe, Napoli, L'Ancora del Mediterraneo; 2006: Don Giovanni o della seduzione, Napoli. L'Ancora del Mediterraneo; 2007: I santi patroni, Bologna, Il Mulino".
Alain Caille', sociologo ed economista, direttore della "Revue du Mauss" (il Movimento anti-utilitarista nelle scienze sociali di cui e', con Serge Latouche, tra i principali animatori). Tra le opere di Alain Caille': Critica dell'utilitarismo, Il terzo paradigma, ambedue presso Bollati Boringhieri; Trenta tesi per la sinistra, Donzelli.
Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente voce: "Alain Caille' (Parigi, 1944) e' un sociologo francese. E' professore di sociologia all'Universita' di Parigi X, dove dirige il Master di specializzazione in Scienze Sociali e Sociologia: Societa', Economia e Politica. Nel 1980, con altri studiosi provenienti da varie discipline, ha fondato il Movimento "Mauss", Mouvement Anti-Utilitariste dans les Sciences Sociales che pubblica una rivista da lui diretta. Inizialmente, s'impose nel corso degli anni Ottanta e Novanta come uno dei capofila di una critica radicale dell'economia contemporanea e dell'utilitarismo nelle scienze sociali. Il suo manifesto Critica della ragione utilitaria costituisce una svolta nelle scienze umane e sociali: egli chiama gli intellettuali a produrre una alternativa al paradigma utilitarista che domina, secondo lui, le scienze da diversi secoli. La critica di Alain Caille' al paradigma utilitarista si estende a tutti i campi del sapere - dalla psicologia freudiana (fondata sul principio del piacere), alla micro-economia, passando per la filosofia, la sociologia, l'antropologia ecc. Tuttavia, lontano dal negare che l'interesse sia una motivazione forte per l'azione, egli critica soprattutto la posizione che consiste nel considerare l'interesse come la spiegazione ultima di tutti i fenomeni sociali. Del resto, il paradigma del dono (ispirato dalle ricerche sul dono di Marcel Mauss) da', al dono, un valore preponderante rispetto alle motivazioni utilitariste. La critica di Alain Caille' e' di carattere pluridisciplinare. Il suo contributo intellettuale deve essere valutato oltre le tipiche contrapposizioni ideologiche. Non si puo' dunque confonderla con quella di un economista o di un sociologo di ispirazione marxista, poiche' respinge i preconcetti utilitaristi, che a volte sono stati attribuiti all'economia politica marxista. Nei fatti, i lavori di Alain Caille' mescolano abilmente analisi sociologiche, storiche, antropologiche, filosofiche ed economiche. D'altra parte, ha anche prodotto studi antropologici e sociologici sull'economia dal punto di vista del dono. Ha partecipato alla riscoperta di Marcel Mauss e di Karl Polanyi, nonche' alla ridefinizione critica della nozione d'interesse nelle scienze sociali, in cui sopravvive quella che lui chiama la finzione dell'homo oeconomicus. In Italia le sue opere sono state diffuse, anche grazie all'azione dell'editor Alfredo Salsano, dalle case editrici Einaudi e Bollati Boringhieri negli anni Ottanta e negli anni Novanta. Tra le opere di Alain Caille': Mitologia delle scienze sociali, Bollati Boringhieri, 1988; Critica della ragione utilitaria, Bollati Boringhieri, 1991"]
Siamo in piena decivilizzazione. E si fa sempre piu' forte per molti uomini e donne del pianeta la tentazione di un ritorno allo stato di natura, cioe' a una condizione barbarica dove tutti sono in guerra contro tutti. A dirlo e' il celebre sociologo francese Alain Caille', autore del Manifesto del convivialismo e fondatore, insieme a Serge Latouche e Jacques Godebout del Mauss, il Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali, ispirato all'antropologo Marcel Mauss, l'autore del Saggio sul dono, un testo che ha cambiato la storia delle scienze dell'uomo. E che ha guadagnato ai tre paladini dell'economia gentile e della decrescita felice l'appellativo di tre mauss-chettieri.
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- Marino Niola: Per lei il problema di oggi e' come riscrivere il contratto sociale. Non piu' su scala nazionale ma globale.
- Alain Caille': E' la questione fondamentale. Dopo i totalitarismi del Novecento cio' che ha reso popolare la democrazia e' stato il benessere generalizzato consentito da una crescita economica impetuosa.
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- Marino Niola: Come dire che la democrazia ha fidelizzato i cittadini con la promessa della ricchezza per tutti.
- Alain Caille': Tutte le grandi ideologie politiche, dal liberalismo al socialismo, si sono fondate su un presupposto utilitarista, cioe' sull'idea che la condizione necessaria per la pace sociale sia un livello di vita sufficiente per tutti. Il problema e' che in Occidente e in Giappone la crescita si e' fermata. Quella che c'e' e' solo nominale. Finanziaria e immobiliare. Ma per i lavoratori e per i ceti medi da trent'anni il tenore di vita non e' cresciuto. Anzi. E per i loro figli l'orizzonte e' nero.
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- Marino Niola: In compenso India e Cina hanno tassi di crescita vertiginosi. Il futuro e' li'?
- Alain Caille': Il grande rischio per quei paesi e' che anche la loro crescita si fermi prima che la maggioranza della popolazione abbia raggiunto un livello sufficiente di vita e di liberta' democratiche. Senza dire dei costi ecologici, sociali, dell'insufficienza di materie prime, dei rischi nucleari. Altrettante ipoteche su una prospettiva di sviluppo infinito.
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- Marino Niola: Come se ne esce?
- Alain Caille': La questione e' se si possa fondare la democrazia su qualcosa di stabile e durevole che non sia semplicemente la crescita economica. Ma uno "stato economico stazionario". In equilibrio.
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- Marino Niola: In altre parole lei propone di ripensare i fondamenti simbolici della democrazia.
- Alain Caille': Soprattutto quelli economici. In fondo la modernita' e' nata dall'idea del contratto sociale, un concetto preso pari pari dall'economia. La vita in societa' ha la funzione di salvaguardare gli interessi individuali. Persino la Dichiarazione dei diritti dell'uomo ha esattamente questi fondamenti. Ci dobbiamo rispettare gli uni con gli altri in modo da creare una sfera privata dove ciascuno possa realizzare il proprio utile.
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- Marino Niola: Lei vuol dire che la globalizzazione rischia di dare il benservito a questa idea di democrazia, facendola implodere?
- Alain Caille': Certo, e' per questo che bisogna inventare una democrazia, diciamo cosi', antiutilitarista, desiderabile di per se', non per ragioni strumentali. Ma perche' e' la societa' buona che consente una vita buona. Io lo chiamo Convivialismo. E lo considero un'ideologia politica tutta da inventare, sulle ceneri del socialismo e del liberalismo.
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- Marino Niola: In una prospettiva convivialista alla base della societa' ci sono il dono e il bene comune, non piu' l'interesse privato e l'arricchimento ad ogni costo. Non e' utopia?
- Alain Caille': Il dono e' l'origine stessa del legame sociale, e' il gesto primario che fa uscire l'individuo da se stesso e lo lega agli altri. E questo momento fondatore e' incondizionato, gratuito. Non e' un caso che le religioni nascano tutte da un dono fatto al dio. E che il dio ricambia.
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- Marino Niola: In Italia ci sono i referendum sull'acqua e sul nucleare. Lei come voterebbe?
- Alain Caille': L'acqua deve rimanere un bene comune, percio' voterei due si'. Sul nucleare un tempo ero agnostico ma ormai, come la maggioranza dei francesi, sono antinuclearista. Sottolineerei anche il fatto che questi referendum offrono a tutti i cittadini l'occasione di esprimersi in prima persona su temi cosi' vitali ed e' il segno che quanto a democrazia diffusa l'Italia e' piu' avanti di altri paesi europei. La questione dei beni comuni e' la cartina di tornasole dello stato di salute di una democrazia. Dove non c'e' altra legge al di fuori di quella del mercato non c'e' posto per i beni comuni, quei beni condivisi che appartengono all'umanita'. Non si puo' dimenticare che organizzazioni come l'Onu e l'Unesco erano tutte basate sull'idea che il progresso passa attraverso l'accesso libero e gratuito ai beni comuni.
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- Marino Niola: Il neoliberismo fa passare le sue ricette economico-sociali per necessita' oggettive - risparmio, razionalizzazione, convenienza, competizione.
- Alain Caille': L'idea neoliberista che il movente essenziale dell'essere umano sia solo quello di massimizzare piaceri, comfort e proprieta', in una parola utilita', e' ideologia pura, contraddetta dai fatti. L'homo non e' solo oeconomicus e le relazioni tra individui non sono solo mercantili.
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- Marino Niola: Lo prova la diffusione sempre maggiore di comportamenti senza scopo di lucro. Dono, volontariato, raccolte di fondi, onlus, gente che regala agli altri tempo, denaro, solidarieta', perfino i propri organi e il proprio sangue.
- Alain Caille': Oggi una delle reazioni alle diseguaglianze economiche e' proprio quella di scambi gratuiti e di servizi pubblici. Ma solo la costruzione di una nuova etica puo' rendere possibile la societa' del Convivialismo. Una passione quasi religiosa, uno slancio delle coscienze come quelli che stavano dietro la nascita del liberalismo o del socialismo. Senza sogni collettivi e grandi ideali il nuovo non avanza.
10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Lamberto Garcia del Cid, Numeri notevoli, Mondo Matematico - Rba Italia, Milano 2011, pp. 160, s.i.p. (ma euro 9,99).
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 585 del 13 giugno 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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