Telegrammi. 582



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 582 del 10 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Decisivo un argomento

2. Mao Valpiana: Settantaseiesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

3. Se i migranti muoiono in mare

4. Helene Paraskeva': La lingua dell'Impero

5. Alessandro Pizzi: Follia nucleare

6. Si e' svolto a Blera l'8 giugno un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta

7. Marino Niola intervista Marcel Detienne

8. Per sostenere il Movimento Nonviolento

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DECISIVO UN ARGOMENTO

 

Vorrei aggiungere un argomento che mi sembra sia stato sin qui omesso nell'azione informativa e coscientizzatrice a sostegno del si' ai quattro referendum su cui si votera' il 12 e 13 giugno.

Esso e' il seguente: perdere i referendum, ovvero non raggiungere il quorum (dato dalla partecipazione al voto della meta' piu' uno degli elettori), avrebbe conseguenze disastrose, poiche' la sconfitta non lascerebbe affatto la situazione com'e', ma rafforzerebbe enormemente - e nel breve periodo finanche pressoche' irreversibilmente a livello legislativo - le scellerate decisioni governative tradotte nelle norme di legge che i referendum propongono di abrogare.

In dettaglio: non raggiungere il quorum nel referendum per fermare il nucleare avra' come risultato un fortissimo sostegno alla criminale follia nucleare; non raggiungere il quorum nei due referendum in difesa dell'acqua e del diritto umano all'accesso all'acqua avra' come risultato un fortissimo sostegno alla mercificazione dell'acqua e alla privatizzazione dell'accesso ad essa; non raggiungere il quorum nel referendum sul principio dell'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge avra' come risultato un fortissimo sostegno all'eversione dall'alto cesarista e neofeudale.

Mi sembra una decisiva ragione perche' tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona sollecite del pubblico bene si impegnino affinche' i referendum siano validi, ovvero ottengano la partecipazione almeno della meta' piu' uno degli elettori.

 

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SETTANTASEIESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Anche se non compaiono piu' sulle pagine dei quotidiani, anche se non se ne fa piu' menzione nei telegiornali, la guerra in Libia e il disastro di Fukushima continuano a produrre morte, e sono una ferita aperta per l'intera umanita'. In Italia, in particolar modo, si tende a nascondere queste due tragiche realta', per non alimentare la naturale ripulsa dell'opinione pubblica contro la guerra e il nucleare.

Fra due giorni l'intero corpo elettorale sara' chiamato ad esprimersi su quattro referendum che riguardano questioni decisive per il nostro futuro: l'acqua pubblica, il nucleare, la legge uguale per tutti.

Alcuni esponenti politici e addirittura alte cariche dello Stato hanno avuto la sfrontatezza, senza provare vergogna, di rendere pubblica la loro decisione di non andare a votare, e se ne sono fatti vanto, non sapendo, in questo modo, di umiliare e sbeffeggiare il ruolo di "pubblici ufficiali" che ricoprono. Questi loschi personaggi (uno di loro ricopre addirittura la carica pro tempore di Presidente del Consiglio) insultano e bestemmiano la democrazia, che hanno giurato di servire.

Il voto al referendum sara' anche un voto contro la cattiva politica del governo, bellicista e nuclearista. Per questo digiuniano e votiamo.

Sono 167 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare". C'e' chi digiuna anche se malato in ospedale, chi in una cella di convento o di carcere, chi partecipa ma preferisce non farlo sapere pubblicamente e chi, non potendo aderire per vari motivi, lo fa spiritualmente.

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione fino alla consultazione referendaria del 12-13 giugno. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 76 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

*

Di seguito l'elenco delle persone che digiuneranno nei prossimi giorni.

Venerdi' 10 giugno: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Piero P. Giorgio (Gargnano - Brescia), Maria Bernarda Cursano (Macapa' - Brasile), Marzia Manca (Cagliari), Tarcisio Barbo (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari); sabato 11 giugno: Marco Iannelli (Roma); domenica 12 giugno: Sergio Lamonea (Verona); lunedi' 13 giugno: Mao Valpiana (Verona).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea, Pasquale Dioguardi, Adalgisa Freddi, Marco Rizzinelli e Giovanni Sarubbi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini e Marco Palombo digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Piero P. Giorgio, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

3. INSISTENZE. SE I MIGRANTI MUOIONO IN MARE

 

Se i migranti muoiono in mare e' innanzitutto perche' i governi europei - eredi felici e feroci di secoli di colonialismo schiavista, di cui condividono tuttora e dividendi e ideologia - negano loro la possibilita' di giungere in questo continente in condizioni di sicurezza.

Sono i governanti europei gli assassini dei migranti morti nel Mediterraneo.

Sono i governanti europei i mandanti dei poteri criminali che gestiscono il lucroso e sanguinario traffico di esseri umani innocenti e disperati.

Sono i governanti europei i protettori delle mafie schiaviste, razziste e maschiliste.

Basterebbe che i governi europei non fossero piu' in mano ai nazisti, basterebbe che i governi europei riconoscessero ad ogni essere umano il fondamentale diritto umano di muoversi sul pianeta casa comune dell'umanita' intera, e quelle stragi immediatamente cesserebbero.

 

4. RIFLESSIONE. HELENE PARASKEVA': LA LINGUA DELL'IMPERO

[Ringraziamo Helene Paraskeva' (per contatti: helenep at tiscali.it) per questo intervento.

Helene Paraskeva' e' nata ad Atene e risiede a Roma, scrittrice, docente, impegnata per la pace e i diritti umani, ha pubblicato tra l'altro vari racconti in rivista e in volume e un testo per i licei. Opere di Helene Paraskeva': Nell'uovo cosmico, Fara Editore, Sant'Arcangelo di Romagna 2006]

 

"Siamo liberi Traci, noi", cantava

la notte la madre di Spartaco.

"Il sole domani tornera'

e la mattina, a piedi nudi,

figlio mio, arrivera' la pace".

 

Fra schiavi, gladiatori, ciurme,

centurioni e mercenari,

Spartaco la lingua dell'impero

imparava.

 

Bombardare per proteggere".

"Annientare per salvare".

Ripeteva. E solo lui capiva

perche' la notte non passava mai.

 

5. RIFLESSIONE. ALESSANDRO PIZZI: FOLLIA NUCLEARE

[Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per questo intervento.

Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso l'esperienza del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo; su sua iniziativa nel 2007 il congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio. Si veda anche una recente intervista in "Coi piedi per terra" n. 340]

 

L'incidente di Fukushima e' solo l'ultimo della catena di incidenti gravi o meno gravi che hanno colpito le centrali nucleari. Da una statistica pubblicata dai Verdi risulta che di incidenti gravi negli ultimi quaranta anni si sono verificati 9, classificati secondo un indice tra il quarto e il settimo livello, ad esempio Chernobyl e' al VII livello, Three Mile Island (Pennsylvania, Usa) e' al V livello; un incidente grave ogni quattro-cinque anni. Considerato il tipo di incidente con le conseguenze che provoca non e' poco. Per non parlare degli incidenti minori, che nel 2007 sono stati oltre 900.

Allora c'e' da chiedersi perche' si insiste con le centrali nucleari.

Il nucleare produce solo energia elettrica. Anche se il Governo fosse in grado di costruire le centrali nucleari dichiarate, necessarie a coprire il 25% del fabbisogno di energia elettrica, darebbe un contributo modesto al bilancio energetico nazionale. Infatti in Italia, secondo i dati del Bilancio energetico nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico e una elaborazione dell'Enea, dei consumi finali per il 2009 l'elettricita' rappresenta solo il 18%, contro il 48% di petrolio, il 29% di gas e il 5% di carbone, cosi' distribuiti per settori: Trasporti: 97% petrolio, 1% gas, 2% elettricita'; Industria: 19% petrolio, 40% gas, 12% carbone, 29% elettricita'; Residenziale e Terziario: 11% petrolio, 55% gas, 4% carbone, 30% elettricita'.

Quindi con il nucleare si andrebbe a coprire tra il 2% e il 3% di tutti i consumi finali.

Inoltre risulta difficile capire perche' siano necessarie le centrali nucleari quando dai dati pubblicati da Terna, operatore di reti per la trasmissione dell'energia elettrica, si scopre che l'Italia dal punto di vista energetico e' tecnicamente autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell'estate 2007).

Non si puo' non concludere che e' piu' conveniente a chi gestisce la rete di distribuzione di energia elettrica comprare elettricita' da fuori.

Se si vuole diminuire il consumo, e quindi l'importazione del petrolio e del gas, occorre intervenire sul settore del trasporto e sull'uso razionale dell'energia, a partire da quella elettrica, la piu' pregiata.

Uno studio commissionato da Greenpeace dal titolo "La rivoluzione dell'efficienza", fatto dal Gruppo di ricerca sull'efficienza negli usi finali dell'energia del Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano, dimostra che il risparmio di energia elettrica va ben oltre il 20% previsto dal Piano d'Azione per l'Efficienza Energetica della Commissione Europea con conseguente diminuzione delle emissioni di CO2. Lo studio ha preso in considerazione i settori Residenziale, Terziario commerciale, Terziario pubblico e Industriale con interventi riguardanti gli usi finali per illuminazione, per i motori elettrici, per gli elettrodomestici e, inoltre, per la riduzione del consumo dovuto allo stato di Stand-by e per consumi a vuoto (per esempio un impianto di illuminazione o ventilazione in funzione fuori dalle ore di uso di un ufficio, nastri trasportatori, macchinari, aria compressa in funzione senza utilizzo nell'industria), per l'aumento dell' efficienza di treni e tram, per la produzione di acqua calda sanitaria con solare termico, per le lavatrici e lavastoviglie con alimentazione di acqua calda prodotta esternamente, per esempio collegandole all'impianto a gas per l'acqua calda o meglio ancora all'impianto di pannelli solari termici escludendo la resistenza elettrica, e per interventi sull'involucro edilizio per il raffrescamento passivo a basso consumo.

Inoltre è importante controllare periodicamente il consumo di energia elettrica; aiuta a diminuirne il consumo. Voglio raccontare una esperienza personale.

Da quasi sei anni ho un impianto fotovoltaico di 1,58 kw per l'autosufficienza. Ogni giorno, da sei anni, alla fine della giornata prendo i dati concernenti i kwh immessi in rete e quelli consumati; da quando faccio questa statistica, a casa siamo riusciti a ridurre drasticamente il consumo con un risparmio rispetto al consumo medio di un abitante del Lazio di piu' del 40%; per i dati sui consumi medi ho fatto riferimento a quelli pubblicati dalla societa' Terna.

Questo fenomeno non e' isolato. Luca Mercalli, nell'ultimo libro intitolato Prepariamoci, edito da Chiarelettere, scrive che da quando in Inghilterra nelle case popolari hanno installato un grande display in cucina in cui appare in tempo reale il consumo di energia elettrica, c'e' stato un risparmio del 15%.

Oltre a non essere utili, le centrali nucleari sono pericolose per la salute.

Nel normale funzionamento di una centrale nucleare e in tutto il ciclo nucleare sono emesse sostanze radioattive come il trizio, il cesio (che ha un'emivita di 30 anni), lo stronzio 90 (28), lo iodio 131 (di 8 giorni ma con variabilita' enorme, influenzato dall'eta' e dalle caratteristiche della persona), il plutonio, che e' un inevitabile prodotto delle centrali (25.000 anni) e il carbonio 14 (5.700). Il plutonio, se inalato, anche in sola frazione di milligrammo, e' letale per una persona.

Le sostanze radioattive si diffondono nell'aria, nell'acqua, nel suolo ed entrano nella catena alimentare.

Durante il normale funzionamento sono rilasciate piccole dosi di sostanze radioattive, che si sommano alla radioattivita' naturale. Intorno alle piccole dosi si e' sviluppato, negli anni, un dibattito sulla loro pericolosita' o meno per la salute.

Studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione forte tra il funzionamento delle centrali nucleari e lo sviluppo di leucemie e tumori tra la popolazione che vive vicino alle centrali oltre che tra i lavoratori degli impianti nucleari.

Molto importante e' uno studio svolto recentemente in Germania da ricercatori dell'universita' di Mainz sui casi di leucemie infantili in prossimita' di centrali nucleari. La ricerca e' estesa a tutti i siti nucleari tedeschi per il periodo tra il 1980 e il 2003: i risultati, resi pubblici nel 2008, mostrano tra i bambini viventi nel raggio di 5 km un incremento del 160% dei tumori embriogenetici e del 220% delle leucemie.

Le piccole dosi sono dannose per la salute e non esiste una quantita' al di sotto della quale non c'e' pericolo per la salute delle persone. Infatti, la definizione data dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti (Icrp) di Dose Limite di radiazioni ai lavoratori e alle popolazioni residenti non significa "dose al di sotto della quale non c'e' rischio", ma quella dose "alla quale sono associati effetti somatici (tumori, leucemie) o effetti genetici, che si considerano accettabili a fronte dei benefici associati a siffatte attivita' con radiazioni".

Cioe' per qualche kilowattora di energia elettrica, per i guadagni di chi costruisce le centrali nucleari e di chi controlla il ciclo dell'uranio, si impone ad una comunita', che ha la sventura di abitare vicino ad una centrale nucleare, di subire la morte per cancro di parte dei suoi membri e di danni al Dna delle future generazioni anche in assenza di incidenti. Se accadono incidenti basta vedere cosa e' successo a Fukushima.

Il fatto che le piccole dosi fossero pericolose e' noto da tempo. In incontri e assemblee svolte a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nel 1978 e nel 1979 il professor Enzo Tiezzi, professore di Chimica Fisica dell'Universita' di Siena, uno dei padri fondatori dell'ambientalismo scientifico, presento' degli studi eseguiti negli Usa che provavano che rilasci di bassa entita' causano cancro, che gli effetti si sentono a distanza di anni e che esiste una relazione di causa-effetto tra esistenza di una centrale nucleare e le morti per cancro nella zona. Inoltre, in una sua pubblicazione dell'epoca scrisse: "Del resto, che questo non sia un triste privilegio delle centrali nordamericane, lo dimostra uno studio sui tumori infantili nel Piemonte (G. Pastore e B. Terracini, in Epidemiologia e Prevenzione, 1, 60, 1977). Terracini e Pastore, della cattedra di Epidemiologia dei Tumori di Torino e del Registro Tumori del Piemonte, nel fare la geografia dei tumori dei bambini e ragazzi da 0 a 15 anni in tutto il Piemonte, hanno trovato un'area calda nella quale i tassi sono molto piu' elevati che in tutto il resto della regione. L'area e' a valle della centrale elettronucleare di Trino Vercellese, una delle prime in funzione in Italia, e nei pressi del deposito di scorie di Saluggia. In questa zona gli autori hanno trovato dei tassi di incidenza di tumori infantili del sistema nervoso centrale 4,56 volte superiori che nel resto del Piemonte, di leucemia 2,42 volte e di tumori solidi 2,67 volte superiori. Il che significa che per ogni bambino che si ammala di questo tipo di malattie in Piemonte ce ne sono quasi 5 o 3 nella zona vicina a questi impianti. Se gli autori avessero conosciuto i dati presentati da Sternglass in "Shut-Down" avrebbero trovato conferma al loro dubbio che la causa di tale andamento potesse essere proprio la presenza di impianti di questo tipo".

Alzare o abbassare il limite della dose minima ammissibile incide sui costi del nucleare.

Studi condotti negli Stati Uniti dimostrano che il costo del nucleare e' piu' alto del costo delle altre fonti.

Studi come "The economic future of nuclear power" condotto dall'Universita' di Chicago nell'agosto 2004 per conto del Dipartimento dell'energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone, o "The future of nuclearpower" pubblicato nel 2003 dal Massachusetts Institute of Technology dimostrano come i costi del nucleare sono maggiori rispetto a quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone.

"[...] ovunque il nucleare si puo' fare solo con gli incentivi dello Stato; e non solo nella Francia dove sia l'industria nucleare, Areva, che l'ente elettrico, EdF, sono direttamente proprieta' dello Stato. Anche negli Stati Uniti, dove ricordavamo che il mercato dell'energia e' libero, il nucleare fa eccezione, e per avere una qualche speranza deve ricorrere agli incentivi: quelli fissati da Bush nel 2005 - 1,8 centesimo di dollaro per kWh prodotto e finanziamenti agevolati per l'80% del capitale - e quelli di Obama del febbraio 2010 per altri 8,2 miliardi di dollari" (dal Angelo Baracca, Giorgio Ferrari Ruffino, Sram, ovvero la fine del nucleare, Jaca Book, 2011).

Il "dato" che la scelta nucleare ridurrebbe il prezzo della bolletta dell'energia elettrica non risponde a verita'. Ad esempio i prezzi in Francia sono ancora relativamente bassi, ma non i piu' bassi d'Europa. Tuttavia l'elettricita' a basso costo non significa bollette energetiche basse come dimostra uno studio pubblicato da Angelo Baracca e Giorgio Ferrari Ruffino nel libro precedentemente citato, che mette in evidenza come sia consistente l'intervento dello Stato da 150 milioni a oltre 200 milioni di euro all'anno a sostegno delle famiglie povere che non possono pagare le bollette energetiche, in particolare quelle costrette ad usare l'energia elettrica per il riscaldamento.

Il riscaldamento elettrico, diffuso in Francia per l'eccessiva produzione di energia elettrica, non tiene conto delle leggi della fisica; l'ecologo Barry Commoner negli anni Ottanta definiva il riscaldamento elettrico una strage termodinamica. In una intervista del 2008 a "Le Monde" il ministro francese per l'Ecologia Nathalie Kosciusko-Morizet ha definito la diffusione del riscaldamento elettrico un "errore". Ha dichiarato essere "una follia francese" il trasformare l'elettricita' in calore, e "perfino un'aberrazione da un punto di vista termodinamico".

Le centrali nucleari presentano anche altri problemi.

La relazione tra il nucleare  civile e quello militare e' strettissimo, tanto e' vero che, ad esempio, all'Iran gli Usa vogliono proibire la costruzione di centrali nucleari con l'accusa che utilizzerebbe parte della filiera per la costruzione di bombe atomiche. E come non ricordare che nel 1981 gli israeliani bombardarono la centrale nucleare in costruzione a Osirak in Irak per impedire che Saddam Hussein si dotasse di armi atomiche.

Con la tecnologia oggi disponibile rimangono irrisolti tutti i problemi di sicurezza e dello smaltimento delle scorie. La ricerca sui  reattori sicuri "Generation IV" promossa dagli Stati Uniti insieme ad altre nazioni, a cui si e' aggiunta anche l'Italia, sui reattori raffreddati ad acqua o a gas e su quelli a spettro veloce, si e' posta l'obiettivo di pervenire entro il 2030 a un prototipo di reattore, quindi siamo lontani dall'oggi. Per quello che riguarda lo smaltimento delle scorie radioattive, ricordo che secondo l'inventario dell'Apat (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici) in Italia c'e' una montagna di rifiuti altamente radioattivi, circa 25.000 metri cubi di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato - pari al 99% della radioattivita' presente nel nostro Paese - a cui vanno sommati i circa 1.500 metri cubi di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90.000 metri cubi di rifiuti che deriverebbero dallo smantellamento delle quattro centrali e degli impianti del ciclo del combustibile, che aspettano ancora un sito sicuro per lo smaltimento.

Il funzionamento di una centrale nucleare produce materiale che rimane radioattivo anche per migliai di anni. La scelta nucleare e' una follia.

Inoltre gli ingenti investimenti per il nucleare toglierebbe risorse per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Per ottenere il risparmio di energia elettrica e per la diffusione delle energie rinnovabili e' necessaria una volonta' politica per un consistente investimento. Investimento che, come ampiamente dimostrato dal rapporto "La rivoluzione dell'efficienza", ha un ritorno benefico sull'ambiente (significativa diminuzione delle emissioni di CO2) e sull'economia in termini di occupazione e risparmio (il gruppo di ricerca afferma: "Nel complesso per raccogliere il potenziale economicamente conveniente occorrerebbero investimenti in tecnologie e programmi per circa 80 miliardi di euro (circa 5,7 miliardi/anno negli anni dal 2007 al 2020), con un beneficio economico che si protrarra' nel tempo fino al 2040. Il Beneficio economico cumulato netto, cioe' la riduzione della bolletta elettrica meno gli investimenti sopra citati, risulterebbe di 65 miliardi di euro attuali... In termini occupazionali, in base a una analisi di casi internazionali, si stima un aumento dell'occupazione tra 46 000 e 80 000 posti di lavoro per 14 anni)".

Non si dice che gli impianti nucleari richiedono enormi quantita' di acciaio speciale, zirconio e cemento, materiali che per la loro produzione richiedono carbone e petrolio.

Anche le altre fasi della filiera nucleare, dall'estrazione del minerale d'uranio, al suo arricchimento, fino al loro stoccaggio e riprocessamento, fanno si' che le emissioni indirette della produzione di un kWh da energia nucleare sono comparabili con quella del kWh prodotto in una centrale a gas.

In uno studio approfondito dei ricercatori Jean Willem Storm van Leeuwen e Philip Smith, considerando l'intero ciclo di vita, emergeva che le emissioni degli impianti nucleari ammontavano a 90-140 g di CO2 per kWh prodotto (in un lavoro del 2007, gli stessi autori, erano arrivati a 112-165 g di CO2 per kWh ). Un valore destinato a salire rapidamente a mano a mano che si dovra' ricorrere a giacimenti con minori concentrazioni d'uranio: minore e' la concentrazione, maggiore e' la quantita' di energia che occorre spendere per estrarlo e, quindi, maggiori saranno le emissioni associate. Diversi studi recenti (si veda ad esempio: "Analisi dell'impatto climatico del ciclo di produzione di energia elettronucleare", tesi di Laurea di Stefano Marino, Universita' di Camerino, 2008) stimano, infatti, che nei prossimi decenni le emissioni da nucleare supereranno quelle di una centrale a gas.

Quindi la scelta nucleare non serve per ridurre l'emissione dei gas che alterano il clima.

E' arrivato il momento per riflettere sul modello di economia dominante che fa un uso ingente di energia e di materia non per soddisfare i bisogni primari e i diritti di tutta l'umanita', ma l'ingordigia di minoranze.

E' arrivato il momento di non collaborare con la megamacchina economica dominante che provoca danni alla biosfera e nega i diritti umani a gran parte dell'umanita'...

Sono necessari interventi promossi da comunita' locali finalizzati alla promozione dell'autosufficienza, dell'autogestione e della sobrieta'.

Ognuno di noi ha il dovere di prendere coscienza dei problemi che hanno una influenza sull'intera umanita' e sulle future generazioni e di comportarsi nel rispetto della natura e dei diritti di tutti gli esseri viventi.

Non esistono questioni che riguardano solo i tecnici o gli esperti, soprattutto se le questioni riguardano la vita degli uomini e le future generazioni, come il nucleare.

Cito le parole che il professor Antonino Drago scrive nella premessa del suo libro Le due opzioni, una storia popolare della scienza, edito da La Meridiana: "Nella mia vita ho avuto modo di rendermi conto che la coscientizzazione costituisce un compito di enorme importanza sociale. La prima volta fu a Montalto di Castro, quando ho visto un contadino (Pietro Blasi), capo del locale comitato antinucleare, tener testa gagliardamente agli ingegneri dell'Enel e del Cnen".

Prendiamo esempio da Pietro Blasi.

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Bibliografia

- Gianni Mattioli, Massimo Scalia, Nucleare. A chi conviene?, Edizioni Ambiente.

- Angelo Baracca, Giorgio Ferrari Ruffino, SCRAM ovvero la fine del nucleare, Jaca Book.

- Enzo Tiezzi, Centrali nucleari. Rischi e danni alla salute, Spie- Wise, Napoli-Verona 1979.

- J. W. Goffmann, E. J. Sternglass, Processo al nucleare, Jaca Book, 1980.

- Ceri, Recomandations 2003 du Comite' Europeen sur le Risque de l'Irradiation, Editions Frison-Roche.

- Mauro Bonaiuti (a cura di), Obiettivo decrescita, Editrice Missionaria Italiana.

- Elena Camino, Giuseppe Barbiero, Alice Benessia, articolo in "Azione Nonviolenta", 8-9/2007.

- Aldo Capitini, Il potere di tutti, Guerra Edizioni.

- Marinella Correggia, La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli.

- Antonino Drago, Le due opzioni, La Meridiana.

- Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, Bollati Boringhieri.

- Ivan Illich, Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri.

- Alexander Langer, Fare la pace, Cierre edizioni.

- Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Mondadori.

- George Monbiot, Calore!, Longanesi.

- Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici, Garzanti.

 

6. INCONTRI. SI E' SVOLTO A BLERA L'8 GIUGNO UN INCONTRO DI FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA

 

Mercoledi' 8 giugno 2011 si e' svolto a Blera (Vt), nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi mesi, un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta in ambito comunitario.

Nella prima parte dell'incontro e' proseguita la programmazione delle attivita' culturali che si svolgeranno a cadenza settimanale nel mese di giugno (la prima, il 9 giugno presso la biblioteca comunale di Blera, con la partecipazione della dottoressa Antonella Litta).

La seconda parte dell'incontro e' stata dedicata alla preparazione di una rilevante e partecipata iniziativa nel mese di luglio.

La terza parte dell'incontro ha avuto a oggetto una intensa riflessione su come concretamente migliorare la qualita' della vita quotidiana nelle esperienze comunitarie e come promuovere effettivamente il diritto al lavoro in una prospettiva coerentemente ecoequosolidale.

Nella quarta parte dell'incontro si e' ulteriormente approfondita la riflessione sulla gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti.

All'incontro ha preso parte il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

 

7. RIFLESSIONE. MARINO NIOLA INTERVISTA MARCEL DETIENNE

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 3 giugno 2011 col titolo "La fabbrica dei miti" e il sommario "Dalla Grecia a Obama il nostro bisogno di epica. Intervista a Marcel Detienne. Lo studioso dell'antichita' 'erede' di Levi-Strauss racconta perche' gli Stati moderni hanno usato i simboli classici per costruirsi un'identita'. 'Ma l'Ellade vera e propria non esiste: e' un'invenzione culturale nata tra '700 e '800'. 'E' l'ideologia che crea un ponte fra i morti illustri e i vivi che ne rivendicano l'eredita'".

Su Marino Niola dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendemmo qualche anno fa  la seguente scheda: "Marino Niola (Napoli, 1953) e' un antropologo della contemporaneita'. Ha incentrato le proprie ricerche su temi quali: il rapporto tra tradizione e mutamento culturale nelle societa' contemporanee; la persistenza del mito nelle forme contaminate del mondo d'oggi; le passioni, paure ed ansie nell'immaginario contemporaneo; i processi della mondializzazione ed i localismi che ispirano i simboli e le mitologie del villaggio glocale; il culto narcisistico del corpo come spia dell'inquietudine del nostro tempo. Niola e' stato professore all'Universita' degli studi di Napoli "L'Orientale" (all'epoca Istituto Universitario Orientale) e successivamente in quelle di Padova e di Trieste, dove nel 1999 e' stato tra i fondatori del primo Corso di Laurea italiano in Scienze e Tecniche dell'Interculturalita'. Nel 2007 e' stato ideatore e coordinatore scientifico del Master in "Tradizioni e culture dell'alimentazione mediterranea" presso l'Universita' degli studi Suor Orsola Benincasa, nella quale insegna attualmente Antropologia dei simboli, Antropologia culturale, Antropologia dell'alimentazione e Studio delle culture. Fa parte del direttivo dell'Aisea (Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropologiche). All'attivita' di insegnamento e di ricerca Marino Niola ha sempre affiancato quella di divulgazione. Oltre a collaborare con la radio e con la televisione italiane (tv e radio Rai), francesi e svizzere, e' editorialista di quotidiani come La Repubblica, Il Mattino, ed altre testate. Tra le opere di Marino Niola: 1995: Sui palchi delle stelle. La citta' il sacro la scena, Roma, Meltemi; 1997: Il corpo mirabile. Miracolo sangue estasi, Roma, Meltemi; 2000: Totem und Ragu. Neapolitanische Spaziergaenge, Muenchen, Luchterhand; 2003: Totem e Ragu. Divagazioni napoletane, Napoli, Pironti; 2003: Il purgatorio a Napoli, Roma, Meltemi; 2005: Il presepe, Napoli, L'Ancora del Mediterraneo; 2006: Don Giovanni o della seduzione, Napoli. L'Ancora del Mediterraneo; 2007: I santi patroni, Bologna, Il Mulino".

Marcel Detienne (1935) e' un illustre storico e antropologo della Grecia antica; con Jean-Pierre Vernant e Pierre Vidal-Naquet ha dato un grande contributo al rinnovamento degli studi di antichistica; gia' directeur d'etudes all'Ecole pratique des hautes etudes, attualmente insegna Storia sociale e culturale della civilta' greca presso la John Hopkins University di Baltimora; ha pubblicato numerosi saggi su mitologia, religione e sui piu' vari aspetti della storia culturale del mondo greco, molti dei quali tradotti in varie lingue. Tra le opere di Marcel Detienne: Homere, Hesiode et Pythagore: poesie et philosophie dans le pythagorisme ancien, 1962; Crise agraire et attitude religieuse chez Hesiode, 1963; De la pensee religieuse a' la pensee philosophique, 1963; Les Maitres de verite' dans la Grece archaique, 1967; Les Jardins d'Adonis, 1972; (con Jean-Pierre Vernant), Les ruses de l'intelligence: la metis des Grecs, 1974; Dionysos mis a' mort, 1977; (con Jean-Pierre Vernant et al.), La cuisine du sacrifice en pays grec, 1979; L'invention de la mythologie, 1981; Dionysos a' ciel ouvert, 1986; (con Georgio Camassa), Les savoirs de l'ecriture en Grece ancienne, 1988; L'ecriture d'Orphee, 1989; (con Giulia Sissa), La vie quotidienne des dieux grecs, 1989; Apollon le couteau a' la main, 1998; Comparer l'incomparable, 2002; Comment etre autochtone: du pur Athenien au Francais racine', 2003; Qui veut prendre la parole? 2003; Les Grecs et nous, 2005; come curatore: Transcrire les mythologies: tradition, ecriture, historicite', 1994; Destin de Meurtriers, 1996. In italiano: (con Jean-Pierre Vernant), La cucina del sacrificio in terra greca, Bollati Boringhieri, 1982; I maestri di verita' nella Grecia arcaica, Laterza, 1983; Dioniso a cielo aperto, Laterza, 1987; Dioniso e la pantera profumata, Laterza, 1987; (con Giulia Sissa), La vita quotidiana degli dei greci, Laterza, 1989; La scrittura di Orfeo, Laterza, 1990; I Giardini di Adone, Einaudi, 1997; (con Jean-Pierre Vernant), Le astuzie dell'intelligenza nell'antica Grecia, Laterza, 1999; L'invenzione della mitologia, Bollati Boringhieri, 2000; Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale al politeismo greco, Adelphi, 2002; Essere autoctoni. Come denazionalizzare le storie nazionali, Sansoni, 2004; Noi e i greci, Raffaello Cortina Editore, 2007]

 

Il mito non e' una fuga dalla realta'. Al contrario, e' una chiave per capire i grandi problemi del presente, dalla politica all'immigrazione. A dirlo e' Marcel Detienne, il piu' grande mitologo del nostro tempo. Il Levi-Strauss della Grecia antica. Professore emerito di Lettere classiche alla John Hopkins University di Baltimora e fondatore, assieme a Jean-Pierre Vernant, del prestigiosissimo Centro di ricerche comparate sulle societa' antiche all'Ecole des Hautes Etudes di Parigi.

*

- Marino Niola: Nel senso comune il mito viene considerato l'opposto della ragione. Il "Washington Post" ha addirittura una rubrica intitolata Five Myths che a ogni puntata si propone di sfatarne cinque su un tema, dall'energia nucleare agli insegnanti nelle scuole.

- Marcel Detienne: Ci si dimentica che la filosofia e la mitologia non vengono l'una dopo l'altra, ma nascono insieme. Mitologia e ragione non si escludono mai, era vero nell'antica Grecia ed e' vero nella modernita'. Levi-Strauss sostiene che compito del mito e' quello di mettere ordine nella realta'. E senza ordine non esiste significato. La differenza sostanziale tra pensiero mitico e pensiero scientifico e' che quest'ultimo procede distinguendo i fenomeni e cercando di risolverli uno dopo l'altro. Mentre la mitologia brucia le tappe, e tende a proporre spiegazioni immediate, abbreviate, iconiche.

*

- Marino Niola: Delle scorciatoie, insomma. Usando la forza dei simboli che spesso arrivano piu' lontano delle parole. Molto prima di Levi-Strauss e' Platone nel Protagora a dire che si puo' spiegare la realta' sia attraverso il mito sia attraverso il logos. E che le due vie hanno pari dignita' conoscitiva.

- Marcel Detienne: Anche se il mito, aggiunge Platone, e' piu' bello. I Greci hanno inventato storie meravigliose, tanto che ancora oggi personaggi come Edipo e Medea abitano il nostro immaginario, ci parlano di noi.

*

- Marino Niola: E poi il mito non e' solo quello greco, tutte le culture inventano i loro miti.

- Marcel Detienne: Si', e oltretutto la Grecia non esiste.

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- Marino Niola: Detto cosi' e' un'affermazione un po' forte.

- Marcel Detienne: Quello che esisteva nella realta' erano circa 1.400 citta'-stato straniere le une alle altre.

*

- Marino Niola: Quella che Rilke chiamava la Grecia prima della Grecia.

- Marcel Detienne: Mentre quell'Ellade patria dell'arte, della cultura, della liberta', della democrazia che abbiamo conosciuto sui banchi di scuola e' la costruzione culturale sette-ottocentesca di un Occidente in cerca di antenati illustri.

*

- Marino Niola: Uno start up fatto apposta per confermare la superiorita' dell'Occidente moderno.

- Marcel Detienne: Tutti gli stati moderni hanno usato la Grecia per costruire la loro mitologia identitaria, dalla Francia di Maurice Barres, alla Germania di Hitler, fino agli Stati Uniti.

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- Marino Niola: Sta dicendo che l'identità nazionale e' un mito?

- Marcel Detienne: Si', e' un vero e proprio mito ideologico, perche' e' l'ideologia a creare un ponte fra un certo passato e il presente. Fra i morti illustri e i vivi che rivendicano la loro eredita'. E' anche un modo per affermare che noi siamo i veri discendenti di quel grande passato, escludendo gli altri.

*

- Marino Niola: Del resto anche negli Usa Obama e' stato costretto di recente a mostrare alla nazione il suo certificato di nascita per dissipare ogni equivoco intorno alla sua origine. Come dire che il rapporto tra sangue e terra resta l'algoritmo dell'identita'. E questo sembra risvegliare gli antichi miti dell'autoctonia: come nascono?

- Marcel Detienne: Nel caso della Grecia il mito dell'autoctonia nasce da un racconto, molto diffuso nelle citta' elleniche, che parlava di uomini nati direttamente dalla terra, letteralmente figli legittimi della patria. Ma e' solo ad Atene che questo mito diventa ideologia politica, grazie alla nascita di un genere letterario come l'orazione funebre. Sparta invece non ha conosciuto l'orazione funebre e quindi non ha monumentalizzato i morti e il suolo che li accoglie. In fondo per costruire una nazione ci vogliono dei cimiteri e degli storici.

*

- Marino Niola: Quindi vuol dire che anche la storia e' un mito?

- Marcel Detienne: Certo, sono gli storici che scrivono la mitologia delle nazioni. Basti pensare a quello che fa Ernst Troeltsch per la Germania e per la Francia Ernest Lavisse e Maurice Barres, che nel 1899 inventa uno slogan come "La terra e i morti".

*

- Marino Niola: Ma il mito dell'autoctonia, oltre che a fare le nazioni, qualche volta puo' servire a disfarle. Non a caso l'Europa di oggi e' piena di movimenti autonomisti, baschi, catalani, fiamminghi.

- Marcel Detienne: Per non parlare dei vostri padani. Con la loro mitologia celtica. Ridicola sul piano scientifico ma efficace su quello politico, perche' sostiene una serie di rivendicazioni e di spinte che hanno tanta presa da condizionare il governo italiano.

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- Marino Niola: Quindi la Lega e' una sorta di cantiere mitologico in piena attivita'?

- Marcel Detienne: Certo, quando cominciano a circolare pseudostorie e la gente ci crede o vuole crederci, siamo davanti alla costruzione di una mitologia politica che usa simboli storici rimescolandoli a suo uso e consumo. L'ampolla del Po, Alberto da Giussano, il dna celtico, i riti druidici, i Padani come veri autoctoni in quanto discendenti di quei Celti che si erano rifugiati sulle montagne per resistere ai Romani...

*

- Marino Niola: I miti dell'autoctonia sono universali e dunque inevitabili, o sono uno scheletro nell'armadio dell'Occidente?

- Marcel Detienne: Quando nomino l'autoctonia in Giappone non capiscono nemmeno di cosa io stia parlando. Del resto si tratta di un paese dove non esistono le carte d'identita'. Possiedono solo il passaporto nel caso in cui vogliano uscire dal paese. Non c'e' un sistema di identificazione dei cittadini. Persino negli Stati Uniti e nel Regno Unito non sono ancora riusciti a istituire un documento di identificazione analogo alla carta d'identita'. Anche perche' in base all'Habeas corpus il cittadino e' titolare esclusivo della sua persona e della sua identita'. E negli Stati Uniti un poliziotto non puo' chiedere a una persona le sue generalita', a meno che non abbia una pistola fumante e un cadavere accanto.

*

- Marino Niola: Perche' l'Europa allora e' ossessionata dall'identita' e ha tanta paura degli immigrati?

- Marcel Detienne: Perche' dimentica di essere il risultato di una grande mescolanza di sangue e di popoli. Un continente nomade.

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- Marino Niola: Non pensa che questa paura venga fomentata ad arte visto che oggi la sicurezza e' la merce che si vende meglio sul mercato della politica?

- Marcel Detienne: Certo, tant'e' vero che si finisce per controllare e securizzare tutto, perfino la storia.

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- Marino Niola: David Cameron ha preso anche lui le distanze dal multiculturalismo.

- Marcel Detienne: Avra' visto i sondaggi.

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- Marino Niola: Questo cambiera' veramente le cose?

- Marcel Detienne: No, l'Inghilterra e' gia' multiculturale e da molto tempo. L'Europa stessa e' multiculturale.

*

- Marino Niola: Ha ancora senso studiare il mito? Non sappiamo gia' tutto quel che c'era da sapere?

- Marcel Detienne: No, c'e' ancora molto lavoro da fare per i mitologi come per gli antropologi. Perche' e' la vita stessa a produrre il mito. Che e' la scatola nera dell'umanita'.

 

8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Giovanni Reale, Socrate. Alla scoperta della sapienza umana, Rcs, Milano 2000, 2001, pp. 352.

- Giovanni Reale, Platone. Alla ricerca della sapienza segreta, Rcs, Milano 1998, 2004, pp. 368.

- Giovanni Reale, Introduzione a Aristotele, Laterza, Roma-Bari 1974, 1989, pp. 256.

- Giovanni Reale, Valori dimenticati dell'Occidente, Bompiani-Rcs, Milano 2004, pp. 460.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 582 del 10 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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