Nonviolenza. Femminile plurale. 358
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- Date: Tue, 31 May 2011 07:50:59 +0200 (CEST)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 358 del 31 maggio 2011
In questo numero:
1. Prosegue l'impegno dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" su arsenico e potabilita' delle acque
2. Dal sito della Association for Women's Rights in Development: Ogni atto di violenza e' una scelta
3. Helene Cixous
4. Silvia Ballestra: Le donne buone e quelle cattive
5. Luisa Muraro: Una risposta a Silvia Ballestra
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. Contro la guerra una proposta agli enti locali
8. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Per fermare il nucleare e per l'acqua bene comune
1. INCONTRI. PROSEGUE L'IMPEGNO DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" SU ARSENICO E POTABILITA' DELLE ACQUE
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]
Il 30 maggio 2011 nella Sala delle conferenze della Provincia di Viterbo l'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) ha tenuto una relazione medico-scientifica sul tema: "L'arsenico nelle acque destinate a consumo umano: problematiche ambientali e sanitarie, e proposte d'intervento".
La dottoressa Antonella Litta, referente dell'associazione, ha esposto i meccanismi di azione e d'interazione dell'arsenico, elemento tossico e cancerogeno, e le patologie neoplastiche e le malattie correlate all'esposizione cronica a questo elemento soprattutto attraverso l'assunzione cronica di acque contaminate e di alimenti preparati con le stesse.
Sono state anche illustrate le proposte dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" per realizzare subito interventi efficaci per fornire acqua dearsenificata alle popolazioni (in particolare alle donne in gravidanza e ai bambini) che, come raccomandato dalla comunita' scientifica internazionale e dall'Organizzazione mondiale della sanita', deve avere come obiettivo di qualita' un contenuto di arsenico pari a zero (o al piu', e in via transitoria, di 5 microgrammi/litro) nelle acque destinate a consumo umano come vera e sicura tutela della salute pubblica.
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L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)
Viterbo, 31 maggio 2011
2. RIFLESSIONE. DAL SITO DELLA ASSOCIATION FOR WOMEN'S RIGHTS IN DEVELOPMENT: OGNI ATTO DI VIOLENZA E' UNA SCELTA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo del 26 maggio 2011 di autrice non menzionata estratto dal sito della Association for Women's Rights in Development (www.awid.org)]
Durante un incontro per raccogliere idee sulla Campagna globale "16 giorni di attivismo per mettere fine alla violenza contro le donne", una delle sue fondatrici, Charlotte Bunch, ha reiterato un punto base femminista (ora sottinteso nelle leggi e nelle politiche basate sui diritti umani che concernono la violenza sessuale), e cioe' il fatto che "lo stupro riguarda il potere, non il sesso". Riconoscendo come vera questa premessa, che lettura diamo delle violenze sessuali che si danno durante i conflitti e cosa dobbiamo fare per prevenirle?
Durante gli ultimi tre giorni, le partecipanti alla conferenza promossa da "Nobel Women's Initiative" si sono interrogate sulla questione delle violenze sessuali in guerra e nei conflitti a sfondo politico, discutendo delle risposte date sino ad ora e generando idee per azioni ulteriori. Durante il dibattito sono emerse tre "arene" in cui la violenza e' perpetrata.
La prima e' quella maggiormente visibile e discussa della violenza sessuale perpetrata da eserciti formali e forze ribelli contro donne e ragazze, e qualche volta contro uomini e ragazzi, nel contesto del conflitto e/o come parte di un'aperta tattica di guerra.
La seconda concerne violenze sessuali e sfruttamento ed abuso sessuale commessi da forze armate ed agenzie umanitarie dispiegate per proteggere e sostenere le popolazioni civili in contesti di conflitto. Su tale questione, l'emergere delle prove che attestano il coinvolgimento di "peacekeepers" delle Nazioni Unite e di membri di staff umanitari nell'abuso di donne e bambine nell'Africa dell'ovest, causo' una significativa controversia nei primi anni dopo il 2000.
La terza si concentra sulle violenze sessuali e di genere che si danno all'interno delle forze di sicurezza e delle stesse forze armate.
Sebbene i violatori vestano in modo differente - l'uniforme impeccabile del soldato addestrato, la t-shirt del volontario umanitario o gli abiti di seconda mano del ribelle - la realta' e' che praticamente la totalita' dei violatori sono uomini.
A livello di vulgata, gli stupratori sono spesso descritti come uomini incapaci di controllare i loro "naturali" impulsi sessuali. Al peggio, quest'idea getta il biasimo sulla persona che e' stata violata per aver incitato o creato un'opportunita' a cui l'uomo non ha potuto "resistere". Cio' riguarda molti eserciti, dove il "conquista, saccheggia e stupra" e' ancora latente. Sebbene la violenza sessuale sia certamente usata come orchestrata arma di guerra, e' importante ricordare che atti individuali non sono sempre guidati da un'agenda tattica o hanno un impatto strategico. Per cui la violenza sessuale puo' non essere semplicemente un altro attrezzo nell'arsenale a disposizione del soldato o del ribelle.
La Premio Nobel Jody Williams, nota per aver guidato con successo la campagna contro le mine anti-uomo, ma ella stessa sopravvissuta alla violenza sessuale agita contro di lei da un membro di una squadrone della morte in Salvador, ha chiaro che la nozione dello stupro come di un "inevitabile" aspetto della guerra e' falsa: "Ogni atto di violenza e' una scelta".
Quindi, perche' gli uomini scelgono di violare le donne? Jocelyn Kelly, che ha passato un bel po' di tempo "sul campo", intervistando i ribelli Mai Mai congolesi responsabili di alcuni degli stupri di massa piu' infami nel loro paese, sostiene che vi e' un intero spettro di fattori in gioco, dai training disumanizzanti dei campi dei ribelli al desiderio vendicativo di agire la violenza perche' la si e' subita. Per quanto riguarda gli eserciti Anja Ebnoethe, vicedirettrice del Centro per il controllo democratico delle forze armate di Ginevra, sottolinea che l'indisciplina e la corruzione sono entrambi fattori chiave che abilitano la violenza sessuale e la relativa impunita' che essa gode negli eserciti nazionali e nelle forze di peacekeeping.
Tuttavia, il passaggio da un senso di inadeguatezza personale, dalla rabbia o dall'indisciplina all'agire la violenza sessuale in forme che vanno dallo stupro di gruppo all'incesto forzato, dalla schiavitu' sessuale allo stupro con bottiglie e fucili, richiede ulteriori analisi.
E' sufficiente considerare la violenza sessuale solo un'altra forma di violenza interpersonale? O le sue basi di genere ci dicono qualcosa anche sulle cause che sono sottese alla violenza?
L'attivista birmana per la democrazia Aung San Suu Kyi dice che "la violenza comincia nella mente", come aspetto profondamente pervasivo della cultura patriarcale che si manifesta nel senso di superiorita' degli uomini e nel loro indiscriminato accesso ai corpi delle donne, e nel senso di impotenza e subordinazione che le donne provano.
Questo contribuisce a spiegare il progetto di creare e sostenere alti livelli di decisioni politiche su cui lavorare per fermare la violenza contro le donne, e di non occuparsi solo del provvedere risorse. Per fare un esempio, la "Rete degli uomini leader impegnati a metter fine alla violenza contro le donne", creata dal Segretario generale delle Nazioni Unite, ha un numero ancora relativamente basso di firmatari.
Sebbene le politiche, le riforme legali ed il provvedere servizi siano tutti aspetti necessari ed essenziali del confrontarsi con la violenza sessuale, lo scopo di mettere fine ad essa richiede un livello piu' profondo di trasformazione, cio' che l'attivista guatemalteca Patricia Ardon chiama "un cambiamento nell'immaginario sociale".
Noi sappiamo che mentre alcuni uomini e ragazzi stuprano, altri non lo fanno e non lo farebbero mai. In effetti, vi sono uomini e ragazzi che rigettano attivamente la nozione della violenza sessuale come legittima espressione della loro mascolinita', ed agiscono per difendere questo principio nelle loro case, nelle strade e persino, come Cynthia Cockburn ha scritto su "Open Democracy", nel contesto della guerra.
Affermare una visione del mondo e delle scelte individuali che rispettano anziche' violare i corpi delle donne e delle bambine e' un passo critico per questo cambiamento, e si situa al cuore della prevenzione della violenza sessuale. A Suchitoto in Salvador, le attiviste e gli attivisti si sono presi il compito di operare questa trasformazione profonda e stanno sfidando gli atteggiamenti sociali con una campagna basate sulle famiglie, con persone che incollano sulle loro porte di casa una decalcomania che recita: "In questa casa vogliamo una vita libera dalla violenza contro le donne".
Questo e' solo un esempio nella serie di campagne comunitarie in atto che contrastano l'accettazione della violenza, campagne che gettano una luce che interroga coloro che non prendono posizione contro le violazioni e preferiscono dirigere lo stigma su coloro che sono violate.
3. PROFILI. HELENE CIXOUS
Helene Cixous, nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi, fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga, critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare. Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990) disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita' di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo' guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel 1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel 1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita' letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite' inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita' inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme" come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine". Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta' del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970 partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista "Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud, Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil, 1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements (Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972), Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile. Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie, istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta' soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975) e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973. Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu' recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale, Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che, partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale, mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977 e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento. All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel 1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara' L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge, messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia. Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989), film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes (1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish), alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione 1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica. Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989), e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge, 1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka, Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence (1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea (Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret (1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995), Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e' uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu' brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e' invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e' uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle, Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001 l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo, infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro, Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981 (in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo, trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini, M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000; Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University, ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini, Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti, Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 de "La nonviolenza e' in cammino".
4. RIFLESSIONE. SILVIA BALLESTRA: LE DONNE BUONE E QUELLE CATTIVE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul mensile "Lo straniero" nel n. 130, col titolo "Le donne buone e quelle cattive" e il sommario "Ci si aspettava gli attacchi da destra alla manifestazione 'Se non ora, quando?'. Ma non dalle cosiddette femministe storiche come Luisa Muraro e Maria Nadotti, Laura Lepetit e Marina Terragni. L'accusa di bigottismo e' infondata, non bisogna temere che i giudizi vengano strumentalizzati. C'e' quotidianamente la possibilita' di scegliere che strada seguire".
Silvia Ballestra e' scrittrice e traduttrice. Dal sito www.municipio.re.it riprendiamo la seguente breve autopresentazione di alcuni anni fa: "Sono nata nelle Marche nel 1969. Sono laureata in lingue e letterature straniere moderne. Ho esordito nel 1990 nell'antologia Papergang, Under 25, terzo volume curata dallo scrittore Pier Vittorio Tondelli. Il mio primo libro Compleanno dell'iguana e' uscito nel 1991, contemporaneamente, da Transeuropa e Mondadori. E' stato tradotto in Francia, Portogallo, Germania. Segue il romanzo La guerra degli Anto', del 1992, sempre per Transeuropa e Mondadori. Da questo libro e' stato tratto il film, uscito nel 1999, per la regia di Riccardo Milani. Nel 1994 e' uscita la raccolta Gli orsi per la Feltrinelli, nel 1996 la lunga intervista biografica a Joyce Lussu: Joyce L., una vita contro (Baldini e Castoldi), nel 1998 il romanzo La giovinezza della signorina N.N., una storia d'amore (Baldini e Castoldi)... Insieme a Giulio Mozzi ho curato il primo volume dell'antologia Coda riservata ai giovani under 25 edita da Transeuropa. Ho curato poi diverse traduzioni dal francese e dall'americano. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Ho iniziato a scrivere a 18 anni. Ero al primo anno di Universita', a Bologna, e ricordo di aver comprato il secondo volume dell'antologia curata da Pier Vittorio Tondelli, che conoscevo gia' come autore di Altri libertini e Pao Pao. Scrissi forse quattro o cinque racconti e li inviai alla Transeuropa: dopo circa un anno di silenzio fui contattata da Massimo Canalini, l'editor che si occupava della narrativa. Tondelli aveva letto le mie cose e promise di metterle nel nuovo volume. Nel frattempo (sono passati tre anni per arrivare alla pubblicazione) ogni volta che scrivevo qualcosa di nuovo lo sottoponevo a Canalini - la Transeuropa aveva sede bolognese - e insieme discutevamo il da farsi. Cosi', da un racconto intitolato "Yes, ya, oui, ya, si'" e' emersa la figura del giovane pescarese Anto' Lu Purk, un personaggio punk che in quella storia ambientata all'Isola del Kantiere svolgeva un ruolo secondario, sullo sfondo. Canalini mi suggeri' di lavorare su quel personaggio e su quella lingua, abbandonando certi miei toni piu' trucidi e cupi per dedicarmi a qualcosa di piu' comico e ridanciano. Nacque cosi' il racconto lungo "La via per Berlino" seguito poi da La guerra degli Anto', romanzo che era gia' pronto prima della pubblicazione d'esordio e cioe' prima del Compleanno dell'iguana. A quell'epoca - ma anche adesso, perche' certi autori fondamentali li leggo e rileggo spesso - leggevo soprattutto libri americani. Inutile dire che si scrive perche' si legge, perche' si conosce l'immenso piacere della scrittura. Per quanto mi riguarda, la mappa dei miei scrittori di riferimento me la sono costruita da sola, nel tempo, senza che nessuno mi aiutasse ad orientarmi, almeno all'inizio. Voglio dire, e' anche una grande soddisfazione fare le proprie scoperte, trovarsi da soli, in libreria o in biblioteca, un buono scrittore e leggere tutto quello che ha scritto. In seguito, a volte per strani percorsi, c'e' stata una ulteriore selezione che ha ristretto il campo agli autori 'utili' per scrivere. Carver e' sempre stato il mio preferito, ma c'erano anche Selby, Brautigan, Mc Inerney, Leavitt, ovviamente Hemingway, Steinbeck, Caldwell, il grandissimo Salinger (i racconti e i libri meno noti), Bukowski, Fante e Shepard. Ho confessato tutto, anche alcuni che oggi potrei rinnegare come questi ultimi tre. Poi c'e' stata la scoperta di alcune scrittrici come la O' Connor, Edna O' Brien, Grace Paley, piu' alcune giovani americane. Per quanto riguarda i classici, essendomi laureata in lingue, posso dire di conoscere bene la letteratura francese e inglese, piu', ovviamente, i grandi russi che spero tutti abbiano letto, in particolare Cechov. Fra gli italiani, fondamentali per me sono stati Arbasino, ovviamente Tondelli, Luigi di Ruscio e Joyce Lussu. Fra i giovani seguo con particolare attenzione il lavoro di Claudio Piersanti, Romolo Bugaro, Andrea Demarchi e Enrico Brizzi". Tra le opere di Silvia Ballestra: (con Guido Conti e Raffaella Venarucci), Papergang (under 25 III), Transeuropa, 1990; Compleanno dell'iguana, Mondadori e Transeuropa, 1991; La Guerra degli Anto', Mondadori e Transeuropa, 1992; Gli orsi, Feltrinelli, 1994; (con Joyce Lussu), Joyce L. Una vita contro, Baldini & Castoldi, 1996; Il disastro degli Anto', Baldini Castoldi Dalai, 1997; La giovinezza della signorina N. N. Una storia d'amore, Baldini Castoldi Dalai, 1998; Romanzi e racconti, Theoria, 1999; Nina, Rizzoli, 2001; Il compagno di mezzanotte, Rizzoli, 2002; Senza gli orsi, Rizzoli, 2003; Tutto su mia nonna, Einaudi, 2005; La seconda Dora, Rizzoli, 2006; Contro le donne nei secoli dei secoli, Il Saggiatore, 2006; Piove sul nostro amore, Feltrinelli, Milano 2008]
Non poche donne sono rimaste amareggiate dalla presa di posizione di molte delle cosiddette femministe storiche verso la manifestazione del 13 febbraio. Prima di tutte, probabilmente, le organizzatrici delle piazze del "Se non ora, quando?". E non perche' si volesse una sorta di benedizione-legittimazione da parte della vecchia guardia: semplicemente, ci si aspettava di non essere attaccate. Se non aiutate (e il lavoro, per portare in piazza e accogliere allegramente centinaia di migliaia di persone, non e' stato uno scherzo: tempo, contatti, energie, sottratti ai gia' numerosi impegni di ciascuna), magari non boicottate. E, invece, nei giorni precedenti la manifestazione, abbiamo assistito a un moltiplicarsi di distinguo, contrarieta', sarcasmi, dispiaceri vari.
In ordine sparso: il timore di andare "per conto di qualcuno" espresso da Luisa Muraro, le pulci fatte all'appello per la mobilitazione da Maria Nadotti, gli scuotimenti di capo di fronte alle sciarpe bianche di Laura Lepetit, il riposizionamento clamoroso (a manifestazione avvenuta o un attimo prima) di Marina Terragni e vari altri distinguo ancora.
Oltre ai prevedibili attacchi provenienti da destra e dai fiancheggiatori del Sultano, a sorpresa abbiamo visto riprendere gli stessi argomenti da donne apparentemente distantissime da quella parte politica: l'accusa di bigottismo, il timore di essere strumentalizzate, la divisione buone/cattive, la difesa d'ufficio della prostituzione sono stati spesi a piene mani sia dai Giuliani Ferrara & Co., sia da molte femministe, in rete o interpellate da alcuni quotidiani.
Vale dunque la pena tornare a riflettere su questi malintesi per non prestarsi a essere divise - qui si', donne contro donne - da chi, in un momento di grande debolezza, e' alla ricerca disperata di appigli e crepe.
L'accusa di bigottismo: chiedere di avere un'immagine della donna in tv e pubblicita' meno ovvia e pecoreccia, meno disponibile e mercificata, meno - guarda caso - conforme ai fumettistici desideri da grado zero di certo erotismo maschile, significa essere bigotte? Chiedere di fare carriera per merito e non per favori sessuali e' bigottismo? Denunciare le scorciatoie offerte alle donne e' moralismo? O non e', piuttosto, autodifesa? Come mai i piu' giovani il moralismo non ce lo vedono e capiscono al volo, invece, di cosa si parla quando li si considera target, obiettivi di pubblicitari e autori di deleteri programmi tv diretti proprio a loro in quanto consumatori? Dire che trasmissioni come La pupa e il secchione fanno schifo e pieta' sin dal titolo, significa essere bigotti? Moralisti? O non, piu' semplicemente, stufi di mistificazioni autoritarie e stucchevoli? Come ci ricorda saggiamente Bianca Beccalli sul "Corriere", anche negli anni Settanta si combattevano la donna oggetto e la mercificazione del corpo: "le femministe bruciavano i reggiseni, attaccavano i negozi di biancheria intima, non si depilavano". Pensiamo per un attimo a come sarebbero rubricate oggi simili azioni: bacchettonismo molesto? Moralismo militante? O hanno ragione le ragazze di via Olgettina quando commentano al telefono gli acquisti di biancheria intima compiacendosi: "Piu' troie siamo piu' ci vuole bene"?
Il timore di strumentalizzazione: mi rendo conto che e' seccante (e' successo anche a me, in questi anni) vedere argomenti e riflessioni a lungo snobbate dai grandi media, riprese e sviluppate da chi non ti ha mai degnato d'attenzione, solo sull'onda dello scandalo sessuale di Berlusconi. E' questo un buon motivo per impuntarsi, rinnegare le proprie battaglie sul tema, ritirarsi sdegnate? O non sara' l'occasione per usare proprio questa apertura di spazi e attenzione per far passare - assieme agli argomenti piu' facili e scorrevoli e familiari ed evidenti (il velinismo, le candidature dopate) - anche argomenti piu' ostici e complicati (il precariato, la crisi pagata dalle donne, gli attacchi all'autodeterminazione)? A tratti sembra che le femministe della vecchia guardia, chiamiamole cosi', si arrocchino nella difesa di un'egemonia ormai arrugginita, confinata in circoli e piccoli cenacoli autoreferenziali che rinchiudono un grande dibattito in un piccolo ghetto elitario e respingente. Le loro battaglie combattute da altre? I loro argomenti rinfrescati e agitati? Sacrilegio! Una posizione un po' "dopo di noi il diluvio" che sembra oggi soltanto la rivendicazione di una primogenitura (grazie, brave) insieme al timore di essere scavalcate (o noi o niente).
La divisione buone/cattive, altro argomento strumentalmente cavalcato dai giornali del boss e da tante donne di destra. Insieme ad altre, sono stata accusata (io!) di indire una crociata, una nuova "caccia alle streghe" per aver chiesto le dimissioni di Nicole Minetti dal consiglio regionale della Lombardia. Da quando chiedere le dimissioni di qualcuno equivale a dare la caccia alle streghe? Mi si dice: dividete le donne in buone e cattive e questo non si fa. Sara'.
Peccato che personalmente passo la giornata a esercitare la mia liberta' di giudizio e scegliere i comportamenti che ritengo piu' consoni, coerenti, limpidi, sia degli uomini che delle donne. Perche', solo per appartenenza di genere, una donna dovrebbe essere esente da critica? Dove sta scritto? Chi l'ha deciso, per me, in nome di una sorellanza purche' sia, decisamente superata dagli eventi? Perche' dovremmo rassegnarci a vedere ridotti i nostri spazi - essendo lo spazio pubblico costantemente occupato da donne caricaturali sbattute in heavy rotation in una televisione che non ha eguali nel resto dell'Occidente - e non rivendicare, anche solo per un giorno, per una piazza, la visibilita' di donne alternative al modello di donna berlusconiana? Dire esisto anch'io e non sono quella roba li' significa attaccare altre donne?
Mi tengo la mia perplessita', e pure l'idea che la signorina Minetti occupi abusivamente una posizione di potere ben retribuita per i meriti che sappiamo.
Quanto alla prostituzione. Benissimo le riflessioni e le analisi d'antan, ma qui siamo di fronte a una diversa e ambigua interpretazione della prostituzione marcata gia' dal termine: escort. Non si tratta delle ragazze di strada ostaggio del racket, delle schiave del sesso, delle prostitute per necessita'. Qui abbiamo delle ragazze che non hanno voglia di tribolare per un lavoro piu' difficile, per percorsi piu' accidentati, che si ripetono tra loro al telefono che "un cristiano normale deve lavorare sei mesi per prendere quello che ho preso io". Queste ragazze sono arrampicatrici sociali, molte di loro si dichiarano berlusconiane dalla nascita (qualcuna da tre generazioni!), perfettamente conseguenti alla ideologia del Capo a cui si consegnano anima e corpo, per la maggior parte niente affatto indigenti, capaci di comprarsi - coi soldi delle ricche buste elargite dal ragionier Spinelli - sino a venticinque paia di scarpe in un pomeriggio. Dovremmo provare solidarieta'? Considerarle vittime? Ammirarle per il loro spirito imprenditoriale come ci invita, comicamente, a fare qualche uomo liberista scopertosi improvvisamente estimatore delle fortune su cui sedersi come Piero Ostellino, che di queste questioni e' diventato l'ineffabile macchietta liberale? Dobbiamo dispiacerci per le carriere stroncate dal coinvolgimento nello scandalo? E di che carriere parliamo? Le solite. O nelle tv del Capo, o nella tv pubblica controllata dal Capo, o nei listini bloccati del Capo (e con stipendi da capogiro poi pagati dalle tasse di noi cittadini).
Tutte queste posizioni e sottili distinguo hanno naturalmente diritto di cittadinanza nel dibattito vivace, e per fortuna infinito, sulla condizione della donna. Ma la loro concomitanza con una grande manifestazione, il loro sapiente sfruttamento da parte della propaganda del padrone le ha trasformate, nei fatti, in un elemento di rottura, in un attacco frontale alle donne che sono invece scese in piazza, tante e volentieri, il 13 febbraio. L'accusa di "farsi strumentalizzare" e' dunque risibile: possibile che non si siano sentite strumentalizzate dai Belpietro e dai Sallusti di turno le vecchie militanti, proprio loro cosi' argute e scafate?
La richiesta di dignita', molto citata nella fortunata manifestazione del 13 febbraio, passa anche per la denuncia di comportamenti poco dignitosi, che siano maschili o femminili. Streghe, qui, non ce ne sono, non c'e' il bene e non c'e' il male, non c'e' il buono e non c'e' il cattivo. C'e' chi chiede dignita' e chi se la vende per buste di contanti. Mi pare semplice.
5. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: UNA RISPOSTA A SILVIA BALLESTRA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente risposta a Silvia Ballestra di Luisa Muraro del 15 aprile 2011.
Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica aggiornata "Luisa Muraro, profonda conoscitrice del femminismo delle origini, e' tra le fondatrici della Libreria delle Donne di Milano (1975) e nel 1984 della Comunita' filosofica Diotima. Ha lavorato al concetto della differenza, favorendone la divulgazione e contribuendo a renderlo imprescindibile anche nel dibattito politico e filosofico italiano. Autrice di molte monografie, ha pubblicato numerosi saggi e articoli, ospitati in riviste accademiche, ma anche in quotidiani e riviste indirizzate al grande pubblico. Tra le sue pubblicazioni: La signora del gioco. Episodi della caccia alle streghe, Milano, Feltrinelli, 1976; Maglia o uncinetto. Racconto linguistico-politico sulla inimicizia tra metafora e metonimia, Milano, Feltrinelli, 1981; L'ordine simbolico della madre, Roma, Editori Riuniti, 1991; Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete, Napoli, D'Auria, 1995; Le amiche di Dio, Napoli, D'Auria, 2001; Il Dio delle donne, Milano, Mondadori, 2003; Guglielma e Maifreda, Milano, La Tartaruga, 1985, 2003; Al mercato della felicita'. La forza irrinunciabile del desiderio, Milano, Mondadori, 2009; Hipatia de Alejandria, Sabina Editorial, 2010". Per un accostamento all'opera di Luisa Muraro segnaliamo l'utile saggio bibliografico a cura di Clara Jourdan, con la collaborazione di Franca Cleis, Luisa Muraro. Bibliografia degli anni 1963-2009, Libreria delle donne di Milano, 2010 (richiedibile gratuitamente a: info at libreriadelledonne.it)]
Il testo della Ballestra non e' affatto violento o ideologico ma ci sono lo stesso degli inconvenienti. A me pare scritto con la mentalita' di una che sottovaluta o ignora le differenze tra una mobilitazione stile Udi (cioe' tradizionale di sinistra) e il femminismo della seconda ondata (partire da se', presa di coscienza, pluralita'). Ho stampato il testo e ci pensero'; mi sembra pero' che interloquire con una persona con questa mentalita' sia difficile perche' le donne oneste che criticano le disoneste alla Minetti sono rispettabili ma restano in continuita' con una cultura che in passato ha massacrato le donne, e che puo' tornare indietro. La Ballestra cita a supporto del suo sentire "molti giovani" e io che leggo le lettere dei giornaletti di strada lo posso confermare: i maschi giovani (s'indovina, sui 30) a volte parlano delle loro coetanee con un moralismo irritante.
Lascio sospeso questo punto. Una precisa rimostranza che farei (uso il condizionale) e' che Silvia Ballestra risponde alle critiche nella versione caricaturale della stampa di destra, il che risulta facile. Ma non considera le critiche nella loro versione originale.
Parlero' per quel che mi riguarda: chiamare le donne a manifestare contro Berlusconi, da parte di un giornale come "l'Unita'", collegato strettamente al Pd che per anni ha indirettamente rafforzato la posizione di Berlusconi (omettendo il conflitto d'interessi, l'inutile bicamerale ecc.), giornale che, due anni fa, non ha dato risalto alla denuncia di Veronica Lario e anzi ha dato spazio a chi la respingeva, questa tardiva chiamata fa pensare che si usino le donne per un problema politico incancrenito... D'altra parte, consapevole dell'indignazione diffusa, che sento anch'io, non ho detto no alla manifestazione; ho detto: se una ci va, che sia per significare se stessa, la sua esistenza, la sua volonta', la sua idea di politica, e cosi' molte hanno fatto esplicitamente, tanto che quelle mie parole sono state usate positivamente durante la manifestazione.
Per concludere: secondo me, se lo scambio si tiene a quel livello di intelligenza politica guadagnato con il movimento delle donne dal 1970 in avanti, allora ci capiamo e capiamo anche quello che e' avvenuto con la manifestazione del 13 febbraio, di cui io ho colto questo messaggio: un voler testimoniare l'esistenza di un movimento di donne (e uomini, sempre meno rari) che "non sono disponibili" allo spettacolo e ai giochi della politica corrente con la sua sottintesa concezione del potere. L'Italia e' messa male ma non mi pare un motivo per rinunciare alla pluralita' delle voci e alle differenze tra donne. Anzi.
6. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Riproponiamo il seguente appello]
Giova ripetere le cose che e' giusto fare.
Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.
Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.
Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.
Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
7. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI
[Riproponiamo il seguente appello]
Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.
*
"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
8. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. PER FERMARE IL NUCLEARE E PER L'ACQUA BENE COMUNE
[Riproponiamo la seguente segnalazione]
Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it
Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it
Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org
Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 358 del 31 maggio 2011
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