Telegrammi. 508
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- Date: Mon, 28 Mar 2011 00:47:42 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 508 del 28 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Due cose buone (un'opinione dal settimo giorno di digiuno contro la guerra)
2. Il kamikaze arrivo' in bicicletta ed altri volantini contro la guerra a cura di Benito D'Ippolito
3. Maria G. Di Rienzo: Voci nel vento
4. Mao Valpiana: Solo nella nonviolenza troviamo la vera antitesi alla guerra
5. Per sostenere il Movimento Nonviolento
6. "Azione nonviolenta"
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DUE COSE BUONE (UN'OPINIONE DAL SETTIMO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA)
La prima cosa buona e' il digiuno collettivo "per opporsi alla guerra e al nucleare" promosso dal Movimento Nonviolento, iniziato oggi, e che potrebbe estendersi e coinvolgere molte persone.
Chi volesse prendervi parte si metta in contatto con la sede nazionale del Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, o anche an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
*
La seconda cosa buona e' la proposta di una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra sabato 2 aprile 2011, proposta formulata da varie autorevoli personalita' della cultura e dell'impegno civile (i primi firmatari sono Gino Strada, Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini).
Per adesioni: e-mail: dueaprile at emergency.it, sito: www.dueaprile.it
*
Ed altre cose ancora ogni persona ragionevole potrebbe fare:
- chiedere alle istituzioni locali di pronunciarsi contro la guerra e il razzismo, di pronunciarsi per salvare le vite e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani;
- esporre ancora a finestre e balconi le bandiere della pace e della nonviolenza per rendere visibile la coralita' dell'opposizione alla guerra e alle uccisioni;
- chiedere al governo e al parlamento di tornare al rispetto della legalita' costituzionale, e quindi che l'Italia cessi di partecipare a guerre illegali e che cessi la criminale persecuzione dei profughi e dei migranti;
- chiedere all'Onu di tornare al suo impegno fondativo: che e' quello di opporsi al flagello della guerra;
- ma soprattutto cominciare a pensare, discutere insieme pubblicamente e preparare adeguatamente azioni dirette nonviolente con cui contrastare praticamente, operativamente, le guerre, le uccisioni, le persecuzioni;
*
Ed altre cose ancora potrebbero fare i movimenti, le associazioni e le istituzioni fedeli all'umanita':
- promuovere ed organizzare l'accoglienza e l'assistenza di tutti i profughi e i migranti;
- promuovere ed organizzare l'invio di Corpi civili di pace per realizzare un'interposizione nonviolenta tra le parti in conflitto;
- promuovere ed organizzare l'invio di aiuti umanitari alle popolazioni nel bisogno, da gestire direttamente con le comunita' locali in forme democratiche e condivise (altrimenti anche gli aiuti umanitari divengono strumenti di guerra);
- promuovere ed organizzare il sostegno ai movimenti nonviolenti e alle associazioni di difesa dei diritti umani nelle aree di crisi e di conflitto, sostenendo in particolare i movimenti e le associazioni di donne o guidati da donne;
- promuovere ed organizzare iniziative per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, e per il disarmo e contro il militarismo tout court;
- promuovere la nonviolenza ed organizzare la formazione alla nonviolenza.
*
Pace, democrazia, diritti umani costituiscono un'inscindibile unita'.
Poiche' vi e' una sola umanita', e' compito di ogni persona adoperarsi per il bene comune.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. MATERIALI. IL KAMIKAZE ARRIVO' IN BICICLETTA ED ALTRI VOLANTINI CONTRO LA GUERRA A CURA DI BENITO D'IPPOLITO
[Ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per aver recuperato, scelto e messo insieme questi testi di varie firme, gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario nel corso degli anni]
Litania dei pacifisti ministeriali
"Siamo tutti per la pace, proruppe allora il Ministro della guerra"
(Cronache di questa antica citta' di Urganda, libro ultimo, cap. 666)
I pacifisti ministeriali fanno belle passeggiate
in cui piangon le persone da lor stessi assassinate.
I pacifisti ministeriali son dotati di crivello:
della guerra san discerner cio' che e' brutto e cio' che e' bello.
I pacifisti ministeriali sono furbi come volpi:
e distinguono chi e' vivo da chi attrasse troppi colpi.
I pacifisti ministeriali sono forti come tori:
e sopportano assai bene le altrui morti ed i dolori.
I pacifisti ministeriali, senza se e senza ma,
in serrati marcian ranghi verso dove il Leader sa.
I pacifisti ministeriali fan le guerre umanitarie
e le stragi loro sono sempre giuste e necessarie.
I pacifisti ministeriali son puliti ed eleganti
quando premono il grilletto prima indossano i bei guanti.
I pacifisti ministeriali alalazano giulivi
dopo data una sfoltita all'esubero dei vivi.
I pacifisti ministeriali sanno stare nel bel mondo,
non i luridi migranti che una spinta e vanno a fondo.
I pacifisti ministeriali fanno belle passeggiate
in cui piangon le persone da lor stessi assassinate.
*
Per un centenario a Pisa
"Intransigente opposizione alla violenza, coerenza tra mezzi e fini, attaccamento a cio' che e' vero sempre, riconoscimento dell'altrui e della propria umanita', amore per il mondo"
(Laerte Scacciaricci, Altre solitudini)
La nonviolenza che occorre e' un politico agire
che ascolti, che guidi, che salvi il mondo.
La nonviolenza che occorre
che erediti occorre e che inveri
le acquisizioni tutte della storia
della pace e del diritto, si faccia
giuriscostituente.
Erediti e inveri la storia e il travaglio
del movimento operaio, dei movimenti
di liberazione, afferri
la bandiera degli ultimi, degli ultimi
sia voce e speranza.
Nel femminismo riconosca e colga
la corrente calda, la feconda vena
della storia propria e di tutti, la storia
della nascita, della liberazione.
Nella natura sappia
la storica vicenda umana intima.
Della natura tutta cura abbia:
non vi e' altro mondo che il mondo.
Sia etica del limite. La nonviolenza
ti chiede di pensare i tuoi pensieri
profondamente e conoscerne infine
la verita' e l'errore,
i limiti, la relativita', la relazione.
Esiste solo come lotta, esiste
solo come comunicazione, come
conflitto e convivenza, la nonviolenza:
fatta di voci e di volti diversi
che possano vedersi, ascoltarsi, riconoscersi
recarsi aiuto.
*
Dell'arte dell'ascolto e del conflitto
Non e' la nonviolenza l'arte vile
di chiedere il permesso agli assassini
di dissentire, e al colpo di staffile
piagnucolando fare sorrisini.
La nonviolenza e' lotta.
Non e' lo stupidissimo monile
dell'insipiente al naso e dei supini
la lagna e del meschino e del puerile
che invece di lottar si strappa i crini.
La nonviolenza e' lotta.
La nonviolenza e' la lotta alla guerra
piu' forte della guerra, che la guerra
nega ed estingue, e questa e' la sua scienza.
La nonviolenza e' lotta.
La nonviolenza e' lotta alla violenza
piu' forte di ogni atto di violenza
che la violenza affronta, spezza e atterra.
La nonviolenza e' lotta.
La nonviolenza e' lotta, senza lotta
non si da' nonviolenza, non si da'
dialogo, giustizia, liberta'.
*
Le vittime afgane
Le vittime afgane.
La guerra che le uccide.
*
Cantata di un uomo senz'arte ne' parte
Sono un uomo senz'arte ne' parte
ma so leggere i segni nel cielo:
quando annuvola poi vien la pioggia
quando vien la canicola sudi.
Sono un uomo senz'arte ne' parte
ma so che sono cose diverse
ammazzare o salvare le vite.
So che servono a uccider le armi.
Sono un uomo senz'arte ne' parte
ma lo so che la guerra e' assassina
e che sono assassini gli eserciti
e chi guerre ed eserciti usa.
Sono un uomo senz'arte ne' parte:
ma ho saputo negare il consenso
alla guerra, agli eserciti, alle armi
ed a tutti i governi assassini.
*
Aquile
"Or tu chi se' che vuo' sedere a scranna,
per giudicar di lungi mille miglia
con la veduta corta d'una spanna?"
(Paradiso, XIX, 79-81)
Sento alla radio che la Nato dice
di avere in questa sola settimana
soppresso trecentocinquanta afgani
che essendo stati uccisi per cio' stesso
son stati dichiarati talebani.
Ancora una grande vittoria.
Esultera' il ministro.
*
Seguendo la flotta
"Torniamo indietro?
Torniamo pure"
(Aldo Palazzeschi, La passeggiata)
Quelli che erano obiettori di coscienza
ed oggi votano le spedizioni armate
quelli che erano per il disarmo universale
quelli che eran per la pace subito
quelli dell'ecumene, dell'internazionale
quelli che la san lunga un miglio e un cubito
quelli multietnici e multilaterali
quelli che siamo tutti sovversivi
quelli che guerra no guerriglia si'
quelli col casco e quelli col chepi'
quelli che non c'e' pace tra gli ulivi
quelli che noi, noi si' che siam leali
quelli che noi, che cosi' tante lotte
quelli di sette cotte
quelli che ecco, riduciamo il danno
diminuendo il numero di afgani
quelli che ecco, trovano il consenso
col mitra annichilendo i musulmani
quelli del nuovo mondo postmoderno
quelli che senza se e senza ma
quelli che basta che vadano al governo
e subito eja eja alala'
quelli che erano per la nonviolenza
ed oggi approvano le guerre coloniali
*
Per farla finita con le uccisioni
Tutte le vittime, la stessa umanita'.
Tutte le armi, il medesimo assassinio.
Scegliere occorre: il disarmo.
Scegliere occorre: salvare le vite.
Scegliere occorre: la nonviolenza.
*
Il kamikaze arriva in bicicletta
I.
Alzarsi al buio, prepararsi
la pagnottella con la cicoria
prendere la bicicletta
tastare le gomme se c'e' da gonfiarle
andare al cantiere al nero cratere
finire in un lampo.
Lo vedi adesso che ci siamo anche noi.
Lo vedi adesso che non siamo di sasso.
Lo vedi adesso quanto dolore.
Dover morire per cominciare a esistere.
Dover sparire per essere visti.
Possa venire il tempo della pace.
Possa fermare la tua mano questa pioggia.
Il kamikaze arrivo' in bicicletta.
II.
Ero venuto in questa fogna solo
per dare una mano a questa gente misera.
Ci odiano cosi' tanto
che dobbiamo farci forza e odiarli anche noi.
Mi ha sempre fatto schifo la violenza
ma volevo tornare a casa dai miei
e se tu mi spari ti sparo prima io.
Oggi per una volta respiravo
stavamo dando a questi ragazzini
qualche giocattolo, qualche caramella
ridevo con loro cosi' forte
che quasi piangevo.
Non voglio morire, non voglio
che nessuno muoia mai piu'.
Il kamikaze arrivo' in bicicletta.
III.
Questi uomini grossi che giocano alla guerra
sui loro carri di ferro, con le loro
armi di ferro enormi, le loro
scatole delle meraviglie.
Questi uomini secchi e silenziosi
gli occhi gonfi i vestiti lisi
le mani tutte nodi della fame
i sandali consunti nella polvere.
E mosche mosche mosche dappertutto.
Questo giorno, questo mondo immenso
anch'io diventero' grande
anch'io andro' sulla luna
anch'io avro' pecore e case
anch'io ballero' in televisione.
Il kamikaze arrivo' in bicicletta.
IV.
E tu che leggi queste righe rotte
ed io che non so piu' cos'altro dire
perdonami Maria per tanto male
perdonami la mia cruda impotenza.
Possa venire il tempo della pace.
Possa fermare la tua mano questa pioggia.
Cospargila di chiodi quella strada
falli tornare tutti a casa vivi.
*
Mottetto degli arresi
"Siate realisti, e lasciateci far la guerra per benino. Anche per le cosine vostre, anime nobili, vedrete che ci scappa qualche spicciolo alla fine"
(Rubizzo Crollalanza, prima della gloriosa battaglia di Parigi del 24 agosto 1572)
I.
Come gli anni male spesi
porta presto alla rovina
Il realismo degli arresi:
siano ingenui o sia manfrina
e' un inganno cosi' forte
che conduce alla berlina;
ma e' ben piu' crudele sorte
quella che tocca alla gente
che la guerra mena a morte.
Da lontano sembra niente
dire si' alle spedizioni
militari, e immantinente
fanno strage quei cannoni,
mitra, mine, bombe, i tristi
frutti delle ispirazioni
d'illustrissimi statisti
assassini sempre illesi.
Preferisco gli utopisti.
II.
Preferisco gli utopisti
che salvano le vite invece di sopprimerle
che a tutte le guerre si oppongono sempre
ed a tutti gli eserciti, e a tutte le armi.
Che sanno che il mondo potra' essere salvato
solo dalla scelta della nonviolenza.
*
La nonviolenza a meta'
La nonviolenza a meta'
non e' nonviolenza, ma complicita'.
*
Ai signori ministri e ai signori parlamentari, in sei parole
Quanti ancora ne vorrete far morire?
*
A coloro che hanno approvato la partecipazione italiana alla guerra afgana
I.
Non e' a noi vivi che dovete chiedere perdono
per il vostro crimine
ma alle persone che avete fatto morire.
Ma esse sono morte, e perdonarvi non possono piu'.
Nessuno puo' piu' perdonarvi.
II.
Ma ora potete decidere
se volete che continuino le stragi
o se finalmente volete ad esse opporvi.
Cessate di persistere nel crimine
decidetevi ora a impegnarvi
finalmente contro la guerra.
III.
Anche gli assassini possono pentirsi
e sebbene non possano piu' riparare al male fatto
e nessuno possa assolverli da esso
possono impegnarsi a non commetterne altro.
Pur nell'inestinguibile vergogna
e nell'inestinguibile dolore
del male compiuto irreversibilmente
possono adoperarsi anch'essi per il bene.
Tutti siamo una sola umanita'.
*
La nonviolenza
La nonviolenza si oppone alla guerra.
La nonviolenza si oppone alle stragi.
La nonviolenza si oppone agli eserciti.
La nonviolenza si oppone alle armi.
La nonviolenza salva le vite.
La nonviolenza non e' la gentilezza con gli assassini all'opera.
La nonviolenza non e' il silenzio complice.
La nonviolenza e' lotta contro tutte le uccisioni.
La nonviolenza denuncia tutte le menzogne.
Dice i nomi degli assassini.
Sta dalla parte degli assassinati.
Non gioca con le parole.
Si oppone a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre,
a tutti gli eserciti, a tutte le armi, a tutti i poteri assassini.
Sa che una e' l'umanita'.
*
Anna Politkovskaja
Ci sono le parole
e ci sono le pallottole.
E solo le parole salvano le vite.
Ci sono i corpi palpitanti e fragili
e ci sono le pallottole.
E dopo le pallottole i corpi diventano sasso.
C'e' la verita' viva
e ci sono le pallottole
che tutto riducono a menzogna, strazio, nulla.
C'e' l'umanita' fatta di persone
e ci sono le guerre
che l'umanita' estinguono.
Scegliere le parole, i corpi, le persone,
scegliere l'umanita'. Salvare le vite. Dire
ancora e sempre la verita'. Contrastare
tutte le uccisioni.
E' questo che chiamiamo nonviolenza.
*
Anacreontiche della nonviolenzina
"E la si pianti di grazia col pretender comprensione per gli assassini, poiche' la comprensione per gli assassini conferma il disprezzo per gli assassinati, e nuove uccisioni prepara"
(Automaco di Cirene, Fragmenta, 70, 7)
I.
Ebbri di ossequio e di condiscendenza
in quei giorni arsi, in quelle notti illuni
come al governo giunsero, taluni
tosto passaron dalla nonviolenza
alla nonviolenzina.
E fu sera e fu mattina.
II.
La nonviolenzina
e' contro il terrorismo dei pezzenti
ma non contrasta quello dei potenti.
Compiange la ria sorte dei mortali
ma e' colpa lor se son collaterali.
Si duole delle vittime innocenti
ma e' colpa lor se sono imprevidenti.
Sa che guerre e torture sono mali
ma da noi fatte allora son morali.
III.
La nonviolenzina
garbata, graziosa, cosi' minuziosa
nel giustificare gli eccidi, le bare.
Cosi' giudiziosa e cosi' cottimista
nel dare una mano al governo stragista.
IV.
La nonviolenzina
che piace ai ministri e ai padroni
come il buon cacio
sui maccheroni,
che piace ai gazzettieri e ai generali
come il buon attendente
che lustra gli stivali.
V.
La nonviolenzina
fiera s'aderge ognor contro la guerra
ma nulla obietta contro la guerrina.
Cupa s'adonta contro ogni riarmo
ma chiude un occhio se e' solo un riarmino.
E fu sera e fu mattino.
VI.
La nonviolenzina
nonviolenta a meta'
a sera e a mattina
che orrore ci fa.
*
Da molto lontano
Viste da molto lontano le guerre
neanche sembrano guerre, ma una specie
di cartoni animati, buffi balletti
senza colonna sonora, senza
volti distinguibili, senza
paura che la vampa dell'obice
sfondi il vetro e ti squarci il salotto.
Qualcuno ogni tanto fa un balzo
finisce per sempre per terra.
Son cose lontane, di gente
selvaggia, vestita di stracci.
Riuscire a portargli la pace
e' dura incombenza, potrebbe
richiedere di fucilarli
tutti.
Il nostro governo sa bene
che fare. Del bene e del male
la lotta e' infinita, noi siamo
il bene, la democrazia, le macchine, la civilta':
e' il nostro un pesante fardello,
un duro mestiere facciamo,
occorrono armi pesanti
e nervi d'acciaio e ministri
che rendano bene in tivu'.
Gli afgani pensassero solo
a darci la polvere bianca.
Che noia, cambiamo canale.
*
Con occhi senza tempo
E quelle donne uccise a Beit Hanoun
inermi, innocenti, nonviolente
ti guardano con occhi senza tempo
ti dicono: finira' mai l'orrore?
per quanto resterete zitti e fermi
mentre i fucili, i missili, le bombe
solcano carni, anime recidono?
Se un luogo vi e' in cui la nonviolenza
alla prova e' chiamata ineludibile
la Palestina e' quel luogo ancora:
dove due popoli son da salvare
e con loro l'intera umanita'.
Le uccise a Beit Hanoun dicono ancora
che e' l'ora della scelta, che la pace
non con le armi, non con i soldati,
non col terrore sparso a piene mani
verra': verra' con la misericordia,
verra' con la giustizia, verra' quando
si cessera' di uccidere, di opprimere
si cessera'. Verra' quando vedremo
che una sola e' l'umanita'.
*
In epigrafe a "Nel deserto"
"Nel deserto
cosi' arringava i morti l'assassino"
(Frammento apocrifo attribuito da taluni a Misone e da talaltri a Margite)
*
Le cerimonie per l'anniversario
Ai morti che hanno mandato a morire
gli assassini fanno poi la predica.
*
Tu pensi
Tu pensi di vedere un incendio da lontano
e invece le fiamme sono gia' qui.
*
Diciamo cose che tutti gia' sanno
Diciamo cose che tutti gia' sanno.
La sicurezza e' figlia della giustizia.
La pace si costruisce con la pace.
Le armi uccidono, non salvano le vite.
Gli eserciti servono solo alla guerra.
La guerra consiste di omicidi.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Cessi la persecuzione italiana dei migranti.
Cessi lo stato italiano di essere terrorista.
Cessi lo stato italiano di essere complice di terroristi.
Cessi lo stato italiano di violare la Costituzione della Repubblica Italiana.
Vi e' una sola umanita'.
*
Il sangue afgano, il sangue dei migranti
Il sangue afgano, il sangue dei migranti, e' la valuta assai poco pregiata, in cui le mafie e i terroristi fanno i loro ricchi disumani affari.
Ma nessun crimine durera' in eterno.
E verra' infine il giorno del giudizio.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Cessi la guerra italiana ai migranti.
Che' nessun crimine durera' in eterno.
E verra' infine il giorno del giudizio.
Cessino il governo e il parlamento italiano di essere terroristi e complici di terroristi, cessino il governo e il parlamento italiano di essere stragisti e complici di stragisti; tornino il governo e il parlamento italiano al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana cui hanno giurato fedelta', tornino il governo e il parlamento italiano al rispetto della vita umana.
Nessun crimine durera' in eterno.
E verra' infine il giorno del giudizio.
E cessi la complicita' del popolo italiano con la guerra terrorista e stragista.
Nessun crimine durera' in eterno.
E verra' infine il giorno del giudizio.
E tu quel crimine fanno cessare.
E tu lo affretta il giorno del giudizio.
*
La scelta
Ne' guerra ne' armi. Una sola umanita'.
*
Ancora del trionfo della volonta'
Questo ci manda a dire oggi il governo:
non si votera' piu' si' o no alla guerra
in parlamento. Si fara' e basta.
Dal cielo livido una pioggia scende
nera di sangue e tutto inonda e brucia.
*
La guerra e il terrorismo
La guerra e' il terrorismo.
3. TESTIMONIANZE. MARIA G. DI RIENZO: VOCI NEL VENTO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo articolo.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]
Il vento del cambiamento ha cominciato a soffiare in Tunisia, ma poi si e' diffuso in Egitto, Libia, Yemen, Algeria, Sudan, Bahrain, Siria... e voci di donne cantano nel vento.
"Le donne tunisine hanno partecipato ad ogni singola manifestazione prima e dopo la caduta del regime di Ben Ali, cercando un ruolo nuovo per il futuro e tentando di ottenere che le loro voci fossero ascoltate", dice Hedia, quarant'anni, responsabile della raccolta dati per il Centro di istruzione e ricerca delle donne arabe in Tunisia. "Rappresentano generazioni diverse ed hanno retroterra molto differenti, ma c'erano tutte, quelle con l'hijab e quelle con la minigonna. C'e' una consapevolezza molto alta fra le donne del fatto che dovremmo muoverci per non essere escluse o marginalizzate. Nonostante l'intensa partecipazione alle proteste, la presenza delle donne nel primo e nel secondo governo provvisorio che si sono formati non la riflette".
Le fa eco l'attivista egiziana Amal Sharaf, insegnante d'inglese trentaseienne: "Meta' delle persone presenti in Piazza Tahrir erano donne. C'e' una generale richiesta nell'opinione pubblica di partecipazione collettiva alla politica, percio' anche le donne devono farne parte. Mia madre mi ha detto per anni di star lontana dalla politica, perche' secondo lei ci avrei guadagnato solo dei mal di testa, ma oggi la sua prospettiva e' cambiata: Stai attenta alla controrivoluzione, mi dice un po' scherzando e un po' sul serio".
Nel frattempo, le siriane mettono le mani avanti: "Il nostro motto e' 'Per una societa' libera dalla violenza e dalla discriminazione', percio' condanniamo l'uso della violenza da qualunque parte arrivi. Il governo dev'essere responsabile per le azioni delle sue forze di sicurezza, non solo con la retorica, ma attraverso un'indagine reale e trasparente che riguardi chiunque agisca in modo violento. L'uso o persino la minaccia della violenza da parte dei manifestanti e' anche per noi interamente inaccettabile. Il fine non giustifica i mezzi. Il nostro scopo e' una cittadinanza autentica, che contrasti ogni uso di violenza o divisione etnica e tribale. Diamo il benvenuto ad ogni progresso nella pratica della cittadinanza, perche' crediamo che essa aiuti la causa della nonviolenza e le istanze relative alle donne, ai bambini ed alle persone in difficolta'. Infine, condanniamo nel modo piu' assoluto ogni persona o gruppo che impieghi retorica settaria, etnica o tribale: confinarsi in tali identita' ristrette va contro l'ispirazione di ogni cittadino e cittadina siriani che vogliono godere del loro diritto fondamentale all'eguaglianza, eguaglianza di diritti e di doveri, al di la' dell'etnia, della religione, del genere o di ogni considerazione discriminatoria" (tratto dal comunicato dell'Osservatorio delle donne siriane del 23 marzo 2011).
Un'altra Amal (Basha), yemenita del Forum delle sorelle arabe per i diritti umani, sembra avere la stessa visione: "Una vera democrazia significhera' necessariamente eguali diritti ed eguale partecipazione per uomini e donne. Alle donne nel nostro paese non e' permesso prender parte alle decisioni, non sono riconosciute come uguali esseri umani e non sono nei posti dove meriterebbero di essere per capacita' e qualifiche. La discriminazione e' il nostro grande problema: verso le donne, fra uomini, fra nord e sud del paese. Quel che c'e' di positivo nel movimento in Yemen e' che la chiamata al cambiamento ha unito le persone da nord a sud. In questo momento, tutti gli yemeniti vogliono un cambiamento. Le richieste di separazione da parte del sud del paese sono cessate. La richiesta e' la stessa da parte di tutti: cambiamento, cambiare il regime, cambiare il sistema. Un paese moderno, rispetto per la legge, una Costituzione che rifletta la volonta' del popolo ed assicuri il bilanciamento fra i vari poteri: questo e' cio' che la gente chiede, metter fine all'oppressione, alla carcerazione di migliaia di persone, e all'uso della guerra come mezzo per risolvere i problemi".
Amal Basha, assieme ad una ventina di organizzazioni di volontariato, organizza l'assistenza alle manifestazioni pacifiche, composte per la maggioranza di studenti: hanno creato comitati per la salute, per il coordinamento fra dimostranti, per l'informazione, per la protezione dalla violenza. Amal e' un po' preoccupata dalla scarsa visibilita' internazionale della protesta: "La comunita' internazionale non deve tacere su quel che accade in Yemen. La gente in Libia ha dovuto fronteggiare una repressione brutale e non vogliamo che quel che sta succedendo in Libia succeda anche a noi".
Attenta agli sviluppi nei vari paesi arabi e' anche la tunisina Hedia: "Al di la' di quel che sara' il risultato delle proteste in ogni nazione o di che impatto la partecipazione delle donne ha ora, il vero indicatore sara' quanto la loro partecipazione nel fare la storia si riflettera' nel partecipare dopo al processo decisionale. Questa e' la cosa piu' importante, cio' che verra'".
(Fonti: Gulf News, Women Living Under Muslim Laws, The Guardian, Syrian Women Observatory, Sisters' Arab Forum for Human Rights).
4. TESTIMONIANZE. MAO VALPIANA: SOLO NELLA NONVIOLENZA TROVIAMO LA VERA ANTITESI ALLA GUERRA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Insieme a trenta amiche e amici del Movimento Nonviolento che hanno voluto rendere pubblica la loro adesione al digiuno collettivo "per opporsi alla guerra e al nucleare", sono al primo giorno di astensione dal cibo e dalla parola.
So che ci sono altre persone che stanno digiunando, ma preferiscono farlo come gesto intimo (personale) e non pubblico (politico).
Altri si stanno preparando per aggiungersi nei prossimi giorni ed arrivare cosi' almeno fino al 2 aprile, giorno della manifestazione contro la guerra che si terra' a Roma e in altre citta'.
Questo digiuno e' un'azione nonviolenta: solo nella nonviolenza troviamo la vera antitesi alla guerra.
Con l'astensione dal cibo vogliamo significare le sofferenze che la guerra porta a tutti (dobbiamo accogliere tutti coloro che fuggono e cercano rifugio).
Con l'astensione dalle parole vogliamo significare che la prima vittima della guerra e' la verita' (e' sotto gli occhi di tutti che la cosiddetta informazione e' stata arruolata al soldo della propaganda di guerra).
Il tempo non utilizzato per cibarsi, oggi l'ho dedicato alle letture e mi piace condividere questo pensiero di don Sirio Politi: "La guerra e' la sintesi della criminalita' organizzata, glorificata, benedetta, percio' e' doveroso incriminare a norma dei codici penali quei gruppi di potere economico-politico che confidano sulla forza militare e sul potere bellico per: costituzione di banda armata; associazione a delinquere; porto d'armi. Post scriptum: all'occorrenza puo' essere indicato il codice penale usato contro i criminali nazisti a Norimberga".
5. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Roberto Rossi, Bidone nucleare, Bur - Rcs Libri, Milano 2010, 2011, pp. 286, euro 11.
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Riletture
- Hanif Kureishi, La parola e la bomba, Bompiani - Rcs Libri, Milano 2006, pp. 154, euro 10.
*
Riedizioni
- Aldo Albonico, Giuseppe Bellini (a cura di), Nuovo mondo. Gli spagnoli. 1493-1609, Einaudi, Torino 1992, Mondadori, Milano 2011, pp. XXVI + 948, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 508 del 28 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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