Telegrammi. 507
- Subject: Telegrammi. 507
- From: "nbawac at tin.it" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 27 Mar 2011 00:39:58 +0100 (CET)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 507 del 27 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Alle persone che non si sono arrese: quattro cose da fare, piu' una (una modesta proposta dal sesto giorno di digiuno contro la guerra)
2. Blues del treno della morte ed ancora altri volantini contro la guerra a cura di Benito D'Ippolito
3. Mao Valpiana: E' iniziato il digiuno collettivo "per opporsi alla guerra e al nucleare" proposto dal Movimento Nonviolento per i giorni 27 e 28 marzo
4. Per sostenere il Movimento Nonviolento
5. "Azione nonviolenta"
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: ALLE PERSONE CHE NON SI SONO ARRESE: QUATTRO COSE DA FARE, PIU' UNA (UNA MODESTA PROPOSTA DAL SESTO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA)
Alle persone che non si sono arrese alle guerre e alle stragi, che non si sono arrese alle dittature locali e globali e agli ordini imperiali e coloniali, che non si sono arrese all'ineluttabilita' della catastrofe della civilta' umana.
Alle persone che pensano che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita' ed a tutti i diritti umani; che pensano che la biosfera meriti rispetto e la civilta' umana meriti di esistere; che pensano che vale la pena di battersi per il bene comune dell'umanita' intera.
E' a queste persone amiche della nonviolenza che in tutta semplicita' rivolgo queste semplici proposte per contrastare insieme la guerra e il razzismo.
*
1. Proponiamo alle istituzioni locali di esprimersi contro la guerra e il razzismo.
A tutte le persone che leggono queste righe questa proposta formulo: di chiedere al sindaco del Comune in cui risiedete, al presidente della Provincia in cui risiedete, ed al presidente della Regione in cui risiedete, di proporre ai rispettivi consigli (comunale, provinciale, regionale) la seguente proposta di deliberazione (o un testo analogo):
"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
Vi prego di inviare altresi' la lettera che invierete a questi rappresentanti delle istitutuzioni anche a tutti i consiglieri comunali, provinciali e regionali, ed anche a tutti i mezzi d'informazione e alle altre persone ed associazioni ed istituzioni cui lo riterrete opportuno.
L'idea e' di far crescere dal basso un impegno degli enti locali, articolazione decisiva dell'ordinamento istituzionale democratico della Repubblica Italiana, contro la guerra e il razzismo, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
2. Prepariamo e prepariamoci all'azione diretta nonviolenta con cui contrastare concretamente la guerra, impedendo alle armi e agli armigeri di continuare ad uccidere.
Varie sono le cose che possiamo e dobbiamo fare, ne indico alcune:
a) innanzitutto dare immediatamente la piu' ampia visibilita' possibile all'opposizione alla guerra: ad esempio con l'esposizione delle bandiere della pace e della nonviolenza dai balconi e dalle finestre;
b) individuare quali azioni dirette nonviolente siano efficaci per contrastare concretamente la guerra, discuterle, prepararle, realizzarle: ad esempio per fermare i decolli dei bombardieri senza mettere in pericolo la vita di nessuno. A tal riguardo particolarmente in riferimento alla guerra libica, in relazione a cui gli aerei che eseguono la gran parte dei bombardamenti partono da basi situate in territorio italiano, sarebbe possibile riprodurre l'esperienza delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri, esperienza che conducemmo nel 1999; dandole stavolta dimensioni piu' ampie con una partecipazione molto piu' numerosa e con una visibilita' adeguata: ma sia chiaro fin d'ora che questa iniziativa implica la scelta preliminare e rigorosa della nonviolenza ed implica accettare da parte dei partecipanti tutte le possibili conseguenze giudiziarie della sua realizzazione, che sono assai onerose (lo stesso riproporla, come sto facendo con questa lettera, puo' - secondo una interpretazione ingiusta ma nondimeno possibile - configurare un reato previsto e punito dal codice penale. Me ne assumo ancora una volta la responsabilita' ma non chiedo ad altri di condividerla se non sono del tutto consapevoli di tutti gli aspetti e di tutte le dimensioni della questione: promuovere un'azione diretta nonviolenta, e partecipare ad essa, richiede infatti una scelta persuasa, approfondita, completamente informata);
c) formare quante piu' persone sia possibile alla nonviolenza e all'azione diretta nonviolenta. Cosa comunque necessaria, non solo in questo particolare frangente ma come pedagogia civile benefica in ogni circostanza.
*
3. Sosteniamo il digiuno collettivo promosso dal Movimento Nonviolento.
E facciamo della pratica gandhiana del digiuno una grande occasione di presa di coscienza e di lotta contro il consumismo onnidevastatore, per il rispetto dell'umanita' e della natura, contro la guerra e il razzismo.
E che questo digiuno aiuti a rompere ogni ambiguita' ed a superare ogni forma di attendismo; ambiguita' ed attendismo che ancor oggi rendono subalterne e passive tante persone di volonta' buona che invece possono e devono entrare nella lotta nonviolenta per contrastare tutte le uccisioni e tutte le persecuzioni.
*
4. L'impegno forse piu' necessario: studiare ed informare.
La quasi totalita' della cosiddetta informazione che circola e' mistificazione e propaganda. Sia nel campo dei guerrafondai e dei razzisti (il che non stupisce), sia - purtroppo - anche nel campo democratico e sedicente pacifista. Eppure non mancano le possibilita' di conoscere e capire. Ma occorre la volonta' di conoscere e capire, ed occorrono la modestia e la pazienza necessarie per leggere almeno alcune migliaia di pagine indispensabili. Chi non studia non serve alla lotta che dobbiamo condurre. E' in primo luogo della coscienza e dell'intelligenza di ogni persona che vi e' bisogno.
*
5. La quinta cosa da fare: indicare quali interventi alternativi siano possibili, necessari e adeguati nelle situazioni di grave oppressione, di crisi e di conflitto.
Se non si vuole essere subalterni alla guerra e al razzismo occorre in primo luogo opporsi ad essi. Opporsi alla guerra e al razzismo e' sempre di per se' una buona cosa.
Ma le persone amiche della nonviolenza hanno sperimentato e sono capaci di indicare iniziative politiche adeguate ad affrontare le piu' gravi crisi e i piu' tremendi conflitti con modalita' rigorosamente nonviolente, ovvero rigorosamente senza e contro il ricorso alla violenza. Propongo di seguito alcune cose che si potrebbero e dovrebbero fare anche nella situazione presente:
a) accoglienza e assistenza di tutti i profughi e i migranti;
b) invio di Corpi civili di pace per realizzare un'interposizione nonviolenta tra le parti in conflitto;
c) invio di aiuti umanitari alle popolazioni nel bisogno, da gestire direttamente con le comunita' locali in forme democratiche e condivise (altrimenti anche gli aiuti umanitari divengono strumenti di guerra);
d) sostegno ai movimenti nonviolenti e alle associazioni di difesa dei diritti umani nelle aree di crisi e di conflitto, sostenendo in particolare i movimenti e le associazioni di donne o guidati da donne;
e) iniziative per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, ergo anche per il disarmo e contro il militarismo tout court;
f) promozione della nonviolenza e della formazione alla nonviolenza: solo la nonviolenza favorisce la liberazione dei popoli, solo la nonviolenza coniuga il diritto e l'autodeterminazione dei popoli con la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Molte altre cose si potrebbero fare, ma quelle indicate potrebbero essere una base condivisa gia' sufficiente.
*
Nella concreta, drammatica situazione presente personalmente non sono granche' interessato al dibattito generico ed astratto su tanti argomenti di cui riconosco ovviamente l'importanza e su cui anch'io ho le mie cognizioni e le mie opinioni (le mutazioni in corso degli assetti geopolitici nel dispiegarsi della globalizzazione, l'approvvigionamento energetico, il rapporto tra religione e politica, il rapporto Nord/Sud e le strategie neocoloniali, il nesso tra modi di produzione e forme di proprieta', il rapporto economia/ecologia, eccetera), ma che in questo momento sono secondari rispetto alla questione decisiva: e la questione decisiva in questo momento a mio modesto avviso e' fermare i massacri, fermare la guerra, fermare le persecuzioni razziste.
E fermarli non a partire dall'accettazione di questa o quella tesi parziale e controversa, di questo o quell'interesse parziale e discutibile, di questa o quella ideologia inverificabile nei suoi fondamenti, di questa o quella dogmatica premessa o escatologica speranza: no.
Fermarli a partire dal riconoscimento del diritto di ogni essere umano a non essere ucciso, a non essere perseguitato.
Fermarli a partire dal riconoscimento del pericolo che incombe sull'umanita' intera, il pericolo dell'evoluzione di una qualunque guerra in una guerra globale che puo' porre fine alla civilta' umana.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni per difendere l'umanita' cui apparteniamo, che e' unica ed insieme irriducibilmente plurale in quanto s'incarna nella pluralita' dei singoli esseri umani corporalmente esistenti: quelli esistiti ieri, quelli viventi oggi e quelli che nasceranno nel futuro, se la nostra saggezza glielo consentira'.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni. Poi discuteremo di tutto il resto.
Cessi quindi la guerra in Afghanistan.
Cessi quindi la guerra in Libia.
Cessi quindi ogni guerra.
Cessi la persecuzione dei migranti.
Si rispettino i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E poiche' chi scrive queste righe e' italiano e si rivolge in prima istanza a persone che vivono nella repubblica italiana (la quale nella sua Costituzione esprime inequivocabilmente sia il ripudio della guerra e del razzismo, sia l'impegno al rispetto e alla promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani), cio' equivale ad impegnarsi per ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla guerra in Afghanistan; che l'Italia cessi di partecipare alla guerra in Libia; che l'Italia cessi di produrre, acquistare e vendere armi; che l'Italia cessi di perseguitare i migranti.
Impegnarsi per ottenere il rispetto della Costituzione mi sembra un buon modo di impegnarsi per la legalita' e la democrazia.
Impegnarsi contro le uccisioni e le persecuzioni mi sembra un buon modo di riconoscere, rispettare e far valere l'umanita' propria ed altrui.
Impegnarsi contro la guerra e il razzismo: e' il compito dell'ora di ogni persona di retto sentire e di volonta' buona.
Vi e' una sola umanita'.
2. MATERIALI. BLUES DEL TRENO DELLA MORTE ED ANCORA ALTRI VOLANTINI CONTRO LA GUERRA A CURA DI BENITO D'IPPOLITO
[Ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per aver recuperato, scelto e messo insieme questi testi di varie firme, gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario nel corso degli anni]
Dieci sonetti a Vicenza
1.
Si puo', si deve vincere a Vicenza
e con la forza della verita'
fermare li' la guerra e la violenza
li' disarmare chi ammazzando va.
Si puo', si deve con la nonviolenza
far vincere l'umana dignita'
negando agli assassini l'acquiescenza
togliendo ai barbari complicita'.
Si puo', si deve col forte strumento
del voto di coscienza popolare
combattere la guerra e il suo tormento.
Si puo', si deve la guerra fermare
le armi ripudiare, e dal lamento
passare all'atto di vite salvare.
2.
Si', a Vicenza il cinque ottobre il voto
dei cittadini puo' dir si' alla pace
si' alla civile convivenza, al moto
di umanita' piu' semplice e verace.
Si', a Vicenza il giusto, il vero, il noto
prevalga sull'iniquo e sul rapace,
prevalga sul fallace e sull'ignoto;
e vinca il bene che salva e che piace.
Si', a Vicenza vinca la difesa
della natura e della civilta',
e sia respinta l'oltraggiosa offesa
delle armi e della loro crudelta',
dell'empia guerra che non lascia illesa
la nostra gia' dolente umanita'.
3.
Vicenza oggi e' per tutti una speranza
di opporre pace e bene a guerre e stragi.
Se il 5 ottobre fermera' la danza
macabra del riarmo, e dei malvagi
seminator di morte la baldanza,
sara' quel voto il miglior dei presagi
di una civile convivenza, usanza
dono piu' grande di quei dei re magi.
Vicenza che resistere ha saputo
a chi voleva farne un arsenale
e la spelonca da cui esce il bruto
a far scempio del mondo e sparger male,
Vicenza al male opponga il suo rifiuto
e salvi col suo voto cio' che vale.
4.
Se a Vicenza vinceranno i si'
i si' alla pace, i si' alla giustizia
il 5 ottobre iniziera' da li'
piu' forte lotta ad ogni ria nequizia.
Se a Vicenza prevarra' cosi'
la fedelta' all'amore e all'amicizia
il 5 ottobre sara' dunque un di'
per l'umanita' intera di letizia.
Si' ardua prova in cosi' picciol spazio
si' grave compito in cosi' breve ora:
opporsi agli arsenali dello strazio,
difendere la civilta' che onora,
respingere di guerra il giammai sazio
mostro. E dal buio far sorger l'aurora.
5.
Il cinque ottobre il voto vicentino
non tratta solo di un lembo di terra
riguarda invece se di pace o guerra
vogliamo sia il comun nostro destino.
Alla crudele man dell'assassino,
al riarmo stritolante cio' che afferra,
al riarmo che tutto atterrisce e atterra,
si opponga del diritto il buon cammino.
Si opponga al male la volonta' buona
si opponga alla barbarie il civil lume
si opponga alla violenza la saggezza
prevalga sulle tenebre chiarezza
ceda il pessimo all'ottimo costume:
tutti i diritti umani a ogni persona.
6.
Che da Vicenza giunga una parola
che opponga alla violenza la ragione,
che possa essere la buona scuola
che insegni a contrastare ogni uccisione,
che dica quella verita' che sola
smaschera ogni empia mistificazione:
e' assassina ogni arma, ogni pistola
puntata e' contro tutte le persone.
E quindi ogni base militare
ogni arsenale, ogni fabbrica d'armi
son luoghi di nequizia e malaffare.
L'umanita' chiede che si disarmi,
per sempre la guerra e' da ripudiare:
troppi giaccion nel fango o sotto i marmi.
7.
Come a Vicenza il senno dei votanti
il 5 ottobre dara' buoni frutti
quel si' alla pace sara' un passo avanti
non solo per Vicenza ma per tutti.
Un si' al diritto ad impedir che tanti
ancora dalla guerra sian distrutti,
un si' ad evitare nuovi pianti
e strazi, e orrori, ed infiniti lutti.
Un si' alla civile convivenza
un si' al disarmo che salva le vite
un si' alla ragione e alla coscienza
che vieti eccidi e sani le ferite
considerando la comun semenza
dell'umanita' intera, una e mite.
8.
"E altro e' da veder che tu non vedi"
(Dante, Inf., XXIX, 12)
Chi teme che la gente di Vicenza
faccia valere verita' ed amore,
chi teme che virtu' d'intelligenza
esprima la pieta' che nutre il cuore,
chi teme che vinca la nonviolenza
e fermi il seme di nuovo dolore,
vorrebbe or cancellare la presenza
di una viva citta', strappare il fiore
del vivere civile e solidale,
negando liberta' e democrazia
vorrebbe che ci si arrendesse al male.
Ma non sara' cosi', lunga e' la via
ma vincera' la scelta naturale
di chi vuol pace e bene. E cosi' sia.
9.
Vicenza dunque il 5 ottobre vota
e se i potenti dicon che non vale
Vicenza ancora il 5 ottobre vota
che la democrazia non fa mai male
e il 5 ottobre si' Vicenza vota
poiche' questa e' la regola legale
e il 5 ottobre ecco Vicenza vota
perche' e' logico, e' giusto, ed e' normale.
Per dire si' alla pace e si' al diritto
il 5 ottobre si vota a Vicenza
per impedire un sordido delitto
il 5 ottobre il popolo a Vicenza
dira' la sua, e non restera' zitto
il 5 ottobre ogni cuore a Vicenza.
10.
In un giorno di festa i vicentini
potranno dire una parola vera.
Oggi e' quel giorno e prima che sia sera
quella parola oltre quei confini
giunta sara' ed orientera' i cammini
di quante e quanti alla signora nera
non vogliono di vite un'altra schiera
siano immolate e appese poi agli uncini
dei macellai in divisa e dei signori
che dalla guerra traggono profitti.
Si opponga il voto ai lutti ed ai dolori
sia il voto voce di tutti gli afflitti
che anelano la pace e i suoi splendori.
Sia il voto si' alla vita e si' ai diritti.
*
Blues del treno della morte
[Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni, bloccando treni e occupando binari in nome della dignita' di ogni essere umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole seguenti]
E tu fermalo il treno della morte
col tuo corpo disarmato sui binari
con la voce che si oppone all'urlo roco
delle bombe, delle fruste al vile schiocco.
E tu fermalo il treno della morte
sono pochi gli oppressori, innumerevoli
le vittime, non possono arrestarci
se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita.
E tu fermalo il treno della morte
con la tua persona fragile sconfiggi
gli apparati e gli strumenti della guerra
e salva il mondo con la tua persona fragile.
E tu fermalo il treno della morte
perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo
col tuo corpo, la tua voce, la speranza
che sa unire tante braccia, e sa fermarlo
maledetto il treno nero della morte.
E tu fermalo e cosi' ferma la guerra.
*
Aderendo a un appello per la pace
Non dire che adesso non hai tempo:
perche' dopo non ci sara' piu' tempo.
E non dire che e' gia' troppo tardi:
anche un minuto prima non e' tardi.
E non dire che troppo e' difficile l'impegno:
poiche' tutto e' nel cominciare, e il resto
viene da se'.
E non dire, soprattutto non dire
che ti dispiace tanto ma che altri
se la vedano, non tu:
questo ragionamento uccide.
Non dire che il giorno e' finito, e le tenebre
e' giocoforza prevalgano ancora.
Accendi piuttosto il tuo lume.
*
Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di Massimiliano di Cartagine
I.
Solo questo so di te, che nell'anno
195 ti fucilarono
perche' obiettore al servizio militare.
Immagino che venne un centurione
coi suoi esperti di pubbliche relazioni,
psicologi, pubblicitari, sceneggiatori di telenovelas,
a dirti mentre eri in galera
sei un bravo giovane, chi te lo fa fare
vieni con noi, imparerai un mestiere.
E Massimiliano rispose di no.
Mandarono da lui certi suoi parenti, certi prominenti
concittadini, a dirgli
lo sai che noi cartaginesi
siamo gia' guardati con sospetto
per certe vecchie storie di Alpi e di elefanti
di annibali e di asdrubali e scipioni
non metterti a fare casino
vesti la giubba, non c'e' altro da fare
e combattere per l'impero ha pure i suoi vantaggi.
Ma Massimiliano rispose di no.
E vennero allora a persuaderlo
certi amici di quando al campetto
giocavano insieme a pallone, gli amici
del bar: Massimilia' falla finita
da quando ti sei messo con quei tizi
del galileo morto ammazzato
ti stai mettendo in un mare di guai.
Che diamine mai hai contro i marines?
Falla finita con quei beduini
da' retta al nostro buon signor Belcore
la paga e' buona ed il lavoro e' poco.
E quello cocciuto, come un mulo a dire no.
II.
Dicono male delle corti marziali
dicono male dei plotoni d'esecuzione
forse che e' meglio farlo col coltello
in un vicolo buio di notte?
Dicono che siamo repressori
e genocidi addirittura; e andiamo!
forse che non ci vuole anche un po' d'ordine
in questo letamaio di colonie?
e il roman way of life non costa niente?
Eppure la volete, la televisione
il telefonino.
E allora poche storie, lo ammazzammo
perche' dovemmo, mica potevamo
lasciarlo andare il vile disertore
oltretutto terrone, anzi affricano.
La civilta', insomma, va difesa.
III.
Quante incertezze, quanta paura certo durasti.
Solo i babbei
pensano che gli eroi sono una specie
di nazisti spretati. E invece i martiri
hanno paura come noi, e tremano
come noi, come noi dubitano
di star tutto sbagliando, di sprecare per nulla la vita.
Ma infine ristette fermo nel suo no
Massimiliano di Cartagine. E fu fucilato.
IV.
Ecco, io mi alzo in piedi nell'assemblea
e prendo la parola, e dico:
obietta alla guerra e alle uccisioni
combatti contro gli eserciti e le armi
scegli la nonviolenza.
Ecco, io prendo la parola in assemblea,
mi alzo in piedi e dico:
fermiamo le fabbriche di armi
assediamo le basi militari
impediamo i decolli dei bombardieri
strappiamo gli artigli alle macchine assassine.
Ecco, io dico al soldato: diserta
io dico al ferroviere: ferma il convoglio
io dico al vivandiere: non preparare
di carne umana il pranzo al generale.
Ecco, io dico, la guerra
puo' essere, deve essere fermata.
Con l'azione diretta nonviolenta.
Con il gesto del buon Massimiliano
cartaginese, che i romani fucilarono.
*
Rachele
Quelli di noi che hanno passato notti
al freddo e al gelo sanno che vuol dire
non avere una casa.
E quelli di noi che hanno avuto paura
subendo minacce e percosse, di essere uccisi
sanno cos'e' la paura.
E quelli di noi che ai padri hanno chiuso
sul letto di morte gli occhi, sanno sanno
sanno la morte che orrendo nemico e' di tutti.
E quelli di noi che hanno avuto lo strazio
di vedere morire gli amici e di vedere
eserciti muovere alla caccia
di carne umana, come possono, come possiamo
tacere, restare nelle tiepide case
col cibo caldo tra i visi amici.
Cosi' Rachele mosse di lontano
verso quel cuore del mondo che ha nome Palestina.
Cosi' Rachele mise l'anima sua e il suo corpo
tra l'esercito e le vittime
tra le ruspe che demoliscono
e le case in cui poter vivere ancora.
Cosi' Rachele la molto amata
torno' in Palestina.
Lo dico a te Labano, lo dico a te Giacobbe.
Cosi' Rachele fu uccisa e questa morte
e' la morte di tutte le donne che portano vita
lungo i tornanti di questa preistoria
di Margarete dai capelli d'oro
di Sulamith dai capelli di cenere.
Non ho parole, ho solo greve un pianto
e molte amare memorie e una speranza sola:
che resusciti Rachele
nella pace tra i popoli, nel ricordo
dell'orrore, nell'alleanza nuova
che a tutte e tutti riconosca vita,
che a tutte e tutti riconosca dignita'.
E' questa resurrezione
questa compresenza dei morti e dei viventi
nella comune lotta per l'umano
cio' che qui chiamo ancora nonviolenza.
E' la lotta di Rachele
la nonviolenza in cammino.
*
In memoria di Primo Mazzolari
Veniva dalla Resistenza, don Primo Mazzolari
che reca dura la scienza
del bene e del male, il conoscere insieme
il valore del pane e del vino, la fame e la morte.
Veniva dalla campagna, don Primo Mazzolari
che conosce il ciclo dei giorni
e dei raccolti, e la disperazione
della grandine e della fame
e come gli uomini fecondino la terra
e tutto e' fatica e rigoglio.
Veniva dalla sequela, don Primo Mazzolari
credeva nell'assurdo di un figliuolo
dell'uomo che i potenti condannarono
a vile morte e che mori' indifeso.
Credeva nell'assurdo: il mansueto
che accetta l'ingiustizia di morire
e che cosi' di morte l'ingiustizia
per sempre smaschera
e annienta la violenza
con l'umile suo gesto di negare
di aggiungere violenza alla violenza.
Sapeva lottare, don Primo Mazzolari
con le arti della volpe e del leone,
con scienza di serpente e di colomba,
il lento lavoro della goccia
che scava la pietra stilla a stilla
a scheggia a scheggia scava la pietra.
E sapeva le parole, don Primo
Mazzolari, le parole che sanno
girare ruote e trascinare carri
muovere le montagne.
E se dovessi, cari, dire tutto
quel che mi pare di saper di lui
questo direi, che Primo Mazzolari
prese sul serio l'unico comando:
tu non uccidere.
Chi vuol rendergli onore
questo ricordi, a questo apprenda tutto
il cuor gentile suo:
tu non uccidere.
*
Della memoria del dolore e del dolore della memoria
I.
Quando ricordi il dolore
aggiungi un dolore ancora. E la memoria
del dolore infinito e' infinito
protrarsi del dolore. Tutto ne geme,
ne scricchiola il mondo, e l'anima.
Quando ricordi il dolore
un nuovo dolore sopporti
ma non dissemini nuovo dolore
il vecchio cerchi d'addomesticare
che meno ti graffi lo sguardo
t'incrini meno la voce, il cuore
nel raccontare un poco si disserri.
Ma quando ricordi quel dolore
frutto del male innominabile, quel male
ancora ti strazia e smarrisce.
Non puoi dartene ragione, non puoi
domesticarlo, no, non puoi.
Cosa ti accade allora?
II.
Si puo' raccontare l'inenarrabile?
e si puo' razionalizzare cio' che sfugge
alla ragione? e si puo'
fare memoria di cio' che dovrebbe
per sempre sprofondare nel pozzo dell'oblio?
Ma quel dolore resta e ancor piu' resta
quel male se non trovi chi ti ascolta
quel male se non trovi le parole
atte ad espellerlo dacche' giu' in fondo all'anima
forte a calcarlo ebbero i torturatori.
Dire l'indicibile.
Lottare ancora.
Convocare l'intera umanita'
al cospetto dell'unica, la duplice
Shoah.
Lottare ancora
dire l'indicibile
salvare le vittime future.
Pesante assai fardello di scorpioni
e di frustate che sul dosso grava
troppo perche' lo possa sostenere
persona.
E tuttavia recare testimonio
e dire l'indicibile e lottare
ancora, ancora salvare
le vittime, l'umanita' intera.
III.
Non accadde in una notte di tempesta
non accadde tra capanne e dentro grotte
non accadde in terre barbare e deserte.
Fu nel cuore colto e vivo dell'Europa
conficcato come stocco fino all'elsa.
Non accadde in tempi oscuri e remotissimi
ma nel secolo ricco e portentoso
della tecnica, la crescita, il progresso.
Nel cuore colto e vivo dell'Europa
nero chiodo che trapassa e infetta l'albero.
IV.
Mi chiedo quali ricordi io ricordi
e di quali ricordi io parlo in questi giorni
ai miei ragazzi, qui, seduti in cerchio.
E cosa coli e filtri tra parole
nelle anime loro che non voglio insozzare
ridicendo dell'inferno di Auschwitz.
Questo dovere di fedelta'
ai maestri piu' grandi che ho avuto
e questa paura di essere strumento
inconsapevole e nolente ancora
alla propagazione dell'orrore
col solo dirne.
E in lacrime ogni volta ancor rompendo.
V.
Mi chiedo questa voce che qui scrive
di cosa testimoni e donde trovi
la forza di levarsi voce ancora.
Mi dico non sei tu non sei non sei
tu in diritto di parlar di questo
solo potrebbero coloro che son morti
o pochi vecchi che i giorni del male
tutte le notti devono tornare
ad affrontare in buio e solitudine.
Cosa ne sai, non eri li', non puoi
dar la tua voce alle parole altrui
ed al silenzio altrui, e non vi sono
parole che possano dire la cosa
che con la parola Shoah tentiamo invano
di esorcizzare, di stornar dal mondo.
VI.
Mi dico: pure devo ricordare
che questo e' stato e ricordare ad altri
di ricordare che cio' che gia' e' stato
ancora puo' tornare se non veglia
quella ragione che contende ai mostri.
Mi dico, trattieni del ploro
l'impulso e dei singulti
e parla con voce chiara e piana
racconta di Primo Levi, racconta di Vittorio
Emanuele Giuntella, racconta
quel che da loro hai imparato e tramanda
la verita', l'appello e anche il fardello.
Mi perdonino i giovani cui parlo
alla cui innocenza m'inchino
mi perdonino se l'eco dell'orrore
reco alle loro orecchie, se traggo
penoso un carico e lo consegno loro
di angoscia inestinguibile.
VII.
Ma ricordate che questo e' stato
ma ricordate che all'inumano
occorre resistere, ma ricordate
che ogni persona e' fragile, e difendila
tu.
Ricordati che tu devi salvarlo
il mondo tutto, la vita di ciascuno.
*
Epigrafe per il resistente Josef Mayr-Nusser
Almeno io ti voglio ricordare, e ringraziare ancora,
Josef Mayr-Nusser che fosti arruolato
a forza nelle SS e che dicesti no.
Sul treno per Dachau, nel vagone bestiame
moristi da resistente, non da carnefice.
Avessero molti fatto la tua scelta
non avrebbero inondato il mondo
quanto dolore, quante lacrime, quanto sangue.
Almeno io qui ti ringrazio ancora
Josef Mayr-Nusser che dicesti no.
*
Nel chiasso
Nel chiasso in cui tutti hanno ragione
resto in silenzio e il mio silenzio dica
la colpa che io sento e che non sentono
tutti coloro che di ciancia colmano
il vuoto nel mondo lasciato dagli uccisi.
*
Ancora una cantata dei morti invano
E noi siamo i soliti morti
i soliti morti invano
quelli come sempre poco furbi
che non sapevano guardar lontano
e quelli come sempre troppo furbi
che non sapevano guardar vicino.
Adesso siamo qui, presi all'uncino
nello sheol infrante estinte spoglie
morti per sempre come tutti i morti,
e come tutti i morti morti invano.
E noi anche avevamo attese e voglie
e vite personali e aspetto umano
di femmine e di maschi, e come foglie
discerpaci ed invola un vento vano.
E i sogni alati e le gioie e le doglie
tutto disparve qual miraggio arcano
quando al lume dei giorni e al buon cammino
per sempre ci strappo' il colpo assassino.
E voi che questa voce che si spegne
avete cuore di ascoltare ancora
sappiate che anche le nostre eran degne
di essere vissute vite, e l'ora
che ce le tolse - ed erano ancor pregne
di luce e di belta' che t'innamora -
non fu di caso o fato il cupo frutto:
furono uomini a rapirci tutto.
E tu che ancora senti e ancora vedi
a te affidiamo un'ultima parola:
ferma la guerra, con le mani e i piedi;
ferma la guerra e bruciati la gola
a forza di gridarlo; e se non cedi
vi e' speme che s'inceppi questa mola
e cessi questa storia di orchi e brace
e possa venir l'ora della pace.
Ma noi siamo solo i soliti morti
i soliti morti invano
quelli come sempre poco furbi
che non sapevano guardar lontano
e quelli come sempre troppo furbi
che non sapevano guardar vicino.
Adesso siamo qui, presi all'uncino
nello sheol infrante estinte spoglie
morti per sempre come tutti i morti,
e come tutti i morti morti invano.
*
L'interprete
Mi informa compunta la televisione
che sulla strada tra Mossul e Tikrit
dei soldati americani hanno sparato
all'automobile di un diplomatico italiano
membro del governo di occupazione,
che si erano sbagliati e si sono dispiaciuti,
gli italiani sono buoni amici,
gli americani ragazzi un po' irruenti.
Dell'interprete iracheno assassinato
perche' parlarne? perche' scusarsi?
Il suo volto e il suo nome non contano,
la sua vita neppure.
Messo in abisso
qualcosa di distorto e di profondo
vi e' qui da interpretare, ma l'interprete
e' per l'appunto morto.
3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: E' INIZIATO IL DIGIUNO COLLETTIVO "PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE" PROPOSTO DAL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER I GIORNI 27 E 28 MARZO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Due giorni di astensione dal cibo e dalla parola (alcuni aderenti digiuneranno per tutte le 48 ore, altri ne faranno solo 24, altri ancora faranno digiuno del cibo per 48 ore e digiuno della parole per 24, ognuno secondo le proprie possibilita', in piena liberta').
Alcune persone hanno gia' comunicato che proseguiranno nei giorni successivi, iniziando una staffetta ideale, per cui l'azione nonviolenta di digiuno proseguira'. Chi intende aderire e' pregato di comunicarcelo, cosi' il suo nominativo verra' inserito nell'elenco che divulgheremo quotidianamente tramite il sito, la rete e la pagina facebook del Movimento Nonviolento. E' importante che questa nostra azione sia fatta conoscere.
Alcune semplici regole di comportamento per questo digiuno:
- stampare il comunicato stampa e diffonderlo alle persone che ci chiederanno conto del nostro agire e vorranno essere informati;
- avvisare la stampa locale dell'azione nonviolenta in corso.
L'astensione dal cibo per 24 o 48 ore non comporta nessun problema, ma e' bene bere piu' acqua del solito, ridurre l'attivita' fisica, riposare qualche ora in piu'. Il tempo risparmiato per pranzi e cene puo' essere impiegato per un raccoglimento personale o dedicato all'impegno nonviolento; l'astensione dalla parola richiede una certa disciplina; per i rapporti con gli altri si puo' utilizzare la scrittura; e' bene prepararsi un foglio che spiega il motivo del nostro silenzio.
"La nonviolenza e' la più grande forza di cui disponga l'umanita'" (M. K. Gandhi).
*
Allegato: Movimento Nonviolento: Un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare
Libia e Giappone, militare e nucleare: il Movimento Nonviolento attua e propone un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare. Un digiuno del cibo e della parola.
Libia e Giappone, militare e nucleare, sono due facce della stessa moneta.
Si fa la guerra, contro l'umanita' e contro la natura, per il potere energetico, per lo sviluppo infinito dei consumi. Quello che sta accadendo, in Giappone come in Libia, e' un segnale di allarme che dobbiamo cogliere. Tutti dicono che le cose vanno sempre peggio, che cosi' non si puo' andare avanti. Ci vuole un cambiamento.
Pace tra le persone e con la natura, di questo ha bisogno il mondo.
Noi del Movimento Nonviolento vogliamo iniziare con un'assunzione di responsabilita'. Mettiamo in campo un'iniziativa simbolica, ma concreta.
Un digiuno del cibo e della parola, un'azione semplice ma incisiva - se non altro su noi stessi - per riflettere sulla necessita' di rifiutare la violenza per scegliere la strada della nonviolenza.
Rinunciare a mangiare e' anche un modo per condividere le tante sofferenza e la fame che porta la guerra. Rimanere in silenzio e' anche un modo per evidenziare quanta violenza c'e' nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra eì la verita'): "operazione umanitaria" per nascondere che e' una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.
Iniziamo con un digiuno collettivo di 48 ore, sapendo che la nonviolenza e' contagiosa e altre azioni nonviolente seguiranno nei giorni successivi. Vogliamo con questo dare l'avvio ad un modo nuovo di "stare in piazza" e di concepire la politica.
Sappiamo bene che la guerra non si ferma con i digiuni. Vogliamo pero' richiamare l'attenzione sulla necessita' di prevenire la prossima, contrastando eserciti e armi che la renderanno possibile, e lavorando per costruire gli strumenti utili per veri interventi umanitari di pace.
Domenica e lunedi' 27 e 28 marzo, in molte citta' d'Italia (Verona, Trento, Venezia, Ferrara, Livorno, Genova, Brescia, Torino, ecc.) gli amici e le amiche della nonviolenza staranno senza cibo e senza parole per:
- opporsi alla guerra (e alla sua preparazione);
- opporsi al nucleare (votare si' al referendum);
- sostenere i Corpi Civili di Pace (veri strumenti di intervento umanitario);
- sostenere le energie rinnovabili (sole, vento, acqua sono doni gratuiti della natura);
- proporre una seria riflessione sulla nonviolenza, che e' la forza della verita'.
Il Movimento Nonviolento
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
Chi desidera partecipare e proseguire questa azione nonviolenta, singolarmente o in gruppo, nei modi e nei tempi che vorra', lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it
I nominativi e il calendario saranno diffusi tramite il nostro sito www.nonviolenti.org e nella pagina facebook del Movimento Nonviolento.
A chi pensa invece che questa proposta sia un'ingenuita', o che non serva a niente, proponiamo di provare, per un giorno solo, e capira' quanto costa fatica e quanto fa bene la nonviolenza.
4. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
5. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Joumana Haddad, Ho ucciso Shahrazad. Confessioni di una donna araba arrabbiata, Mondadori, Milano 2011, pp. 148, euro 10.
- Giuseppe Carlo Marino, Globalmafia. Manifesto per un'internazionale antimafia, Bompiani - Rcs Libri, Milano 2011, pp. 416, euro 11.
- Raimon Panikkar, Concordia e armonia, Mondadori, Milano 2010, pp. 158, euro 9.
*
Riedizioni
- Pietro Allegretti, Piero della Francesca, Skira-Rcs, Milano 2003, 2011, pp. 176, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 507 del 27 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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