Archivi. 60



 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 60 del primo marzo 2011

 

In questo numero:

1. Alcuni estratti dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" di agosto 2010

2. Se non ci si oppone alla guerra

3. Nicoletto Burbachini: C'era un certo signor di Portbandar

4. Opporsi alla guerra nell'unico modo possibile

5. Una commemorazione di Alfio Pannega in occasione della prima festa popolare del quartiere del Carmine a Viterbo il 24 luglio 2010

6. La guerra stragista e illegale ed il colpo di stato razzista

7. Guerra e razzismo, crimini contro l'umanita'

8. Tra i segni piu' turpi

9. Giobbe Santabarbara: La maggiore esperienza nonviolenta

10. La guerra che uccide

11. Severino Vardacampi: Una lettera al direttore

12. Giobbe Santabarbara: Breve litania della nonviolenza

13. Opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista

14. Elogio di Ibsen ad uso di alcuni pubblici amministratori di Caprarola e Ronciglione (e di qualche altra personcina ancora)

15. Ancora due crucci di un padre di famiglia

16. La guerra assassina, il colpo di stato razzista

17. Contro il razzismo dei governi italiano e francese intervengano Unione Europea ed Onu

18. Due catastrofi

19. Insorgere contro il colpo di stato razzista. Insorgere contro la guerra. Insorgere per la legalita' costituzionale. Insorgere per i diritti umani di tutti gli esseri umani

20. Fanatici (con un decalogo per gli smemorati)

21. Il governo del colpo di stato razzista

22. La truffa

23. Cessi il regime criminale della guerra e del colpo di stato razzista. Si torni alla legalita' costituzionale

24. Il punto

25. Insorgere contro la guerra

26. Contro la guerra e contro il razzismo

27. Compiuti dieci anni di "Nonviolenza in cammino"

28. Per Raimon Panikkar

29. Il colpo di stato razzista e la guerra assassina

 

1. MATERIALI. ALCUNI ESTRATTI DAI "TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO" DI AGOSTO 2010

 

Riproponamo alcuni estratti dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" di agosto 2010.

 

2. SE NON CI SI OPPONE ALLA GUERRA

 

Se non ci si oppone alla guerra non si costruisce la pace.

 

3. NICOLETTO BURBACHINI: C'ERA UN CERTO SIGNOR DI PORTBANDAR

[Ringraziamo il nostro vecchio amico Nicoletto Burbachini per questo intervento]

 

C'era un certo signor di Portbandar

con cui non si riusciva a litigar.

Girava ignudo, finiva carcerato,

ed abbatteva imperi, il disgraziato.

Quel mahatmatico signor di Portbandar.

 

4. OPPORSI ALLA GUERRA NELL'UNICO MODO POSSIBILE

 

C'e' un solo modo per opporsi alla guerra.

Cessare di prendervi parte. Smilitarizzare i conflitti. Disarmare. Proporre ed agire la politica della nonviolenza nello scenario delle relazioni internazionali.

Solo con una politica di pace, di antimilitarismo e di disarmo si contrasta la guerra e le stragi di cui essa consiste.

La nonviolenza, e solo la nonviolenza, appronta strumenti e strategie adeguate: dalla difesa popolare nonviolenta ai corpi civili di pace, dal percorso del transarmo alla scelta del disarmo unilaterale, dall'obiezione di coscienza alle spese militari fino alla riconversione dell'industria bellica a produzioni civili; abolendo il conflitto armato e sostituendolo con la cooperazione solidale, responsabile e liberatrice: nell'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, nella piena consapevolezza dell'unita' del genere umano.

Solo la pace salva le vite, solo la pace costruisce la giustizia.

Chi non si oppone alla guerra ne e' complice.

La guerra e' sempre la risorsa degli oppressori.

Chi non si oppone agli eserciti e alle armi e' gia' complice della guerra e dell'oppressione.

 

5. UNA COMMEMORAZIONE DI ALFIO PANNEGA IN OCCASIONE DELLA PRIMA FESTA POPOLARE DEL QUARTIERE DEL CARMINE A VITERBO IL 24 LUGLIO 2010

[Ricostruita a memoria, questa e' la trama delle principali riflessioni svolte a braccio nella commemorazione di Alfio Pannega in occasione della prima festa popolare del quartiere del Carmine a Viterbo il 24 luglio 2010.

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti]

 

1. Provo sempre un profondo imbarazzo quando mi si chiede di ricordare persone che ho conosciuto e che non sono piu' in vita. Poiche' so che l'altrui ricordo non puo' riuscire a rendere loro giustizia: perche' la memoria col tempo si affievolisce e si offusca, il ricordo per progressive rielaborazioni si semplifica e riduce, e quel che si narra gia' non e' piu' il ricordo sorgivo, ma via via sempre piu' il ricordo di cio' che si e' gia' narrato; e nel racconto si perde sovente l'essenziale di quel volto, di quella voce, di quell'incontro, di quella vicenda, di quel cammino. Cosi' accade che quella persona che abbiamo conosciuto vitale, sfaccettata, ricca di mille tratti cangianti e fin contraddittori, nel descriverla si finisce con l'intagliarla e ridurla a una maschera mortuaria, irrigidendola in un monumento di pietra sia pure dal gesto nobile e il volto olimpico, ma quella persona non era cosi', era anche infiniti altri gesti e parole e posture ed espressioni e relazioni e smarrimenti, in un rapporto col mondo che era mobile e vario, fluido e mutevole sempre.

Eppure non conosco altro modo per rendere omaggio a un vecchio amico e compagno di lotte e di ragionamenti che tenerne vivo il ricordo parlandone cosi', alla buona, con altri amici che lo conobbero - per lungo tratto di vita o in un breve incontro - e con tanti che non potranno conoscerlo piu' se non attraverso il racconto di chi resta.

E mi commuove che in questa prima festa popolare del quartiere del Carmine, promossa dal centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di cui Alfio e' stato l'anima, il nostro incontro che e' insieme di convivialita' e di riflessione si apra nel ricordo di Alfio Pannega, che molte persone che qui vivono conoscevano e amavano, e che sanno che per tutte loro Alfio aveva una parola amichevole, un motto frizzante, una solidarieta' sincera, un'amista' che neppure la morte cancella.

*

2. Mi e' capitato, come capita a tutti nella vita, di incontrare persone che mi hanno lasciato un dono impegnativo, che mi hanno recato un messaggio ineludibile; che mi hanno fatto sapere, capire qualcosa di decisivo, qualcosa che riguardava la mia stessa vita, qualcosa che mi ha aiutato a capire il mondo, a volere il bene e a lottare contro il male.

E poiche' sono ormai invecchiato anch'io, gia' molti di questi messaggeri il cui messaggio ho ascoltato e ha parlato al mio cuore sono morti. E per cosi' dire la loro morte mi impegna ad essere ora io stesso un testimone di quel loro messaggio, a tramandarne l'eco, il riverbero che ne ho trattenuto.

Se mi volgo indietro ricordo con infinita gratitudine tra questi messaggeri del bene che mi hanno parlato Primo Levi e Vittorio Emanuele Giuntella, che resistettero nel lager; ricordo Achille Poleggi e Sauro Sorbini, che sono la storia della Viterbo migliore, popolare e antifascista, repubblicana, socialista e libertaria, che hanno saputo combattere la menzogna e l'ingiustizia quando tanti, troppi altri cedevano; Alfio Pannega e' stato uno di questi messaggeri del bene, di questi messaggeri della verita', di questi testimoni della dignita' umana, di questi combattenti della buona battaglia.

*

3. Ho raccontato in altre circostanze alcuni aspetti della sua persona, ed alcuni episodi della nostra amicizia, che nel rimembrarli sempre mi commuovono; ma oggi non vorrei raccontare episodi solenni o patetici, aneddoti e detti esemplari.

Oggi vorrei semplicemente, sobriamente, in poche parole, condividere con voi la rievocazione di alcuni tratti del suo carattere di cui non sempre si sottolinea adeguatamente la fecondita' e la pregnanza.

E vorrei anche dire di una mia preoccupazione.

Ed infine vorrei altresi' esprimere un fermo mio convincimento, un'intima persuasione: che Alfio sia ancora segno di contraddizione ed appello alla lotta, testimonianza vivente del dovere di ogni essere umano di essere di aiuto all'umanita' intera, con il braccio e con il cuor - per dirla con il linguaggio dei libretti d'opera.

*

4. Innanzitutto vorrei ricordare questo tratto luminoso del suo carattere, che incantava chiunque lo incontrava sia pur per un attimo solo: la sua inesausta gioia di vivere.

Alfio Pannega era una persona felice, e non solo felice, ma allegra, a cui piaceva fare festa, giocare, ballare, godere di ogni innocente piacere. Sapeva scherzare e sapeva ridere anche di se stesso. Anche quando giocava il ruolo del burbero benefico sempre nelle sue uscite sentivi l'autoironia della persona che molte esperienze aveva attraversato e sa che tutte le persone hanno bisogno di tenerezza ed hanno diritto alla misericordia.

E cosi' non solo nelle amicizie era fedele fino all'abnegazione, ma nei confronti di chiunque - di chiunque, anche il viandante sconosciuto, anche l'ospite oscuro, e finanche la persona di cui a buon diritto si poteva diffidare o da cui si eran subiti torti - sapeva essere generoso, generoso di una generosita' incondizionata, felice dell'altrui felicita'.

Sapeva che la sua generosita' migliorava le altre persone, migliorava il mondo. Ed anche nei confronti di coloro che gli avevano fatto del male sapeva essere compassionevole: combatteva il male, e cercava di salvare le persone, di indurle ad elevarsi, a liberarsi dalla cattiveria, dalla cattivita'.

Era intransigente nel contrastare il potente che opprime, poiche' era fermo come una torre e duro come la pietra nell'opporsi al male, ma verso l'essere umano sempre sapeva trovare il modo di interloquire, con gentilezza soave.

Amava la vita ed era felice della sua vita, che non era stata una vita facile, una vita comoda, al contrario; ma era stata una vita nobile, una vita degna, una vita luminosa: era stata una vita di poverta', di lavori umili e faticosi, di duro sfruttamento subito, anche di indicibili stenti - per molti anni con la madre amatissima aveva abitato in una grotta -; ed anche di profonda ed amarissima incomprensione da pare di tanti che pur pretendevano di conoscerlo e di spacciarsi per suoi amici ed invece con i loro pregiudizi lo riducevano ad uno stereotipo astratto, a una maschera vuota, e ne sfruttavano la bonta' senza conoscerne e quindi senza riconoscerne i meriti e le virtu' grandi.

Ma questa sua vita di poverta' lui aveva saputo colmarla di mlle tesori: l'aveva colmata di amore, di generosita', di dignita' splendente, di morale e civile virtu'; di antifascismo come scelta e modo di vita, di resistenza ad ogni ideologia della menzogna e ad ogni prassi dell'oppressione; di "ironia che resiste e contesa che dura" per dirla con le parole del poeta della Verifica dei poteri.

Era una vita spoglia, essenziale, ed insieme ricca, preziosa. Una vita orgogliosamente proletaria, orgogliosamente antifascista, orgogliosamente nonviolenta.

La vita di un essere umano cosi' come l'umanita' dovrebbe essere.

*

5. E insieme al suo amore per la vita vorrei ricordare il suo inesauribile amore per il mondo: tutto il mondo, tutta la vita, tutte le persone, tutte le creature viventi. In un atteggiamento di appassionata meraviglia, di franca gratitudine, di intimo dialogo.

In primo luogo, un inesauribile amore per la bellezza della natura. Che conosceva cosi' intimamente per esperienza concreta e per meditazione profonda, per studi condotti sui libri e soprattutto per studo condotto nella relazione vitale, a tu per tu, col gran libro dell'universo. Ed e' indimenticabile la sua profonda, vibratile empatia, oltre che con le persone, con gli animali, e con le piante.

In secondo luogo, un inesauribile amore per il lavoro umano, per la perizia, l'arte dell'artigiano, il mestiere di chi sa fare le cose e delle cose e del mondo sa prendersi cura. E conosceva tutti i mestieri e si era cimentato in tutte le prove: aveva la sapienza del contadino, dell'operaio e dell'artigiano, di chi sapeva seminare e accudire le piante e parimenti sapeva riciclare tutti gli scarti della societa' dei consumi.

In terzo luogo, un inesauribile amore per il sapere come esito prezioso di tutte le esperienze di tutti gli esseri umani della storia del mondo.

Ed in quarto luogo e conclusivamente vorrei ricordare il suo inesauribile amore per la poesia, che sapeva cogliere ovunque.

Il giorno della sua scomparsa, quando al culmine del dolore e dello smarrimento gli amici piu' stretti ci incontrammo al centro sociale per le tristi incombenze dei funerali, nell'annuncio mortuario poi affisso per le vie della citta' a caratterizzarlo queste due parole volemmo fossero scritte insieme al suo nome: compagno e poeta.

*

6. Quest'uomo e' stato, per me e per molti, un maestro di verita' e di virtu'. E tale resta, anzi confido che nel corso del tempo sempre piu' la citta' si rendera' conto di questo suo magistero esercitato nell'umilta' e nella condivisione, nella poverta' e nell'ospitalita', senza cattedre e senza prosopopea. Senza opprimere nessuno, ed anzi a tutti recando soccorso ogni volte che ne ebbe la possibilita'.

Alfio Pannega e' stato maestro di un'etica della resistenza, della responsabilita' e del prendersi cura degli altri.

Maestro di un'etica, una pratica dell'ospitalita' e della generosita'.

Maestro di un'etica, una pratica dell'opposizione nitida e intransigente all'ingiustizia.

Maestro di un'etica, una pratica della solidarieta' egualitaria.

Maestro di un'etica, una pratica della compassione attiva e degnificante.

E tutto cio' nella piu' limpida semplicita', esercitando nell'essenzialita' che e' propria dei poveri una benevolenza, una compassione senza limiti. Che molti frutti continuera' a dare ancora.

*

7. Accennavo all'inizio, e voglio ora dirlo in modo piu' ampio e articolato, che certo si corre il rischio di mummificare Alfio, di irrigidirlo in una maschera, in un monumento muto, in una immaginetta devozionale; il rischio di pietrificarlo, di raggelarlo, e quindi di spegnerlo ed imprigionarlo in una posa, lui che volle sempre essere libero come il vento.

E poiche' per tutta la sua vita ha dovuto subire questa pretesa di ridurlo a bozzetto strapaesano, a figurina oleografica, almeno noi quel medesimo errore, sia pure con intenti e in direzione opposti, non dobbiamo commetterlo.

E ad esempio trovo che non gli renda giustizia monumentalizzarlo, impagliarlo nel ruolo di "poeta" facendo riferimento solamente ai versi che ci ha lasciato, alle improvvisazioni a braccio (con l'arte dei poeti popolari delle nostre campagne - Alfio era uno di loro -, che cantano ottave perfette nel metro, nella lingua e alla scuola dei poemi cavallereschi quattro-cinquecenteschi), alle declamazioni dei classici che piu' amava - Dante su tutti -: certi tratti legnosi, meccanici, del suo declamare i classici che amava e del suo improvvisare a voce o scrivere versi, non gli rendono giustizia; la poesia di Alfio e' stata molto piu' che nelle sue liriche (alcuni tratti delle quali io trovo sublimi) nelle sue scelte di vita, nell'esempio che ha dato costante; certo, ora ci restano quelle poche poesie (la maggior parte delle quali raccolte anni fa in un ciclostilato e quest'anno in un volume a stampa che molto lo rese felice negli ultimi mesi di vita), qualche intervista e qualche registrazione - perlopiu' casuale - di sue declamazioni e suoi interventi a iniziative diverse; ma io credo che un piu' fedele ritratto di Alfio e della sua prassi poetica - e della sua azione educativa e civilizzatrice - lo avremo quando le persone che hanno vissuto con lui in questi diciassette anni di centro sociale occupato autogestito avranno composto il mosaico delle loro testimonianze in forma di autoanalisi popolare (la formula di Danilo Dolci, il grande combattente e maieuta nonviolento) restituendo ognuna l'immagine di Alfio che ha colto e condiviso, a formare collettivamente un piu' adeguato ritratto dell'uomo, del compagno di lotte, del poeta integrale.

Cosi' come non gli rende giustizia, ma anzi a me sembra lo umili se proposto come totalizzante e decontestualizzato, lo stereotipo del linguaggio colorito e il repertorio delle frasi celebri. Certo, Alfio aveva anche un linguaggio colorito, e certe sue frasi lapidarie agevolmente, agilmente s'incidevano nella memoria degli interlocutori e - passando di bocca in bocca - nella memoria collettiva e nell'immaginario mitico della citta'. Ma quel linguaggio colorito era solo il prestito espressivo dell'ambiente in cui aveva vissuto; nella sua anima e nelle sue amicizie e nei suoi gesti e nelle sue scelte parlava anche e innanzitutto una lingua raffinata e sobria, nitida e rigorosa, quella di Dante, e attraverso Dante la lingua di Francesca e di Farinata e di Ulisse e di Ugolino come Dante ce li ha consegnati: una lingua volta a volta dolce e dolente, e solenne ed eroica, la lingua che nel suo stesso dirsi esorta alla virtu' e alla conoscenza, ed amorevolmente si piega a confortare tutti i feriti dalla vita, e ad indicare la venusta' del mondo e di ogni persona che in esso e' vissuta, vive e vivra'.

*

8. E adesso vorrei dire di quella che per me e' la chiave interpretativa privilegiata per cogliere il miracolo della vita e dell'opera di questa persona, e rivelare quello che sovente mi accade di percepire essere un segreto inaspettato per tante persone che pur credevano di conoscerlo questo uomo buono e schivo, generoso e modesto nel suo fare il bene: la sua consapevolezza politica.

La sua consapevolezza politica, e la sua acutezza politica, la sua capacita' di comprensione politica del mondo e dei compiti dell'ora, dei doveri di ogni persona decente.

So che molti stentano a crederlo quando lo dico (e magari sospettano che io inconsciamente o strumentalmente proietti in lui qualcosa di mio, che e' nel mio essere e sentire piuttosto che nella persona al cui ascolto mi collocai, con cui interloquii da pari, e di cui qui parlo), ma Alfio Pannega e' stato un militante politico straordinariamente consapevole. Certo, a modo suo e nelle forme in cui le sue scelte di vita e le condizioni in cui ha vissuto glielo hanno consentito.

Or mi sovviene, e qui vorrei narrare, un'antica conversazione, credo degli anni '70 o '80, quando scoprii quale Alfio Pannega autentico si celasse sotto la scorza dell'Alfio Pannega della vulgata e dell'immaginario collettivo. Mi capito' di poterci parlare a quattr'occhi per ore una volta, la prima volta, e mi si squaderno' la ricchezza e la complessita' di idee e la finezza di comprensione e di interpretazione dell'uomo.

Ci conoscevamo gia', ma per me allora lui era solo quel personaggio storico della Viterbo popolare cosi' come veniva rappresentato nello stereotipato discorso comune: un personaggio commovente nella sua profonda umanita', ma cui non si prestava ascolto a lungo; ed io ero all'epoca un militante e - chiedo venia - dirigente politico della sinistra, non solo autorevole per rigore morale e capacita' organizzative e di leadership, ma cui si riconosceva - come dire - grande cultura e un temibile acume.

Ebbi allora la fortuna e l'intelligenza di voler lungamente parlare con Alfio, di volerlo ascoltare davvero e davvero discuterci; non per sentirmi ripetere l'aneddotica di cui solitamente veniva richiesto, ma per ragionare con lui - come si dice - "della vita e della morte", del senso e dei fini del nostro politico agire di militanti egualitari, solidali, accudenti, rivoluzionari quindi.

Seppi da allora e non dimenticai piu' che l'approccio paternalistico con cui molti gli si accostavano era un errore e un oltraggio, che quell'uomo era non solo un militante consapevole del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', ma che le sue stesse scelte di vita, pur cosi' fortemente condizionate dalle condizioni oggettive di oppressione di classe, erano altresi' scelte reali, ovvero volizioni autentiche: scelte di resistenza, antifascismo in atto, rivoluzione socialista e libertaria che comincia, spirito dell'utopia e principio speranza che si fa ortopedia del camminare eretti - per usare le formule di Ernst Bloch -, la speranza egualitaria e liberatrice cosi' come l'avevano pensata e praticata Spartaco e Rosa Luxemburg e Franco Basaglia. E, last but not least, che la qualita' della sua riflessione politica era di un elevato livello morale ed intellettuale, assai al di sopra delle formule pappagallescamente ripetute all'epoca da tanti che s'impancavano a guide e profeti e poi si e' visto che fine hanno fatto nel gran teatro del mondo e nella palude della societa' dello spettacolo e del generalizzato asservimento.

Io so che Alfio Pannega, quali che fossero i suoi limiti esperienziali ed espressivi, e' stato un militante del movimento operaio di una profondita' di sguardo e di una saldezza di giudizio che coloro che pretendevano di rappresentarlo neppure si sognavano.

*

9. Ma detto questo ancora una cosa mi resta da dire, ed e' quella che per me conta di piu', e che ho gia' ripetuto cosi' tante volte che forse per molte persone che mi ascoltano oggi sara' noiosa: e' accaduto ad Alfio un miracolo che non a tutti capita: di aver vissuto per cosi' dire due vite; a un certo punto, gia' anziano, la sua vita ha avuto l'occasione di un mutamento radicale: quando pareva gia' condannato a una vecchiaia di stenti e di solitudine, di malanni crescenti e di crescente vuoto e di incombente istituzionalizzazione, avvenne che di colpo si trovo' intorno tante persone con cui condivise gli ultimi due decenni di vita in un rapporto di straordinaria vicinanza e intensita'.

Non si tratto' di una metamorfosi nel suo modo di essere, poiche' resto' vieppiu' se stesso, ma di un'intensificazione profonda e di una vasta apertura relazionale si', poiche' ebbe finalmente modo di esprimersi in un contesto capace di comprenderlo, di riconoscerlo, e di porsi alla sua scuola. Senza paternalismi, senza subalternita', in eguaglianza di dignita' e di diritti, e proprio per questo naturalmente riconoscendo ad Alfio un magistero, una saggezza, una sapienza, un'autorevolezza che precedentemente gli era stata tenacemente negata da una citta' sorda e stordita.

Era l'11 luglio 1993, e con l'occupazione dell'ex-gazometro nella Valle di Faul, un'area abbandonata confinante con la minuscola casa di Alfio, Alfio entro' trionfalmente nella vita dei giovani e meno giovani occupanti, e loro entrarono nella sua.

Alfio divenne il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" ed il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" divenne Alfio. Non fu un processo ovvio, ne' lineare, ma sempre piu' l'esperienza di un uomo d'eta' e d'infinite odissiache e qoheletiche vicissitudini a lungo emarginato, e l'esperienza di un gruppo di giovani fiduciosi e ribelli, divennero una cosa sola: un'esperienza di solidarieta' e di lotta per i diritti che da allora ad oggi e' stata e resta - tra mille difficolta', limiti e contraddizioni, certo - una delle cose piu' appassionanti di questa citta'.

E non c'e' bisogno che io qui ricordi adesso le sue ultime lotte per i diritti di tutti: sono lotte che la gente del Carmine conosce bene, perche' sono le stesse che ogni giorno chi vive in questo quartiere popolare deve combattere: per un ambiente vivibile, per il diritto al lavoro, alla casa, all'assistenza, alla salute, al sapere, al rispetto della dignita' propria e di tutti. Sono le lotte della gente del Carmine, sono le lotte del centro sociale, sono le lotte dell'umanita' intera.

*

10. E questo discorso non si conclude quindi in tono elegiaco e dimesso, nello smorzarsi della voce, acquietandosi, e per cosi' dire consegnando Alfio al silenzio. Al contrario, questo discorso si conclude in forma di rivendicazione e di appello, di enunciazione di una contraddizione - che e' sociale e politica - e di invito all'arduo operare per il bene comune, alla lotta contro l'iniquita' e le strutture di dominio in cui essa si deposita e cristallizza a gravare sulla vita degli esseri umani.

Alfio Pannega e' ancora segno di contraddizione, spina nella carne, appello alla lotta.

La sua memoria convoca e scuote. La sua figura interpella al giudizio e all'azione collettiva solidale e liberatrice.

A chi vorrebbe inchiodarlo nel silenzio dei trapassati, noi diciamo che Alfio ha vissuto ed e' morto da persona felice perche' giammai arresa alla menzogna e all'ingiustizia, da persona generosa e quindi non riconciliata, costruttrice di pace e quindi non pacificata. Una persona mai rassegnata, mai silenziata. Un resistente.

La memoria di Alfio e' la memoria di un combattente nonviolento contro l'oppressione di classe, contro il razzismo, contro la devastazione della biosfera.

Non permettiamo che sia dimenticato, e non permettiamo che la sua memoria sia sfigurata.

Se permettessimo che la sua testimonianza e la sua lotta finissero con la sua scomparsa, allora e solo allora sarebbe morto per sempre, e il senso e l'impegno e la speranza della sua vita e della sua lotta e del suo insegnamento sarebbero per sempre annichiliti.

Queste cose in questa piazza in questa giornata di convivialita' metteva conto che fossero dette, perche' questa festa popolare, come Alfio l'avrebbe voluta e come i suoi compagni del centro sociale l'hanno organizzata insieme a tante persone del quartiere alle quali anch'io esprimo la mia gratitudine, non e' una festa dell'oblio e dello stordimento, ma una festa della coscienza e della conoscenza, del riconoscimento e della riconoscenza.

Alfio e' ancora un nostro maestro. Alfio e' ancora un nostro compagno. Alfio e' ancora vivo finche' tu resisti.

 

6. LA GUERRA STRAGISTA E ILLEGALE ED IL COLPO DI STATO RAZZISTA

 

La partecipazione italiana alla guerra afgana coinvolge il nostro paese in un crimine contro l'umanita'; e del nostro ordinamento giuridico viola la legge fondamentale: la Costituzione della Repubblica Italiana.

Ed il colpo di stato razzista portato a compimento dal governo Berlusconi ha reintrodotto nel nostro paese espliciti elementi di nazismo: la persecuzione razzista condotta con una ferocia e una freddezza abominevoli, mentre la generalita' della popolazione nativa, narcotizzata dai media e resa complice del ritorno hitleriano, neppure si accorge di quale crimine si stia consumando nei confronti di milioni di innocenti. Un crimine di cui un giorno tutti noi italiani saremo chiamati a dover rendere conto, se non ci battiamo contro di esso.

*

Contro la guerra e contro il razzismo occorre insorgere.

In difesa della legalita' costituzionale e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Con la forza della verita'.

Con la scelta della nonviolenza.

Vi e' una sola umanita'.

 

7. GUERRA E RAZZISMO, CRIMINI CONTRO L'UMANITA'

 

E tu fai parte dell'umanita'.

E tu a questi crimini hai il dovere di opporti.

Con la forza della verita'. Con la scelta della nonviolenza.

 

8. TRA I SEGNI PIU' TURPI

 

Tra i segni piu' turpi del trionfo del colpo di stato razzista nel nostro paese vi e' anche il pervasivo, contaminante infiltrarsi del razzismo - e particolarmente dell'antisemitismo - nella koine' della stessa area che pretende di proclamarsi democratica, progressista e finanche pacifista.

Anche in essa mostruosamente sempre piu' si accetta la retorica antisemita, il linguaggio hitleriano, e l'ideologia totalitaria e assassina da essi veicolata; fin nei movimenti di solidarieta' internazionale, per i diritti e la liberazione dei popoli.

Taluni, anzi molti, pensando di contribuire alla causa del popolo palestinese si lasciano infliltrare ed infeudare, alienare e asservire dal linguaggio, dalla propaganda, dall'ideologia nazista.

Cosi' non si aiuta il popolo palestinese, e si diviene eredi e complici degli esecutori e dei favoreggiatori della Shoah.

Nessuno dimentichi che il ventre della bestia nazista, come scriveva Brecht, e' ancora fecondo.

E nessuno dimentichi che la persecuzione antiebraica non si e' limitata a quel suo orribile culmine nell'abominevole fase hitleriana, ma ha avuto una storia bimillenaria e dimensioni massive, ed ha avuto nell'Europa prima imperial-romana, poi cristiana, poi anche specificatamente razzista (sulla base di farneticazioni pseudoscientifiche) il suo bimillenario carnefice.

*

Occorre certo contrastare la politica scellerata del governo di Israele nei confronti del popolo palestinese. Ma occorre difendere con uguale determinazione il diritto di Israele e della sua popolazione a esistere.

Occorre impegnarsi per la nascita dello stato palestinese indipendente e democratico. Ed occorre impegnarsi perche' cessi ogni minaccia di distruzione nei confronti dello stato di Israele.

*

Occorre difendere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani. In primo luogo il diritto a non essere uccisi.

Occorre contrastare ogni forma di razzismo, di pregiudizio, di persecuzione.

Occorre contrastare il nazismo che torna, quali che siano i suoi camuffamenti.

Vi e' una sola umanita'.

 

9. GIOBBE SANTABARBARA: LA MAGGIORE ESPERIENZA NONVIOLENTA

 

E' il femminismo la maggiore esperienza nonviolenta nel corso della storia dell'umanita'.

Se non si parte dalla prassi e dalla riflessione del movimento di liberazione delle donne, non si da' nonviolenza, non si da' civilta', non si da' speranza di futuro e di dignita' per l'umanita' intera.

 

10. LA GUERRA CHE UCCIDE

 

La guerra uccide.

C'e' un solo modo per far cessare le stragi.

Cessare di fare la guerra.

Costruire la pace con mezzi di pace.

 

11. SEVERINO VARDACAMPI: UNA LETTERA AL DIRETTORE

 

Sovente leggendo le utilissime interviste che Paolo Arena e Marco Graziotti stanno realizzando in queste settimane e che questo foglio pubblica, mi chiedo in quale mondo vivano taluni degli intervistati.

Nel mio, che e' questo mondo di orrori inenarrabili, la nonviolenza puo' essere una cosa sola: la lotta contro la violenza.

La lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro la violenza.

Tutte le chiacchiere sulla nonviolenza che dimenticano questo dato di realta' sono nulla, e peggio che nulla: sono complicita' col male.

La nonviolenza oggi qui e' l'opposizione alla guerra afgana.

La nonviolenza oggi qui e' l'opposizione al colpo di stato razzista.

La nonviolenza oggi qui e' l'opposizione al femminicidio, e all'ordine maschilista e patriarcale che e' il fondamento primo di ogni altro orrore negando la medesima dignita' umana e i medesimi umani diritti a meta' del genere umano.

Talune accademiche dissertazioni sulla nonviolenza serviranno forse a far carriera nella societa' dei cannibali; ma la nonviolenza e' un'altra, opposta cosa.

E' la lotta contro la violenza, compagni.

 

12. GIOBBE SANTABARBARA: BREVE LITANIA DELLA NONVIOLENZA

 

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.

La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.

La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.

La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.

La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.

La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.

La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.

La nonviolenza non e' il colpo di carambola.

La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.

La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.

La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.

La nonviolenza non e' la sala dei professori.

La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.

La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.

La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.

La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.

La nonviolenza non e' il vestito di gala.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.

La nonviolenza non e' il film al rallentatore.

La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.

La nonviolenza non e' il buco senza la rete.

La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.

La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.

La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.

La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

 

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.

La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.

La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.

La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

 

13. OPPOSIZIONE NONVIOLENTA ALLA GUERRA E AL COLPO DI STATO RAZZISTA

 

Questo dovrebbe essere il cuore della riflessione morale oggi in Italia: l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.

Questo dovrebbe essere il cuore del dibattito civile oggi in Italia: l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.

Questo dovrebbe essere il cuore dell'agire politico oggi in Italia: l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.

Se non ci si oppone alla guerra assassina, se non ci si oppone al colpo di stato razzista, la barbarie ha gia' vinto.

 

14. ELOGIO DI IBSEN AD USO DI ALCUNI PUBBLICI AMMINISTRATORI DI CAPRAROLA E RONCIGLIONE (E DI QUALCHE ALTRA PERSONCINA ANCORA)

 

Che cosa vuol dire la frequentazione dei classici.

Se certi pubblici amministratori di Caprarola e di Ronciglione, i comuni che si affacciano sul lago di Vico, avessero letto o visto rappresentare quell'opera del grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen dal titolo "Nemico del popolo" forse non avrebbero dato in questi mesi lo spettacolo in cui si sono a piu' riprese esibiti.

Perche' cio' che sta accadendo cola' per piu' versi ricorda quella vicenda, giacche' sovente - mi pare lo rilevasse Oscar Wilde - la realta' imita l'arte.

*

E cio' che sta accadendo e' che chi ha a cuore la salute della popolazione e il risanamento dell'ambiente da tempo sta richiamando l'attenzione delle autorita' sulla grave situazione delle acque del lago di Vico, ed invece taluni amministratori irresponsabili, e le trombette loro, pretendono che "tutto va bene, madama la marchesa", quando invece non solo non va tutto bene, ma la situazione delle acque del lago e' cosi' grave da richiedere interventi urgenti ed impegnativi, ed a tal fine una corale, responsabile e adeguata azione di tutte le istituzioni variamente competenti.

*

Tutti gli amministratori locali dei due comuni vicani farebbero bene ad essere grati a chi - come la prestigiosa "Associazione italiana medici per l'ambiente" - ha dato un contributo di conoscenza e di orientamento alle istituzioni, e farebbero bene ad ascoltarne le sagge e scientificamente rigorose proposte di intervento, invece di piantare la testa nella sabbia e cercar di negare che un problema vi sia (con paralogismi che avrebbero fatto inorridire Karl R. Popper sotto il profilo metodologico, e fanno effettualmente inorridire sotto il profilo pratico ogni persona ragionevole - quand'anche non cultrice di studi epistemologici). Anche perche' che un problema vi sia lo confermano inequivocabilmente ed irrefutabilmente fior di documenti di pubblico dominio dei servizi pubblici e delle pubbliche istituzioni, documenti che nessuna cicalata da bar dello sport puo' mettere seriamente in discussione.

*

E sia detto en passant: leggere Ibsen - a cominciare da "Casa di bambola" - farebbe un mare di bene anche a tante altre persone.

 

15. ANCORA DUE CRUCCI DI UN PADRE DI FAMIGLIA

 

La partecipazione militare italiana alla guerra afgana. Mi guardo le mani e sono sporche di sangue.

Il colpo di stato razzista. Come ho potuto non impedirlo?

 

16. LA GUERRA ASSASSINA, IL COLPO DI STATO RAZZISTA

 

Questo orrore

La guerra assassina, il colpo di stato razzista.

Cosa aspetta il popolo italiano a sollevarsi, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, contro la guerra e il razzismo?

La guerra assassina, il colpo di stato razzista.

Cosa aspetta il popolo italiano a sollevarsi, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della legalita' costituzionale e dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

La guerra assassina, il colpo di stato razzista.

Questo orrore.

 

17. CONTRO IL RAZZISMO DEI GOVERNI ITALIANO E FRANCESE INTERVENGANO UNIONE EUROPEA ED ONU

 

Dopo il colpo di stato razzista in Italia, in Francia il governo attua la persecuzione e la deportazione dei rom.

Il razzismo dilaga nelle politiche imposte da funesti governi che sistematicamente violano i diritti umani.

*

Occorre che l'Unione Europea intervenga nei confronti della Francia e dell'Italia: che faccia cessare le deportazioni dalla Francia; che convinca il governo e il parlamento italiano a recedere dal colpo di stato razzista e ad abrogare le misure razziste che stanno facendo scempio di tante vite umane innocenti, di dignita' e diritti, e della stessa civilta' giuridica.

*

E non solo l'Unione Europea: occorre che anche l'Onu attraverso le sue agenzie ad hoc, ma anche con un esplicito pronunciamento delle sue istanze e rappresentanze piu' alte: l'Assemblea generale, il Consiglio di sicurezza, il Segretario generale, si pronunci e richiami ogni stato al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e ad abrogare ogni misura razzista.

 

18. DUE CATASTROFI

 

La prima e' la guerra. E la partecipazione italiana alla guerra, illegale e insensata. E l'assenza nel nostro paese di una adeguata opposizione alla guerra. E quindi la ripugnante complicita' di massa con il mostruoso crimine contro l'umanita' che in Afghanistan ogni giorno miete vittime, ed adesca e trascina e travolge tutto il mondo al riarmo e al bellum omnium contra omnes, ovvero al trionfo della barbarie, ovvero alla fine della civilta', ovvero a un'apocalittica carneficina.

E' la nonviolenza che deve chiamare alla lotta contro la guerra.

E' dovere di tutte le persone amiche della nonviolenza chiamare all'insurrezione morale e civile contro la guerra terrorista e assassina; un'insurrezione morale e civile per la legalita' che salva le vite.

Un'insurrezione nonviolenta, con la forza della verita', in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

*

La seconda e' il colpo di stato razzista: avviato sul finire del secolo scorso con la riapertura in Italia del campi di concentramento, e portato a compimento dall'attuale governo hitleriano con le misure naziste imposte lo scorso anno al nostro paese per perseguitare e massacrare a man salva immigrati, viaggianti, i piu' poveri dei poveri; per ridurre in schiavitu' esseri umani innocenti. Il colpo di stato razzista, e la ripugnante complicita' di massa dei nativi con i nazisti al governo.

Ed anche contro il colpo di stato razzista e' la nonviolenza che deve chiamare alla lotta.

E' dovere di tutte le persone amiche della nonviolenza chiamare all'insurrezione morale e civile contro il colpo di stato razzista, terrorista e assassino; un'insurrezione morale e civile per la legalita' che salva le vite.

Un'insurrezione nonviolenta, con la forza della verita', in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

*

Chi non si oppone alla guerra assassina, chi non si oppone al colpo di stato razzista, di cosa pretende di parlare?

E' l'ora dell'insurrezione nonviolenta, per la legalita' contro il crimine, per la civilta' contro la barbarie, per la vita contro la morte, per l'umanita' contro la disumanita'.

 

19. INSORGERE CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA. INSORGERE CONTRO LA GUERRA. INSORGERE PER LA LEGALITA' COSTITUZIONALE. INSORGERE PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

 

Insorgere contro il colpo di stato razzista.

Insorgere contro la guerra.

Insorgere per la legalita' costituzionale.

Insorgere per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Con la forza della verita'.

Con la scelta della nonviolenza.

 

20. FANATICI (CON UN DECALOGO PER GLI SMEMORATI)

[Riproponiamo questo vecchio intervento]

 

Sono uno di quei "fanatici" (questa la graziosa definizione di uno che se ne intende) che tra il 1977 e il 1987 si opposero alla follia nucleare.

Come tante altre persone - gente comune ed autorevoli scienziati - ero a Pian dei Cangani (il luogo in cui doveva sorgere la centrale nucleare di Montalto di Castro) alla "festa della primavera" del '77 che fu la prima grande manifestazione antinucleare; e nell'87 ero ancora li' all'ultima manifestazione di blocco dei cancelli del cantiere nucleare, e fui investito ahime' dall'ultima carica di quella vicenda (che speravo conclusa per sempre, ed invece al peggio non c'e' mai fine).

Sono cose vecchie, del secolo scorso. Molti hanno dimenticato, e alcuni non erano nati.

Sara' allora forse opportuno ricordare due o tre cose che erano chiare allora e dovrebbero esserlo anche oggi.

1. Non esiste il nucleare sicuro.

2. La realizzazione di centrali nucleari implica la militarizzazione del territorio e della societa'; devasta l'ambiente, l'economia, la politica e la cultura. Ne sappiamo qualcosa noi che viviamo nell'Alto Lazio.

3. Finanziare il nucleare significa non finanziare le fonti rinnovabili, che sono la prima necessita' e la massima urgenza.

4. A fermare la follia nucleare in Italia non fu il "fanatismo ecologico di una parte politica" come amenamente proclama oggi un barzellettiere che aspira alla dittatura, ma la volonta' del popolo italiano legittimamente espressa in un referendum.

5. Il nucleare militare e quello cosiddetto civile (e tra le due produzioni non vi e' una vera soluzione di continuita') hanno gia' fatto morire fin troppe persone.

6. Preferiremmo vivere, e lasciare alle generazioni future un mondo vivibile.

7. A tutto cio' si aggiunge certo anche la diseconomicita' del nucleare; ma anche se fosse economicamente vantaggiosa per chi ne trarrebbe profitti, questo giustificherebbe una scelta criminale?

8. A tutto cio' si aggiunge anche la questione delle scorie. Non risolta, perche' non risolvibile. L'unico modo per gestirle in sicurezza e' non produrle affatto.

9. A tutto cio' si aggiunge infine la possibilita' di utilizzare gli impianti stessi come arma di distruzione di massa (ad esempio con attacchi terroristici contro di essi - e l'orrore dell'11 settembre 2001 ha dimostrato una volta per sempre che non esistono luoghi inattaccabili).

10. E per non farla troppo lunga, ci sarebbe anche qualche buon libro da leggere: come quelli di Guenther Anders, o Preghiera per Cernobyl di Svetlana Aleksevic. Tu li leggi, e decidi in scienza e coscienza di farla finita per sempre con la follia nucleare.

 

21. IL GOVERNO DEL COLPO DI STATO RAZZISTA

 

Il governo del colpo di stato razzista e' ipso facto un governo fuorilegge, avendo violato la Costituzione della Repubblica Italiana ed i fondamenti stessi dello stato di diritto.

Occorre ottenere le dimissioni del governo del colpo di stato razzista; e non attraverso una congiura di palazzo, ma attraverso una insurrezione nonviolenta del popolo italiano in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dimissioni immediate del governo hitleriano della guerra e del razzismo, delle stragi e delle persecuzioni, dell'anomia e della barbarie.

Viva la Costituzione della Repubblica Italiana.

 

22. LA TRUFFA

 

Quanti soldi pubblici sono gia' stati sperperati in questi ultimi anni con la truffa del mega-aeroporto a Viterbo?

Sarebbe ora di tirare le somme.

*

Da alcuni anni una spregiudicata lobby speculativa di estrema destra ha coinvolto quasi l'intero ceto politico ed amministrativo locale nel tentativo di realizzare a Viterbo nel cuore della preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.

E, ripetiamolo ancora una volta, la realizzazione del mega-aeroporto nel cuore dell'area del Bulicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze: a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; f) uno sperpero colossale di soldi pubblici; g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.

*

Ormai quell'operazione speculativa e vandalica intesa a realizzare un'opera insensata e illegale e' stata definitivamente smascherata.

Grazie, giova dirlo, a tre anni di opposizione popolare, di crescente coscientizzazione, di acclaramento della verita'; tre anni di un impegno civile sempre piu' condiviso che ha saputo contrastare sia una propaganda mistificante e menzognera, sia le manovre corruttive (su alcune concrete manifestazioni delle quali e' gia' stata avviata un'inchiesta della magistratura), sia l'insipienza ed irresponsabilita' di tanti pubblici amministratori.

Tre anni di impegno per il bene comune con la forza della verita' hanno impedito la realizzazione del mega-aeroporto folle e criminale e l'irreversibile devastazione dell'area del Bullicame.

Ma questo ovviamente non basta: si tratta ora di premere anche affinche' le istituzioni pubbliche rendano impossibili analoghi tentativi in futuro; e la prima cosa da fare a tal proposito e' l'istituzione del "parco naturalistico, archeologico e termale del Bullicame" che tuteli e valorizzi in modo adeguato l'area.

*

Ma occorre anche dell'altro.

Poiche' in questi anni sono state gia' sperperate pubbliche risorse in pro di un'operazione speculativa, avvelenatrice, truffaldina, palesemente immorale ed illecita. Occorre quindi fare piena luce. Ed occorre ricostruire responsabilita' e complicita'. Su alcuni specifici episodi concernenti modifiche dello status urbanistico di aree all'affare del mega-aeroporto connesse la magistratura penale ha gia' avviato un procedimento per corruzione a carico di amministratori e dirigenti del Comune di Viterbo. Ma non vi e' stato solo questo.

Quante iniziative di propaganda mistificante sono state finanziate con soldi pubblici?

Quanti atti pubblici sono stati fondati sul presupposto della malafede, della mistificazione e della menzogna?

Quante cariche, quanti incarichi, sedute, trasferte, atti, manifestazioni, documenti e strumenti sono stati finanziati con pubblici denari al fine di favoreggiare un'operazione speculativa, nociva e devastante palesemente contra legem come la realizzazione del mega-aeroporto?

E ancora: quanti interventi necessari ed urgenti per opere pubbliche veramente di pubblica utilita' non sono stati realizzati perche' si e' preferito concentrare l'azione amministrativa su un obiettivo insensato ed illegale come il mega-aeroporto?

Per non dire delle promesse clientelari e dell'inganno di tanti ingenui e disinformati cittadini, col conseguente condizionamento degli esiti delle consultazioni elettorali degli ultimi anni a Viterbo.

*

Occorre ora che coloro che si sono resi responsabili del pasticciaccio brutto del mega-aeroporto siano chiamati a rendere conto del loro operato.

Occorre che quanti sono venuti meno ai loro doveri di amministratori pubblici e di pubblici ufficiali, che per corruzione, o anche solo per insipienza ed irresponsabilita', sono stati complici di una tanto grave e tanto grottesca operazione speculativa e truffaldina, vandalica e inquinante, sperperatrice e corruttiva, si dimettano dalle cariche pubbliche di cui hanno palesemente abusato in questa squallida vicenda.

Ed occorre finanche contabilizzare il danno erariale accertabile ed imporre di risarcire la collettivita' a quanti avendone piena contezza hanno ordito o favoreggiato un'operazione evidentemente insensata e scellerata.

 

23. CESSI IL REGIME CRIMINALE DELLA GUERRA E DEL COLPO DI STATO RAZZISTA. SI TORNI ALLA LEGALITA' COSTITUZIONALE

 

Cessi il regime criminale della guerra e del colpo di stato razzista.

Si torni alla legalita' costituzionale.

Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.

Insorgere per risorgere.

Vi e' una sola umanita'.

 

24. IL PUNTO

 

Il punto non e': comodamente predisporsi ad opporsi in futuro alle nuove misure razziste annunciate dal ministro dell'interno.

Il punto e': insorgere adesso - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - contro il colpo di stato razzista gia' avvenuto.

Da un anno viviamo in un regime hitleriano, di cui milioni di migranti e di viaggianti del tutto innocenti sono gia' vittime.

Dimissioni immediate del governo fuorilegge del colpo di stato razzista.

Abolizione immediata delle incostituzionali misure razziste, schiaviste, squadriste, deportatrici, persecutrici e assassine.

Ritorno immediato alla legalita' costituzionale.

Vi e' una sola umanita'.

 

25. INSORGERE CONTRO LA GUERRA

 

Nell'indifferenza generale l'Italia continua a partecipare alla guerra in Afghanistan.

L'Italia continua a partecipare del tutto illegalmente alla commissione del piu' atroce crimine contro l'umanita': la guerra. La guerra che la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico esplicitamente ripudia: recita infatti l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Cosa si attende a insorgere contro la guerra?

Cosa si attende a insorgere per ripristinare la vigenza della legalita' costituzionale?

Cosa si attende a insorgere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per affermare il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso?

 

26. CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO

 

Contro la guerra e contro il razzismo.

Per l'umanita'.

*

Si dimetta il governo della guerra illegale e stragista.

Si dimetta il governo del colpo di stato razzista.

Si dimetta il governo violatore della legalita' costituzionale.

Si dimetta il governo criminale.

*

Insorga il popolo italiano affinche' l'Italia torni alla legalita' e alla democrazia.

Insorga il popolo italiano per il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Insorga il popolo italiano per la pace che salva le vite.

Con la forza della verita'. Con la scelta della nonviolenza.

 

27. COMPIUTI DIECI ANNI DI "NONVIOLENZA IN CAMMINO"

 

Il 28 agosto 2010 ha compiuto dieci anni il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", diretto da Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

Le pubblicazioni iniziarono il 28 agosto 2000 con la testata "In cammino verso Assisi" (con riferimento alla marcia Perugia-Assisi), testata che dal 30 settembre 2000 divenne "La nonviolenza e' in cammino".

In questi dieci anni il notiziario telematico e' stato per decine di migliaia di persone un appuntamento quotidiano di informazione, documentazione, dibattito.

Uno strumento di conoscenza e un appello all'impegno civile, che ha messo a disposizione qualificati materiali di informazione e di studio, ha promosso riflessioni e iniziative, intervenendo altresi' giorno per giorno su tutte le cruciali questioni di pubblico interesse.

Caratteristica precipua e costante linea editoriale de "La nonviolenza e' in cammino" lungo un intero decennio e' stata l'aver proposto la scelta della nonviolenza non come mera testimonianza di singole personalita' o di gruppi minoritari - sovente marginali e subalterni -, ma come decisiva proposta culturale, morale e politica capace di governare tanto le relazioni sociali ad ogni livello, quanto le relazioni internazionali, e di approntare criteri, strumenti e prospettive per affrontare adeguatamente tutte le grandi emergenze planetarie attuali (la necessita' della pace, del disarmo, della cooperazione internazionale, della promozione dei diritti umani, della difesa della biosfera...).

In anni di profonda confusione e crescente imbarbarimento "La nonviolenza e' in cammino" ha saputo essere ferma e nitida nell'opposizione alla guerra, nell'opposizione al colpo di stato razzista, nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, nella difesa della biosfera, nella difesa della legalita' e della democrazia.

Nell'occasione del decimo anniversario la redazione ringrazia tutti coloro che al notiziario hanno collaborato e tutti i lettori che ne hanno fatto uso.

*

Postilla: Breve notizia su "La nonviolenza e' in cammino"

Nell'agosto 2000 iniziammo le pubblicazioni di questo notiziario quotidiano, dapprima con l'intento di sostenere la preparazione della marcia Perugia-Assisi specifica per la nonviolenza che si tenne il 24 settembre di quell'anno. Dopo la marcia continuammo a redigerlo, e in dieci anni questo foglio ha messo a disposizione di tante persone (nei suoi periodi migliori la relativa mailing list ha avuto oltre ventimila iscritti - cui si aggiungono le persone che lo leggono navigando in internet) una mole notevole di informazione e documentazione; ha promosso dibattiti; ha condotto e sostenuto campagne; ha cercato di rendere la nonviolenza cosa quotidiana; ha cercato di persuadere le persone amiche della nonviolenza ad uscire dalla subalternita', dalla timidezza, dalla marginalita'; e su questioni decisive - come l'opposizione alla guerra e al razzismo - ha tenuto duro quando tanti altri hanno ceduto.

Della nonviolenza ha proposta una visione complessa e concreta, dialettica e dialogica, contestuale e aperta, pluridimensionale; dando conto di esperienze assai variegate, dando spazio a voci assai diverse; ed insieme insistendo su alcune tesi cruciali: che la nonviolenza e' innanzitutto lotta, la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le violenze, le menzogne e le oppressioni; che della nonviolenza il femminismo e' il massimo inveramento storico; che la nonviolenza deve farsi giuriscostituente; che non esistono i "nonviolenti", ma ogni persona puo' impegnarsi ad agire da "amica della nonviolenza"; che la nonviolenza e' (oltre a molte altre cose) la politica del XXI secolo, la sola politica che possa salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Rispetto a tanti altri strumenti d'informazione e rispetto a cio' che circola nella rete telematica, questo foglio ha cercato di offrire testi di buona qualita', di riproporre materiali di valore, di mettere a disposizione materiali indispensabili per costruire una sorta di "enciclopedia delle scienze nonviolente in compendio": con una cura redazionale nella selezione dei materiali, nella verifica delle notizie e delle fonti, e nella correzione dei testi, che ha richiesto una fatica che intender non la puo' chi non la prova.

E lungo questo decennio con le sue migliaia di fascicoli (Il quotidiano standard, che prima si chiamava "La nonviolenza e' in cammino", poi "Notizie minime della nonviolenza in cammino", ora "Telegrammi della nonviolenza in cammino"; ed i vari supplementi specifici: "La domenica della nonviolenza", "Nonviolenza femminile plurale", "Voci e volti della nonviolenza", "Coi piedi per terra" - ed altri ancora legati a particolari momenti e campagne) resta nella rete telematica una persistente fonte di documentazione e strumento di studio.

 

28. PER RAIMON PANIKKAR

 

Non bastano tutte le lingue del mondo

per salutare Raimon Panikkar

soave maestro di ascolto e amicizia.

Per ringraziarlo una volta ancora

lieve bastera' un sorriso.

 

29. IL COLPO DI STATO RAZZISTA E LA GUERRA ASSASSINA

 

Il colpo di stato razzista. Un crimine contro l'umanita'.

La guerra assassina. Un crimine contro l'umanita'.

*

E' diritto e dovere di ogni persona decente opporsi alla guerra e al razzismo.

E' diritto e dovere di ogni persona decente difendere la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 60 del primo marzo 2011

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it