Telegrammi. 450



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 450 del 29 gennaio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Messaggio di saluto al congresso provinciale dell'Anpi di Viterbo

2. Francesca Cupidi intervista Anna Bravo

3. Anna Bravo ricorda Lidia Beccaria Rolfi

4. Anna Bravo ricorda Maria Occhipinti

5. Anna Bravo ricorda Nuto Revelli

6. Una lettera aperta al Commissario europeo alla Politica di sicurezza

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. "Azione nonviolenta"

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: MESSAGGIO DI SALUTO AL CONGRESSO PROVINCIALE DELL'ANPI DI VITERBO

 

Carissime e carissimi,

nell'impossibilita' di essere presente al vostro congresso provinciale che si tiene a Viterbo il 29 gennaio 2011, e ringraziandovi di cuore per l'invito, vi invio a nome del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo i migliori auguri di proficuo lavoro.

Oggi piu' che mai e' necessario proseguire nell'impegno antifascista, nella resistenza contro l'inumano, nella lotta solidale per l'umanita' che e' una, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, perche' le generazioni presenti e future abbiano un mondo vivibile, una vita degna.

Proseguire con impegno concreto e adeguato alle condizioni e alle sfide presenti: ad esempio oggi in Italia lottando in primo luogo contro la guerra assassina cui l'Italia illegalmente partecipa in flagrante violazione della Costituzione della Repubblica Italiana; lottando in primo luogo contro il colpo di stato razzista portato a compimento dal governo Berlusconi con vaste complicita' e ancora una volta in flagrante violazione della Costituzione della Repubblica Italiana.

L'opposizione alla guerra assassina, l'opposizione al colpo di stato razzista: due impegni ineludibili per ogni persona di volonta' buona; due impegni che rendono attuale e cogente la testimonianza, l'insegnamento, il legato di chi resistette alla barbarie nazifascista.

Oggi piu' che mai e' necessario proseguire nell'impegno antifascista nelle forme adeguate alla situazione presente dell'umanita': ovvero nella scelta nitida e intransigente della lotta nonviolenta per l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, contro tutti i poteri criminali, per una societa' solidale in cui a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni e da ciascuno sia dato secondo le sue capacita'.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 28 gennaio 2011

 

2. RIFLESSIONE. FRANCESCA CUPIDI INTERVISTA ANNA BRAVO

[Ringraziamo Francesca Cupidi (per contatti: francesca.cupidi at fastwebnet.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Maria G. Di Rienzo.

Francesca Cupidi e' una delle partecipanti all'esperienza di "Viterbo oltre il muro", che e' insieme un collettivo redazionale e un percorso di formazione ed informazione nonviolenta che si svolge tutte le domeniche da oltre un anno presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo.

Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008. Si veda anche l'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 353]

 

- Francesca Cupidi: Quale significato attribuisce al lavoro storiografico, e quali riflessioni ha ricavato dalla sua esperienza di storica?

Potrebbe parlarci del suo impegno per il recupero della memoria, e dirci quali le sembrano le principali questioni connesse a questo tema?

Lei e' una illustre studiosa della Resistenza e della Shoah. Quali riflessioni per l'oggi da quelle esperienze?

Lei e' una grande studiosa di storia delle donne, argomento su cui ha scritto opere fondamentali. Quali riflessioni le sembrano fondamentali su questo tema?

E' evidente il suo forte impegno contro il totalitarismo, contro la guerra e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; quali riflessioni le sembrano piu' rilevanti su questi argomenti?

Potrebbe parlarci della sua collaborazione con la Fondazione Alexander Langer?

Coerentemente con cio' di cui abbiamo gia' parlato, in lei sono molto vivi la riflessione e l'impegno contro la violenza; una riflessione e un impegno che emergono luminosi e cruciali dai suoi scritti: da dove scaturisce questa profonda sensibilita' e in quali termini ne definirebbe le caratteristiche essenziali e le concrete estrinsecazioni?

Quale e' il suo rapporto con la scelta della nonviolenza, come le si e' avvicinata, come la interpreta e la pratica?

Ci sta molto a cuore la riflessione e la prassi del femminismo, dei movimenti delle donne; quali le sembra che ne siano gli elementi fondamentali e le esperienze storiche piu' rilevanti?

E molto a cuore ci sta anche l'impegno in difesa della biosfera e la teoria e pratica dell'ecologia; come li caratterizzerebbe, ed ancora una volta quali le sembrano le esperienze storiche piu' rilevanti?

Lei e' autrice di molti libri che hanno formato tanti giovani all'impegno morale e civile; come e perche' e per chi si scrive un libro?

Ricordiamo alcune sue opere fondamentali: con Daniele Jalla, La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; ancora con Daniele Jalla, Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; con Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000. Potrebbe descrivercene brevemente il contenuto e il messaggio (e dico il messaggio poiche' le sue opere a me, come ad ogni lettrice o lettore, sembra rechino un autentico e forte messaggio morale e civile di impegno per la verita', la giustizia, la liberta', la solidarieta')?

Sulla storia delle donne lei ha scritto anche altri libri: ad esempio con Lucetta Scaraffia, Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia, Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001. Potrebbe descriverci questi libri?

E con Anna Foa e Lucetta Scaraffia ha scrito anche un vero e proprio manuale: I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; potrebbe parlarcene? e magari aggiungere anche qualche riflessione sulla manualistica scolastica e universitaria,e  piu' in generale sull'attivita' didattica e sulla situazione della scuola oggi in Italia...

Un libro sul fotoromanzo (Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003), un libro bello ed acuto, di grande ricchezza e profondita'; come lo descriverebbe a un lettore che non lo conoscesse? E poiche' tutte le sue opere sono sempre frutto anche di un preciso impegno non solo intellettuale, ma anche morale e civile, perche' lo ha scritto? E come ha condotto le ricerche necessarie alla sua elaborazione?

Il suo libro sul '68 (A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008) e' uno dei piu' belli sull'argomento. Come lo sintetizzerebbe? E quali motivazioni l'hanno spinta a scriverlo, e quale risposta ha avuto dai lettori?

A cosa sta lavorando attualmente?

Abbiamo parlato di alcuni dei libri che ha scritto; parliamo dei libri che ha letto: se dovesse elencare i dieci o venti libri che nel corso della vita piu' l'hanno appassionata e dovesse brevemente descriverli uno per uno, quali ricorderebbe e cosa ne direbbe?

Un'intervista e' anche un'occasione per ricordare persone amiche che non sono piu', ma che restano vive nella memoria: lei ha scritto commoventi ritratti di persone scomparse. Vorrebbe ricordarne qualcuna tra quelle che a suo avviso hanno dato una forte testimonianza della dignita' umana?

Anna Bravo docente universitaria, storica, persona di limpido impegno civile, persona buona e saggia da cui molte e molti di noi molto hanno imparato; ma Anna Bravo come descriverebbe Anna Bravo se le venisse chiesto di presentare se stessa, le sue opinioni, la sua attivita' a una persona giovane che non la conoscesse affatto?

*

- Anna Bravo: Cara Francesca,

ti ringrazio per le tue parole gentili e generose, anche se non credo di meritarle, mi sembra sempre di fare troppo poco.

Come Maria Di Rienzo, ti rispondo sparsamente, perche' le domande che poni richiederebbero un libro ciascuna, anzi piu' libri - che per fortuna sono gia' stati scritti e letti.

Mi chiedi di presentarmi. Riprendo la risposta a una domanda di altri amici de "La nonviolenza e' in cammino": "Mi piace, anche se mi crea ansia, il mio lavoro: fare ricerca e scrivere. Ho partecipato ai movimenti degli anni '60 e '70, e non me ne pento, anzi. Ma ho anche qualche rimorso, non per mie azioni, ma per alcune omissioni o prese di parola tardive. Non ho alcuna fede religiosa. Ho lasciato l'universita' anticipatamente, per stanchezza e per la poverta' dei rapporti umani con i colleghi". Oggi aggiungo: sono a volte una persona molto triste, come di questi tempi, stanca di tutto o quasi, con una sensazione di impotenza. Per mia fortuna, sono facile a cambiare umore anche grazie a piccole cose.

Sui miei libri: dubito che a qualcuno interessi un riassunto fatto dall'autrice, anzi, neppure capisco lo spirito della richiesta. Io li ho scritti, a riassumerli pensi chi li ha letti, se crede - io sarei felice di sapere cosa ne pensa.

In ogni caso, sono un po' preoccupata dal gran numero di richieste di interviste scritte che ricevo. L'intervista e' viva e ha senso quando c'e' la possibilita' di un dialogo in cui tutte e due le persone apprendono punti di vista e cose nuove, si confrontano, e magari cambiano. Quella scritta e' invece uno strumento meccanico, in cui l'intervistatore/trice raccoglie idee e notizie che magari ha gia' letto, e l'intervistata/o ha l'impressione di parlare nel vuoto, senza il piacere e la ricchezza che possono nascere da un incontro. Io ho condotto molte interviste faccia a faccia, quindi parlo anche per esperienza.

Cos'e' il femminismo? E' una consapevolezza, uno sguardo sul mondo, un insieme di lotte. Non e' un "figlio del sessantotto" (o non solo), e' un soggetto storico di lunga durata che nasce nell'ultimo Settecento, e dovrebbe modificare tutte le espressioni vitali - e anche se stesso. E' simile in questo all'ecologia e alla nonviolenza, che tutte e due implicano una "rivoluzione" del pensiero e dei modi di vivere, e devono adattarsi ai cambiamenti e riformularsi di continuo, prendendo coscienza dei propri punti ciechi, delle proprie potenzialita' inespresse e degli sviluppi imprevisti.

Una delle voci piu' originali del femminismo afroamericano, bell hooks, ha indicato con durezza un limite degli anni Settanta: le bianche - scrive alla fine del decennio - si limitano a un riconoscimento rituale delle differenze fra donne; l'insistenza sulla condizione di vittima e' una trappola che offusca il modo in cui classismo, sessismo, razzismo, omofobia si perpetuano. E le bianche - aggiunge ironicamente - che tengono tanto a presentarsi e vedersi come vittime, sono piu' potenti e privilegiate della grande maggioranza delle donne nella societa' attuale. Critica capita e accettata, e cosi' quelle che venivano dalle donne del Terzo mondo.

Solo piu' tardi, invece, si ammette che nel femminismo scorreva anche una vena di antiebraismo, sia pure sotterranea, minoritaria, forse inconsapevole, che si manifestava nella presenza di stereotipi sugli ebrei e sulla loro storia.

Oggi e' di primaria importanza un confronto con le donne e le femministe africane e orientali e con quelle di cultura islamica, confronto non facile, ma che puo' aiutare noi e loro.

Sulla nonviolenza: non saprei dirti da dove viene la sensibilita', quel che ho capito e' che non si puo' mai dare per acquisita la propria nonviolenza, che bisogna avere "il cuore vigile", come ha scritto Bettelheim. Ammiro le persone miti, ma io purtroppo non lo sono sempre, la realta' mi provoca a volte grandi collere, dunque ho bisogno della nonviolenza come orientatore dei comportamenti e, anche, come "talismano" personale.

Negli ultimi anni sono ipersensibile al tema del linguaggio: a volte usiamo parole insultanti, aggressive, sarcastiche (cioe' "taglienti"), e mi spiace, perche' un nostro obiettivo dovrebbe essere "smilitarizzare il liguaggio", liberandolo dale incrostazioni violente o potenzialmente violente.

Riprendendo un passaggio dell'intervista data ad altri amici, dobbiamo guardarci anche da parole entrate nel linguaggio comune e cariche di violenza mascherata: nell'Italia di questi anni, per esempio, anziche' comunicare la notizia che qualcuno ha vinto o perso, si dice spesso che quel qualcuno e' un perdente (o un vincente). E' uno slittamento significativo. Dicendo cha qualcuno ha vinto o perso si evoca un episodio, la scheggia di un percorso di vita che puo' comprendere episodi diversi e anche opposti. Dicendo che qualcuno e' un perdente (o un vincente), lo si identifica con un tipo umano immodificabile, anzi, una specie umana; e si riduce il mondo alla dicotomia bellicista forti/deboli, sagaci/sprovveduti, capibranco/gregari.

Perdente e vincente mi sembrano parole violentissime, direi quasi razziste, che pretendono di decidere l'identita' di un soggetto, e, per di piu', secondo criteri esecrabili. Del resto, come ha scritto Enrico Peyretti, gia' quello di vittoria e' un termine discutibile. Il linguaggio della nonviolenza e' a mio avviso quello che giudica i comportamenti e non le persone, e, se si trova a dover giudicare le persone, si rende conto che il giudizio e' provvisorio e reversibile.

Sull'ecologia: a mio parere oggi e' difficilissimo capire come stanno le cose, basta pensare ai dati manipolati o addirittura inventati da alcuni studiosi/attivisti per accreditare l'una o l'altra tesi e soddisfare cosi' vanita' e interessi personali - un fatto che toglie fiducia e rischia di sminuire il lavoro serio e onesto di tanti altri. Sarei curiosa di sapere che effetto ha fatto a te. La questione principale e indiscutibile e' la necessita' di riconvertire l'economia e di combattere la mortifera idea della "crescita infinita", che mi sembra troppo poco presente sui media, mentre invece crescono le provvidenziali esperienze di riciclo e contenimento (non moralistico) dei consumi.

Dei libri che consiglierei, non faro' una descrizione sintetica: prendere in mano un volume o una rivista, sfogliarli per capire i temi e il metodo, e' una esperienza bella e vivificante. Per me e' stato importante leggere King, Gandhi, Capitini, Simone Weil e altri grandi maestri.  Poi: Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La Resistenza civile in Europa (1939-1943), Sonda, Torino 1993. Mauro Cereghini, Il funerale della violenza. La teoria del conflitto nonviolento ed il caso del Kossovo, Isig, Gorizia.  Alberto L'Abate, Prevenire la guerra nel Kossovo, Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta, La Meridiana, Molfetta 1997. Ibrahim Rugova, La question du Kosovo. Entretien avec Marie-Francoise Allain et Xavier Galmiche, Fayard, Paris 1994. Valentino Salvoldi, Lush Gjergji, Un popolo che perdona, Emi, Bologna 1997 (questa abbondanza di testi sul Kosovo nasce da un interesse personale, ma credo sia importante conoscere una delle pochissime lotte nonviolente del post-'89). Alex Langer, Pacifismo concreto, Edizioni dell'asino, Roma 2010. "Un dialogo fra generazioni diverse", di Giovanna Providenti e Lidia Menapace, in Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2007. Angela Dogliotti, "Uno sguardo pedagogico alla cultura della nonviolenza. Donne ed educazione alla pace", in "Notizie minime della nonviolenza" n. 110, 4 giugno 2007. "La nonviolenza e' in cammino", "Azione nonviolenta", "Il foglio", "Lo straniero", "Testimonianze".

Sul Fotoromanzo: l'ho scritto perche' me lo hanno proposto, ma me lo hanno proposto perche' l'editore sapeva che ho interesse per la cultura di massa. Penso che non vada demonizzata e disprezzata, che si debba farla al meglio, con cura, con rispetto per chi la legge o guarda o ascolta. Il che da noi non sempre succede.

Le persone di cui ho scritto un ricordo, Nuto Revelli, Lidia Rolfi, Giuliana Tedeschi, Primo Levi, Bruno Vasari, erano e sono maestre di responsabilita', coraggio morale, liberta' di pensiero. A tutti ho voluto e voglio molto bene, e devo molta gratitudine. Anche la mia amica e sorella elettiva Anna Segre lo era e lo e', con in piu' la ricchezza di una lunga condivisione di esperienze e idee che me ne fara' sentire la mancanza sempre, perche' la morte di chi si ama non e' qualcosa che si "supera", resta una parte della nostra vita.

 

3. MEMORIA. ANNA BRAVO RICORDA LIDIA BECCARIA ROLFI

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo di Anna Bravo originariamente apparso nell'ampio lavoro collettaneo, a cura di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia, Italiane, 3 voll., Roma 2004 (nel volume secondo, alle pp. 23-24).

Lidia Beccaria Rolfi (1925-1996), nata a Mondovi' nel 1925, staffetta partigiana nella Resistenza, nel '44 fu arrestata dai nazifascisti e deportata nel campo di sterminio di Ravensbrueck. Insegnante, testimone, e' deceduta nel 1996. Opere di Lidia Beccaria Rolfi: (con Anna Maria Bruzzone), Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; L'esile filo della memoria, Einaudi, Torino 1996; (con Bruno Maida), Il futuro spezzato, Giuntina, Firenze 1997. Opere su Lidia Beccaria Rolfi: Bruno Maida (a cura di), Un'etica della testimonianza. La memoria della deportazione femminile e Lidia Beccaria Rolfi, Angeli, Milano 1997. Un ampio profilo di Lidia Beccaria Rolfi scritto da Valentina Greco, con preziosa bibliografia, e' nei nn. 1184-1185 de "La nonviolenza e' in cammino"]

 

"Per rappresentare la dialettica servo-padrone non c'e' bisogno del Lager, per raccontare il Lager non c'e' bisogno di inventare una storia d'amore tra carnefice e vittima" - diceva sempre Lidia Beccaria Rolfi, partigiana piemontese deportata al campo nazista di Ravensbrueck. Alla prima del "Portiere di notte" si era risentita di fronte alla rappresentazione del rapporto fra l'ex deportata Charlotte Rapling e l'ex Ss Dirk Bogarde. Non aveva dimenticato il suo ritorno, quando tanti pensavano che le donne fossero state deportate per lo svago dei soldati tedeschi, esempio estremo del sospetto che circonda sempre la prigionia femminile; e aveva in orrore il repertorio di fantasie sadiche cresciuto rapidamente intorno al binomio SS-prigioniere.

Maestra elementare di famiglia contadina, nel 1945 Lidia e' una ragazza ardita e vulnerabile, un'antifascista esistenziale avida di cose fresche e nuove. Ma sui libri di testo rifatti in fretta e furia trova al posto dei balilla una schiera di orfanelli poveri tristi e operosi, al posto delle storie di guerra storie di santi; negli uffici si scontra con i vecchi funzionari del regime. Non entra in nessun partito, frequenta tutte le riunioni politiche, lavora per 100 lire al giorno alla Camera del lavoro.

Riprende a insegnare. Al momento di partire per una scuoletta in cima alle Langhe, e' "pronta a violare subito la nuova legge dell'Italia libera" - fraternizzando con i genitori degli allievi, leggendo troppi libri e giornali politici, trascurando le preghiere in classe. In piu' - bella, bionda, minuta, penetranti occhi castani - si trucca e porta i pantaloni, fuma, non va in chiesa, balla alle feste dei coscritti. Per la gente del paese e' una persona cara. Per i benpensanti di campagna e di citta', una strana ragazza che deve aver avuto una strana esperienza in Germania.

Presto si accorge che anche tra gli antifascisti di deportazione si sa poco, e quella femminile non interessa proprio. "Deportata? - la apostrofa un comandante della sua zona - le partigiane si fanno uccidere, non si fanno prendere prigioniere". Tempo qualche anno, impara a contrattaccare in vari modi. Insieme ad Anna Maria Bruzzone scrive Le donne di Ravensbrueck, la prima opera analitico-narrativa sulle deportate politiche, uscita nel '78 e all'indomani gia' un classico e un battistrada per altre ricerche; sull'atteggiamento con cui i suoi compagni di partigianato l'accolgono al ritorno da Ravensbrueck, dice parole essenziali: "Quando tu tentavi di raccontare la tua avventura, tiravano sempre fuori l'atto eroico: '... pero' noi!'. I tedeschi li avevano ammazzati loro, i fascisti li avevano fatti fuori loro... e noi eravamo prigionieri..." - dove l'ironia prende di mira, insieme all'autocelebrazione, i valori celebrati: orgoglio militare, enfasi sulla morte, primato del combattente in armi. Per Lidia, a qualificare la resistenza non sono gli strumenti con cui la si pratica.

Per quasi trent'anni si dedica a far conoscere la prigionia delle donne e a correggere il clima che l'ha tenuta ai margini. Grande disturbatrice, la battaglia contro fascismo e negazionismi non le impedisce di criticare l'equazione resistenza=lotta armata, che oscura ogni altra forma di opposizione antinazista, a cominciare da quelle attuate in Lager; di strapazzare gli amici deportati per il loro maschilismo; di imporre la presenza femminile nelle sedi piu' restie. Cuore vigile, prende posizione contro i crimini del presente, convinta che compito dei sopravvissuti sia testimoniare il Lager e insieme farsi portavoce di tutti gli oppressi, in primo luogo dei meno ascoltati.

Muore nel '96, subito dopo aver pubblicato il racconto del suo ritorno - non una parola sprecata ne' una mancata, nessun eufemismo linguistico e politico: era il suo modo di raccontare, che ha portato in tante scuole, in tante occasioni pubbliche. Lavorava da anni a un libro sull'infanzia sotto il nazismo, dove accanto ai bambini dei ghetti e dei lager dovevano trovare posto gli scolari e scolare tedeschi violentemente socializzati alla guerra e alla riproduzione, i bambini uccisi nella cosiddetta "Operazione Eutanasia", quelli vittime dell'"Operazione Lebensborn". Non riuscira' a completarlo; ma dopo il Lager - diceva - era stata tutta vita regalata.

 

4. MEMORIA. ANNA BRAVO RICORDA MARIA OCCHIPINTI

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo di Anna Bravo originariamente apparso nell'ampio lavoro collettaneo, a cura di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia, Italiane, 3 voll., Roma 2004 (nel volume terzo, alle pp. 206-207).

Per un accostamento alla figura di Maria Occhipinti, dalla tesi di laurea di Silvia Ragusa, "Maria Occhipinti: una ribelle del Novecento" (sostenuta all'Universita' di Catania nell'anno accademico 2003-2004, disponibile nel sito www.tesionline.it) riportiamo per stralci la seguente utile bibliografia: a. Opere di Maria Occhipinti: Monito alle donne siciliane, in "La comune anarchica", Siracusa 1947; Chi sono i colpevoli della prostituzione?, In "Anarchismo", Napoli, numero unico maggio-marzo 1950-1951; Una donna di Ragusa, prefazione di Paolo Alatri e nota di Carlo Levi, Landi Editore, Firenze 1957; Una donna di Ragusa, prefazione di Enzo Forcella, Feltrinelli, Milano 1976; Lettera a Feliciano Rossitto, in "L'Unita'", 5 maggio 1977; Mani in alto e fuori la terra!, in "L'Europeo", 8 novembre 1979; Sull'ospedale civile di Ragusa, in "Sicilia Libertaria", anno IV, n. 15, novembre 1980; I terremoti, quelli creati dallo Stato, in "Lotta Continua", 12 dicembre 1980; Una donna di Ragusa, nota di Carlo Levi, Sellerio, Palermo 1993; Il carrubo ed altri racconti, introduzione di Gianni Grassi, Sellerio, Palermo 1993; Una donna libera, nota di Marilena Licitra, Sellerio, Palermo 2004. b. Studi critici in libri e riviste: Addonizio Michele, Una donna contro il governo, la chiesa, la guerra, in "Lotta Continua", 22 novembre 1979; Anonimo, A "Donna di Ragusa" di Maria Occhipinti il premio Brancati, in "Corriere della Sera", 30 dicembre 1976; Antoci Franca, Maria, la Pasionaria di Ragusa, in "La Sicilia", 8 marzo 1994; Eadem, Nelle lettere ai grandi la rabbia della ribelle, in "La Sicilia", 8 marzo 1994; Asciolla Enzo, La Sicilia esca dal suo "letargo", in "Gazzetta del Sud", 31 dicembre 1976; Barone Laura, Maria Occhipinti. Storia di una donna libera, Sicilia Punto L, Ragusa 1984; Eadem, Il carrubo ed altri racconti della ragusana Maria Occhipinti, in "Ragusa Sera", 17 luglio 1993; Eadem, Maria Occhipinti, in Rivolta e memoria storica. Atti del convegno 1945-1995: le sommosse contro il richiamo alle armi, cinquant'anni dopo, Sicilia Punto L, Ragusa 1995; Eadem, Una donna di Ragusa: Maria Occhipinti, in Nella Sicilia del passato tra figure femminili e vecchi mestieri, Fidapa, Distretto Sicilia 2002; Eadem, Maria Occhipinti, in Tra terra e cielo. Due secoli di storia iblea al femminile, Donna e Comunita', Ragusa 2002; Bonina Gianni, Dalla Russia con dolore, in "La Sicilia", 1 aprile 1995; Bravo Anna, La ribelle di Ragusa messa in galera dagli antifascisti, in "Liberal", 21 maggio 1998; Calapso Jole, Donne ribelli, Flaccovio, Palermo 1980; Cambria Adele, Un'isola di rabbia, in "Il Messaggero", 5 luglio 1976; Catalfamo Antonio, Scrittori umanisti e "cavalieri erranti" di Sicilia, Sicilia Punto L, Ragusa 2001; Chemello Adriana, Una donna di Ragusa, in "Azione nonviolenta", novembre-dicembre 1976; Eadem, Una donna contro la guerra, in "Azione nonviolenta", novembre-dicembre 1981; Cotensin Ismene, Maria Occhipinti e la rivolta di Ragusa (gennaio 1954): un percorso intellettuale, politico e letterario, Sicilia Punto L, Ragusa 2003; D'Aquino Alida, Maria Occhipinti, in Sarah Zappulla Muscara' (a cura di), Letteratura siciliana al femminile: donne scrittrici e donne personaggio, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta, 1987; D. S., Una donna di Ragusa - veicolo al verbo comunista, in "Avvenire Ibleo", 22 febbraio 1958; Giarratana Letizia, Ciao Compagna, in "Sicilia Libertaria", XX anno, n.146, Ragusa, settembre 1996; Giubilei Giuliano, Lo Stato ruba la terra ai contadini ragusani, in "Paese Sera", 25 gennaio 1980; G. V, Occhipinti-Cambria: meta' premio per ciascuna, in "Espresso Sera", 31 dicembre 1976; Mafai Simona, Le siciliane, in AA. VV., Essere donna in Sicilia, Editori Riuniti, Roma 1976; Marzocchi Umberto, Un documento umano: una donna di Ragusa, in "Umanita' Nova", 3 ottobre 1957; Mughini Giampiero, Essere donna a Ragusa nel 1945, in "Paese Sera", 3 gennaio 1977; Nicolosi Casimiro, Le donne protagoniste al "Brancati-Zafferana", in "La Sicilia", 28 dicembre 1976; Santi Correnti, Donne di Sicilia, Tringale Editore, Catania 1990; Stajano Corrado, Una donna di Ragusa, in "Linus", n.10, ottobre 1976; Seroni Adriano, Una donna di Ragusa, in "L'Unita'", 17 settembre 1957; Simonelli Giovanni, Una donna di Ragusa, in "6 gennaio 1945", Ragusa, maggio 1976; Teodori Maria Adele, La pasionaria di Ragusa, in "L'Europeo", 8 novembre 1979; c. Opere storiche d'inquadramento: AA. VV., Rivolta e memoria storica. Atti del convegno 1945-1995: le sommosse contro il richiamo alle armi, cinquant'anni dopo, Sicilia Punto L, Ragusa 1995; La Terra Giovanni, Le sommosse nel ragusano: dicembre 1944 - gennaio 1945, Sicilia Punto L, Ragusa 1980; Mangiafico Antonio, Gurrieri Pippo, Non si parte! Non si parte! Le sommosse in Sicilia contro il richiamo alle armi, Sicilia Punto L, Ragusa 1991; Mangiamieli Rosario, La regione in guerra 1943-1950, in Storia d'Italia. Dall'unita' a oggi: la Sicilia, Einaudi, Torino 1987; Nicolosi Salvatore, Sicilia contro Italia (il separatismo siciliano), Tringali Editore, Catania 1981; Nobile Giuseppe, Questi miserabili, S. E. I., Genova 1953; Ragionieri Ernesto, La storia politica e sociale, in Storia d'Italia. Dall'unita' ad oggi, tomo III, Einaudi, Torino 1976; Romano Giosue' Luciano, Moti rivoluzionari nel ragusano: dicembre 1944 - gennaio 1945, Sicilia Punto L, Ragusa 1998. d. Altri saggi letterari: (...) [sono segnalati testi di riferimento non specifici di Salvatore Battaglia, Italo Calvino, Franco D'Intino, Danilo Dolci, Marizano Guglielminetti, Carlo Levi, Carlo Salinari, Manfred Schneider, Leonardo Sciascia, Rocco Scotellaro, Ignazio Silone, Carlo Varese - ndr]. e. Fonti internet, audio e video: (...) Adele Cambria, La rivolta dei Non si parte, 17 settembre 2002, Raisat Album 2002; Silvana Mazzocchi, Le ribelli del Novecento, 22 febbraio 2003, Raisat Album; 16 aprile 2004: Presentazione libro di Ismene Cotensin: Maria Occhipinti e la rivolta di Ragusa (gennaio 1945). Un percosrso intellettuale, politico e letterario, Sicilia Punto L, Sala Avis, Ragusa. Relatori: Laura Barone, Marilena Licitra Occhipinti, Pippo Gurrieri, Ismene Cotensin; 10 luglio 2004: Intervista personale, riportata in appendice [alla tesi di laurea da cui citiamo - ndr], con Marilena Licitra Occhipinti, Ragusa; 12 novembre 2004: Presentazione del libro postumo di Maria Occhipinti Una donna libera, Sellerio, Centro Studi "Feliciano Rossitto", Ragusa. Relatori: Salvatore Assenza, Laura Barone, Marilena Licitra Occhipinti, Pippo Gurrieri, presente in sala Franco Leggio"]

 

Povera, combattiva, di sinistra, la giovane ragusana Maria Occhipinti (1921-1996) non si capacitava che a chiuderla in galera in quel gennaio 1945 fosse la nuova Italia democratica e antifascista. Lei figlia di un muratore e di una cucitrice, costretta a lasciare la scuola a dispetto dell'amore per i libri, lei con la sua storia di sofferenze e riscatto, dall'infanzia difficile alla guerra, da una gravidanza di stenti alla morte della bimba appena nata, dalla ripresa degli studi all'approdo al comunismo, alle grandi speranze all'arrivo degli americani, alle lotte contro il carovita. Quasi un prototipo di biografia militante da portare a esempio - ma solo fino all'inverno '44-'45, quando il governo Bonomi emana i bandi di leva per un contingente da affiancare alle truppe alleate: al nord partigiano si addice il volontariato, al sud toccano le cartoline rosa. Di fronte alla renitenza generalizzata in tutto il centro-sud e nelle isole, si passa ai rastrellamenti casa per casa e alle retate, e ne nascono scontri violentissimi con migliaia di arresti, decine di morti e feriti. E' la rivolta chiamata dei "non si parte", che cambia segno alla vita di Maria.

Sulla provinciale di Ragusa il 4 gennaio 1945 avanzava un camion carico di ragazzi catturati nel popolare quartiere "Russia"; e tra la piccola folla di donne disperate c'era lei, incinta di cinque mesi, che quattro anni prima aveva visto partire il marito e ora, decisa a non sopportare piu' che lo stato si impadronisca dei giovani, si stende davanti alle ruote, dando il via alla fuga dei rastrellati. Comincia cosi' la breve epopea della citta', e comincia la repressione giudiziaria. Identificata come leader, Maria e' portata al confino a Ustica, dove partorisce la sua seconda bambina e rischia di perderla per mancanza di cure, poi al carcere di Palermo. Quando esce per amnistia, il 7 dicembre 1946, scopre che il marito l'ha abbandonata, peregrina per molte citta', in Svizzera incontra un mondo diverso, che le sembra piu' adulto, piu' rispettoso ed equilibrato nei rapporti uomo/donna e che le fa apparire gli uomini siciliani "piccini, quasi balbettanti". Resta fuori d'Italia per molti anni, mentre sulla lotta dei "non si parte" c'e' un generale silenzio.

All'estero lavora duramente, ma trova il tempo di scrivere Una donna di Ragusa, meta' autobiografia meta' cronaca della rivolta. Racconta i protagonisti, studenti, donne, contadini, reduci da tutti i fronti, molti socialisti e comunisti. Spiega che semplicemente nessuno voleva piu' saperne di fare la guerra, tanto meno per Vittorio Emanule e Badoglio; che nessuno credeva piu' sulla parola a chi prometteva un esercito diverso, epurato dalle vecchie ingiustizie e gerarchie. Mostra quanto abbiano avuto torto le forze politiche, compreso il suo partito di riferimento, il Pci, che hanno liquidato la rivolta come frutto di manovre separatiste o di un rigurgito fascista.

La calda simpatia di alcuni intellettuali, in primo luogo di Enzo Forcella, non basta a creare consenso intorno a un testo scomodo e a una figura come Maria, antifascista che disobbedisce agli ordini dell'antifascismo, comunista dal cuore anarchico. Una donna di Ragusa resta a lungo un libro per pochi , mentre nell'autrice si vede soprattutto l'erede delle donne di ancien regime tante volte insorte a difesa degli interessi della comunita'. in parte e' cosi'. Ma Maria e' anche una moderna ribelle che fa un gesto imprevisto: molto prima che nascano l'interesse per la storia "dal basso" e il mito della spontaneita' popolare, rivendica per se' il diritto di parola e di giudizio disconoscendo a politici e specialisti il monopolio dell'interpretazione. Dal suo racconto esce male la nuova Italia, nordcentrica, sprezzante verso il sud, incapace di riconoscere le proprie aporie e incline a vedere in ogni lotta "irregolare" un anacronismo o un complotto; ne esce esaltata l'iniziativa personale, senza capi ne' organizzazione. Ancora oggi, che abbiamo imparato a distinguere i diversi dopoguerra e le diverse reazioni popolari, della difficilmente catalogabile eroina di Ragusa nei convegni sulla Resistenza spesso ci si dimentica di parlare.

 

5. MEMORIA. ANNA BRAVO RICORDA NUTO REVELLI

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo di Anna Bravo originariamente apparso sul bel periodico "Diario" nel 2004, subito dopo la scomparsa dell'eroico comandante partigiano e straordinario testimone del "mondo dei vinti".

Nuto Revelli e' nato a Cuneo nel 1919 ed e' scomparso nel 2004; ufficiale degli alpini nella tragedia della campagna di Russia, eroe della Resistenza, testimone della cultura contadina e delle sofferenze delle classi popolari in guerra e in pace. Nelle sue opere una grande testimonianza storica, un lucido impegno civile, e una limpida guida morale. Opere di Nuto Revelli: La guerra dei poveri, La strada del davai, Mai tardi, L'ultimo fronte, Il mondo dei vinti, L'anello forte, Il disperso di Marburg, Il prete giusto, Le due guerre, tutti pubblicati presso Einaudi. Opere su Nuto Revelli: AA. VV., Memorie di vita e di Resistenza. Ricordi di Nuto Revelli 1919-2004, Nuova Iniziativa Editoriale - L'Unita', Roma 2004]

 

Nuto Revelli, nato a Cuneo nel 1919, tenente degli alpini nella campagna di Russia, comandante partigiano di Giustizia e Liberta', studioso del mondo popolare, della guerra e della resistenza, marito di Anna Delfino, padre di Marco, amato da una molltitudine di lettori di tutti i tipi. I suoi libri: Mai tardi. Dario di un alpino in Russia, La guerra dei poveri, La strada del davai, L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella seconda guerra mondiale (materiali che aveva salvato fortunosamente dal macero), Il mondo dei vinti, L'anello forte,  Il disperso di Marburg, Il prete giusto, Le due guerre.

Lungo gli anni settanta e ottanta, Nuto Revelli andava per paesi, borgate, cascine, baite del cuneese, e con il suo pesante registratore professionale intervistava centinaia di uomini e donne. Lavorava con ponderazione, reiterando molti colloqui, rivedendo piu' volte le trascrizioni, ma credo anche con l'ansia del tempo che correva e la pena per i testimoni che scomparivano. Dopo aver retto all'emigrazione di massa, al primo decollo industriale, alla crisi della grande guerra, il mondo contadino era davvero alla fine, e Nuto voleva preservarne la memoria. Non per riportarlo in vita cosi' com'era stato, perche' ne conosceva le asprezze, ma per cercargli un posto nella storia, come aveva fatto con gli alpini di Russia e con i suoi stessi partigiani, ragazzi di banda presto tornati nell'anonimato. A Nuto era cara la gente dimenticata, appartata, magari cupa, l'opposto dello sfavillio anni ottanta; e l'aggettivo "vincente" doveva sembrargli un'oscenita'.

Veri boom editoriali e pietre miliari delle ricerche sulla memoria, Il mondo dei vinti e L'Anello forte portano in primo piano le voci della pianura, della collina, della montagna, delle Langhe: quasi un secolo di storia se si guarda all'eta' dei testimoni, piu' di un secolo se si tiene conto che i discorsi incorporano tradizioni familiari e di comunita' che risalgono ai tempi di madri, padri, nonni.

In quegli anni all'universita' ci appassionavamo intorno allo statuto scientifico delle fonti orali, e Nuto ci guardava con simpatia un po' distratta. Preferiva vedersi come un semplice raccoglitore-archivista, mentre era molto di piu', un grande catalizzatore, regista e garante della memoria. E uno scrittore magistrale, che considerava il linguaggio un dono da maneggiare con cura, mai una parola sprecata ne' una mancata.

Era anche uno straordinario narratore in prima persona. D'estate a Verduno, sotto una quercia gigantesca al centro di un prato, scenario da favola, raccontava storie di comizi del primo dopoguerra, di piccole amministrazioni comunali, di passioni politiche - e di Giunchiglia Fior del male e delle famose sorelle Nete, che cantavano Un bacio a mezzanotte in un programma di Arbore. Profilo perfetto, un velo di abbronzatura, vestiti a fiori, a volte un lavoro a maglia fra le mani, l'amatissima Anna c'era sempre.

Andando via, ci si trovava a pensare che una sinistra buona esisteva, e che il matrimonio poteva essere una cosa bellissima.

 

6. DOCUMENTI. UNA LETTERA APERTA AL COMMISSARIO EUROPEO ALLA POLITICA DI SICUREZZA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Al Commissario Europeo alla Politica di Sicurezza

e per opportuna conoscenza: ai capigruppo parlamentari del Parlamento Europeo, al prefetto di Viterbo, al sindaco del Comune di Viterbo, al presidente della Provincia di Viterbo, alla Presidente della Regione Lazio, all'assessore all'ambiente del Comune di Viterbo, a tutti i consiglieri del Comune di Viterbo, all'assessore all'ambiente della Provincia di Viterbo, a tutti i consiglieri della Provincia di Viterbo, all'assessore all'ambiente della Regione Lazio, a tutti i consiglieri della Regione Lazio, al ministro della Difesa, ai mezzi d'informazione locali e nazionali

Oggetto: Segnalazione ed appello per la cessazione della guerra in Afghanistan

*

Gentile Commissario Europeo alla Politica di Sicurezza,

la guerra in corso in Afghanistan e' palesemente in contrasto con i principi e le norme fondamentali del diritto internazionale, con la Carta delle Nazioni Unite e con i principi-guida della politica dell'Unione Europea (e per quel che riguarda la partecipazione militare italiana anche con l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana).

Chiediamo che questo crimine cessi e che i paesi dell'Unione Europea cessino di partecipare alla guerra e si adoperino per una politica di pace con mezzi di pace, di disarmo e smilitarizzazione dei conflitti, di coperazione internazionale e impegno umanitario.

Solo la pace salva le vite.

La guerra e' nemica dell'umanita'.

Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione, distinti saluti,

*

le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 23 gennaio 2011 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo

Viterbo, 29 gennaio 2011

Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Lev Tolstoj, Il cammino della saggezza, Centro Gandhi Edizioni, Pisa 2010, 2 voll. rispettivamente di pp. 144 e 160, euro 30. Per richieste: Centro Gandhi Edizioni, via Santa Cecilia 30, 56127 Pisa, tel. 050542573, e-mail: centro at gandhiedizioni.com, sito: www.gandhiedizioni.com

*

Riletture

- Daniel Guerin, Fascismo e gran capitale, Schwarz, Milano 1956, Bertani, Verona 1979, Erre Emme Edizioni, Roma 1994, pp. 448.

- Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974, pp. 176

- Daniel Guerin, Per un marxismo libertario, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2008, pp. 304. Per richieste: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme

*

Riedizioni

- Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Einaudi, Torino 1995, 1999, Mondadori, Milano 2011, 2 voll. per pp. XII + 1480, euro 12,90 + 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 450 del 29 gennaio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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