Archivi. 11



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 11 dell'11 gennaio 2011

 

In questo numero:

1. Ventuno articoli di Benito D'Ippolito

2. Ci verra' chiesto conto

3. Per Simone

4. Sulla strada dell'aeroporto

5. Il naufragio

6. Alcuni altri omissis da un rapporto

7. Le cose da fare

8. Dopo Capaci

9. Alex

10. En arche'

11. Per Sergio Endrigo

12. In memoria di Simon Wiesenthal

13. Sette lapidi per dire un si'

14. Incidente a Kabul

15. I fatti di Falluja

16. In difesa delle piante ornamentali. Prosopopea

17. Tom

18. Puntuale come la morte

19. Sul torpedone

20. Dal mattino

21. Oi autoi

22. Una scelta

23. Appendice prima: Blues del treno della morte

24. Appendice seconda: Quattro vecchi volantini dei tempi della prima guerra del Golfo

 

1. EDITORIALE. VENTUNO ARTICOLI DI BENITO D'IPPOLITO

[Riproponiamo i seguenti testi gia' raccolti in "Voci e volti della nonviolenza" n. 332 del 12 maggio 2009]

 

Riproponiamo qui pressoche' integralmente e con un'unica minima variante i testi apparsi ne "La domenica della nonviolenza" n. 80 del 2 luglio 2006 che cosi' presentavamo allora: "riproponiamo gran parte degli interventi apparsi sul nostro notiziario a firma di Benito D'Ippolito nel 2005 e nel 2006. Non abbiamo riprodotto (ma con due eccezioni, in appendice) testi che pur ivi pubblicati nel corso del biennio considerato erano stati scritti e gia' pubblicati in anni precedenti, ne' testi di saluto a persone amiche che forse qui sarebbero parsi incongrui, ne' alcune altre minuzie. Sono testi tutti concepiti in funzione dichiarativa o esortativa: scritti cioe' come articoli, o volantini, o quasi canovacci di comizio; la scelta della misura dei versi vuol suggerire un'intonazione, e rinviare a una tradizione. Non piccola parte sono stati scritti in fretta per 'chiudere' il notiziario, quando lo spazio era ormai poco e pur occorreva bilanciare altri testi, o quando a notiziario gia' fatto e finito una notizia era sopravvenuta sulla quale non si poteva non scrivere, e il buon Benito D'Ippolito in quattro e quattr'otto convocato alla bisogna veniva in soccorso della redazione, come dire, dettando quattro lasse sul tamburo. Non ci e' parso necessario riportare le date e le circostanze; l'ordine e' quello cronologico".

 

2. CI VERRA' CHIESTO CONTO

 

Ci verra' chiesto conto.

 

Del perche' non abbiamo accolto e soccorso

chi fuggiva da guerre, da fame, da morte.

Cosi' come noi chiediamo conto

a chi dei nazisti fu complice.

 

Ci verra' chiesto conto.

 

Degli accordi razzisti e assassini

di Schengen, delle leggi  che hanno riaperto

in Italia i campi di concentramento.

Ci verra' chiesto conto. A noi tutti.

 

Delle persone che abbiamo lasciato morire.

 

In quel tribunale

ove non si corrompe, non si mente, non si sfugge

ci verra' chiesto conto.

 

3. PER SIMONE

 

Ieri mattina al liceo di Tuscania

con le studentesse e gli studenti amici

della nonviolenza

ci siamo alzati in piedi ed abbiamo ricordato

con il nostro silenzio

Simone Cola, vittima

della guerra in Iraq.

 

Poi abbiamo letto, anzi abbiamo cantato

ma con voce sommessa, ferma e sommessa,

La guerra di Piero

che scrisse Fabrizio De Andre'.

 

Poi abbiamo pianto per tutte le vittime

e abbiamo continuato a studiare la nonviolenza

per fermare ogni guerra, ogni strage, ogni orrore.

 

4. SULLA STRADA DELL'AEROPORTO

 

Sulla strada dell'aeroporto

attende sbigottito il cacciatore

nel buio attende franco il cacciatore

sulla strada dell'aeroporto.

 

E tu non sai che sei la selvaggina.

 

Sulla strada dell'aeroporto

attende nel buio la nera

signora che parla rafficando

e riga i volti di lacrime di sangue.

 

E non c'e' ombrello che fermi questa pioggia.

 

Sulla strada dell'aeroporto

la guerra terrorista ti raggiunge

la guerra, che e' sempre terrorista

il terrorismo, che nella guerra culmina.

 

Denti di drago seminava Giasone.

 

Sulla strada dell'aeroporto

dove tu sei la selvaggina

dove l'alito del male ti fa cenere.

 

Ah buon Nicola, che salvavi il mondo,

tu, buon amico della nonviolenza.

 

5. IL NAUFRAGIO

 

Ma chi armava la mano agli scafisti? Chi

dettava le regole del gioco? Chi sbarrava

al fuggiasco la via della salvezza?

 

La rapina di chi quei paesi aveva impoverito

ridotto a fame dittatura e guerra?

Chi aveva armato dittatori e mercenari?

Chi chiedeva carne umana in scatola

schiava nei sottoscala

o nuda sui marciapiedi?

 

Chi proibiva alla vittima la fuga

dal carnefice? Chi

nelle mani della mafia l'affidava

ad un tempo straccio di viscere e gallina

dalle uova d'oro, business

quotato non meno delle armi e dell'eroina?

 

In quest'oscuro specchio in cui mi specchio

vedo qualcosa che non vorrei vedere

vedo la morte e vedo le mie mani.

 

6. ALCUNI ALTRI OMISSIS DA UN RAPPORTO

 

La notte era assai buia

l'auto aveva quattro ruote

i nostri ragazzi sono impetuosi

gli italiani e' difficile distinguerli

dagli arabi, dai terroristi, dai cani.

 

La notte era assai buia

sparano i mitra, servono a questo

ve lo avevamo detto mille volte

di starci dietro, dietro e non di fronte

di starvene accucciati, come tutti.

 

La notte era assai buia

per questo mancammo gli altri due.

 

7. LE COSE DA FARE

 

Salvare la vita di tutte e di tutti

tutte le armi spezzare

ricominciare la storia dal tiaso

di Mitilene, restituire

al mondo i volti e le voci

delle persone tutte tutte curando

costruire relazioni di giustizia.

 

Alla parola che comanda dire no

alla parola che prega dire si'

ogni mattina sfornare il pane ancora

ogni sera predisporre il giaciglio

saper cantare saper nutrire

opporsi sempre alla legge del coltello

non dire mai la parola disonesta.

 

svelare il mistero piu' antico del mondo

dare ascolto con le proprie mani

sfamare chi ha fame accogliere chi fugge

mettere al mondo il mondo, soccorrere

chi geme. Donare: il resto

verra' da se'.

 

Dire la verita', tenere acceso il fuoco,

scongelare i cuori, illimpidire

gli occhi, far cessare

la guerra. Lavare

il cielo e le anime, vestirle

di nuova candida lucente trina.

 

Seguire i passi di questa Florence

seguire i passi di questa Clementina.

Con loro, per loro trepidare

attenderle ancora, ancora chiamarle

fortemente sentirle volerle

vive libere sorelle maestre.

 

8. DOPO CAPACI

 

"En mayo llegan las primeras lluvias

La hierba tierna renace de las cenizas"

(Ernesto Cardenal, Hora 0)

 

Che nessuno si arrenda, che nessuno

dei carnefici sieda alla mensa, che nessuno

s'impiastricci le mani le mani stringendo

lorde ancora di sangue,

che nessuno versi l'obolo al tiranno.

 

Che nessuno dimentichi, nessuno

permetta che quei morti siano morti

invano, per sempre.

 

9. ALEX

 

"Che ci vuole infine ancora per bucare le nebbie dei nostri cervelli, il lardo delle nostre coscienze?" (Lidia Menapace, Un albicocco per risvegliarsi, ne "Il manifesto" del 6 luglio 1995)

 

Fra poco saranno dieci anni

camminando di notte pei campi

vedro' ancora infinite le stelle

vedro' ancora infinite le lucciole

e tutto sembrera' per un attimo

come sempre. Ma sono passati

dieci anni.

 

Non avevo la televisione

la notizia mi giunse al mattino

nella stanza ancora buia del palazzo.

Era morto, era morto per sempre

era morto in un campo, volando

sotto un albero caldo e luminoso

di albicocche.

 

Conoscevo quel volto, quella voce

di quel cuore e quel braccio l'aiuto

conoscevo. Ed ho sempre saputo

quanto e' grande lo strazio dei buoni

quanto e' vuoto lo specchio e l'enigma

quanto graffia quel coro dei morti

a cui sordo tu esser non sai.

 

Cosi' muoiono  i piu' valorosi

senza pace ne' lode di canti

e cosi' restan vivi per sempre

a lottare la lotta che sempre

viva tennero e mai non lasciaro

perche' venga quel tempo in cui l'uomo

un aiuto sia all'uomo, e la pace.

 

10. EN ARCHE'

 

Tu parola che agisci nel mondo

che sei il fare piu' proprio dell'uomo

tu miscuglio di labbra e di vento

tu fantasma di sguardi e di sogni

 

tu parola che sgorghi dal cuore

tu tempesta di sabbia e di spade

tu che ordini morte ed amore

tu che il mondo fai esistere ancora

 

tu che uccidi, che sani, che doni

volto e luce, e di sale e di sasso

puoi tremenda negare la vita

puoi far nascere il nuovo e la quiete

 

rompi ancora una volta le sbarre

fammi uscire da questa prigione

sii benigna, sii lieve, sii amica

tendi un ponte, un sentiero ci apri.

 

11. PER SERGIO ENDRIGO

[Amava i bambini, la vita, il mondo, l'umanita'. Ripudiava l'oppressione e la menzogna. "Con le armi della poesia" lotto' per un'umanita' migliore, per un mondo vivibile. Con Sergio Endrigo scompare un amico della nonviolenza. Che molto abbiamo ascoltato, e che ameremo ancora]

 

E sempre mi ha commosso Sergio Endrigo

per il sussiego e la malinconia

per il garbo soave - mai un rigo

di troppo o un sovrattono o un'aritmia

 

nel canto senza botole ne' intrigo

nel verso che si scioglie in melodia

come nell'andaluso Federigo

tristezza dolce e amara bonomia

 

nel dire esatto che primo e' l'amore

e quella lotta contro la violenza

che sempre si rinnova e dentro il cuore

 

e nel mondo che e' specchio di coscienza

e grave pondo, e gioia nel dolore

e ombra delle idee, e incontro e assenza.

 

12. IN MEMORIA DI SIMON WIESENTHAL

 

Giustizia e non vendetta, l'intero

senso della nostra lotta e' qui.

 

Di questa pieta', di questo dovere

nessuno seppe essere operatore

come Simon Wiesenthal.

 

Tutti gli esseri umani assassinati

ovunque si trovino, oggi

lo stanno abbracciando.

 

L'umanita' intera si leva in piedi

per rendergli omaggio, per ringraziarlo ancora.

 

13. SETTE LAPIDI PER DIRE UN SI'

 

Aveva barato e io me n'ero accorto

non era per i soldi, solo non volevo

passare per fesso. Per questo l'ho detto.

 

Potevo immaginare

che avrebbe estratto il pezzo?

 

Potevo immaginare che un ferro cosi' piccolo

pungendomi nel cuore in una vampa

mi avrebbe tolto tutto in un momento?

 

E in quel bar c'ero entrato per bere solo un goccio.

 

*

 

D'accordo, si', l'avevo tamponato.

Aveva fretta, e avevo fretta anch'io.

Ma poi strillava la sua bella macchina

che invece era un catorcio e glielo dissi.

Fu allora che mi fulmino'. Ricordo

sopra la fiamma la faccia da gufo.

 

*

 

Nel sottoscala c'erano gli indiani

la principessa c'era da salvare

ero nell'ultima trincea, i crucchi

venivano. E soltanto io potevo

salvare tutti, si', come in quel film.

Nei miei dieci anni ero grande ormai

da prender la pistola nel cassetto

quando mi cadde e mi trapasso' il petto

non c'erano piu' indiani o principesse

solo ero in casa e non avevo forza

per dire aiuto, o forse non volevo.

 

Mi dissanguai in silenzio, per fortuna

ero gia' morto quando torno' a casa

la mamma con la spesa dal mercato.

 

*

 

La prima pietra, certo, lo ricordo

ma sono storie di un tempo lontano

o di un mondo ancora da venire.

In questo invece io ero innamorato

e lei mi amava e certo a suo marito

non lo potevo andare a raccontare.

Ci penso' qualcun altro e quando venne

avrei voluto dirgli che poteva

rompermi il naso e che poi mi ascoltasse

ma lui aveva in tasca la 38.

 

*

 

Delle due l'una, se si e' una famiglia

uno porta i calzoni e gli altri sotto.

 

Invece sempre lagne, arrivi a casa

che sei una bestia, che sei stanco morto

e mai una volta che il pranzo sia pronto

e mai una volta che ti si obbedisca.

 

Insomma, un uomo e' un uomo, le ho sparato.

Poi tutto era cosi' sporco e vuoto

che mi son messo la pistola in bocca

e ho chiuso gli occhi e non li ho piu' riaperti.

 

*

 

Ci pare a tutti di essere i piu' furbi

cosi' ogni tanto mi ero immaginato

che se venivano a rubarmi a casa

gli davo il fatto loro e buonanotte.

Sai quante volte mi ero esercitato

con la mia torva immagine allo specchio.

Ci pare a tutti di essere il piu' volpe.

 

Poi son venuti e tutto era confuso

e la pistola era cosi' pesante

che non riuscivo a tener dritto il braccio

ridendo la strappo' dalle mie mani

quasi volevo ringraziarlo, e invece

sentii un botto che sfondava i timpani

e la puzza di fumo e poi piu' niente.

 

*

 

E una e due e tre volte ripetei

fermosparo fermosparo fermosparo

poi chiusi gli occhi e strinsi il pugno e dentro

nel pugno strinsi il ferro e parti' il colpo.

Poi vidi Ignazio che gia' rantolava

e non mi resse il cuore e anch'io mi spensi.

 

14. INCIDENTE A KABUL

 

Uccidono, le armi. E le persone

muoiono. Quanti

dovranno ancora morire

prima di capire,

prima di capire.

 

15. I FATTI DI FALLUJA

 

Questo sapevo gia', che a Falluja

stragi sono state commesse, stragi.

Poco m'interessa che gli assassini

dicano oggi di averle commesse

nel rispetto delle leggi e dei trattati.

 

Quali leggi, quali trattati?

Da quando e' legge l'omicidio, da quando

si contratta il macello di carne umana?

 

Chi sottoscrive con una stretta

di mano che altri venga trucidato?

Chi vende, a quale titolo, a quale

giusto prezzo nel libero mercato

la morte altrui? Chi

osa ancora dire che uccidere

e' cosa buona e giusta?

 

Di cosa stiamo discutendo, se una strage

e' piu' o meno gradevole, piu' o meno

conforme alle regole del gioco?

Ma quale gioco e' questo dalla lunga

coda di sangue, quale norma presiede

a questa catena di fiamme e di gelo

e di dolore che restera' nei secoli?

 

Dicono

che e' da vedere se a Falluja il macellaio

uso' armi da duello o da tonnara.

Per quelli per cui questo cambia qualcosa

solo pena profonda proviamo.

Una strage resta una strage.

E sempre agli assassini il servo ossequio

del lurco e dell'inetto e il cavillare

rende piu' facile continuare a uccidere.

 

Di cosa, dunque, stiamo discutendo?

Non e' gia' tutto chiaro cio' che e' vero?

Tutte le armi sono di sterminio.

Tutte le guerre sono terroriste.

Tutti gli eserciti abolire occorre.

 

16. IN DIFESA DELLE PIANTE ORNAMENTALI. PROSOPOPEA

 

Solenni, silenziose, le piante ornamentali

come puoi tu non sentirle sorelle?

Nobli, immote, viventi monili

e ricordo della prima quiete

quando il caos cedette all'urto della forma

che cresce, dirama, arabesca

e illude che il mondo abbia un senso,

lenisce l'angoscia della morte.

Ornamento del mondo quando il mondo

suona rotondo come la voce

la musica, l'alito che da' la vita.

Ruah.

 

Non come gli uomini sporchi e puzzolenti

ladri e vigliacchi, privi di radici

frenetici nel muoversi e gracchianti

che piu' non sanno assecondare il lieve

muover del vento, respiro delle onde.

 

Neppure presi la mira, il fucile

fece da se'.

 

17. TOM

 

In un sacco di plastica, in una discarica, bucata

dai proiettili e' stata ritrovata

la salma di Tom Fox. Gli assassini

cosi' la ridussero.

 

L'anima no. Essa risplende

per sempre nella gloria,

nella memoria dell'umanita'.

 

18. PUNTUALE COME LA MORTE

 

Puntuale come la morte

la morte arriva

finche' tu non capisci che fermarla

non possono ne' fosforo ne' schioppi

ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie

ne' i carri da guerra dell'imperatore

ne' sparsi nel gorgo i brandelli

di carne che gia' furono persona.

 

Come la morte arriva la morte, puntuale

a questa stazione di pali obliqui e rotti

di fischi senza volti nella notte.

 

E tu non altrimenti puoi fermarla

che costruendo un ponte di parole,

che abbracciandolo il giovane assassino

prima che il vortice gli spezzi l'anima

che la disperazione lo divori.

 

Non con gli eserciti. Contro gli eserciti.

Non col fucile. Spezzando i fucili.

Non col ricatto delle sanzioni:

ma con il dono che salva le vite.

 

Non con la forza che trasforma in drago.

Non con i ceppi e col filo spinato.

 

Ma con la scelta dell'umanita'.

Ma con la forza della nonviolenza.

 

19. SUL TORPEDONE

 

"Al momento di marciare molti non sanno

che alla loro testa marcia il nemico.

La voce che li comanda

e' la voce del loro nemico.

E chi parla del nemico

e' lui stesso il nemico"

(Bertolt Brecht)

 

Sul torpedone me ne sto zitto e ingrugnito

sospetto che chi guida non lo sappia

che li' c'e' il strapiombo e a quella svolta

il capitano Flint coi suoi briganti.

 

E mi preoccupa la sua zoppia:

sapra' guidarlo bene questo pullman?

 

E invece lo sa bene, Long John Silver.

 

20. DAL MATTINO

 

Poiche' il buon giorno si vede dal mattino

cosi' si presenta anche il nuovo governo:

facendo sfilare col passo dell'oca

gli armigeri pronti ad uccidere ancora

le armi puntate contro l'umanita'.

 

21. OI AUTOI

 

Gli stessi che li mandano a morire

alacri inchiodano le loro bare

cantando canzonette tricolori

spremendo acide larme fasulle

ad uso dei cronisti parabelli.

 

Gli stessi che intonano peana

a tutti gli eserciti assassini

ancora degli assassinati succhiano

il sangue nero e spento,

forbendo poi la bocca alla bandiera.

.

Tutte le armi sono assassine.

Tutti gli eserciti sono assassini.

Ed assassine son tutte le guerre.

E assassini tutti i governanti

che le armi, gli eserciti, le guerre ammettono.

 

22. UNA SCELTA

 

Vi e' una lingua che affila il pugnale

che e' protesa alla furia del male

impastata di fiele e di sale

che devasta ogni cosa che vale.

 

E vi e' una parola che sana

che guarisce la febbre terzana

che di pace e' splendente fontana

che la morte ed il male allontana.

 

Sappi dirla tu quella parola

che l'afflitto soccorre e consola.

 

Sappi scegliere la carita'.

Tutto il resto nessuno lo sa.

 

23. APPENDICE PRIMA: BLUES DEL TRENO DELLA MORTE

[Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni, bloccando treni occupando binari in nome della dignita' di ogni essere umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole seguenti]

 

E tu fermalo il treno della morte

col tuo corpo disarmato sui binari

con la voce che si oppone all'urlo roco

delle bombe, delle fruste al vile schiocco.

 

E tu fermalo il treno della morte

sono pochi gli oppressori, innumerevoli

le vittime, non possono arrestarci

se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita.

 

E tu fermalo il treno della morte

con la tua persona fragile sconfiggi

gli apparati e gli strumenti della guerra

e salva il mondo con la tua persona fragile.

 

E tu fermalo il treno della morte

perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo

col tuo corpo, la tua voce, la speranza

che sa unire tante braccia, e sa fermarlo

 

maledetto il treno nero della morte.

 

E tu fermalo e cosi' ferma la guerra.

 

24. APPENDICE SECONDA: QUATTRO VECCHI VOLANTINI DEI TEMPI DELLA PRIMA GUERRA DEL GOLFO

 

Quando verranno le aquile a dirti che e' il momento

tu digli di no, che hai ancora da fare

che c'e' il caffe' sul gas, il rubinetto da aggiustare

che hai promesso a Maria che domani la portavi al cinema.

 

Quando verranno le aquile, tu digli di no.

 

*

 

Qualcuno ancora grida "viva le catene"? qualcuno

ancora s'agita a mazzate nel rigagnolo, Crono

ancora disquatra, divora, vomita esserini?

l'uomo s'arrovescia dunque in scimmia, in drago, in sasso?

 

"Agli uomini che conservano una certa lucidita'

e un certo senso dell'onesta', noi diciamo:

e' falso che si possa difendere la liberta' qui

imponendo la servitu' altrove".

 

Diciamo, anche: che e' falso

si possa difendere la liberta' altrove

imponendo qui la servitu'.

 

*

 

Sotto le bombe intelligenti, stupidi

uomini tirano

le cuoia, vacui

guardano il cielo gli occhi dei superstiti.

 

*

 

Il dito coltello del padrone

trancia il cuore in petto ai contadini

col solo crescere dell'unghia. C'e' modo

di uccidere senza un sussulto.

 

"Come potrebbe esservi un uomo ricco

se non vi fossero migliaia di poveri?".

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Numero 11 dell'11 gennaio 2011

 

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