Telegrammi. 404



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 404 del 14 dicembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Cada il governo della malavita e della barbarie

2. "Azione nonviolenta" di dicembre 2010

3. Adesione del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo all'appello promosso da Francesco de Notaris "Le armi provocano morte, l'arte e' vita"

4. Da Napoli un appello di intellettuali e artisti per la democrazia

5. Kathambi Kinoti intervista Christine Ahn

6. Per sostenere il Movimento Nonviolento

7. "Azione nonviolenta"

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: CADA IL GOVERNO DELLA MALAVITA E DELLA BARBARIE

 

Cada il governo dell'anomia.

Cada il governo della corruzione.

Cada il governo della guerra assassina e del colpo di stato razzista.

Cada il governo del maschilismo e del patriarcato onniprostituente, onnischiavista e femminicida.

Cada il governo dei mafiosi e dei fascisti.

Cada il governo dei devastatori ed inquinatori della biosfera.

Cada il governo della malavita e della barbarie.

*

Si torni alla legalita' che salva le vite.

Si torni alla democrazia che rispetta i diritti umani.

Si torni alla convivenza fondata sui buoni costumi e sulla solidarieta' che tutti gli esseri umani raggiunge.

Si torni alla civilta'.

La civilta' che e' verita' e amore, giustizia e liberta'.

*

Cada il governo del crimine.

Si vada alle elezioni.

Si costruisca la sinistra della nonviolenza, del femminismo, dell'ecologia, della giustizia sociale e dei diritti di liberta', della pace e della solidarieta', della legalita' costituzionale e della democrazia progressiva.

 

2. STRUMENTI DI LAVORO. "AZIONE NONVIOLENTA" DI DICEMBRE  2010

[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

 

E' uscito il numero di dicembre 2010 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

*

In questo numero: Il congresso dei nostri primi cinquant'anni, di Mao Valpiana; XXIII congresso nazionale del Movimento Nonviolento, la mozione politica generale; La coscienza personale al centro del Movimento, di Mao Valpiana; Le parole chiave del congresso, di Elena Buccoliero; La nonviolenza per la citta' aperta, resoconto del dibattito generale, di Caterina Del Torto; Il Movimento Nonviolento rende omaggio ai caduti della strage fascista di Brescia, a cura della redazione; La nonviolenza per Brescia, citta' aperta, di Elena Buccoliero; Caro Movimento Nonviolento ti auguro un buon congresso e..., a cura della redazione; Compagni di strada ci hanno scritto che..., di Giorgio Nebbia, Giancarla Codrignani, Andrea Cozzo, Giuliano Pontara, Damiano Galletti, Lorenzo Porta.

Le rubriche: Economia. Guerra di dati e cifre per una guerra vera, a cura di Paolo Macina; Educazione. Per una storiografia nonviolenta/3: Historia magistra vitae?, a cura di Pasquale Pugliese; Osservatorio internazionale. Tecnologia robotica al servizio della guerra, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti; Per esempio. Comunicazione nonviolenta, le parole per fare la pace, a cura di Maria G. Di Rienzo; Cinema. Sguardi di bimbo sul natale che viene, a cura di Enrico Pompeo; Musica. Il sogno di Martin rilanciato da Elvis, a cura di Paolo Predieri; Granello di senape. Dio e la vittoria sulla "grave colpa", a cura di Enrico Peyretti; Il calice. L'arte della siesta, a cura di Christoph Baker.

In copertina: Momenti congressuali.

In seconda: Per un 2011 di nonviolenza.

In terza di copertina: Materiale disponibile.

In ultima: L'ultima di Biani,  Fai un nodo.

*

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo  an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

3. APPELLI. ADESIONE DEL "CENTRO DI RICERCA PER LA PACE" DI VITERBO ALL'APPELLO PROMOSSO DA FRANCESCO DE NOTARIS "LE ARMI PROVOCANO MORTE, L'ARTE E' VITA"

 

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo aderisce all'appello promosso da Francesco de Notaris "Le armi provocano morte, l'arte e' vita", appello che denuncia il tentativo dell'industria bellica di insignorirsi di istituzioni culturali con finanziamenti frutto di produzioni atte ad attivita' belliche, quindi omicide.

E' inammissibile che la cultura - bene comune dell'umanita' - e le sue istituzioni vengano prostituite ai signori della guerra, ai mercanti di morte, ai produttori di stragi.

La guerra e' nemica dell'umanita', la produzione di armi e' un crimine contro l'umanita'. Nessuna complicita' e' ammissibile.

L'industria bellica va interamente riconvertita a produzioni civili per la vita e il benessere degli esseri umani.

Occorre smilitarizzare i conflitti, i territori, le societa'; le organizzazioni armate costitutivamente implicano la disponibilita' e l'impegno alla distruzione di beni e di vite, la disponibilita' e l'impegno alla commissione di omicidi.

La guerra deve essere estromessa dalla storia umana.

Solo la pace costruisce la pace, solo la pace salva le vite, solo la pace promuove il sapere piu' necessario: quello che promuove il reciproco riconoscimento e il comune benessere attraverso la saggezza, la solidarieta', la responsabilita', la cura, l'inveramento della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani nella consapevolezza che vi e' una sola umanita' ed un'unica casa comune dell'umanita' intera, la biosfera.

Pe queste essenziali ragioni il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo aderisce all'appello promosso da Francesco de Notaris "Le armi provocano morte, l'arte e' vita".

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 13 dicembre 2010

*

Allegato. Il testo dell'appello promosso da Francesco  de Notaris: Le armi provocano morte, l'arte e' vita

Senza mezzi termini bisogna dire, a proposito della probabilita' che la Mbda (una delle piu' importanti industrie europee di sistemi missilistici e di esplosivi) possa finanziare il Museo Madre a Napoli, che e' assoluta l'incompatibilita' tra l'industria che produce morte e un Museo di arte moderna come il Madre.

L'arte e la modernita' devono rifiutare il denaro prodotto dalle guerre, dal sangue ed anche da investimenti di soldi di dubbia provenienza. E' inammissibile nascondere la realta' e la verita'.

L'economia deve essere al servizio dell'essere umano, che non e' merce da comprare. E' ottimo il comportamento degli artisti pronti a ritirare le loro opere se l'irresponsabile ipotesi diventasse realta'.

Da senatore e parlamentare per la pace scrissi la mozione poi approvata per bloccare la produzione da parte delle aziende italiane delle mine anti-uomo, presentai il testo di legge per l'obiezione di coscienza al servizio militare ed il disegno per la riconversione dell'industria bellica. In Iraq ho visto le stragi prodotte da missili e bombe "intelligenti". La politica non puo' operare scelte che ostacolano il disarmo e la pace offrendo alibi a quanti sono del tutto impegnati a fabbricare strumenti di morte.

Le armi sono costruite per uccidere. L'arte, invece, eleva l'essere umano. Se i costruttori di armi hanno bisogno di apparire benefattori, lo divengano sul serio, riconvertendo le loro fabbriche a produzioni civili.

Si facciano sentire le persone che amano la pace.

Per adesioni: francesco.denotaris at virgilio.it

 

4. APPELLI. DA NAPOLI UN APPELLO DI INTELLETTUALI E ARTISTI PER LA DEMOCRAZIA

[Da Giuseppe Aragno (per contatti: geppinoaragno@libero.it9 riceviamo e diffondiamo.

Giuseppe Aragno (Napoli, 1946), storico, saggista, docente, militante sindacale, studioso del movimento operaio, collabora con la cattedra di Storia contemporanea dell'Universita' degli Studi "Federico II" di Napoli; ha pubblicato vari libri di ricerca storica e scrive su riviste specializzate. Ha curato l'edizione degli Scritti di storia e politica di Gaetano Arfe'. Tra le opere di Giuseppe Aragno: Siete piccini perche' siete in ginocchio. Il "Fascio dei lavoratori" prima sezione napoletana del Psi (1893-1894), Bulzoni, Roma 1989; (con Francesco Cormino), Il giacimento in fondo allo stivale. Scuola e cultura nel sud, Laterza, Roma-Bari 1997; (con Gloria Chianese, Andrea De Santo, Alexander Hobel), Fascismo e lavoro a Napoli. Sindacato corporativo e antifascismo popolare, Ediesse, Roma 2006; I compagni mi vendicheranno, La citta' del sole, Napoli 2008; La Camera del lavoro di Napoli, La citta' del sole, Napoli 2008; L'antifascismo popolare, Manifestolibri, Roma 2009]

 

La gestione dell'ordine pubblico non ha, e non dovrebbe avere, per sua natura, volto politico. E' neutrale, e si pone come garanzia di sicurezza materiale e di tutela dei diritti costituzionali anche e soprattutto nel conflitto sociale.

Da mesi la citta' di Napoli e' costretta a subire una gestione della questione sicurezza che forza la dinamica democratica. Una gestione che sembra assumere un ruolo politico di braccio armato del Governo. Lo lasciano credere la vicenda di Terzigno e la gestione della questione rifiuti, la maniera di affrontare in piazza il dramma della disoccupazione e, da ultimo, l'attacco gratuito e portato all'interno del San Carlo contro gli studenti, gli artisti e i lavoratori del teatro.

In una citta' come Napoli trattare il dissenso a suon di manganellate e fermi ingiustificati fa pensare a intenti intimidatori e rischia di innescare una escalation della tensione di cui la questura porterebbe una responsabilita'.

E' il caso che le autorita' riflettano a fondo e tengano conto delle esigenze democraticamente espresse dai movimenti sociali di questa citta' che ha gia' troppi problemi e che chiede soluzioni politiche e non una gestione da Stato di polizia.

*

Promotori: Giuseppe Aragno (storico Universita' Federico II), Erri De Luca (scrittore), Luigi Lo Cascio (attore), Gerardo Marotta (presidente Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Alex Zanotelli (missionario comboniano).

Prime adesioni: Giso Amendola (docente Universita' di Salerno), Silvana Carotenuto (docente Universita' Orientale), Iain Chambers (docente Universita' Orientale), Francesco Di Bella (cantante), Michele Fatica (docente Universita' Orientale), Angelo Genovese (docente Universita' Federico II), Giovanni La Guardia (docente Universita' Orientale), Maurizio Memoli (docente Universita' di Cagliari), Salvatore Pace (preside del Pansini), Luca Persico (musicista, 99 Posse), Antonello Petrillo (docente Universita' Suor Orsola Benincasa), Consiglia Salvo (attivista movimenti per l'acqua pubblica), Daniele Sepe (musicista), Emilio Surmonte (docente Universita' di Salerno), Tiziana Terranova (docente Universita' Orientale), Davide Torri (docente Universita' di Chester, UK), Aldo Trucchio (docente Universita' Orientale)

 

5. RIFLESSIONE. KATHAMBI KINOTI INTERVISTA CHRISTINE AHN

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione la seguente intervista a Christine Ahn, analista per "Global Fund for Women" e "Korea Policy Institute", di Kathambi Kinoti per "Awid - Associazione Donne e Sviluppo", dal titolo "Ispirazioni dalla penisola della discordia"]

 

- Kathambi Kinoti: Il summit dei G20 si e' tenuto nella Corea del Sud. Che significato ha avuto questo fatto?

- Christine Ahn: Il summit dei G20 in Corea e' stato significativo per un certo numero di ragioni. Per dirne una, era la prima volta che un incontro "G-qualcosa" si e' tenuto in un paese che non era fra i cosiddetti "otto grandi", ma che e' parte di un gruppo allargato di nazioni benestanti, incluse il Brasile, la Cina, l'India e la Russia, che stanno crescendo in termini di potere ed influenza. E' stato anche significativo avere il meeting in Corea del Sud perche' essa e' molto importante a livello geopolitico per gli Usa, ovviamente nei termini dell'agenda economica e militare statunitense. Un obiettivo chiave del presidente Obama era rimuovere tutti gli ostacoli che rimanevano all'adozione del "Trattato sul libero mercato fra Corea e Usa", che e' il piu' grande accordo di questo tipo dopo il Nafta (North American Free Trade Agreement).

La Corea del Sud e' anche un importante alleato militare degli Stati Uniti, in particolare per lo scopo di questi ultimi di mantenere il dominio sulla regione asiatica del Pacifico e di sfidare il crescente potere della Cina. Gli Usa hanno al momento 27.000 soldati in 75 basi militari, ma hanno anche il controllo sull'esercito sudcoreano sin da quando la guerra di Corea ebbe temporaneamente fine 60 anni fa. Il governo conservatore della Corea del Sud e' stato un alleato importante per gli Stati Uniti in un momento in cui la marea sta mutando in tutta l'Asia, in particolar modo in Giappone, dove le tensioni relative alle basi militari hanno forzato le dimissioni del primo ministro Hatoyama, che era stato eletto principalmente per la sua campagna sulla rimozione delle basi militari statunitensi dal paese.

A livello domestico, secondo le studiose e le attiviste femministe, il governo della Corea del Sud ha usato il G20 come un'opportunita' di proiettare propaganda sul popolo coreano, mostrando loro che il paese ha raggiunto l'ammissione al club dei paesi sviluppati, ed ora e' un giocatore importante sul piano globale. Secondo Jinock Lee, un'intellettuale femminista sudcoreana, "Il governo della Corea del Sud sembra guardare a quest'opportunita' di avere il summit dei G20 in Corea come ad un modo per elevare il proprio status globale e nello stesso tempo pacificare i dissidi interni in nome degli interessi nazionali". Uno dei modi in cui il governo ha lavorato per tener fuori ogni voce dissidente e' stato il costringere i dimostranti a stare ad un miglio di distanza dal luogo del summit.

A detta di Jini Park dell'Accademia delle donne lavoratrici coreane, il popolo coreano non ha neppure compreso il significato dell'incontro: "Sembra che le persone siano viste solo come oggetti da spostare a piacimento". Lei dice che ci sono molte critiche ai G20, incluse quelle sulla sua legittimita' e sulla sua definizione di "sviluppo". Il governo sudcoreano sta proponendo una nuova agenda di sviluppo, usando frasi retoriche del tipo "aiuti per mettere fine agli aiuti", "aiuti per il commercio" e "il modo piu' efficace di prendere un pesce". Secondo Park: "Si tratta di uno sviluppo orientato alla mera crescita, senza considerazione alcuna per la sostenibilita' o l'equita' di genere". Molte attiviste coreane sono preoccupate dal fatto che la Corea possa essere vista come un modello di sviluppo senza che si considerino i suoi molti problemi, come la terribile diseguaglianza, la mancanza di democrazia e il disprezzo per le questioni ecologiche.

*

- Kathambi Kinoti: Che influenza hanno gli Usa in relazione alle politiche della Corea del Sud e di quella del Nord?

- Christine Ahn: Gli Usa hanno un'influenza enorme sulle politiche della penisola: furono infatti gli Stati Uniti, con il consenso dell'ex Unione Sovietica, a dividere la penisola stessa in due circa 60 anni or sono. Molta gente non lo sa, ma nel 2000 i leader delle due Coree si incontrarono e firmarono la Dichiarazione congiunta del 15 giugno, in cui decisero di riunificare gradualmente il paese. Questo diede inizio a progetti economici condivisi, come il complesso industriale di Kaesong e il resort di Monte Kumgang, cosi' come a riunioni di famiglie separate dalla divisione, e ad incontri di gruppi della societa' civile di ambo i paesi. Sfortunatamente, questo momento cosi' pieno di speranza per tutti i coreani coincise con l'amministrazione Bush ed il noto discorso di quest'ultimo sull'"Asse del Male", che segnala la Corea del Nord come potenziale bersaglio di un'aggressione militare statunitense.

Gli Usa detengono un potere enorme su entrambi i paesi. Nei termine della Corea del Nord, le sanzioni economiche statunitensi hanno gravemente impedito lo sviluppo del paese. In piu', l'ostilita' americana verso la Corea del Nord (come di recente hanno testimoniato i "giochi di guerra" statunitensi-sudcoreani e l'ammissione dei piani statunitensi sul bombardamento nucleare della Corea del Nord) e' il pulsante d'accensione di questa spaventosa militarizzazione della penisola coreana, a nord e a sud, e naturalmente nel resto della regione. Come ho detto prima, gli Usa hanno circa 27.000 soldati in Corea del Sud e regolarmente con essi compiono "esercitazioni" che minacciano non solo la Corea del Nord ma anche la Cina.

La militarizzazione dell'intera penisola non ha impatto solo su come i governi distolgono le risorse da qualsiasi investimento sociale: serve in effetti a creare una cultura di paura e repressione. Molti stranieri pensano solo alla Corea del Nord come ad uno stato repressivo, ma la Corea del Sud ha ancora in vigore la Legge sulla sicurezza nazionale, creata durante la guerra fredda per ridurre al silenzio le voci progressiste e di sinistra che mettevano in questione l'autoritarismo governativo e la divisione del paese.

*

- Kathambi Kinoti: Quali sono le principali istanze relative ai diritti umani delle donne che la Corea del Sud fronteggia al momento?

- Christine Ahn: Poverta' e insicurezza sul lavoro. Secondo Jini Park dell'Accademia delle donne lavoratrici coreane "Le donne possono trovare solo lavori a bassa retribuzione, con contratti a breve termine o impieghi irregolari". Queste condizioni servono solo ad impoverire le donne ancora di piu'. Sempre Park dice che "circa il 70% delle donne sono lavoratrici non in regola e guadagnano circa un terzo dello stipendio dei lavoratori maschi regolari".

Altre studiose ed attiviste femministe riportano che sotto il conservatore Lee Myung Bak si e' creato un nuovo "stato di polizia", che e' servito a distruggere una vasta porzione di diritti umani. I diritti umani delle donne sono fra quelli in regressione, in particolare quelli relativi alla riproduzione. Secondo Jinock Lee, precedentemente l'interruzione di gravidanza era in generale accettata dalla societa' sudcoreana. I diritti riproduttivi delle donne sono ora minacciati da una combinazione di fattori. Il primo e' che la bassa natalita' appare come una minaccia alla crescita dell'economia nazionale. Un altro fattore sono i convincimenti della destra cristiana che l'attuale presidente propugna. Jinock Lee aggiunge: "Poiche' la societa' sudcoreana e' in maggioranza conservatrice rispetto all'attivita' sessuale dei giovani non sposati, l'educazione sessuale e l'accesso alla contraccezione per larga parte sono ad essi indisponibili". Questo scenario mette a serio rischio la salute riproduttiva delle donne.

*

- Kathambi Kinoti: Ci sono molte organizzazioni per i diritti delle donne in Corea del Sud? Se si', su quali questioni si concentrano?

- Christine Ahn: Ci sono numerosi gruppi di donne che lavorano su varie istanze, tipo il lavoro, l'agricoltura, la violenza sessuale, i genitori single, l'ambiente, la pace, la riunificazione del paese, le politiche e le leggi che riguardano le donne, la consulenza, la prostituzione, la partecipazione politica, e ci sono anche gruppi religiosi eccetera. Jini Park nomina tre blocchi principali nel movimento delle donne. Uno comprende i gruppi progressisti che sono per lo piu' membri dell'Associazione delle donne coreane e dell'Alleanza delle donne coreane. Un altro e' composto da gruppi conservatori che fanno parte in maggioranza del Consiglio nazionale coreano delle donne. Il terzo blocco e' composto dalle giovani femministe.

A causa dell'atmosfera restrittiva creata dall'attuale governo, molti gruppi progressisti - compresi gruppi di donne - sono stati soppressi. La situazione, dice Park, "lascia uno spazio molto limitato in cui le donne possano sollevare le istanze di loro interesse e reclamare attivamente i loro diritti".

*

- Kathambi Kinoti:  La Corea del Nord e' ora un "pariah" praticamente per il resto del mondo. La Corea del Sud viene spesso messa a confronto con la sua vicina del Nord. Che effetti ha questa disamina sui diritti delle donne?

- Christine Ahn: La divisione della penisola ha avuto un impatto grave sui diritti umani del popolo coreano tutto, a nord e a sud. Non solo entrambi i governi hanno investito percentuali enormi del bilancio e delle risorse pubbliche nella militarizzazione delle due societa', ma le cosiddette minacce create dalla divisione hanno condotto ad una repressione intensa su ambo i lati della zona demilitarizzata.

E' generalmente noto che in Corea del Nord ci si aspetta lealta' al regime, ma una forma simile di nazionalismo e' presente pure in Corea del Sud, ove la sicurezza nazionale e' sempre la priorita' principale e non e' consentito mettere cio' in questione. Di conseguenza, i diritti individuali devono passare in secondo piano. Jinock Lee dice che l'attuale governo, aggressivamente neoliberista, sta combinando la sicurezza nazionale con gli interessi economici. Per esempio, il governo sudcoreano ed i conservatori in genere tendono ad usare l'argomento che in Corea del Sud si sta meglio che in Corea del Nord per tacitare chiunque sia critico rispetto al Sud. Chi solleva delle obiezioni e' considerato ingrato, e questa visione binaria delle due Coree impedisce qualsiasi salutare critica alla Corea del Sud.

L'ex Ministro degli Esteri sudcoreano ha pubblicamente detto che i giovani che avevano votato, in giugno, contro il partito di governo nelle elezioni locali, avrebbero dovuto essere spediti in Corea del Nord, giacche' il loro voto rivelava secondo lui una preferenza per tale paese. Ogni critica, nel sistema neoliberista del libero mercato, e' bollata come un'apologia del comunismo. In questo senso, la guerra fredda e' ancora ben viva sulla penisola coreana. "La Corea del Nord e' stata usata come scusa per sopprimere le richieste di diritti umani e diritti per le donne nel nome della sicurezza nazionale", dice Jini Park.

Cio' si nutre di una paura di vecchia data che e' profondamente radicata nella percezione comune della gente rispetto al socialismo, al marxismo, o comunque a teorie progressiste. Il risultato e' che voci progressiste o radicali, che chiedono democrazia e diritti, sono viste come qualcosa mandato dalla Corea del Nord per distruggere quella del Sud, ed in tal modo soppresse.

Per quanto riguarda l'impatto sulle donne della Corea del Nord non ne sappiamo abbastanza. Basandomi sulle mie visite in Corea del Nord, posso dire che le donne giocano un ruolo centrale nella narrazione di come la nazione e' stata costruita, come di solito succede nelle societa' comuniste o socialiste. La narrazione non mi convince completamente, ma penso che le donne nordcoreane siano forti, come quelle sudcoreane, per i modi in cui, da lungo tempo, hanno a che fare con una societa' iper-patriarcale e assai normativa rispetto ai ruoli di genere. La militarizzazione di ambo i paesi ha generato un pericoloso atteggiamento, per cui la violenza diviene il mezzo principale per risolvere qualsiasi conflitto, inclusi quelli all'interno delle case.

La divisione ha un impatto differente sulle donne. La stragrande maggioranza dei migranti provenienti dalla Corea del Nord e' composta da donne. Per lo piu' queste donne attraversano la Cina, molte sono trafficate, tutte sopportano tensioni terribili a livello emotivo, fisico e psicologico. Quando ho chiesto ai volontari delle organizzazioni umanitarie perche' cosi' tante donne nordcoreane sono rifugiate, mi hanno risposto che uscire dalla Corea del Nord e' piu' facile per le donne, perche' non devono servire obbligatoriamente nell'esercito o in una fabbrica. Sono meno sotto il radar, per cui hanno maggior liberta' di andarsene.

*

- Kathambi Kinoti: Dall'esterno, tendiamo a sorvolare sulla situazione in Corea del Sud a causa della situazione in cui e' quella del Nord?

- Christine Ahn: Di certo i sudcoreani godono migliori diritti umani rispetto alla Corea del Nord, ma questo non significa che vivano in una democrazia modello. Secondo le femministe con cui ho parlato in Corea del Sud, la democrazia di cui si puo' godere oggi e' nata dalla lotta dei movimenti democratici della societa' civile. Jinock Lee mi ha ricordato che "moltissime persone hanno dovuto sacrificarsi sotto regimi repressivi". Ma in molte hanno pure sottolineato il declino della democrazia dovuto al neoliberismo, in particolar modo dopo la crisi economica del 1997. La diseguaglianza e' cresciuta in modo significativo ed ha cominciato ad erodere la base della democrazia. La crescita economica non e' stata accompagnata dall'avanzamento delle garanzie rispetto ai diritti umani, o dalla pratica di ideali democratici.

Per esempio, il mondo puo' essere abbagliato dalla crescita economica sudcoreana, ma sull'indice globale dell'equita' di genere la Corea del Sud sta al 60mo posto. L'anno scorso ho letto un rapporto della Banca Mondiale dove si segnalava che le donne sudcoreane lavorano piu' duramente delle donne di tutti gli altri paesi industrializzati. Questo avviene a causa del triplo fardello sulle loro spalle: lavorare sul mercato, curarsi dei bambini e dei partner di sesso maschile a casa, curarsi degli anziani e degli altri membri della famiglia in condizioni di dipendenza. Ci si aspetta da loro che siano superdonne lavoratici.

*

- Kathambi Kinoti: Che ruolo gioca la Corea del Sud, con le sue grandi risorse economiche ed umane, nella regione? Fino a che punto la sua posizione come paese vicino culturalmente e geograficamente alla Corea del Nord influisce sulla politica dell'intera regione, sulle sue politiche estere ed interne?

- Christine Ahn: La Corea del Sud gioca il ruolo del modello per la crescita economica capitalista, ma senza riconoscere gli enormi problemi che le mie sorelle sudcoreane hanno cosi' bene esposto. Il paese e' anche il sito di una militarizzazione che sta alimentando la corsa agli armamenti nella regione. Questo pero' non ha solo a che fare con la Corea del Sud. Dopotutto, gli Usa hanno occupato militarmente la Corea del Sud sin dal loro primo sbarco sulla penisola, al termine della seconda guerra mondiale, e crearono un governo militare guidato da collaborazionisti giapponesi durante il periodo coloniale coreano. Come dice giustamente Jinock Lee: "La Corea del Sud ha forse voce indipendente rispetto alla sua relazione con la Corea del Nord, mentre la penisola e' ancora il terreno di battaglia per affari non risolti durante la guerra fredda?".

Ma penso anche che i movimenti sociali democratici sudcoreani siano serviti da ispirazione non solo per i movimenti dei lavoratori o dei contadini della regione, ma in tutto il mondo. Se si ripensa ad esempio ad alcuni momenti chiave della lotta contro il Wto, i movimenti coreani sono stati una forza vitale e coraggiosa, a Cancun o in Hong Kong. Diversi movimenti sociali guardano alla societa' civile sudcoreana come ispiratrice di una maggior democratizzazione. In effetti, molte organizzazioni delle lavoratrici, specialmente dal delta del Mekong, si sono messe in contatto con le lavoratrici sudcoreane per essere istruite su come organizzare le lavoratrici precarie e come costruire sindacati per le donne.

Nonostante la sua difficile strada verso una miglior democrazia, e le durezze delle lotte in una societa' ultrapatriarcale ed ultracapitalista, la Corea del Sud e' un'ispirazione per molti movimenti in tutto il mondo.

 

6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Moses Finley, Schiavitu' antica e ideologie moderne, Laterza, Roma-Bari 1981, pp. XII + 276.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 404 del 14 dicembre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it