Telegrammi. 337



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 337 dell'8 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Mao Valpiana: Il 2 ottobre di ogni anno

2. Un quattro novembre dalla parte delle vittime, contro tutte le guerre (2002)

3. Pax Christi Italia: Imparare a sperare, non a sparare. Non c'e' futuro senza educazione alla pace

4. Bruno Segre: Gli involucri e il nulla

5. Il 6 ottobre si e' svolto a Blera un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta

6. Il 10 ottobre a Viterbo

7. Assia Djebar: Anime in movimento

8. Irshad Manji: Smetterla

9. Fatema Mernissi: Quando le masse

10. Nawal al Sa'dawi: Il diritto di vivere e di amare

11. Per sostenere il Movimento Nonviolento

12. "Azione nonviolenta"

13. Segnalazioni librarie

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL 2 OTTOBRE DI OGNI ANNO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

Il 2 ottobre e' una data decisiva per il movimento nonviolento mondiale. Essa, infatti, rappresenta il natale della nonviolenza stessa. La nascita di Gandhi puo' essere ricordata come la nascita della nonviolenza moderna, la piu' grande forza dell'umanita', che ha iniziato a muovere i primi passi su scala planetaria nel XX secolo.
Quest'anno sono state moltissime le iniziative, di base e istituzionali, che hanno celebrato la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Assemblea generale della Nazioni Unite.
Tramite il notiziario telematico "La nonviolenza e' in cammino" e la rivista mensile "Azione nonviolenta" abbiamo avuto una panoramica amplissima di quanti e quali siano stati gli incontri, le manifestazioni, gli eventi, i dibattiti, le prese di posizione che si sono realizzati nel nostro paese attorno al 2 ottobre. Un movimento corale che, nonostante il sostanziale silenzio dei grandi mezzi di informazione e degli istituti governativi, si e' mosso spontaneamente, senza nemmeno bisogno di un organico lavoro di coordinamento.
Il Movimento Nonviolento ha offerto strumenti e strutture di servizio a chi ne ha fatto richiesta, diffondendo ampiamente libri e opuscoli di e su Gandhi, e centinaia di copie della rivista "Azione nonviolenta".
Fra le innumerevoli iniziative che meriterebbero una segnalazione, mi piace soffermarmi su tre in particolare.
A Sassari si e' scelto di ricordare la nascita di Gandhi con una manifestazione originale: letture a bordo degli autobus cittadini. Mattina e pomeriggio, nelle principali linee di trasporto pubblico, alcuni giovani hanno dato voce ai pensieri del Mahatma salendo e scendendo dagli autobus.
L'iniziativa, promossa dall'associazione culturale "Nessun dorma" in collaborazione con il Comune di Sassari, l'Atp e l'associazione Jana, e' stata chiamata "Parole Libere". La decisione di scegliere gli autobus per promuovere la cultura della nonviolenza e' nata dalla considerazione che quei mezzi sono luoghi in cui la popolazione di ogni estrazione sociale si mescola, condividendo attimi di vita comune. "Sugli autobus - hanno spiegato gli organizzatori - non viaggiano soltanto persone, ma anche pensieri. E questa e' un'ottima occasione per raccontare cose positive".
A Trieste invece sono stati coinvolti gli studenti del liceo musicale. La Provincia di Trieste, La Casa dei Teatri e le associazioni Musica senza Frontiere e Multicultura, hanno organizzato un'iniziativa intitolata "Trieste e il liceo musicale: un'opportunita' per cambiare". La serata ha visto l'alternarsi di interventi e intermezzi sonori di musicisti e personalita' delle comunita' italiana e slovena. La musica supera sempre le frontiere.
A Verona l'iniziativa dal titolo "Gandhi e Francesco d'Assisi, rivoluzionari dell'amore" e' stata ospitata dalla Cooperativa sociale La Genovesa. Gli ospiti della comunita' terapeutica di reinserimento, insieme ai molti cittadini intervenuti, hanno visto spezzoni paralleli dei due film "Francesco" di Liliana Cavani (1988) - l'incontro con i lebbrosi - e "Gandhi" di Richard Attenborough (1982) - l'incontro con gli intoccabili - e ascoltato letture sulle vite del Mahatma e del Santo. Ne e' scaturito un intenso dibattito sulla comune scelta nonviolenta di Francesco e di Gandhi. Le musiche tratte dall'opera "L'infinitamente piccolo" del musicista Angelo Branduardi hanno concluso la serata.
La prospettiva e' quella di far crescere questa giornata nella coscienza comune: non una celebrazione distaccata e retorica della ricorrenza della nascita di un personaggio del passato, ma l'anniversario della scoperta di una forza attiva e positiva che accompagna persone e popoli sulla via della liberazione. Dobbiamo sentire il 2 ottobre proprio come la festa di compleanno della nonviolenza.
Rinnovare annualmente il natale della nonviolenza, per trovare la forza di viverla ogni giorno.

 

2. MEMORIA. UN QUATTRO NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME, CONTRO TUTTE LE GUERRE (2002)

[Riproduciamo ancora una volta un estratto da un comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo del 2002. E' nostra intenzione riproporre ancora una volta ed estendere l'iniziativa del 4 novembre di pace, in memoria delle vittime, contro le guerre, le armi e gli eserciti; la nostra iniziativa nonviolenta consiste in una cerimonia silenziosa di deposizione di un omaggio floreale ai monumenti che ricordano le vittime della guerra, in orario diverso e distante dai chiassosi ed offensivi "festeggiamenti" delle forze armate]

 

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha formulato la proposta che il 4 novembre in tutta Italia si realizzino cerimonie di commemorazione per le vittime di tutte le guerre da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle persone impegnate per la pace; la legalita', la democrazia e la nonviolenza.

Cerimonie semplici e silenziose, austere e rispettose del sentire di tutti, di rigoroso impegno al rispetto e alla promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani.

Di solidarieta' con l'umanita' intera: contro la violenza e la morte; in applicazione non solo del dettato della coscienza illuminata dalla ragione, ma anche dei principi giuridici e morali espressi nella Carta delle Nazioni Unite, nella Costiuzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

E quindi di opposizione nitida ed intransigente all'uccidere, al terrorismo, alle dittature, alla guerra e ai loro strumenti e apparati.

La proposta ha ottenuto gia' apprezzamenti e sostegni significativi; confidiamo che altri apprezzamenti ed altre adesioni si aggiungano di qui a quel giorno. Poi ogni istituzione, associazione, persona, trovera' secondo la sua sensibilita' e il modo di agire ad essa conforme, come appropriatamente manifestare in modo rigorosamente rispettoso di tutti, sobrio, leale, democratico e nonviolento, il suo cordoglio per le vittime, il suo amore per l'umanita' e il suo impegno contro tutte le violenze.

*

Il 4 novembre e' l'anniversario della conclusione per l'Italia della prima guerra mondiale, l'orribile "inutile strage" che fu non solo ecatombe di tanti innocenti, ma altresi' seminagione di nuovo odio e nuove crudelta' che ebbero come esito dittature disumane e una seconda immane conflagrazione mondiale.

Che il 4 novembre nel ricordo di tutte le vittime delle guerre sia anche monito ed impegno contro le guerre presenti e future, contro tutte le violenze e contro tutti gli strumenti e gli apparati di morte.

Questa data non deve piu' essere strumentalizzata dai comandi militari che con il loro festeggiare se stessi e le macchine belliche - potere e apparato inteso ad addestrare a uccidere, a preparare la guerra, ed in guerra ad irrogare la morte ad altri esseri umani - offendono le vittime delle guerre nel modo piu' tragico e osceno.

Questa data deve divenire giornata di lutto e di memoria, e di solenne impegno affinche' mai piu' degli esseri umani perdano la vita a causa di guerre, e quindi affinche' mai piu' si facciano guerre.

Il 4 novembre non si facciano sciocche esibizioni, gesti inappropriati, strumentalizzazioni provocatorie. Da parte di nessuno. Si abbia rispetto per la memoria delle vittime, si abbia rispetto per il lutto.

*

Il 4 novembre, in silenzio e dignita', le istituzioni democratiche, le associazioni e i movimenti umanitari, le persone di volonta' buona, vadano a meditare in silenzio e a deporre un fiore dinanzi alle lapidi che ricordano coloro che furono assassinati, ne rimemorino i nomi e l'umanita', le vite assurdamente orribilmente estinte, e ci si impegni tutti a contrastare le guerre presenti e future.

E sia infine cancellata la vergogna della macabra festa degli apparati di morte; si affermi il diritto alla vita per l'umanita' intera.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

 

3. RIFLESSIONE. PAX CHRISTI ITALIA: IMPARARE A SPERARE, NON A SPARARE. NON C'E' FUTURO SENZA EDUCAZIONE ALLA PACE
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Nei licei della scuola italiana, gia' colpita da tagli e provvedimenti inaccettabili, stanno partendo corsi paramilitari, validi come crediti formativi, dal titolo "Allenati alla vita". Sconcertati dall'incredibile decisione dei ministeri della Difesa e dell'Istruzione, intendiamo affermare che questa iniziativa risulta altamente dannosa perche' estranea alla finalita' della scuola e stravolge il contenuto del progetto "Cittadinanza e Costituzione" o quello di altre iniziative come "La pace si fa a scuola". Tra i temi proposti, spiccano la cultura militare, armi e tiro, i mezzi dell'esercito, sopravvivenza in ambienti ostili e, addirittura, la difesa nucleare (concetto ormai improponibile nel panorama giuridico internazionale che, gia' nel 1963, Giovanni XXIII considerava assurdo, "alienum a ratione"; l'Italia, tra l'altro, ha ratificato il Trattato di non proliferazione per il disarmo nucleare globale).
Siamo di fronte a una novita' pericolosa, antiformativa e antipedagogica. Insegnare-imparare a sparare non e' compito della scuola della Repubblica Italiana dove risplende l'articolo 11 della Costituzione e dove sono maturate ipotesi di difesa nonviolenta anche tramite corpi civili di pace che non vengono adeguatamente organizzati perche' il governo preferisce investire 20 milioni di euro per la "mini naja" (progetto "Vivi la Difesa", presentato come strumento di "cultura della pace"). Vengono cosi' tagliati i finanziamenti al Servizio civile nazionale col rischio di far seccare le radici piantate negli anni '85, '92, '98, 2001 e 2004 a favore della "Difesa civile non armata e nonviolenta".
Chi lotta contro la piaga dei bambini soldato nei paesi in guerra non puo' accettare la nascita a casa propria degli "studenti guerrieri". Chi vuole contrastare il bullismo non puo' pensare di farlo in modo paramilitare. Nel clima attuale, basato sul governo della paura, tali progetti possono solo diffondere l'idea della violenza armata come strumento normale di soluzione dei conflitti (con la convinzione che la guerra e' un sistema naturale e necessario di convivenza). Consolidano l'idea del nemico da eliminare. Alimentano i pregiudizi e ne creano di nuovi. Manipolano le emozioni. Porteranno molti a farsi legge da se', a praticare la legge del piu' forte. Una scuola che accogliesse simili progetti non aiuterebbe certo i giovani a usare la forza della ragione anziche' la ragione della forza.
E' bene ricordare il motto nonviolento: se vuoi la pace prepara la pace.
Nel respingere tali istanze, genitori, famiglie, dirigenti scolastici, docenti e alunni sviluppino programmi educativi collegandosi alla Tavola della pace (ad esempio "Ospita una persona: incontra un popolo" e "La mia scuola per la pace", patto siglato il 4 ottobre 2007 tra Ministero della Pubblica Istruzione e il convento di Assisi); rilancino il programma degli "Interventi civili di pace per la prevenzione e trasformazione dei conflitti" (partito nel 2008 grazie a un accordo tra 7 associazioni, il Comune di Firenze e il Ministero Affari Esteri) e riprendano l'originaria impostazione di "Cittadinanza e Costituzione".
In molti luoghi la scuola e' e puo essere ancora laboratorio di pace dove e' possibile esplorare le mappe della nonviolenza, accostare volti ed esperienze, organizzare iniziative di solidarieta' o riflessioni operative su bambini soldato, infanzia negata, dignita' della donna, pena di morte, guerre dimenticate, mine antipersona, disarmo chimico o nucleare, malattie e accesso ai farmaci, immigrazione, diritto internazionale, acqua bene comune, commercio equo e solidale, sobrieta' e nuovi stili di vita.
Il compito di una scuola seria e serena e' quello di educarci alla pace come costruzione di una vita bella e buona, ricca di amicizie e di relazioni, animata dalla fresca energia della nonviolenza, aperta alla speranza. Non ci puo' essere futuro senza educazione alla pace.
*
Pax Christi Italia
Firenze, 26 settembre 2010

 

4. RIFLESSIONE. BRUNO SEGRE: GLI INVOLUCRI E IL NULLA
[Ringraziamo Bruno Segre (per contatti: bsegre at yahoo.it) per questo intervento.
Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell'ambito del movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; per molti anni ha presieduto l'associazione italiana "Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam"; nel quadro di un'intensa attivita' pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; dirige la prestigiosa rivista di vita e cultura ebraica "Keshet" (sito: www.keshet.it). Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003]

E' proprio vero che se sei "amico di Israele" sei anche "amico degli ebrei" e quindi ti puoi dire scevro da pregiudizi antisemiti e considerare arruolato fra coloro che si battono contro l'antisemitismo?
Per dare a Silvio quel che e' di Silvio, dobbiamo riconoscere a Berlusconi, nonche' al suo fedelissimo Ciarrapico, il merito di avere dimostrato che quella equazione non si regge su solidi fondamenti (anche se occorre ammettere che talvolta possa essere valida). Con le loro recenti esternazioni, i due citati esponenti politici hanno reso esplicito cio' che i meno sprovveduti avevano visto e compreso da lungo tempo.
Quando Berlusconi dichiara di "amare Israele", anzi, di "essere israeliano", e' difficile pensare che non sia in buona fede. Ma nel contempo, quando si intrattiene con il profanum vulgus di casa nostra - al quale certe facezie triviali vanno a genio - per raccontare turpi storielle che si prendono gioco delle vittime della Shoah, nessuno di coloro che, in Italia e in Israele, sono sintonizzati con lui e con la sua logica fa mostra di impermalirsi. Non e' forse vero che, semel in anno, arrivera' pur sempre un 27 gennaio che consentira' anche al razzista piu' incallito e intollerante di celebrare con parole di circostanza la memoria dei morti nei Lager?
Berlusconi, dunque, e' uno dei migliori amici e sostenitori di Israele, ma e' tale non perche' Israele sia o si definisca "lo Stato degli ebrei". E allora, quali sono gli aspetti di Israele e della sua immagine che tanto affascinano il nostro primo ministro e i suoi sodali?
Vale la pena di ricordare che in un'Europa alle prese con il problema di "gestire" le nuove minoranze di immigrati che dal sud e dall'est vi si stanno insediando, i vari Paesi mostrano di proporre soluzioni di segno diverso. Nella Germania federale, per esempio, che pure non ha un governo di sinistra, numerose prese di posizione del Cancelliere Angela Merkel e del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, nonche' le recentissime dichiarazioni sull'Islam del presidente Christian Wulff, lasciano intendere che il sistema politico tedesco, guidato da una classe di governo che sa guardare avanti, nel futuro, e' chiaramente orientato a integrare le minoranze, accettando di favorire la nascita di una societa' multietnica e aperta alla pluralita' delle fedi e delle culture.
Per contro l'Italia berlusconiana fa parte - assieme alla Francia di Sarkozy, all'Olanda e alla Danimarca - di un nucleo di Paesi che reagiscono alle "infiltrazioni aliene" con le espulsioni, con i respingimenti e con vari altri strumenti che la cultura dell'intolleranza li induce a utilizzare. Agli occhi (forse un po' invidiosi) di Berlusconi, Israele appare non gia' come lo Stato pensato e creato in Palestina da ebrei in fuga dall'Europa razzista, bensi' come il simbolico avamposto dell'"Occidente" alle prese con l'"accerchiamento islamico": una sorta di efficiente sentinella avanzata, chiusa a riccio in difesa della propria integrita', impavida nel suo isolamento e capace, quando il caso lo richieda, di ricorrere senza troppi scrupoli a politiche muscolari e a rispondere al nemico colpo su colpo.
E sull'altro versante non v'e' dubbio che i principali esponenti politici della destra nazional-religiosa che stanno attualmente guidando Israele, preoccupati come sono di conservarsi la "profonda amicizia" di Berlusconi, guardino alla xenofobia, al disprezzo per le minoranze e anche a eventuali concessioni all'antisemitismo dell'Italia berlusconiana con benevola indifferenza.
Queste sono alcune delle cose che le recenti sortite di Berlusconi e Ciarrapico hanno avuto il pregio di portare allo scoperto. Oggi, pero', a riproporre in termini plateali la discutibilissima equazione tra sostegno a Israele e lotta contro l'antisemitismo, e quindi a rendere ancora una volta poco limpide le acque nelle quali stiamo cercando di nuotare, si terra' a Roma la manifestazione "Per la verita', per Israele" promossa da Fiamma Nirenstein e Giuliano Ferrara. A essa prenderanno parte anche alcuni nostri amici e persone per le quali nutro personalmente il massimo rispetto.
Anche se in quella sede verranno espresse opinioni varie e forse contrastanti, dubito fieramente che l'odierna maratona verbale possa dissipare le nebbie e il disorientamento che aleggiano in Italia attorno a Israele e al conflitto nel Vicino Oriente. Quando, su queste tematiche, mi accade di leggere i testi che Nirenstein e Ferrara producono con eroico furore, le loro parole mi appaiono involucri vuoti, contenenti un pesantissimo nulla.
Temo che, alla fine della maratona, nessun serio passo in avanti sara' stato compiuto, ne' a vantaggio della verita', ne' a vantaggio di Israele.

 

5. INCONTRI. IL 6 OTTOBRE SI E' SVOLTO A BLERA UN INCONTRO DI FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA

 

Mercoledi' 6 ottobre 2010 si e' svolto a Blera (Vt), nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi mesi, un incontro di accostamento alla comunicazione nonviolenta in ambito comunitario.

All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

La prima parte dell'incontro e' stata dedicata all'approvazione col metodo del consenso di un documento descrittivo di un'esperienza comunitaria fondata su scelte ecologiste, solidali, nonviolente.

La seconda parte dell'incontro e' stata dedicata alla commemorazione di Mohandas Gandhi, del quale ricorreva giorni addietro l'anniversario della nascita.

La terza parte dell'incontro e' stata dedicata ad una riflessione sull'esperienza che si sta conducendo, riflessione condotta a partire da un approccio esistenziale e relazionale.

 

6. INCONTRI. IL 10 OTTOBRE A VITERBO

 

Domenica 10 ottobre 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgera' il quarantacinquesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.

All'incontro partecipa il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo.

L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone interessate.

 

7. MAESTRE. ASSIA DJEBAR: ANIME IN MOVIMENTO

[Da Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988, 2000, p. 8.

Assia Djebar e' una illustre intellettuale algerina impegnata per i diritti umani, scrittrice, storica, antropologa, docente universitaria, cineasta. Opere di Assia Djebar: cfr. almeno Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988; Lontano da Medina. Figlie d'Ismaele, Giunti, Firenze 1993, 2001; L'amore, la guerra, Ibis, 1995; Vaste est la prison, Albin Michel, Paris 1995; Bianco d'Algeria, Il Saggiatore, Milano 1998; Nel cuore della notte algerina, Giunti, Firenze 1998; Ombra sultana, Baldini & Castoldi, Milano 1999; Le notti di Strasburgo, Il Saggiatore, Milano 2000; Figlie d'Ismaele nel vento e nella tempesta, Giunti, Firenze 2000; La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002. Opere su Assia Djebar: cfr. il libro-intervista di Renate Siebert, Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997. Dal sito www.rainews24.it riprendiamo anche la seguente scheda: "Nata in Algeria, Assia Djebar e' stata, nel 1955, la prima donna algerina ammessa all'Ecole normale superieure francese. Sostenitrice dell'emancipazione femminile nel mondo islamico, dopo aver partecipato al movimento di liberazione dell'Algeria, si e' imposta come narratrice di lingua francese, raccontando i temi propri del suo mondo d'origine. All'impegno narrativo (i suoi libri sono tradotti in molte lingue), ha affiancato la poesia, la saggistica, la drammaturgia, la scrittura e la regia di opere documentaristiche e cinematografiche. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra cui, nel 2000, il prestigioso Premio per la pace. Attualmente insegna alla New York University e vive tra Parigi e gli Stati Uniti... Per tutte le donne del Terzo Mondo, scrivere riconduce a una doppia proibizione, allo stesso tempo dello sguardo e del sapere. Scrivere, per la maggior parte delle mie sorelle, e' scontrarsi inevitabilmente con il muro del silenzio e dell'invisibilita'. Nello stesso tempo, nasce un'urgenza per via della quale il fatto di scrivere puo' diventare "scrivere per", cioe' un impegno del verbo, una scrittura appassionata e combattiva. Assia Djebar e' sicuramente una di queste figure, un'artista mossa - come lei stessa dice - "dall'urgenza della scrittura, l'urgenza della parola dinanzi al disastro". L'urgenza della denuncia, del recupero della memoria. La volonta' di togliere il velo del silenzio alle donne islamiche. Tutta la sua produzione artistica affronta temi come l'identita', la condizione femminile nell'Islam, il fanatismo religioso, il senso della scrittura e il ruolo dell'intellettuale nella societa' civile. Un impegno che proprio la condizione di donna rende piu' gravoso ma che, per contro, vede sempre piu' donne in prima linea come testimonia anche il recente premio Nobel assegnato alla iraniana Shirin Ebadi. Bibliografia: Queste voci che mi assediano, Il Saggiatore; Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga; Lontano da Medina. Figlie d'Ismaele, Giunti, 1993, 2002; L'amore, la guerra, Ibis, 1995; Bianco d'Algeria, Il Saggiatore, 1998; Nel cuore della notte algerina, Giunti, 1998; Ombra sultana, Baldini e Castoldi, 1999; Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, 2000; Figlie d'Ismaele nel vento e nella tempesta. Dramma musicale in 5 atti e 21 quadri, Giunti, 2000; Le notti di Strasburgo, Il Saggiatore, 2000; Vasta e' la prigione, Bompiani, 2001; La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, 2002"]

 

Non la pretesa di "parlare per conto di", o peggio di "parlare di", ma l'impegno a parlare "vicino a" e, se possibile, "contro di", e' il primo dei gesti di solidarieta' che devono compiere le donne arabe che ottengono o conquistano la liberta' di movimento per il corpo e per lo spirito; senza dimenticare che quelle incarcerate - di tutte le eta' e di tutte le condizioni - hanno corpi prigionieri ma anime piu' che mai in movimento.

 

8. MAESTRE. IRSHAD MANJI: SMETTERLA

[Da Irshad Manji, Quando abbiamo smesso di pensare? Un'islamica di fronte ai problemi dell'Islam, Guanda, Parma 2004, p. 245.

Irshad Manji, Giornalista e scrittrice, nata in Uganda, residente in Canada, e' un'intellettuale musulmana femminista fortemente impegnata per una "riforma" della ricezione ed interpretazione dell'islam nel senso di una maggiore consapevolezza e coerenza col senso profondo del messaggio originario dell'islam (l'"abbandono" alla volonta' sommamente buona, l'adesione fidente al sommo bene, la scelta dell'amore che unisce, l'apertura alla nonviolenza) in opposizione alle ricezioni ed interpretazioni maschiliste e violente, intolleranti e fanatiche, autoritarie e fin criminali che ne travisano e tradiscono il messaggio di pace e di rispetto della dignita' di tutti gli esseri umani. Opere di Irshad Manji: Quando abbiamo smesso di pensare?, Guanda, Parma 2004. Irshad Manji cura anche un sito: www.muslim-refusenik.com]

 

Dobbiamo smetterla di sentirci delle vittime.

 

9. MAESTRE. FATEMA MERNISSI: QUANDO LE MASSE

[Da Fatema Mernissi, Islam e democrazia, Giunti, Firenze 2002, p. 35.

Fatema Mernissi (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatima) e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, acutissima intellettuale di forte impegno civile, impegnata per i diritti delle donne, per la democrazia e i diritti umani di tutti gli esseri umani, docente universitaria di sociologia a Rabat, studiosa del Corano, saggista e narratrice; tra i suoi libri disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam e democrazia, Giunti, 2002; Karawan. Dal deserto al web, Giunti, 2004. Il sito internet di Fatema Mernissi e' www.mernissi.net]

 

Quando le masse gridano il loro desiderio di democrazia, la paura entra nei corridoi del potere blindato.

 

10. MAESTRE. NAWAL AL SA'DAWI: IL DIRITTO DI VIVERE E DI AMARE

[Da Nawal al Sa'dawi, Firdaus, storia di una donna egiziana, Giunti, Firenze 2001, p. 15.

Nawal El Saadawi (traslitterata anche in Nawal Al Saadawi o Nawal al Sa'dawi), intellettuale femminista egiziana, scrittrice e psichiatra, nata nel 1932 in un villaggio sul Nilo non lontano dal Cairo, laureata in medicina e specializzata in psichiatria, autrice di rilevanti saggi e romanzi, soprannominata "la Simone de Beauvoir egiziana", e' una delle figure piu' rilevanti della lotta per i diritti delle donne e per il suo impegno ha subito gravissime persecuzioni. Tra le opere di Nawal el Saadawi: in italiano: Firdaus, storia di una donna egiziana, Giunti, 2001; Una figlia di Iside, Nutrimenti, 2002; in inglese: The Hidden Face of Eve: Women in the Arab World, Zed Books, 1980; God Dies by the Nile, Zed Books, 1985; Memoirs of a Woman Doctor, City Lights Books, 1989; Innocence of the Devil, University of California Press, 1998; A Daughter of Isis: The Autobiography of Nawal El Saadawi, Zed Books, 1999;  Walking Through Fire: A Life of Nawal El Saadawi, Zed Books, 2002; Woman at Point Zero, Zed Books, 2007. Il sito di Nawal el Saadawi e' www.nawalsaadawi.net]

 

Firdaus e' la storia di una donna spinta alla fine piu' atroce dalla sua stessa disperazione. Ma, nonostante la miseria e la disperazione, questa donna ha saputo suscitare un nuovo coraggio in chi, come me, le e' stato vicino nei suoi ultimi momenti. Il coraggio di sfidare e sconfiggere quelle forze che strappano alle persone il diritto di vivere e di amare, oltre che il diritto alla liberta'.

 

11. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

12. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Frances A. Yates, L'arte della memoria, Einaudi, Torino 1972, 1993, pp. XXII + 380.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 337 dell'8 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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