Telegrammi. 319



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 319 del 20 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Enrico Peyretti: Domande a me stesso
2. Invitiamo Comuni e scuole a celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Onu
3. Modello di lettera ai sindaci
4. Modello di lettera ai dirigenti scolastici
5. Vittorio Agnoletto: La societa' che vogliamo costruire
6. Patrizia Caporossi: Eudemonia nella diaphora
7. Osvaldo Ercoli: La strada da percorrere
8. Giovanni Mandorino: L'insegnamento del Mahatma
9. Amalia Navoni: Abolire i Cie
10. Alessandro Pizzi: Per la giornata della nonviolenza
11. Lilia Sebastiani: Pace, istanza critica e profetica
12. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Marino Marinelli
13. Per sostenere il Movimento Nonviolento
14. "Azione nonviolenta"
15. Segnalazioni librarie
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'
 
0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
 
Per un incidente tecnico e' andata irreversibilmente perduta parte della posta elettronica che abbiamo ricevuto nella mattinata di domenica 19 settembre. Preghiamo le persone amiche che ci avevano inviato interventi o materiali di inviarceli di nuovo. Scusateci per il disturbo e grazie della gentilezza.
 
1. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: DOMANDE A ME STESSO
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68; una recente ampia intervista e' nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 264]
 
... Partecipero' senza compiti di parola alla giornata torinese su "Ecologia e spiritualita' della nonviolenza", il 2 ottobre, indetta dal Centro Studi Sereno Regis, da Mir e Movimento Nonviolento (il bel programma in www.serenoregis.org), ma non vorrei aggiungere qui parole a parole, se non alcune domande a me stesso, udibili da chi vuole:
- so resistere e non reagire con offese verbali ad offese verbali?
- so rispondere com buoni sentimenti a sentimenti aspri o cattivi?
- so dominare in me la degenerazione della giusta indignazione in odio dei violenti?
- so leggere la storia di ieri e di oggi riconoscendovi la presenza originaria, da sempre, e il cammino attuale della nonviolenza, oppure mi lascio opprimere e confondere l'intelligenza dallo spettacolo imponente delle violenze?
Ed altre tante simili domande, che tutte le sapienze di tutti i tempi e latitudini ci pongono.
Allora, per fare un'eccezione al silenzio, vorrei riproporre qui i sette consigli di Mevlana Muhammed Celaleddin, conosciuto in Italia col soprannome di Rumi, grazie alla vastissima opera di traduzione di Gabriele Mandel (morto il primo luglio scorso), maestro sufi.
Ho ritrovato questi consigli nella visita al mausoleo di Rumi, quattro giorni fa, a Konya (la romana Iconio), in Turchia:
"1. Sii come fiume nell'aiutare gli altri e nella generosita'.
2. Sii come il sole per la compassione e per la pieta'.
3. Sii come la notte nel nascondere i difetti degli altri.
4. Sii come un morto nella furia e nel nervosismo.
5. Sii come la terra per la modestia e per l'umilta'.
6. Sii come il mare per la tolleranza.
7. Sii come sembri o sembra come sei".
So che la nonviolenza non e' tutta qui, ma queste indicazioni sono nonviolenza, e valgono almeno per me.
 
2. INIZIATIVE. INVITIAMO COMUNI E SCUOLE A CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA ISTITUITA DALL'ONU
 
Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, l'Onu ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, proponendo che si svolgano ovunque iniziative di commemorazione e di impegno.
Chiediamo che in tutti gli enti locali ed in tutte le scuole d'Italia si svolgano iniziative.
A tal fine presentiamo di seguito due modelli di lettere ai Sindaci ed ai Dirigenti scolastici, pregando i lettori di utilizzarli sottoscrivendoli ed inviandoli all'amministrazione comunale ed alle scuole del proprio territorio.
 
3. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI SINDACI
 
Al Sindaco del Comune di ...
Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi
Egregio sindaco,
l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".
Sarebbe opportuno che in ogni realta' locale in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.
Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.
Distinti saluti,
Firma
luogo e data
Mittente
 
4. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI DIRIGENTI SCOLASTICI
 
Al dirigente scolastico del ...
Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi
Egregio dirigente scolastico,
l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".
Sarebbe opportuno che in ogni istituto scolastico in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.
Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.
Distinti saluti,
Firma
luogo e data
Mittente
 

5. VERSO IL 2 OTTOBRE. VITTORIO AGNOLETTO: LA SOCIETA' CHE VOGLIAMO COSTRUIRE

[Ringraziamo Vittorio Agnoletto (per contatti: vagnoletto at primapersone.org) per questo intervento.

Vittorio Agnoletto e' medico, gia' presidente della Lila (Lega italiana per la lotta contro l'Aids), parlamentare europeo, uno dei piu' noti portavoce del "movimento dei movimenti" (con una lunga storia personale di appassionato impegno sociale e politico). Tra le opere di Vittorio Agnoletto: La societa' dell'Aids, Baldini & Castoldi, Milano 2000; Prima persone, Laterza, Roma-Bari 2003]

 

“Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone”. Cosi' scriveva Audre Lorde, poetessa nera e femminista. Parole che risuonano in forte sintonia con la scelta nonviolenta realizzata dai movimenti nel primo Forum Sociale Mondiale nel 2001 a Porto Alegre: il fine non giustifica i mezzi. Una critica serrata a storie e culture del XX secolo.

La societa' che vogliamo costruire deve mostrare la sua alterita' al sistema che desideriamo cambiare, cominciando dalle diverse modalita' con le quali stiamo insieme tra noi e dagli strumenti di lotta che scegliamo di utilizzare: la nostra vita presente, il nostro impegno odierno devono prefigurare il mondo che vogliamo. E’ questione di credibilita', ma non solo.

Tutte le volte che i mezzi  prescelti non sono stati in sintonia coi fini dichiarati, le speranze e le promesse di un mondo piu' giusto si sono trasformate in tragedia.

“Il denaro ed il potere sono trappole mortali...” cantavano negli anni Sessanta i Rokes; e le seti di denaro e di potere sono, da sempre, le principali levatrici della violenza.

Oggi che il destino nel mondo rischia di essere nelle mani dei predatori globali e' utile ricordare l’antica saggezza degli indiani Ciak:

“Solo dopo che l'ultimo albero sara' abbattuto,

solo dopo che l'ultimo fiume sara' avvelenato,

solo dopo che l'ultimo pesce sara' stato catturato,

soltanto allora capirai che il denaro non si mangia”.
 
6. VERSO IL 2 OTTOBRE. PATRIZIA CAPOROSSI: EUDEMONIA NELLA DIAPHORA
[Ringraziamo Patrizia Caporossi (per contatti: latuffatrice at virgilio.it) per questo intervento.
Per un profilo di Patrizia Caporossi dall'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 340 riprendiamo la seguente breve nota biobibliografica: "Patrizia Caporossi (1951). Vive ad Ancona, laureatasi alla Sapienza di Roma in Filosofia Teoretica su La donna in Kierkegaard e Nietzsche; dottorato a Macerata sul Pensiero femminile; docente al Liceo classico di Ancona e, fino al 2009, alla Ssis dell’Universita' di Macerata; già dirigente dell'Udi; gia' commissaria Pari Opportunita' Marche; socia fin dalla fondazione della Societa' delle Storiche Italiane; promotrice dei Seminari Magistrali di Genere “Joyce Lussu”, Ancona. Scrive articoli, tiene incontri pubblici e cura corsi di formazione. Ultime pubblicazioni: L’identita' di genere nella formazione, Ancona 1996; Tina Modotti, Ancona 1998; Donne e scienza, 2000; Seminare per fare politica, Ancona 2000; Joyce Lussu e la passione politica, Firenze 2002; Joyce Lussu: le donne, 2002; Joyce Lussu e la storia, Cagliari 2003; Hannah Arendt: l’agire politico, 2004; L’identita' di genere, 2005; Il giardino filosofico, Falconara 2005; Il dono della liberta' femminile, Firenze 2006; La parola di Diotima, 2007; Essere Creare Sapere, Ancona 2008; Joyce Lussu: la traduzione d’amore, 2009; Il corpo di Diotima. La passione filosofica e la liberta' femminile, Quodlibet 2009; Il mio '68, Ancona 2009; Il Genere e il Metodo; Donne e scienza, Ascoli Piceno 2010. Trascrivo le mie e-mail per ogni contatto eventuale: latuffatrice at virgilio.it; cap.pat at libero.it. Segnalo, inoltre, il mio recente blog: http://patcap.blogspot.com/"]
 
"L'odio
e' il rifiuto totale,
assoluto,
definitivo dell'altro.
Di tutto cio'
che l'altro fa,
pensa, sogna, e'"
(Liana Millu, scrittrice antifascista, partigiana italiana)
*
Nel capovolgere la portata storico-politica della cultura dell'odio, che cosi' si e' incarnata nella vicenda umana, non si puo' non passare attraverso la propria coscienza per capire che e' un processo che ci chiama-per-nome e a cui non si puo' prescindere dal mettere in discussione pratiche e pensieri quotidiani. Non si tratta di un nutrimento a momenti o in determinate circostanze, ma e' una chiamata potente e continua. Assume il volto dell'altro partendo dal nostro-essere-altro e passa attraverso le azioni quotidiane, da quelle di routine, a cui distrattamente non fare (piu') caso, a quelle straordinarie che in certe occasioni sentiamo importanti.
A chi giova l'una tantum? All'inedia dello status quo, sotto la copertura che tanto e' impossibile vincere le forze del male ed essere quella goccia di memoria teresiana nel mare oceano puo' non servire o scomparire nel vortice dell'impotenza. Ma, e' qui l'alibi della violenza che si incunea come fosse necessariamente vitale tanto che la si usa a paradigma basilare per quanto naturale, dando scacco a quella ratio di cui invece si fa uso per potenziarne gli effetti, come il Novecento ci ha mostrato: dal genocidio passando per Hiroshima alle torri gemelle. Tutto compreso tutto giustificato.
Chiamiamoci per nome: noi vivi che alla luce di ogni alba la vita accoglie. Solo nel gesto della propria responsabilita' la coscienza nutre se stessa e il mondo del senso del dono, come vitale fonte energetica della reciprocita' dello scambio nella relazione fondamentale per un'ecologia della mente. Nutrito cosi' il Se' puo' non eludere piu' se stesso e l'altro e vivere senza (magari solo) predicare la possibilita' di fondare modi di essere limpidi, chiari nel rispetto e nella reciprocita', perche' solo la convivialita' permette la convivenza sull'unico pianeta disponibile tra specie e generi diversi o meglio differenti (da diaphora, appunto) costitutivamente e necessariamente. "La strada della farina porta sempre al mulino" (proverbio pashtun).
Ogni nostro gesto si fa qui testimonianza umana: comunque e sempre.
 

7. VERSO IL 2 OTTOBRE. OSVALDO ERCOLI: LA STRADA DA PERCORRERE

[Ringraziamo Osvaldo Ercoli (per contatti: osvaldo.ercoli at fastwebnet.it) per questo intervento.

Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel viterbese una delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosita' a Viterbo sono proverbiali. E' tra gli animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Nel 2007 ha promosso un appello per salvare l'area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame dalla devastazione]

 

Sin dagli albori dell’umanita’ gli esseri umani hanno sempre convissuto con fenomeni d’intolleranza politica e religiosa dilaniando la propria vita e la propria esistenza.

Anche quest’anno la data del due ottobre proclamata dall’Onu giornata internazionale della nonviolenza non lascia intravedere nulla di buono, l’orizzonte internazionale si fa sempre piu' cupo. E siamo costretti ad assistere a violenze d’ogni tipo.

Commemorare oggi, in questa cupa atmosfera, la giornata della nonviolenza puo' sembrare come girare il dito nelle numerose ferite inferte negli ultimi anni al principio della nonviolenza e ad assistere impotenti alla decretazione del suo fallimento.

Come reagire? Quale alternativa tra la rassegnazione e la rivolta? Come combattere le ingiustizie e le violenze? Fino a che punto puo' giungere la rabbia, l’indignazione e la voglia di ribellarsi, senza innescare spirali di scontro violente e pericolose?

Riflettendo ed osservando con onesta' intellettuale gli sconvolgimenti violenti abbattutisi, dagli albori dell’umanita', su tutti gli scacchieri mondiali, nazionali e locali, affrontati con violenza e sanguinose guerre, hanno sempre lasciato sul terreno morte, miserie, ingiustizie e quasi sempre gli stessi problemi irrisolti; da tutto cio' appare in modo chiaro ed evidente che la strada da percorrere per poter sconfiggere l’aggravarsi di fenomeni d’intolleranza politica e religiosa, l’oppressione e il ricatto della violenza sulle societa' umane, e' altra, e' quella che mette al centro dei rapporti umani la regola basilare della convivenza civile, gia' inclusa nel metodo unico ed universale della nonviolenza.

Ossia dobbiamo porgere orecchio ed intelletto a quei grandi ed illuminati uomini che con la sola forza della verita' e della giustizia hanno sconfitto eserciti, abbattuto regimi disumani, hanno liberato popoli dalla schiavitu', come  Gandhi,  Capitini, don Milani, ecc.

Porgere l’altra guancia non e' nella natura dell’uomo, riuscirci e' eroico e quasi santificante; inoltre il gesto impegna e suggerisce di abbandonare quella strada che sino ad ora ha portato sempre risultati fallimentari alla societa', per iniziare a percorrere il cammino tracciato dalla nonviolenza.

Poter un giorno leggere ed attuare una costituzione universale ispirata ai principi della nonviolenza puo' sembrare un’utopia, che pero', a mio avviso, e' l’unica alternativa alla quale puo', e quindi deve aggrapparsi l’umanita', se non vuole autodistruggersi anzitempo.

 
8. VERSO IL 2 OTTOBRE. GIOVANNI MANDORINO: L'INSEGNAMENTO DEL MAHATMA
[Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) per questo intervento.
Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di Pisa e cura il sito della rivista "Quaderni satyagraha" (pdpace.interfree.it)]
 
Il 2 ottobre, proclamato dall'Onu giornata internazionale della Nonviolenza, si avvicina, in Italia, nel totale silenzio della stampa (grande e piccola) e delle istituzioni a tutti i livelli.
Vediamo crescere la violenza, la guerra, l'esclusione e il razzismo non solo nelle dichiarazioni di personaggi pittoreschi e marginali ma come "azione politica" attivamente rivendicata dal livello del Governo nazionale a quello dei sindaci e dei consigli comunali, anche sedicenti di (centro-)sinistra, fino ad arrivare alle scuole ed ai presidi sanitari.
Questa evoluzione e' stata a lungo preparata, anche nel nostro Paese, con una operazione di distruzione della memoria e di pervertimento dei valori (delle parole stesse che li indicano) fino a instillare in ciascuno di noi, che riteniamo di essere persone di buona volonta' e di retto sentire, un senso di isolamento e impotenza ad opporci a questa deriva, a questa onda che tutto sommerge.
La giornata internazionale della Nonviolenza giunge allora al punto giusto (e non invano) se sapremo prenderne spunto per attualizzare, seguire e diffondere l'insegnamento del Mahatma di essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
A riconoscere:
- che l'azione e' molto meglio dei discorsi; che e' nostro dovere dire esattamente cio' che pensiamo ed affrontarne le conseguenze; e che solo allora saremo in grado di rendere credibili le nostre parole;
- che e' solo una scusa dire che ci comporteremo in un certo modo quando la faranno tutti gli altri: dobbiamo fare cio' che riteniamo sia giusto, e allora anche gli altri lo faranno quando avranno visto il come; allo stesso modo in cui se gradiamo una particolare pietanza, non aspettiamo che altri la assaggino per primi.
O, per dirla con un altro grande testimone italiano della nonviolenza, che bisogna che ciascuno si noi si senta "l'unico responsabile di tutto".
 
9. VERSO Il 2 OTTOBRE. AMALIA NAVONI: ABOLIRE I CIE
[Ringraziamo Amalia Navoni (per contatti: amalia.navoni at fastwebnet.it) per questo intervento.
Amalia Navoni, insegnante, con rilevanti esperienze di impegno civile, per la pace, l'ambiente, la solidarieta' e i diritti umani, e' impegnata nel Coordinamento Nord Sud del Mondo ed in molte altre esperienze (tra cui il Comitato No Expo 2015 e il Comitato milanese per l'acqua pubblica)]
 
Nella Giornata internazionale della nonviolenza vorrei ricordare tutte le persone che intraprendono faticosi e pericolosi viaggi dai Paesi africani per venire nell’opulenta Europa che li respinge o li incarcera nei famigerati Cie (Centri di identificazione ed espulsione), i lugubri lager del XXI secolo che la nostra societa' accetta passivamente.

Da tempo mi sento corresponsabile di queste espulsioni, violenze, soprusi e morti e da tempo penso al che fare.

Ho seguito nel 2009 il processo a Milano per sommossa a 14 extracomunitari nel Cie di via Corelli e sono rimasta profondamente colpita quando uno di loro si e' tolto la vita in carcere. L’avevo visto e conosciuto al processo.

A Milano ho riunito i rappresentanti di grandi associazioni per vedere se era possibile organizzare insieme delle iniziative. Tante promesse, ma nulla di fatto.

Parlo nei convegni, diffondo mail, scrivo a parlamentari e a consiglieri delle istituzioni, contribuisco economicamente perche' un gruppo antirazzista tenga i rapporti telefonici con i ragazzi del Cie, ma bisognerebbe fare molto, molto di piu' per non essere complici di questa violenza quotidiana.

Prima i consiglieri delle istituzioni potevano entrare a visitare i Cie, ora in Lombardia occorre il visto del presidente della Regione. Cosi' quando la delegazione visita il Cie, trova tutto in ordine.

Occorre cambiare le leggi e con questa maggioranza parlamentare non si riesce, ma se tutte le persone democratiche manifestassero, scrivessero ai parlamentari e alle istituzioni, sono convinta che qualcosa cambierebbe.

Con soddisfazione ho visto nascere un movimento contro il nuovo Cie a Zelo, in Veneto, e ho visto nascere un coordinamento che ha promosso una sottoscrizione contro tutti i Cie.

Che sia la volta buona? Me lo auguro.

 

10. VERSO IL 2 OTTOBRE. ALESSANDRO PIZZI: PER LA GIORNATA DELLA NONVIOLENZA

[Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per questo intervento.

Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso l'esperienza del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo; su sua iniziativa l'ultimo congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio. Si veda anche la recente ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 340]

 

2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi.

L’auspicio e' che la giornata del 2 ottobre possa essere dedicata alla riflessione sulla nonviolenza in incontri pubblici per scoprire insieme tratti del pensiero e dell’azione di Gandhi.

Abbiamo bisogno della forza della verita', della nonviolenza, per cambiare radicalmente l’organizzazione sociale dominante che e' responsabile di gravi danni alla biosfera e delle ingiustizie sociali.

La nonviolenza puo' dare a tutti la forza interiore necessaria per affrontare i conflitti piccoli o grandi avendo sempre presente l’inviolabilita' della vita di tutti gli esseri viventi.

La nonviolenza impone il ripudio della guerra.

La nonviolenza ci dice che non dobbiamo fare il male e ci sprona a fare il bene, per questo il nostro impegno' e la nostra azione devono tendere alla difesa dei diritti di tutti gli esseri viventi e degli equilibri ecologici messi in pericolo dall’avidita' di qualcuno.

Ho aderito all’iniziativa lanciata dal Centro di ricerca per la pace, scrivendo al sindaco del mio Comune per proporre una manifestazione pubblica per la giornata internazionale della nonviolenza.
 

11. VERSO IL 2 OTTOBRE. LILIA SEBASTIANI: PACE, ISTANZA CRITICA E PROFETICA

[Ringraziamo Lilia Sebastiani (per contatti: lilia.sebastiani at tiscali.it) per questo intervento.

Lilia Sebastiani, teologa morale e saggista, dopo la laurea in Lettere moderne ha compiuto gli studi teologici, conseguendo il dottorato in Teologia Morale all’Accademia Alfonsiana (Universita' Lateranense). Particolarmente attenta ai problemi di etica e spiritualita' biblica e a quelli concernenti il rapporto tra femminilita' e sfera religiosa, ha pubblicato molti libri. Tra le opere di Lilia Sebastiani: Morale personale (1991); Tra/sfigurazione. Il personaggio evangelico di Maria di Magdala e il mito della peccatrice pentita nella tradizione occidentale (1992); Donne dei Vangeli (1994); Suor Maria Teresa De Vincenti (1996); Maria ed Elisabetta: icona della trinita' (1996); Il terzo cielo. L’ultimo anno di Jacopone da Todi (2000); (con Elena Liotta e Luciano Dottarelli), Le ragioni della speranza in tempi di caos (2004); Nella notte mi istruisci. Il sogno nelle Scritture Sacre (2007); Svolte. Donne negli snodi del cammino di Gesu' (2008); Frutto dello spirito (2010)]

 

Strati di equivoci si sono ammucchiati sulla pace, confondendola con la quiete: ma questo perche' la quiete di cui si ha esperienza nel mondo umano e' troppo spesso una quiete che ha dietro di se' stanchezza e rassegnazione, una quiete da inerzia, da mancanza d’immaginazione, talvolta da repressione e paura.

Siamo immersi in una societa' violenta: violenta non solo per quello che si fa e che si dice - su questo nessuno di noi puo' avere dubbi -, ma perche' in un certo senso violenta e' la cultura stessa che respiriamo e studiamo, violento il linguaggio che occorre adoperare anche al di la' delle idee consapevoli.

Cultura e linguaggio sono violenti perche', anche in condizione di semi-normalita' - cioe' in quella situazione in cui non vi e' guerra aperta (ovvero "guerra che ci coinvolga", se vogliamo essere sinceri), pur essendoci molti conflitti aperti anche gravissimi, ci abituiamo a una dissennata e irresponsabile familiarita' con la terminologia e quindi con l’ideologia della guerra.

Questo modo di pensare infetta tutti quelli che non hanno compiuto un preciso cammino di maturazione di una coscienza di pace. Un cammino sempre difficile, non quieto e non indolore.

Sin dall’infanzia si assorbe in qualche misura, senza pensarci, una cultura satura di spirito aggressivo e militarista: si assorbe dall’ambiente intorno, dai mezzi di comunicazione, anche dalla scuola - che pure avrebbe il dovere educativo di formare una mentalita' di pace.

Perfino le cronache sportive oggi adottano un linguaggio metaforico attinto per gran parte alla guerra, un linguaggio che implicitamente o esplicitamente esalta la violenza. Non sembrando piu' sufficiente l’esaltazione dell’aggressivita', adesso sempre piu' spesso vi si sente parlare con apprezzamento della "cattiveria". Va bene, e' un modo di dire... Ma il linguaggio non e' qualcosa di neutro: e' un modo di interpretare il mondo e di consegnarlo interpretato agli altri.

E’ come se tutto congiurasse affinche' gli esseri umani raggiungano l’eta' adulta persuasi che la guerra sia una cosa brutta, ma in certi casi inevitabile, ovvia, normale. Appare tragica questa acquisizione irriflessa della normalita'-inevitabilita' della guerra “in certi casi”, tanto piu' tragica appunto perche' stratificata nella mentalita' e nella coscienza come idea ovvia.

Oggi nessuna persona sana di mente oserebbe piu' sostenere che la guerra sia in se stessa un valore, tutti concordano almeno in teoria sull’idea che sarebbe da evitare, che e' doveroso scegliere altre vie di risoluzione dei conflitti, fin che sia possibile. In termini culturali e' certo un’acquisizione importante. Ma l’insidia si trova nel “fin che sia possibile”, esposto a ogni interpretazione, manipolazione e riduzione.

Il fatto e' che ancora il cosiddetto cittadino medio, e gran parte dei politici anche a prescindere dagli schieramenti, sono convinti che la guerra sia una scelta pesante e dolorosa (nonche' costosa), a cui pero' bisogna ricorrere quando altre vie non siano possibili. E nessuno dovrebbe piu' ignorare come un discorso del genere si presti, anche in buona fede, a un’utilizzazione ipocrita e strumentale.

Nel passato e nel presente, la potenza che volesse intraprendere una guerra - anche la guerra piu' gratuita, imperialista e aggressiva che si possa immaginare - non ha mai avuto penuria di argomenti per sostenere che non era proprio possibile fare a meno di quella scelta.

La nostra stessa definizione corrente di pace e' inficiata di spirito militarista; le definizioni di pace che potrebbero offrire l’uomo della strada oppure il piu' raffinato dei dizionari differiscono nello stile e nell’elaborazione, ma hanno in comune il fatto di definire sempre e comunque la pace come quella situazione in cui “non c’e' la guerra”.

Secondo la filosofia del linguaggio, quando due termini sono in opposizione e uno dei due deve essere definito per mezzo della negazione del suo contrario, significa che e' il piu' debole dei due e il meno significativo. Cosi', finche' sara' inevitabile continuare a definire la pace come la non-guerra, vorra' dire che il concetto di guerra ha una forza, un radicamento preciso nella mentalita' corrente, mentre la pace resta al piu' un vago ideale di riferimento. Ed e' un fatto che nel corso dei secoli la morale cristiana ha elaborato piu' dottrina della guerra "giusta" che teologia della pace.

In epoca storica non abbiamo il ricordo di un’epoca di pace "vera", connotata da pienezza di bene e salute per l’umanita' intera (la pace biblica, inscindibile dalla giustizia). Al piu' si sono avuti segnali positivi, intuizioni, forse una lenta maturazione, che comunque non riguarda tutti.

Anche nella Scrittura la pace appare come un valore talmente globale da costituire piuttosto un “tendere verso”, la meta della speranza, uno di quegli ideali che si cerca di servire a distanza pur nella consapevolezza di non poterlo possedere.

E quando si voglia impostare scritturisticamente una riflessione sulla pace, anche intesa nel senso piu' elementare e un po’ fuorviante di non-guerra, l’esperienza iniziale e' sconfortante, se qualcuno tenta di ricercare e schedare i passi biblici che parlano della guerra e della pace: senza dubbio noi pacifisti possiamo trovare nei due Testamenti abbondanza di materiale utilizzabile, ma purtroppo anche un sostenitore della guerra "giusta" (ogni guerra e' giusta per chi ha interesse a combatterla) disporrebbe di un’abbondante messe di testi biblici a cui attingere per supportare le proprie convinzioni.

La pace e' importante come componente dell’attesa escatologica: l’era messianica sara' un’era di pace non solo storico-umana ma cosmica (Is 11, 5-9), e il Messia atteso viene chiamato anche “Principe della pace” (Is 9, 5). Si', Gesu' e' “nostra pace”, come dice Paolo (Ef 2, 14); e' il Riconciliatore supremo ma nel concreto della sua vita terrena appare non di rado anche come uomo del conflitto. Suscita conflitti, li vive egli stesso: li vive dentro e fuori di se'. Non sono una finzione edificante ne' un espediente retorico i suoi momenti di collera e turbamento, le tentazioni nel deserto, l’agonia nel Getsemani, quantunque i racconti non abbiano finalita' realistiche.

Eppure la pace irradia da lui, visibilmente, a partire da una sorgente molto piu' profonda degli umori, dei sentimenti, del quotidiano. Gesu' puo' irradiare pace intorno a se', e armonizzare, risanare, mostrare il senso e la strada, per la sua totale e trasparente adesione al Padre, per la solidarieta' che ne consegue nei confronti degli uomini e della loro storia.

Il suo modo di trasmettere e di operare la pace di Dio fa esplodere come dinamite ogni concetto della pace troppo facile ed estrinseco, quietistico o individualistico; denuncia e scardina ogni tentazione di addomesticare la pace e di asservirla ai propri interessi.

Nel vangelo di Luca - che pure e' stato definito scriba mansuetudinis Christi - Gesu' dice di se stesso di essere venuto a portare “non la pace, ma la spada”. Non nasconde che il suo messaggio suscitera' opposizioni e creera' divisione; certo non ha mai cercato di porsi come uno che va d’accordo con tutti, che irradia il suo messaggio con sapiente gradualita' cercando di non urtare nessuno, di contemperare il nuovo con il vecchio, per convincere tutti pian piano - o per non correre rischi. Gesu' e' consapevole che proprio il suo essere venuto a portare agli uomini la pace che e' dono di Dio suscitera' opposizioni forti, contrasti laceranti. Ma non cerca di addomesticare il messaggio.

Le parole di pace che Gesu' lascia ai suoi, prima di affrontare la crisi piu' terribile della propria esistenza (e della loro), sono cariche di una consolazione misteriosa, senza nulla di consolatorio. Senza un’apertura almeno iniziale a quel mistero, si resta chiusi anche al loro potenziale di conforto. Quando torna a trovare i suoi, la sera della Resurrezione, Gesu' li saluta dicendo: “Pace a voi” (tre volte, per sottolineare la totalita' del messaggio), e una formula di saluto corrente diviene ormai quasi un compimento, come la ripresa di quel dono di pace con una nuova pienezza nata dalla morte di Gesu' e dalla sua vittoria sulla morte. Qui il saluto del Risorto riprende, compie, suggella le parole che si trovano nei discorsi di addio. Il saluto e' effettivamente un "dono di pace" e si accompagna al dono dello Spirito che fortifica i discepoli in vista della missione: e la missione sara' sintetizzata nel "rimettere i peccati": cioe' nel prolungare senza confini l’opera di riconciliazione, trasmettendo nel mondo la comunione di amore trinitario.

Nel Nuovo Testamento c’e' un rapporto stretto, vitale, fra la pace come dono "impegnativo" di Dio e lo Spirito Santo inviato dal Padre e dal Figlio. Non e' senza significato che la stessa immagine, cioe' la colomba, sia divenuta il simbolo tanto dello Spirito santo quanto della pace "che viene dall’alto". Il mistero pasquale collega lo Spirito santo e il dono della pace fin quasi all’identificazione: la pace che viene dallo Spirito e' riposo e movimento.

Anche se la pace non potra' mai apparire perfettamente realizzata, posseduta e assicurata, nella situazione storico-terrena; ma cio' non dispensa dal muoversi sulla linea dell’opzione di pace, sia nelle scelte del quotidiano sia nelle grandi decisioni.

Essere uomini e donne di pace significa diventare forza di riconciliazione per il mondo che ci e' stato affidato. Non significa far scendere un velo di generica benevolenza su ogni conflitto: anzi questo potrebbe far crescere incomprensione e irritazione, almeno in quanto ognuna delle parti in causa la percepirebbe come un atteggiamento noncurante e forse anche complice della "controparte".

Riconciliare non significa appianare a oltranza, livellare; cio' che anzi implicherebbe una mancanza di rispetto per le posizioni e le ragioni delle parti in conflitto.

Significa aprire una strada nuova, costruire un ponte, assumere la diversita' in vista di qualcosa di piu' alto e migliore.

Non significa tentare di ricomporre e armonizzare razionalmente tutte le divergenze. Sarebbe un’impresa destinata al fallimento, perche' non e' possibile dominare mentalmente tutto l’insieme delle posizioni divergenti. Inutile auspicare (indirettamente) o anche invitare (direttamente) alla riconciliazione: la riconciliazione si crea, assumendo senza folle spirito demiurgico ma con umilta' creaturale, la stessa logica di Dio.

Una tentazione umana che ostacola la ricerca seria del dialogo e il superamento di conflitti anche gravi e' il bisogno di aver ragione e di affermare le proprie ragioni a ogni costo, sordi alle ragioni dell’altra parte. Invece non puo' darsi riconciliazione senza attenzione vera all’altro: anche se l’altro fosse un gruppo, un partito o una corrente di pensiero, l’attenzione parte sempre dalla persona e si rivolge alle persone. Questo rende evidente come il fatto di riconciliarsi, anche nei casi in cui coinvolge solo due persone e non due gruppi umani, possieda sempre anche una dimensione politica.

La pace vera e piena non e' riducibile a singole iniziative e proposte, le quali restano pero' importanti come testimonianza, oltre che per risolvere situazioni "acute". Crediamo che sulla pace, proprio perche' si tratta di un valore globale, si possa lavorare solo con uno sguardo globale, con un'angolatura intera. Ma cio' e' ben diverso dal "tutto-o-niente”. Anche piccoli gesti possono avere un valore profondo, ma la loro prospettiva interiore deve essere intera. E lo stesso vale anche per i grandi gesti.

Nel nostro cuore, nei nostri rapporti con gli altri, nei rapporti fra popoli e tra schieramenti, nel rapporto uomo-natura, la pace si distende sempre tra diluvio e arcobaleno, tra distruzione e nuova creazione, sempre affidata alla promessa di Dio.

L’arcobaleno e' il segno sfolgorante della nuova creazione e della nuova alleanza, ed e' un segno che si trova al di sopra dell’uomo, tra cielo e terra, quasi a prescindere da accettazione e merito del contraente terreno.

E’ come dire, a un genere umano atterrito dalla forza del caos, che Dio si impegna ad aver pazienza con gli uomini, a rendere stabile l’ordine di creazione a cui ha dato inizio. Legato da sempre alla speranza dell’umanita', al suo bisogno di vita e di continuita' e di armonia, il simbolo dell’arcobaleno nei nostri tempi e' stato frequentemente adottato come emblema dalle forze di pace. Ci ricorda che realizzare la pace non significa solo spegnere conflitti, ma accettare le diversita' e avvalorarle: la pace non puo' essere di un colore solo. Ma se dovessimo darle un colore dovremmo privilegiare il bianco. Il colore bianco non e' uno dei sette, ma la loro somma o forse la sintesi. Da un punto di vista fisico, e' la totalita' di tutti i colori. Da un altro punto di vista viene di solito considerato come un non-colore, perche' e' riflessione totale della luce. Contiene tutti i colori e nello stesso tempo li nega. “Trabocca di possibilita' vie”, come diceva il pittore Wassilij Kandinskij. Analogo al silenzio, puo' intendersi come vuoto e attesa, ma anche come la beatitudine della pienezza.

E’ un colore sacro e aperto a ogni possibilita', associato alla trascendenza, alla realta' "altra" e "oltre", quindi anche all’aldila', e agli stati di passaggio; colore che si fa visibile fuori della storia, ma vive anche invisibile nel cuore di essa: la luce totale di Dio e del futuro sperato.

 

12. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MARINO MARINELLI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Marino Marinelli.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Marino Marinelli, gia' obiettore di coscienza al servizio militare, e' impegnato in varie esperienze di pace, solidarieta' nonviolenza, tra cui il movimento scoutistico e l'associazione Peacelink; si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Marino Marinelli: Gradualmente dall'esperienza dell'obiezione di coscienza e del servizio civile nel lontano 1978, e via via con approfondimenti con i "colleghi" obiettori - da ricordare il compianto Franco Mori - della Loc e con una serie di impegni di volontariato, di letture e riflessioni.
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Marino Marinelli: I motivi sono banalmente "geografici", nel senso che alcune persone le ho incontrate fisicamente piu' di altre: Tonino Drago, Nanni Salio, Carlo Schenone, il gia' citato Franco Mori scomparso nell'anno in cui era stato forse piu' "produttivo" sulla nonviolenza. Oppure al contrario con altri i rapporti sono stati frequentissimi ma quasi solo telefonici e telematici, ad esempio con Alessandro Marescotti e gli amici di Peacelink. Chi ho sempre nel cuore e' Davide Melodia che e' stato prima un maestro di nonviolenza ma anche un amico e un esempio di personalita' nonviolenta. Ringrazio Vittorio Pallotti che si e' fatto carico degli archivi di Davide.
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Marino Marinelli: Per i giovani l'impatto di un video originale di Gandhi o di Martin Luther King come quelli presenti su YouTube credo possa avere un'efficacia da non sottovalutare.
Seguirei un criterio di "prossimita'" anche per permettere esperienze dirette, come la visita "alla casa di...", un racconto di un testimone diretto, di un "amico di...".
Libri ce ne sono veramente tanti e possono essere tutti utili.
Per favorire le scelte oltre al mio sito www.libriperlapace.it
sto utilizzando per le schede libri anche www.peacelink.it/libri/index.php e www.anobii.com/libriperlapace/books; un titolo oggi significativo: "Sobrieta'" di Francuccio Gesualdi.
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Marino Marinelli: Quelle in Palestina, conosco un po' l'Operazione Colomba, ma ce ne sono molte altre.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Marino Marinelli: La democrazia, quella politica ma soprattutto quella economica.
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Marino Marinelli: Quelli piu' vicini alla sua sensibilita' personale e ai suoi interessi e che gli stimolino un forte lavoro su se stesso/a.
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?
- Marino Marinelli: L'attuale momento di crisi potrebbe diventare un'occasione importante per tanti giovani per impegnarsi significativamente in un'economia energetica alternativa, penso a orti biodinamici, sistemi di cogestione energetica, servizi di gestione condivisa dei trasporti...
*
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
Oltre libriperlapace.it, http://ospiti.peacelink.it/marino/, www.qumran2.net/indice.pax?autore=2260
 
13. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

14. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
15. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riedizioni
- William Shakespeare, Macbeth, Newton Compton, Roma 2008, 2010, pp. 208, euro 4,90.
 
16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
17. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 319 del 20 settembre 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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