Telegrammi. 286
- Subject: Telegrammi. 286
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Aug 2010 00:44:05 +0200
| TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO 
 Numero 286 del 18 agosto 2010 Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal 
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della 
nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Alcune interviste ed alcuni interventi sulla situazione della 
nonviolenza oggi in Italia 2. Paolo Arena e Marco 
Graziotti intervistano Generoso 
Canagliozzi 3. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento 4. 
"Azione nonviolenta" 5. 
Segnalazioni librarie 6. La "Carta" del Movimento 
Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MATERIALI. ALCUNE INTERVISTE ED ALCUNI 
INTERVENTI SULLA SITUAZIONE DELLA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA Di seguito riportiamo l'elenco delle interviste e 
degli interventi della e sulla inchiesta sulla situazione della nonviolenza 
oggi in Italia condotta da Paolo Arena e Marco Graziotti apparsi fin qui su "La 
nonviolenza e' in cammino" nei mesi di luglio e agosto 2010 (aggiornato al 17 
agosto 2010) * - "Telegrammi", n. 240 del 3 luglio 2010: Andrea 
Cozzo; - "Telegrammi", n. 242 del 5 luglio 2010: 
Roberto Malini; - "Telegrammi", n. 243 del 6 luglio 2010: 
Leila D'Angelo, Enzo Mazzi; - "Telegrammi", n. 244 del 7 luglio 2010: 
Michela De Santis; - "Telegrammi", n. 245 dell'8 luglio 2010: Norma 
Bertullacelli, Augusto Cavadi, Franca Guana; - "Telegrammi", n. 246 del 9 luglio 2010: 
Michele Meomartino, Sergio Paronetto; - "Telegrammi", n. 247 del 10 luglio 2010: 
Paola Mancinelli, Dacia Maraini, Helene Paraskeva; - "Telegrammi", n. 248 dell'11 luglio 2010: Omero 
Caiami Persichi, Mimma Ianno' Latorre; - "Telegrammi", n. 249 del 12 luglio 2010: 
Benito D'Ippolito, Marco Palombo, Piercarlo Racca, Carlo Schenone, Alberto 
Castiglione; - "Telegrammi", n. 250 del 13 luglio 2010: 
Maria G. Di Rienzo, Roberto Mazzini, Marilena Spriano; - "Coi piedi per terra", n. 291 del 13 luglio 2010: 
Laura Tussi (parte prima); - "Telegrammi", n. 251 del 14 luglio 2010: 
Paolo Cacciari, Giobbe Santabarbara; - "Coi piedi per terra", n. 292 del 14 luglio 2010: 
Mario Di Marco, Laura Tussi (parte seconda e conclusiva); - "Telegrammi", n. 252 del 15 luglio 2010: 
Gino Buratti; - "Telegrammi", n. 253 del 16 luglio 2010: 
Letizia Lanza, Paolo Predieri; - "Coi piedi per terra", n. 294 del 16 luglio 
2010: Eleonora Bellini, Alessio Di Florio; - "Telegrammi", n. 254 del 17 luglio 2010: 
Luisa Mondo, Anselmo Palini; - "Coi piedi per terra", n. 295 del 17 
luglio 2010: Mao Valpiana; - "Telegrammi", n. 255 del 18 luglio 2010: 
Benito D'Ippolito, redazionale, Carla Biavati; - "Coi piedi per terra", n. 296 del 18 luglio 
2010: Nicoletta Crocella; - "Telegrammi", n. 256 del 19 luglio 2010: 
Raffaele Mantegazza; - "Telegrammi", n. 257 del 20 luglio 2010: 
Matteo Renato Dabascio; - "Telegrammi", n. 258 del 21 luglio 2010: 
Daniela Musumeci; - "Telegrammi", n. 260 del 23 luglio 2010: 
redazionale, Marina Martignone; - "Telegrammi", n. 261 del 24 luglio 2010: 
Marilena Salvarezza; - "Telegrammi", n. 262 del 25 luglio 2010: 
Peppe Sini, Franca Bimbi, Sonia Giardina, Giorgio Montagnoli; - "Coi piedi per terra", n. 303 del 25 
luglio 2010: Franca Maria Bagnoli; - "Telegrammi", n. 263 del 26 luglio 2010: 
Sandro Canestrini, Alberto Camata, Christiana Soccini, Paola 
Pavese; - "Telegrammi", n. 264 del 27 luglio 2010: 
Enrico Peyretti; - Coi piedi per terra, n. 305 del 27 
luglio 2010: Alessandro Colocolli, Carlo Ruta; - "Telegrammi", n. 266 del 29 luglio 2010: 
Aristarco Scardanelli; - "Coi piedi per terra", n. 307 del 29 
luglio 2010: Peppe Sini, Pierpaolo Calonaci, Antonino Drago; - "Telegrammi", n. 267 del 30 luglio 2010: 
Pasquale Pugliese; - "Telegrammi", n. 268 del 31 luglio 2010: 
Burbanzio Malvolenti, Assunta Signorelli; - "Coi piedi per terra", n. 309 del 31 
luglio 2010: Severino Vardacampi, Giannarosa Marino, Francesco 
Pullia; - "Telegrammi", n. 269 del primo agosto 2010: 
Geremia Cattristi; - "Coi piedi per terra", n. 311 del 2 
agosto 2010: Paolo Borsoni; - "Telegrammi", n. 271 del 3 agosto 2010: 
Arnaldo Nesti, Giuseppe Anelli, Virginia Del Re; - "Telegrammi", n. 273 del 5 agosto 2010: Alex 
Zanotelli; - "Telegrammi", n. 274 del 6 agosto 2010: 
Luciano Bonfrate, Nicola Lo Bianco; - "Telegrammi", n. 275 del 7 agosto 2010: 
Peppe Sini, Giobbe Santabarbara, Angelo Cavagna; - "Telegrammi", n. 276 dell'8 agosto 2010: Severino 
Vardacampi, Pierluigi Consorti; - "Coi piedi per terra", n. 317 dell'8 agosto 
2010: Giobbe Santabarbara, Paolo Macina; - "Telegrammi", n. 277 del 9 agosto 2010: Nino 
Lisi; - "Telegrammi", n. 278 del 10 agosto 2010: 
Mauro Furlotti, Daniele Lugli; - "Coi piedi per terra", n. 319 del 10 agosto 
2010: Marta Ghezzi; - "Telegrammi", n. 279 dell'11 agosto 2010: Pia 
Covre, Paolo Bertagnolli, Vincenzo Puggioni; - "Telegrammi", n. 280 del 12 agosto 2010: 
Catiuscia Barbarossa, Tiziano Cardosi, Francesca Fabbri; - "Telegrammi", n. 281 del 13 agosto 2010: 
Giovanni Benzoni, Valter Toni, Angela Giuffrida; - "Telegrammi", n. 282 del 14 agosto 2010: 
Daria Dibitonto, Achille Scatamacola; - "Telegrammi", n. 283 del 15 agosto 2010: 
Vergiliano Scorticossi; - "Telegrammi", n. 284 del 16 agosto 2010: 
Giuseppe Moscati; - "Coi piedi per terra", n. 325 del 16 agosto 
2010: Giulio Vittorangeli; - "Telegrammi", n. 285 del 17 agosto 2010: 
Gaetano Farinelli, Gloria Gazzeri, Fredo Olivero. 2. 
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI 
INTERVISTANO GENEROSO CANAGLIOZZI [Ringraziamo Paolo 
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco 
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci 
messo a disposizione questa intervista a Generoso 
Canagliozzi. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Generoso Canagliozzi e' un vecchio amico di questo 
foglio] 
 - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza? - Generoso Canagliozzi: Da militante politico della sinistra 
antitotalitaria. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'? - Generoso Canagliozzi: Forse Vittorio Emanuele Giuntella. Come testimone e 
come educatore. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un 
giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno 
che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e 
scolastica? - Generoso Canagliozzi: Le opere di Norberto Bobbio, modello di 
ragionamento equanime; le opere di Primo Levi, testimonianza dell'umana 
dignita'; le opere di Ernesto Balducci, che fondano la scienza e la sapienza 
della pace; tutte le autrici del pensiero delle donne e del plurale 
movimento femminista, che della nonviolenza e' la corrente calda; tra le 
recenti: le opere di Vandana Shiva; le opere di Giuliano Pontara. E vorrei 
cogliere l'occasione per ricordare ancora Remo Cantoni. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel 
mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere 
sostenute con piu' impegno? - Generoso Canagliozzi: Quelle contro la guerra (e quindi anche contro gli 
eserciti e le armi), contro la fame (ovvero contro i rapporti sociali ed 
internazionali di sfruttamento e ingiustizia, e contro la devastazione 
della biosfera), contro il maschilismo (e qundi contro tutte le mafie), contro 
il razzismo. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne 
segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza 
organizzata oggi in Italia? - Generoso Canagliozzi: Il Movimento Nonviolento. E abbonarsi a questo 
notiziario telematico quotidiano, finche' continuera' ad essere 
pubblicato. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le 
sue caratteristiche fondamentali? - Generoso Canagliozzi: La nonviolenza e' la lotta dell'umanita' contro la 
violenza: ovvero contro ogni aggressione, ogni ingiustizia, ogni oppressione, 
ogni sofferenza, ogni ignoranza, ogni menzogna. La nonviolenza e' la ricerca della verita' per mezzo della verita': per 
questo Gandhi la chiama satyagraha: la forza della verita', la verita' che rende 
solidali e quindi liberi. La nonviolenza e' la coscienza del conflitto necessario e della 
dialettica incessante. Ma innanzitutto la nonviolenza e' la lotta qui ed ora contro la violenza 
che qui ed ora opprimendo un qualunque essere umano opprime anche te, umiliando 
un qualunque essere umano umilia anche te, sfigurando un qualunque essere umano 
sfigura anche te. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e 
femminismo? - Generoso Canagliozzi: Il femminismo e' la nonviolenza in cammino; delle 
esperienze teoriche e pratiche della nonviolenza quelle del femminismo sono di 
gran lunga la parte maggiore e migliore. E se posso cogliere l'occasione per 
fare qui - alla rinfusa, ahime' - l'elenco di nomi che non ho fatto in 
occasione di una precedente risposta, suggerirei a tutte e tutti di leggere 
almeno le principali opere di Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft, Rosa 
Luxemburg, Maria Montessori, Virginia Woolf, Simone Weil, Edith Stein, Etty 
Hillesum, Simone de Beauvoir, Hannah Arendt, Betty Friedan, Ursula K. Le Guin, 
Angela Davis, Adrienne Rich, Kate Millet, Shulamith Firestone, Germaine Greer, 
Juliet Mitchell, Sheila Rowbotham, Rosemary Ruether, Carol Gilligan, Martha C. 
Nussbaum, Seyla Benhabib, bell hooks, Judith Butler, Luce Irigaray, Julia 
Kristeva, Maria Zambrano, Marianella Garcia, Luce Fabbri, Fernanda Pivano, 
Franca Ongaro Basaglia, Silvia Vegetti Finzi, Lidia Menapace, Rossana Rossanda, 
Luciana Castellina, Laura Boella, Carla Lonzi, Elena Gianini Belotti, Lea 
Melandri, Luisa Muraro, Adriana Cavarero, Annarosa Buttarelli, Daniela Padoan, 
Wanda Tommasi, Silvia Zamboni, Assia Djebar, Fatema Mernissi, Anna 
Politkovskaja, Vandana Shiva, Emilia Ferreiro, Anna Bravo, Giovanna Providenti, 
Elena Pulcini, Maria G. Di Rienzo. Ed aggiungerei ancora almeno Saffo, Madame de 
Sevigne', Madame de Lafayette, Madame du Deffand, Jane Austen, le sorelle 
Bronte, Emily Dickinson, Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Sibilla Aleramo, 
Sylvia Plath, Martha Robert, Elsa Morante, Ingeborg Bachmann, Christa Wolf, 
Dacia e Toni Maraini... Ma fermiamoci qui, che l'elenco diventa infinito. 
* - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione 
filosofica? - Generoso Canagliozzi: Prendere sul serio le conseguenze pratiche delle 
catene di pensieri. Sapersi fallibili. Avere ugualmente a cuore la vita, la 
dignita' e i diritti propri ed altrui. Inoltre, dal mio modestissimo punto di vista, che non ci sono teorie 
autosufficienti, e non ci sono fondamenti ultimi, se non in forma di criteri 
orientativi. Dovessi indicare alcuni pensatori che ho trovato in questa 
prospettiva particolarmente suggestivi, direi Socrate, Lucrezio, il Gesu' di 
Nazareth comunicatoci dai Vangeli, Erasmo da Rotterdam, Denis Diderot, Giacomo 
Leopardi, Hannah Arendt. Come credo sia evidente, il mio punto di vista su 
alcuni punti sostanziali forse (ma sottolineo: forse) differisce molto da 
quelli di Gandhi, di King, di Lanza del Vasto, di altre autorevoli figure della 
tradizione nonviolenta. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione 
sulla scienza e la tecnologia? - Generoso Canagliozzi: In breve: la critica della pretesa neutralita' 
della scienza; il fallibilismo; il principio responsabilita' (e quindi 
anche il cosiddetto "principio di precauzione"); l'opposizione alle scelte 
irreversibili; la difesa del vivente; il primato della dignita' e dei diritti di 
ogni essere umano; l'opposizione alla menzogna e alla violenza; il dovere 
dell'universale empatia e solidarieta'. Ma si potrebbe e dovrebbe dir meglio, ed 
articolare molto piu' estesamente. 
* - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una 
grande importanza il metodo del consenso: come lo 
caratterizzerebbe? - Generoso Canagliozzi: Come uno straordinario miglioramento rispetto al 
metodo del voto a maggioranza. L'uso del metodo del consenso (che e' la 
specifica tecnica deliberativa nonviolenta attraverso la quale si prendono solo 
le decisioni su cui vi e' un accordo unanime dei partecipanti al processo 
decisionale) richiede piu' tempo e consente meno decisioni, ma le decisioni 
prese con esso (decisioni che ovviamente restano sempre reversibili, la 
nonviolenza e' epistemologicamente fallibilista) sono migliori sotto ogni 
profilo. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza 
nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e 
perche'? - Generoso Canagliozzi: Non per eludere la domanda, ma per fornire 
un'indicazione bibliografica di estrema utilita', mi permetto di rinviare alla 
capitale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, uno dei cui tre 
volumi e' dedicato specificatamente e sistematicamente alle tecniche. E' 
una lettura indispensabile. Poi, si legga anche l'aureo libretto di Aldo 
Capitini, Le tecniche della nonviolenza, piu' volte ripubblicato (a se' e in 
piu' ampie raccolte di scritti: ad esempio - se la memoria non mi inganna 
- in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza). Detto questo, mi piace ricordare la tecnica delle mongolfiere della pace 
con cui impedire i decolli dei bombardieri, ideata e sperimentata nel 1999 dal 
Centro di ricerca per la pace di Viterbo (ed ampiamente descritta e documentata 
in un opuscolo che sarebbe forse opportuno ripubblicare). * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento 
all'azione nonviolenta? - Generoso Canagliozzi: Poiche' la nonviolenza si da' solo nella concreta 
azione di lotta contro la violenza, tutta la riflessione nonviolenta a questo e' 
ordinata: all'azione diretta nonviolenta. Avendo la possibilita' di 
prepararvisi, l'addestramento e' doveroso e talora semplicemente indispensabile. 
E dicendo addestramento all'azione diretta nonviolenta intendiamo precisamente 
addestramento all'azione diretta nonviolenta, non una generica "educazione" o 
"formazione alla nonviolenza". Vi sono molte tecniche, molte strategie, e molte 
modalita' di addestramento. Gandhi paragonava l'addestramento all'azione 
nonviolenta a quello militare, e rilevava che quello alla nonviolenza 
necessariamente deve essere assai piu' impegnativo di quello militare, proprio 
in quanto la nonviolenza si oppone al militarismo e richiede quindi lo sviluppo 
di capacita' di gran lunga migliori sotto ogni profilo. Aggiungo qualche minima indicazione bibliografica: oltre al libro di Gene 
Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Edizioni Gruppo Abele, e 
a quello di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli 
(e poi altri editori per le successive edizioni), che ho gia' ricordato, 
segnalerei anche almeno il libro a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla 
nonviolenza. Introduzione teorico-pratica ai metodi, Satyagraha Editrice 
(Torino, 1985), e quello di Emanuele Arielli e Giovanni Scotto, Conflitti e 
mediazione. Introduzione a una teoria generale, Bruno Mondadori, Milano 2003. 
Naturalmente suggerimenti utilissimi sono ricavabili dall'autobiografia di 
Gandhi, La mia vita per la liberta', Newton Compton; e dalla migliore antologia 
di suoi scritti disponibile nel nostro paese: Mohandas K. Gandhi, Teoria e 
pratica della nonviolenza, Einaudi (con fondamentale introduzione del 
curatore Giuliano Pontara). * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze 
editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a 
promuovere la nonviolenza? - Generoso Canagliozzi: Quelli e quelle che almeno utilizzino decentemente 
la lingua italiana e che controllino la veridicita' di quanto pubblicano. E sono 
pochi o punti. Molte pubblicazioni sono semplicemente impresentabili, 
consumistica orgia del vaniloquio e della stupidita'. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed 
universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o 
a promuovere la nonviolenza? - Generoso Canagliozzi: Credo sia meglio stendere un pietoso velo di 
silenzio. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di 
migliori forme di coordinamento? E se si', come? - Generoso Canagliozzi: Non so se sia questo il punto; di certo taluni 
di quelli che si dichiarano tali dovrebbero innanzitutto liberarsi dai 
difetti propri dei piccoli gruppi ad un tempo dilettanteschi, ignoranti, ingenui 
e intolleranti, che si crogiolano nella banalizzazione e 
nell'ipersemplificazione, nella vuota formulistica, nella pratica 
irresponsabilita', e - in somma delle somme - nella piu' cieca 
stupidita' e subalternita'. Suggerirei la lettura di alcuni lavori di Erich 
Fromm (ad esempio Fuga dalla liberta') e di Elias Canetti (innanzitutto 
Massa e potere). 
 Nell'azione, e quindi anche nell'azione comune - il confronto delle 
esperienze e delle riflessioni, il convergere sulle iniziative da condurre, il 
coordinamento laddove esso sia possibile, opportuno ed efficace -, 
bisognerebbe cominciare con l'esercitare un decente spirito critico, prender 
coscienza della complessita' e dialetticita' del reale (ma anche della 
sua caoticita' e della completa mancanza di senso e di piano di tante e 
tante cose) ed utilizzare gli strumenti della buona filologia e del 
comunicare comprensibilmente. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di 
ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche? - Generoso Canagliozzi: Forse dovrebbero dotarsi di meno strumenti di 
comunicazione, redatti meglio. La gran parte dei siti, molte delle riviste e non 
pochi libri che parlano di nonviolenza sono gremiti di ambigue idiozie. Se si 
scrivesse di meno e si leggesse e correggesse di piu' non si direbbero tante 
corbellerie che hanno purtroppo ampio corso. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali 
rapporti? - Generoso Canagliozzi: La nonviolenza dei movimenti sociali di resistenza 
all'ingiustizia e di comune solidarieta' e liberazione deve essere 
suscitatrice, alimento, guida, coscienza critica, pietra di paragone, punto di 
contraddizione, di divisione e di ricomposizione. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali 
rapporti? - Generoso Canagliozzi: Non subalterni e non elusivi. La nonviolenza deve 
porsi l'obiettivo del governo delle istituzioni democratiche. Chi pensa che la 
nonviolenza possa essere scelta solo morale, solo testimoniale, o di intervento 
solo sociale, solo di movimento, solo di microrealizzazioni, si e' gia' arreso 
alla violenza nelle sue forme piu' macroscopiche ed efferate, e non se ne e' 
neppure accorto. La nonviolenza vuole governare la societa', vuole gestire 
le istituzioni, vuole scrivere le leggi: almeno fino all'estinzione dello stato 
e all'instaurazione di una libera societa' mondiale di persone tutte libere ed 
eguali in diritti (per chi avesse bisogno di questa illusione di una meta 
finale per trovar le ragioni di opporsi alla violenza oggi). Anche qui mi permetto qualche utile riferimento bibliografico: Petr 
Kropotkin, Murray Bookchin, Colin Ward; Giulio A. Maccacaro, Franco Basaglia, 
Danilo Dolci; Ivan Illich, Norberto Bobbio, Vandana Shiva; Guenther Anders, 
Hannah Arendt, Hans Jonas. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali 
rapporti? - Generoso Canagliozzi: Se per cultura si intende l'insieme delle relazioni 
di un gruppo umano e di quel gruppo umano e il mondo in cui vive, allora la 
nonviolenza va inculturata, cioe' tradotta e radicata nel contesto storico, 
sociale, contestualizzata ovvero declinata nel sistema di pensiero, di 
linguaggio e di condotte da quella specifica cultura costituito. Se per cultura 
si intende l'acquisto conoscitivo (e quindi morale) comune risultante 
dall'impegno dell'umanita' intera nel corso della sua vicenda storica, allora la 
nonviolenza di quel tragitto e' risultato, elemento e vettore. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali 
rapporti? - Generoso Canagliozzi: Valgono ancora per me le considerazioni 
consegnate da Walter Benjamin alla conclusione del suo saggio sull'opera d'arte 
nell'epoca della sua riproducibilta' tecnica. 
 Ma forse occorrerebbe aggiungere anche almeno un rinvio alla riflessione di 
Luigi Pareyson, di Dino Formaggio; e del tanto bistrattato Herbert Marcuse, e di 
Ernst Bloch (e finanche di Gyorgy Lukacs)... * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come 
concretamente nella sua esperienza essa si e' data? - Generoso Canagliozzi: Da molti anni la gran parte del mio lavoro politico 
ed educativo si fonda su - ed e' orientato a promuovere - relazioni di 
amicizia. Strana ventura per un misantropo senza finestre. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' 
dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni? - Generoso Canagliozzi: Se si vuole riuscire ad affrontare in modo adeguato 
i bisogni e le crisi che abbiamo di fronte, la dimensione adeguata 
dell'analisi e dell'azione e' quella planetaria. Ergo la percezione 
dell'unita' dell'umanita' e' indispensabile. Le uniche reali soluzioni ai 
problemi che abbiamo di fronte sono quelle che tengono conto dell'umanita' 
intera - generazioni future incluse. Del resto la nonviolenza (come altre grandi tradizioni di 
pensiero) proprio su questa consapevolezza dell'unita' del genere umano e 
del dovere di cura verso la biosfera si fonda. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale 
relazione? - Generoso Canagliozzi: A condizione che non la si banalizzi e ridicolizzi 
(riducendo la nonviolenza alle buone maniere, alla buona creanza, al non dire le 
parolacce, et similia), la nonviolenza e' innanzitutto prassi politica che 
si invera nella vita quotidiana: una prassi che e' lotta contro la violenza 
e la menzogna in tutte le loro forme; una prassi che e' "politica prima"; una 
prassi non riduzionista. Ergo innanzitutto la nonviolenza e' effettualmente cura 
delle persone con cui si vive; e' cura del territorio in cui si vive; e' 
coscienza del limite; e' riconoscimento di se' e dell'altro, principio 
responsabilita', scelte di giustizia, misericordia. "Politica prima", appunto: 
relazione di cura. Cose decisive su questo hanno scritto Emmanuel Levinas, le filosofe del 
femminismo (non solo quelle del pensiero della differenza), le tante voci del 
movimento della psichiatria democratica, tante altre persone impegnate in 
pratiche di solidarieta' concreta ed ecoequosolidali, soprattutto chi 
eroicamente si e' opposto ai regimi totalitari. E prima di concludere, mi piace 
ricordare ancora la riflessione di Henri Lefebvre. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della 
nonviolenza? - Generoso Canagliozzi: Il costituzionalismo moderno. Il femminismo. La 
Dichiarazione universale dei diritti umani. 
* - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti 
nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come 
migliorarlo? - Generoso Canagliozzi: Sebbene da molti anni mi picchi di contribuire a 
diffondere la riflessione e le esperienze della nonviolenza, credo di conoscere 
ancora troppo poco le esperienze organizzate della nonviolenza negli altri 
paesi per poter esprimere un parere significativo; ma ho l'impressione che 
questa mia ignoranza sia esemplificativa del fatto che il rapporto e' 
inadeguato. Per migliorarlo potrebbe essere utile condividere esperienze e 
riflessioni, ed in primo luogo cominciare col fare delle buone traduzioni (la 
generalita' di quelle che circolano, ormai anche presso le case editrici 
maggiori, sono peggio che dilettantesche, sono abominevoli). Una buona idea 
potrebbe essere ripristinare il latino come lingua franca internazionale, e 
tradurvi tutte le opere fondamentali. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa 
della nonviolenza oggi in Italia? - Generoso Canagliozzi: Quasi nessuno sa cosa sia (e la confonde con le 
buone maniere). E la generalita' di coloro che si proclamano "nonviolenti" 
sovente ancor meno degli altri. Mi pare che gran parte delle interviste di 
questa inchiesta fin qui pubblicate lo dimostri, ahinoi, ad 
abundantiam. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale 
relazione? - Generoso Canagliozzi: Non vi e' piu' alcuna cultura che non sia 
anche intercultura. Per quel processo che Marx ed Engels descrissero gia' nel 
1847, quando nel tratteggiare lo sviluppo del capitalismo e la sua 
planetaria espansione attestavano: "All'antica autosufficienza e all'antico 
isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una 
interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, 
cosi' per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni 
divengono bene comune. L'unilateralita' e la ristrettezza nazionali diventano 
sempre piu' impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma 
una letteratura mondiale". Sulla base di questo presupposto tanti equivoci cadono: cade il 
cosiddetto "relativismo culturale" come alibi per violare fondamentali diritti 
umani; cadono tante ideologiche ciance sul cosiddetto "multiculturalismo", e 
cosi' via. Resta - e questo e' decisivo per chi assume il punto di vista della 
nonviolenza - lo sforzo di comprensione di ogni alterita', l'attenzione per ogni 
tradizione, la contestualizzazione - e la traduzione nelle di volta in volta 
adeguate modalita' comunicative - delle relazioni e delle azioni; e resta 
soprattutto la primazia della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, in 
primis et ante omnia il diritto a non essere ucciso e a non esser violato nel 
proprio corpo. L'interdipendenza e' una realta'. L'"uomo planetario" di balducciana 
memoria e' una realta'. Contrastare ogni chiusura ed ogni oppressione, ogni discriminazione ed ogni 
denegazione di umanita'; difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e 
la biosfera unica casa comune: questi i compiti dell'ora; questa la nonviolenza 
in cammino. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale 
relazione? - Generoso Canagliozzi: Le scienze umane apportano alla teoria-prassi 
nonviolenta conoscenze, strumenti e verifiche assolutamente 
imprescindibili; a sua volta la nonviolenza apporta alle scienze umane un 
contributo critico, analitico e sintetico, e una strumentazione complessiva, ad 
esse profittevoli assai. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale 
relazione? - Generoso Canagliozzi: E' una relazione decisiva, ma non va banalizzata, 
ne' deve divenire alibi per narcotizzare. Per intenderci: smilitarizzare il 
linguaggio e' buona prassi; ma quando parliamo di addestramento all'azione 
diretta nonviolenta parliamo proprio di addestramento; quando parliamo di 
nonviolenza come gestione e fin suscitamento del conflitto parliamo proprio 
di conflitto; quando parliamo di nonviolenza come lotta, proprio di lotta 
parliamo. Evitiamo di edulcorare e falsificare. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale 
relazione? - Generoso Canagliozzi: La nonviolenza impone a chi l'abbraccia di 
scegliere uno stile di vita sobrio, ragionevole, accudente. Arte e virtu' di 
prudenza (se questa parola non fosse ormai resa inutilizzabile dall'abuso 
secolare che ha subito). * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la 
biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze? - Generoso Canagliozzi: Condivido quanto in questi campi e' sapere comune 
dei popoli che furono oppressi dal colonialismo e che in una resistenza 
plurisecolare hanno saputo anche mantener viva la consapevolezza del legame che 
unisce gli esseri umani e la natura. Da Rigoberta Menchu' a Vandana Shiva, 
questo sapere sta ora riemergendo, e connettendosi alle piu' avanzate ricerche 
delle scienze e del pensiero filosofico ed alla piu' virtuose pratiche 
relazionali, sociali e politiche, fornisce il sostrato e la strumentazione per 
la plurale e corale iniziativa che l'umanita' intera deve condurre per impedire 
che poteri vampireschi e logiche dissennate devastino irreversibilmente la 
biosfera e provochino il collasso della civilta' umana. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale 
direzione? - Generoso Canagliozzi: Mi appassiona e commuove l'idea della nonviolenza 
come cammino, in guisa di carovana dell'umanita' intera. E se dovessi sviluppare 
la metafora, aggiungerei: facendo centro sul proprio e universale accampamento, 
nessuno abbandonando al deserto, andando di sorgente in sorgente. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? 
e quali possibilita'? - Generoso Canagliozzi: In quel grande specchio ed immondezzaio del mondo 
che e' la rete telematica vi e' tuttavia attualmente la possibilita' di 
collocare e far circolare pressoche' gratuitamente, ovvero mettere a 
disposizione di potenzialmente innumerevoli persone, materiali di informazione, 
documentazione, studio e coscientizzazione. Ogni volta che si utilizza internet 
per diffondere materiali di assoluto valore, la verita' e la liberazione fanno 
un passo avanti; ogni volta che vi si collocano cose approssimative o sciocche o 
inadeguate si aiuta il fascismo. So bene che alla luce di questo criterio 
la quasi totalita' dei siti cosiddetti ecopacifisti, equosolidali e 
nonviolenti farebbero meglio a cancellare la quasi totalita' del materiale 
che ospitano. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati 
biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che 
non la conoscesse affatto? - Generoso Canagliozzi: E perche' dovremmo conoscerci? Se le cose che dico 
hanno un valore, vorrei che lo avessero indipendentemente da chi le 
enuncia. * - Paolo Arena e Marco 
Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe 
aggiungere? - Generoso Canagliozzi: Forse sarebbe meglio di no, gia' tante parole sono 
state allineate. Ma detto questo pure non voglio esimermi dal commettere l'ineleganza 
di citare per l'ennesima volta un articolo tante volte su questo foglio gia' 
riportato, che nell'intento di restringere in poche parole cosa per l'estensore 
di esso la nonviolenza sia, recita come segue. "I. Una premessa terminologica 
 Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato 
Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non 
violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" 
significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' 
intransigente. Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della 
nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere 
"nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' 
amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza 
cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani 
conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di 
tutti. Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e 
intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole 
densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una 
concettualizzazione ricca e preziosa. Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa 
designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la 
lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo 
ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con 
atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte 
dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega 
quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche 
con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura 
dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare 
unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', 
riconciliazione. Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente 
con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto 
correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si 
preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con 
l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, 
amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della 
nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di 
satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert 
Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di 
satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, 
"satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da 
"agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, 
armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione 
fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in 
contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per 
solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si 
potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione 
qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi 
anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, 
Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati 
e' vastissimo. Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, 
ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una 
complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e 
caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere 
solo perche' nulla desidera capire. II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e 
gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di 
riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive 
solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza. Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo 
vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, 
"vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo 
stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta 
il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta 
di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori 
contro il cui agire si solleva a combattere. Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello 
dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di 
ognuno per l'umanita' intera e per il mondo. Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' 
come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, 
quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la 
dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di 
capire). Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una 
prassi. Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' 
sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in 
astratto. Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta 
e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. 
La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o 
semplicemente non e'. Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i 
movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa 
accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e 
quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in 
lotta per l'umanita'. III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si 
accostano Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un 
apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e 
cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione 
propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' 
le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non 
procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: 
ricerca ed apertura. IV. La nonviolenza come insieme di insiemi Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della 
nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' 
cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso. 1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri 
per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' 
quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del 
"principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza 
tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i 
fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta). 2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, 
ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del 
diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) 
ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, 
sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo 
citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo 
citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno 
qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si 
batte. 3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche 
consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la 
forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e 
cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' 
forte. 4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): 
significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il 
potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza 
e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire. V. Un'insistenza Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, 
poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e 
stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche 
nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche 
nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: 
anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche 
nonviolente. Un insieme di insiemi, complesso ed aperto. Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e 
astratta. Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di 
riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come 
responsabilita' verso tutte le creature. La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino 
vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento 
di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. VI. Una grande esperienza e speranza storica Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi 
esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento 
delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento 
delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e 
futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e 
dall'annichilimento della civilta' umana". Si potrebbe dir meglio, ma e' gia' qualcosa. E adesso veramente basta cosi'. 3. APPELLI. 
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 4. 
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"  "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata 
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle 
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: 
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo 
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto 
"copia di 'Azione nonviolenta'". 5. SEGNALAZIONI LIBRARIE Riletture - Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Einaudi, Torino 1965, 1994, 
pp. XL + 682. - Cesare Beccaria, Opere, Sansoni, Firenze 1971, 2 voll. per pp. CX + 650 
(vol. I) e VI + 962 (vol. II). 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale 
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e 
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento 
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della 
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo 
di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 286 del 18 agosto 2010 Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca 
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 
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