Coi piedi per terra. 309
- Subject: Coi piedi per terra. 309
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 31 Jul 2010 13:34:29 +0200
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in
cammino"
Numero 309 del 31 luglio
2010
In questo numero:
1. Severino Vardacampi: Nonviolenza
2.
Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano Giannarosa
Marino
3.
Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano Francesco
Pullia
4. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
1. EDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI:
NONVIOLENZA
Propongo alla riflessione le seguenti rastremate
tesi.
*
I. La massima esperienza storica della nonviolenza
e' il femminismo.
Nel pensiero e nell'azione dei movimenti delle
donne, li' la nonviolenza trova la sua guida e il suo inveramento, la sua
verifica dei poteri e dei saperi, il suo modello di azione concreta e incarnata,
la sua speranza di futuro.
*
II. La nonviolenza e' la politica del XXI
secolo.
Poiche' solo la scelta della nonviolenza promuove,
veicola, consente e verifica le azioni adeguate alla distretta presente, che
devono essere fondate sul rispetto per la vita, sul principio responsabilita',
sull'epistemologia fallibilista, sull'etica del volto dell'altro. Vi e' una sola
umanita' e un'unica biosfera: ciascuna persona deve agire
sentendosi responsabile di tutto.
*
III. La nonviolenza e' dialogica e dialettica,
contestuale e sperimentale, critica e aperta, ecoequosolidale e rispettosa
della vita, della dignita' e dei diritti altrui.
Non e' un corpus di autori o di dottrine; non e'
un'affiliazione o un'ideologia; non e' un'organizzazione o un repertorio. E' il
pensare seriamente i propri pensieri; accorgersi del mondo ed agire
per amore del mondo; misericordia attiva. Essa e' un percorso originale ed
autonomo per ogni persona che ad essa si accosta nella verifica critica e
nell'approfondimento e rigorizzazione dei propri pensieri e dei propri bisogni.
La nonviolenza e' l'insieme delle persone amiche della nonviolenza, nella loro
empatia con tutti gli esseri umani e con il mondo vivente, nella comune
persuasione dell'eguaglianza di diritti di tutte le persone e dell'infinita
diversita' di ciascuna di esse, nel rispetto reciproco e nell'accudimento
comune, nell'aver cura del mondo.
*
IV. La nonviolenza vive solo nella lotta contro la
violenza.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza; e
quindi anche: la riduzione della sofferenza, la verita' che lenisce il
dolore, l'azione che ha a cuore la vita dell'altro ed il mondo comune. Se non e'
lotta contro la violenza, la nonviolenza non esiste. 2.
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GIANNAROSA
MARINO
[Ringraziamo Paolo
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci
messo a disposizione questa intervista a Giannarosa Marino.
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Giannarosa Marino, docente, amica della nonviolenza, e' impegnata in molte iniziative di pace, di solidarieta', per la difesa della biosfera e per i diritti umani di tutti gli esseri umani]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza? - Giannarosa
Marino: Con naturalezza durante i miei numerosi impegni
civili. - Giannarosa
Marino: Gandhi e Martin Luther King, perche' hanno lasciato un segno
nell’umanita'. - Giannarosa
Marino: L’autobiografia di Martin Luther King e molti altri che avrei
bisogno di un po’ di tempo per elencare. - Giannarosa
Marino: Le iniziative nonviolente di resistenza palestinese
all’occupazione israeliana. - Giannarosa
Marino: Nell’educazione. - Giannarosa
Marino: Pax Christi. - Giannarosa
Marino: Definizione: la valorizzazione dell’essere umano in quanto tale a
tutti i costi (esclusa, naturalmente, la violenza). Caratteristiche
fondamentali: forza prodigiosa nella difesa dei diritti propri e altrui senza
alcuna azione che distrugga alcuno. - Giannarosa
Marino: Non ne vedo. Non necessariamente si associano. - Giannarosa
Marino: Il non nuocere all’ambiente perche' ne riconosciamo la stretta
interdipendenza con noi. - Giannarosa
Marino: Il razzismo nasce dalla demonizzazione o disumanizzazione
dell’altro e la conseguente spinta a distruggerlo. Rovesciarne la logica e'
nonviolenza. - Giannarosa
Marino: Quella mafiosa e' una cultura basata sulla sopraffazione di
alcuni. Nella societa' mafiosa non si verificano necessariamente atti cruenti se
viene accettata la "legge" dei criminali. Opporsi a questa "legge" e'
nonviolenza. - Giannarosa
Marino: Difendendo i loro diritti, purche’ non mettano in atto azioni
distruttive, i lavoratori affermano la loro convinzione per una societa'
giusta. - Giannarosa
Marino: Gli stessi di cui alla risposta precedente. - Giannarosa
Marino: La pace puo' realizzarsi solo dove e' realizzata la
giustizia. - Giannarosa
Marino: La nonviolenza e' la cultura di un mondo nuovo, perche' la
storia finora e' stata costruita su atti di aggressione di popoli piu'
forti su popoli piu' deboli. - Giannarosa
Marino: La salute e' un bene primario, riconoscere questo e'
proprio di una societa' nonviolenta. - Giannarosa
Marino: Se si e' informati si puo' decidere di togliere il consenso
ai potenti prepotenti, consenso su cui si fonda una societa'
violenta. - Giannarosa
Marino: Vivere la nonviolenza vuol dire essere profondamente e
autenticamente religiosi. - Giannarosa
Marino: La valorizzazione del soggetto da educare. - Giannarosa
Marino: L’equa distribuzione dei beni. - Giannarosa
Marino: Il raggiungimento dell’unanimita' per la presa delle
decisioni. - Giannarosa
Marino: Il metodo del consenso perche' fa si' che l’apporto di tutti
debba essere valorizzato ai fini della decisione. - Giannarosa
Marino: La formazione con laboratori. - Giannarosa
Marino: Con meno azione intellettuale e interventi pratici sulle
questioni di massimo rilievo. - Giannarosa
Marino: Poco visibile ma in avanzata silenziosa e inarrestabile come le
formiche. - Giannarosa
Marino: Non solo in Italia, forse. Di sicuro qui viene identificata con
il pacifismo molle. - Giannarosa
Marino: Piu' iniziative di informazione, soprattutto di formazione tipo
quelli del professor Enrico Euli dell’Universita' di Cagliari. - Giannarosa
Marino: L’impadronirsi della pratica della nonviolenza richiede una
profonda trasformazione di se'. - Giannarosa Marino: Il linguaggio produce azioni. Proverbio wolof: la parola e' come un colpo di fucile, una volta lanciata non puoi riprenderla indietro. 3.
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FRANCESCO
PULLIA
[Ringraziamo Paolo
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci
messo a disposizione questa intervista a Francesco Pullia.
Per un profilo di Francesco Pullia si veda la risposta alla penultima domanda]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza? - Francesco Pullia: A quattordici anni, quando ho iniziato l’attivita' politica nel Partito Radicale. In un periodo particolarmente cruciale (mi riferisco agli anni Settanta) dominato dal parossismo ideologico, dall’accesa conflittualita', dall’intolleranza, trovavo estremamente importante che la politica fosse innervata da contenuti e metodi innovativi, costruttivi, fecondi. Di qui l’impulso ad approfondire Gandhi e Capitini. Da allora non ho mai smesso. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?-
Francesco Pullia: Gandhi,
Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lanza Del Vasto, Marco Pannella. E’ a Gandhi che si
deve l’elaborazione piu' compiuta dell’ahimsa e del satyagraha, della lotta come
atto d’amore e passione per la verita', nonche' la dimostrazione
dell’interrelazione tra mezzi e fini, cioe' del fatto che i fini sono sempre
prefigurati dai mezzi. Capitini, poi, che fu introdotto all’orizzonte gandhiano
da Claudio Baglietto, nel periodo in cui frequentava la Normale, ha portato significative
aggiunte come la straordinaria concezione della compresenza dei morti e dei
viventi, per cui anche gli assenti e tutti gli esseri senzienti concorrono
diuturnamente alla creazione di realta', dando vita ad una filosofia imperniata
sulla nonviolenza, sul Tu-Tutti, e ad una visione politica (che, in parte, si
ritrova in Pannella) ispirata al liberalsocialismo e alla religiosita' laica,
cioe' intima, profonda, aconfessionale. Il pensatore perugino ha avuto anche il
grande merito di essere stato, insieme a Piero Martinetti, tra i primi a porre
da noi la questione dei diritti animali e del vegetarianesimo. Dolci, che per
me e' anche uno dei maggiori lirici del Novecento, ha trasferito tutto
nell’azione sociale, nel passaggio dal trasmettere (sempre violento e
impositivo) al comunicare (orizzontale, omnicratico in senso capitiniano). Di
Lanza Del Vasto apprezzo il caratterizzarsi come congiunzione tra Gandhi e
cristianesimo. A Pannella, infine, si deve una sorta di riforma della
metodologia gandhiana innestandola nel solco di una politica federalista ed
europeista (in senso ernestorossiano, spinelliano), sempre rigorosamente
libertaria. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?-
Francesco Pullia: Ci sono
alcuni libri dalla cui lettura non si puo', a mio modesto avviso, prescindere.
Di Gandhi: La mia vita per la liberta', Newton Compton, Teoria e prassi della
nonviolenza, Einaudi. Di Aldo Capitini: Antifascismo tra i giovani, Celebes,
1966, Religione aperta, Guanda, 1955, La compresenza dei morti e dei viventi, Il
Saggiatore, 1966, Le tecniche della
nonviolenza, Feltrinelli, 1967, Il potere di tutti, La Nuova Italia, 1969. Di
Danilo Dolci: Processo all’art. 4, Einaudi, 1956, Creatura di creature,
Feltrinelli,1979, Dal trasmettere al comunicare, Sonda, 1988, La struttura
maieutica e l’evolverci, La Nuova Italia, 1996, Una rivoluzione nonviolenta,
Terre di mezzo, 2007. Di Lanza Del Vasto: Principi e precetti dal ritorno
all’evidenza, Gribaudi, Che cos’e' la nonviolenza, Jaca Book, Pellegrinaggio
alle sorgenti, Jaca Book, Introduzione alla vita interiore, Jaca Book. Di
Giuliano Pontara: L’antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il
XXI secolo, Ega - Edizioni Gruppo Abele, 2006. Di Valerio Pocar: Gli
animali non umani. Per una sociologia dei diritti, Laterza, 2005. Di Fulvio
Cesare Manara: Una forza che da' vita. Ricominciare da Gandhi in un’eta' di
terrorismi, Unicopli, 2006. Tutti i libri del Dalai Lama e di Thich Nhat Hanh e,
inoltre, Gianni Sofri, Pier Cesare Bori, Gandhi e Tolstoj. Un carteggio e
dintorni, Il Mulino, 1985; Italo Mancini, Come
continuare a credere, Rusconi, 1980; Lev N. Tolstoj, Il Vangelo,
Quattroventi, 1983; Lev N. Tolstoj, Perche' la gente si droga? e altri saggi su
societa', politica e religione, a cura di Igor Sibaldi, Mondadori, 1988;
Vinoba Bhave, I valori democratici, Gabrielli, 2008; Piero Martinetti,
Breviario spirituale, Utet, 2006, Pieta' verso gli animali, Il Nuovo Melangolo,
1999; Marco Pannella, Stefano Rolando, Le nostre storie sono i nostri orti (ma
anche i nostri ghetti), Bompiani, 2009. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?-
Francesco Pullia: Oggi e'
tutto sempre di piu' interrelato. La nonviolenza, nella sua flessibilita' e
multiformita', si conferma come l’alternativa possibile alla deriva di violenza
che rischia di sovrastarci. E’ una filosofia e uno strumento che si adatta ad
ogni circostanza e alla soluzione dei problemi piu' complessi. Ritengo che al
centro dell’azione nonviolenta debba essere il diritto inteso, per dirla alla
Panikkar, in chiave ecosofica. Vengono, quindi, ad intrecciarsi la lotta dei
monaci e delle popolazioni in Tibet, Birmania, Thailandia e quella degli
animalisti contro quella forma di razzismo che e' di fatto rappresentata dallo
specismo (cioe' per smantellare l’assurda, pretestuosa, violenta convinzione
antropocentrica secondo cui gli umani debbano godere di uno status morale
superiore e di maggiori diritti rispetto agli altri esseri senzienti), la
battaglia contro lo sterminio per fame e sete nel mondo e la difesa delle
risorse primarie in un mondo depredato e devastato dall’ossessione
produttivistica e dall’esplosione demografica. E che dire degli allevamenti
intensivi, dei consumi (indotti) di carne e pesce, dei mattatoi? Bisogna
favorire una piena consapevolezza del nostro essere qui ed ora e
dell’interdipendenza che ci stringe ad ogni manifestazione della
vita. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?-
Francesco Pullia: In
quello dell’informazione, cartina di tornasole della democrazia. Dal momento
che, come detto sopra, tutto e' interrelato, e' importante che se ne
abbia consapevolezza. E’ essenziale che si abbia coscienza che oggi piu' che mai
un battito d’ali nella foresta amazzonica puo' causare, anche a distanza di
tempo, un uragano nel polo opposto del pianeta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?-
Francesco Pullia: La Lav
- Lega Antivivisezione, il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini
nel 1964, il Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale,
l’Associazione Vegetariana Italiana, l’associazione Nessuno tocchi
Caino. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?-
Francesco Pullia: La
nonviolenza e' il modo piu' alto con cui manifestare interesse
(inter-essere) per l’altro. Ha il compito di disoccultare l’occulto, di favorire
in noi il rispecchiamento dell’altro. E’ strumento di verita'. Le sue
caratteristiche fondamentali sono la flessibilita', cioe' l’adattabilita' ad
ogni situazione, la responsabilita' nei confronti di ogni essere senziente,
vegetale, minerale, fare emergere la consapevolezza dell’interdipendenza tra
tutto e tutti. E’ l’espressione piu' elevata di un amore profondo e
dialogante. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?- Francesco Pullia: Il nesso indissolubile con i vari movimenti che rivendicano diritti civili sta nell’affermazione dell’esigenza di una liberazione che vada ben oltre la questione della discriminazione sessuale. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?-
Francesco Pullia: Le
tematiche ambientali (inclusi i diritti animali) sono cruciali perche' connesse
alla sovrappopolazione, alla fame e alla sete, alla migrazione, ai conflitti
sociali, che da micro possono degenerare in macro. Porsi in un’ottica olistica e
di interdipendenza significa assumere la nonviolenza come base di
partenza. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani; tra nonviolenza e lotta antimafia; tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse; tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?- Francesco Pullia: C’e' un’unica risposta a questi quesiti. La nonviolenza, essendo forza di verita' e disvelamento (non di omerta'), propone l’affrancamento non solo dell’oppresso ma dello stesso oppressore, mettendo prima di tutto quest’ultimo dinanzi allo specchio, offrendogli un’alternativa al vicolo cieco dell’odio. Ha il vantaggio di essere, una volta intrapresa, valevole per tutti e fecondamente continua. Le vere lotte di liberazione costituiscono sempre momenti di affermazione e aggregazione, non di negazione e separazione. La nonviolenza non e' un’invenzione dell’Oriente ma storicamente appartiene anche alle lotte operaie, fabiane. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?-
Francesco Pullia: Si
tratta di due dimensioni che possono sembrare identiche mentre, in realta', sono
estremamente distinte non solo dal punto di vista filosofico ma, soprattutto,
storico. Il pacifismo storicamente si e' rivelato, suo malgrado, stampella
delle peggiori satrapie. Gioca sempre di rimessa, nel vano tentativo di
contrastare qualcosa. La nonviolenza, invece, lavora in anticipo, previene,
propone, crea alternative. Non gioca mai di rimessa, semmai
d’anticipo. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra la nonviolenza e le varie articolazioni del pensiero teoretico e pratico e dell'azione morale e civile?-
Francesco Pullia: La
nonviolenza, nella sua versatilita', costituisce il modello di approccio
fondamentale per destituire ogni forma di assolutismo. Cio' vale sia per
l’antimilitarismo come per svariati ambiti che vanno dalla psicoteraterapia alla
filosofia al diritto. Non si tratta di sostituire a visioni totalitarie e
totalizzanti (come quelle che, ad esempio, fanno leva su una soggettivita'
assoluta, fondante) altre visioni ad esse speculari, ma un atteggiamento non
imprigionato in rigidi schematismi e, soprattutto, una vocazione dialogante.
Nella psicoterapia come nella filosofia o nella storiografia si deve passare
dall’unidirezionalita' alla molteplicita', dal trasmettere al comunicare.
Stiamo, inoltre, pesantemente scontando le nefaste conseguenze
dell’antropocentrismo. Da questa assurda concezione sono scaturite inaudite
forme di violenza, prima tra tutte la distruzione dell’ecosistema con il
premeditato olocausto di specie animali e vegetali. Olocausto che continua e
anzi, purtroppo, e' intensificato dagli allevamenti intensivi, dai
laboratori dove si spacciano per imprese scientifiche inaudite e intollerabili
crudelta'. La cruna d’ago della vera lotta di liberazione nonviolenta
oggi e' l'antispecismo e, quindi, la destituzione, lo smantellamento della
concezione che arrogantemente attribuisce all’uomo la centralita' di tutto,
conferendogli prerogative che non gli spettano, non possono spettargli. Le
religioni, soprattutto quelle “rivelate”, hanno avuto in questo gravissime
responsabilita', cosi' come, per altro verso, il cartesianesimo che sta alla
base del razionalismo della modernita'. Per quanto riguarda l’economia, la
prospettiva nonviolenta deve mirare ad eliminare iniquita' ed a garantire una
ricchezza complessiva fondata non sullo sfruttamento (dell’uomo sull’uomo,
dell’uomo sulle altre specie, dell’uomo sulla natura) ma sul rispetto, sulla
sostenibilita' planetaria. La nonviolenza "e'", non "implica", responsabilita'
per l’altro, consapevolezza del nostro legame interdipendente con gli altri
esseri e, in generale, con ogni parte ed elemento del
pianeta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?-
Francesco Pullia: Non
parlerei tanto di consenso quanto di persuasione nel senso di Michelstaedter e
Capitini, cioe' di autopersuasione, di intimo, profondo,
convincimento. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?-
Francesco Pullia: La
comunicazione, perche' senza l’aspetto informativo e relazionale non e'
possibile conseguire alcun risultato. Trovo interessante, inoltre, l’adozione di
misure transnazionali, miranti quindi al coinvolgimento, alla stessa stregua, di
piu' stati tra loro. A livello strumentale giudico validi il digiuno, che mette
in gioco responsabilmente soggetti e popoli, e la difesa popolare nonviolenta,
anch’essa connessa con i criteri di responsabilita' e coinvolgimento delle
parti. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza e l'addestramento all'azione nonviolenta?- Francesco Pullia: Come un incessante lavoro su di se'. La nonviolenza implica rigore e metodicita' se davvero si vogliono cogliere i suoi frutti a livello (inter)soggettivo e, di conseguenza, politico. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?-
Francesco Pullia: Tutti,
nessuno escluso, dalla carta stampata ad internet alla radio (come ci insegnano
le esperienze sul campo di Danilo Dolci e Pio Baldelli). Per quanto riguarda
internet, bisognerebbe avviare forum, luoghi di dibattito, trasferire in questo
campo l’esperienza dei Cos e dei Cor capitiniani. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?-
Francesco Pullia: Da un
lato bisognerebbe incentivare lo studio dell’educazione civica, della carta
costituzionale, degli strumenti di conoscenza del diritto e dei diritti,
dall’altro occorrerebbe promuovere frequenti momenti seminariali, anche
coinvolgendo esponenti di movimenti che abbiano adottato la nonviolenza come
cardine della loro lotta. E’ necessaria promuovere una cultura della nonviolenza
partendo dalle prime classi, dal periodo piu' significativo dal punto di vista
formativo. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia? E qual e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia e nel mondo?- Francesco Pullia: La mancanza di coordinamento, insieme al settarismo che piu' o meno palesemente si riscontra nelle varie organizzazioni, ha reso marginale l’azione di chi ha assunto la nonviolenza come teoria e prassi politica. E’ errato l’identificazione, che ogni tanto si vuole fare veicolare, di nonviolenza quasi esclusivamente come disobbedienza civile. La nonviolenza non e' solo questo. E’ altro. E’ costruzione e affermazione del possibile, dell’omnicrazia capitiniana, della consapevolezza dell’inter(in)dipendenza. Le organizzazioni che si richiamano alla nonviolenza non possono pensare di essere autosufficienti, monadi leibniziane. Devono confrontarsi, coordinarsi, evitando pero' (e' questo, me ne rendo conto, il rischio maggiore) di burocratizzarsi, di - per cosi' dire - istituzionalizzarsi, di irrigidirsi. In Italia la nonviolenza e' stata di proposito minimizzata, quando non rimossa, perche' scomoda, impegnativa, non rientrante nelle facili, semplicistiche ermeneutiche. La vicenda di Capitini e', a questo proposito, sintomatica. La via della nonviolenza non puo' riassumersi ne' nel versante cattolico-ecclesiastico ne' in quello, ad esso speculare, del comunismo. Oggi nel nostro paese, fatta esclusione per le iniziative e l’insistenza dei radicali, di nonviolenza non si parla appropriatamente. Vi si ricorre talvolta in maniera strumentale ma senza quel sostrato che la rende, invece, quantomai attuale e proponibile. La situazione mondiale, nel suo complesso, conferma che la nonviolenza e' una risorsa senza di cui si apre solo la voragine del sangue, del baratro, dell’abissale frantumazione. Certo, non e' facile mantenersi ben saldi sui suoi principi, come, ad esempio, nell’identificazione (centrale) di mezzi e finalita', ma bisogna insistere, creando ed estendendo reti globali. Meritevole di sostegno e', in questo senso, la scelta gandhiana del Dalai Lama. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?-
Francesco Pullia: In una
prospettiva nonviolenta la morte non sancisce una cesura e non puo'
caratterizzarsi come un evento traumatico. Nella compresenza capitiniana il
trapassato concorrere ad aggiungere, a creare, realta'. Nella visione buddista,
poi, la morte e' un momento del samsara, del ciclo di nascite di cui noi
dobbiamo essere consapevoli e responsabili. La morte e' il tramite che
maggiormente mi ricongiunge in modo corale alla vita. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?- Francesco Pullia: Indubbiamente il satyagraha attuato da Gandhi prima in Sudafrica e poi in India. Non dobbiamo, pero', tralasciare le lotte degli operai soprattutto in Inghilterra all’inizio del Novecento nonche' quei tentativi, tutt’altro che marginali, di resistenza popolare nonviolenta condotti nel Nord Europa contro i nazisti e, in minima parte, anche in Italia. Oggi mi pare che il movimento tibetano e in particolare il Dalai Lama abbiano recepito e stiano continuando l’esperienza gandhiana. Giudico molto positivamente anche le tecniche adottate dai dissidenti iraniani e dai cubani. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?- Francesco Pullia: Non avverto, purtroppo, sinergia tra movimenti italiani e di altri paesi. Bisognerebbe pensare ad organizzare momenti di confronto tematici transnazionali e convegni sulle modalita' di attuazione della strategia nonviolenta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?-
Francesco Pullia: L’ho
gia' espresso precedentemente. La compresenza comporta responsabilita' per
l’altro e valorizzazione dell’altro, di qualsiasi forma di vita. Da cio'
conseguono importanti scelte a livello soggettivo, a partire dal mangiare e,
quindi, dalla straordinaria opportunita' che e' data dal
vegetarianesimo. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?- Francesco Pullia: La nonviolenza, intesa come diuturno lavoro su di se', comporta un cambiamento di rotta, una svolta a livello mentale. La consapevolezza del limite, della finitudine, e' direttamente connessa e comporta un modo diverso di rapportarsi con gli altri, oltrepassando, tengo a precisarlo, l’ignobile barriera cartesiana dello specismo, vale a dire la presunzione che la specie umana sia centro e misura di tutto e possa liberamente sfruttare le altre forme viventi. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?Nella
direzione dell’ecosofia, della coscienza dell’abitare, del nostro essere qui ed
ora. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?-
Francesco Pullia: Sono
nato a Terni il 4 novembre 1956. Mi sono laureato in Filosofia a Perugia nel
1980 ed ho conseguito nel 1985 il diploma della Scuola di specializzazione in
Giornalismo e comunicazione di massa alla Facolta' di Scienze Politiche della
Luiss di Roma. Sono radicale dal 1972, vegetariano, animalista convinto (o, per
meglio dire, persuaso), iscritto da lungo tempo alla Lav, studioso di buddhismo.
Ho approfondito il pensiero di Aldo Capitini che ritengo uno dei maggiori
pensatori del secolo scorso. Ho
pubblicato nove libri di liriche (tra cui Le farfalle del Golgota, Ripostes,
1983; Visitazione della pietra, Ripostes, 1994; Indice di meraviglia, Ripostes,
1998; Partitura di fede e conoscenza, Ripostes, 2000; Il seme dell’accettazione,
Ripostes, 2003; Cio' che ritorna quando s’affaccia l’alba, Premio Rhegium Julii,
2005, Nell’ora che svanisce tra le crepe, Mimesis, 2010), quattro di narrativa
(Sulla soglia, la voce, Cappelli, 1987; Prova di luce, Ripostes, 1995; Il miele
dell’officiante, Ripostes, 1997; Nei reami del falco, Ed. Il Torchio - La
Bottega delle Meraviglie, 1998), quattro di saggistica d’argomento filosofico
(Il dolce gomito, Cappelli, 1984; L’evidenza sensibile, Ellemme-Lucarini, 1991,
Dalla schiuma del mondo, Mimesis, 2004, Dimenticare Cartesio. Ecosofia per la
compresenza, Mimesis, 2010). * - Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?- Francesco Pullia: Si'. Vorrei che si comprendesse pienamente che la nonviolenza e' tensione continua verso un’armonia. Talvolta, anzi sempre, e' piu' dura della lotta armata perche' parte dal presupposto di un radicale cambiamento di se', di una messa in discussione della soggettivita'. 4. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI
OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO
AEREO
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone
al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo,
in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti:
e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del
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Numero 309 del 31 luglio
2010
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