Coi piedi per terra. 283
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- Date: Mon, 5 Jul 2010 08:33:15 +0200
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in
cammino"
Numero 283 del 5 luglio 2010
In questo numero:
1. La solidarieta' di Giancarla Codrignani nel
terzo anniversario della nascita del movimento che si oppone al
mega-aeroporto
2. Vandana Shiva: L'introduzione de "Il bene comune
della Terra"
3. Per contattare il comitato che si oppone al
mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto
aereo
1. AMICIZIE. LA SOLIDARIETA' DI GIANCARLA
CODRIGNANI NEL TERZO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL MOVIMENTO CHE SI OPPONE AL
MEGA-AEROPORTO
Un messaggio di solidarieta' dell'illustre
intellettuale (e gia' senatrice della Repubblica come indipendente di
sinistra) Giancarla Codrignani e' pervenuto nel terzo anniversario della nascita
del movimento che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti.
L'illustre intellettuale pacifista in questa
ricorrenza conferma il suo sostegno all'iniziativa contro il mega-aeroporto
nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Il comitato la ringrazia una volta di piu' per
l'autorevole solidarieta'.
*
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega
degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista,
impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le
figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai,
Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre,
Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato,
Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005.
2.
MAESTRE. VANDANA SHIVA: L'INTRODUZIONE DE "IL BENE COMUNE DELLA
TERRA" [Riproponiamo
l'Introduzione (pp. 7-19) del libro di Vandana Shiva, Il bene comune della
Terra, Feltrinelli, Milano 2006. Vandana
Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di
ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata
non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e
delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei
movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a
modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e
programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di
Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della
mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001;
Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino
2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto,
Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le
nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della
Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008;
Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009] Il
progetto democratico ed ecologista che ispira questo studio ha origini antiche,
ma costituisce anche l'obiettivo di fondo di un movimento politico emergente che
difende la pace, la giustizia e la sostenibilita'. Concepire il pianeta come una
grande comunita' e come un bene comune inalienabile a tutte le forme di vita che
lo popolano significa porre in correlazione il particolare e l'universale, le
diversita' specifiche e gli aspetti comuni, le dimensioni del locale e del
globale, richiamandosi a quella che in India viene descritta come vasudhaiva
kutumbkham, la "famiglia terrestre", l'insieme di tutti gli esseri viventi che
traggono sostentamento dal nostro pianeta. I nativi americani, al pari di tutte
le culture indigene del mondo, concepivano la vita come un continuum che vincola
le sorti dell'essere umano a quelle di tutte le altre specie, attraverso un condizionamento reciproco che coinvolge
tutte le generazioni passate, presenti e future. Il discorso che capo Seattle,
della tribu' dei Suquamish, pronuncio' nel 1848 evoca bene tale continuita' del
vivente: "Come si
puo' pensare di vendere o di acquistare il cielo, o il calore della terra?
Quest'idea e' davvero strana per noi. "Se la
brezza dell'aria e la luminosita' dell'acqua non ci appartengono, come potete
pensare di comprarle da noi? "Anche
la piu' piccola parte di questa terra e' sacra al mio popolo. Ogni ago di pino
lucente, ogni riva sabbiosa, la bruma che si diffonde nell'oscurita' dei boschi,
ogni insetto che ronza sereno e' santo nella memoria e nell'esperienza di vita
della mia gente. La linfa che scorre negli alberi porta con se' i ricordi
dell'uomo rosso. Questo
sappiamo: la terra non appartiene all'uomo; e' l'uomo che appartiene alla terra.
Questo sappiamo. Ogni cosa e' correlata come il sangue che unisce la nostra
famiglia. Ogni cosa e' correlata". Il
movimento democratico globale prende forma dal riconoscimento di queste
correlazioni, dei diritti e delle responsabilita' che ne derivano. La protesta
di capo Seattle: "La terra non appartiene all'uomo", trova eco in altre e piu'
recenti forme di contestazione: "Il nostro mondo non e' in vendita", "La nostra
acqua non e' in vendita", "I nostri semi e la nostra biodiversita' non sono in
vendita". Queste forme di resistenza alle privatizzazioni imposte dall'ideologia
insensata della globalizzazione economica costituiscono le fondamenta del nuovo
movimento democratico. * Le
multinazionali concepiscono il mondo in termini di mero possesso e il mercato in
termini di mero profitto. Ma dopo quanto e' accaduto a Bangalore nel 1993,
quando mezzo milione di contadini indiani insorsero per opporsi alla
classificazione dei semi come proprieta' privata sancita dal Wto (World Trade
Organization, Organizzazione mondiale del commercio) con l'accordo Trips (Trade
Relate Intellectual Property Rights) relativo agli aspetti attinenti al
commercio dei diritti di proprieta' intellettuale, dopo che gli incontri
ministeriali sono stati interrotti due volte dalla protesta popolare, dapprima a
Seattle nel 1999 e successivamente a Cancun nel 2003, l'agenda delle
multinazionali ci appare sempre piu' contrastata dall'apporto creativo,
dall'intelligenza e dal coraggio di milioni di persone che concepiscono la terra
come una famiglia, come una comunita' che lega tutte le forme di vita e tutti
gli esseri umani senza distinzioni di razza, classe sociale, culto o
nazionalita'. La
globalizzazione imposta dalle multinazionali concepisce il pianeta in termini di
proprieta' privata. Al contrario, i nuovi movimenti difendono le risorse locali
e globali del territorio perche' lo intendono come bene comune. Le comunita' che
insorgono in ogni continente per contrastare la distruzione delle loro
diversita' biologiche e culturali, dei loro mezzi di sostentamento e delle loro
stesse vite costituiscono l'alternativa democratica alla trasformazione del
mondo in un gigantesco supermercato, in cui beni e servizi prodotti con costi
ecologici, economici e sociali estremamente alti vengono rivenduti a prezzi
stracciati. Opponendosi a questa globalizzazione liberista e suicida che inquina
il pianeta, dilapida ogni risorsa e impone la dislocazione forzata di milioni di
contadini, lavoratori e artigiani, le comunita' si impegnano a sviluppare delle
economie alternative che proteggono la vita e promuovono la creativita'
individuale. La
globalizzazione economica si configura come una nuova forma di "enclosure of the
commons", la recinzione delle terre comuni britanniche, come una privatizzazione
imposta attraverso atti di violenza e dislocazioni forzate. Anziche' generare
abbondanza, questa privatizzazione subordinata al profitto produce nuove
esclusioni, nuove espulsioni e maggiore poverta'. Non solo, ma trasformando in
merce ogni risorsa e forma di vita, essa depriva anche i popoli e le specie
viventi dei loro fondamentali diritti in termini di spazio ecologico, culturale,
economico e politico. La proprieta' privata dei ricchi torna cosi' a fondarsi su
una rapina ai danni dei poveri. Le privatizzazioni si traducono in un esproprio
delle risorse pubbliche e dei beni comuni dei soggetti piu' poveri, che si
ritrovano ad essere economicamente, politicamente e culturalmente
depauperati. I
brevetti sulla vita e la retorica di un mondo fondato sulla proprieta' privata,
in cui qualsiasi cosa, dall'acqua alla biodiversita', dalle cellule ai geni,
dagli animali alle piante, viene considerata in termini di merce, si traducono
in una visione del mondo che non riconosce il valore intrinseco, l'integrita' e
la sovranita' di ogni forma di vita. Secondo questa ideologia, il diritto dei
contadini a disporre dei semi, dei malati a ricevere le loro medicine a prezzi
accessibili, dei piccoli produttori a una ripartizione equa delle risorse
terrene possono essere liberamente violati. La retorica della proprieta' privata
nasconde la filosofia di morte di chi, pur scandendo slogan a favore della vita,
cerca di impadronirsi di tutte le risorse del pianeta e della creativita' umana
per controllarle e monopolizzarle. In Inghilterra, le recinzioni delle terre
comuni trasformarono milioni di contadini in forza lavoro disponibile sul
mercato. Se queste prime recinzioni si limitavano a sottrarre delle terre,
l'attuale privatizzazione si spinge fino a mercificare ogni aspetto della vita,
dai saperi comuni alle tradizioni culturali, dall'acqua alla biodiversita',
inclusi servizi pubblici quali la sanita' e l'istruzione. * A fronte
di tale situazione, la difesa dei beni comuni costituisce l'espressione piu'
alta di una concezione democratica dell'economia. La
privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici e la mercificazione dei mezzi di
sostentamento dei poveri altro non sono che un vero e proprio furto ai danni
della sicurezza economica e culturale dei popoli. Milioni di persone deprivate
della loro identita' e della possibilita' di provvedere dignitosamente alla loro
esistenza vengono indotte a ricorrere all'estremismo, al terrorismo e al
fondamentalismo religioso. Queste ideologie identificano l'altro con il nemico e
rivendicano un'identita' esclusiva per poter sfuggire a una realta' alla quale
rimangono invece ecologicamente, culturalmente ed economicamente connesse. Il
loro tentativo di sottrarsi si traduce in un comportamento antagonistico e
cannibale. L'ascesa dell'estremismo e del terrorismo e' un fenomeno direttamente
imputabile alle nuove forme di recinzione o privatizzazione introdotte dal
colonialismo della globalizzazione economica. Cosi' come il cannibalismo di
polli e maiali soggetti a un allevamento intensivo si sconfigge con il ricorso a
metodi piu' naturali, anche il terrorismo, l'estremismo e le ideologie che
invocano la pulizia etnica e l'intolleranza religiosa vanno affrontati come
aberrazioni prodotte dalla globalizzazione economica, patologie che si possono
sanare soltanto democratizzando la realta' globale. La
privatizzazione genera esclusione, e l'esclusione e' il prezzo che la
globalizzazione economica cerca di occultare. Le nostre azioni di protesta
contro la biopirateria del neem, del riso basmati e del grano hanno saputo
raggiungere l'obiettivo che si erano preposte, ottenendo un riconoscimento del
nostro patrimonio biologico e intellettuale come bene comune. La lotta
vittoriosa delle donne di Plachimada, una piccola comunita' tribale dello stato
indiano del Kerala, contro la piu' grande multinazionale del mondo, la
Coca-Cola, costituisce un esempio tra i piu' significativi delle potenzialita'
dei movimenti democratici emergenti. I nuovi
diritti sulla proprieta' intellettuale privatizzano un patrimonio comune di
natura biologica, intellettuale e digitale. La privatizzazione ci depriva anche
delle nostre risorse idriche. Ogni bene comune privatizzato comporta la
dislocazione e la perdita d'autonomia di molti soggetti umani, l'arricchimento
di una minoranza a scapito di un generale aumento della poverta'. La
dislocazione forzata produce precarieta', e nelle sue forme piu' estreme puo'
arrivare a negare anche i piu' elementari diritti alla vita. Con la diffusione
delle sementi geneticamente modificate e degli aborti indotti per selezionare il
sesso dei nascituri, assistiamo alla progressiva scomparsa di un numero
crescente di piccoli agricoltori e di donne. L'entita' e il tasso di sviluppo di
questo fenomeno sono direttamente proporzionali alla "crescita economica"
imposta dai promotori della globalizzazione neoliberista. * Per
fortuna pero', queste forme di genocidio brutale non costituiscono l'unica e
incontrastata tendenza della storia contemporanea. Un
futuro diverso ha preso forma per le strade di Seattle e Cancun, nelle case e
nelle comunita' agricole di tutto il mondo. Un
futuro che si basa sul principio di inclusione, anziche' di esclusione; sulla
nonviolenza e sulla difesa del pianeta come bene comune, anziche' come
territorio da recintare; su una libera condivisione delle risorse terrene,
anziche' sulla loro privatizzazione e monopolizzazione. Il movimento democratico
globale deriva da un'esperienza collettiva di dialogo e solidarieta', di
pluralismo e cooperazione, di confronto e di scambio tra le diversita'. Questa
e' l'alternativa democratica a piani economici quali il "Progetto per il nuovo
secolo americano" (1), un piano di sviluppo definito a porte chiuse e
condizionato dalla mentalita' angusta delle multinazionali. Le nostre proposte
si qualificano infatti come portato della nostra autonomia organizzativa, di
identita' profondamente radicate nello specifico delle realta' locali, della
nostra molteplicita' e diversita'. Il nostro intervento non si limita a prendere
in considerazione gli interessi del genere umano, ma si estende alla tutela di
tutte le forme di vita che popolano il pianeta. E' qualcosa di piu'
dell'organizzazione della prossima protesta o del prossimo Social forum: e'
quanto intendiamo fare quotidianamente, nella vita di tutti i giorni, per
modificare la realta' globale attraverso un impegno individuale e radicato nel
tessuto delle nostre realta' locali. I cambiamenti che riusciamo a ottenere
possono sembrare di poco conto, ma l'impatto che producono sara' determinante
per le sorti del pianeta e dell'umanita'. Essi mirano infatti a contrastare la
logica violenta e autodistruttiva perpetrata dalle culture, dalle economie e
dalle politiche di morte, per sostituirla con nuovi modelli di sviluppo
economico, politico e culturale fondati sulla nonviolenza e sulla creativita'
che promuovono, valorizzano e sostengono la vita. Il
progetto di costituire una democrazia della comunita' terrena non deve essere
inteso come un'astrazione, ma come l'insieme delle pratiche specifiche dei
popoli che reclamano i loro beni comuni, le loro risorse e il diritto di vivere
liberi e in pace, preservando la loro identita' e la loro dignita'. Poiche' si
tratta di una realta' multiforme e composita, ho scelto di soffermarmi su alcuni
esempi significativi dei progetti politici, economici e culturali che concorrono
a costituirla. Queste tre dimensioni della politica, dell'economia e della
cultura sono ovviamente inseparabili. * I
modelli economici che adoperiamo per produrre e scambiare beni e servizi sono
condizionati dai valori della nostra cultura e dal nostro sistema politico.
Anche lo sviluppo di un modello economico alternativo si verifica pertanto in
sinergia con l'elaborazione di una nuova cultura e di nuove istituzioni piu'
democratiche. Le
economie che apportano la vita sono i luoghi e le pratiche in cui le risorse
comuni vengono condivise equamente, per provvedere al fabbisogno di cibo e di
acqua e per conferire un senso all'esistenza dei singoli e della comunita'. Il
movimento democratico globale sorge dalla consapevolezza di essere radicati
nello specifico di una realta' locale che tuttavia interagisce con la realta'
globale del pianeta, per non dire dell'universo intero. Si tratta di un modello
di sviluppo planetario che non puo' fondarsi sulla speculazione finanziaria o
sul trasferimento immotivato di beni e servizi, ma sui principi dell'ecologia e
della solidarieta'. Un'economia
globale che tiene conto dei limiti imposti dall'ecologia non puo' che
valorizzare la produzione locale, per ridurre gli sprechi di risorse umane e
naturali. E solamente quelle economie che adottano un modello di sviluppo
ecologico possono diventare delle economie che apportano la vita, in grado di
assicurare un futuro sostenibile. I nostri piani di sviluppo non possono essere
condizionati dalla logica aziendale dei profitti trimestrali, come pure dalle
scadenze quadriennali o quinquennali dei politici. Occorre considerare ben
altro, perche' il futuro coinvolge l'evoluzione di tutte le forme di vita
terrene e il benessere di tutti gli individui che compongono la nostra famiglia,
la nostra comunita' e l'intera societa' umana. La tutela dell'ecologia
costituisce un obiettivo prioritario perche' la nostra identita' principale e'
proprio quella ecologica. * Noi
siamo cio' che mangiamo, l'acqua che beviamo, l'aria che respiriamo. La nostra
liberta' non puo' prescindere dal diritto a un controllo democratico del cibo,
dell'acqua e della nostra sopravvivenza ecologica. Le
democrazie che tutelano la vita sono gli spazi e gli strumenti politici
necessari per riconquistare le nostre liberta' fondamentali, per difendere i
nostri diritti e per espletare i nostri doveri e le nostre responsabilita'
comuni: proteggere la terra, difendere la pace e promuovere la giustizia
sociale. I fautori della globalizzazione economica sostengono che il libero
mercato promuove uno sviluppo della democrazia. In realta', le multinazionali
distruggono la democrazia in ogni sua forma, a ogni
livello. La
privatizzazione delle risorse comuni rappresenta l'effetto negativo piu'
evidente, perche' cancella le democrazie di base proprio come la recinzione
delle terre provoco' la scomparsa delle comunita' contadine in Inghilterra. Ma
anche gli stessi accordi economici che promuovono la globalizzazione non vengono
decisi democraticamente, poiche' sono sanciti e imposti da organizzazioni come
la Banca mondiale, il Wto o il Fondo monetario internazionale a prescindere
dalla volonta' delle comunita' e dei paesi direttamente coinvolti. Le
multinazionali che controllano la globalizzazione indeboliscono le istituzioni
democratiche dei paesi in cui operano, perche' le loro decisioni vengono prese
scavalcando le istituzioni parlamentari e i singoli cittadini. Qualsiasi governo
appena eletto, indipendentemente dall'orientamento politico, si trova costretto
ad approvare una serie di riforme economiche di stampo neoliberista. L'attuale
processo di globalizzazione rende impossibile lo sviluppo di un'economia
democratica, configurandosi come una vera e propria dittatura economica delle
multinazionali. Quando
una dittatura economica indebolisce le istituzioni democratiche di una nazione,
si assiste anche alla crescita di pericolosi fenomeni quali il
fondamentalismo religioso e
l'estremismo di destra. Ecco allora che la globalizzazione non provoca soltanto
una crisi della democrazia, ma anche l'avvento di una democrazia di morte che
ricorre all'odio, al terrore e alla discriminazione sociale per ottenere voti e
potere. Impegnarsi
in un progetto di democratizzazione ecologica e sociale significa, al contrario,
concepire e progettare delle democrazie che tutelino la vita assicurando a tutti
la possibilita' di esprimersi su questioni fondamentali come il cibo, che
mangiamo o che ci viene negato, come l'acqua, che beviamo o che ci viene
sottratta perche' e' stata inquinata o privatizzata, come l'aria, che respiriamo
o che forse ci avvelena. Le democrazie che tutelano la vita si fondano sul
riconoscimento del valore intrinseco di tutte le specie, di ogni popolo e di
ogni cultura, sull'equa ripartizione delle risorse terrene e sulla comune
gestione di tali risorse. * Le
culture che valorizzano la vita sono spazi in cui possiamo configurare ed
esprimere valori, convinzioni politiche o religiose, pratiche e tradizioni
diverse, pur restando in sintonia profonda con la nostra identita' comune e
universale di esseri umani che condividono la terra, l'acqua e l'aria con tutte
le altre specie. Tali culture si fondano sulla nonviolenza e sulla solidarieta',
sul pluralismo e sull'uguaglianza, sul rispetto della giustizia, della
diversita' e della vita in tutte le sue forme. Una
cultura che cresce in seno a un'economia che protegge la vita trova spazio per
tutti gli esseri viventi, senza distinzioni di sesso, etnia, religione o specie.
Essa esprime un radicamento profondo alla terra e alle specificita' del luogo in
cui si origina, ma anche un sentimento di solidarieta' per tutto il genere
umano, una coscienza universale che nasce dal sentirsi parte di un'unica
famiglia terrena. Le culture che valorizzano la vita si fondano sulla
compresenza di molte identita'. La nostra identita' terrena e' data al tempo
stesso dall'esperienza concreta della realta' in cui viviamo - della
quotidianita' del lavoro e del riposo, del gioco e del pianto - e dalla
globalita' delle pratiche che ci correlano al resto del
mondo. "Ogni
cosa e' correlata," come insegna capo Seattle. Noi esistiamo in rapporto con la
terra, localmente e globalmente. Le culture che valorizzano la nostra identita'
terrena ci insegnano a seguire dei criteri di sviluppo ecologicamente
compatibili. Soltanto ricordandoci di essere cittadini della terra e figli di
questo pianeta possiamo riscoprire la nostra identita' comune e superare le
scissioni profonde, l'intolleranza, l'odio e il terrore provocati dalle
privatizzazioni, dalla polarizzazione del mondo e dagli sconvolgimenti
introdotti dalla globalizzazione economica. Le
culture indigene che credono in una convivenza pacifica delle specie e dei
popoli, nel rispetto delle differenze biologiche e culturali dei singoli
percorsi evolutivi, sono ancora vive nella nostra memoria collettiva e ci
aiutano a concretizzare il progetto di una democrazia della comunita' terrena.
Il principio di interconnessione e inseparabilita' su cui si fonda questa antica
visione viene ribadito anche, in maniera significativa, dalla scienza
contemporanea: si pensi alla teoria dei quanti, al continuum spazio-temporale
della relativita' generale, o alla complessita' delle strutture degli organismi
viventi. In tempi
piu' recenti, questa visione del mondo si e' espressa attraverso i valori, le
prospettive e le azioni dei movimenti impegnati a perseguire la pace, la
giustizia e la sostenibilita'. Viviamo in un'epoca in cui l'asservimento della
democrazia agli interessi del capitalismo globale ha generato nuove paure, nuove
insicurezze, nuovi fondamentalismi e nuove manifestazioni di violenza. In India
e negli Stati Uniti, le elezioni del 2004 hanno evidenziato come la
disoccupazione e il diffondersi della poverta' possano costituire un terreno
fertile per l'ascesa del fondamentalismo religioso, un'ideologia che semina
discordia e fa leva sulle differenze culturali per distogliere l'attenzione da
quei valori che invece possono unirci: il lavoro, l'ambiente, i diritti umani,
la nostra comune appartenenza all'umanita'. * Concepire
la Terra come una grande comunita' democratica ci aiuta invece a riappropriarci
della nostra identita' di esseri umani e delle correlazioni che ci uniscono a
tutte le altre specie. Questa visione del mondo rispetta la sacralita' della
vita in tutto il vivente, senza distinzioni di classe, casta, genere o
religione, e ci insegna a sconfiggere l'avidita' e la violenza subordinando i
nostri interessi individuali a quelli della famiglia terrena. Privatizzare
l'acqua o introdurre dei brevetti sulla vita diventa allora impensabile, perche'
tutti gli esseri viventi hanno il diritto di vivere e sostentarsi. Se la
famiglia terrena riconosce, come capo Seattle, che "ogni cosa respira
all'unisono, l'albero, l'animale e l'uomo" e che "l'aria condivide il suo
spirito con tutte le creature viventi", essa non consentira' piu' a una parte
della comunita' internazionale di alterare il clima, di impadronirsi delle
risorse atmosferiche comuni e di produrre il 36% dell'inquinamento da anidride
carbonica mondiale, a scapito dei diritti delle altre specie e degli altri
popoli. Conservare
gli equilibri ecologici necessari per la sopravvivenza del nostro pianeta e
difendere i diritti umani fondamentali come quello all'acqua, al cibo, alla
salute, all'istruzione, al lavoro e a un'esistenza dignitosa: questo e'
l'impegno di una visione democratica e comunitaria che riconosce l'importanza
della vita e la rispetta in tutte le specie e in tutti i
popoli. Negli
ultimi trent'anni, la mia adesione a questa concezione del mondo si e' tradotta
in un impegno concreto all'interno dei movimenti che lottano per un'affermazione
universale dei diritti umani e di quei movimenti ecologisti e animalisti che
riconoscono il valore intrinseco di tutte le specie. La difesa dell'umanita' non
puo' prescindere da quella delle altre specie, perche' soltanto una comunita'
terrena unita e solidale puo' costituire un'alternativa reale a una
globalizzazione economica che riconosce soltanto i diritti delle multinazionali
e trasforma gli esseri viventi in materie prime da poter sfruttare o in rifiuti
facilmente eliminabili. Sentirsi
parte della comunita' terrena significa entrare in sintonia con la fluidita'
della vita, che si rinnova e si rigenera costantemente. Significa percepire la
continuita' del vivente, dalla nostra esistenza quotidiana a quella
dell'universo, e comprendere il significato universale della nostra epoca, della
simultanea interazione di diverse realta'. La comunita' terrena deve pulsare in
armonia con le potenzialita' infinite di un universo in continua espansione,
anche quando si trova ad affrontare minacce che mettono a rischio la
sopravvivenza stessa della nostra specie. Essa custodisce le nostre speranze nei
momenti piu' critici; ci lascia intravedere la pace in un mondo di guerre senza
fine; ci induce ad amare la vita appassionatamente e con coraggio nonostante i
messaggi di odio e morte veicolati dai media e dai gruppi di
potere. * Principi
costitutivi di una democrazia della comunita' terrena 1. Tutte
le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore
intrinseco. Tutti
gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita' e di
un'identita' individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta'
privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti
eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri
individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o
altri diritti sulla proprieta' intellettuale. 2. La
comunita' terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di
vita. Siamo
membri di un'unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile
ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e' nostro dovere assumere dei
comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della Terra, nonche'
i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta
l'umanita'. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di
altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e
violenza. 3. Le
diversita' biologiche e culturali devono essere difese. Le
diversita' biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere
riconosciuto. Le diversita' biologiche sono fonti di ricchezza materiale e
culturale che pongono le basi per la sostenibilita'. Le differenze culturali
sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere
tali diversita'. 4. Tutti
gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro
sostentamento. Tutti i
membri della comunita' terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di
provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all'acqua, a un
ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le
risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate.
Il diritto al sostentamento e' un diritto naturale perche' equivale al diritto
alla vita. E' un diritto che non puo' essere accordato o negato da una nazione o
da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di
vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le
risorse comuni necessarie alla vita. 5. La
democrazia della comunita' terrena si fonda su economie che apportano la vita e
su modelli di sviluppo democratici. La
realizzazione di una democrazia della comunita' terrena presuppone una gestione
democratica dell'economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e
la loro integrita', provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e
assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica
dell'economia non prevede l'esistenza di individui, specie o culture
eliminabili. L'economia della comunita' terrena e' un'economia che apporta
nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati,
pluralistici, elaborati dai membri della comunita' stessa al fine di proteggere
la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune. 6. Le
economie che apportano la vita si fondano sulle economie
locali. Il
miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita' alla
conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita
soddisfacenti e sostenibili e' quello di operare all'interno delle realta'
locali. Localizzare l'economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale.
Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono
essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una
democrazia della comunita' terrena si fonda su delle economie locali
estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un'economia
globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non
trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita
rispettano la creativita' di tutti gli esseri umani e producono contesti in
grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita'. Le economie
che apportano la vita sono differenziate e
decentralizzate. 7. La
democrazia della comunita' terrena e' una democrazia che tutela la
vita. Una
democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma
vivente e su un comportamentodemocratico da adottare gia' a partire dalla
quotidianita'. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle
decisioni da prendere in merito al cibo, all'acqua, alla sanita' e
all'istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l'alto,
al pari di un albero. La democrazia della comunita' terrena si fonda sulle
democrazie locali, lasciando che le singole comunita' costituite nel rispetto
delle differenze e delle responsabilita' ecologiche e sociali abbiano pieni
poteri decisionali riguardo all'ambiente, alle risorse naturali, al
sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai
livelli esecutivi piu' alti applicando il principio della sussidiarieta'. La
democrazia della comunita' terrena si fonda sull'autoregolamentazione e
sull'autogoverno. 8. La
democrazia della comunita' terrena si fonda su culture che valorizzano la
vita. Le
culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di
liberta' per consentire il culto di religioni diverse e l'espressione di diverse
fedi e identita'. Tali culture lasciano che le differenze culturali si
sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita' e dai nostri comuni diritti
in quanto membri della comunita' terrena. 9. Le
culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita
stessa. Le
culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita' e
sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni
provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future. Sono
culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al
consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento
eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono
molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la
compresenza di identita' diverse che condividono lo spazio comune della
comunita' locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i
singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita. 10. La
democrazia della comunita' terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta'
universale. La
democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui
sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche'
separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio e il terrore. In
alternativa a un mondo fondato sull'avidita', sulla diseguaglianza e sul
consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la
solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'. * Note 3. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI
OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO
AEREO
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone
al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo,
in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti:
e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in
cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione:
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
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Numero 283 del 5 luglio 2010
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