Telegrammi. 236
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- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 29 Jun 2010 01:16:54 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 236
del 29 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni
2.
Francesco Codello ricorda Colin Ward
3.
Francesco Codello intervista Colin Ward (2001)
4. Associazione "Respirare": Un irresponsabile procrastinare
5. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
6.
"Azione nonviolenta"
7.
Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento 9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO TUTTE LE UCCISIONI, CONTRO TUTTE LE
PERSECUZIONI
Allora comincia la civilta'. Quando ci si oppone a tutte le uccisioni, a
tutte le persecuzioni.
2. MEMORIA. FRANCESCO CODELLO RICORDA COLIN WARD [Da “A. Rivista anarchica” n. 352 dell’aprile 2010 riprendiamo il seguente ricordo apparso col titolo “La lezione di Colin Ward” e il sommario "La scomparsa del militante e pensatore anarchico inglese costituisce un momento di dolore per chi l’ha conosciuto, ma anche di riconoscimento e gratitudine per il contributo davvero eccezionale che Colin ha dato ad una visione moderna e realistica dell’anarchismo". Francesco Codello, storico della pedagogia libertaria, dirigente scolastico di Treviso, da anni impegnato nella ricerca storico-educativa, e' autore di numerosi articoli e saggi apparsi su diverse riviste, animatore dell'Iden (International Democratic Education Network) in Italia e redattore della rivista "Libertaria". Opere di Francesco Codello: Educazione e anarchismo. L'idea educativa nel movimento anarchico italiano (1900-1926), Ferrara 1995; La buona educazione. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill, Franco Angeli, Milano 2005. Colin Ward (1924- 2010) e' stato uno straordinario militante, pensatore, educatore e saggista anarchico; e' deceduto l'11 febbraio 2010 a Ipswich. Dalle sue opere molto abbiamo appreso] La sera
dell’undici febbraio di quest’anno e' morto, all’ospedale di Ipswich, Colin
Ward. Una e-mail della sua insostituibile compagna, Harriet, ce lo comunicava
subito con poche toccanti parole. * Una
vita intensa Figlio
di un militante laburista, Arnold Ward, maestro elementare, e di una stenografa,
Ruby West, Colin nasce il 14 agosto del 1924 a Wanstead, una cittadina
dell’Essex. Frequenta la County High School for Boys di Ilford, non
dimostrandosi uno studente particolarmente brillante, che abbandonera' all’eta'
di quindici anni. Il suo primo lavoro si svolge presso una ditta che costruisce
rifugi aerei e poi nell’ufficio tecnico del comune di Ilford dove entra in
contatto con le ingiustizie burocratiche nell’assegnazione degli alloggi
popolari, in una regione particolarmente sofferente la poverta' e la miseria. La
sua sensibilita' e' gia' affinata dall’influenza della cultura domestica e
non a caso uno dei suoi piu' graditi ricordi e' di aver partecipato col
padre a un comizio per il primo maggio del 1938 di Emma Goldman ad Hyde Park a
Londra. * Alla
scuola di Kropotkin Ma la
caratteristica fondamentale del pensiero di Colin Ward, mutuando da Kropotkin
l’attenzione pragmatica verso un anarchismo inteso come teoria e pratica
dell’organizzazione sociale, sara' fin da ora quella particolare interpretazione
delle idee anarchiche come gia' esistenti (il “seme sotto la neve”) nelle
soluzioni spontanee che gli esseri umani si danno di fronte ad un problema
collettivo. Cio' avviene ogniqualvolta gli uomini e le donne scelgono
liberamente la soluzione libertaria al posto di quella autoritaria di fronte
alle piu' disparate questioni. * L’alternativa
anarchica Colin
Ward ha saputo descrivere in modo esemplare l’uso non convenzionale che gli
esseri umani (a partire dai bambini) fanno del loro ambiente, delle loro citta',
delle loro scuole, dei loro giochi e delle loro attivita', quando si liberano
dall’egemonia soffocante del dominio, e come questo uso libertario ci permetta
di intravedere che rapporti egualitari, solidali e liberi, esistono gia' e,
pertanto, debbano essere incoraggiati, stimolati, creati e sviluppati per
costruire fin da subito societa' diverse. Si badi bene, tante societa'
sperimentali, non un’unica soluzione necessariamente totalitaria. Infatti egli
ribadisce con forza che “l’alternativa anarchica e' quella che propone la
frammentazione e la scissione al posto della fusione, la diversita' al posto
dell’unita', propone insomma una massa di societa' e non una societa' di
massa”.
I libri scritti su questi argomenti sono molti, la maggior parte purtroppo non tradotti in italiano, e lo hanno visto impegnato per tutti gli anni che ha vissuto, guadagnandosi da vivere attraverso lavori vari di architetto, insegnante, scrittore. Tra le sue opere tradotte in italiano oltre a quella dedicato al valore universale e allo sfruttamento perpetrato dagli stati e dal capitalismo nei confronti dell’acqua (Acqua e comunita', 2003), alle conferenze da lui tenute presso la London School of Economics di Londra, raccolte e tradotte in un bel volumetto (La citta' dei ricchi e la citta' dei poveri, 1998), la straordinaria pubblicazione di Il bambino e la citta' (2000), gli articoli apparsi su "Volonta'", "A Rivista Anarchica", "Libertaria", mi preme ricordare Dopo l’automobile, 1992. Quest’ultimo libro mi riporta a un ricordo vivo ed emozionante quando mi trovavo in transito nell’aeroporto di Londra Stansted e, senza peraltro chiedere a Colin l’impossibile, gli telefonai prima di partire per salutarlo. In un’eta' ormai avanzata questo pacato e umile uomo non esito' a raggiungermi per abbracciarmi e per scambiare qualche riflessione comune, naturalmente, coerentemente come faceva sempre, con i mezzi pubblici, nonostante la distanza e i tempi del viaggio fino a li' fossero di tutto rispetto. Questo articolo non rende giustizia a questo uomo saggio e gentile, molto spero si scrivera' di lui, per rendergli il dovuto e sincero ringraziamento per aver contribuito a far conoscer un anarchismo rispettabile perchée' per tutti e alla portata di tutti. In me, in molti amici e compagni, un vuoto incolmabile ma anche, come avrebbe voluto lui stesso, una sfida a raccogliere il testimone secondo la direttrice da lui cosi' profondamente tracciata. 3.
MEMORIA. FRANCESCO CODELLO INTERVISTA COLIN WARD (2001) [Dal
sito www.libertaria.it riprendiamo la seguente intervista apparsa nel n. 3/2001
della rivista “Libertaria” col titolo “Il seme sotto la neve. Intervista a Colin
Ward”] L'anarchismo ha senso
nel XXI secolo? Le sue idee fondanti sanno dare risposte convincenti di fronte a
una societa' che cambia a velocita' sempre piu' elevata? Le domande
esistenziali, sociali, culturali, organizzative che si pone l'uomo del terzo
millennio quanto possono riconoscersi nell'anarchismo? E, infine, lo stesso
anarchismo quanto deve trasformarsi per essere coerente con se stesso in una
situazione profondamente mutata? Quanto deve saper perdere del suo passato per
essere capace di progettare una futura societa' fondata sulla liberta'? Domande
complesse, pero' se l'interlocutore di "Libertaria" e' Colin Ward il
problema puo' essere affrontato con maggiore facilita'. Come mai? Perche' Ward
rappresenta, con la sua opera investigativa, l'esempio dell'intellettuale
impegnato nelle questioni sociali, il ricercatore e sperimentatore mai pago dei
risultati raggiunti. Insomma, un utopista che non si ferma a contemplare il
"radioso avvenire", ma vuole trasfondere la sua utopia nella quotidianita'. Nato
nel 1924, Ward ha percorso le rotte principali della cultura moderna alla
ricerca di risposte libertarie in vari ambiti della vita sociale e lo ha fatto
seguendo un metodo completamente empirico, applicando gli insegnamenti di quello
che puo' essere considerato il suo principale maestro: Petr Kropotkin. Gia' nel
1947 lo troviamo nella redazione di "Freedom", giornale anarchico londinese
fondato proprio da Kropotkin, dove e' rimasto fino al 1960. Nel 1961 ha
fondato, e diretto fino al 1970, il mensile "Anarchy", che ha rappresentato, nel
panorama dell'editoria, non solo anglosassone, un esempio riuscito di pragmatico
e disincantato confronto dell'anarchismo con le piu' interessanti acquisizioni
scientifiche, sociali, culturali moderne. Per fare emergere il libertarismo che
comunque si manifesta gia' oggi nonostante la "societa' del dominio". La ricerca
di Ward e' focalizzata proprio su come la societa' possa produrre (e spesso
produca) proposte e risposte alternative a quelle dominanti. Fin dagli anni
Settanta Ward ha pubblicato libri che spaziano dall'educazione all'urbanistica,
ma legati da una comune convinzione, cioe' il fulcro del suo pensiero:
l'anarchia e' la piu' efficace forma di organizzazione sociale. Non e'
un'organizzazione ipotetica ma una vivente realta' sociale. Una realta'
che e' sempre esistita e tuttora esiste, come "seme sotto la neve", pur
schiacciata dall'oppressione della gerarchia, dello stato e del capitalismo.
Ward sostiene queste sue tesi fin dal 1973, anno di pubblicazione di quello
che e' ormai diventato un classico del pensiero anarchico: Anarchy in
action (La pratica della liberta', Eleuthera, Milano 1996). Lo fa avvalendosi di
una notevole mole di fonti e argomenti tratti da diverse discipline scientifiche
come sociologia, antropologia, cibernetica, economia, psicologia e pedagogia, ma
anche da esperienze tratte dal campo della pianificazione urbanistica,
dall'architettura, dall'organizzazione del lavoro, dalla dimensione ludica. Gran
parte dei suoi libri si occupano dei modi "non ufficiali" utilizzati dalle
persone per rimodellare l'ambiente, sia rurale sia urbano, secondo le proprie
necessita' o bisogni. Ecco perche' si e' occupato di vandalismo, di orti
urbani, di autocostruzione, di occupazione di case, ma soprattutto di
educazione. Ha scritto anche libri per bambini su tematiche come il lavoro, la
violenza e l'utopia (pubblicati dalla Penguin Education, dal 1973 al 1976).
Numerosi sono i suoi saggi e articoli, alcuni dei quali pubblicati in italiano
sul trimestrale "Volonta'" e sul mensile "A rivista anarchica". Suoi contributi
sono apparsi anche su testate nazionali inglesi come "New Statesman &
Society", su "People & Ideas", su "The Guardian". In lingua italiana, oltre
al gia' citato libro, sono apparsi: Dopo l'automobile (Eleuthera, Milano 1992);
La citta' dei ricchi e la citta' dei poveri (E/O, Roma 1998) che raccoglie le
conferenze tenute da Colin Ward come visiting professor alla London School of
Economics nel 1996; Il bambino e la citta' (L'Ancora del Mediterraneo, Napoli
2000). Attualmente vive nel Suffolk e continua la sua attivita' editoriale. Ma i
suoi indubbi meriti in ambito intellettuale e anarchico non possono competere
con la sua straordinaria umanita'. * - Francesco Codello:
Il 1989 rappresenta il simbolo della rottura definitiva della continuita', la
discontinuita' con il XX secolo. La caduta del muro, oltre che svelare la fine
irreversibile del comunismo di stato, mette in crisi anche le societa'
socialdemocratiche ed evidenzia il trionfo del capitalismo. L'anarchismo come
reagisce a questo evento, come puo' evitare di essere coinvolto in questa
"caduta" del socialismo? - Colin Ward: Una
delle cose piu' interessanti della caduta del muro e del crollo dell'impero
sovietico e' il fatto che non fosse prevista da nessuno e neppure si poteva
pensare che avvenisse cosi' rapidamente. L'anarchismo come reagisce alla fine
dello stato comunista? Gli anarchici possono sicuramente vantare che la natura
del regime sovietico era stata preannunciata in modo preciso da Michail Bakunin
nella sua polemica con Karl Marx nel 1870-1873, e da Kropotkin nelle sue lettere
a Lenin nel 1920. Una di quelle lettere termina cosi': "Una cosa e' certa.
Anche se una dittatura di partito fosse il giusto mezzo per assestare un colpo
al sistema capitalista (anche se ho forti dubbi), e' certamente dannosa per
la costruzione di un nuovo sistema socialista. Cio' che e' necessario e di
cui vi e' bisogno e' di istituzioni locali, forze locali. Ma non ve ne
sono, da nessuna parte. Invece, da qualunque parte si osservi, ci sono persone
che non hanno mai conosciuto nulla della realta', commettendo, in questo modo, i
piu' atroci errori, errori pagati con migliaia di vite e con la devastazione di
interi distretti". Quando gli attivisti anarchici, per esempio Emma Goldman e
Alexander Berkman, cercarono di pubblicare in Occidente la verita' sull'Unione
Sovietica, furono osteggiati dall'intellighenzia di sinistra che preferiva
tenere nascosta la verita'. Lo stesso George Orwell incontro' difficolta' nel
trovare un editore per La fattoria degli animali nel 1944. Senza dubbio la
rivoluzione bolscevica ebbe un effetto disastroso sui movimenti socialisti nel
resto del mondo, dividendoli tra i portavoce della politica dei bolscevichi e
quelli che preferivano ragionare con la loro testa. Non solo gli anarchici
dell'impero sovietico, ma anche quelli delle altre nazioni furono vittime della
politica estera di Stalin. Ormai questa e' storia. L'attuale "trionfo del
capitalismo" nell'Europa occidentale non e' il risultato della caduta del
muro ma della globalizzazione del mercato. Industriali britannici, francesi,
tedeschi o italiani possono comprare il lavoro degli operai in Cina, Malesia,
Vietnam o Indonesia sempre piu' a buon mercato, a una frazione del costo della
manodopera dell'Occidente e senza che migliori condizioni di lavoro siano
sostenute da generazioni di sindacati. C'e' un ulteriore aspetto del trionfo del
capitalismo. Kropotkin, nel suo saggio del 1887 sul comunismo anarchico, vide
attraverso la sua visione ottimista, che la tendenza crescente della societa'
moderna andava proprio verso il comunismo, il libero comunismo, nonostante lo
sviluppo apparentemente contraddittorio dell'individualismo. Egli pensava che
questa tendenza stesse continuamente affermandosi e continuando a farsi strada
nella vita sociale. Scrive ancora Kropotkin: "Musei, biblioteche libere, scuole
pubbliche libere, parchi e luoghi di ricreazione, strade pavimentate e
illuminate, liberamente usate da tutti, acqua fornita a tutte le abitazioni
private, con una crescente tendenza a trascurare l'esatta quantita' che viene
usata da ciascun individuo; il sistema tramviario e ferroviario che ha gia'
iniziato a introdurre l'abbonamento o la tassa unica e che sicuramente andra'
oltre su questa linea quando non ci saranno piu' proprieta' private...". Ebbene,
questo elenco di servizi pubblici cosi' prosaico e' interessante se si
pensa che un secolo dopo il governo britannico di Margaret Thatcher comincio' ad
applicare "i valori di mercato" agli aspetti della vita nei quali il suo partito
aveva precedentemente accettato il socialismo spontaneo della societa' civile.
Per esempio chiese che venisse pagata l'entrata ai musei pubblici, vendette
l'industria dell'acqua a imprese private e vendette il sistema ferroviario a
chiunque volesse acquistarlo, con il risultato che le ferrovie britanniche sono
diventate tra le meno affidabili e le piu' costose d'Europa. Chiunque si rende
conto di come il linguaggio delle facolta' di economia e commercio e del mercato
sia entrato nel vocabolario dell'organizzazione sociale. E tutto questo rende
piu' difficile il nostro compito di propagandisti anarchici. Molto piu'
difficile di quanto lo fosse un secolo fa, quando militanti come Kropotkin ed
Errico Malatesta potevano estrapolare il loro discorso anarchico anche
dall'esperienza comune. Purtroppo il culto del mercato continuera' perche' ha
ampliato il divario fra i ricchi e i poveri. * - Francesco Codello:
Quali sono ancora oggi i valori e i punti irrinunciabili e fermi dell'idea
anarchica? Questi valori sono propri dell'anarchismo oppure sono universali? Ma
l'anarchismo cosi' come si e' definito nel corso di questi ultimi
centocinquant'anni e' un'ideologia universale, oppure e' semplicemente
il prodotto di un'epoca storica e un contesto geografico? - Colin Ward: Come tutti sappiamo, ci sono una varieta' di interpretazioni della parola anarchismo, cerchero' comunque di dare una definizione che sia abbastanza ampia per includerne diverse. Vorrei sottolineare che in tutte le scelte della nostra vita sociale, in famiglia, nella comunita' locale, nel lavoro, nel tempo libero, nelle comunicazioni, nei trasporti e nelle arti, ci sono una varieta' di soluzioni. L'anarchico e' una persona che di solito ricerca, sceglie ed e' a favore di soluzioni libertarie opposte a quelle autoritarie. I valori che io vorrei descrivere come anarchici sono sostenuti da un grande numero di persone che non si ritengono anarchiche, cosi' vorrei felicemente considerarli come universali, e il piu' importante fra tutti e' la fiducia nell'aiuto reciproco, alla base della vita sociale umana, anche se la competizione rimane la caratteristica dominante. L'anarchismo cosi' come si e' sviluppato e' il prodotto della sua storia e geografia. Deriva dal liberalismo dell'Illuminismo del XVIII secolo e dal socialismo dell'Europa del XIX secolo. Cosi' ha in comune con il primo di questi la fiducia nella perfettibilita' umana e con il secondo la convinzione che una "lotta finale" rivoluzionaria metterebbe fine allo sfruttamento e al governo dell'uomo sull'uomo. Tuttavia non ho mai incontrato un anarchico moderno che sostenga queste tesi semplicistiche. Storici anarchici come Max Nettlau ed etnografi anarchici come i fratelli Reclus hanno cercato di dimostrare che l'anarchismo non era semplicemente un prodotto dell'Europa del XIX secolo, scoprendo idee anarchiche anche fra culture tradizionali di molte parti del globo, dall'antica Cina all'Africa tribale. Sono anche consapevole che negli Stati Uniti la parola "libertario" e' stata assunta dai sostenitori di un'economia di mercato senza limitazioni. E questo avviene in una nazione in cui il 5 per cento delle famiglie possiede piu' di quanto possiede il rimanente 95 per cento. Per di piu' gli Stati Uniti hanno una percentuale piu' alta di popolazione carceraria rispetto a qualsiasi altro stato di cui abbiamo le statistiche. * - Francesco Codello: Schematizzando: esistono due tendenze diverse nella tradizione anarchica rispetto alla lettura della storia sociale. Una mette l'accento maggiormente sulla capacita' dello stato e del dominio organizzato di trasformare le rivolte e le contestazioni in nuove tecniche piu' aggiornate del potere, l'altra e' piu' disposta a cogliere i progressi sociali, generalmente intesi, e vedere nell'allargamento di maggiori spazi di liberta' e giustizia sociale, una conquista comunque positiva. Dalle due consegue una diversa interpretazione storica e ideologica della democrazia liberale. Chi, nel primo caso, tende a vederla come la forma piu' astuta di dominio, peggio anche dei sistemi totalitari, chi, nella seconda lettura, privilegia comunque gli spazi di liberta' che in essa esistono. L'anarchismo in quanto insieme di valori radicalmente diversi da quelli delle societa' finora esistite, e' per sua natura rivoluzionario, anche se oggi non ha piu' senso, nel contesto occidentale, considerarlo insurrezionalista. Puo' l'anarchismo del XXI secolo definirsi ancora rivoluzionario ed eventualmente in che senso e con quali modalita'? - Colin Ward: Sono uno
di quegli anarchici che preferiscono vivere in una democrazia liberale e che
si e' rallegrato quando la stampa anarchica e' riapparsa in Spagna,
Russia e Argentina. Questo non significa che io mi illuda sul sistema di potere
delle democrazie liberali. Credo anche che gruppi di minoranze, come gli
anarchici, possano avere un'influenza al di la' del loro numero. Nel mio libro
La pratica della liberta' affermai che "Una nuova fiducia in se stessi, la
rivendicazione del diritto a esistere con le proprie caratteristiche, si e'
diffusa nei gruppi sociali sottoposti a forme particolari di discriminazione.
Gia' lunga e' la lista dei movimenti di liberazione: neri, donne,
omosessuali, carcerati, persino bambini ed e' destinata ad allungarsi man
mano che la gente si rendera' conto che la societa' in cui vive e'
organizzata in modo da negare a tutti i diritti piu' elementari". Sarebbe troppo
drammatico descrivere il movimento anarchico moderno in Occidente come
insurrezionale, tuttavia le aspirazioni e le richieste dell'anarchismo oggi sono
cosi' lontane dal capitalismo di mercato nel quale credono i politici di destra
e di sinistra, che le dobbiamo descrivere come rivoluzionarie. Ogni incontro
mondiale (Wto, Ocse, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale) negli
ultimi anni, a Londra, Seattle, Praga, Nizza, e' stato assediato e
interrotto da dimostrazioni all'interno delle quali non e' mancata la
presenza anarchica. Il fatto che io menzioni queste opposizioni puramente
simboliche all'economia globale capitalistica, indica quanto lontani siamo
dall'influenzare il clima politico. E' comunque importante ricordare che
tutti i movimenti socialisti che criticarono gli anarchici per un secolo per la
loro mancanza di realismo pratico, sono esattamente nella stessa posizione degli
anarchici oggi. Si pensi alla forza opprimente che le idee marxiste hanno tenuto
per decenni sull'intellighenzia accademica europea. Autorganizzazioni popolari e
cooperative riemergeranno come ideale politico e gli anarchici dovranno essere
pronti con una teoria e pratica convincente. * - Francesco Codello:
Tu sostieni (e lo fai da tanto tempo) che l'anarchismo e' come "un seme
sotto la neve": cova all'interno delle societa' e si manifesta in molteplici
forme ed espressioni spontanee e variegate. E' chiaro il tuo riferimento al
pensiero di Kropotkin: il recupero di una tradizione illuministica
dell'anarchismo. A che cosa serve, se serve, dare a queste espressioni un senso
di appartenenza comune, uno stesso sentire e riconoscersi parte di un progetto
piu' ampio? - Colin Ward: Ogni
insegnante accresce la conoscenza che il suo studente gia' possiede. Di
conseguenza per i propagandisti anarchici e' importante attirare
l'attenzione su quegli elementi di liberta', cooperazione volontaria che
esistono in ogni nazione. L'anarchismo prevede l'espansione di questi elementi
all'intera vita sociale e produttiva. Penso sia importante per gli anarchici
enfatizzare l'esistenza di un anarchismo "diffuso" e "sotterraneo". Primo
perche' il fenomeno e' piu' ampio di quanto credano gli stessi anarchici,
poi per poter meglio mettere in evidenza i falsi della propaganda governativa.
Faccio un esempio: in Gran Bretagna i partiti politici, sia di destra sia di
sinistra, rivendicano questo territorio come proprio. Il governo di Margaret
Thatcher dichiaro' che stavano "arretrando le frontiere dello stato". Mentiva:
il suo governo imponeva un controllo centrale sull'amministrazione locale ancora
piu' rigido di qualsiasi precedente governo britannico. Il governo di Tony Blair
fece lo stesso genere di dichiarazione alla "societa' civile", facendo intendere
che quegli elementi non-capitalistici dell'organizzazione sociale non sono
controllati dal governo centrale. A questo punto e' importante enfatizzare
come l'elemento di aiuto reciproco familiare nella vita quotidiana e' un
modello per gli anarchici e non esiste nei programmi dei partiti
politici. * - Francesco Codello:
Il processo di globalizzazione economica ha portato con se' anche un pensiero
unico, quello proprio della tradizione occidentale e capitalista. Sia il
pensiero liberale e l'economia di mercato sia la tradizione socialista hanno
sempre sostenuto, in teoria e nei fatti, la necessita' di un internazionalismo
generalizzato, che superi e contempli da un lato il liberismo economico,
dall'altro il socialismo universale. L'anarchismo come si puo' porre rispetto a
queste questioni? L'anarchismo e' relativista o pluralista? - Colin Ward: La tua
domanda evidenzia una particolare ironia. Furono i movimenti della sinistra, il
socialismo e l'anarchismo, a mettere in rilievo la solidarieta' globale. E'
stata l'economia di mercato della destra a garantire la possibilita' di
acquistare nei negozi europei prodotti meno costosi grazie allo sfruttamento
della manodopera in Africa, Asia o America latina. Tuttavia e'
l'internazionalismo della sinistra a sostenere che questa e' una situazione
temporanea e il libero movimento del popolo cosi' come quello dei
prodotti e' inevitabile in un mondo di comunicazioni immediate. Per quanto
riguarda la distribuzione globale della produzione industriale, immagino che gli
anarchici siano propensi a prediligere la produzione locale per soddisfare i
bisogni locali rispetto al trasporto a grande distanza di prodotti agricoli e
manufatti, caratteristica dell'economia capitalista. Infine, "relativismo e
pluralismo": la tradizione anarchica alla quale noi apparteniamo ha le sue
origini nella storia europea, ma incontriamo forme equivalenti in tutto il
mondo. Per esplicitare questa tradizione diversificata, basta ricordare quanto
dice Malatesta: "noi siamo, in ogni caso, soltanto una delle forze che agiscono
nella societa', e la storia avanzera' come sempre, in direzione dei conseguenti
risultati di tutte le forze in campo". * - Francesco Codello:
Quali possono essere le possibilita' di affermare e diffondere una cultura della
partecipazione diretta alla formulazione delle decisioni, al rispetto e
all'agibilita' del dissenso, alla molteplicita' della sperimentazione sociale e
individuale? - Colin Ward: Quando
ero un giovane propagandista anarchico, il governo laburista del dopoguerra
introdusse in Gran Bretagna l'assistenza sanitaria nazionale, e un vasto
programma per l'edilizia e l'assicurazione nazionale. E allora la gente mi
avrebbe potuto replicare:"La tua immagine dello stato come macchina tirannica e
oppressiva e' folle, perche' non tiene conto della sua funzione principale:
fornire sicurezza e benessere ai suoi cittadini". C'erano due modi di rispondere
a questa obiezione: il primo era di attirare l'attenzione sulle origini del
benessere sociale basato sulla solidarieta' popolare (questo e' il
contenuto del dodicesimo capitolo del mio libro La pratica della liberta'). La
seconda risposta era osservare l'amaro resoconto di Kropotkin (in La scienza
moderna e l'anarchia) dove sostiene che saremo costretti a trovare nuove forme
di organizzazione per le funzioni sociali cui lo stato adempie tramite la
burocrazia e che "finche' non si fara' cio', nulla cambiera'". Ho cercato di
applicare questo consiglio al settore che meglio ho conosciuto: l'edilizia. In
Gran Bretagna negli anni Sessanta, quasi un terzo della popolazione viveva in
case o appartamenti di proprieta' dello stato e presi in affitto dalle autorita'
locali. Nella rivista "Anarchy" e successivamente nel mio libro Tenants taken
over ho analizzato la trasformazione dell'edilizia pubblica in cooperative di
inquilini. In una certa misura questo effettivamente accadde (nel 1970 c'erano
solo due cooperative di affittuari in tutta la Gran Bretagna; oggi ce ne sono
forse duemila). Ma una buona parte delle abitazioni pubbliche e' passata
sotto il controllo di organizzazioni non a fini di lucro, non controllate dagli
affittuari. Questi sforzi erano senza dubbio un tentativo di "diffondere una
cultura della partecipazione diretta nel processo decisionale". Ci sono molti
altri aspetti della vita sociale quotidiana che richiederebbero sperimentazione
anarchica. Per esempio: il controllo e l'amministrazione dell'assistenza
sanitaria. * - Francesco Codello:
In un articolo dal titolo What will anarchism mean tomorrow? (apparso sulla
rivista londinese "Freedom" il 6 marzo 1993) di fronte alla diffusione delle
concezioni fondamentaliste sostieni che spesso diventa inevitabile difendere lo
stato moderno, in quanto comunque "meno" opprimente di quello teocratico. Anche
gli anarchici in determinate circostanze storiche e specifici contesti culturali
e sociali dovrebbero, allora, difendere gli spazi di liberta' democratiche delle
attuali societa' statuali? - Colin Ward: Non mi
sono mai sentito in grado di dire agli altri anarchici come devono comportarsi,
ma il dilemma che cito e' presente in varie parti degli Stati Uniti dove
viene difeso lo stato moderno contro i Cristiani Rinati (Born Again), o per gli
anarchici in Israele che difendono lo stato dal giudaismo ultra-ortodosso, o per
gli anarchici egiziani che si difendono contro il fondamentalismo islamico, o
per gli anarchici indiani che difendono lo stato secolarizzato contro
l'estremismo induista. Ho voluto evidenziare che, come altre persone non
religiose e non nazionalistiche, non abbiamo idea di come frenare questi
fenomeni indesiderati. Attacchiamo il revival religioso, con il rischio di
alimentare, piuttosto che ridurre, il suo potere. Non ho ancora trovato una
risposta a queste domande. Ma ho il sospetto che dietro alla tua domanda ci sia
una preoccupazione per la questione del compromesso. Questo non mi ha mai
disturbato eccessivamente, perche' ogni giorno tutti noi facciamo compromessi
con la societa' in cui viviamo e con le sue regole. (Infatti, se si considerano
i meccanismi quotidiani di una ipotetica societa' libertaria, scopriremmo che il
compromesso fra opposte visioni sarebbe il suo principio guida). Un vecchio
anarchico inglese mi ha raccontato il suo rapporto con un ispettore delle
imposte che gli mandava un modulo da completare ogni anno. Lui forniva ogni
dettaglio delle sue entrate e cerco' piu' volte di convincere l'ispettore a
visitarlo personalmente per discutere la questione. Naturalmente il suo reddito
era talmente basso da non meritare la considerazione dell'ispettore; egli
comunque mi sottolineo' che il tipo di persona che froda il fisco e', secondo
lui, anche il tipo di persona che renderebbe impossibile una societa'
anarchica. * - Francesco
Codello:Sempre nel citato articolo sostieni che l'anarchismo finora e'
stato, anche quando non europeo, fondamentalmente eurocentrico. Quali tracce
vedi di un anarchismo contemporaneo di diversa formazione culturale? - Colin Ward: Dal
momento che i primi propagandisti anarchici, come Kropotkin ed Elisee Reclus,
furono per caso geografi ed etnologi, ci fu una precoce scoperta dell'esistenza
del pensiero anarchico in culture non europee. Sarebbe difficile affermare che
l'anarchismo contemporaneo influenza le culture non europee, ma con la
globalizzazione della cultura, la maggior parte di noi ha qualche idea
dell'esistenza di idee anarchiche taoiste e buddiste dal lontano Est e di
tradizioni anarchiche indiane nel movimento conosciuto come Sarvodaya, e dei
movimenti contemporanei in America latina, noti come "basismo". * - Francesco Codello:
Quali pensatori consideri tuttora validi per comprendere in senso libertario
l'evoluzione della societa'? - Colin Ward: Io sono
nato nel 1924 e sono stato influenzato soprattutto dagli anarchici classici,
come Kropotkin, e da alcuni pensatori non propriamente anarchici, come Alexander
Herzen del XIX secolo e da Martin Buber e Isaiah Berlin del XX secolo.
L'anarchico del XX secolo piu' vicino alle mie idee e' stato Paul Goodman.
Appartengo a una generazione per la quale la parola stampata e' stata il
piu' importante mezzo di propaganda e mi stupisce davvero scoprire che scrivo
per la stampa anarchica britannica dal 1943. Tuttavia, sono sicuro che la mia
propaganda e' stata piu' efficace quando ho avuto l'opportunita' di
scrivere per la stampa non anarchica. Fui infatti invitato a scrivere un
articolo ogni settimana nel "New Society" dal 1978 fino al 1988 e poi fino al
1996 su "New Stateman & Society". * - Francesco Codello:
Tu hai affermato che probabilmente nel XXI secolo l'anarchismo potra' essere
chiamato con altri nomi, definito con altre espressioni, colto in altre
manifestazioni: che cosa intendi dire? - Colin Ward: Volevo
mettere in risalto che secondo il mio punto di vista l'anarchismo non e' un
tipo di utopia, ma un modello di organizzazione sociale e sottolineavo questa
osservazione di Paul Goodman: "una societa' libera non puo' essere realizzata
sostituendo un ordine nuovo a quello vecchio, ma piuttosto con l'ampliamento
delle sfere di azioni libere fino a che esse vengano a costituire il fondamento
della vita sociale". Essendo cosi', e' probabile che l'anarchismo sara'
reinventato da persone che non hanno alcuna conoscenza della tradizione a cui,
in teoria, appartengono. * - Francesco Codello:
Che rapporto c'è tra l'ecologismo, l'ecologia sociale e l'anarchismo del
futuro? - Colin Ward: C'e' un
rapporto molto stretto. Quando Fields Factories and Workshops (Campi fabbriche e
officine) di Kropotkin (il suo manuale per una societa' ecologicamente vitale)
fu ristampato nel 1919, il libro conteneva una nota introduttiva che
sottolineava questo: "Si richiede una nuova economia nelle energie usate per
provvedere ai bisogni della vita umana, poiche' questi bisogni stanno aumentando
e le energie non sono inesauribili". Questa e' un'osservazione molto
insolita intorno ai problemi ambientali nella letteratura socialista di quei
tempi. Fra gli anarchici moderni mi rallegro del fatto che la voce di Murray
Bookchin sia presente nel movimento ambientalista americano che conduce una
campagna per l'"ecologia sociale", opposta all'"ecologia profonda", propria di
persone che preferiscono i loro sentimenti mistici ai problemi che affrontano i
loro simili. Il futuro dell'anarchismo e' legato alla sua consapevolezza
ambientalista. * - Francesco Codello:
Se tu dovessi spiegare a un essere di un altro pianeta che cos'e' l'anarchia,
cosa gli diresti? 4. AMBIENTE E SALUTE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": UN
IRRESPONSABILE PROCRASTINARE
[Riceviamo
e diffondiamo]
Vi e' qualcosa di assurdo e di scellerato
nell'irresponsabile procrastinare l'adozione dei provvedimenti piu' necessari ed
urgenti per la salubrita' delle acque del lago di Vico e a tutela della salute e
dei diritti della popolazione dei comuni di Caprarola e
Ronciglione.
Nonostante che la gravita' della situazione sia
ormai da molti mesi a tutti evidente, amministrazioni e servizi pubblici
variamente competenti continuano in un assurdo gioco al rinvio.
Da mesi e' chiaro che occorre intervenire con la
massima urgenza. Da mesi e' noto che occorre adottare i ragionevoli,
doverosi ed indispensabili provvedimenti proposti a suo tempo
dall'"Associazione italiana medici per l'ambiente".
*
Perche' da parte di istituzioni che hanno precise
responsabilita' e specifici compiti in materia si continua a perdere
tempo?
E questa sottovalutazione, questo lassismo, questo
mistificare e traccheggiare, questa vera e propria irresponsabilita', non
configurano forse condotte anche penalmente rilevanti?
Non si perda piu' tempo: si intervenga subito con
le misure necessarie, adeguate ed urgenti per il risanamento dell'ecosistema
lacustre e a tutela della salute e dei diritti della popolazione
locale.
*
L'associazione "Respirare"
Viterbo, 28 giugno 2010
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a
Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto
alla salute e la difesa
dell'ambiente. 5. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Primo Levi, Opere, Einaudi, Torino 1997, 2 voll. rispettivamente di pp.
CXXVI + 1474 e di pp. XVI + 1606.
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo,
Bompiani - Rcs Libri, Milano 2005, pp. 432.
- Varlan Salamov, I racconti di Kolyma, Einaudi, Torino 1999, 2009, 2 voll.
per complessive pp. XLIV + 1322.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 236 del 29 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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