Legalita' e' umanita'. 73



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 73 del 19 ottobre 2009

In questo numero:
1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
3. Cosa fare
4. Cinzia Gubbini: Il paese dei vecchi e delle badanti
5. Francesca Pilla: Castelvolturno

1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

4. UNA SOLA UMANITA'. CINZIA GUBBINI: IL PAESE DEI VECCHI E DELLE BADANTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 ottobre 2009 col titolo "Il paese dei
vecchi e delle badanti" e il sommario "Ben 300 donne immigrate badano ai
1.500 abitanti di Pievepelago, nell'Appennino emiliano. Grazie a loro gli
anziani non devono piu' lasciare la montagna. Moldave, rumene, molte
clandestine. Ma tutti chiudono un occhio, polizia compresa. Storie di vita
migrante dal 'paese reale' che la Lega fa finta di non vedere"]

Non fa ancora freddo quassu'. Non e' ancora arrivata la neve che trasforma
Pievepelago in una delle piu' frequentate localita' sciistiche, decuplicando
ogni anno la popolazione. E' invece appena finita la stagione estiva, che
trasforma queste alture in una delle mete predilette dell'Appennino. Qui,
ora, rimangono i vecchi. Giuliano, Armando, Olga, l'Ada, Giuseppina, l'Alma.
E le loro badanti. Vivono insieme giorno e notte. Se non ci fossero Elena,
Anna, Maria questi anziani che ancora non si negano la passeggiata per le
strade di montagna - finche' possono - avrebbero dovuto abbandonare le loro
case. Posti in cui sono nati, da cui si sono spostati raramente. Posti che
li hanno abituati a un ritmo molto speciale. Non sopravvivrebbero lontano da
qui.
*
Gli angeli della montagna
Per tutti gli anziani, di qualsiasi latitudine, lasciare casa propria
equivale a un trauma difficile da superare. Anche per questo il
"badantato" - raro esempio di mercato creato ex novo ai giorni nostri - ha
rappresentato un vero boom. Arrivando pure quassu'. E in modo imponente.
Secondo alcune stime su circa 1.500 abitanti reali (i residenti sono 2.300)
a Pievepelago ci sono piu' di 300 badanti, tra donne che vivono in casa di
un anziano e persone che prestano servizio a ore. Un'enormita'. "Le badanti
sono arrivate intorno al 1998, con loro tutto e' cambiato, sono un aiuto
importante, ormai sembrano insostituibili", racconta Ornella Bernardi,
l'assistente domiciliare del Comune. Lei conosce uno per uno gli anziani a
lei affidati: il carattere, le manie e le malattie, la storia della loro
vita. E ora conosce bene anche le loro badanti. Quasi non si ricorda come
funzionasse prima: "Credo che, semplicemente, si creassero molto piu' spesso
le condizioni perche' gli anziani venissero ricoverati. Non era una cosa
positiva. Quando succede osserviamo un'incidenza netta di morti repentine".
Da quando ci sono le badanti, invece, scendere in citta' (circa un'ora di
auto) o essere ricoverati nella casa di riposo di Pievepelago che pure c'e',
non e' piu' la norma arrivati a una certa eta'. Di fatto, gli anziani di
queste zone vivono quasi sempre soli: i figli si sono spostati a Pavullo,
Modena, Bologna. Prima dell'era delle badanti, racconta Elena Begliomini -
la responsabile dei servizi sociali - "sicuramente era piu' sviluppato il
buon vicinato. Se un anziano viveva solo c'era chi si occupava di fare la
spesa, chi di comprare le medicine. Ora questa dinamica funziona di meno,
anche se ci piacerebbe potenziarla. Ma e' chiaro: se ci sono le badanti ci
pensano loro". Con un servizio di assistenza a pagamento 24 ore su 24, la
casa in qualche modo si richiude - anche se in un posto del genere non e'
mai del tutto vero e la "visita pomeridiana" e' ancora un rito duro a
morire - si ricrea un nucleo famigliare, anche se artificiale. Con tutte le
caratteristiche della famiglia: affetto, nevrosi, solidarieta' e prepotenze.
*
Tre minuti, un destino
Ada, con i suoi 86 anni, il fazzoletto in testa e il bastone che proprio
stamattina ha minacciato di tirare addosso a Maria, la sua badante moldava,
lo dice negli sprazzi di lucidita' che la strappano alla malattia: "La
citta'? Vacci tu in citta'. Io muoio in citta'". Ada e' rimasta sola. Suo
marito e' morto. Il figlio Michele e' l'altra persona di cui deve prendersi
cura Maria, perche' nato quarant'anni fa con una gravissima patologia che lo
tiene inchiodato a una sedia a rotelle. Maria fa tutto, da tre anni e mezzo
ormai. Si occupa della casa, di Ada e di Michele. E anche di quelle che
chiama le sue "passioni": l'orto e i fiori. E' sempre di fretta. E' arrivata
in questo posto a mille metri di quota perche' qui gia' lavorava sua zia.
Non a caso nella zona le badanti sono quasi tutte moldave o rumene: se
dappertutto il passaparola e' il canale principale di arrivo, qui e'
obbligatorio. Tant'e' che le badanti di Pievepelago non sono soltanto della
stessa nazionalita', ma anche della stessa famiglia: zie, cugine, nipoti.
Interi pezzi femminili di famiglie moldave o rumene trasferite qui. Per
entrare in Italia Maria ha comprato un visto, poi e' rimasta
clandestinamente. Due anni fa Ada ha provato inutilmente a fare la domanda
perche' Maria potesse usufruire dei flussi di ingresso e rientrare in Italia
legalmente. Anna - un'altra badante moldava che abita con Giuseppina pochi
chilometri piu' su - e' stata l'ultima ad assicurarsi un "ingresso" (viveva
qui gia' da tre anni) regolare in Italia: la sua domanda e' stata inviata
alle 9,37. Quella di Maria, invece, alle 9,40 dello stesso giorno. Tre
minuti che hanno deciso un destino. Funzionano cosi' i flussi: la
graduatoria viene stabilita in base all'ordine cronologico di invio delle
domande. I posti non bastano mai. Ed ecco che anche tre minuti possono
decidere la buona o la cattiva sorte.
A Maria, che ha 39 anni e una figlia di sei anni e mezzo che la aspetta in
Moldavia, e' toccata la cattiva. Non e' la prima volta nella sua vita.
Proprio a lei, che invece la clandestinita' la vive male. Odia "non essere
registrata". "Mi sembra di non essere ne' di qua, ne' di la'. Non hai
niente - cerca di spiegarsi -, neanche un codice fiscale. Io non vado
neanche in ospedale se serve. Se mi capita di avere bisogno di qualcosa in
farmacia, mando qualcun altro". Eppure questo e' un posto, finora, in cui il
problema della clandestinita' praticamente non esiste. Nessun controllo, la
polizia chiude un occhio e pure l'altro quando incontra queste ragazze senza
documenti. Tutti si guardano bene dal creare problemi a chi svolge un lavoro
difficilmente sostituibile. La clandestinita' rimane un problema soltanto
per queste donne, costrette a vivere lontano dalla loro famiglia per anni,
con la paura di essere scoperte, incatenate a un lavoro durissimo anche se
spesso ben retribuito (le paghe si aggirano tra gli 800 e i 1.500 euro vitto
e alloggio esclusi, a seconda della gravita' della patologia e degli accordi
personali).
*
La professoressa moldava
E intanto la loro identita' si spoglia lentamente di riferimenti: "Mi capita
con la mia lingua - dice Maria - non la parlo piu' come prima. Quando chiamo
i miei genitori e faccio un discorso spesso mi dicono: 'Che intendi dire?
Non ho capito'". Il suo italiano non e' ancora fluente, lo ha imparato
stando in casa con Ada e guardando la tv. Ora il comune ha messo in piedi un
corso di italiano per stranieri. Lei non sa se avra' il tempo di andare. Ma
le piacerebbe perche' in Moldavia era professoressa di letteratura. Se ne e'
andata, ha fatto il salto verso l'Italia perche' non trovava altro modo
abbastanza radicale per lasciare suo marito, che la picchiava. Quando e'
arrivata in Italia quasi non parlava, era timida e remissiva. Questi tre
anni, tre anni duri e faticosi - con gli ultimi mesi sconvolti dalla
malattia che sta indurendo il carattere di Ada - per lei hanno anche
significato uno scatto di autonomia. Sembra che ora, quando suo marito la
chiama, sappia come rispondergli. Ha un fidanzato, e vorrebbe portare in
Italia sua figlia. La sua speranza e' legata all'ultima sanatoria: Ada non
le ha negato i 500 euro che servivano per partecipare. Per molte altre
ragazze non e' stato cosi'. Difficile dire perche', la versione "ufficiale"
e' che i costi per partecipare erano troppo alti. Maria aspetta: "Sara'
comunque meno tempo di quello che e' passato finora". Se ne andra' una volta
ottenuto il suo permesso di soggiorno? "Ho promesso ad Ada di rimanere
finche' ha bisogno".
*
Madri senza figli
Ottenere un permesso di soggiorno significa anche potersi sganciare da una
condizione di super-lavoro. "Succede che quando diventano regolari queste
ragazze comincino a lavorare a ore, anche perche' quando possono portano qui
la loro famiglia. In alcuni casi e' accaduto che la famiglia si sia
trasferita a casa dell'anziano. Ma e' raro", racconta Ornella. La casa di
Giuseppina da' proprio sulla strada. Lei, 84 anni, non si alza quasi piu'
dalla poltrona, ma tutto e' pulitissimo e ovunque ci sono le foto del suo
nipotino di sei anni che abita a Pavullo. "Le foto le ha incorniciate Anna",
dice. Anna e' la badante salvata dai tre minuti. E' rientrata nei flussi. La
risposta e' stata recapitata solo un mese fa. Con due anni di ritardo. Ma
Anna non ci pensa, e' al settimo cielo, il volo che la riporta a casa per
completare la procedura e' fissato tra pochi giorni. Rivedra' i suoi figli.
Quando li ha lasciati avevano due e tre anni. Da allora li sente al
telefono. Ma non ha piu' voluto vedere i loro ritratti: "Una volta mi hanno
inviato un cd di foto. E' stato bruttissimo: erano cambiati senza di me.
Quando sono partita sapevo che sarebbe stata dura, ma non cosi'". Anna ha
solo 25 anni, chiacchiera e scherza amabilmente con Giuseppina e suo
fratello Armando, anche lui sugli ottanta. Ma dice che qui non si annoia,
che le piacciono i posti appartati, la vita semplice e di montagna. Chi
invece un po' soffre "perche' qui non c'e' niente", e' Maria, la badante di
Olga. Per fortuna Olga e' un tipo particolare: prima di tutto le piace
cantare, e poi e' un pozzo di storia. A 93 anni, senza piu' la possibilita'
di camminare, ripercorre con agilita' vita morte e miracoli di tutti gli
abitanti di Pievepelago. Ricorda la guerra, quella situazione di interregno
che si viveva in queste zone attraversate dalla linea gotica. Maria ha
quarant'anni, in Moldavia era maestra di asilo, e' venuta in Italia per
aiutare figli e nipoti. Anche per lei il permesso di soggiorno e' arrivato
con i flussi, dopo mesi di attesa. Quando e' tornata in Moldavia Olga e'
rimasta per quattro mesi con un'altra badante. Le cose non andarono bene.
Nel frattempo, Maria ha avuto altri due nipotini. Non li ha mai conosciuti.
Quest'estate vorrebbe andarli a trovare. Il viso di Olga viene attraversato
da un lampo di terrore: "Ma che ci vai a fare adesso? Sono troppo piccoli,
rischi che non si ricordino di te".
*
Postilla. Una casa per ricordare l'emigrazione italiana
La migrazione e' un ottimo punto di vista attraverso cui leggere la storia
di Pievepelago e di tutto l'Appennino tosco-emiliano. Molti gli immigrati
che oggi arrivano in queste zone - attirati dal relativo benessere e dal
funzionamento dei servizi - e molti gli emigranti che da qui partirono dopo
la guerra per fare fortuna. Rari gli espatri verso gli Stati Uniti. Le mete
piu' frequentate dagli italiani dell'Appenino emiliano sono state europee:
Francia, Belgio, Scozia. La cosa particolare e' che molti di loro hanno
mantenuto la residenza a Pievepelago. Chi puo' ancora, ogni anno, torna a
Pievepelago. Se non sono i vecchi residenti a tornare, sono i figli o
addirittura i nipoti. Per questo il Comune ha in mente di varare un progetto
che tenga viva la memoria dell'emigrazione italiana: la Casa del migrante.
Una piccola foresteria per chi torna, e un luogo per conservare la memoria
dell'emigrazione. Per non dimenticare.

5. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCA PILLA: CASTELVOLTURNO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre 2009 col titolo
"Castelvolturno. Nella citta' dei nir' assediati dalla camorra" e il
sottotitolo "Sono seimila gli immigrati nel centro domiziano"]

Mohamed gira il mestolo in un pentolone di pasta e fagioli e riempie i
piatti, sono 150, ma ne servirebbero molti di piu'. Arriva Ali e ne prende
uno, lo porta in refettorio, si siede curvo e si assicura il pasto: "Sono
due giorni che non mangio - dice in inglese -, ho lavorato nei campi, sono
riuscito a prendere qualcosa la sera, non ho voglia di parlare, scusate". A
Castel Volturno il centro Fernandez, gestito dalla Caritas e organizzato
dalla diocesi di Capua, e' come una zattera in alto mare. Qui arrivano in
tanti, disperati, senza lavoro e senza un tetto. "I letti a disposizione
sono solo 50 - ci dice alla segreteria la signora Roberta -, la regola e'
che qui possono stare al massimo due mesi poi devono andare via, ma e'
chiaro che se hanno bisogno di aiuto non li mandiamo in mezzo alla strada".
Kaled, del Ghana, ci dice infatti che e' qui da otto mesi e non ha il
permesso di soggiorno, un lavoro, un posto dove andare: "Gli italiani
vogliono solo prostitute sulla Domiziana, ma noi siamo lavoratori, nessuno
ci aiuta". Kaled ha lasciato moglie e figlio al suo paese, resta qui, in
attesa. Eppure e' piu' fortunato di altri, quelli che al Fernandez non hanno
trovato posto: "D'estate - raccontano - restiamo nei giardini a dormire,
d'inverno i comboniani aprono la chiesa". Eppure non e' sufficiente. Anche
il magazzino e' stipato di brandine, dalle finestre si vedono appesi
vestiti, penzolano valigie e buste di plastica pesante. Qui si dorme, cosi'
almeno i letti passano a circa un centinaio. Proprio dall'altro lato della
strada c'e' una palazzina con uno striscione a caratteri cubitali:
"Affittasi". "E' li' da tre mesi", spiega il padrone di una piccola
salumeria. Lui pero' gli affari con i neri li fa, ha le patate dure che
vengono dall'Africa, il latte di cocco in scatola, riso e farine di
importazione, ma la mozzarella e' quella di Mondragone: "Per gli italiani",
sorride.
La sua dirimpettaia e' una ragazza africana con un negozio di abbigliamento:
camicie, pantaloni, scarpe, non si superano i cinque euro. Il proprietario
della boutique pero' e' un indigeno. Se i neri vogliono aprire un'attivita'
devono chiedere il permesso, "in contanti", al capo zona. Non c'e' un boss
per tutto il territorio, ma "presidi di base", lottizzazioni che vanno
rispettate.
Oggi al centro Fernandes non ci sono operatori, eccetto il medico che viene
il martedi' e il giovedi', ma ha una fila interminabile di donne e bambini
davanti alla porta dell'ambulatorio. "Fanno molto per noi, pero' spesso ci
sentiamo abbandonati" - spiega una donna con una piccola di pochi mesi e
gia' tante treccine. Il centro e' dotato di un campo di calcio, dell'unita'
mobile di strada gestita dall'associazione Jerry Maslo, dello sportello
legale, ma in questo territorio servirebbero servizi massicci per favorire
l'integrazione, di quella che dovrebbe essere considerata un'emergenza
umanitaria per il paese. Castel Volturno, infatti, e' diventata la citta'
dei nir', cosi' come li chiamano gli abitanti del luogo mal nascondendo un
certo fastidio. I nir' sono quelli che negli anni '80 sono stati chiamati
dalla camorra di Casale per raccogliere tonnellate di pomodori e portarne
meta' al macero, cosi' i casalesi incassavano miliardi di lire dei fondi
europei per costruirsi le ville, gli africani si spaccavano la schiena,
mentre la Domiziana si riempiva di ragazze che portavano altri soldi alla
criminalita' organizzata attraverso il mercato della prostituzione. Castel
Volturno in dieci anni, dal '91 al 2001, ha visto duplicare, da 7 a 15.000
residenti, la sua popolazione proprio grazie all'arrivo degli
extracomunitari; attualmente conta 22.000 abitanti. Secondo il sindaco
Francesco Nuzzo gli irregolari sarebbero 15.000, ma per frate Filippo dei
comboniani non si arriva a 6.000: "Il decreto Maroni sul reato di
clandestinita'? Per mandarli via dovrebbero venire i paracadutisti".
Il ricovero dei comboniani si trova giusto dietro il centro Fernandes, una
palazzina modesta, e anche un po' malandata, dal balcone spunta un cartello
colorato: "Questura di Dio". Nella stanza di padre Filippo c'e' un lettino,
una sedia a sdraio, una scrivania e un computer, niente altro: "Viviamo con
loro, aiutiamo come possiamo, qualche volta ospitiamo qualcuno, siamo una
presenza con la nostra chiesa e l'asilo - ci dice in tono pacato -. Ma la
situazione sta esplodendo anche per la crisi delle fabbriche al nord. I
ragazzi stanno tornando qui dove c'e' il nulla. Qualcuno dice che sembra
Africa? Ma e' Italia che ci piaccia o no". Alla gente del posto non piace e
nemmeno alla camorra, soprattutto da quando sono arrivati i soldi per la
riqualificazione.
Un progetto che dovrebbe partire dall'ampliamento della darsena di San
Bartolomeo. Oggi una tristezza con ferri arrugginiti e anatre che
svolazzano, spazzatura, e rottami ovunque, domani speranza di rinascita per
Pinetamare. Da qui dovrebbe risorgere un'area turistica con villaggi
vacanza, resort, alberghi, lusso. A vederlo ora piu' che un'impresa ci
vorrebbe un miracolo, il litorale di Castel Volturno sembra il set di un
film dell'orrore. Gli hotel, il Fontana blu, il Costa blu chiusi da
quest'anno, il centro congressi che cade a pezzi sul litorale, lo scheletro
del parco acquatico Rioblu, le case malandate, i palazzoni con i tetti in
eternit diroccati. E quel villaggio Coppola simbolo del decadimento di un
progetto che negli anni '80 doveva rappresentare la little Miami terrona,
con i suoi 48 km quadrati di superficie per un milione e mezzo di metri cubi
di cemento, tutti rigorosamente realizzati abusivamente. I nir' sono stipati
in questi appartamenti, spesso affittati per poche centinaia di euro, dove
dormono in tanti.
Secondo il piano sottoscritto il 30 giugno del 2005 a Roma durante il
governo Prodi, i Coppola hanno garantito la riqualificazione del territorio
provvedendo ai lavori a titolo di risarcimento per gli abusi. In pratica lo
stato invece di pretendere 800 miliardi di vecchie lire richieste dai pm nei
processi, gli ha garantito altri introiti. Al progetto si sono aggiunti i
fondi dei privati e i lavori dovrebbero essere conferiti al consorzio
Rinascita, di cui e' partner principale la societa' Mirabella (dei Coppola).
Sara' un caso che contemporaneamente la camorra abbia deciso che i neri
della zona se ne devono andare? Fatto sta che il 18 settembre del 2008 il
boss Giuseppe Setola, esponente dell'ala stragista dei casalesi, invio' un
commando di morte e uccise 6 ghanesi innocenti. Aveva detto ai suoi, secondo
le dichiarazioni fornite ai pm dai pentiti, "i neri devono capire", quindi
aveva ordinato ai suoi di uccidere chiunque al km 41, anche donne e bambini,
per cacciare la comunita' o sottometterla al clan.
Oggi partiranno in 5.000 dalla provincia di Caserta per partecipare alla
manifestazione nazionale antirazzista a Roma, grazie anche
all'organizzazione del centro sociale ex-Canapificio. L'idea e' quella di
restare a dormire nella capitale, di ottenere qualche apertura sul
"pacchetto sicurezza", per i richiedenti asilo, ma anche per i sans papier.

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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 73 del 19 ottobre 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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